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Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4 Primo tema.


TITOLO: Conoscere è essere


ARGOMENTI:  L'interrogazione. Compiuto & incompiuto.   Compimento e principio. Disperdere  & raccogliere. Il compimento dell'interrogazione.  Conoscere è essere.  Il Figlio porta a compimento le opere del Padre.   Come portare a compimento.


 

11/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


 - Esposizione di Luigi Bracco -


Siamo giunti al versetto quattro del capitolo nove in cui Gesù dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, finché è giorno, viene la notte quando nessuno può lavorare".

In questo versetto ci sono parecchi argomenti, il primo è questo:" Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Poi abbiamo l'aggiunta di: "Finché è giorno" e poi: "Viene la notte quando nessuno può lavorare".

Stasera ci fermiamo sul primo argomento: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Abbiamo visto che di fronte a quell'uomo cieco dalla nascita, i discepoli avevano interrogato Gesù su di chi fosse la colpa per quella cecità, se del cieco o dei suoi genitori e Gesù aveva risposto loro dicendo che la colpa non era di nessuno: "Né lui ha peccato né i suoi genitori".

Ma l'aveva collegato al fine: "É così  affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Abbiamo visto come in queste parole ci sia rivelato il significato, il senso di tutte le cose che accadono.

In tutte le cose che accadono, in tutte le cose che Dio fa (e Dio il Creatore di tutte le cose), noi dobbiamo sempre sentire questa Parola di Dio che dice a noi: "É così  affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Quindi abbiamo la chiave di lettura.

Poi dopo aver detto questo Gesù aggiunge:"Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato", questo va collegato con quella finalità che ha detto prima: "É così affinché siano manifeste in lui le opere di Dio".

Evidentemente questo "compiere", "Io debbo compiere le opere" è in relazione a quel "affinché siano manifestate".

Quindi in quel tempo non erano ancora manifestate, Gesù dice "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato"

Evidentemente questo compiere, questo compimento è in relazione a quel manifestare in quel tempo le opere di Dio.

Noi vedremo che qui Gesù darà la luce a quegli occhi ciechi, darà la possibilità di vedere, ma dobbiamo ritenere che questo sia il compimento delle opere di Colui che lo ha mandato?

Cioè delle opere del Padre?

Dare la luce a colui che è cieco?

Ora dare la luce a un cieco  nato, cioè aprirli gli occhi, darli la possibilità di vedere, appartiene ancora al campo dei segni.

Perché questo uomo nato cieco, che inizierà a vedere per opera di Gesù morirà anche lui e proprio in quanto passa e muore ci rivela che l'opera non è compiuta.

Poichè tutto ciò che è soggetto al tempo non è compimento, tutto ciò che è relativo, che è temporaneo non è compimento ma Gesù ha detto che deve portare a compimento.

Ora in quanto dice compimento, presuppone che ci sia dell'incompiuto, in quell'uomo cieco, che suscita una interrogazione nei discepoli.

C'è un incompiuto e abbiamo visto che l'uomo di fronte all'incompiuto interroga.

E perché interroga?  

Interroga perché non sopporta.

L'interrogazione è un movimento, è un movimento di insoddisfazione.

Ecco, non si sopporta il relativo, non si sopporta il finito, non si sopporta il temporaneo le cose che mutano, le cose che passano, l'uomo non le sopporta.

Abbiamo visto che tutto questo, relativo, temporaneo, tutto ciò che non è Assoluto, qui ci viene dichiarato che è incompiuto.

Ma anche qui dobbiamo chiederci perché l'uomo non sopporta l'incompiuto.

L'uomo non sopporta  l'incompiuto perché evidentemente dentro di sé porta il compiuto.

L'uomo abbiamo visto la  volta scorsa, interroga tutte le volte che si trova di fronte a cose che passano perché ha presente l'eterno.

L'uomo di fronte al relativo interroga perché porta con sé l'Assoluto.

Di fronte a tutto ciò che è finito interroga, evidentemente perché porta dentro di sé l'infinito.

Se uno non avesse in sé l'Assoluto, l'infinito, l'eterno di fronte alle cose che passano non interrogherebbe.

Ora in queste parole qui ci viene dichiarato che tutto ciò che è finito, che noi chiamiamo finito, che noi vediamo temporaneo, tutto ciò che noi vediamo relativo è un incompiuto.

Allora questa incompiutezza suscita nell'uomo l'interrogazione appunto perché l'uomo porta in sé il compiuto, le cose infinite, non finite, in quanto le cose sono veramente finite in quanto sono infinite.

L'uomo porta in sé l'Assoluto e quindi quando si scosta da quest'Assoluto, l'uomo è inquieto, è insoddisfatto, e proprio segno di questa insoddisfazione è questa interrogazione dei discepoli.

Ora Gesù qui dice "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, Io debbo compiere le opere del Padre". Ecco ci annuncia che tutte le cose che noi osserviamo e guardiamo sono incompiute.

Cioè il Padre inizia un opera, Dio incomincia un opera ma questa opera è incompiuta e il compimento è affidato al Figlio.

Solo il Figlio porta a compimento le opere del Padre.

Dobbiamo allora chiederci in cosa consiste questo compimento e perché solo il Figlio può portare a compimento le opere del Padre, perché le opere del Padre sono incompiute in sé e sopratutto quale significato ha per la nostra vita personale tutto questo e cosa Dio ci vuole manifestare di Se attraverso quest'opera che il Padre inizia e che solo il Figlio può portare a compimento.

Il Figlio è il Pensiero di Dio ed abbiamo visto che se l'uomo di fronte a ciò che non è compiuto sente il bisogno di interrogare è perché non sopporta le cose incompiute e non le sopporta perché ha presente le cose compiute.

Le cose compiute stanno in quell'infinito, in quell'Assoluto che lui porta in sé.

Allora tutta l'interrogazione e tutta la problematica dell'uomo è quella di cercare di portare a compimento le cose.

Perché se l'uomo non sopporta le cose incompiute, è perché porta in sé il desiderio di arrivare al compimento e  il  compimento è il fine.

Ma questo fine non è altro che riportare nel Principio le cose che sono lontane da questo Principio.

Tutto ciò che è finito, incompiuto, è lontano dal Principio, però nell'uomo questa lontananza provoca in lui stesso il desiderio di riportare nel Principio per vederle nel principio.

Possiamo dire allora che una cosa è compiuta in quanto è contemplata nel suo Principio.

Ma cosa vuol dire contemplare le cose nel Principio?

A questo punto già capiamo che se l'uomo è una passione per riportare le cose nel Principio, il Principio diventa il fine, il fine dell'uomo.

Cioè il contemplare le cose nel Principio diventa il fine.

Ma il  fine vuol dire conoscere l'intenzione cioè conoscere il pensiero.

Il che vuol dire che è possibile riportare  le cose al principio solo in quanto uno conosce il pensiero, l'Intenzione del Principio cioè del Padre, di Dio, di Colui che opera.

Ora il Padre opera tutte le cose per suscitare in noi il desiderio, l'interesse di riportare tutte le cose che Lui fa, in Lui.

E perché questo movimento?

Dio inizia un opera, Dio forma in noi la passione, il desiderio di riportare quest'opera di nuovo in Lui, tutte le cose vengono da Dio, tutte le cose ritornano in Dio, ma non ritornano in Dio senza di noi.

Cioè tutte le cose vengono da Dio, vengono a noi, si presentano a  noi sotto un aspetto incompiuto, per cui suscitano in noi una insoddisfazione, una insopportabilità e quindi il desiderio di riportarle nel loro principio, quindi portarle nel compimento.

Abbiamo detto che soltanto col Pensiero di Dio, nell'Intenzione di Dio si possono riportare le cose nel loro Principio e il Pensiero di Dio è il Figlio di Dio, per questo dico solo il Figlio di Dio può riportare le cose nel Padre. Fintanto che noi non conosciamo il Pensiero di Dio, non abbiamo in noi il Principio, Dio Creatore.

Noi abbiamo davanti a noi le cose incompiute cioè, le opere di Dio ma non possiamo riportarle nel Principio e soffriamo e patiamo  per questo, perché noi non possiamo sopportare le cose finite, le cose incompiute.

Però solo il Pensiero di Dio può riportare le cose in Dio, perché le cose sono contemplabili in Dio solo nel suo Pensiero cioè, solo vedendo il fine per cui Dio opera tutte le cose che fa, quindi tutte le cose incompiute che ci presenta.

Quindi solo vedendo il Fine, il Pensiero, la sua Intenzione noi abbiamo la  possibilità di riportare le cose in Dio e quindi di contemplarle in Dio e quindi di vedere, di portarle a compimento, di portarle nel loro compimento.

Ecco per cui Gesù dice che Lui è venuto a portare a compimento le opere di Colui che lo ha mandato.

In un altro luogo Gesù aggiunge: "Chi con Me non raccoglie disperde...chi invece raccoglie riceve mercede di vita eterna".

Qui abbiamo la chiave per capire perché Dio opera delle cose incompiute e suscita in noi l'interrogazione il desiderio di riportare queste  cose incompiute nel loro compimento.

Gesù dice "Chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna", vita eterna vuol dire conoscere Dio.

Ricevere mercede di vita eterna, vuol dire avere possibilità di conoscere Dio, però dice :"Chi con Me", il che vuol dire che l'uomo da solo non può, l'uomo da solo sente il bisogno, non sopporta l'incompiuto, l'uomo da solo non sopporta le cose che mutano, non sopporta le cose temporanee, non sopporta le cose relative, l'uomo da solo non sopporta, interroga però non può portarle a compimento.

Il compimento non può  avvenire senza il Pensiero di Dio, senza il Figlio e Gesù infatti dice "Chi con Me non raccoglie disperde, ma chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna".

Questo ci fa capire che non basta che noi sentiamo il desiderio o che facciamo l'interrogazione.

Sentiamo il desiderio di portare le cose al loro compimento,ma da soli non possiamo, sentiamo bisogno ma non possiamo portarle nel loro compimento.

Però non portandole al loro compimento le disperdiamo, infatti tutto ciò che noi non riportiamo al fine lo perdiamo.

La Parola di Dio, tutto è Parola di Dio, la Parola in sé è incompiuta, quindi tutto ciò che arriva a noi incompiuto, se non viene portato da noi nel fine, viene perduto.

Soltanto che tutto ciò che noi perdiamo, a nostra volta ci perde, quindi tutto quello che noi non raccogliamo in Dio noi, sì lo disperdiamo ma, a sua volta restiamo dispersi e tutto quello che noi raccogliamo a nostra volta ci raccoglie e ci raccoglie nella contemplazione di Dio, del Finito di Dio che è un Infinito, il compimento.

Ora Dio dimostra al Figlio tutte le cose che fa, perché il Padre ama il Figlio e amando il Figlio gli dimostra tutto quello che fa.

Dimostrare vuol dire far capire.

Abbiamo detto che l'uomo interroga perché desidera capire.

Quindi il compimento dell' interrogazione sta nel capire.

Dio dimostra al Figlio tutto quello che fa.

Cioè fa capire al Figlio tutte le cose che fa e facendo capire al Figlio tutte le cose che fa, il Padre comunica Se Stesso al Figlio .

Ecco questo è il fatto importante: nel far capire c'è la comunicazione dell'essere.

Cioè diciamo: conoscere è essere.

Infatti Dio è verità e la verità si trova solo conoscendola.

Ora se la verità si trova solo conoscendola, vuol dire che la verità si comunica attraverso la conoscenza.

Dio è verità.

Dio si comunica soltanto attraverso la conoscenza.

Conoscere Dio è partecipare a ciò che Dio è.

Dio comunica Se Stesso al Figlio in quanto dimostra, gli fa capire (e il Figlio comprendendo) le cose del Padre, le opere del Padre, quindi il Padre fa un'opera sola: genera suo Figlio, ma dimostra al Figlio quello che fa.

Ecco, dimostrando al Figlio quello che Lui fa, comunica Se Stesso e il Figlio conosce il Padre e il Figlio, quindi il Figlio  ricevendo la dimostrazione di quello che il Padre fa, contempla Se nel Padre.

Ora è proprio in questa contemplazione dell'opera del Padre, nel Padre che forma una cosa sola tra il Figlio ed il Padre.

Ma questo ci fa capire anche che Dio fa tutte le cose incompiute per dare a noi la possibilita, (riportandole attraverso il Figlio nel Padre) di avere la dimostrazione di quello che il Padre fa e attraverso la dimostrazione, capire perché il Padre fa  queste opere incompiute di fronte alla creatura, la creatura è fatta partecipe di quello che Dio è, il Figlio contemplando l'opera del Padre dà luogo allo Spirito Santo che è Spirito di verità.

Qui Gesù dicendoci: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato, debbo portare a compimento le opere del Padre", rivela a noi quello che noi dobbiamo fare.

Perché tutto quello che Gesù, Verbo di Dio incarnato, Pensiero di  Dio tra noi dice, lo dice per noi.

Lo dice affinché anche noi ci rendiamo consapevoli che, anche noi dobbiamo portare a compimento le opere che Dio fa.

Non basta che noi accogliamo le opere da Dio.

Non basta che noi diciamo che tutto è opera di Dio, tutto è creazione di Dio.

Non basta che noi accettiamo tutto da Dio, non basta che noi crediamo in Dio.

Noi dobbiamo portare a compimento le opere che il Padre ci ha dato e soltanto portando a compimento, quindi facendo quest'opera, qui abbiamo la possibilità di restare uniti al Figlio.

Anzi noi restiamo uniti al Figlio solo in quanto noi facciamo ciò che il Figlio fa.

Qui abbiamo anche la capacità, la possibilità di capire perché noi ci disuniamo dal Pensiero di Dio.

Ci disuniamo ogni volta che facciamo qualcosa di diverso da quello che il Figlio fa.

Il Figlio porta a compimento le opere del Padre, rivela a noi la condizione per restare con Lui, noi restiamo con il Figlio solo in quanto portiamo a compimento le opere che Dio fa.

Ma tutte le volte che  noi non portiamo a compimento le opere che il Padre fa, noi ci disuniamo dal Padre e dal Figlio.

Ecco per cui c'è sempre nella nostra vita questo rischio di trovarci fuori, di trovarci separati, disuniti, non più in comunione né con il Padre, né con il Figlio.


- Conversazione -


E.: Direi che l'uomo quando prende consapevolezza della sua esistenza, si trova in un mondo di realtà con la erre minuscola che sono viziate, nessuna delle quali conosciuta ed è per questo che soffre ed è per questo che s'interroga.

La risposta a questa interrogazione, evidentemente la dà Gesù, dice: "Io sono venuto per compiere le opere del Padre mio" e lì dobbiamo interrogarci sul significato del compimento, cosa significa compimento.

Il compimento è il fine per cui una opera è posta in esistenza e messa in relazione a noi, alla nostra anima e ci dice personalmente qualcosa  del principio, da cui questa opera viene a noi.

Il fine è il principio in cui l'uomo deve contemplare le cose e la difficoltà qui della contemplazione nel principio è quella di scorgere l'intenzione, il pensiero...ecco perché a un certo punto, solo con il Pensiero dello stesso Principio da cui la cosa viene all'uomo è possibile riportarla al Principio, questo è chiarissimo ed è comprensibile nella sua accezione esteriore. Però vorrei chiederti questo: l'uomo porta a compimento col pensiero, senza conoscere personalmente la realtà cui il compimento si dirige, perché personalmente non conosce il Pensiero del Principio che porta in sé, di cui sente gli effetti, perché l'esigenza dell'Assoluto che l'uomo porta in sé è un effetto......

Luigi: Il Pensiero di Dio è Pensiero del Padre che è Pensiero del Principio.

E.: Lui riporta nel Principio, contempla nel Principio l'opera.....

Luigi: Praticamente chi fa quell'opera lì, non è l'uomo è il Pensiero di Dio.

E.: Come è possibile che ciò avvenga senza che, scusa è la solita domanda ma posta in termini diversi, senza che abbia conoscenza, con le sue facoltà naturali che pur il principio ha dato all'uomo, senza che abbia conoscenza di come avvenga questa operazione, senza che abbia conoscenza del fine a cui il Pensiero di Dio indirizza l'opera?

Luigi: Se l'uomo è solo questo non può farlo, appunto perché non conosce quindi non può farlo.

E.: No, no, no non solo, col Pensiero di Dio.

Luigi: L'uomo ha in sé il Pensiero di Dio, non il suo pensiero, il pensiero dell'uomo.

L'uomo ha in sé il Pensiero di Dio.

Ora avendo il Pensiero di Dio, è il Pensiero di Dio che forma quest'opera qui, cioè è il Pensiero di Dio che riporta in Dio cioè nel Padre quello che l'uomo ha presente in sé come opera di Dio.

E.: Ecco, vorre chiederti questo, allora questa operazione....

Luigi: Cioè l'uomo ha la possibilita, è una possibilita, il pensiero che porta l'uomo in sé, che non è Pensiero di Dio, è il pensiero dell'uomo, che è il pensiero delle cose finite, non compiute.

Diciamo che tutto l'universo si conclude in un pensiero dell'uomo, pensiero dell'uomo, non ancora Pensiero di Dio, pensiero dell'uomo che ha presente le opere di Dio, la creazione.

Però l'uomo è insodisfatto di questa creazione perché non vede il compimento non vede il significato, non vede il fine, perché insoddisfatto?

Evidentemente perché porta già in sé la dimensione della compiutezza .

Questa dimensione della compiutezza da che cosa gli è data?

Gli è data da un Pensiero che l'uomo ha in sé e che non conosce cosa sia, però siccome l'ha in sé subisce la presenza, quindi subisce la passione.

L'uomo non sa perché è insoddifatto, l'uomo non sa perché la pecora è tranquilla e soddisfatta quando ha mangiato e perché invece l'uomo è insoddisfatto, l'uomo non capisce, perché non capisce?

Perché per capire deve contemplare le cose nel principio, non le capisce, però lui portando in sé l'infinito, quindi la cosa compiuta, patisce il vedere la cosa incompiuta, quindi in quanto patisce dico passione, dico cosa che l'uomo subisce senza conoscere, perché se l'uomo conosce non è più passione.

L'uomo subisce una cosa che è al di sopra della sua volontà, per cui la sopporta.

Allora l'uomo interroga.

L'interrogazione dell'uomo è una passione.

Ma perché l'uomo interroga e l'animale non interroga?

Evidentemente perché l'uomo porta in sé il Pensiero di Dio e non sa che cosa sia.

Per questa presenza del Pensiero di Dio, l'uomo è insoddisfatto tutte le volte che vede le cose diverse dal Pensiero di Dio.

Se l'uomo ha la possibilità di unirsi al Pensiero di Dio ("Chi con me"), allora vuol dire che questo Pensiero di Dio fa una opera indipendente dall'uomo, riporta  tutte le cose che fa Dio le riporta in Dio.

L'uomo sente questo bisogno, sente il bisogno di fare quello che fa il Pensiero di Dio, se si unisce al Pensiero di Dio, qui abbiamo  il Pensiero di Dio che lavora per l'uomo.

E.: Ecco, abbiamo detto che l'uomo porta in sé il Pensiero di Dio, non lo conosce....

Luigi: Non lo conosce....

E.: Allora come può unirsi a una facoltà, a una potenza, a una esigenza interiore che non conosce?

E sopratutto come fa a sapere di essere nel giusto, di essere secondo verità?

Posso anche illudermi di essere nell'idea del Pensiero di Dio.

Luigi: In quanto io penso Dio, penso una cosa che non conosco.

Come faccio a pensare una cosa che non conosco?

Evidentemente perché questa cosa è presente in me, indipendentemente da me.

Ora la presenza di una cosa in me indipendentemente da me, dà a me la possibilità, è una possibilità è una potenza, infatti Gesù venendo tra noi dà la possibilità a tutti coloro che credono in Lui, a tutti coloro che lo ascoltano di diventare figli di Dio.

Il che vuol dire che noi abbiamo già in noi il Pensiero di Dio indipendentemente da noi, l'uomo si caratterizza in questo, è un portatore del Pensiero di Dio, in quanto è portatore del Pensiero di Dio, non sa cosa sia questo Pensiero di Dio, però in quanto lo porta con sé, ha la possibilità di guardarlo, ha la possibilità di unirsi ad esso.

E.:Se guarda a qualcosa che non conosce, qui il rischio è grosso: ha la possibilita di delinearlo diverso da quello che è.

Luigi: Certamente, però se io guardo una cosa che non conosco, se la cosa è in sé io posso illudermi, ma il Pensiero di Dio non è mica una cosa, è una persona e in quanto persona, questa persona sta facendo un lavoro suo.

Se io la guardo, se io guardo una persona che sta facendo una cosa, io ho la possibilità, a poco per volta, seguendo quello che fa quella persona, di incominciare a conoscere qualcosa di quella persona, se guardo.

Il Pensiero di Dio è dato a noi perché noi possiamo eleveare il nostro pensiero finito a Lui, possiamo quindi guardare Lui, se guardiamo, più lo guardiamo e più abbiamo la possibilità di partecipare di quello che Lui fa, e cosa fa Lui?

Lui riporta tutto nel Padre, quindi basta guardare per sentire in noi, aver la possibilita di vedere quello che Lui fa e a nostra volta..."Chi con me".....cosa vuol dire questo "con"?

Evidentemente ho la possibilità ma soltanto in quanto guardo a Lui, imparo da Lui a fare quello che fa Lui e che io non posso fare da solo, quindi nella misura in cui guardo quello che fa Lui.

Ecco perché qui mi dà una possibilità di unione dicendo: "Io debbo compiere le opere che il Padre mi dà", m'insegna quello che fa il Figlio.

Il Figlio non fa altro che riportare tutto nel Padre, ma se io vedo e sto dietro a quello che Lui sta facendo, imparo anch'io a riportare tutto nel Padre e il merito è suo diciamo così.

È Lui che fa le cose, se io non vedessi fare le cose da Lui, io non potrei fare queste cose, ma se io guardo a Lui e guardo a Lui in quanto Lui è in me a costo di essere morto, Lui resta in me anche se il lo trascuro, lo uccido, lo bestemmio, perché solo restando con me, dà a me la possibilità di restare con Lui.

Se resto con Lui vedo quello che Lui fa, vedendo imparo, allora porto a compimento con Lui e quindi ho l'unione.

Quindi io resto unito nella misura in cui faccio quello che fa Lui, ma per fare quello che fa Lui, devo vedere quello che fa Lui.

E.: Non resta ancora una unione di conoscenza, qui siamo ancora nella fase in cui subisco la passione.

Luigi: Facendo quello che fa Lui, arrivo poi alla conoscenza, dice: "Il Padre dimostra al Figlio tutto ciò che fa", lo porta a capire, gli mostra, e dimostrando, comunica al Figlio la sua essenza.

Se io resto col Figlio, conosco queste cose e conoscendo queste cose partecipo.

E.: Partecipo di questa comunicazione....

Luigi: Ecco, che avviene attraverso la conoscenza, per cui la conoscenza avviene tra Padre e Figlio ma, se io resto col Figlio ricevo quello che il Padre dimostra al Figlio e ricevendo quello che il Padre dimostra al Figlio sono fatto partecipe dell'essenza del Padre.

E.: Ma la possibilità di capire la dimostrazione, avviene quando già si è conosciuto il Padre, perché non posso conoscere l'intenzione di una persona se non conosco quella persona.

Luigi: Certo, infatti il Figlio guarda soltanto il Padre ed è per questo che il Padre dimostra al Figlio quello che il Padre fa.

Il Padre non potrebbe dimostrare al Figlio, se il Figlio non fosse tutto Pensiero del Padre.

E.: Quindi mentre noi con l'aiuto di Dio e col Pensiero di Dio, riportiamo a Dio, cioè portiamo a compimento le opere che Dio fa in mezzo a noi e tutte le opere son da portare a compimento, noi non siamo ancora nella condizione di figli...potenzialmente

Luigi: Potenzialmente sì, noi stiamo guardando quello che il Figlio fa evidentemente io non posso portare a compimento le cose se non vedo come il Figlio porta a compimento le cose nel Padre, ma io ho la possibilità di vedere come il Padre porta a compimento.

E.:Come il Figlio.

Luigi: Si come il Figlio porta a compimento.

Se guardo al Figlio, ma ho la possibilità di guardare al Figlio perché il Figlio è con me, il Pensiero di Dio è con me.

Quindi il Gesù che nasce a Betlemme, è rivelazione del Dio con noi, è un segno fuori per dire che tu sei portatore di Dio, per dirti: "Guarda che Dio abita in te", ma per quale motivo abita in te?

Abita in te per dare a te la possibilità di guardarlo, perché guardandolo tu vedi quello che Lui fa e vedendo quello che Lui fa anche tu puoi farlo, con Lui, lo fai con Lui.

Facendolo con Lui la conoscenza di quello che avviene attraverso la dimostrazione, cioè il riportare  le cose al loro compimento ti dà la comunicazione di quello che il Padre è, ti comunica l'essenza, perché Dio comunica l'essenza dimostrando le opere che fa.

Portando nell'infinito, il Padre fa una opera sola: il Padre fa il Figlio, genera il Figlio, il Figlio contemplando il Padre, dal Padre ha la dimostrazione di quello che il Padre fa, cioè la dimostrazione di Se Stesso.

Conosce Se Stesso come generato dal Padre, quindi si contempla sì nel Padre ma, contemplando Sé nel Padre, vede il rapporto tra Sé ed il Padre e qui dà luogo allo Spirito Santo, alla processione dello Spirito Santo che viene proprio dal Padre e dal Figlio, dal Figlio che contempla Se Stesso nel Padre.

Ora il fine in tutte le cose incompiute, sta nel portare noi a contemplare le opere incompiute da Dio in Dio, perché solo contemplandole in Dio si forma in noi lo Spirito di verità, ecco la consapevolezza della verità, lì si forma la certezza, il campo di certezza, prima no.

Lo Spirito Santo che è Spirito di verità, di certezza, procede dal Padre e dal Figlio in quanto il Figlio si contempla nel Padre ma si contempla nel Padre in quanto guardando il Padre (il Figlio è solo Pensiero del Padre), il Padre gli dimostra quello che fa, cioè gli dimostra la generazione del Figlio.

Da questa  contemplazione qui, nasce l'area di certezza per noi e ci fa capire.

Noi siamo fatti per essere inseriti in questa Trinità Divina.

Che è poi la vita eterna, è qui che si forma l'area di certezza.

E.: Tu hai proiettato tutto nell'empireo ma noi terra terra!

Luigi: Si terra ma terra partendo dal cielo

Infatti Gesù dice:"Non raccogliete tesori in terra", è molto più profondo di quello che noi comunemente intediamo.

Noi pensiamo che non dobbiamo preoccuparci a guadagnar ricchezze, guadagnare il mondo, possedere il mondo, noi generalmente riteniamo questo, ma è molto più profonda questa frase qui.

"Non raccogliete tesori in terra ma raccogliete tesori in cielo", questo raccogliere tesori in cielo vuol dire fare quello che fa il Figlio, nel cielo di Dio.

Cioè contemplato tutto nel Padre, perché tutto quello che vi è dato in terra è un incompiuto che vi è dato per darvi la possibilità di raccogliere nel Padre.

Certamente arriva un giorno in cui questa terra qui diventa cielo, il che vuol dire che questo incompiuto sparisce e  diventa tutto compiuto, ma se io non l'ho portato a compimento, io resto fuori, perché il momento per partecipare, sta in quanto per me c'è ancora un incompiuto da riportare nel Padre, allora son fatto partecipe e ho la comunione.

E.:Riportare nel Padre non vuol dire necessariamente conosciuto.

Luigi: No,perché la conoscenza viene da-.

L'abbiamo già detto molte volte, la vera conoscenza viene da-.

Quindi il Figlio contemplando il Padre, ottiene la dimostrazione, cioè quello che il Padre genera viene da- e allora conosce Se Stesso.

Conosce Se Stesso ma conosce Se Stesso come?

Se Stesso nel Padre e dal Padre.

Non ci sono le due cose disunite.

E.: Il Figlio si conosce come generato dal Padre, quei figli che siamo chiamati ad essere noi....non siamo però generati dal Padre..

Luigi: No ma noi siamo chiamati ad essere partecipi di questa generazione e soltanto quando saremo fatti partecipi per opera del Figlio, perché da soli non possiamo, noi parteciperemo anche allo Spirito Santo.

Che è l'area di certezza, qui abbiamo la certezza della verità.

E.: Portare queste cose terra terra.....nei momenti della nostra vita...

Luigi: Gesù dice a noi: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato", il che vuol dire che Lui deve compiere ma, anch'io devo compiere..

E.: Devo capire cosa Gesù mi vuol dire ...devo portare a compimento, dice a me....

Luigi: Apparentemente dice :"Devo compiere" e illumina quel cieco ed è finito, no!

Questo cieco illuminato non è mica ancora opera compiuta, il cieco illuminato non è mica ancora finito, questo cieco a un certo punto muore, cosa serve allora?

Tutto quello che passa è relativo e se è relativo è incompiuto, in attesa di compimento, quindi questa è una parabola, è un segno ancora e quindi una incompiutezza e allora dove sta la compiutezza?

"Io debbo portare a compimento" è molto più profondo di illuminare un cieco, cioè la vera illuminazione l'abbiamo nel vedere il Figlio che raccoglie tutto nel Padre per vedere tutte le cose dal Padre, perché vedendole dal Padre partecipa alla conoscenza e quindi partecipa dell'essenza del Padre e forma una cosa sola con il Padre.

E.: Per dirci la via che dobbiamo percorrere....

Luigi: Ecco, attraverso questo c'è una comunicazione, quindi Dio si comunica attraverso la conoscenza

E.: Che tipo di dimostrazione da il Padre al Figlio?

Luigi: Fa capire.

