Noi sappiamo
bene che Dio non esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è timorato di
Dio e compie la sua volontà.
Gv 9 Vs 31
Primo tema.
Titolo: La
differenza.
Argomenti: Le
preferenze di Dio: i lavoratori della vigna. Le
contraddizioni ci invitano ad approfondire. La
Luce è personale. L'esaudimento è
soddisfare in relazione al desiderio.
Peccatore e timorato di Dio sono in relazione al dediderio
che hanno di Dio. Il peccatore
cerca l’assoluto non per mezzo dell’assoluto.
Il non soddifare il peccatore, è misericordia da parte di Dio. L'Assoluto si concepisce solo per
mezzo dell'Assoluto. Sperimentare
la presenza di Dio.
31/Luglio/1988 Casa di preghiera Fossano.
Siamo al