Il Padre, siccome il Figlio è Pensiero del Padre conosce l'essenza del Padre, allora siccome il Padre conosce Se Stesso, comunica l'essenza di Sé, genera il Pensiero di Sé.

D.L'uomo deve superare il proprio io.

Luigi: Deve superarsi perché deve aderire al Pensiero di Dio, altrimenti tutte le giustificazioni che dà, sono giustificazioni fasulle, perché a un certo momento lei si trova di fronte alla morte, e che giustificazione dà?

Tutti muoiono?

É una legge universale?

Tutti nasciamo e tutti dobbiamo morire, ma che giustificazione è questa?

Ora l'uomo per arrivare alla vera luce deve aderire al Pensiero di Dio, quindi deve superare il suo stesso pensiero

D.Bisogna sempre stare raccolti nel suo Pensiero per vedere sempre il suo fine?

Luigi: Si capisce, sopratutto dobbiamo ricevere tutto da Dio Creatore e sapendo che tutto viene a noi da Dio Creatore, cercare sempre in tutto il Pensiero di Dio, perché se Dio fa le cose, perché Dio fa le cose?

Ecco, già siamo nel Pensiero di Dio, perché Dio fa le cose?

Perché Dio mi fai nascere, perché mi fai morire, perché mi fai vivere?

Perché mi dai gioia? É sempre questo.

Se noi teniamo presente Dio Creatore noi siamo in una posizione di causa ed effetto, ma quando conosciamo causa ed effetto c'è un grande punto interrogativo, perché la causa effetto è un incompiuto, noi abbiamo il compiuto quando abbiamo causa, effetto, fine.

Allora qui abbiamo il compimento, qui capiamo perché tutte le scienze umane sono incompiute, perché tutte le scienze umane giustificano tutte le cose in causa ed effetto, ma causa ed effetto è un incompiuto, proprio perché noi abbiamo presente Dio che è un infinito.

Fintanto che noi non le giustifichiamo in Dio fine ci troveremo sempre sospesi a mezz'aria, causa ed effetto ma perché?

Gia qui c'è una insistenza sulla Trinità di Dio, non mi basta Padre e Figlio, io ho bisogno dello Spirito Santo, causa effetto e fine.

D.L'unione nella Trinita.

Luigi: Appunto noi siamo appunto chiamati, e soltanto in quanto arriviamo a questa unione, a questa Trinità, noi arriviamo al compimento delle cose

E.Questo forma la capacità di fare nel suo Pensiero.

Luigi: Certamente, di fare tutto e di vivere nel suo Pensiero e di contemplare tutto nel suo pensiero.

Noi arriviamo alle cose compiute, nel fine, in quanto vediamo, la causa (principio), l'effetto e la finalità, ora questo lo possiamo vedere soltanto in Dio, ma se siamo staccati da Dio noi non possiamo vedere il fine, noi vediamo causa ed effetto.

-Come mai sei malato?- Eh ho preso un microbo- Vedi, causa ed effetto ma il significato?

F.: Conoscere Dio è partecipare di quello che Dio è.

Luigi: Sì perché attraverso la conoscenza, Dio ti comunica l'essere, per cui dico, conoscere è essere.

In Dio, conoscere è essere, quindi non conoscendo Dio, io non partecipo di quello che Dio è, Dio è la verità e la verità si trova solo conoscendola, il che vuol dire che la verità si comunica attraverso la conoscenza.


- Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4 Primo tema.


TITOLO: Conoscere è essere.  RIASSUNTO - LUNEDI’.


ARGOMENTI:  Cristo storico è rivelatore – Il seme e il frutto – Il bisogno della Luce è la vera preghiera – Farsi guidare dallo Spirito – I mezzi e il fine – I sacramenti – Superare il pensiero dell’io – Il compimento dell’opera di Dio – La funzione di Cristo – La generazione del Figlio – Il compimento è nel Fine – Riportare nel Principio -


 

12/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


 - Riassunto -


 

Luigi: Cristo storico, è rivelazione di quello che avviene nella nostra vita.

Non di quello che deve avvenire ma di quello che avviene.

O che è già avvenuto.

È rivelazione.

Per cui per mezzo di Lui, noi capiamo i nostri rapporti con Dio, nella nostra vita personale.

Perché Dio abita in noi.

Quindi i rapporti tra noi e Dio ci sono anche se Cristo non fosse venuto.

Quello che è avvenuto nella vita di Cristo, è rivelazione, quindi intelligenza, di quello che avviene nella nostra vita personale nei nostri rapporti con Dio.

Nell’intimo della nostra anima con Dio.

Per cui leggendo il Vangelo abbiamo la possibilità di capire.

“Ma io devo innamorarmi di un uomo vissuto duemila anni fa?”, diceva lei scandalizzata ieri.

Il Vangelo è in relazione con quello che noi viviamo oggi.

Perché leggiamo il Vangelo e non i promessi sposi o Don Chisciotte?

Perché diamo molta importanza al Vangelo?

Perché troviamo molta corrispondenza tra quello che noi viviamo e di cui non capiamo nulla e il Vangelo stesso.

Nel Vangelo noi abbiamo l’interpretazione della nostra situazione con Dio.

Sentiamo la passione dell’assoluto in quanto portiamo Dio in noi e Cristo è rivelatore di questa presenza e così via attraverso tutti gli sviluppi possibili.

Per cui nel Vangelo, abbiamo la chiave per interpretare la nostra stessa vita.

E renderci conto che la nostra vita è regno di Dio, cioè tutto è in relazione alla presenza di Dio.

Se noi non troviamo Dio, noi possiamo fare tutte le scienze che vogliamo ma non riusciamo a capire il mistero dell’uomo.

La chiave del mistero dell’uomo, di tutto ciò che patisce l’uomo è una conseguenza della presenza dell’assoluto che l’uomo porta in sé.

È una conseguenza della presenza di Dio nell’uomo.

Luigi: Dobbiamo chiederci in cosa consistono queste “opere di Dio”?

Forse consistono nel dare la luce al cieco?

No, perché quello è soltanto un segno.

Quindi tutto quello che è soggetto al mutamento, al tempo, al passare è tutto segno.

Come tutto quello che è avvenuto nell’antico testamento, fu tutto segno che si realizzò con la venuta del Cristo.

Per cui in Cristo, noi abbiamo la chiave per capire l’antico testamento.

Tutto l’antico testamento è una profezia che si realizza in Cristo.

Quindi tutte le cose che passano sono profezia, sono segni che si realizzano.

Ma se noi non troviamo questo Fine in cui tutte le cose si realizzano, tutte le cose che passano no  sono realizzazione, non sono fine a se stesse.

Lo scopo della venuta del Cristo sulla terra non è quello d’illuminare tutti i ciechi materiali o di far camminare bene tutti gli zoppi.

Lo scopo non è quello.

Siccome non posso arrivare al Padre se non per mezzo del Figlio, io devo arrivare al Pensiero di Dio, con la consapevolezza che è Pensiero di Dio e che non è pensiero mio.

Perché fintanto che io ritengo che il Pensiero di Dio sia un mio pensiero, io non posso assolutamente arrivare alla Verità.


 - Conversazione -


Luigi: Dobbiamo capire bene cosa vuol dire “nascere da una vergine”.

A.: Come possiamo prendere coscienza di quello che già è?

Luigi: Ascoltando Lui.

Ascoltando quello che Lui mi dice e cercando di capire quello che Lui mi dice.

Lui parla, se io pongo mente al suo parlare, la sua parola è un seme gettato nel mio terreno, se io pongo mente, questo seme porta al frutto e il frutto è questa presa di coscienza, è questa conoscenza.

Ora questa conoscenza non avviene senza di Lui.

Se Lui non parla, io non posso minimamente pensarlo.

Però può accadere che Lui parli e che io non pensi a quello che Lui dice.

Perché posso dedicarmi ad altro, avere interessi diversi da Dio.

E allora la Parola di Dio, naturalmente mi viene portata via, non produce niente, è persa.

Il diavolo (pensiero del mio io)  me l’ha portata via.

A.: Bisogna che il nostro pensiero venga unificato nel Pensiero di Dio...

Luigi: Bisogna ascoltare la Parola, porre mente.

Perché la Parola arriva a me senza di me.

Dio è il seminatore che tutti i giorni passa a seminare il suo seme, indipendentemente da noi.

Per cui io posso essere terreno asfaltato e anche sul terreno asfaltato Dio passa a spargere il suo seme.

Io posso essere una tomba, anche su questa tomba Dio passa a spargere il suo seme.

Dio è onnipotente, per cui la sua Parola giunge dappertutto.

Il segreto è essere quel terreno profondo che raccoglie il seme e lo porta a maturazione,

Ma il terreno deve essere profondo.

Profondità di mente che raccoglie il seme, la Parola di Dio.

Dedicare la mente a Dio, vuole dire lasciare tutto il resto, perché noi possiamo pensare una cosa sola.

Non possiamo servire due padroni.

Ponendo mente alla Parola di Dio, la pianta comincia a crescere fino a giungere al frutto.

Ma è per grazia della Parola di Dio che è giunta a me senza di me.

Per cui Colui che parla a te senza di te, non ti conduce alla conoscenza, alla consapevolezza senza di te.

Però il dono è di Dio.

B.: Questo sta a significare che noi siamo fatti per questo...

Luigi: Siamo fatti solo per questo.

Non siamo fatti né per la società, né per le istituzioni.

Tutto serve, quindi tutto è servo, tutto l’universo serve per condurci a questo Fine.

Noi non siamo fatti per il mondo.

Noi non siamo fatti per l’universo.

Il mondo è fatto per noi ma noi non siamo fatti per il mondo.

Noi siamo fatti per Dio.

B.: Quindi tutto è fatto per portarci alla vita contemplativa per Dio.

Luigi: La vita eterna sta nel conoscere Dio.

La vita eterna non sta nel cambiare il mondo.

Il mondo sta su da solo e gira da solo, ci pensa Dio al mondo.

Anzi più noi guardiamo il mondo e pensiamo al mondo, più il mondo si rovina.

Stiamo inquinando tutto, ci stiamo distruggendo.

E poi riteniamo di essere noi a salvare il mondo...pensa un po’.

C.: Il fatto che questo cieco sia stato guarito senza chiedere niente a Dio, vuol dire che noi non dobbiamo chiedere guarigioni a Dio?

Luigi: Noi dobbiamo soltanto prendere coscienza di essere ciechi.

Chi è cieco è già uno che prega.

Ma fintanto che noi crediamo di vedere, noi non preghiamo.

Non è il cieco che deve invocare, il cieco in quanto cieco già invoca la luce.

Chi è il cieco?

Il cieco è un povero dello spirito, uno che ha bisogno della Luce.

Quando uno ha bisogno della luce sta pregando, quella è la vera preghiera.

La vera preghiera non è mica dire con la bocca “Signore aiutami”, la vera preghiera è sentire questo bisogno di luce.

Quando tu ti sei convinta che la Luce per te è tutto, che capire il senso di quello che Dio ti vuole comunicare è tutto, stai veramente pregando.

C.: Tutti i mali vengono dal pensiero dell’io e anche quando giustifichiamo il nostro disimpegno da Dio è perché abbiamo fini diversi da Dio che ci fanno esperimentare la delusione?

Luigi: Certo, è tutta grazia di Dio che ti fa capire che lo stai cercando dove Lui non è.

La delusione è ancora un richiamo che Dio mi fa, per indicarmi dove devo rivolgere la mia attenzione e il mio interesse.

C.: La cosa peggiore è essere ciechi e ritenere di vedere.

Luigi: Certo e allora incomincio a giudicare e condannare gli altri.

E non capisco invece le lezioni che Dio mi dà attraverso gli altri.

D.: E noi dobbiamo rispondere quando altri c’interrogano su Dio.

Luigi: Fintanto che non è Dio a ispirare il nostro parlare, non dobbiamo muoverci.

Altrimenti diamo risposte sbagliate.

“Io non faccio niente se non lo vedo fare dal Padre”, Lui è Figlio di Dio pensa un po’ noi!

E insegna a noi come comportarci.

Dice San Paolo che i figli di Dio, in tutto si lasciamo guidare dallo Spirito di Dio.

Questo è quello che caratterizza il Figlio di Dio e i figli di Dio.

In tutto si lasciano guidare dallo Spirito di Dio.

Quindi se noi ci lasciamo guidare dal pensiero del nostro io, non siamo figli di Dio.

Se ti lasci guidare da sentimenti o impressioni, non sei figlia di Dio.

In tutto mi devo lasciare guidare dallo Spirito di Dio.

E allora m’accorgo che non sono più io che parla ma è Dio che parla in me.

È Dio che mi fa fare le cose.

È Dio che muove il mio pensiero, i mio parlare e il mio agire.

E allora mi accorgo che le mie opere vengo fuori buone.

E.: Il punto d’incontro con Dio è solo la Parola di Dio o anche i sacramenti lo sono?

Luigi: I sacramenti sono segni, quindi mezzi.

Ciò che dà valore al mezzo è il fine.

Quindi prima di tutto ci vuole il fine.

Io salgo in macchina se so dove voglio andare.

Altrimenti il mezzo diventa sbagliato.

Lo stesso sacramento della comunione può diventare motivo di rovina per noi, se non è finalizzato.

Lo dice San Paolo, non io.

Se non siamo attratti dal Padre (fine), Cristo stesso può diventare motivo di rovina.

“Nessuno può venire a me (Via,mezzo) se non è attratto dal Padre”.

Perché c’è voluto tutto l’antico testamento e il Battista prima che arrivasse Cristo?

Tutti quelli che non hanno ricevuto il battesimo del Battista, non poterono seguire, ascoltare Gesù.

Giovanni Battista cosa ha fatto?

Ha fatto il battesimo di giustizia: “Uomo sei stato creato per Dio, vivi per Dio”.

Devi vivere per Dio, riconosci questo.

E allora se tu metti Dio al centro della tua vita, sei finalizzato e adesso questa attrazione per Dio ti conduce al Cristo.

Perché io scelgo la strada, quando mi sono convinto che devo arrivare ad una meta.

Una volta che ho deciso di andare a Genova, mi organizzo per trovare la strada e i mezzi per andare a Genova.

Non cerco prima i mezzi e poi dopo decido dove andare.

Perché strade e mezzi sono infiniti.

Allora il primo problema è quello del fine; “Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre”.

L’errore più grosso che noi facciamo è quello di scambiare il mezzo con il fine.

Per cui a un certo momento, noi riduciamo la religione ad un rito, ad una abitudine, ad una tradizione, a un dovere da compiere.

E la conoscenza di Dio dove è finita?

E allora cadiamo nei problemi che facevano già farisei e il popolo ebraico allora.

Per loro la regola del sabato era tutto e hanno mandato a morte Dio in nome della regola di Dio.

Ma il problema non è il sabato.

Il sabato (mezzo)  è stato fatto per l’uomo non l’uomo per il sabato.

Ma l’uomo per che cosa è fatto?

L’uomo è fatto per conoscere Dio.

“Vi manderanno a morte credendo di rendere gloria a Dio e ciò faranno perché non hanno conosciuto né il Padre né Me”.

Ecco il problema della conoscenza.

Dio ti ha creato per la vita eterna, per conoscere Dio, questo è il fine.

Quando tu hai il fine, hai la possibilità di individuare tutti i mezzi (Cristo compreso) che ti aiutano per giungere alla conoscenza di Dio.

E.: Ma la grazia, anche se tu non te ne rendi conto ti porta verso Dio.

Luigi: No.

Noi possiamo essere in una trappa e ci danniamo.

Noi possiamo essere con le più perfette regole di Dio, ma se noi non cerchiamo Dio al di sopra di tutto, tutto per noi diventa motivo di rovina.

Non ci sono delle macchine, dei robot presso Dio, per cui il tapis-roulant mi porta automaticamente a Dio.

Chi ti crea senza di te, non ti salva senza di te.

F.: Per giungere a Dio è fondamentale il superamento del nostro io...

Luigi: però non posso superare il mio io se non credo in Dio Creatore.

Se io non ho l’altro presente, io non posso superare me stesso.

Tu puoi fare salti mortali da mattina a sera ma giri sempre intorno a te.

“Chi vuole venire dietro di Me, rinneghi se stesso”, è la condizione essenziale.

Cristo è morto in croce, per insegnare a noi a morire a noi stessi.

Lui è morto per me: “Capisci quello che Io ti ho fatto?”.

Il problema grosso è capire perché Cristo è morto per me.

“Io sono morto perché tu muoia a te stesso, perché fintanto che non muori a te stesso, tu non puoi vivere per Dio”.

F.: E poi serve il desiderio di capire la Parola di Dio.

Luigi: Sì, assimilare, mangiare la Parola di Dio.

“Mangia questo libro”.

Mangia, cioè assimila, capisci.

F.: E poi riportare tutto a Dio, sapendo che tutto è opera sua.

Luigi: Ma se noi siamo con Dio è il Pensiero stesso di Dio che riporta la creazione al Padre.

Perché Lui fa questo.

Il Figlio di Dio riceve tutto da Dio e riporta tutto a Dio.

Così noi abbiamo Dio per Padre se riceviamo tutto da Dio e riportiamo tutto a Dio.

Ma questo non sei tu che lo fai, è il Figlio di Dio in te che lo fa.

Ma per avere il Figlio di Dio in te, tu devi avere superato te stesso.

Allora qui non vivo più per me ma vivo per Dio.

F.: Ma il compimento sta nella croce?

Luigi: No, lì abbiamo il “tutto compiuto” da parte di Dio.

Dio porta a compimento tutta la sua opera, l’opera di Dio, morendo per noi, venendo a morire in noi.

Qui abbiamo l’opera di Dio compiuta, da parte di Dio.

Ma il tutto compiuto in Dio, non corrisponde al tutto compiuto in me.

Cioè tra la morte del Cristo in croce e la Pentecoste, c’è tutto uno spazio che richiede la morte a me stesso.

Il tutto compiuto di Dio è la sua morte in croce che rappresenta la sua morte in me, per cui io porto Dio morto in me, fintanto che penso a me stesso.

Quindi Dio inizia la sua opera con “sia fatta la luce” e la conclude con suo Figlio che muore in croce.

Qui abbiamo il compimento di tutta l’opera di Dio da parte di Dio.

Ma l’opera di Dio se non viene da noi assimilata, capita, non porta noi al compimento.

Cristo muore per tutti, non tutti risorgono.

Il tutto compiuto di Dio non è ancora il tutto compiuto nell’uomo.

Infatti San Paolo parla di qualcosa che manca alla morte di Cristo e che dobbiamo compiere in noi.

G.: Che differenza c’è fra il battesimo di giustizia di Giovanni e il battesimo che facevano gli apostoli ai primi fedeli?

Luigi: Il battesimo di giustizia è il battesimo attraverso cui tu devi togliere il tuo io dal centro e per giustizia mettere Dio al centro.

Battezzare è immergere.

Tu sei immerso in Dio in quanto sei orientato a Dio.

G.: Riconoscendo che tutto viene da Dio...

Luigi: Quando tu riconosci che tutto viene da Dio e che tu sei destinato a conoscere Dio, sei attratto dal Padre.

Però quando tu sei attratto dal Padre, tu lo sogni il Padre, come puoi sognare di arrivare sulla vetta dell’Everest.

Sei stato destinato ad arrivare sull’Everest e tu mi dici: “Grazie tante ma da Fossano, l’Everest lo posso solo sognare”.

Il Cristo è Colui che viene nel tuo sogno: Lui sa come farti arrivare sulla cima dell’Everest: “Vieni con Me e Io ti conduco là, dove tu vuoi andare”.

Cristo viene là, dove uno già desidera Dio, dove uno ha già il fine di trovare Dio.

Cristo viene là, dove le anime sanno quello che vogliono.

Cristo viene a darti la possibilità di arrivare dove tu vuoi arrivare.

Altrimenti tu resti nel campo del sogno, non puoi passare dal finito all’infinito, non puoi passare da Fossano all’Everest.

Se tu sogni Dio ma non sai come fare per arrivare a Lui, stai già preparando la tua anima per l’incontro con Cristo.

Perché tu non ti rassegni a vivere per le cose del mondo.

Cristo viene qui, in questo punto.

Per questo Cristo è venuto nel mondo dopo tanti anni di antico testamento.

È tutto per significare a noi questa lunga attesa in cui la nostra anima si forma.

Quando tu hai preso consapevolezza che il tuo unico grande bisogno è conoscere Dio, incontri il Cristo che ti conduce là, dove tu vuoi andare.

Se io seguo Lui, arrivo a Dio.

E il battesimo è valido in quanto porta in me la Parola di Dio, cioè porta in me il Cristo.

Io posso anche essere battezzato e andare all’inferno dritto e filato.

Quanti hanno incontrato il Cristo sulla loro strada e poi l’hanno perso o l’hanno mandato a morte?

Bisogna seguire il Cristo.

Per cui devo essere attratto dal Padre e avere Uno che si faccia da strada, ponte tra la situazione in cui mi trovo e il Padre.

Cosa vuole dire “farsi strada”?

La strada è ciò che collega il punto in cui mi trovo e il punto in cui voglio arrivare.

Per cui tu magari sai dove vuoi arrivare ma non conosci la strada.

Soltanto Colui che conosce la strada, Colui che viene da Dio, mi può riportare a Dio.

Soltanto però se in me è maturata questa attrazione per Dio.

G.: Nella crescita della conoscenza c’è la trasformazione dell’essere?

Luigi: Certo: la Verità si trova solo conoscendola.

Dio è Verità.

Dio si trova solo conoscendolo.

Devi approfondire questo.

H.: Il Figlio contemplando Se stesso dal Padre, forma una cosa sola col Padre.

Luigi: Il nostro linguaggio è grossolano ma il Figlio di Dio è Dio.

In Dio non abbiamo dei tempi differenti.

Certo che il nostro linguaggio è quello, però il Figlio riceve l’essere dal Padre.

Il Figlio è generato, non è generante.

Il Padre è Colui che genera, per cui la persona del Padre, non si trasferisce mica nel Figlio.

L’io del Padre è sempre distinto dall’io del Figlio.

Sono delle persone distinte.

Quindi il Padre genera, il Figlio è generato.

Eternamente generato.

Il Figlio non è mai generante.

Quindi il Figlio si conosce in quanto generato dal Padre.

Come si conosce generato?

Contemplando il Padre, perché il Figlio è tutto Pensiero del Padre.

Guardando il Padre vede quello che il Padre fa quindi vede Se stesso generato dal Padre.

E lo Spirito Santo procede dal padre e dal Figlio.

Per cui fintanto che noi non giungiamo al Padre ed al Figlio, non possiamo ricevere lo Spirito santo.

L.: Le opere del Padre sono incompiute in sé stesse perché?
Luigi: Le opere del Padre sono per noi.

Tutta la creazione e tutte le Parole che Dio dice, le dice per noi.

Però le cose che Dio dice a noi, non le porta a compimento, cioè non le porta alla conoscenza senza di noi.

Quindi prima della nostra partecipazione le cose per noi sono incompiute.

Le cose, senza di noi arrivano come causa ed effetto: incompiuto.

Dedicandoci ad esse noi abbiamo causa, effetto e fine: Compimento.

L.: Se l’uomo non sopporta le cose incompiute, vuol dire che porta in sé il desiderio di arrivare al compimento, però questo desiderio di arrivare al compimento è inconsapevole.

Luigi: Certo.

L.: Soltanto se mi unisco al Pensiero di Dio allora diventa passione per portare al Principio.

Luigi: La passione l’ho indipendentemente da me.

Passione vuole dire patire, subire.

Tu patisci una cosa, proprio perché non è voluta da te.

Tu patisci la morte.

L.: Però l’uomo è una passione per riportare le cose nel Principio, a livello incosciente lo capisco, io la morte la subisco, però so cosa è la morte...

Luigi: Tu non sai assolutamente cosa sia la morte.

L.: Sono consapevole però di morire, mentre qui se io subisco la passione di riportare nel Principio, sono consapevole solo se sono con il Figlio.

Luigi: Noi parole ne diciamo tante e la maggior parte delle parole che diciamo non sappiamo proprio cosa siano.

Il nostro guaio è quello che diciamo tante parole e non sappiamo cosa sono.

Noi parliamo di morte, di amore, di pace, di giustizia e non sappiamo assolutamente cosa siano.

Perché il sapere cosa sono queste cose, lo possiamo scoprire soltanto in Dio.

E allora anche le parole che diciamo da mattina a sera sono incompiute.

L.: Ma questa passione di riportare le cose nel Principio da parte dell’uomo è inconsapevole...

Luigi: Ma non importa quello che l’uomo sa, la Verità è indipendente dall’uomo.

Essendo passione d’assoluto, l’uomo corre il grande rischio di trasformare in assoluto, tutto quello che non riporta nel Principio.

Per cui i mezzi per me diventano fine.

Appunto perché porto questa passione d’assoluto.

Se io non riporto i segni di Dio a Dio, i segni, le cose diventano in me il mio fine e mi portano via a Dio.

Cioè io sono portato via da Dio, dalle opere stesse di Dio.

Sembra una bestemmia.


 - Pensieri conclusivi -


M.: Devo porre mente alla parola di Dio per giungere a conoscere e quindi a essere trasformato nell’essere.

N.: L’importanza di capire l’importanza di Cristo nella vita dell’uomo.

Luigi: Questa importanza è data dal desiderio che abbiamo per Dio.

Più desiderio hai di conoscere Dio, più capisci l’importanza di Cristo.

Cioè noi non abbiamo interesse per conoscere Dio, Cristo per noi vale niente.

Ognuno si sceglie i maestri, a seconda dell’interesse che porta nel cuore.

Soltanto se noi abbiamo interesse per Dio, allora capiamo la grande importanza che Cristo ha.

Ma se noi abbiamo interessi finanziari o politici, certamente Cristo per noi non è importante.

O.: Luogo di Dio è l’uomo vivo.

Luigi: Certo ma vivo è colui che sta cercando Dio.

La vita sta nella ricerca di Dio.

P.: Chiedo a Dio la forza di credere in queste tre Persone...

Luigi: Che sono già in noi.

Q.: Prendere coscienza della nostra cecità.

R.: Riferire tutto ciò che esiste a Dio e non all’uomo.

Luigi: Bisogna sempre dialogare direttamente con Dio.

“Fate diritte le vie del Signore”; vuol dire stabilire questo rapporto diretto con Dio.

Perché?

Perché Dio sta dialogando direttamente con te.

La nostra anima è creata non attraverso gli altri, è creata direttamente da Dio.

E Dio parla direttamente alla nostra anima.

E allora anche noi dobbiamo parlare direttamente con Lui.

S.: Dio si trova solo conoscendolo, però chi mi porta a conoscerlo è il Cristo.

Luigi: Certamente.

Soltanto Colui che discende dall’alto, mi può riportare in alto.

T.: Solo nel superamento dell’io posso incontrare il Cristo.

Luigi: Cristo s’incontra con me anche nel pensiero del mio io.

Infatti viene a morire ma io non lo riconosco.

U.: Non possiamo capire i segni che Dio ci manda se non abbiamo il Figlio di Dio in noi.

Luigi: Il Figlio infatti è l’intelligenza dei segni di Dio.

V.: Le opere di Dio in sé sono incompiute perché richiedono la nostra partecipazione.

Z.: L’uomo è immerso nella Parola di Dio...

Luigi: Come un pesce nel mare...

Z.: Però se non è attratto dal Padre, non prende consapevolezza del Pensiero di Dio che porta in sé.

Luigi: Il Padre attrae sempre, sono io che posso essere attratto e distratto da altro.

Non è che il Padre non mi attragga, però l’attrazione per Dio, io la posso disperdere in altre attrazioni.

Per cui io parto per Torino, poi mi fermo a Racconigi.

Anche se sono disperso il Padre fa sentire la sua attrazione, però io posso avere i buoi, i campi e la moglie.

Z.: Comunque c’è un momento in cui l’uomo si rende conto che è disperso...

Luigi: Certo se non prima sul letto dell’agonia.

Meglio tardi che mai.

Dio c’inonda di doni, poi noi ci abbarbichiamo ai doni e trascuriamo Lui, non capendo il significato dei doni, a un certo momento Dio ci deve togliere tutti i doni, per salvare almeno la nostra anima.

Z.: Quindi la comunicazione tra l’io e il Pensiero di Dio è opera del Padre.

Luigi: Certo.

Erano tuoi dice Gesù al Padre, tu li hai dati a me e adesso io li do a te...sembra un giochetto e invece c’è un significato profondissimo in questo.

Per cui se noi siamo attratti dal Padre, il Padre ci consegna al Figlio, affinché il Figlio realizzi il nostro sogno di conoscere il Padre, lo porti a compimento.

È un realizzare inteso all’inglese, prendere consapevolezza di questa realtà che senza il Figlio non possiamo scoprire.

W.: Conoscere Dio è vita eterna, però sul letto d’agonia non c’è più tempo per conoscere Dio.

Luigi: La morte è ancora fatta per salvarci.

W.: Ma non abbiamo più tempo per conoscere Dio.

Luigi: Il buon ladrone mentre stava morendo ha avuto l’assicurazione da Gesù: “Oggi sarai con Me in paradiso”.

La morte è fatta per salvarci, non per dannarci.

L’importante è che noi facciamo conto su Dio.

È un fatto di pensiero.

Se io muoio nel pensiero del mio io no, ma se io muoio nel pensiero di Dio, Dio mi salva.

San Giovanni della croce diceva che per un pensiero dell’uomo, Dio è disposto a creare mille universi.

E noi se c’è una cosa che sprechiamo sono i nostri pensieri.

Per Dio invece il nostro pensiero è importantissimo perché attraverso esso ricostruisce tutto l’universo.

Ma se noi possedessimo tutto l’universo ma non avessimo il Pensiero di Dio, non c’è più niente da fare.

Perché la vita non mi viene dal possedere l’universo.

W.: Ma in punto di morte quasi sempre si è sofferenti.

Luigi: Non è la sofferenza che mi salva, è il Pensiero di Dio...

W.: Ma non ci fa pensare a noi stessi la sofferenza?

Luigi: No, se io accetto la sofferenza da Dio.

 Il buon ladrone soffriva come l’altro, però si è affidato a Dio.

Affidarsi vuole dire fare conto su-.

E Gesù stesso ce lo insegna:”A Te Padre affido il mio Spirito”.

X.: È attraverso il pensiero che si partecipa a ciò che Dio è.

Proprio attraverso il pensiero si partecipa a ciò che Dio è, perché proprio il pensiero può essere generato, mentre tutto il resto: riti, regole, istituzioni, sono cose fatte, create ma non generate e quindi non possono farci partecipi di quello che Dio è.

Y.: L’importanza di raccoglierci nel Pensiero di Dio, perché solo il Figlio porta a compimento l’opera del Padre.


- Fine -


 

 


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 Secondo tema.


Titolo: I due giorni dell'opera di Dio.


Argomenti: La luce e le tenebre. Compiuto e incompiuto. La luce è presenza.  Essere con una persona è soddisfare il suo desiderio. Dio si concede all'uomo per rivelare la sua Presenza: giorno che finisce. Il vero rapporto è l'uomo che si concede a Dio: giorno che non tramonta. L'uomo è sottomesso a Dio fintanto che si concede a Lui.


 

18/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


- Esposizione di Luigi Bracco -


Restiamo ancora nel versetto quattro in cui Gesù dice: "Io devo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finché è giorno,viene la notte quando nessuno può lavorare".

Domenica scorsa abbiamo visto la prima parte di questo versetto: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Oggi dobbiamo soffermarci su questa seconda parte: "Finché è giorno".

E anche qui è Parola di Dio, dobbiamo chiederci cosa vuole dirci per la nostra vita essenziale, quale significato, quale lezione e sopratutto cosa Dio ci vuole dire di Sé in tutte le sue opere.

In tutte le sue Parole, Dio significa a noi qualcosa di Sé.

Quest’affermazione: "Finché è giorno" ci fa pensare a un termine, cioè a un tempo in cui non è più giorno.

E allora il problema che sorge è proprio questo, come sia possibile che per il Figlio di Dio, era il Figlio di Dio che stava parlando, per il Figlio di Dio arrivi un tempo in cui non è più giorno.

D'altronde Lui stesso dice che: "Non sempre avrete Me con voi".

"Fintanto che Io sono nel mondo, sono luce per il mondo, ma viene l'ora in cui viene il principe di questo mondo che non ha niente a che fare con Me".

Parla delle tenebre.

Appunto come sia possibile, e quale lezione Dio vuole dare a noi attraverso l'annunciazione a noi, della scadenza, del tramonto di un giorno.

Domenica scorsa abbiamo visto come ci siano delle opere che non siano compiute e Lui dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato".

Evidentemente se si parla di compimento è perché si parla di opere che non sono compiute.

Noi abbiamo visto che presso Dio e in Dio tutto è compiuto, non c'è un divenire in Dio.

Le opere in Dio sono compiute e allora dobbiamo chiederci dove, queste opere sono incompiute?

Le opere sono incompiute nella creatura, nell'uomo, sono incompiute in noi.

S.Paolo stesso dice che "Tutta la creazione geme e soffre in attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Ma dove geme e soffre questa creazione?

Tutta la creazione geme e soffre nell'uomo e perché geme e soffre?

Perché è incompiuta, infatti dice: "In attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Quindi il compimento sta nella rivelazione del Figlio di Dio.

Il compimento avviene per mezzo del Figlio di Dio, meglio ancora avviene nel Figlio di Dio.

Infatti domenica scorsa abbiamo visto che il compimento delle opere di Dio, sta nel contemplarle nella loro sorgente, nel loro principio, nel contemplarle nel Padre, quindi nel capirle.

Nel capirle nella loro sorgente abbiamo detto, dobbiamo capire il perché .

Ora la risposta a questo perché finale solo il Pensiero di Dio, cioè il Figlio di Dio può portarcela e questa contemplazione che è compimento di tutta l'opera di Dio, questa contemplazione nel Padre, il Creatore, Principio di tutte le cose si raggiunge soltanto in quanto si ha la possibilità di vederle dal Padre e in quanto si vede un opera fatta da Dio la si può contemplare in Dio e quindi si può restare solo là dove c'è questo compimento.

Là dove le opere sono incompiute, non si può restare.

Si patiscono c'è una sofferenza, una tristezza.

Tutte le cose fintanto che non le vediamo giustificate nel loro fine, cioè giustificate in Colui che le vuole, noi non vediamo la ragione il pensiero, il Pensiero di Dio nelle sue opere e noi siamo insoddisfatti.

E questa insoddisfazione denuncia il nostro destino cioè testimonia a noi la nostra stessa vocazione.

Se noi soffriamo per la mancanza di qualcosa è perché siamo stati creati per quella cosa, altrimenti non soffriremmo per quella cosa.

Quindi nella nostra stessa sofferenza, nella nostra pena, nella nostra insoddisfazione, nel non vedere il fine per cui Dio fa tutte le cose si rivela a noi la nostra vocazione cioè, la nostra chiamata a capire e proprio nel capire sta la nostra pace.

Capire vuol dire vedere il Pensiero di Dio nelle cose stesse.

Solo nel Pensiero di Dio c'è il compimento delle cose, per cui solo il Figlio di Dio conduce le cose al loro compimento.

Fintanto che non c'è questo Pensiero di Dio, fintanto che non vediamo questo Pensiero di Dio, tutte le cose in noi sono incompiute per cui creano in noi uno stato di sofferenza.

Quindi è nell'uomo che c'è l'incompiuto, il compimento si ha nel Pensiero di Dio.

Però qui oggi troviamo questa dichiarazione strana di Gesù che dice che Lui deve portare a compimento le cose finché è giorno.

Allora dobbiamo chiederci prima di tutto cosa sia questo giorno, cosa significhi.

Dirà dopo che: "Viene la notte quando nessuno può operare".

Il giorno è la luce.

Noi tutti esperimentiamo che possiamo camminare, possiamo operare, possiamo agire soltanto quando c'è luce, è sufficiente che la luce se ne vada e tutto si ferma, anche i nostri registratori e non si fa più niente.

Non si può più fare niente.

Anche questo è un segno perché tutto è segno di Dio, è un segno, perché tutto è segno di Dio, è un segno dell'importanza della luce, la luce materiale, è un segno della luce spirituale e se noi esperimentiamo che senza luce siamo paralizzati, questo è segno che senza la luce di Dio noi non possiamo fare niente.

Gesù dice: "Senza di Me non potete fare niente" e senza di Lui tutto ciò che facciamo è niente.

Ma proprio in quanto dice "senza di Me", ci fa capire questa grande cosa, quel "di Me" vuol dire presenza "di Me" e allora qui facciamo un passaggio successivo, il giorno è la luce ma la luce è la presenza.

La luce per noi è data dalla presenza di Dio in noi.

E cosa significa questa presenza?

Questa presenza è essere con.

"Fintanto che Io sono nel mondo", che sono con voi.

"Fintanto che Io ero con loro li custodivo nel tuo nome".

Ma cos'è questo essere con loro?

Quando è che uno è con noi?

"L'essere con" evidentemente presuppone due termini, uno e l'altro.

E già basta accennare questo fatto qui, presenza di due termini.....due termini che non sono scambiabili uno con l'altro.

Ora dico, quando abbiamo due termini che non sono scambiabili uno con l'altro, le combinazioni sono soltanto due.

Il primo è con il secondo o il secondo è con il primo.

Dio è il primo e il secondo è la creatura, quindi noi ci troviamo con queste due possibilità.

Dio può essere con noi o noi possiamo essere con Dio.

Abbiamo detto molte volte che Dio è sempre con noi.

Dio è il presente per noi.

Però non è sufficiente dire che Dio sia con noi, perché anche noi siamo con Dio.

Ora quando è che Dio è con noi?

Quando è che uno è con un'altro?

Sopratutto noi siamo con l'altro in quanto ci confidiamo con l'altro.

Ogni uomo si caratterizza sopratutto nel pensiero, nel desiderio, in ciò in cui vive, in ciò che ha presente.

Ciascuno di noi ha presente ciò cui dedica la sua mente, ciò per cui vive, ciò che ama.

Ma sia amore, sia vivere si concretizzano in dedizione del proprio pensiero a-.

Vivendo per un fine, noi dedichiamo il nostro pensiero a quella cosa.

Ora uno è con noi in quanto, non è presente soltanto fisicamente, non è presente soltanto indipendentemente da noi, uno è sopratutto con noi quando condivide il nostro fine, quando risponde ai nostri desideri.

Ora Dio è con noi quando risponde ai nostri desideri.

Ora il fatto che Dio risponda ai nostri desideri è una concessione da parte di Dio per rivelarci la sua presenza.

Se noi abbiamo desideri diversi da Dio, soltanto se Dio si concede ai nostri desideri diversi da Lui, può rivelare, può annunciare a noi la sua presenza ma, evidentemente in quanto è concessione da parte di Dio alla creatura, siamo in un rapporto di ingiustizia ed in quanto è un rapporto di ingiustizia, è un rapporto che non può durare.

Cioè il rapporto d’ingiustizia, questa concessione da parte di Dio alla creatura, può durare soltanto quel tempo necessario per risvegliare la creatura al Creatore, per risvegliare la creatura a Dio.

Cioè vale in quanto è mezzo per ottenere qualche cosa ma, non vale come rapporto Assoluto o come rapporto vero, perché non è un rapporto vero.

Il rapporto vero è quando la creatura si sottomette al Creatore, non quando il Creatore si sottomette alla creatura.

Eppure dice Gesù: "Senza di Me non potete fare niente".

Il che vuol dire che se Dio per primo non concede la sua presenza alla creatura e per concedere la sua presenza alla creatura deve concedersi al desiderio della creatura, deve rivelare il suo intervento, la sua presenza, concedersi in ciò che la creatura desidera, ma dico, questa concessione è transitoria, è un giorno destinato al tramonto, è un giorno che Dio ci concede per far capire, per ottenere da noi, che noi a nostra volta ci concediamo a Lui.

Solo quando noi ci sottomettiamo a Dio, quando noi ci concediamo a Dio, ci dedichiamo a Dio, dedichiamo a Dio il nostro pensiero, li stabiliamo un rapporto vero.

Cioè qui stabiliamo un rapporto che non è più soggetto a mutazione, perché appunto è un rapporto vero.

La verità non muta, se noi stabiliamo con Dio un rapporto vero, qui non siamo più soggetti a delusioni.

Cioè qui inauguriamo un giorno senza sera, un giorno che non ha più tramonto.

Allora possiamo dire che la concessione di Dio alla creatura rappresenta un giorno che ha un tramonto.

Quindi rappresenta un termine finito, quindi una cosa incompiuta, una cosa che quindi ha bisogno di essere intelletta perché non è giusta, perché non è vera.

Allora dobbiamo dirci perché Dio si concede alla creatura?

Perché la creatura senza di Lui non può fare niente.

Allora è necessario che Dio per primo si conceda alla creatura, per dare alla creatura la possibilità di concedersi a sua volta al Creatore, a Dio e concedendosi a Dio stabilire così un rapporto vero, un rapporto eterno.

Qui abbiamo i due giorni dell'opera di Dio.

Dio che per primo si sottomette, si concede quindi al desiderio della creatura per rendersi presente alla creatura, affinché la creatura possa a sua volta concedersi a Lui, dedicarsi a Lui, quindi dare a Lui il suo pensiero.

Ma cosa vuol dire da parte della creatura dedicarsi a Dio, sottomettersi a Dio?

La creatura è sottomessa a Dio in quanto si interessa di Lui.

In quanto ha desiderio di Lui.

È soltanto in questo desiderio di capire, fintanto che dura questo desiderio di capire.

Ora bisogna stare attenti a questo.

Questo desiderio della creatura dura soltanto fintanto che Dio si rende presente alla creatura, cioè si concede.

Perché la creatura da sola non può fare niente.

Se la creatura quando Dio si concede ha altri interessi, gli altri interessi le portano via questa attenzione e quest' interesse di capire Colui che le si concede.

Allora succede che finisce il giorno in cui Cristo, il Figlio di Dio può portare a compimento l'opera iniziata, cioè quelle opere che sono nella creatura incompiute e che in Dio sono compiute, possono essere portate a compimento soltanto e fintanto che il Pensiero di Dio, cioè il Cristo trova nella creatura interesse per capire.

Il bambino è essenzialmente interesse per capire.

Ora nel bambino abbiamo questo giorno che dura per il Cristo per portare a compimento.

Ma Gesù anche dice: "Se non ritornate bambini non potrete entrare nel Regno dei cieli".

Cioè se in voi non ritorna al primo piano questo interesse per capire l'uomo non può entrare.

Cioè l'uomo non può entrare nel compimento delle cose nel Pensiero di Dio, l'uomo non può arrivare a conoscere la finalità il Pensiero delle cose, l'uomo resta solo in questi due primi tempi: causa ed effetto e non può arrivare al fine. Resta nell'incompiuto.

Quest'incompiuto può diventare un incompiuto eterno.

Ora siccome però l'incompiuto eterno in una creatura fatta per contemplare il compimento è sofferenza, questo incompiuto eterno può diventare sofferenza eterna.

Quindi abbiamo un giorno che ha un tramonto ed è il giorno delle concessioni da parte di Dio.

Abbiamo un giorno che non tramonta e questo è dato dalla creatura che si concede a Dio e che quindi resta in questo giorno in cui Cristo può operare.

Dico la caratteristica di questo giorno è determinata dal fatto che la creatura sente il desiderio di capire, questo è un giorno soggetto a tramonto, può darsi che la creatura a un certo momento non senta più interesse per Dio, non senta più interesse per capire Dio, per conoscere Dio, a questo punto siamo nella notte e nella notte nessuno può più operare, nemmeno Cristo.


 - Conversazione -


 

E.: Il portare a compimento è capire il senso, il significato per cui tutta la creazione esiste.

Evidentemente l'uomo non ha questa possibilità, questa possibilità è data solo a Colui che contempla nel Principio e dal Principio la creazione.

Quindi l'uomo non può, però l'uomo che mantiene questo desiderio, ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio che è la luce, il giorno, che dà la possibilità all'anima che si dedica, di intendere il significato o perlomeno di mettersi in condizione, attraverso una dedizione inizialmente di fede, di giungere alla comprensione del fine per cui Dio opera e quindi di evitare di passare a quel giorno che rischia di avere un tramonto.

Luigi: Per cui è un giorno che condiziona l'opera del Cristo questo desiderio di capire da parte della creatura.

È un giorno che condiziona l'opera del Cristo!

Infatti, Gesù dice: " Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre".

Quindi questa attrazione al Padre condizione l'opera del Cristo.

Là dove non c'è quest’attrazione al Padre, Cristo non può operare.

Infatti, Gesù non poté fare nessun miracolo a Nazareth, il suo paese perché non c'era fede in Lui.

La fede è desiderio di capire.

La sostanza della fede è questo desiderio.

là dove manca questo abbiamo questo giorno che è tramontato.

Per cui Gesù non può operare.

Per cui Lui opera là, dove c'è desiderio di capire, dove l'anima è attratta da Dio.

Attratta da Dio in quanto desidera conoscere le cose di Dio, noi siamo attratti in quanto.....

Ora li può, perché il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre, là dove non vede l'attrazione del Padre non può operare, quindi è condizionato.

E.: Il più delle volte l'uomo che è nella tristezza, nello sconforto, non conosce le ragioni di questa sua tristezza.

Luigi: Non può, le ragioni le conosce il Figlio di Dio, l'uomo non può.

E.: Si ma è proprio portato dalla incompiutezza della creazione a questo desiderio, questa esigenza di portare a compimento questa creazione che resta se no incomprensibile.

Luigi: L'uomo subisce la passione di Assoluto però, può rivolgere questa passione ad altro: i buoi, i campi eccetera.

Allora la presenza di altro gli spegne la passione per Dio.

Cioè due desideri praticamente si annullano a vicenda.

Se poi sono due desideri assoluti per due passioni diverse, lì abbiamo proprio lo spegnimento.

Per cui noi diciamo come è possibile?

Forse Dio non attrae tutti?

Certamente Dio attrae tutti,

Dio è il centro massimo di attrazione.

Dio attrae tutti, mi spiego?

Come è possibile che a un certo momento la creatura non è più attratta, non desideri più capire le cose di Dio ma desidera invece per esempio capire le cose di Craxi?

È l'altro desiderio, l'interesse di un’altra cosa che annulla il desiderio di Dio.

Per cui allora uno appassionato per altro non riesce più ad ascoltare le cose di Dio, per cui abbiamo il giorno che tramonta.

E.:Dovessimo precisare il contenuto dell'esigenza di Assoluto che l'uomo porta in sé dovremmo dire che consiste nel cercare di capire il significato delle cose. Finché che non giunge a rendersi conto l'uomo porta questa inquietudine.

Luigi: Ora fintanto che c'è quest’apertura, questo desiderio di capire è aperto ad ascoltare il Maestro.

E.:Ecco, ha la possibilità di incontrare il Cristo...

Luigi: Sì, perché succede questo, che a un certo momento la creatura facendo esperienza di vita inizia a diventare maestra.

Dice: "Ah le cose sono così, perché ho studiato così, perché io ho esperimentato così".

Ecco allora qui la creatura passa dall'essere discepola, attenta, desiderio di-, a essere maestra.

Qui è finito

E.:Ed è la notte in cui il Cristo non può operare.

Luigi: Ecco, là dove c'è il maestro, Cristo non può operare, solo in quanto la creatura continua sempre a riconoscere che Uno solo è il Maestro e che lei è sempre scolara, sempre scolara di Dio, ecco là allora Dio opera.

Ma dove la creatura fa da maestro, dove la creatura è giusta, dove la creatura crede di vedere, lì non c'è niente da fare, bisogna aspettare che la creatura sia riportata nella cecità, nella situazione di povertà, nella situazione di bisogno.

E.:Quindi in un primo momento Dio si offre all'uomo ma l'uomo deve accompagnarsi con Dio.

Luigi: Non è sufficiente che Dio si offra all'uomo, questa è una concessione che Dio fa perché se Dio non si concedesse per primo, l'uomo non avrebbe la possibilità di interessarsi di Dio, ma Dio si concede: "Capisci quello che Io ti faccio? Io mi concedo a te affinché tu ti svegli all'interesse per Me".

Perché il rapporto vero si ha quando la creatura si apre all'attenzione a Dio, a Colui che sta camminando con lei.

E.:Finché sarà poi Dio a condurla.

Luigi: Ecco, quando la creatura si sottomette, fa attenzione, desidera conoscere Dio, allora qui abbiamo un rapporto giusto, questo rapporto giusto si conclude in vita eterna, cioè in un giorno senza sera: l'uomo entra nella pace di Dio.

E.:Direi che in un primo momento Dio dialoga, dopo l'anima è portata a contemplare.

Luigi: Direi che ci sono due grandi momenti, in un primo tempo Dio parla alla creatura tenendo presente la creatura.

In un secondo momento Dio parla alla creatura ignorando la creatura e qui abbiamo la tragedia.

Cioè quando Dio parla alla creatura tenendo presente la creatura, se la creatura non risponde, non si apre, arriva un momento in cui Dio parla alla creatura ma impone la sua verità.

Parla ignorando la creatura.

E.:Mi sembra duro....

Luigi: "Io non vi conosco", la porta resta chiusa

E.:Direi che la creatura è nella impossibilità di intendere il parlare di Dio.

Luigi:: La creatura si trova a subire delle presenze, delle operazioni in cui lei si sente ignorata.

Nessuno più ti conosce, tu hai dei desideri e l'altro non ti conosce.

Tu parli e l'altro non ti capisce, l'altro non risponde.

Ti accorgi di trovarti in un mondo che t’ignora, perché tu hai ignorato il Creatore, adesso tutte le cose ti ignorano.

Dice il poeta: "Anche le formiche di casa tua t’ignorano".....anche le formiche.

W.: Scusi prima ha detto:"Capire le cose di Dio, non m interessa capire le cose di Craxi".

Ha detto così o sbaglio?

Luigi: Sì ma è stata una battuta, abbia pazienza....perché le interessano le cose di Craxi?

W.: No ma anche quello può essere un mezzo per arrivare a capire la Parola di Dio attraverso Craxi.

Luigi: L'interesse è capire Dio, conoscere Dio in tutte le cose.

P.: Il desiderio di Dio è tale proprio in quanto c'è il superamento dell'io.

Luigi: Sì però questo desiderio mi è dato dal Dio che si concede per primo a me.

Perché se Dio non si concede per primo, quindi se non si sottomette a me, in me non sorge mica il desiderio.

Per cui io magari desidero la caramella e Dio mi soddisfa di questo desiderio.

Mi manda la caramella e si rende quindi presente.

Adesso che mi ha dato la caramella io dico: "Guarda com’è buono Dio".

Lì scatta l'argomento della bontà.

Io incomincio ad aprirmi a Lui perché è buono.

Lui ha rivelato la sua presenza.

Adesso io mi posso concedere a Lui, mi spiego?

Mi posso interessare di Lui.

Ma perché Lui per primo si è concesso.

In un primo tempo Lui inaugura un rapporto di misericordia, ma ingiusto.

Perché è ingiusto che Dio si sottometta alla creatura, è ingiusto che Dio a un certo momento si lasci uccidere dalla creatura.

Eppure Dio a condizione di lasciarsi uccidere, si concede alla creatura.

Perché questa è la condizione.

Perché se Dio per primo non rivela a me in qualche modo la sua presenza, là dove io vivo, io certamente non posso agganciarmi a Lui.

Quindi qui abbiamo una offerta da parte di Dio.

Per cui in qualunque situazione io mi trovo, di peccato o di non peccato, in qualunque situazione, Dio per primo viene a concedersi.

Perché questa è l'occasione ma, l'occasione provvisoria, passa.

Per cui diceva S.Paolo:"Se oggi senti la Parola di Dio che arriva a te affrettati, affrettati ad entrare nella sua pace, affinché non avvenga come avvenne per i nostri padri che non entrarono nella terra promessa e furono costretti a vagare per 40 anni nel deserto fino all'estinzione di tutta la generazione".

Per questo affrettati.

Dio per primo fa arrivare a noi la sua parola.

Ma se oggi la sua parola giunge a te, affrettati.

Cioè affrettati a capire nel Pensiero di Dio, quello che Dio ti ha fatto arrivare.

Affinché non avvenga che tu sia costretto a vagare nel deserto.

P.: Ma a me pare che Dio si conceda sopratutto quando la creatura subisce lo svuotamento dei valori.

Luigi: Tutto è Parola di Dio che in un primo momento si concede.

In un primo tempo prima di svuotarti di valori Lui si annuncia.

Si annuncia come Creatore.

Poi arriva un secondo tempo in cui ti annulla i valori per vedere se può, in qualche modo recuperarti, annullandoti quei valori che ti distraggono da Lui.

Ma dico l'ultimo tempo è quando, siccome la verità si afferma, arriva il giorno di Dio in cui Lui parla a te ignorandoti. Per cu ignora tutto di te.

Allora qui la creatura entra nella tragedia.

Per cui se la creatura si è svegliata prima, Dio parla alla creatura comprendendo sempre, tutta l'eternità, la creatura e la creatura quindi conosce Dio.

Ma c'è questo rischio, siccome la verità si afferma necessariamente, arriva il momento in cui Dio parla alla creatura ignorandola, ignorandola in tutti i suoi pensieri.

P.:Certo uno riceve la Parola di Dio che ti svuota gli altri valori, poi non c'è più possibilità.

Luigi: Infatti, le vergini stolte bussano alla porta e Dio dal di dentro risponde: "Non vi conosco".

Altri che diranno: "Signore abbiamo mangiato con Te alla tua mensa, ti abbiamo ascoltato nelle nostre piazze".

Gesù risponde: "Andate via da Me non vi conosco".

Dice proprio quella parola: "Non vi conosco".

Forse che Dio non li conosce?

Certamente che li conosce, è la creatura che non si sente conosciuta da Dio e non sentendosi più conosciuta non ha più l'aggancio.

R.: Come fa la creatura a sapere se si è svegliata alla concessione di Dio?

Luigi: In quanto guardi, noi abbiamo sempre presente quello che desideriamo.

L'elemento veramente presente in noi è ciò che desideriamo nel pensiero.

Quindi se in noi c'è desiderio di conoscere Dio vuol dire che ci siamo svegliati alla voce di Dio e abbiamo risposto.

La risposta matura in questo: porto Dio nel mio desiderio, desidero conoscerlo.

Allora tutte le cose che riguardano Dio mi sensibilizzano, perché ho questo interesse.

Allora resto sensibilizzato.

Invece se non sento in me il desiderio di conoscere Dio, di capire sopratutto le Parole di Dio, le cose che riguardano Dio, vuol dire che non ho risposto a tutte le offerte che Dio mi ha fatto, a tutte le concessioni che Dio mi ha fatto, a tutte le visite che Dio mi ha fatto, io non ho risposto.

R.: Il rapporto è più personale.

Luigi: Il rapporto diventa personale sì, il rapporto d'amore è essenzialmente un rapporto personale.

In un primo tempo della nostra vita Dio ci fa vedere le sue opere, ci fa vedere gli altri come si comportano, quelli che credono, quelli che non credono.

Poi a un certo momento il rapporto diventa personale: è lì che matura la personalità, proprio in quanto ti trovi di fronte a una parola che ti propone qualche cosa di Dio e tu devi dare una risposta, non può più l'altro pregare per te, rispondere per te.

No sei tu che sei impegnato.

R.: E più l'anima è interessata più Dio la illumina.

Luigi: Certamente, è una progressione crescente fino alla vita eterna.

Infatti: "Colui che crede in Me, che beve l'acqua che Io gli darò, avrà in se stesso una sorgente d'acqua viva crescente alla vita eterna".

Quindi abbiamo una crescita nella vita eterna, di amore, d’interesse, perché più conosce e più desidera conoscere e allora questo cresce e abbiamo questa grande purificazione dell'anima che diventa capace di arrivare a conoscere Dio in vita eterna.

F.: Questo primo tempo che Dio si concede, è per tutti?

Luigi: Dio vuole salvare tutti e siccome la salvezza passa attraverso la concessione di Dio, se Dio per primo non si concede l'anima da sola non può assolutamente svegliarsi.

Per cui se si sveglia la grazia è di Dio.

Per cui coloro che si svegliano dicono:"Grazie Dio, sei Tu che sei venuto a trovare me".

Coloro che invece rifiutano, la colpa è tutta loro, perché Dio è venuto ma io non mi sono interessato di Lui

F.: E questo interesse, desiderio per Dio noi possiamo perderlo....

Luigi: Lei capisce che sei lei dice: io desidero conoscere Dio ma poi non s’interessa di Dio è una cosa fasulla.

Ma allora diciamo solo delle parole come coloro che dicono io ho fede e poi dopo non si interessano di Dio.

Se tu hai fede in quanto hai fede ti interessi di Dio, quello è desiderio per Dio.

Se hai interesse per Dio, vuol dire che c'è stata questa risposta a Colui che ti stava sollecitando.

Se non c'è questo interesse è perché hai risposto no, perché avevi altro da fare: i buoi i campi la moglie: "Allora questi non gusteranno la mia cena".

Qui il giorno tramonta e il Cristo non può più operare.

Il Cristo può operare solo là, dove il Padre opera: "Io vengo a compiere le opere di Colui che mi ha mandato", dove non vede l'opera del Padre non opera.

Quindi l'opera del Padre è per formare in noi l'attrazione.

Cristo viene per portare a compimento quest’attrazione, questo desiderio.

"Tu hai desiderio di conoscere Dio? Io vengo per farti conoscere Dio"

Ma viene là, dove il Padre ha seminato là, dove non c'è questo desiderio non opera.

Quindi insegna a noi a rispettare sempre l'iniziativa di Dio.

Non costringere un'altro a mangiare se Dio non l'ha portato nella fame.

La fame è opera di Dio, noi invece io più delle volte vogliamo far mangiare uno che non ha fame e rifiutiamo il pane a chi magari ha fame.

Questo vuol dire che usciamo dai quadri dell'operare di Dio.

Dobbiamo imparare invece a vivere sempre nel Pensiero di Dio, cioè nell'iniziativa di Dio e Cristo te lo insegna.

Lui non fa niente se non lo vede fare dal Padre là, dove non vede il Padre operare il giorno è tramontato, Lui non può operare non può portare a compimento.

F.: Entrati invece nel giorno senza tramonto cioè.....

Luigi: Là dove c'è un rapporto giusto, tutte le cose che sono ingiuste, sono soggette a tramonto, valgono solo come mezzi per introdurci.

Ma sono dei mezzi sono concessioni.

Là dove c'è un rapporto di verità qui, s’inaugura un rapporto che diventa eterno.

Non è più modificabile, che non si modifica, perché Dio stesso lo approva.

Questo è un inizio di vita eterna, là dove la creatura si dedica a piacere a Dio, cerca di piacere Dio.

Ma prima Dio ha cercato di piacere alla creatura, adesso la creatura cerca di fare quello che piace a Dio, perché riconosce quello che piace a Lui, qui abbiamo un rapporto vero, eterno.

F.: Questo giorno può essere anche una notte, non più un giorno....

Luigi: No dico, anche la notte qui diventa giorno, tutto diventa luminoso perché nel rapporto di giustizia, che è un rapporto di luce, la creatura è approvata, quindi anche la notte, anche l'assenza di Dio, diventa una Parola di Dio, la notte diventa luce e tutto diventa positivo, anche la morte è assorbita dalla vita.

S.: La creatura si apre a Dio, inizia il giorno senza tramonto, in questo giorno senza tramonto Dio continua la concessione alla creatura nella misura in cui la creatura ne ha bisogno.

Luigi: Certo, ma non è più sottomissione alla creatura, perché la creatura che è sottomessa, trova Dio che non fa altro che approvarla.

Cioè porta a compimento quello che la creatura desidera.

Ma qui abbiamo un rapporto di verità perché qui la creatura non desidera più se stessa.

La concessione c'è in quanto io ho un desiderio diverso da Dio, desidero una caramella, Dio soddisfa il mio desiderio. Il mio desiderio non è Dio.

Siccome noi siamo informali, noi in un primo tempo desideriamo tutte le cose che vediamo.

Vedo un albero, desidero l'albero, vedo un campo desidero un campo, vedo una casa desidero una casa.

Tutto è motivo di desiderio perché ancora non conosciamo quello che dobbiamo desiderare.

Dio interviene, viene in questi desideri che non sono di Lui, interviene per rivelarmi la sua presenza.

Adesso scoprendo la sua presenza ho la possibilità di interessarmi di Lui.

Se uno non rivela la sua presenza...la chiave di tutto è la presenza.

Se Dio non rivela per primo la sua presenza là, dove io sono, io non ho la possibilità di entrare in rapporto con Lui. Dio concede la sua presenza alla creatura a costo di morire, a costo di lasciarsi uccidere da me.

Dio rivela la sua presenza, perché soltanto rivelando la sua presenza da me la possibilità di un rapporto, io non posso essere in rapporto con il nulla.

Tutta la creazione praticamente è una concessione per rivelare a noi la sua presenza affinché noi, qui abbiamo la risposta, affinché noi ci dedichiamo a Colui che si è annunciato.

Dio ti ha chiamato, adesso sei tu che devi rispondere alla sua chiamata, in questa risposta si stabilisce il rapporto giusto e Dio adesso lavora su questa risposta, per integrarla per portarla a compimento.

R.: Però Dio non ci abbandona mai.

Luigi: Però noi esperimentiamo la sua assenza.

R.: È vero che Cristo si concede alla creatura, per un certo tempo per agganciarla eccetera, poi a un certo momento se ne va e noi rimaniamo lì, cosa faccio adesso?

Veramente posso solo dire quello che capita a me, mi ricordo che una volta mi ero a messo con la febbre tre giorni, Cristo se ne era andato è stata una cosa terribile, mi guardavo e non mi riconoscevo, io non ero più quello di prima, però Cristo non ci abbandona mai.....Dopo quei 3 giorni Lui arriva e mi ha fatta rendere conto che anche se non lo vedevo Lui era con me.

Luigi: Noi quando pensiamo cerchiamo sempre di collegare un effetto con la sua causa, per vederlo nella sua causa.

Io lo vedo in quanto lo guardo dalla sua causa, quindi ho causa, effetto e mente che cerca di raccogliere quello in questo e sarebbe il fine quindi.

Non basta collegare effetto con la causa.

Io sono soddisfatto quando vedo perché la causa ha prodotto questo effetto qui.

Ma quando vedo perché la causa ha prodotto questo effetto?

Solo quando vedo l'essenza della causa.

Ah! Ho capito perché questa causa fa quest'effetto, mi capisci?

F.: Sì però mi è difficile vedere il collegamento con Dio.

Luigi: Noi da soli non possiamo assolutamente.

Noi portiamo in noi Dio e proprio perché portiamo in noi Dio, noi siamo insoddisfatti di tutte le cose che vediamo.

Noi vediamo questo incompiuto e perché vediamo questo incompiuto?

E non ci rassegniamo, perché l'animale si rassegna?

Cosa c'è di diverso?

Ora evidentemente in noi c'è un’esigenza, e cosa è questa esigenza?

Se io di fronte a cose che passano sono insoddisfatto evidentemente è perché io ho dell'eternità dentro di me e sono soddisfatto solo in quanto vedo le cose eterne.

Se vedo una cosa che non è eterna, punto interrogativo, ma perché?

Perché l'animale non chiede perché ?

Ora evidentemente perché noi abbiamo l'infinito in noi, abbiamo l'Assoluto in noi, abbiamo l'eterno in noi e questo eterno ci fa subire una passione.

Questa passione può essere soddisfatta solo se noi alziamo gli occhi.

Cioè se superiamo il pensiero del nostro io.

Perché se io credo di rendere eterna una cosa che mi sta passando, io mi sobbarco una fatica infinita, tutta la vita, perché debbo dedicare tutto il mio pensiero, tutta la mia vita per cercare di rendere eterna quella cosa.

Ma il fallimento è scontato.

Se io cerco di rendere eterno il mio corpo, posso cercare di imbalsamarlo ma il fallimento è scontato.

A un certo momento mi accorgo che il mio corpo invecchia.

Metto cipria, creme cure, estetica, una cosa e l'altra ma la sconfitta è scontata.

Io non riesco a rendere eterno il mio corpo.

Allora senti, smettila di cercare di rendere eterno quello che non è eterno.

Alza gli occhi per vedere ciò che è eterno.

Il che vuol dire che tu arrivi al fine, non cercando di trasformare quello che non è eterno in eterno, ma alzando gli occhi a quello che è eterno.

Tutta la fatica dell'uomo sta lì, noi cerchiamo di rendere eterna una cosa che non è eterna.

Il problema sta nel capire, non nel trasformare.

Se tu cerchi di operare, di agire (il principio-relazione), il principio è il Verbo, il Verbo è conoscenza del Padre.

Quindi il problema non sta nell'agire.

Tu quando cerchi di agire, siccome hai la passione di Assoluto, tu cerchi solo di rendere eterno una cosa che è scontato che non può essere eterna.

Perché eterno è altro.

Quindi smetti di agire, ma alza gli occhi e cerca di capire.

E Marx diceva il problema non è quello di capire, il problema è quello di agire, se una casa brucia il problema non lo risolvo cercando di capire ma, agendo per spegnere il fuoco.

Vede come c'è un’apparenza che ci inganna, mentre il problema si risolve nel capire.

F.: Si capisce che solo nella conoscenza c'è l'eterno però è difficile capire come si fa.

Luigi: Seguendo il Cristo.

Poi il Vangelo è facile, vedi che argomenti ti dice?

È proprio seguendo Cristo che Lui ci insegna.

Lui lo fa per noi.

Lui già lo fa in Sé ma, tutto quello che Lui fa, lo fa per farci vedere come si è generati dal Padre e come si diventa figli, per renderci partecipi, ecco l'adozione.

"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me", è Lui che facendo quello che io non ho la possibilità di fare, dà a me la possibilità.

Per cui noi entriamo nella conoscenza di Dio, nella gloria di Dio per grazia di Dio.

Z.: Nella realtà Padre, Figlio e Spirito Santo è tutto compiuto.

Luigi: Come il tempo.

Il tempo è relativo a noi, non è relativo a Dio.

Il tempo è per noi, e così anche l'incompiuto è per noi, mica per Dio.

Per Dio tutto è compiuto, è tutto relativo solo riguardo a noi, movimento verso-.

Attraverso la conoscenza c'è la comunicazione dell'essere.

Se io ricevo conoscenza di Dio, ricevo l'essere di Dio, se io ricevo la conoscenza della verità, ricevo la verità.

R.: Se è vero che in noi c'è il Pensiero di Dio e che noi possiamo unicamente pensare Dio con il suo pensiero si arriva alla conoscenza, "In principio era il Verbo e il Verbo era in Dio".

Y.:È Dio che ci aiuta e che ci prende per mano.

Luigi: Ma il dono più grande che ci ha dato è averci dato il suo Pensiero.

Quello è il dono più grande per cui noi possiamo pensare Lui.

Tu puoi fermare la tua macchina e fermarti a pensare Dio.

Ma è una meraviglia.

Ora noi non potremmo pensare Dio se Dio non avesse dato il suo Pensiero a noi.

Io posso restare con Lui tutto il tempo che voglio.

Ora Lui è la vita eterna, ma se io resto con Lui, resto in vita eterna.

Io posso fermarmi con Lui.

E come se avessimo un amico importantissimo e noi possiamo restare con lui tutto il tempo che vogliamo, possiamo andarlo a trovare quando vogliamo, ma è una meraviglia.

Ora Dio ha dato Se Stesso a noi.

Y.:Se noi riportiamo tutte le cose a Dio, il Pensiero di Dio ci porta al Padre e dal Padre poi noi conosciamo il Padre e poi è sempre Pensiero di Dio?

Luigi: Gesù mi fa anche capire perché io sono disunito a Lui, perché non sono in contatto con Lui, perché ho perso il contatto con Lui.

Gesù dice che il Padre non lo lascia mai solo perché Lui fa sempre ciò che piace al Padre.

Dicendo questa cosa mi rivela quali sono le condizioni dell'unione.

Noi restiamo uniti in quanto facciamo quello che fa Cristo.

Ora questo fare non è mica fare esterno, sopratutto pensiamo quello che pensa Cristo, raccogliamo come raccoglie Lui.

Quindi avviene tutto per mezzo di Lui perché noi soli, non immagineremmo nemmeno di fare questo lavoro.

P: "Io debbo compiere le opere del Padre mio".

Lui le deve compiere in noi perché in Lui è già tutto compiuto.

Dall'idea di Dio alla presenza di Dio ce ne passa, qui hai la certezza di una presenza e come quando uno pensa a una persona che non è in una stanza e poi quella persona entra.

C'è quindi una conoscenza per sentito dire del Figlio che è conoscenza, che noi chiamiamo conoscenza, ma non è ancora vera conoscenza, c'è questa differenza qui, Cristo ci spiega le sue parole alla sua presenza.

Luigi: La vera conoscenza avviene nel Padre, dal Padre.

Perché contemplando tutte le cose nel Padre, hai la certezza dello Spirito Santo, lo Spirito Santo è proprio questa contemplazione dell'opera di Dio nel Padre.

Ora tu la contempli nel Padre in quanto la vedi dal Padre e questo è lo Spirito Santo che è poi Spirito di certezza.

Infatti, lo Spirito Santo è Spirito della presenza, non sei più tu che pensi, tu constati la presenza in te del Padre e del Figlio.

Lo Spirito Santo è Spirito di questa presenza.

P. Io sono ancora alla ricerca della formazione del Pensiero di Dio....

Luigi: Ma il pensiero ti è dato, è dato a te senza di te, tu si portatore del Pensiero di Dio.

La presenza del Pensiero di Dio in te, ti fa subire una passione, per cui hai interesse per- e sei insoddisfatto di tutto il resto, ti possono inondare di miliardi ma tu sei insoddisfatto, mentre in una baita tu sei felice se conosci Dio.

Tutti i nostri problemi son tutte conseguenze di questa presenza qui, naturalmente tutti questi problemi non risolti in Dio ti fanno ingolfare in tanti altri problemi di mondo che ci torturano, che ci affannano, che ci portano alla morte.

Noi non ci accorgeremmo che una cosa è incompiuta se non avessimo presente il compiuto.

Come fai tu a capire che una cosa è incompiuta?

È sempre un rapporto.

L'animale non può capire che una cosa è incompiuta, come mai noi ci rendiamo conto che questa cosa è incompiuta? È perché noi abbiamo presente il compiuto.

Perché ho presente che una cosa è finita?

È perché ho presente l'infinito.

Come mi accorgo di un frammento?

Io non mi accorgerei di un frammento se non avessi presente il tutto.

Io mi accorgo di un frammento di vaso solo se ho presente il vaso, altrimenti no.

Quindi è questa presenza del tutto, dell'infinito, del compiuto che mi fa vedere l'incompiuto e allora questo mi mette in movimento.

Principio, opera e fine; fintanto che non arriviamo alla finalità, noi siamo sempre nell'incompiuto anche se come dico vediamo Dio che opera tutto, vediamo tutto come opera di Dio, noi siamo ancora nell'incompiuto.

L'uomo non ha mai sentito parlare di Dio ma è un portatore del Pensiero di Dio.

Quando tu stai portando un abito, puoi anche non sapere chi l'ha fatto e come l'ha fatto, però l'abito lo porti addosso.

Ogni uomo si caratterizza dall'animale in quanto è portatore di Dio e se porta una cosa con sé presto o tardi ci sbatte il naso dentro.

Non è il sentito dire, non è il sentito dire che mi comunica Dio.

Se io sono un animale, mi possono parlare da mattina e sera di Dio ma io non capisco mica niente.

Perché non capisco niente?

Han provato a parlare a un cane o a una scimmia di Dio e puoi moltiplicare le parole, hai voglia, se dai una banana alla scimmia, la scimmia ti capisce e ti ama anche.

Ma se tu gli parli di Dio, non capisce niente e come mai allora l'uomo capisce?

D.: Per l'intelligenza....

Luigi: Ma nossignore intelligenza, è per la Presenza che porta in se di Dio, è quello che noi abbiamo presente in noi che ci fa capire, noi ci scusiamo dicendo intelligenza, cosa vuol dire intelligenza?

Noi ci riempiamo di parole: intelligenza, amore, giustizia, sentimenti, vita, morte e non capiamo un cavolo.

Cosa è l'intelligenza?

È presenza dell'Assoluto in noi.

Anche l'animale ha un’intelligenza.

Quello che ti fa sentire il problema di Dio, che ti pone il problema di Dio, il problema dell'incompiuto...tu vedi la relatività del tutto...tutte le cose non ti danno pace perché porti Dio con te.

Noi portiamo Dio in noi e non lo conosciamo non sappiamo chi sia.

Fintanto che non sappiamo chi sia noi subiamo la passione dell'Assoluto.

Con questa passione vedo questo registratore e voglio che sia Assoluto.

Solo che a un certo momento si rompe, si guasta, si modifica, diventa brutto e io lì a verniciarlo perché voglio che resti sempre.

È la mia passione d'Assoluto che tende a rendere assolute, infinite tutte le cose.

E fintanto che non capisco che lo devo lasciare invecchiare e alzare gli occhi e lasciar perdere il mio registratore, perché il mio futuro non è nel registratore.

Tutti noi sbagliamo luogo, passiamo tutta la vita a cercare stelle alpine in un campo di grano, l'ho detto mille volte, ma come mai non trovo Dio?

E già stai cercando stelle alpine in un campo di grano e sbagli tutta la vita...e all'ultimo ti accorgi che la tua vita non è servita a niente.

Ma non lo sapevate?

"Che io mi debbo trovare nelle cose del Padre?"

Dovevate saperlo!

Il problema è tutto lì.

Essendo portatori di Dio noi abbiamo questa passione per Dio e noi sbagliamo luogo, cerchiamo Dio nelle creature, vogliamo che le creature siano come Dio ma le creature non possono essere come Dio.

E tutto ciò che noi amiamo, vogliamo che sia come Dio.

Fintanto che non ci decidiamo a superare tutto di noi per alzare gli occhi a Dio, e non possiamo alzare gli occhi a Dio se non avessimo Dio in noi, quindi se non ci decidiamo a guardare Dio e non posso guardare Dio se Dio non è in me, quindi Dio mi fa il dono per darmi la possibilità di guardarlo, ma debbo guardarlo altrimenti sbaglio tutto.

N.: Hai ragione, noi facciamo un cattivo uso delle parole, crediamo di conoscere, l'uomo comune a differenza delle bestie è anche ansioso, diciamo che l'ansia è paura malessere per qualcosa di sconosciuto, cosa vuol dire qualcosa di sconosciuto?

Qualcosa che non conosciamo, cioè i segni noi li abbiamo, però non li comprendiamo, non arriviamo al significato, noi portiamo in noi il bisogno di portarli nella verità, di unificarli....oscuramente lo sentiamo tutti che se riuscissimo a raccogliere tutti questi pezzetti, queste tessere di verità in un unica verità saremmo a posto. 

Allora questa passione di Assoluto, rivolta a qualcosa che non è Assoluto, quindi staccata, separata dal Pensiero di Dio, genera in noi ansia, malessere, inquietudine, la cosa si rimedia solo quando tu unisci la passione di Assoluto che hai in te con il Pensiero di Dio che hai in te, in quel momento tu inizi la vita eterna, non sei ancora soddisfatto però non hai più l'ansia, non hai più quelle paure di cui non conosci l'origine.

Cominci, come dicevi a lui, cominci a cantare, poi che tu dica "Ma io trovo difficoltà a vedere la generazione del Figlio dal Padre, trovo difficoltà a vedere lo Spirito Santo", non è poi tutto vero perché ci sono delle cose che oramai ci dicono che c'è dello Spirito Santo in noi, delle certezze ce ne sono già.

Si non ho ancora l'insieme di tutte le certezze ma ne ho tante e mi rendono già la vita molto più facile molto più vivibile, mi tengono viva la speranza, mi tengono vivo il pensiero che arriverò a vedere qualcosa...purché non mi separi.

F.: Quindi Gesù qui in questo versetto mi fa capire che è venuto in noi per portare a compimento...ed è già una grossa luce...poi però non ci fa vedere come si fa...dà la luce a questo cieco...però non è quella luce il portare a compimento...

Luigi: Quello è soltanto un segno, è un segno che lui porta a compimento, la luce al cieco è poi la luce ad ognuno di noi, abbiamo detto che il cieco è il vero uomo

Dopo aver esperimentato gente che diceva: "Io vedo", finalmente un uomo cieco, vero autentico e Lui dando la luce a quest’uomo cieco fisicamente, ci fa capire che è Lui che da la luce alla nostra cecità spirituale.

Qui abbiamo il compimento, la conoscenza perché attraverso la conoscenza abbiamo la comunicazione dell'essere.

P.: A me resta un dubbio, cioè il Figlio porta a compimento in noi, relativamente a noi perché in Sé, Lui è già compiuto, nel campo dell'Assoluto....

Luigi: L'incompiuto è solo relativo a noi, non è certamente relativo a Dio, come il tempo è relativo a noi.

P.: Tempo addietro si era già parlato di questo portare a compimento nel capitolo 4: "Il mio cibo è far la volontà del Padre".

Io ricordo questo, forse ho capito male, quello che il Figlio dice lo dice per noi perché è Verbo incarnato.

Però lui dice una verità che è vera di per sé, dice: "Il Figlio non fa nulla se non lo vede fare dal Padre".

Lui lo dice a noi per insegnarci a diventar figli ma in realtà Lui non fa nulla se non lo vede fare dal Padre.

Quello che è valido nel campo relativo a noi è anche valido nel campo dell'Assoluto e avevo capito che questo valesse anche per il portare compimento, cioè per la relazione che c'è tra Padre e Figlio, c'è un compimento lì.

Luigi: No no un momento il Figlio è Dio, in Dio non c'è niente da realizzare, in Dio tutto è realizzato

P.:Il Padre genera il Figlio e il Figlio porta a compimento l'opera del Padre riconoscendo Sé come generato dal Padre.....

Luigi: No, Lui contempla soltanto il Padre, direi non conosce Se, è tutto pensiero di-.

Ora quando noi siamo tutto pensiero di..... se io sono tutto pensiero di questo registratore, guardo il registratore, non conosco mica me stesso, vedo quello che ho presente, sono pensiero di-.

Il Figlio è tutto Pensiero del Padre, contemplando il Padre, guardando il Padre, il Padre dimostra al Figlio quello che il Padre fa, è qui che il Figlio prende consapevolezza.

P.: Non è un portare a compimento, prendere consapevolezza?

Luigi: Va bene ma non è un compimento come lo intendiamo noi che sia un incompiuto, noi dobbiamo per forza parlare in questi termini qui.

Sembra che ci sia un tempo che scorra, per cui il Padre genera il Figlio.

Il Figlio essendo Pensiero del Padre, guarda il Padre, guardando il Padre conosce Se Stesso,siamo nell'eternità.

Ora nell'eternità non c'è il flusso di tempo.

Gesù dice "Il Padre è maggiore di me".

Certo è il Principio del Figlio quindi è Colui che genera.

No, un tempo non c'è, certo noi per spiegarci usiamo delle parole e c'è una successione, ma le cose avvengono in noi così.

Certamente in Dio tutto è compiuto, quindi non c'è un tempo di compiutezza e un tempo di incompiutezza.

Il bambino prima conosce sua madre, prima di conoscere se stesso.

Già lì vediamo l'errore di chi dice: "Conosci te stesso e dopo conoscerai Dio".

Ecco come costruiamo i nostri problemi.

Lei prende un bambino, lui è tutto sguardo del padre o della madre e guardando il padre e la madre a un certo punto si rende conto che lui è figlio di padre e di madre, ma prima di conoscere se stesso conosce solo padre e madre. Conoscendo il padre e la madre, a un certo punto questi gli dicono: "Tu sei mio figlio"..... e il bimbo inizia ...ma è tutto un riflesso dei genitori il bambino...e tutto questo è segno di questa Trinità di Dio.


 - Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 Secondo tema. RIASSUNTO - Lunedì.


Titolo: I due giorni dell'opera di Dio.


Argomenti: Il pane e la fame – La forma dell’assoluto – La concessione di Dio all’uomo – La fede – Il Maestro è uno solo – Il sì e il no a Dio – I maestri ciechi – Le concessioni di Dio – Le due presenze di Dio – La confessione – Il digiuno – Molteplicità d’interessi – Guardare Dio – La legge non salva.


 

19/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


- Riassunto -


Luigi: L’incompiuto è solo nell’uomo.

In Dio tutto è compiuto.

L’opera che Gesù è venuto a portare a compimento, non è in Dio, è nell’uomo.

Nell’uomo c’è l’incompiuto, in noi.

Luigi: Giorno uguale luce.

Luce uguale presenza.

Alla presenza di-, noi possiamo operare.

Senza la presenza di-, facciamo niente.

“Non sempre avrete Me”.

“Fintanto che Io sono con loro”.

Presenza è essere con-.

Se Dio è con me, non è detto che io sia con Dio.

Cioè una persona può essere vicina a me, non è detto che io sia vicino a quella persona.

Fisicamente c’è reciprocità di vicinanza.

Tra le persone non c’è necessariamente reciprocità di vicinanza.

Non è la presenza fisica che conta, quello che conta è il pensiero.

La presenza spirituale.

Quindi le presenze vere si realizzano nel pensiero.

Noi siamo vicini in quanto abbiamo lo stesso pensiero.

Non è la nostra volontà che ci fa restare assieme.

La nostra volontà conta niente.

L’unità non dipende dalla nostra volontà.

Chi fa restare insieme è un pensiero.

Infatti nell’ultima preghiera Gesù non dice a noi: “Restare insieme”.

Dice al Padre: “Mantienili uniti”.

“Falli tutti una cosa sola”, lo dice al Padre.

È solo Dio che ci mantiene uniti tutti sotto la stessa tenda.

È il fine che ci mantiene uniti.

Ma se abbiamo fini diversi, non basta la volontà, i sentimenti, le promesse e i voti per tenerci uniti.

Luigi: Se Dio per primo non si concede, la creatura non può concedersi.

Quindi Lui per primo si concede.

Se noi non riceviamo amore, noi non siamo capaci di amare.

Quindi Dio il Creatore, per primo ci ama, ci dona il suo amore, affinché noi lo possiamo amare.

 Non è detto che lo amiamo.

Però se Lui per primo non si concede, noi certamente non possiamo amarlo.

Noi possiamo amarlo, quindi diventiamo responsabili di una scelta.

Amare vuol sempre cercare di capire, di conoscere l’altro.

Amare non è né sentimento, né parole, amare è interesse per capire.

Quando uno ama, ha sempre interesse per capire l’altro.

Il giorno si spegne, là dove si spegne nella creatura l’interesse per capire e per conoscere Dio.

Là dove si spegne l’attrazione per Dio.

Là dove non c’è attrazione per Dio, il giorno è finito.

Io non posso far mangiare una persona che non ha fame.

Se si spegne la fame, si spegne la possibilità di farti mangiare il pane.

Dio è il pane ma richiede la fame della creatura.

Dio opera in un primo tempo per formare la fame nell’uomo.

“Manderò la mia fame sulla terra”.

Quando ha fame, la creatura è nella possibilità di mangiare il pane.

Allora Lui diventa pane che risponde a questa fame.

Ma prima Lui deve formare la fame in noi.

Luigi: Fintanto che in noi c’è attrazione per Dio, c’è desiderio di conoscere Dio, qui il Figlio può operare.

“Nessuno può venire a Me, se non è attratto dal Padre”.

Dove Lui vede l’attrazione per il Padre, Lui opera e porta a compimento quello che il Padre ha seminato.

Cosa vuole dire quello che il Padre ha seminato?

Il Padre semina formando la fame, l’attrazione

Il Figlio subentra per portare a compimento quello che il Padre ha iniziato.

Per cui si richiede che la creatura sappia già quello che vuole.

Allora lì subentra il Figlio.

Bisogna però che la creatura abbia maturato in sè il suo autentico bisogno di conoscere Dio.

Allora Gesù diventa la guida, diventa la strada, diventa il maestro che mi conduce a conoscere Dio.


- Conversazione -


A.: Il primo giorno quando Dio si concede ai nostri desideri, è un rapporto ingiusto, ma perché è ingiusto se lo ha formato Lui in noi questo desiderio?

Luigi: Lui opera per formare in noi la fame.

La fame uno la esperimenta in quanto Lui per primo si concede ai nostri desideri.

Noi siamo desiderio di assoluto ma il nostro desiderio di assoluto è un desiderio informe, non ha un nome.

Per cui io creatura, con il mio desiderio di assoluto, mi posso rivolgere a un albero, a una casa a una creatura.

E mi rivolgo con questa passione d’assoluto.

Per cui tutto quello che amo, lo amo con la passione d’assoluto, cioè voglio che sia assoluto.

È una passione informe, che non ha ancora un nome.

È come l’acqua che prende forma dal recipiente in cui la metti.

Quindi noi abbiamo quest’acqua, questa passione d’assoluto che è una conseguenza della presenza di Dio in noi, però quest’acqua, assume la forma del recipiente in cui la mettiamo.

Se noi ci rivolgiamo ad una creatura, ad un uomo, prendiamo la forma di—

Dio opera per condurre questa nostra passione d’assoluto verso di Lui.

Perché Lui solo è l’assoluto.

Tutte le altre creature sono dei segni.

E come segni sono finiti, non sono assoluti.

Sono quindi incompiuti in sé.

E noi pretendendo che siano assoluti, infiniti, iniziamo una grande tribolazione, perché fatichiamo tutto il tempo per rendere assoluta, una cosa che non può essere assoluta.

Se noi ci rivolgiamo al nostro corpo, noi vogliamo che il nostro corpo sia assoluto.

E allora cominciamo a puntellarlo a destra e sinistra perché non caschi.

Ma noi tutti i giorni moriamo un poco.

Noi cominciamo a morire dal primo giorno in cui nasciamo.

E noi cerchiamo di tenere su il nostro corpo ma la partita è persa in partenza.

È una lotta continua contro la morte ma la partita è persa fin dall’inizio.

Lì maturano tutti questi desideri ed è lì che Dio si concede.

Per cui durante la giornata io ho bisogno di una caramella e Dio mi concede la caramella.

E concedendomi la caramella, mi annuncia una grande cosa, mi annuncia che Lui c’è.

“Io desideravo questo e sono stato conosciuto, sono stato compreso”.

È Dio che si è concesso.

Ma lì non finisce mica la cosa.

Il giorno dopo io gli chiedo la caramella e Lui me la rifiuta.

E mi dice: “Guarda amico, io non ti ho creato perché tu mangiassi caramelle”.

A.: E questo lo fa per agganciarci.

Luigi: Per agganciarmi, per farmi capire che Lui c’è.

E poi scopro che non è Lui che deve dare caramelle a me ma sono io che devo dare caramelle a Lui.

A.: E poi viene Cristo...

Luigi: Cristo viene là, dove la mia passione d’assoluto si è orientata ad un fine, ha avuto un nome.

Quando ho capito quello che devo volere.

“Signore io ho bisogno di te, ho bisogno di conoscere te”.

Qui c’è l’opera del Figlio, perché qui il Figlio vede l’opera del Padre.

Qui l’anima ha maturato in sé la convinzione che ha bisogno di Dio.

Allora qui abbiamo il Figlio che viene a rispondere alla creatura non dandogli la caramella, ma viene a rispondere all’opera che il Padre ha fatto nella creatura.

A.: E se io lo seguo, entro in questo giorno senza tramonto.

Luigi: Sì.

A.: E se invece non lo seguo, inauguro la notte senza mattina...

Luigi: Quando non sono attratto da Dio, Cristo è impossibilitato ad aiutarmi.

“Cristo non potè fare nessun miracolo a Nazareth, perché non c’era fede in Lui”.

La sostanza della fede è attrazione per Dio.

È desiderio di conoscere Dio.

La fede non dura sempre.

La fede matura in conoscenza.

Se non matura in conoscenza si perde.

Perdiamo la fede e perdiamo la speranza.

O la fede e la speranza vengono assorbite nella carità, cioè nell’amore per Dio, nel desiderio di conoscere Dio o altrimenti la fede e la speranza se ne vanno.

Non possiamo trattenerle.

La fede è come un ponte di neve.

Quando cammini su un ponte di neve devi affrettarti, perché la neve si scioglie sotto i tuoi piedi.

Se noi restiamo fermi la neve si scioglie e il cammino si disfa.

Quindi la fede è neve che ci è data per camminare, se non cammini si disfa sotto i tuoi piedi.

E quando tu vai a cercarla, t’accorgi che la fede non c’è più, non riesci più a credere.

Non dipende dalla nostra volontà la fede.

Non basta volere avere fede.

Noi non siamo liberi di credere o di non credere quando vogliamo.

La fede viene da Dio.

Ma se noi non approfittiamo della fede che Dio ci dà per camminare verso la conoscenza, questa noi la perdiamo.

E così perdiamo il Cristo.

A.: Quindi siamo noi con il nostro rifiuto che determiniamo questo tempo.

Luigi: No, tutto quello che si determina è sempre opera di Dio.

È il nostro rifiuto che è nostro.

L’adesione è grazia di Dio.

Quando siamo attratti da Dio, quando sentiamo il desiderio di conoscere Dio, questo è grazia di Dio, è dono di Dio.

Desideri conoscere Dio?

È grazia di Dio, non è opera tua.

Non sei tu che scegli Dio, è Dio che sceglie te.

Quindi quello è dono di Dio.

Non senti desiderio di conoscere Dio?

Questo non è più dono di Dio, questo è tuo rifiuto.

“Io ho i buoi, i campi, la moglie”, “Non gusteranno la mia cena”, dice il Signore.

Entreranno gli zoppi, i ciechi, i malati, i morti, tu no, tu non puoi entrare.

B.: L’attrazione per Dio viene da Dio ma il desiderio di conoscere viene dall’uomo.

Luigi: No, è tutto dono di Dio.

Dall’uomo viene soltanto il no.

Se tu dici sì a Dio è per grazia di Dio.

Il no invece è soltanto opera nostra.

Il no è un difetto.

Dove c’è il compimento, lì è grazia di Dio.

Dove c’è il difetto, lì è opera della creatura.

Tu non puoi dire sì a Dio, se Dio in qualche modo non si presenta a te.

Quindi tu aderisci a Dio, in quanto Dio per primo si è presentato.

Quindi il dono è di Dio.

B.: E allora perché Dio ci toglie il desiderio di Lui?

Luigi: Il desiderio non è Dio che ce lo toglie.

Perché Lui ci ha creati proprio come passione, come desiderio.

Il desiderio per Dio, si spegne in noi, in quanto si moltiplicano i nostri desideri.

Sono i molti desideri che spengono in noi il desiderio di Dio.

Se io ho altri interessi è perché lì c’è il pensiero del mio io.

Il mio io moltiplica i miei amori e i miei interessi e questo estingue in me il desiderio per Dio.

Per cui un amore mi annulla l’altro.

C.: E dalle tenebre non si può uscire?

Luigi: C’è tenebra e tenebra.

Tant’è vero che l’uomo cieco, è l’uomo nella sua vera dimensione.

L’uomo cieco è la creatura autentica che ama la luce, che invoca la luce.

Infatti Gesù dice che essere ciechi non è essere in colpa.

La colpa sta quando un cieco dice di vedere.

La notte che mi mette in colpa è quella in cui io ho desideri diversi da Dio.

Quando io dico che non ho bisogno di conoscere Dio, perché già conosco.

È quando io, anziché essere discepolo che invoca la luce, io dico di vedere e mi faccio maestro.

Qui incomincia la colpa.

No, Maestro è sempre il tuo Signore, il tuo Dio.

Tu mantieniti sempre in situazione di ascolto e di desiderio di capire.

Noi siamo creati come discepoli, il Maestro è sempre uno solo.

Quindi eternamente noi dobbiamo essere discepoli.

Discepoli quindi sempre attenti a quello che il Maestro ci sta dicendo.

Cercando di capire quello che Dio ci dice.

In tutte le cose è Dio che ti sta parlando, stai attento che c’è una lezione per te.

Quando invece dico di sapere è finita.

Dio non ci abbandona mai, quindi cerca di farci capire che ciò per cui noi stiamo trascurando Lui, vale poco.

Per cui Lui ci annulla quei valori per cui viviamo.

Certo se noi perduriamo nel nostro errore di preferire il mondo a Lui, noi ci troviamo nella impossibilità di partecipare alle cose di Dio.

Quindi ci troviamo in questa notte che ci rende impossibile seguire il Cristo.

Dio operando, a poco per volta cerca di farci rinsavire.

Magari se non prima, in punto di morte rinsaviamo.

C.: La fede ci viene da Dio, però c’è anche la nostra partecipazione...

Luigi: La nostra corrispondenza sta nel fatto di apprezzare questa fede.

Quello che io non apprezzo, non stimo, lo perdo.

E quando lo apprezzo?

Quando mi occupo di quello che mi propone la fede.

La fede mi annuncia che Dio è il Creatore di tutte le cose.

E quando è che io apprezzo questa fede?

Quando sto attento a Dio che è il Creatore di tutte le cose.

Quando accetto tutto da Dio.

Quando cerco di capire il significato di tutte le cose che Dio mi manda.

Allora qui cammino nella fede, allora qui do valore alla fede.

Se invece io non accetto tutto da Dio o non mi preoccupo di capire il significato delle cose che Dio mi  manda, vuol dire che non apprezzo la fede.

Allora qui la fede mi viene portata via.

E quando io un giorno vorrà credere, per trovare magari la pace in un momento difficile, io m’accorgo che questa fede non c’è più e non posso averla, perchè non dipende dalla mia volontà.

Se inizio a invocare e cercare Dio, può darsi che Dio mi ritorni la fede, ma la fede mi viene da Dio, quindi la devo cercare solo presso Dio.

Certamente la fede non dipende dai miei sforzi, dalle mie rinunce o dai miei sacrifici.

D.: In  quell’attimo che Dio ti propone la sua presenza, hai la possibilità di dire di sì.

Luigi: Per questo dico che il dire sì a Dio, è grazia di Dio.

Se io dico sì, è perché Dio si è presentato e presentandosi mi dà la possibilità.

D.: È la sua Parola che fa da ponte e ci dà la possibilità di fare il passaggio.

Luigi: Si capisce.

E.: Dio ci dà la possibilità di seguirlo e interessarci di Lui.

Luigi: Però come ho detto ieri, il metro per sapere se stiamo seguendo Cristo è l’interesse per Lui.

Se tu senti interesse per Dio, allora vuole dire che c’è questa rispondenza.

Se invece ti accorgi che hai interesse per le regole, il comportamento o la morale o le preghiere vocali ma non hai interesse per conoscere Dio, qui non ci siamo.

F.: Se Dio mi ha già fatto riconoscere che Lui è il Creatore di tutto, perché persisto nel desiderare le concessioni di Dio?

Luigi: Perché ci sono due modi di sentire una presenza.

Tu fai l’esperienza della presenza di Dio, quando Lui si concede e ti dà la caramella.

Tu hai un desiderio, Dio realizza questo tuo desiderio e tu fai esperienza della presenza di Dio.

Ma è una esperienza di presenza sentimentale.

Perché è Dio che ha risposto al tuo desiderio.

E tu non dici: “Dio come sei vero”, dici: “Dio come sei buono”.

Cioè tu ami Dio perché Dio è buono, e Dio è buono perché ti ha dato la caramella.

Invece bisogna imparare ad amare Dio per quello che Lui è, non per le caramelle che mi dà.

Fintanto che tu ami una persona per i doni che ricevi, tu non entri nel vero amore.

Si ama veramente un essere per quello che è, non per i doni che dà.

Quindi noi attualmente, amiamo Dio per i doni che ci dà.

Il giorno in cui Lui si rifiuta di darci i doni, non siamo più capaci a pregare.

“Dio non doveva farmi questo”.

L’altra esperienza della presenza di Dio, deriva dalla nostra sottomissione a Dio, dal non più cercare Dio per i doni che ci dà, ma dal cercare di conoscere Dio per ciò che Lui è e vuole.

Questa esperienza di presenza, deriva dalla Verità di Dio.

F.: Ma qui può ancora fare concessioni...

Luigi: No, a quel punto lì, la creatura non vuole più concessioni, perché vuole soltanto quello che vuole Lui.

Se tu ami, tu desideri solo ciò che vuole l’essere amato.

A te non interessa più quello che ti dà o non ti dà, a te interessa solo quello che vuole l’altro.

Allora qui siamo nel rapporto giusto, nel rapporto vero.

Quando uno non pensa a se stesso entra nella luce di Dio.

F.: Allora finché Dio si concede  e mi dà le caramelle, vuol dire che sono in difetto?

Luigi: Sì certo.

Arriva certamente il giorno in cui non ti dà più nessuna caramella.

E guai se continuasse a dartele.

Lui moltiplica i pani e poi vogliono farlo re e Lui scappa.

Lui che è Re, che è venuto per regnare e il suo Regno non  avrà tramonto.

E quando vogliono farlo re, Lui scappa.

Siamo in contraddizione piena.

Tu sei venuto per essere Re, vogliono farti re e tu scappi?

Evidentemente c’era qualcosa che non funzionava.

Il giorno dopo vanno a cercarlo e Lui dice: “Voi mi cercate perché vi ho moltiplicato i pani, non cercatemi per il pane che passa”.

Ecco che qui non mi dà più la caramella.

E alla fine del suo discorso, tutti quelli che lo seguivano se ne sono andati; “Il tuo è un parlare duro, chi lo sopporta?”.

Arriva un momento in cui c’è questa difficoltà.

Fintanto che ti moltiplica i pani, tu lo capisci perfettamente, lo applaudi...aspettalo il giorno dopo.

G.: Quando la creatura si sottomette a Dio, Dio non dà più le caramelle all’uomo, però dà Se stesso che è molto di più.

Luigi: Però quel “Se stesso”, Lui lo dà soltanto nel Pensiero di Sé.

Non lo dà più nel pensiero del nostro io.

La caramella la dà in quanto viene data nel pensiero del nostro io.

La sua Presenza Lui non la dà nel pensiero del nostro io.

La dà nel pensiero suo.

Però dobbiamo superare il pensiero del nostro io e non cercare quello che piace a noi, che conviene a noi, che soddisfa noi ma cercare quello che piace a Lui.

Qui abbiamo il capovolgimento.

Non abbiamo più la creatura che si rivolge a Dio per ottenere da Dio la risposta a un suo bisogno ma è la creatura che dimentica i suoi bisogni, e chiede soltanto che Dio gli riveli quello che piace a Lui.

Qui allora la creatura s’interessa di Dio.

H.: L’uomo deve restare bambino...

Luigi: L’uomo deve restare bambino avesse anche 80 o 90 anni.

Nicodemo diceva: “Può forse uno ritornare bambino quando è vecchio?”.

Se tu non ritorni bambino non puoi entrare nel regno di Dio.

Cioè cessa di essere maestro, cessa di credere di sapere.

“Noi sappiamo” esordisce Nicodemo.

Se ritieni di sapere non puoi entrare nel regno di Dio.

I.: Non bisogna mai l’abbandonare di ritenersi ciechi, poiché il giorno in cui Cristo può operare è il giorno in cui ci riteniamo ciechi.

Luigi: Infatti questo giorno qui finisce quando l’uomo inizia a ritenersi maestro, comincia a capire.

In questa notte, la notte  dell’uomo che crede di sapere, non si può più fare niente.

C’è da sperare che la creatura, per l’opera di Dio rinsavisca e scopra di non sapere assolutamente niente e qui allora c’è la rinascita.

L.: Se abbiamo poco interesse per Dio è perché non abbiamo risposto alle visite che Dio ci ha fatto.

Luigi: Quello che spegne l’interesse per Dio è la molteplicità degli interessi.

Non c’è l’assenza di qualcosa, c’è la troppa presenza, troppe presenze.

A una persona che è incapace ad amare, io risponderò sempre che non è che non sia capace ad amare, è che ha troppi interessi: buttali via.

Quando noi riteniamo di essere in situazione di povertà spirituale è perché siamo sempre troppo ricchi.

E allora butta via, hai troppa roba, non puoi camminare.

Elimina tutto e a un certo momento t’accorgi che il tuo amore cresce all’infinito.

Dio ha creato noi con questa passione d’assoluto.

Non è che tu non senti interesse per Dio: hai troppi interessi.

Dio in un primo tempo ti dice: “Hai troppi interessi, butta via, t’accorgerai che l’altro interesse per Dio salta fuori”.

Se tu non li butti via, a un certo momento te li butta via Lui e allora arriviamo verso la morte.

Con la morte Dio ti toglie tutto, forse capirai.

Ma in un primo tempo Lui non opera con violenza.

Prima Lui opera gradualmente.

E come opera gradualmente?

Facendoti arrivare le sue parole, facendoti capire.

Se tu non senti attrazione per Dio, non è che Dio ti abbia fatto male.

Tu sei fatto bene come tutti gli altri.

Dio non fa preferenze di persone.

Per cui se una persona lo ama molto, non è perché Dio l’abbia preferita alle altre.

Dio ha creato tutti nello stesso amore.

Tutta la creazione è creata nell’amore di Dio.

Noi tutti siamo creati nell’amore di Dio.

Per cui la passione centrale per noi è questo amore per Dio.

Dio è il massimo centro di attrazione.

Quando una creatura dice: “Ma io non ho interesse per Dio, Dio non mi dice niente”, te lo dice non perché non abbia interesse per Dio, ma perché ha troppi interessi che spengono in te l’interesse per conoscere Dio.

L.: Basta anche solo l’interesse per il proprio io...

Luigi: Hai detto poco.

Il pensiero del nostro io è un moltiplicatore d’interessi.

Il nostro io tutto quello che tocca lo trasforma in oro.

Come quella storiella del re che trasformava in oro tutto quello che toccava ed è morto di fame perché anche il pane che toccava diventava oro.

Noi nella nostra vita cerchiamo denaro, ricchezze, beni e crediamo di trovare la felicità con quello e a un certo momento ci accorgiamo che stiamo morendo di fame.

L.: E Dio tutto opera per dare inizio al giorno senza tramonto.

Luigi: Chi dà inizio al giorno senza tramonto è il Figlio di Dio in noi.

Dio, Padre, il Creatore, opera nella nostra vita per formare in noi il desiderio di conoscere Lui: primo atto.

In questo desiderio di conoscere Dio abbiamo il “finché è giorno”, finché la creatura è attratta da Dio.

Qui abbiamo il Figlio, il Pensiero di Dio che adesso arriva, per portare a compimento questa attrazione che la creatura sente per Dio.

L.: C’è una scadenza.

Luigi: Logico, perché questo interesse per Dio, se non giunge alla conclusione in Dio, noi lo perdiamo.

La cosa incompiuta dura un tempo finito.

Tutto quello che è incompiuto è segno.

Il segno è soggetto al tramonto, appunto perché è segno.

Dio solo non è soggetto al tramonto.

Allora io devo capire che fintanto che sono nei segni, io mi devo affrettare a cercare Dio, a conoscere Dio, ad entrare nella pace di Dio, cioè ad entrare in quel giorno senza sera, altrimenti questo segno qui tramonta.

E allora io perdo l’attrazione per Dio.

L.: È quello che diceva Gesù: “Fintanto che sono nel mondo, sono luce per il mondo”.

Luigi: È luce in quanto viene a raccogliere l’attrazione che la nostra anima ha per Dio.

E la porta a compimento.

M.: Senza di Lui non abbiamo la forza di poterlo seguire nel suo parlare.

Luigi: Per questo noi dobbiamo sempre guardare Lui.

Se guardi Lui tu hai la forza.

Se non guardi Lui, senti la sua chiamata ma non hai la forza di seguirlo.

Bisogna sempre guardare a Lui.

Cioè quello che determina tutto è la presenza, il dono della sua presenza.

Ma io debbo imparare a guardare Lui.

Altrimenti non ho la forza.

Posso anche essere razionalmente convinto che mi devo occupare di Dio, però se non ho presente Lui, se non penso a Lui, non ho la forza.

Ma noi con grande facilità ci distraiamo da Lui, noi non guardiamo più a Lui e ritorniamo sempre al punto di partenza.

Fai un passo in avanti e tre indietro.

Fintanto che non impariamo a restare in questo sguardo che guarda solo Lui.

“Guarda Me e sarai perfetto”.

La religiosità con Dio non sta nel conoscere una dottrina e non sta in un comportamento morale, sta in una presenza.

Un rapporto di presenza.

È essere con.

Lui per primo si annuncia a me, perché annunciandosi mi dà la possibilità di cercare e rispettare la sua Presenza.

Non vivere senza tenere conto di Lui perché Lui è in te.

Quindi non prendere iniziative tue, non considerarti autonomo, perché altrimenti perdi di vista Lui e cominci a pasticciare, giri a vuoto.

N.: Io non posso dire di non avere peccato, devo accettare anche il mio peccato da Dio.

Luigi: Anche il peccato è una lezione di Dio.

Bisogna accettare tutto da Dio.

Gesù stesso dice di offrirgli i suoi peccati.

Anche questi vanno raccolti in Dio.

In Dio tutto viene trasformato.

Dio ha questa meravigliosa potenza che è impotenza, trasforma il male in bene.

Per cui anche le nostre debolezze, le nostre mancanze, i nostri peccati, Lui li trasforma in maggiore unione con Lui.

“Tu non guardi a Me? Guarda cosa ti succede”.

Se tu rubi c’è il mondo che ti dice che sei ladro, invece Dio ti dice: “Amico mio avvicinati a Me!”.

Ecco la grande diversità tra Dio e il mondo.

La confessione vale se tu hai già stabilito verso Dio la pace.

N.: Se non sono in pace, non è un uomo che mi può dare la pace.

Luigi: Sì ma lì non abbiamo un uomo, abbiamo un uomo che parla in nome di Dio.

Ci deve essere questo accordo con Dio.

La confessione non è un atto magico.

Infatti quando tu senti rimorso, pentimento per quello che hai fatto, è perché Dio ti ha già perdonata.

Chi patisce per una cosa, appartiene già a quella cosa.

Chi soffre di non amare è perché appartiene già all’amore.

O.: Ma il prete e la confessione sono mezzi indispensabili per liberarsi dal peccato.

Luigi: Non è indispensabile.

C’è un atto di perdono, ad esempio atto di dolore perfetto che si può utilizzare in certe situazioni.

O.: Ma resta sempre l’obbligo di andare a confessarsi.

Luigi: No, l’obbligo no.

Se sei in guerra o in punto di morte, c’è questo atto di dolore che ti rimette in perfetta armonia, non c’è mica più l’obbligo.

E questo ti fa capire che il perdono tu l’ottieni proprio in questo atto di rapporto diretto con Dio.

Là dove c’è l’atto d’amore perfetto, c’è il perdono.

È un po’ come il battesimo.

Per 18 secoli si è detto che può essere salvato solo chi appartiene alla chiesa, poi si è capito che la faccenda non funzionava.

C’è un altro battesimo che è molto più importante, per cui anche un buddista o un musulmano può salvarsi, perché quando cerca Dio, quando desidera Dio appartiene a Dio.

A Međugorje la Madonna cosa dice?

“Siete voi che fate divisioni di religioni, ma presso Dio tutti sono suoi figli…quindi non dividetevi gli uni con gli altri”.

Bisogna cogliere l’anima della cose.

O.: “Rimetterete i peccati”, anche quello è Vangelo…

P.: Nel Vangelo di oggi ci sono i discepoli che non digiunano perché lo sposo è presente e allora quando non è presente dovrebbero digiunare.

Luigi: Lì la lezione principale è questa: non fate consistere la religiosità nel fare digiuno o nel non fare digiuno.

Spesso si sente dire che il cristianesimo è gioia, allora io devo sempre essere felice?

Ma se tu stai soffrendo soffri, non puoi metterti a ridere.

Il cristianesimo non è un teatro.

Non è recitazione.

“Oggi è tempo di digiunare, tutti dobbiamo digiunare!”.

Chi è con Dio e si trova in gioia con Dio come fa a digiunare?

Allora recita.

Il cristianesimo non è recitazione.

Allora Gesù dice: “Se Io sono con loro e li riempio di Luce, sapienza e felicità, come possono digiunare?”.

Il digiuno è un mezzo, un mezzo quando mi sento lontano da Dio, quando ho bisogno d’incontrare Colui che non trovo.

Allora non posso fare festa con il mondo.

Allora mi limito in certe cose, per potermi raccogliere in Dio, per trovare Colui che ho perso di vista.

Quindi i tempi della nostra vita spirituale, sono determinati dalla presenza o dall’assenza di Dio.

Se Dio è con te, tu canti da mattina a sera.

Se Dio non è con te piangi da mattina a sera anche se ufficialmente è tempo di fare festa.

Mentre tutti cantano e glorificano Dio tu piangi, perché Dio non è con te.

Qui siamo nel rapporto autentico.

Il Signore ci fa capire questo in quel passo del Vangelo di oggi.

P.: Ma questo “togliere lo sposo” cosa significa?

Luigi: Perché Dio in un primo tempo arriva a noi e in un secondo tempo si allontana, perché siamo noi che dobbiamo cercare Lui.

Dio in un primo tempo si rende presente a noi e ti concede la caramella.

In un secondo tempo Lui si allontana, per invitare noi a cercare Lui.

Perché soltanto cercando Lui entriamo in un rapporto vero con Dio.

I tempi della vita sono determinati da questo, non dalle regole.

Non fare consistere la vita con Dio in una regola o in un voto, o in un vestito o nel comportamento, o in un atto morale.

La vita con Dio non sta in questo.

La legge non ti salva mica.

Nemmeno i dieci comandamenti ti salvano.

Perché tutti i comandamenti sono per portarti a Cristo.

Chi ti salva è Cristo.

È la presenza di- che ti salva.

È  il rapporto con la persona che ti salva.

Evidentemente si parla di salvezza se c’è uno nel rischio di perdersi.

Non si parla mica di salvezza a uno che è salvo, che sta bene.

Ora in cosa consiste questa salvezza?

La salvezza sta nella liberazione dal pensiero del tuo io.

Il tuo io diventa una tomba.

Ora, chi ti dà la possibilità di liberarti dal pensiero del tuo io?

È soltanto un altra persona.

È guardando l’altro che tu dimentichi te stesso.

Se l’altro non si presenta a te, necessariamente tu non puoi uscire dal pensiero del tuo io.

È il cane che si morde la coda, non può farne a meno.

È la presenza dell’altro che venendo a me, parlandomi, dà a me la possibilità di interessarmi di Lui.

Interessandomi di Lui, Lui mi libera dal pensiero del mio io.

E quasi senza accorgermene vedo che il mondo è tutto diverso.

È Lui che parlando a me, mi ha fatto vedere il mondo tutto diverso.

Il mio io mi faceva vedere il mondo tutto conflittualità, lotte, contraddizioni, Lui parlandomi mi ha liberato dal pensiero del mio io e liberato dal pensiero del mio io, vedo il mondo tutto diverso.

È Lui che mi ha liberato.

Quindi è la presenza dell’altro che ci salva, non è seguendo una regola, una legge, un comandamento che giungiamo alla salvezza.

Tutto serve, si capisce.

Infatti San Paolo dice che la legge non salva nessuno.

È il campo di battaglia di San Paolo questo.

La legge non può salvare.

Tuttalpiù ti riempie d’orgoglio, perché “io sono stato capace di digiunare, io sono migliore degli altri”.

La legge ti gonfia e a un certo momento, in nome della legge tu mandi a morte il Cristo.

“Io ho fatto sempre la tua volontà” diceva il fratello del figliol prodigo al Padre, però non ha imparato ad amare.

L’essenziale sta nel capire questo.

Tutto serve per portarti ad incontrare il Cristo.

Tutto è un cammino verso la meta, ma quando tu sei arrivato con Lui, resta con Lui, perché è la Persona che ti salva.

Rapporto d’amore.


- Pensieri conclusivi -


W.: La fede è il mezzo che ci è dato, per potere entrare nel giorno in cui Cristo può operare.

Luigi: Certo, però questa fede dura molto poco.

Quindi cammina in fretta, perché la fede ti si scioglie fra le mani.

X.: Chiedo al Signore tanta umiltà, perché l’umiltà è verità.

Luigi: Sì, l’umiltà però non è un sentimento.

L’umiltà è attenzione a Dio.

La creatura è umile in quanto riconosce che è Dio che sta parlando, è Dio che sta operando.

Togliti i sandali, perché la terra su cui stai è sacra.

L’umiltà mi fa vedere il mio niente e il tutto di Dio.

Ed è il rapporto personale con Dio che mi salva.

Y.: Qualsiasi catastrofe umana, non è gravosa come la perdita di Dio.

V.: Amare e vivere significa conoscere Dio.

Q.: Cercare la presenza viva di Dio.

Luigi: Certo perché è quella che salva.

Noi siamo salvati dalla Presenza.

Noi con tutte le nostre opere anche sante, con tutte le nostre virtù non ci salviamo, è Lui che ci salva.

Noi entriamo nel Regno di Dio dicendo: “Signore è stato tutto dono tuo”.

Ma se io credo di arrivare a Dio per i miei meriti e le mie opere, posso fischiare.

A.: Se sono attratta ed ho interesse per Dio, Cristo viene a prendermi là, dove sono e se lo seguo mi porta in un giorno senza tramonto.

E.: Bisogna cercare Dio per quello che Lui è.

R.: Amare è avere interesse per conoscere.

Luigi: Sì, il vero amore è desiderio di conoscere.

T.: È la presenza dell’altro che ci salva.

U.: ricordarsi che siamo sempre in casa d’Altri.

Luigi: Ovunque noi siamo siamo sempre in casa d’Altri.

U.: Quando arrivo a casa adesso chiudo la porta piano, perché penso che la mia casa non è mia ma di Dio…si comincia dalle piccole cose.

Luigi: Certo, quando tu entri in casa d’altri, anche il tono di voce cambia.

Se noi fossimo sempre convinti di essere in casa d’altri, parleremmo sempre in modo diverso.

U.: Dio ci dà tante occasioni per cambiare in meglio ma noi le sprechiamo.

Luigi: Noi dobbiamo guardare a Lui.

Più guardiamo a Lui e più ci rendiamo conto della verità delle cose e siamo cambiati, già il fatto che lei non sbatta la porta come prima, vuol dire che un poco già è cambiata.

Se tengo presente Dio, Dio mi cambia in tutto e tutto il mondo cambia.

È questa presenza di Dio che cambia tutto di noi.

O.: Ma osservare i propri cambiamenti è un guardare noi stessi più che Dio.

Luigi: Sì, però io non posso fare a meno di vedere i cambiamenti che avvengono in me e fuori di me.

Prima urlavo e adesso non urlo più.

Prima volevo imporre la mia volontà e adesso non più.

Tutta questa è una spiritualizzazione che deriva dal fare attenzione a Lui.

Devo tenere presente Dio in tutto.

Non sono solo con Dio quando vado in chiesa.

Dio è presente in tutto e devi tenerlo presente in tutto.

P.: Ogni cosa deve essere mezzo per conoscere Dio.

S.: L’essenza del rapporto con Dio sta nell’unità di pensiero e nei rapporti con gli altri verifichiamo il nostro rapporto con Dio.

Luigi: Gli altri sono un banco di prova.

Noi però corriamo il rischio di comportarci verso gli altri in un certo modo, no tu devi vivere alla presenza di Dio e se tu vivi alla presenza di Dio, Dio ti fa comportare bene verso gli altri.

Quindi gli altri sono un banco di prova del tuo rapporto che hai con Dio, non diventano una regola da seguire.

Noi trasformiamo tutto in regola per sentirci a posto.

C’è chi dice: “Dio m’interessa poco, l’importante è che io ami i fratelli” ma la cosa non tiene, è logico, però possiamo essere illusi.

Le cose fatte nel pensiero del nostro io non servono.

D.: Sottomettermi a Dio e non pretendere concessioni da Lui.

Luigi: Ma quando si ama, la cosa viene naturalmente.

Chi ama non pretende niente.

M.: Dio può lavorare su di noi quando noi riconosciamo la nostra cecità.

Luigi: Quando abbiamo tanto desiderio di conoscerlo.

B.: Il Figlio porta a compimento l’opera del Padre solo se vede in noi interesse per Dio…

Luigi: No, solo se vede che il Padre ha formato in noi la fame di Dio.

Il Figlio guarda solo il Padre.

Se vede nell’uomo l’attrazione per conoscere il Padre, Lui entra per servire il Padre.

Il Figlio è tutto interesse per il Padre.

Accetta tutto dal padre e si muove su iniziativa del Padre.

Se vede che il Padre in noi sta operando, allora subentra all’opera del Padre e opera.


- Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 Terzo tema.


Titolo: I due volti della notte


Argomenti: L'incompiuto nell'uomo. I due giorni dell'opera di Dio. La notte dell'opera di Dio. Il rischio della notte. Il significato positivo della notte. La parabola delle mine e dei talenti. Nella notte l'uomo deve esprimere il suo amore. Vivere per i doni di Dio. La semplicità d’amore. La consapevolezza. La fede


 

25/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


 - Esposizione di Luigi Bracco -


Nelle domeniche scorse abbiamo visto le due prime parti, oggi dobbiamo soffermarci su: "Viene la notte quando nessuno può lavorare"

Anche qui si tratta di Parole di Dio, è un annuncio,una parola che dice a noi.

"Viene la notte".

Essendo Parola di Dio è parola universale, valida per tutti i luoghi, per tutti i tempi, per tutte le persone, quindi anche per noi.

Questa parola ci annuncia qualche cosa ed essendo parola che ci annuncia qualche cosa ci invita a prendere consapevolezza, quindi a capire il significato, la portata.

Poichè Dio non parla invano e non vuole parlare invano.

In tutte le cose Lui ci significa qualcosa per la nostra vita essenziale per i nostri rapporti con Lui e sopratutto per rivelarci qualcosa di Sé, perchè conoscere Lui è vita vera, è vita eterna.

Qui ci annuncia: "Viene la notte".

E anche qui dobbiamo chiederci cosa significa questa notte e perchè viene e siccome lo dice ad ognuno di noi, è una realtà che deve venire e di cui dobbiamo fare esperienza, poichè reca con sé un profondo significato.

C'è il giorno e c'è la notte e Gesù dice che Lui finchè è giorno deve compiere le opere.

Abbiamo visto che compiere vuol dire portare a compimento e se parla di un compimento vuol dire che le cose sono incompiute.

Ora le cose non sono incompiute in Dio perchè in Dio tutte le cose sono compiute.

In Dio non c'è il divenire, non c'è lo sviluppo.

In Dio tutto è presente e quindi tutto è compiuto.

Se si parla di una incompiutezza, questa non essendo in Dio è soltanto in noi, l'incompiuto è in noi.

S.Paolo dice che "Tutta la creazione geme e soffre in attesa della rivelazione del Figlio di Dio".

Dove geme e soffre tutta la creazione?

Tutta la creazione geme e soffre dentro di noi.

In ognuno di noi, in ogni uomo, geme e soffre perchè è incompiuta.

Tutta la creazione arriva a noi e attende in noi, dentro di noi, attende la rivelazione del Figlio di Dio, solo il Figlio di Dio può portare a compimento quell'incompiuto che ogni uomo porta dentro di sé e proprio perchè incompiuto c'è questo gemere, questa sofferenza che in noi assume il volto della tristezza.

Ogni uomo porta fondamentalmente in sé una profonda tristezza.

Lui non sa fare la diagnosi del suo male, di questa tristezza di cui è portatore ma, questa è il segno di tutta la creazione, quindi di tutte le opere di Dio che in lui gemono e soffrono perchè sono in attesa della rivelazione del Figlio di Dio.

E abbiamo anche visto che questo portare a compimento quello che è incompiuto in noi, è portarlo nel Pensiero di Dio.

Tutte le opere che Dio fa, le fa nel suo Pensiero e fintanto che noi non vediamo il Pensiero di Dio, le cose per noi e in noi sono incompiute.

Vedere il Pensiero di Dio è vedere l'Intenzione, il Fine, Intenzione per cui Dio fa tutte le cose, Dio fa tutte le cose per fare conoscere Se stesso.

E proprio domenica scorsa abbiamo visto che Dio comunica Se Stesso facendosi conoscere, per cui conoscere è essere.

Attraverso la conoscenza c'è la comunicazione dell'essere e fintanto che noi non cerchiamo la conoscenza di Dio, non possiamo ricevere l'essere di Dio in noi.

Gesù dice: "Finchè è giorno", abbiamo visto che proprio l'annuncio di questo "Finchè è giorno" ci fa presumere quello che vedremo poi dopo in seguito: "Viene la notte".

Non ci direbbe "finchè" se non ci fosse una scadenza, le cose passano.

Già aveva preannunciato che viene la notte poichè aveva detto: "Finchè è giorno", ora proprio in quanto dice "finchè" ci preannuncia una scadenza, un termine, un fine, il giorno non dura e viene da chiedersi perchè il giorno non dura sempre.

Quando abbiamo commentato questo, abbiamo notato che due sono i giorni di Dio.

Abbiamo il giorno che tramonta in una sera e abbiamo il giorno che non tramonta: senza sera.

Tutta la creazione è stata fatta in 6 giorni e tutti questi 6  giorni sono tramontati in una sera, in una notte, poi il settimo giorno Dio si riposò e in quel settimo giorno non ci fu più tramonto, non ci fu più sera.

Allora dico ci sono questi due giorni: un giorno con sera e un giorno senza sera.

Cosa rappresenta il giorno?

Abbiamo detto che il giorno è caratterizzato dalla luce e la luce è data dalla presenza.

Il giorno quindi è dato dalla presenza.

Presenza vuol dire "essere con", e quando abbiamo visto il fatto di "essere con" abbiamo visto che proprio la preposizione "con" presuppone due termini.

E in quanto ci sono due termini già questo ci fa pensare che il primo può essere rapportato al secondo e il secondo può essere rapportato al primo.

I due termini nell'opera grande di Dio sono: Dio e la creatura.

Tutto Dio ha fatto per l'uomo, poichè Dio opera per condurre  l'uomo alla vita eterna, alla conoscenza della verità, Dio è la verità quindi alla conoscenza di Dio.

Ora in questo rapporto di presenza abbiamo due situazioni.

Dio che si concede all'uomo oppure l'uomo che si concede a Dio.

Nel primo Dio si concede all'uomo.

Si concede quindi cerca di far piacere all'uomo, fa cose che piacciono all'uomo, quindi è Dio che si adegua al pensiero dell'uomo, al pensiero dell'io dell'uomo.

Questo non è un rapporto di verità, è un rapporto di concessione, tutta la creazione è fatta in questo rapporto di concessione, è fatta nel pensiero dell'uomo, quindi dell'io dell'uomo.

Quindi proprio in quanto non è un rapporto di verità, è soggetto a tramonto.

C'è invece l'altro rapporto di presenza, non è più Dio che cerca quello che piace all'uomo ma è l'uomo che cerca quello che piace a Dio, questo è un rapporto di verità, abbiamo qui la creatura che si sottomette al Creatore.

Questo è un rapporto di verità, la verità non muta quindi è eterna, quindi questo rappresenta il giorno senza sera eterno.

Poichè si tratta di creatura che si sottomette al Creatore non si entra in questo giorno senza sera, cioè non si entra nella pace di Dio, nel riposo di Dio senza la creatura stessa.

Nessuno può obbligare, nemmeno Dio, la creatura a sottomettersi, a superare se stessa e a rinascere da Dio.

Ma prima di tutto dobbiamo chiederci perchè Dio si sottomette alla creatura.

Si concede alla creatura cioè inaugura un rapporto che poi dopo deve finire, poichè non è un rapporto autentico, vero, è un rapporto di concessione.

È Dio che fa quello che piace alla creatura,è Dio che dà la caramella alla creatura.

Dio si concede perchè la creatura da sola non può fare niente, se Dio per primo non si concedesse, la creatura non potrebbe assolutamente né pensare Dio, né essere attratta da Dio.

Perchè ci sia attrazione è necessaria una presenza.

Qui allora possiamo concludere, completare il significato del giorno.

Il giorno abbiamo detto è luce, luce vuol dire presenza, presenza è essere con, essere con è attrazione, quindi quando c'è una presenza c'è attrazione.

Dio si concede per primo per attrarre la creatura a Sé.

Questo è il significato della concessione di Dio, del primo giorno, però abbiamo detto che questo primo giorno non è un rapporto di verità.

Il rapporto di verità è la creatura che si concede al Creatore, è la creatura che si sottomette al Creatore, però la creatura non potrebbe sottomettersi al Creatore se non fosse attratta dal Creatore e la creatura non potrebbe essere attratta dal Creatore se, il Creatore per primo non si concedesse.

Già questo ci fa capire allora che c'è un passaggio, una inversione di rapporti.

Nel primo rapporto abbiamo Dio che si concede alla creatura, nel secondo rapporto che è poi il vero rapporto eterno, la creatura  si concede al Creatore, cioè abbiamo il capovolgimento del rapporto.

Questo rappresenta i due giorni tra i due giorni c'è la notte.

Abbiamo detto che il passaggio tra un giorno e l'altro....nell'opera di Dio ci sono due giorni, la manifestazione di due presenze.

Dio che si rende presente concedendosi alla creatura e la creatura che giunge alla Presenza di Dio concedendosi a Dio.

La prima presenza è una presenza di sentimento, perché la creatura fa esperienza di Dio perchè è stata soddisfatta da Dio, è Dio che si è concesso al desiderio della creatura.

Ora fintanto che noi facciamo esperienza di Dio in quanto Dio ha soddisfatto un nostro desiderio, noi siamo sempre nel primo giorno, un giorno che è soggetto a tramonto quindi esperienza di presenza di Dio in conseguenza di una concessione da parte di Dio.

E allora noi diciamo: "Dio come è buono, Dio esiste perchè io ho fatto esperienza, perchè Dio si è manifestato, Dio mi è venuto incontro".

Siamo sempre nel primo giorno, un giorno che è soggetto a tramonto e in cui noi dobbiamo aspettarci l'ora, il tempo della delusione, l'ora e il tempo dell'assenza, in cui Dio ci fa esperimentare l'assenza, ci fa esperimentare il silenzio, il niente, il vuoto.

Poichè è necessario passare al secondo rapporto, entrare nel secondo giorno che è poi il riposo di Dio, la pace di Dio, il giorno senza sera, il rapporto eterno, il rapporto vero, dove la creatura si sottomette al Creatore e si concede al Creatore.

Il passaggio tra i due giorni che rappresenta il capovolgimento dei rapporti è la notte, quindi qui abbiamo il significato di questa notte.

Dio dopo essersi concesso si rende assente per sollecitare noi adesso a cercare Lui.

Prima si annuncia quindi si concede, poi si rende assente, affinchè noi avendo esperimentato la presenza possiamo avere la possibilità di cercarlo.

"Tu sapevi che Io ci sono e come lo sapevi? Perchè Io per primo mi sono concesso a te".

Quindi essendosi adesso Dio concesso ha formato nella creatura, la possibilità, la capacità nella creatura stessa a sua volta di concedersi a Dio e affinchè la creatura si conceda a Lui ecco abbiamo Dio che si rende assente. 

Nella parabola delle mine dei talenti abbiamo Dio che si rende assente, nella parabola delle mine e dei talenti noi abbiamo questo padrone che si rende assente dopo aver dato i talenti, dopo aver dato le mine.

Dice Gesù: "Se ne andò in un paese lontano per ricevere l'investitura del regno".

Dopo aver dato i talenti ai servi.

Così Dio dopo aver concesso, quindi concessione, tutti i dati alla creatura: la creazione, i fatti della nostra vita, dopo essersi reso presente nei nostri stessi pensieri, nei nostri stessi desideri, se ne va in un paese lontano, si rende assente.

Motivo? Giustificazione?

Per ricevere l'investitura del regno.

Quindi Dio in un primo tempo dà a noi i suoi doni, poi se ne va lontano.

L'assenza è notte, poichè abbiamo detto che il giorno è presenza.

Se il giorno è presenza l'assenza è notte.

Se ne va lontano ma c'è un significato profondo: "Per ricevere l'investitura del regno", cioè per dare la possibilità, l'occasione alla creatura di investirlo del regno, è la creatura che deve investire Dio del suo regno, è la creatura che deve manifestare il suo amore dopo essere stata amata.

Qui nella notte la creatura è sollecitata ad esprimere il suo amore.

Però noi abbiamo detto anche che fintanto che c'è presenza c'è attrazione e quando c'è assenza c'è un rischio, c'è il rischio di lasciarsi attrarre da altro.

Quindi da parte di Dio la notte, il tramonto del primo giorno ci viene presentato affinchè noi possiamo manifestare il nostro amore, cioè cercare Colui che si  reso assente e cercandolo quindi ci sottomettiamo a Lui ma, c'è anche il rischio di fare esperienza della sua assenza, noi diciamo "Dio non c'è".

Ecco abbiamo qui i due volti della notte, se noi ci fermiamo al pensiero del nostro io noi, facendo esperienza dell'assenza di Dio, del silenzio di Dio, noi corriamo il rischio di dire "Dio non c'è, la realtà è un'altra" e allora di vivere per ciò che abbiamo presente, cioè di vivere per i doni che Dio ci ha dato, di vivere per ciò che Dio ci ha dato, di vivere per questo.

Ora le due attrazioni si annullano, abbiamo l'attrazione per i doni di Dio, le creature che mi annullano l'attrazione per Dio e qui abbiamo proprio la notte in cui nessuno può operare, nemmeno il Figlio di Dio.

Nemmeno il Figlio di Dio può operare perchè Gesù stesso dice: "Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre". Ora quando in noi viene meno l'attrazione per Dio, il Figlio di Dio non  può più fare nulla infatti Gesù dice: "Finchè Io sono nel mondo Io sono luce per il mondo, affrettatevi  per non essere sorpresi dalle tenebre".

C'è questo rischio di essere sorpresi dalle tenebre e nelle tenebre non c'è più attrazione per Dio, e quando non c'è attrazione è come non avere fame, non si può costringere uno a mangiare se non ha fame.

Così quando non c'è attrazione per Dio non si può comunicare nulla di Dio, la creatura a questo punto qui non desidera più conoscere Dio, non desidera più conoscere le cose di Dio, non le interessa, qui la creatura ha capito altro.

Ecco il rischio della notte.

Il rischio della notte è che la creatura faccia esperienza della realtà del suo mondo, faccia esperienza dell'assenza di Dio dal suo mondo e non capisca il significato dell'assenza di Dio dal suo mondo, lei può capire il significato dell'assenza di Dio solo se è attratta da Dio.

Ma se invece si lascia attrarre dai doni di Dio, dalle creature di Dio, lei dice che la realtà è questa, lei non ha più presente Dio, lei ha presente ciò che vede e ciò che tocca e nella presenza di ciò che vede e tocca lei acquista una conoscenza, una esperienza quindi una sapienza e quando la creatura sa, conosce, non è più attratta dal bisogno di sapere, non desidera più sapere.

Allora qui possiamo capire, come abbiamo detto all'inizio del capitolo 9 perchè Gesù gioì nel vedere un cieco nato, finalmente vedeva un giorno, cioè vedeva amore per la luce.

Fintanto che noi ci troviamo con uomini che sono ciechi, ci troviamo con uomini che sono attratti da Dio, che hanno bisogno della luce e qui Gesù può operare.

Prima con i farisei non poté operare, perchè erano sapienti, vedevano, non erano attratti dal bisogno di capire.

Così noi abbiamo qui un capovolgimento, quello che per l'uomo, per il mondo è cecità per Dio invece è luce e quello che per il mondo invece è luce, è sapere, è aver capito, agli occhi di Dio è piena notte, una notte profonda in cui Lui stesso non può fare niente.

O perlomeno può accecare l'uomo.

Fintanto che l'uomo non si lascia accecare non può ottenere da Dio la luce per i suoi occhi.

Qui sono i due volti della notte.

Ma vista da Dio la notte ha un significato molto positivo, poichè nella notte Dio invita noi al passaggio dal nostro giorno con tramonto, al suo giorno infinito, senza tramonto, senza sera.

Questo giorno si trova solo nel Pensiero di Dio, per questo Gesù dice: "Io debbo compiere le opere di Colui che mi ha mandato finchè è giorno", "Io debbo compiere".

C'è una versione del Vangelo in cui si legge: "Noi dobbiamo compiere", ma è sbagliato, a questo punto lo riconosciamo che è sbagliato, non siamo noi  che possiamo portare a compimento le opere di Dio, non noi ma, solo il Figlio di Dio può portare a compimento le opere di Dio, perchè le opere di Dio si compiono solo nel Pensiero di Dio.

Per cui solo se noi cerchiamo il Pensiero di Dio, ci uniamo al Pensiero di Dio, restiamo nel Pensiero di Dio, solo qui possiamo giungere a vedere il compimento delle opere che il Padre ha iniziato.

Quindi il Padre inizia un opera ma il compimento viene fatto dal Figlio e nel Figlio.

Quindi soltanto guardando al Figlio, per mezzo del Figlio, noi possiamo giungere a questo compimento, Gesù dice: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me", quindi è un passaggio obbligato una porta unica attraverso la quale si entra nel sabato senza sera, nella pace di Dio.

Si arriva a contemplare l'opera che Dio ha fatto in Dio stesso, per cui Dio diventa per noi Principio e Fine.

Principio perchè tutto dobbiamo ricevere da Dio.

Fine perchè dobbiamo in tutto cercare il Pensiero di Dio, perchè solo nel Pensiero di Dio ogni cosa giunge al suo compimento.

Cioè nel Pensiero di Dio noi troviamo la rivelazione di quello che Dio è.


 - Conversazione -


Luigi: Noi perdiamo attrazione per Dio in quanto noi seguiamo una altra attrazione.

Le due attrazioni nel pensiero del nostro io si annullano.

Perdendo attrazione perdiamo desiderio, ma perdendo il desiderio perdiamo anche la volontà.

Noi il più delle volte diciamo che siamo liberi di volere.

Non siamo mica liberi di volere.

La volontà dipende dall'attrazione e l'attrazione dipende dall'interesse per-.

Quindi dal valore che noi diamo a quella cosa.

Quando c'è un annullamento di valore noi non possiamo più volere.

Allora non potendo più volere a un certo punto non sopportiamo più niente.

Per cui più niente ci attrae.

A un certo punto non c'è più niente che ci attrae.

Noi cadiamo in questa situazione qui nella notte, per cui più niente mi interessa.

La vita stessa non mi interessa più.

Ma questa è una conseguenza del fatto che non abbiamo capito il significato del dono, della concessione di Dio.

Dio si concede a noi per attrarci a se.

Ma attratti a Lui noi dobbiamo adesso cercare presso di Lui, il significato delle cose e per questo il Signore dice "camminate fintanto...", "per poco la luce è con voi".

"Camminate".

Quindi la notte, questa notte qui in cui il significato deve essere capovolto è significato dal fatto che Gesù stesso rappresenta questa nascita nuova della creatura nel giorno senza sera a una donna che deve dare alla luce il bambino. C'è la tribolazione.

Questa tribolazione è un capovolgimento:"Ma come mai fino a ieri mi concedeva tutto ma adesso si rende assente".

Ecco ci invita a questo capovolgimento ed è questa tribolazione: è la donna che  deve dare alla luce il bambino.

Che è poi la creatura nuova.

Che è la creatura vera perché prima la creatura non è vera.

In un primo tempo abbiamo Dio che si concede alla creatura.

Quando Dio si concede alla creatura non c'è rapporto di verità.

Il rapporto di verità è quando la creatura si concede al creatore.

Allora lì s'inaugura un rapporto di verità che diventa un rapporto vero quindi un rapporto eterno.

Altrimenti a un certo momento c'è anche la perdita dell'attrazione e quindi la perdita della volontà stessa: non si vuole più vivere, perchè non c'è più niente che ti attrae.

Se Dio a un certo momento non ti attrae più non c'è più niente che ti attrae, perché tutta la creazione è solo un segno di Dio e se Dio ti attrae allora anche tutta la creazione diventa significativa: "Voi siete il sale della terra".

Perchè se voi portate in voi l'attrazione per Dio, tutto acquista sapore, ma se non  c'è questa attrazione per Dio a un certo momento tutta la creazione di Dio perde di sapore, non attrae più.

Allora non c'è più gusto per vivere.

Una altra cosa da tenere ben presente è che solo Cristo porta a compimento.

Perchè il compimento sta nel Pensiero di Dio.

Lui è il Pensiero di Dio.

Quindi solo nel Pensiero di Dio.

Per cui è inutile che noi per quanto ci sforziamo crediamo di trovare il compimento, il fine in altro modo.

Attraverso il Pensiero di Dio,è nel Pensiero di Dio il compimento.

X.:Durante la notte la creatura è in grado di collegare le cose con Dio?

Luigi: Se è fedele si, perchè?

Per che cosa Dio si è concesso?

Dio ha concesso la sua presenza perchè senza presenza noi non sentiamo attrazione, io non posso essere attratto da una cosa che non conosco.

Bisogna che la cosa prima di tutto si presenti a me, un vestito stesso io non posso desiderarlo se non l'ho visto, quindi c'è la pubblicità, le vetrine, le sfilate, perchè io lo desideri.

Dio si presenta a noi, quindi si concede, si concede quindi entra nel mio mondo.

Entra nel mio desiderio, soddisfa un mio desiderio, si rende presente, ma perchè si rende presente?

Affinchè io desideri, quindi per attrarmi a Sé.

Quindi una presenza è attrazione, la presenza di un essere è attrazione, già solo la presenza è attrazione.

L'attrazione è un movimento e il movimento presuppone la presenza.

Quindi Dio si rende presente per attrarci ma quando uno è attratto: "Affrettati".

Ecco affrettati perchè questa presenza viene meno, non dura, cioè Dio che oggi ti moltiplica il pane domani non te lo moltiplica più, ti ha moltiplicato il pane per attrarti, ma affrettati adesso a capire Lui, a dedicarti a Lui, perchè domani tu perderai l'attrazione.

Infatti molte volte noi ci crediamo religiosi, devoti, buoni perchè: "Come è buono Dio".

E già, Dio ti ha concesso la caramella, perchè Dio ha soddisfatto un tuo desiderio, perchè Dio è entrato nel tuo mondo, nella tua vita, poi arriva un certo momento in cui: "Ah non posso più pregare.....Dio non doveva farmi questo".

Non sono più attratto, non mi sono affrettato a fare il passaggio.

Ecco il significato per cui la creatura a un certo momento subisce questa frustrazione, per cui non si sente più di credere, non si sente più di amare Dio, non si sente più di pregare.

Perchè è stata delusa da Dio, ma doveva capire il significato della concessione, quando Dio piaceva, Dio le piaceva.

Dio le piaceva in quanto soddisfaceva quello che la creatura desiderava...ma doveva capire il significato di  questo.

Dio non è uno che viene a servire la creatura, e se serve la creatura la serve solo per dare la possibilità di interessarsi di Lui.

La creatura deve affrettarsi ad entrare in questo rapporto di verità di giustizia, cioè a cercare Dio perchè arriva un momento in cui la creatura non ne resta più attratta.

Dio non si può concedere eternamente, se no lui falsificherebbe la verità è chiaro?

Lui è la verità non è la creatura la verità, quindi Lui non si può sottomettere eternamente alla creatura,approverebbe la creatura in un errore.

X.: Nel momento in cui la creatura è attratta e sente il desiderio di conoscere...poi viene la notte, in questo periodo...esperimenta l'assenza...però lei riesce sempre a collegare...

Luigi: Se è fedele...cioè..se io amo...se sono fedele, quando questa persona si rende assente io la desidero di più, quindi capisco che l'assenza è per farsi desiderare...infatti nella parabola......Il padrone, quel signore che ha distribuito i talenti...se ne andò in un paese lontano per ricevere l'investitura del regno, cioè per farsi desiderare.

Nel desiderio la creatura si sottomette al creatore, nel desiderio.

Prima era il Creatore che cercava la creatura, adesso è la creatura che cerca il Creatore! 

Se è fedele.

Se invece è nel pensiero del proprio io la creatura diventa infedele.

X.:Però nella notte i segni sembra che non ci siano più.

Luigi: E certo, non ci sono più perchè Dio non si concede più.

Perchè è la creatura che deve cercare adesso Dio, deve capire questa notte, deve capire perchè i segni non ci sono più, deve capire perchè Dio non si concede più, non parla più.

Non parla perchè adesso Lui chiede alla creatura, quindi è un tempo di grazia in cui chiede alla creatura di cercare Lui.

È come l'uomo che si rende assente non per creare un abisso, non per rompere, ma per suscitare una ricerca.

Y.:Questa assenza è per ricevere l'investitura del regno,sembra che la creatura riconosca che Lui è proprio il suo Re.

Luigi: Certo, la creatura come lo riconosce?

Mica dicendo tu sei il Signore.

La creatura lo riconosce in quanto si mette in movimento verso di Lui, lo cerca.

La creatura che prima godeva della presenza di Dio, adesso esperimenta l'assenza, è uno che se ne è andato lontano.

Ma se io amo quell'Uno io vado a cercarlo dove è andato.

Andandolo a cercare rivelo adesso che ho amore per Lui.

Se invece mi diverto perchè intanto lui è andato lontano, mi diverto con altro, cerco altro, testimonio che non c'è nessun legame con Lui.

Allora è finito.

Siccome divento schiavo delle mie opere, amando gli altri, l'amore per gli altri mi annulla quell'altro amore.

Quindi la molteplicità di amori mi annulla.

Qui perdo l'attrazione.

Allora qui entro nel secondo aspetto della notte, in quella notte in cui non sento più attrazione per Dio.

Il Figlio non mi può più portare a compimento in niente.

Y.:Si perchè il Figlio ci dà la luce finchè è giorno.

Luigi: Il giorno però è dato dalla creatura che è attratta da Dio.

Il giorno è dato dall'attrazione.

Là dove c'è attrazione il Padre attrae.

Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.

Quindi opera là dove vede che il Padre attrae la creatura.

Infatti Gesù nell'ultima preghiera dice: "Erano  tuoi, Tu li hai dati a Me".

Come ha fatto il Padre a darli al Figlio?

Perchè li ha dati al Figlio?

"Erano tuoi",cioè erano attratti da Te.

Era questa attrazione che li ha portati a Me.

In quanto loro desideravano andare a Torino e allora questo desiderio di andare a Torino li ha condotti a cercare Me, come guida per andare a Torino,capito?

Ora là dove il Figlio non vede l'opera del Padre il Figlio non può fare niente.

Il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.

Il Figlio di Dio non fa niente se non lo vede fare dal Padre e se non vede l'opera del Padre.

Quando non vede l'opera del Padre?

Quando vede una creatura che non è attratta da Dio, li non  vede l'opera del Padre.

Non è attratta da Dio, ci sono altri interessi, altre attrazioni, altri amori.

Y.: Quindi lui non può operare.

Luigi: Non fa niente: "Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre".

Y.:Sembra incredibile che lui non possa operare.....

Luigi: Lo dice Lui, "Il Figlio non può fare niente", sembra incredibile perchè noi facciamo tutto senza Dio

Y.:Vorremmo persino che ci facesse violenza.

Luigi: Noi ci riteniamo capaci di fare tutto, all'ultimo però facendo tutto senza Dio tocchiamo con mano che abbiamo fatto niente.

Facendo tutto senza Dio noi viviamo in questa notte, in cui perdiamo l'attrazione per Dio e perdiamo la capacità di vivere, perdiamo la volontà, perdiamo tutto.

Y.: E in questa notte oscura proprio praticamente che cosa deve fare la creatura?

Luigi: Se la creatura è fedele allora deve cercare Dio, perchè cercando, la creatura si sottomette a Dio.

Quando uno cerca, quando uno ama si sottomette a, mi capisci?

Quando invece non sente nessuna attrazione per Dio deve eliminare gli altri amori, gli altri interessi: "Va e vendi tutto quello che hai".

Non è che Dio non attragga, Dio attrae, Lui è il massimo centro di attrazione, se la creatura non si sente attratta è perchè ha moltiplicato gli amori.

C'è una sola possibilità: quella di ridurre gli amori, di semplificarli, cioè la Madonna, recuperare il volto della Madonna, la semplicità d'amore, cioè eliminare gli altri amori, man mano che tu elimini gli altri amori ritorna Dio ad attrarti.

Y.: Il Pensiero di Dio è la rivelazione di quello che Dio è...cosa vuol dire?

Luigi: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me"...quel "me" è Pensiero di Dio, quindi solo nel Pensiero di Dio abbiamo la conoscenza di quello che Dio è.

Y.:Quindi Gesù è la rivelazione...

Luigi: Gesù Figlio di Dio perchè noi ci fermiamo....Gesù è concessione, quindi Gesù è primo giorno, è ancora il primo giorno. Gesù è Figlio di Dio che viene a noi.

"Non sempre avrete me", qui abbiamo Gesù che dice a noi: "Non sempre avrete me".

Lui non dura mica, perchè è concessione, allora Lui dice: "Affrettatevi perchè non sempre avrete me", affrettatevi ad entrare nella luce nel giorno senza sera.

Quindi il Figlio di Dio si, il Figlio di Dio rimane eterno, Gesù no, perchè Gesù è concessione, quindi è un giorno che tramonta.

Lui viene per raccogliere tutti quelli che sono attratti da Dio, vede l'attrazione del Padre, allora viene per portarli nella luce, però devono camminare

Y.: Allora quando sono nella luce questo Gesù sparisce?

Luigi: No, Gesù è il Figlio di Dio, diventa il Figlio di Dio, cioè noi conosciamo Gesù come Figlio del Padre, prima non lo conosciamo mica, prima lo conosciamo come uno che risponde alla nostra attrazione, io sono attratto dal desiderio di conoscere Dio, Lui è uno che viene per rispondere, viene per concedersi al mio desiderio.

Quindi vedi che rientra nel primo giorno, è concessione, viene per concedersi al mio desiderio.

Io lo conosco in relazione al mio desiderio, è ancora una relazione di sentimento la presenza di Gesù fisica nel mio mondo.

Siccome però è conoscenza secondo i miei sentimenti non è vera conoscenza.

La vera conoscenza viene dal rapporto di verità, e la vera conoscenza si ottiene soltanto da Dio.

Quindi è questa discesa da Dio che mi fa entrare nella vera conoscenza, mi fa prendere consapevolezza anche di chi è il Figlio di Dio ma in quanto è da Dio.

Ora in quanto è da Dio, ora per essere da Dio bisogna superare tutto di noi per giungere a questa nascita da Dio, la verità si trova soltanto dalla verità

Z.:Nel secondo giorno la comunicazione fra Dio e la creatura come avviene se non è più Dio che si concede?

Luigi: Soltanto attraverso il pensiero, cioè per quello che Dio ha posto in Sé di noi.

Quindi soltanto attraverso il pensiero.

Prima si concede nel desiderio della creatura, Dio viene a rispondere in quanto si concede a un mio desiderio, anche desiderio di Dio: io desidero conoscere Dio, Dio si concede a un mio desiderio, siamo nel primo giorno e devo affrettarmi perchè questa è concessione, Dio si concede al desiderio che ho di conoscere Dio

Luigi: La creatura può dare amore solo nella misura in cui riceve amore, ha la possibilità di rispondere nella misura in cui riceve, quindi stai attento, non pretendere dalla creatura, concedi..."Dove non c'è amore metti amore e otterrai amore".

Dove non c'è amore, Dio per primo mette amore, per ottenere amore, può darsi che la risposta d'amore non ci sia, l'amore non è automatico, però se Dio non mettesse l'amore, la creatura certamente non lo potrebbe amare, ora Dio mette amore fino a morire in croce, per dare possibilità alla creatura di rispondere, quindi la grazia è tutta di Dio.

È colui che ama per primo che dà la grazia all'altro di rispondere.

Tu ami perchè hai ricevuto amore.


- Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.

Gv 9 Vs 4 terzo tema. Lunedì.


Titolo: I due volti della notte


Argomenti: La parola e il silenzio – Cercare la volontà di Dio – I due giorni: Bisogno dell’uomo e bisogno di Dio – Vicinanza spirituale – Il compimento del Figlio – La tentazione -  L’ora delle tenebre – Il trionfo dell’io su Dio – L’amore vince perdendo – Cercare quello che piace a Dio – L’illusione del giusto – Conoscere il proprio tempo – Il superamento dell’io -


 

26/Gennaio/1987 Casa di preghiera Fossano


 - Riassunto -


Luigi: Nel primo giorno Dio fa quello che piace all’uomo.

Nel secondo giorno invece è l’uomo che cerca quello che piace a Dio.

Questo è un rapporto che non tramonta perché è un rapporto di verità.

La verità non passa quindi resta eterno.

Luigi: La notte rappresenta il passaggio tra i due giorni.

Luigi: Noi possiamo perdere l’interesse per conoscere Dio.

Questa perdita di interesse per Dio, deriva dal fatto che abbiamo maturato altri interessi.

Gli altri interessi, le altre passioni, ci portano via l’interesse per Dio.

Allora noi diventiamo sapienti nelle cose che conosciamo.

Quando noi diciamo che la realtà è quella che esperimentiamo e diciamo di sapere, noi non siamo più attratti dalla Luce, perché noi la luce (falsa) l’abbiamo già: la luce del mondo.

Per cui non ci interessa più Dio ma ci interessano i problemi del mondo.

Allora quando l’uomo crede di vedere, Dio non può più operare.

Soltanto quando l’uomo è cieco, Dio può operare.

Viene dato a colui che cerca, viene aperto a colui che bussa, viene risposto a colui che domanda.

Ma se l’uomo non domanda, non bussa, non cerca, Dio non gli può dare nulla.

Quando io eleggo ad assoluto, quindi come mia verità un frammento del tutto, non ho più interesse per il tutto.

Perché io scambio confondo il frammento con il tutto.


. Conversazione -


A.: Mentre noi siamo in cammino è tutto un alternarsi di giorno e di notte.

Luigi: Tutta la creazione è fatta a periodi di luce e di notte.

Ogni parola di Dio che arriva a noi è fatta di due tempi: parola come suono che arriva a noi e poi c’è la pausa, il silenzio, per dare a noi la possibilità di assimilare la parola che ci è data.

Anche nel mangiare c’è il mangiare e poi c’è la pausa, non puoi mangiare in continuazione, devi avere il tempo per assimilare.

Tutto è segno della parola di Dio.

La parola di Dio è come la musica, ci sono note e ci sono pause.

E la pausa non è che sia meno importante della nota.

Così anche il silenzio, non è che sia meno importante della parola.

Il silenzio fa parte della parola.

Dio parla e poi c’è la pausa, c’è il silenzio, tutte le cose tacciono, si ritirano nella notte, affinché sia data a noi la possibilità di assimilare quella parola che mi è arrivata, altrimenti non la capisco.

Noi ci sottomettiamo a Dio in quanto cerchiamo quello che piace a Lui.

A.: Ma io posso anche non sapere quello che piace a Lui...

Luigi: Appunto lo devi cercare.

B.: Ma Lui lo ha detto che vuole essere conosciuto.

Luigi: Sì, ma devi cercare quello che piace a Lui.

Quello che piace a Lui è quello che viene da Lui, è quello che vuole Lui.

Dobbiamo prendere consapevolezza di quello che vuole Lui.

Noi, il più delle volte ci rivolgiamo a Dio, per ottenere da Lui qualcosa per noi, magari anche la Luce.

Qui cerchiamo Dio per quello che piace a noi.

Dobbiamo arrivare a cercare Dio per quello che piace a Lui.

Allora quando noi cerchiamo Lui per cercare di capire quello che piace a Lui, qui inauguriamo il secondo giorno, il giorno senza sera.

Ma fintanto che noi cerchiamo Dio perché soddisfi quello si cui noi abbiamo bisogno, noi siamo sempre nel primo giorno, soggetto a tramonto.

A.: Questo cercare quello che piace a Dio è vedere le cose dal suo punto di vista?

Luigi: No, è tutta un altra cosa.

Cero per fede, poiché Lui è il Creatore, io sono tenuto per giustizia ad accogliere tutto da Lui ed a cercare in tutto il suo Pensiero, ma non ci siamo mica ancora.

Deve arrivare per noi un mattino, in cui ci impegnamo a cercare quello che piace a Lui.

Conoscere cioè la sua volontà.

Non cercare Lui per quello che desideriamo noi.

Il nostro desiderio cessa e cerchiamo il desiderio suo.

A.: Come avviene questo?

Luigi: Appunto in quanto cerchiamo il desiderio suo.

Cerchiamo quello che desidera Lui, quello che vuole Lui, quello che piace a Lui.

Per cui mettiamo a tacere ogni nostro desiderio, tutto quello che può piacere a noi, per cercare quello che piace a Lui.

Il secondo giorno inizia lì.

Quando cominciamo a cercare quello che piace a Dio.

C.: Questo “affrettatevi”, vuol dire che Dio fintanto che si annuncia nelle sue opere ci dà la possibilità di capirlo?

Luigi: Quando Lui fa arrivare a noi una sua parola, noi dobbiamo affrettarci ad approfondirla.

È quella lampada accesa da Dio che noi dobbiamo mettere in alto, in modo da potere illuminare tutto, da illuminare tutta la nostra stanza, tutto il nostro mondo, tutti i nostri pensieri, per vederli tutti secondo quella luce lì.

Tutta la nostra vita va raccolta sotto quella luce.

In modo da non lasciare niente di oscuro dentro di noi, perché quella è la luce che mi deve illuminare tutto.

Per cui devo sistemare tutto di me sotto quella luce.

Altrimenti resto sorpreso dagli argomenti del mondo, dai problemi del mondo, dalle esperienze nel mondo che mi portano via e mi spengono la luce.

E allora resto disperso.

C.: E quando Lui se ne va, non ci parla più attraverso le opere?

Luigi: Sì, perché s’inaugura un epoca nuova.

Prima Lui ha cercato noi, adesso siamo noi che dobbiamo cercare Lui.

Cercando Lui, proprio in quanto cerco Lui, mi sottometto a Lui.

Quando io cerco, divento dipendente da-.

Abbiamo un rapporto d’amore.

Prima è una Persona che mi ama e adesso sono io che vado a cercare quella Persona che mi ha amato.

In quanto la cerco, adesso sono io che sono dipendente da quella Persona.

Qui inauguro un rapporto vero nei riguardi di Dio.

Per cui Lui diventa il mio Signore e io divento la sua creatura.

C.: E quando io chiedo aiuto a Lui e Lui non  mi risponde?

Luigi: Appunto, perché Lui vuole che io cerchi quello che piace a Lui.

Se Lui tace, non è che si neghi, ma è perché m’invita a cercare non più quello che voglio io, ma a cercare quello che piace a Lui, in modo da adeguarmi a Lui.

Perché quando io conosco quello che piace a una persona, ho la possibilità adesso di fare quello che piace a Lui.

Prima sono io che interpreto, m’illudo di fare la volontà di Dio ma posso sbagliare.

Quella persona desidera un fiore e io gli porto magari un cioccolatino.

Invece quando capisco quale è il suo Pensiero, adesso ho la possibilità di capire quello che vuole Lui e quindi rispondo bene.

Lui a un certo punto non risponde più a quello che io chiedo.

Perché vuole che sia io adesso, a cercare presso di Lui, quello che Lui desidera.

In modo da potere corrispondere, perché soltanto da questa corrispondenza, nasce poi l’unione.

D.: Chiedere la luce è ancora voler soddisfare un nostro desiderio?

Luigi: È il cieco che invoca la luce.

Se in noi non ci fosse nessun bisogno, Lui non potrebbe fare qualche cosa che piace a noi.

Uno che sia abulico, che non desideri niente, non può essere soddisfatto da niente.

Dio forma in noi il desiderio, per farci capire che Lui è buono, che Lui viene a corrispondere al nostro desiderio.

Lui forma in noi la fame e poi moltiplica il pane.

Ma se Lui non avesse formato in noi la fame, di tutto quel pane non sapremmo che farcene.

Quindi abbiamo il primo giorno: Lui che risponde a un mio bisogno, che può essere anche bisogno di luce, ma è sempre Lui che risponde al mio bisogno.

Avendo risposto, ora ha stabilito un contatto.

Stabilito il contatto, ha dato a me la grazia di potere interessarmi di Lui.

“Lui ha fatto quello che piace a me, ma chissà cosa è quello che piace a Lui”.

Qui inizia il secondo momento.

Adesso sono io che voglio cercare quello che piace a Lui.

Perché soltanto in quanto corrispondo e faccio quello che piace a Lui, adesso inauguro una unione stabile.

Prima l’unione era determinata da Lui che faceva quello che piaceva a me.

La vicinanza nel campo delle persone, nel campo dello spirito, non è data dal dono unilaterale ma è data dalla reciprocità di doni.

Allora qui abbiamo la perfetta unione: quando due coincidono nello stesso pensiero, nella stessa volontà.

Quindi devo superare il pensiero del mio io, per cercare quale è la sua volontà, quello che Lui desidera, quello che a Lui piace.

D.: Però per arrivare a capire quello che piace a Lui, devo morire a me stessa.

Luigi: Devo superare il pensiero del mio io.

Per cercare quale è la sua volontà, cosa è che Lui desidera, cosa è che a Lui piace.

D.: L’attrazione per le creature annulla l’attrazione per Dio, se però questa attrazione diventa nostro fine.

Luigi: Certo, se l’attrazione per la creatura è attrazione per un mezzo di Dio e dialogo con Dio attraverso questo mezzo, sono nel giusto.

Le creature sono buone e in quanto Dio me le presenta e io cerco di dialogare con Dio per cercare quale è il suo pensiero, allora quella è una cosa buona.

La creatura diventa male quando diventa fine, quando io vivo per quello.

E rompo praticamente il rapporto con Dio.

Non dialogo più con Dio.

Mi fermo al rapporto orizzontale.

Allora tutto il mio vivere e il mio pensare, è determinato da questa orizzontalità in cui ho fatto fuori il rapporto verticale con Dio.

Qui il legame con la creatura mi porta via il desiderio e l’attrazione per Dio.

Perché qui la creatura diventa per me un problema più grande di Dio.

Questo problema mi annulla l’interesse e il tempo per Dio.

Mi toglie la disponibilità interiore per Dio.

Perché sono assillato da un mio problema e assillato da questo problema perdo la disponibilità per Dio.

Il problema non sta nell’annullare la creatura ma nell’avere Dio come vero fine, come interesse principale.

Le creature è Dio che ce le presenta, come un aiuto, una sollecitazione per metterci in movimento verso di Lui, però noi dobbiamo sempre tenere presente Dio, perché i problemi si risolvono soltanto con Dio.

Non possiamo risolverli noi.

E.: Il Figlio porta a compimento l’opera del Padre e la creatura ha una funzione in questo compimento?

Luigi: Certo deve restare con il Figlio.

Dicendoci che è il Figlio che porta a compimento, invita noi a unirci al Figlio, perché soltanto nel Figlio noi troviamo il compimento.

Tutta la creazione, tutta l’opera di Dio in noi è incompiuta.

Ma il compimento, non si forma in noi se non attraverso il Figlio.

E.: Ma il Figlio può portare a compimento senza la creatura?

Luigi: Nel Figlio tutto è già compiuto.

L’incompiuto è nella creatura, non è nel Figlio.

Siccome però il Pensiero di Dio è in noi, questo ci dice che solo nel Pensiero di Dio, noi possiamo arrivare al compimento.

Quindi l’opera è del Figlio ma in noi.

Se in Dio ci fosse un incompiuto ci sarebbe un tempo.

In Dio non c’è il tempo, quindi tutto è compiuto in Dio.

Il tempo è per noi, il tempo non esiste fuori di noi, esiste in quanto c’è questo incompiuto che deve passare al compimento.

Il compimento però non avviene senza il Pensiero di Dio ed avviene solo nel Pensiero di Dio.

F.: Se l’uomo bussa, cerca, domanda è già nel secondo giorno.

Luigi: L’uomo deve sempre ritenersi cieco.

A un certo momento però in questo sviluppo, deve arrivare al punto in cui l’uomo chiede al Signore di capire quello che vuole Lui.

È Dio che sollecita da noi questo momento.

In un primo tempo Lui dice: “Chiedete ed otterrete, domandate e vi sarà dato”.

Poi arriva un momento in cui dice: “Mi cercherete e non mi troverete”...ecco la notte.

Per cui ieri io chiedevo e Lui mi rispondeva, adesso chiedo e non mi risponde più.

Come mai, è cambiato?

Bisogna vedere sempre tutto come opera di Dio.

E allora cercare il significato: “Signore come mai ieri parlavi e oggi non parli più?”.

Il problema non sta nel ripiegarsi su se stessi e cercare la colpa o il peccato.

Signore il tuo silenzio di oggi è una parola per me, e allora cosa mi vuoi significare, cosa mi vuoi dire.

F.: Importante per noi è rimanere in ascolto.

Luigi: Sempre in ascolto,

Il punto fondamentale è sempre: Lui è il creatore.

Lui opera in tutto.

I tempi sono suoi.

Non dobbiamo stupirci, perché con Lui ci sono delle novità e delle sorprese.

Lui sa dove vuole condurci, noi non sappiamo dove Lui vuole condurci.

E allora dobbiamo sempre mantenerci aperti, in modo da fare conto su Dio.

E allora Lui ci illumina e ci fa capire che soltanto cercando la sua Volontà si entra nel sabato senza sera, si inaugura cioè un rapporto vero con Dio.

Un rapporto che non è più soggetto a tramonto.

Prima invece quando io chiedo la salute, il pane, la luce, sono tutte cose che sono concesse nel mio bisogno.

E il mio bisogno muta di continuo.

Lui invece vuole sistemarmi in un rapporto che non muti più.

Il rapporto eterno con Dio è questo dove la creatura non ha più presente quello che desidera lei, ma che ha presente quello che desidera Dio.

A questo punto entriamo in quel regno di superamento del pensiero del nostro io.

Per cui la creatura è felice, soltanto in quanto vede in tutto la volontà di Dio.

L’unica preoccupazione della creatura qui è fare quello che piace a Dio.

E.: E Dio ci può tentare?

Luigi: La tentazione di Dio è una proposta.

Ma Dio non ci tenta al male ma ci tenta al bene, cioè ci sollecita a scegliere.

Tutte le cose che Dio ci presenta, ce le presenta perché noi abbiamo a dialogare con Lui per cercare la sua volontà, il suo pensiero, il suo significato.

Anche Gesù a un certo momento ha avuto fame e il demonio lo tenta: “Dì a queste pietre che diventino pane”.

Lui accetta tutto dal Padre, quindi anche questa tentazione, però c’era il demonio sotto.

Bisogna sempre far conto su Dio.

È facendo conto solo su Dio che si entra nel mondo dello Spirito.

E allora si fa esperienza della presenza di Dio in tutto.

Ora, Lui vuole condurci a esperimentare che Lui è presente in tutto, che Lui pensa a me in tutto, ma non possiamo giungere a questa esperienza, se non cerchiamo quello che piace a Lui .

Altrimenti noi ci fermiamo alle cose.

Ringraziamo magari il Signore, ma noi dedichiamo il nostro pensiero alle cose.

G.: Quando uno per grazia di Dio, desidera conoscere Dio per quello che Lui è, sta facendo quello che Dio vuole, sta cercando quello che piace a Dio.

Luigi: Deve cercare quello che piace a Dio.

Perché la volontà di Dio dipende da Dio, da quello che Lui è.

E bisogna cercare quello che piace a Lui.

G.: Cercare ciò che piace a Dio, vuol dire cercare ciò che Egli è.

Luigi: Ciò che piace a Dio, deriva da ciò che Lui è.

G.: Imparare a generare il suo Verbo!

Luigi: La sua volontà, il suo pensiero, il suo verbo.

Comunque deriva da ciò che Lui è.

G.: C’è luce e luce, ci sono luci che sono caramelle e luci che richiedono il superamento di tutto di noi.

Quando uno cerca la luce che richiede il superamento dell’io è già nel secondo giorno?

Luigi: Il rapporto viene capovolto, dal momento in cui uno cerca quello che piace a Dio.

Deve cominciare a interessarsi di quello che piace a Dio.

G.: Se io per fede e per giustizia cerco la sua intenzione, mi sottometto a Dio?

Luigi: Sì, mi sottometto in quanto cerco quello che piace a Lui.

G.: La notte in cui nessuno può operare è per tutti?

Luigi: La notte di cui parla Gesù è l’ora delle tenebre.

E questa ora viene per tutti.

Perché Gesù deve morire e c’è la creatura che deve trionfare.

C’è il mondo che deve trionfare.

Non è più Dio che trionfa, è il mondo che trionfa.

Quindi abbiamo in questa situazione, il trionfo del mondo e Dio che tace.

E questo avviene in ognuno di noi.

È necessario che questo avvenga.

G.: Nel primo giorno Dio c’inonda di doni, ci rivela che Lui c’è e noi lo ringraziamo.

Poi viene la notte, io non credevo che questa notte necessariamente diventa notte in cui Lui non può operare.

Perché se capisco che Lui si è concesso perché io impari a concedermi a Lui, non devo passare attraverso la notte.

Luigi: Per arrivare a capire il significato della notte, devi passare attraverso la notte.

È la notte in cui non trionfa Dio ma trionfa il mondo.

Trionferà Dio, però è necessario che Dio lasci trionfare la creatura.

Perché trionfando la creatura, la creatura arriva a capire.

Cioè è necessario che la creatura uccida Dio.

Quando lo ha ucciso, l’uomo resta legato alla sua opera e adesso legato alla sua opera e esperimentando il Dio morto, abbiamo l’apertura.

La possibilità per lo meno dell’apertura.

Significata da questa notte in cui nessuno può operare.

G.: Questo momento è quando l’uomo prende consapevolezza di tutte le volte che sottomettendo Dio al suo io ,lo ha ucciso?

Luigi: C’è la sopraffazione dell’io a Dio, la creatura fa quello che vuole lei.

Non capisce.

Dio lo sa, la creatura non lo sa.

Però la creatura fa e uccide Dio, e trionfa su Dio e ha ragione la creatura.

Quando Cristo muore, gli uomini hanno ragione.

Hanno ragione loro, hanno trionfato loro.

Il principe di questo mondo è l’io.

Trionfa l’io.

Arriva un momento in cui trionfa l’io.

Ma proprio attraverso il trionfo dell’io e la morte di Dio, trionfa Dio.

L’amore vince quando perde, quando sa perdere.

Ma questo la creatura non lo vede mica.

La creatura pensando a sé, ritiene di avere vinto.

Crede di vincere e non si accorge che Dio sta portando a compimento il suo disegno.

L’amore è l’unica “creatura” che possa fare questo.

L’amore vince perdendo.

Quando l’amore crede di trionfare perde.

Quando perde trionfa.

Quanto più viviamo nello Spirito, tanto più noi capiamo che vinciamo soltanto in quanto impariamo a  perdere

H.: Nel secondo giorno la creatura vuole solamente quello che vuole Dio.

Luigi: Noi facciamo tante parole.....quando cerca quello che piace a Dio.

Gesù dice: “Il Padre non mi lascia mai solo, perché Io faccio sempre quello che piace a Lui”.

Ci fa capire che l’unione (non restare soli) sta nel cercare quello che piace a Dio.

Ce lo rivela lì.

E questo ci fa anche capire il motivo della nostra solitudine.

Perché nei nostri rapporti con Dio, cerchiamo quello che piace a noi ed esperimentiamo la nostra solitudine.

H.: E Dio conduce l’anima momento per momento a vedere quello che Lui vuole.

Luigi: Non è momento per momento, la sua volontà è eterna.

G.: Cercare il Pensiero di Dio nelle cose...

Luigi: No, il Pensiero di Dio non nasce dalle cose, nasce da Dio.

Bisogna cercare quello che piace a Dio.

E quello che piace a Dio è una volontà eterna e immutabile.

Dio non è soggetto al tempo e ai cambiamenti.

Si entra nella vita eterna, cercando quello che piace a Dio.

F.: La creatura si rende conto di uccidere Cristo?

Luigi: Quando lo uccide no, ma arriverà il momento in cui se ne rende conto.

Anzi crede di avere ragione.

Crede magari di rendere gloria a Dio.

Crede di essere giusta.

“Vi manderanno a morte, credendo con ciò di rendere gloria a Dio”.

“E ciò faranno perché non hanno conosciuto”, non si sono preoccupati di conoscere.

Quando uno non si preoccupa di conoscere è convinto della propria giustizia.

Si arriva quindi alla notte dell’uomo che crede di sapere.

Che è convinto di fare il bene, di essere nel giusto.

Tutto questo accade perché non ci si è preoccupati di conoscere prima di tutto Dio.

Per cui la chiave di uscita, di liberazione, è la conoscenza di Dio.

K.: È molto sottile la differenza tra il cercare Dio per quello che Lui è o il cercarlo per ricevere una luce.

Ma come si fa a fare questo salto di qualità?

Luigi: Cercando quello che piace a Dio.

K.: È necessario vedere tutte queste tappe nella nostra vita?

Luigi: Se Gesù ce ne parla è perché è necessario.

Perché noi possiamo illuderci.

“Signore ti ringrazio perché io sono giusto, Signore tu ringrazio perché io non sono peccatore”.

Noi corriamo sempre il rischio dell’illusione.

E nell’illusione ci sediamo a valle credendo di essere sulla vetta.

Ecco per cui la grande importanza di restare sempre con la parola di Cristo.

Perché a contatto con la sua parola, abbiamo sempre la possibilità di misurarci.

Bisogna sempre avere presente la sua parola.

Bisogna sempre guardare davanti a noi.

La vita sta davanti a noi.

“L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

Quindi non ripiegarti su te stesso, nemmeno a quello che hai fatto oggi, non interessa, impegnati sempre sulla parola di Cristo.

L’uomo si costruisce dedicandosi a un fine, dedicandosi a-, non guardandosi indietro.

“Chi messa mano all’aratro si gira indietro, non è buono per il regno di Dio”.

G.: Però è necessario guardare indietro per vedere Cristo nelle tappe della nostra vita.

Luigi: Guadando avanti scopri tutto e il tutto, anche il passato.

La soluzione è in Dio, impegnati in Dio.

Se guardi indietro vedi tutta la zizzania e incominci a toglierla e butti il Bambino con l’acqua sporca.

H.: “Perché non riconoscete il vostro tempo?”.

Luigi: Ma il tempo tu lo riconosci guardando la vetta.

Se io ti dico che devi arrivare sul Monte Bianco, tu capisci il tempo in cui ti trovi.

Se ti guardi indietro vedi che hai fatto 10 metri e ti ritieni nel giusto.

H.: Quindi conosco il mio tempo guardando la meta.

Luigi: Certo.

È andando avanti che si scopre tutto.

M.: Non c’è il rischio di scoraggiarci vedendo il Monte Bianco tanto difficile da raggiungere?

Luigi: È il pensiero del nostro io che ci fa scoraggiare.

Dio può comandarti anche l’impossibile: la Madonna non si è mica scoraggiata.


- Pensieri conclusivi -


Z.: Dobbiamo cercare di capire di capire cosa piace a Dio, per fare ciò che piace a Dio.

Luigi: Quando lo hai capito lo hai fatto.

W.: Chiedo proprio al Signore che mi faccia capire quello che piace a Lui.

K.: Amare è vivere e pensare.

X.: I discepoli appena furono chiamati da Gesù, lasciarono le reti.

Y.: nel silenzio di Dio non dobbiamo ripiegarci su noi stessi.

Luigi: Perché anche quella è una parola di Dio.

Se Dio tace, quella è una parola personale di Dio per me.

Non dobbiamo offenderci se Dio tace.

O.: L’umiltà è la chiave di tutto.

Luigi: l’umiltà che deriva sempre dal tenere presente Dio.

Non bisogna recitare l’umiltà.

Ci vuole questa convinzione del nostro niente e del suo tutto.

D.: Solo nel Pensiero di Dio posso capire l’Intenzione di Dio.

L.: Cercare ciò che piace a Dio.


- Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4


RIASSUNTI DOMENICA


ARGOMENTI:  La creazione incompiuta – La vera vita – Il rischio della notte – L’amore vero – La tristezza del non capire – I problemi dell’uomo e il problema di Dio – Piacere a Dio – Conoscere è essere – La creatura può dare nella misura in cui riceve – Il volto negativo della notte – Strumentalizzare Dio – La nascita della fede – La moltiplicazione dei pani – Essere e intenzione – Dio chiede all’uomo – Il Figlio non fa niente se non lo vede dal Padre.


 

1/Febbraio/1987


 - Riassunti -


Luigi: La creazione geme e soffre nell’uomo perché incompiuta.

Tutta la creazione che noi vediamo è incompiuta.

Ed è incompiuta perché noi non la capiamo.

Noi vediamo e non capiamo.

Capiamo il mistero.

Tutte le cose sono avvolte nel mistero: perché si nasce? Perché si vive? Perché si muore? Perché si soffre? Perché si gioisce?

Che senso ha tutto questo?

Noi ci troviamo di fronte a dei fatti, a una realtà, però non capiamo.

Ora, questo non capire, per noi è una sofferenza, è la tristezza di fondo che caratterizza l’uomo.

Ma se l’uomo sente questa sofferenza, è perché è fatto per capire, altrimenti non soffrirebbe mica.

Il cane non soffre mica per non capire.

Perché noi soffriamo per non capire?

Questo è rivelazione che noi siamo fatti per capire.

Allora se siamo destinati a quello, a conoscere, alla luce e ci accorgiamo di non capire, ecco che noi patiamo, soffriamo.

Cristo viene in questa tristezza dell’uomo, per aiutarci ad arrivare a compimento e il compimento sta nel capire, sta nel vedere la luce.

Luigi: Ciò che è vero è eterno.

Ciò che è vero è indipendente dal tempo e dal luogo.

Ciò che è vero è vero tanto in Europa, come in America o in Asia.

Sia che sia 2000 anni fa o adesso.

Quello che è vero è vero.

Allora il rapporto vero, noi sottomessi a Dio, inaugura in noi la vita eterna che è vita vera.

La vita sta nel pensiero di Dio.

La morte sta nel vivere per il pensiero del nostro io.

Noi possiamo vivere pensando a noi stessi.

Pensando a noi, noi troviamo la nostra morte.

Il pensiero del nostro io non è vita ma riceve vita.

Ma per ricevere vita, noi dobbiamo pensare Dio.

Quindi se noi pensiamo Dio, in Dio troviamo la nostra vita, perché la nostra vita è in Dio.

Se invece pensiamo a noi stessi e viviamo per noi stessi, noi scaviamo la nostra morte e troveremo la nostra morte.

Quindi Dio dicendo: “Io ti ho messo tra le mani la vita e la morte”, Dio dice: “Io ti ho dato la possibilità di pensare a me, che sono Dio, oppure di pensare a te, però Io ti dico di pensare a me, affinché tu non abbia a morire”.

Luigi: Non bisogna amare Dio per i doni che possiamo avere da Lui.

Ma dobbiamo amare Dio per quello che Lui è.

L’amore è autentico non in quanto si ama una persona per i doni che possiamo avere da quella persona.

Questo sarebbe un amore interessato.

Il che vuole dire che è sempre un pensare a noi stessi.

Il giorno che quella persona cessa di darmi doni, io non la amo più.

Il che vuole dire che il mio amore non era autentico.

L’amore diventa autentico, quando si ama una persona per quello che essa è, non per quello che dà a noi.

L’amore diventa autentico, quando superiamo il nostro io.

Questo è tutto segno, del rapporto autentico che dobbiamo avere con Dio.

Fintanto che noi cerchiamo Dio per quello che possiamo avere da Lui, noi cerchiamo Dio ma lo cerchiamo nel pensiero del nostro io.

Quindi siamo sempre nel primo rapporto che è un rapporto non autentico.

Magari preghiamo anche Dio ma perché Lui ci possa servire, ci possa aiutare: non siamo nel rapporto vero.

Il rapporto vero è quando noi ci interessiamo per conoscere Lui.

Quindi non ci interessiamo dei doni che possiamo ricevere da Lui, ma ci interessiamo di Lui per conoscerlo.

Quindi lo amiamo per quello che Lui vale, per quello che Lui è.

Luigi: Il rischio della notte è perdere l’attrazione per Dio.

Questo è segno che in noi si sono formate altre attrazioni.

E allora noi non sentiamo più interesse per Dio.

Questo è il rischio che corriamo nella notte, in quanto Dio si è allontanato.

Ma Lui non si è allontanato per far spegnere in noi l’interesse per Lui.

Lui si è allontanato per sollecitare noi ad entrare nel sabato senza sera.

Cioè per entrare nel vero rapporto con Lui.

Luigi: Il compimento dell’opera di Dio avviene solo nel Figlio.

Il Figlio è in noi, però non opera senza di noi in noi.

Per cui il Padre opera senza di noi, tutta la creazione giunge a noi senza di noi, tutti i fatti giungono a noi senza di noi.

Però il compimento, cioè l’intelligenza dei fatti, della creazione, non arriva a noi senza di noi, perché richiede da parte nostra, l’adesione al Pensiero di Dio.

È soltanto nel Pensiero di Dio che sorge la luce sui fatti che il Padre ha operato.

In questo Pensiero di Dio, la luce non sorge se noi non aderiamo al Pensiero di Dio.

Fintanto che noi restiamo nel nostro pensiero, non possiamo arrivare all’intelligenza dei fatti che Dio opera.

Perché è solo nel Pensiero di Dio che s’illuminano.


- Conversazione -


A.: Tutti i fatti arrivano a noi incompiuti.

Luigi: Hai capito perché sono incompiuti?

A.: Per suscitare in noi il desiderio di Dio.

Luigi: Sono incompiuti perché non si capiscono.

Infatti arrivano ma noi non sappiamo perché.

Si nasce, si muore, si tribola, si lavora e tutto questo conclude con la morte, ma allora che senso ha?

Eppure sentiamo il bisogno di un significato.

E se sentiamo il bisogno di un significato, vuol dire che siamo fatti per questo significato.

Allora le cose sono incompiute perché non ne vediamo il significato e allora ne sentiamo il problema.

Il fatto che ne sentiamo il problema, vuol dire che abbiamo la soluzione.

Si tratta di trovarla questa soluzione ma la soluzione ci è data.

La soluzione è nel Figlio, nel Pensiero di Dio.

Tutto quello che arriva a noi senza di noi è opera del Padre.

Quello che non arriva a noi senza di noi, è nel Figlio, cioè nel Pensiero di Dio.

Tutta la creazione e tutti i fatti arrivano a noi senza di noi e sono opera di Dio Padre.

L’illuminazione, l’intelligenza di questi fatti, non arriva a noi senza di noi, perché arrivano a noi attraverso il Figlio.

Con il Figlio noi allora abbiamo l’intelligenza, perché il Figlio riporta tutto nel Padre, contempla tutto nel Padre.

E allora con il Figlio, possiamo contemplare la finalità dell’opera del Padre.

Allora contemplare la finalità di una cosa, vuol dire avere la possibilità di rispondere al perché.

Quando in me sorge l’interrogazione: “Perché?”, è perché io non vedo il fine.

Capisco quando vedo il fine, l’intenzione di Dio nella cosa.

Si giunge alla conoscenza raccogliendo.

A.: E nella conoscenza non c’è più tristezza per l’uomo.

Luigi: C’è gioia.

La tristezza c’è in quanto mi trovo in una cosa che non è compiuta, che non capisco.

Fintanto che ci troviamo in cose che non capiamo, proviamo tristezza, perché vorremmo capire.

B.: Dio si concede all’uomo, affinché l’uomo capisca che esiste e che lo cerchi.

Luigi: No, che Dio esista non dipende dall’uomo.

Dio, attraverso la sua creazione ci rivela Se stesso e che Lui esiste senza di noi, indipendentemente da noi.

Dio esiste indipendentemente da noi.

Anche il demonio sa che Dio esiste, non lo può conoscere.

Tutti sanno che Dio è Colui che nessuno può ignorare.

E nessuno può ignorarlo, perché la creazione non l’abbiamo fatta noi.

Il filo d’erba non l’abbiamo fatto noi.

Tutte le cose esistono indipendentemente da noi.

Quindi è un altro che le ha fatte.

Alza gli occhi a quell’Altro che ha fatto le cose.

B.: Questa è concessione di Dio all’uomo.

Poi l’uomo deve cercare Dio per quello che è, non per la sua luce.

Ma per trovare Dio noi abbiamo bisogno della sua luce.

Che differenza passa tra luce e conoscenza?

Luigi: Abbiamo la luce che è concessione.

Io sento un problema e chiedo a Dio che m’illumini questo problema.

Dio me lo illumina e questa è una concessione che Dio mi fa.

B.: Anche quando il problema è un problema circa la conoscenza di Dio?

Luigi: Anche il problema si Dio.

B.:  Non riesco allora a capire la differenza che c’è tra la conoscenza di Dio e la luce che ci viene da Dio.

Luigi: C’è la ricerca di Dio per il problema che portiamo in noi.

Allora io cerco Dio per soddisfare la soluzione del mio problema.

Invece c’è la ricerca di Dio per conoscere il suo problema, non il mio problema.

Fintanto che io cerco Dio per soddisfare me, io faccio servire Dio a me.

Invece il rapporto giusto è quello di cercare il problema di Dio.

Cioè cercare la volontà di Dio, cercare di piacere a Dio.

Quando io cerco Dio per un mio problema, io cerco che Dio piaccia a me.

Invece il rapporto vero, è cercare Dio per piacere a Lui, non per farlo piacere a me.

B.: Ma si può avere il desiderio di conoscere Dio nel pensiero del proprio io?

Luigi: Comunque sia, quando noi cerchiamo Dio per un problema nostro, noi cerchiamo Dio per soddisfare noi.

Quando noi cerchiamo Dio per piacere a Lui, la cosa è diversa.

C.: Questi tre temi ci insegnano il cammino attraverso cui Dio vuole condurci.

Il primo tema : Conoscere è essere...

Luigi: Se noi avessimo conosciuto dal primo momento che conoscere è essere, noi non avremmo trascurato la conoscenza e avremmo puntato tutto su quello.

Noi invece abbiamo puntato tutto sul fare, sull’azione, sull’essere in un modo piuttosto che in un altro, sul corre qui e sul corre là.

Così abbiamo perso la presenza di Dio, la conoscenza con Dio, la comunione con Dio e siamo tutti lì, che ci aggiriamo nella notte.

La partecipazione con l’essere, la comunione con l’essere deriva invece dalla conoscenza.

Gesù l’ha detto chiaramente che la vita vera sta nel conoscere Dio.

Più si conosce Dio e più si partecipa di quello che Lui è.

C.: E allora viene chiaro il concetto dei due giorni: il primo giorno quando Lui si concede a noi e il secondo per attingere la conoscenza che Lui ci vuole dare.

Luigi: Se Lui per primo non si concedesse a noi, noi non potremmo assolutamente fare niente.

Perché noi essendo creature possiamo fare nella misura in cui riceviamo.

Noi creature siamo capaci di amare, nella misura in cui riceviamo amore.

Quindi bisogna che uno ci dia amore per primo.

Amandoci e sentendoci amati, qui abbiamo la possibilità di amare.

Però non siamo costretti, l’amore non ti costringe.

Tu ti senti amato, puoi riamare, non è detto che tu riami.

L’amore non ti costringe, appunto perché l’amore ti rispetta.

E rispettandoti non ti costringe, non usa violenza.

Però ti dà la possibilità, perché se non ti ama per primo, tu non puoi amare.

C.: C’è però una scadenza: “Finché è giorno”, affettati...

Luigi: Sì perché la prima concessione non è un rapporto giusto, quindi non può durare in eterno.

C.: E poi il terzo tema: il passaggio obbligato, la notte.

Tra il primo giorno e il secondo giorno necessariamente c’è la notte.

E tutti passiamo attraverso il volto negativo della notte.

Luigi: Sì perché il rapporto va capovolto.

Prima c’è un rapporto in cui Dio si concede alla creatura.

Poi si deve inaugurare l’altro rapporto: la creatura che si concede a Dio.

Quindi abbiamo un primo rapporto che va capovolto.

Nel momento in cui c’è questo capovolgimento c’è la notte.

C.: Però il volto negativo della notte: l’affermazione dell’io è per tutti.

È l’ora delle tenebre, perché tutti abbiamo ucciso il Cristo.

Solo prendendo coscienza di questo, forse scopriamo il volto positivo della notte e passiamo al compimento del secondo giorno.

Luigi: La notte è quel padrone che dopo avere dato i talenti, si allontana per ricevere l’investitura del regno.

Quindi è Dio che si allontana da noi.

Quindi Dio ci ama per primo, poi si allontana, per ricevere il nostro amore.

Noi lo investiamo del nostro amore, in quanto adesso lo cerchiamo.

C.: Questo è l’aspetto positivo della notte.

Affinché noi investiamo Dio del suo regno durante la sua assenza e cercando ciò che piace a Lui, abbiamo modo di superare il nostro io, cercando ciò che piace a Lui.

Però per tutti c’è anche il volto negativo della notte.

Io credevo che se uno capisce la notte ne evita il risvolto negativo.

Invece lunedì ci è stato spiegato che tutti passiamo attraverso il volto negativo della notte, perché tutti abbiamo ucciso Cristo.

Luigi: In noi non trionfa l’intelligenza per prima.

All’intelligenza arriva dopo.

C.: Comunque la notte (volto positivo e negativo) è necessaria per passare al secondo giorno.

Luigi: Bisogna però precisare che questo secondo giorno s’inaugura, in quanto cerchiamo noi quello che piace a Dio.

Se crediamo in Dio, prima noi cerchiamo Dio per quello che piace a noi.

Quindi per ottenere da Dio la soddisfazione di quello che piace a noi.

Può essere avere buona salute, denaro ma può anche essere una illuminazione sui nostri problemi.

Noi sappiamo che Dio ci può aiutare, che Dio è onnipotente e allora ci rivolgiamo a Dio per essere soddisfatti noi.

Invece il secondo giorno è quando cerchiamo Dio per cercare quello che piace a Lui.

Per conoscere la sua volontà, qui entriamo nel vero mistero di Dio.

Prima m’interessa poco quello che Dio è in Sé, prima a noi interessa che Lui risponda a quello di cui abbiamo bisogno noi.

Se io vado in un negozio, m’interessa poco quello che può pensare l’impiegata che mi serve, io penso a me e alla merce a cui sono interessato.

Vado nel negozio e voglio essere servito.

Le preoccupazioni e i problemi dell’impiegata non mi interessano.

Quindi qui non entro in un rapporto d’amore.

Invece posso interessarmi della persona e qui entro in un rapporto d’amore.

Qui non mi interessa la merce, m’interessa la persona.

D.: Noi per tanto tempo cerchiamo di strumentalizzare Dio ai nostri fini.

Però poi la vita s’incarica di smentirci.

Luigi: Ma poi a un certo momento, Dio non risponde più.

D.: C’è tanta gente che cerca l’assoluto ma lo cerca nel luogo sbagliato e arriva delusa a dire: “Viviamo il presente”.

Luigi: Lì cadiamo nel rischio di vivere il presente, di dedicare cioè il nostro pensiero ai problemi quotidiani e contingenti.

Proprio così si perde l’attrazione per Dio.

Perché cominci ad appassionarti per le cose mondane e Dio non ti dice più niente, diventa astratto.

D.: Ti appassioni fino a un certo punto, perché poi arriva la delusione, però tu non hai perso la capacità di fare il salto in Dio.

Luigi: Non basta toccare il fondo per risalire.

E.: Nella notte è necessaria la fede.

Luigi: La fede è essenziale.

E.: Prima non è necessaria perché di esperimenta tutto senza di noi.

Luigi: Dio ci dà la fede, attraverso tutto quello che ci fa arrivare senza di noi.

È lì che nasce la fede.

Noi esperimentiamo la creazione, il sole che sorge e tramonta, tutti gli avvenimenti, arrivano a noi senza di noi, per cui le cose esistono indipendentemente da noi.

Non sono io che ho fatto il filo d’erba.

La fede nasce lì: “Chi ha fatto il filo d’erba?”.

Quindi Dio operando su di noi senza di noi, già ci presenta Lui stesso e quindi fa sorgere in noi la fede.

Per cui io credo che qualcuno ha fatto, perché io non faccio il filo d’erba e il filo d’erba non ha fatto me.

Qualcuno lo ha fatto ma io non lo conosco.

Lì c’è il rapporto di fede.

Questa fede mi rende interessante conoscere Lui, sapendo che c’è.

Diceva San Paolo che la fede è credere all’esistenza di una cosa che ancora non vedi con la speranza di arrivare a vederla.

E.: Quindi la fede diventa attrazione per il Padre.

Luigi: La fede diventa attrazione.

Tu capisci che essere attratto da una cosa che non vedi è testimonianza in te della presenza di quella cosa.

Perché tu puoi essere attratto da una cosa che vedi, ma essere attratto da una cosa che non vedi, testimonia che quello ti attrae.

Tu un abito non puoi volerlo se non lo vedi in vetrina o in televisione.

Lo vedi e poi dopo lo desideri.

Invece nei riguardi di Dio, tu senti l’attrazione ma ancora non lo vedi.

Allora chi è che muove il tuo desiderio?

Il desiderio è un movimento verso qualcosa.

Quindi è la presenza dell’Altro che opera per attrarti a Sé.

E.: La fede è data a tutti.

Luigi: La fede è data a tutti.

Anche il demonio crede e non può non credere.

Anche il demonio crede in Dio, però è arrivato a trovarsi in una situazione in cui non può conoscere Dio.

Quindi questa attrazione per Dio la sentiamo tutti, però quest’attrazione, mano a mano che noi viviamo per  le creature e il mondo, comincia ad attenuarsi.

E a un certo momento non sentiamo più attrazione per Dio.

Perché subiamo tante attrazioni per le cose del mondo.

Noi diventiamo figli delle nostre opere e se io vivo per il mondo, io comincio a diventare desiderio per queste cose per cui sono vissuto.

A un certo momento io desidero solo le cose per cui sono vissuto e non sento più attrazione per Dio.

Non sento più desiderio per Dio, perché ho i miei problemi.

E.: E Dio a un certo momento, per aiutarci, annulla queste cose ...

Luigi: C’è l’esempio classico di Gesù che moltiplica i pani.

Gesù moltiplica i pani: “Come è buono Dio”.

“Facciamolo nostro re”, esso la risposta.

Dio mi ha soddisfatto, mi ha mandato il pane, mi ha mandato ciò di cui avevo bisogno e adesso lo voglio come mio re.

Ma io lo voglio come re, nel pensiero del mio io, per il pane che Lui mi ha dato.

Questo rapporto non è un rapporto giusto.

Tant’è vero che Lui fugge e non si lascia fare re, è Lui è Re, se non si lascia fare re, vuol dire che l’intenzione che guida le creature nel volerlo re, non è quella giusta.

E il giorno dopo, quando lo cercano, Lui si rifiuta di dare loro il pane: “Voi mi cercate per il pane che vi ho dato ieri, non cercatemi per quel pane lì”.

Qui abbiamo le contraddizioni di Dio.

Lui ti dà il pane e il giorno dopo, tu credendo che Lui sia fedele e lineare, lo cerchi per riavere il pane.

Lui invece no, invece del pane ti dà una bastonata.

E allora non capisci più niente.

Perché ieri mi ha dato il pane e oggi si rifiuta, ecco ti mette in movimento.

A questo punto io sono sollecitato dall’opera stessa che Dio ha fatto in me, attraverso le contraddizioni, sono portato a cercare la giustificazione.

E capisco che l’opera che Lui ha fatto, l’ha fatta per sollecitare me per quello che Lui è, e non a cercarlo per i doni che mi dà.

Soltanto trovando Lui, trovo una linea di pensiero senza contraddizioni e la linea costante e fedele e lineare dell’operare di Dio.

Prima invece io subisco le contraddizioni.

Per cui Dio può diventarmi insopportabile, perché un giorno mi dice una cosa e il giorno dopo ne fa un altra.

A questo livello, Dio può essere insopportabile alla creatura.

“Cercatemi per il pane che non passa”, se io capisco la lezione, lì trovo il Dio costante, il Dio fedele.

Il Dio che non si contraddice.

D.: È sempre la faccenda del perché causale e del perché finale.

Noi siamo rimasti alla causa, al principio ma ci manca il fine e noi siamo fatti per il fine.

Luigi: Noi siamo fatti per conoscere il Pensiero di Dio.

Quindi non basta che io creda che tutto è opera di Dio.

Non basta che io accetti tutto da Dio.

Io sono fatto per capire il Pensiero di Dio in quello che Lui fa.

Io vedo un albero e credo che sia opera di Dio ma questo non basta: “Dio perché hai fatto l’albero?”.

Si Signore io so che sei Tu che mi hai dato la vita ma perché me l’hai data?

Il perché?, è cercare il Pensiero di Dio.

Noi siamo fatti per conoscere il Pensiero di Dio.

E questo Pensiero di Dio lo troviamo solo nel Padre e solo dal Padre.

Ecco perché dobbiamo cercare Dio per quello che Lui è.

Perché soltanto cercando Dio per quello che Lui è conosceremo la sua intenzione.

L’intenzione deriva sempre da ciò che un essere è.

Fintanto che non giungo a conoscere ciò che un essere è, io non potrò mai capire la sua intenzione.

L’intenzione nasce da ciò che un essere è.

G.: Inizialmente cerchiamo Dio perché ci dia?

Luigi: Infatti abbiamo detto che questo è il primo giorno.

G.: Che ci dia uno spirito, un cuore nuovo...

Luigi: È sempre nel pensiero del nostro io....

G.: Salomone ha chiesto la sapienza ed è stato approvato.

Luigi: Poi però ha ricevuto le batoste...evidentemente questa sapienza non funzionava tanto...

Se Dio ti dà la sapienza e poi la cosa non funziona, evidentemente c’è una altra Sapienza.

G.: Per arrivare a capire che devo cercare Dio per quello che è, c’è tutto un cammino da fare.

Luigi: Certo.

Ma è Dio che ce lo fa fare questo cammino.

G.: E devo invocare l’aiuto di Dio, perché io da sola non posso arrivare a capire certe cose.

Luigi: Questa è la situazione del primo giorno.

Abbiamo Dio che è onnipotente e noi trovandoci in situazione di difficoltà, è normale che ci rivolgiamo a Lui per chiedergli un aiuto.

Per cui io faccio servire Dio a me stesso, è il primo giorno e va bene.

Però qui a me non interessa quello che Dio è, a me interessa quello che Dio mi può fare.

G.: Ma c’è differenza tra il chiedere un aiuto materiale o un aiuto spirituale.

Luigi: È lo stesso.

Siamo sempre nel: io chiedo per me.

Il problema va capovolto.

Guarda che Cristo morendo dice: “Ho sete”.

Io credo di essere io quello che ha bisogno di Dio e Dio invece si presenta come uno che ha bisogno di qualcosa da me.

È Lui che ha bisogno di me.

Lui si presenta addirittura come un mendicante che viene a chiedere a me un bicchiere d’acqua.

Lui è ricchissimo, onnipotente e io il povero allora: “Signore dammi”.

A un certo momento Lui si fa povero e mi chiede che cosa io ho da dare a Lui.

Come mai Lui a un certo momento mi capovolge la situazione?

Perché mi capovolge la situazione?

Perché viene a chiedere a me creatura che cosa ho da dargli?

Perché proprio pensando Lui, dando qualcosa di me a Lui, entro nel cammino della salvezza, entro nel secondo giorno.

Entro nella misura in cui mi dono a Dio, non nella misura in cui chiedo a Dio.

H.: Se nella notte la creatura è chiamata a manifestare il suo amore, perché si dice che nessuno può operare?

Luigi: In quella notte in cui la creatura non è attratta da Dio.

Perché in questa situazione di notte, la creatura non esperimentando più la presenza di Dio, ed esperimentando invece i suoi problemi, corre il rischio di perdere l’attrazione per Dio.

Quando non c’è attrazione per Dio, qui tutto tace.

Non c’è più nessuno che risponde.

La creatura si sente sola.

Si sente abbandonata.

La creatura dice: “Se io non mi do da fare, io qui muoio di fame”.

Dio non mi dà da mangiare, le creature non pensano a me, sono solo”.

La creatura esperimenta questa solitudine.

E non si sente più attratta da Dio.

È questo il tragico.

Quando non è attratta da Dio, anche il Cristo non risponde alla creatura: “Nessuno può venire a Me se non è attratto dal Padre”.

Il che vuol dire che Cristo, dove non vede l’attrazione del Padre, Lui si ritira.

Perché il Figlio opera là, dove vede l’opera del Padre.

Se non vede l’opera del Padre, Cristo non dice nemmeno una parola.

Ti lascia morire ma non ti dice nemmeno una parola.

Perché Lui opera in quanto vede il Padre: “Il Figlio non fa niente se non lo vede fare dal Padre”.

Quindi il Figlio, se vede che il Padre attrae, lì subentra.

Ma subentra in quanto vede l’opera del Padre.

Il Figlio si caratterizza in questo.

Noi facciamo tutto senza pensare a Dio, cerchiamo sempre di risolvere i nostri problemi (piccoli o grossi) senza mai pensare a Dio.

Mentre l’anima di tutti i nostri problemi è proprio data dalla presenza di Dio.

Il Figlio invece non fa assolutamente niente, lascia andare il mondo a rotoli, se non vede l’opera del Padre.

Ora, quando la creatura non è attratta dal Padre ma da altro, Cristo non farebbe altro che confermare la creatura nel suo errore.

È per questo che non opera.

G.: Potrebbe darci una mano.....

Luigi: Una mano ce la dà proprio facendoci toccare con mano che Lui è morto, che Lui tace, che Lui non mi risponde.

È come in un rapporto d’amore, quando una persona si allontana dall’altra, non s’allontana per fuggire ma per essere inseguita.

Per dire: “Guarda che hai fatto qualcosa che mi ha offeso”.

G.: Allora se restiamo nella fede, vinciamo il nostro smarrimento.

Luigi: Se resto nella fede mi chiedo perché il Signore tace, perché chiedo e Lui non mi risponde.

Questo mi deve far capire che non risponde perché io non cerco la gloria di Dio ma cerco la gloria del mondo.

Dio non mi risponde fintanto che io non supero il pensiero del mio io.

È tutta opera che Dio fa, però noi non esperimentiamo la sua presenza.

È tutta opera che Dio fa per educare noi a superare il pensiero del nostro io.

In un primo tempo, Lui soddisfa anche il pensiero del nostro io.

Lui ci dà quello di cui abbiamo bisogno.

E magari noi cantiamo lodi al Signore da mattina a sera e ci crediamo religiosi:”Signore come sei buono, Signore io ti amo con tutto il mio cuore”...certo perché sei stato soddisfatto.

E quante volte sentiamo persone che erano religiose che dicono di non essere più capaci a pregare?

“Io non posso amare Dio, perché Dio non doveva farmi questo”.

“Io mi sono sempre comportato bene e Dio mi ha mandato questa disgrazia!”.

Ma tu hai sempre pregato perché Dio rispondeva ai tuoi desideri.

Adesso che Lui ti ha invitato a cercare quello che piace a Lui e non quello che piace a te, qui tu non riesci più a pregare.

Vuol dire che tutto il tuo mondo di prima era tutto incentrato sul pensiero di te stesso.

E quando Lui t’invita a superare il pensiero del tuo io, lì tu non ce la fai a seguirlo.

Allora vuol dire che tutto il tuo mondo religioso era tutto incentrato sul pensiero del tuo io, mica su un reale interesse per Dio.

Amare veramente è cercare di conoscere l’altro, mica far servire l’altro a me.

X.: Quando c’è l’attrazione per il Padre, questa notte in cui Dio ci mete è molto positiva.

Luigi: certo è una notte molto positiva, perché m’invita a entrare nel vero rapporto con Lui.

Che è un rapporto eterno, mi invita cioè a entrare nella vita eterna.

Anche la notte è una parola di Dio, infatti la notte diventa più luminosa del giorno di prima.

È Dio che mi dice una parola più importante di quelle che mi aveva detto prima: “Entra in questo rapporto eterno con me”.

Y.: Noi non dovremmo temerla la notte allora.

Luigi: Se noi abbiamo l’intelligenza di questa notte, questa notte è molto positiva.

Perché è Dio che sta intervenendo nella mia vita, per condurmi ad un rapporto vero, eterno con Lui.

Mentre il rapporto del primo giorno è un rapporto soggetto a mutamenti: era Dio che soddisfaceva la creatura.

Ora, la creatura entra in un rapporto vero in quanto cerca quello che piace a Dio.

Cerca Dio per conoscere quello che piace a Lui.

È soltanto facendo la volontà di Dio che si entra nella vita, non facendo fare a Dio la mia volontà.

La maggior parte di tutti i nostri rapporti religiosi con Dio, sono fondati su questo: cercare di strumentalizzare Dio alla nostra volontà.

Fare servire Dio a noi, questo è un rapporto ingiusto.

Sono io che devo servire Dio, sono io che devo cercare e fare quello che piace a Lui.

U.: L’uomo deve farsi bambino e andare alla scuola di Dio.

Luigi: E restare sempre a questa scuola.

È una scuola in cui s’impara sempre.

Tutto l’universo è un aula in cui Dio insegna.

Noi dobbiamo essere sempre attenti.

A un certo momento noi invece crediamo di sapere, iniziamo noi a parlare e insegnare e perdiamo di vista il Maestro.

Crediamo di essere noi i maestri: “Le cose sono così, perché io le vedo così, perché io ho capito così”.

No, davanti a Dio siamo tutti allievi e dobbiamo sempre fare attenzione al Maestro in tutte le cose.

Noi ci avviciniamo a Dio più non sapendo che sapendo.

Non dire mai: “Io questo l’ho capito”.

La creatura che si presenta a Dio dicendo di non capire, apre i suoi orecchi e il suo cuore all’ascolto.

Z.: L’opera che il Figlio è venuto a portare a compimento sono io.

Perché tutto il resto è compiuto.

Infatti quando Dio crea l’uomo dice: “Facciamo l’uomo”.

Quindi l’uomo non è fatto, l’opera che viene a fare Cristo è l’uomo.

Luigi: Infatti noi dobbiamo sempre capire che noi non siamo fatti, ma Dio ha incominciato a farci.

Tu sei una creatura in gestazione.

Dio ti ha cominciato  a farti, quindi lasciati fare da Dio fino all’ultimo, non agitarti.

Noi agitandoci, impediamo di portare a compimento la sua opera.

K.: Due attrazioni si annullano, solo quando uno muore a se stesso smette di sentire attrazione per le cose del mondo o continua a sentire questa attrazione ma la riferisce a Dio?

Luigi: Soltanto quando muore a se stesso.

Fintanto che non muori a te stesso, tutte le cose che hai incontrato, hanno creato una dipendenza, per cui noi sentiamo sempre attrazione per esse, fintanto che non moriamo a noi stessi.

Superando noi stessi e incominciando a vedere le cose dal punto di vista di Dio, le cose ci attraggono ma per Dio, ci attraggono cioè nel Pensiero di Dio ma non più nel pensiero del nostro io.

Fintanto che non siamo morti a noi stessi, noi subiamo questo conflitto.

Sappiamo che è giusto cercare Dio, però sento questa dipendenza da-.

K.: E questo va subordinato a Dio.

Luigi: Sì.

C’è il purgatorio per tutta questa conflittualità con quello che noi portiamo dentro.

Non è che il giorno che hai capito che devi cercare Dio tu sei libero, tutto il mondo di prima tu te lo porti dietro.

Non è mica annullato.

E tutto va subordinato a Dio: “Sento questo però...devo mettere prima te”.

Per cui magari tremo di paura, però Signore faccio conto su di Te.

“Se possibile...però non la  mia volontà sia fatta ma la tua”.

Bisogna sottomettere tutto a Dio.

Fintanto che si è in cammino, bisogna sottomettere tutto a Dio, uno sente il conflitto, l’attrazione per l’io, certo, però mette prima Dio.


- Pensieri conclusivi -


Z.: Cristo è molto chiaro e ci dice che la vita eterna è conoscere Dio.

Noi dovremmo essere onesti da sapere in ogni momento cosa è che stiamo cercando veramente.

Luigi: Conoscere il Padre e conoscere quello che è generato dal Padre.

La vita eterna quindi è conoscere il Padre e conoscere il desiderio, la volontà del Padre.

Z.: Noi nel pensiero del nostro io, abbiamo una paura matta di metterci in questione, di pscicanalizzarci, perché in fondo è quella l’analisi che dobbiamo fare: dove sono io? In che punto sono? Sto cercando di conoscere Dio? O cosa sto facendo?

X.: La fede non è ancora luce...

Luigi: però ci dà la possibilità di cercare la luce.

La fede mi fa desiderare la luce.

Se la fede che dico di avere in Dio, non mi fa desiderare di conoscere Dio, non è fede.

A.: L’amore vero, l’amore disinteressato viene da Dio.

Luigi: Anche a livello umano, se dico di amare, ma sono interessato solo a quello che l’altro mi può dare, il mio rapporto non è giusto.

S.: In ogni notte buia può apparire una stella.

T.: L’attrazione per il Padre mi porta al Figlio.

Y.: Il tramonto è triste.

Luigi: Infatti tutte le cose che tramontano ci danno tristezza, noi non vorremmo che tramontassero mai.

Evidentemente questo è segno del nostro destino: siamo fatti per un giorno senza sera.

Quindi per vivere per cose che non passano.

Dio ci ha creati per questa città, una città in cui non c’è più niente che passa.

P.: La vita è musica, la musica è armonia, l’armonia è Dio.

J.: Dare a Dio quello che è di Dio.

H.: Bisogna passare dal rapporto ingiusto al rapporto giusto con Dio.

Luigi: Questo rapporto giusto me lo dà Dio ma non me lo dà senza di me.

Infatti se io non guardo Dio, non posso entrare in questo rapporto giusto.

Guardando Dio e con l’aiuto di Dio entro in questo rapporto giusto e capisco.

È Dio mi fa capire in che modo devo amarlo.

G.: Devo capire dove sono, se nella notte o nel giorno.

B.: “Senza di Me non potete fare nulla” quindi l’importanza di essere con Gesù.

V.: Bisogna passare in fretta al giorno in cui si ama Dio per quello che è.

C.: Se uno ama veramente non pensa più a se stesso ma si preoccupa solo di conoscere Colui che lo ha fatto dal niente.

Luigi: non gli importa più niente di sé, può anche essere all’inferno ma a lui non gli importa assolutamente niente.

A lui interessa solo l’Altro, allora qui abbiamo il vero amore.


- Fine -


Io debbo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.     Gv 9 Vs 4

 

RIASSUNTI LUNEDI


ARGOMENTI: La sofferenza e la morte - L’incompiuto è non capire – Dalla dispersione all’unità del Pensiero di Dio – Volere quello che vuole Dio – La volontà di Dio viene da Dio -


 

2/Febbraio/1987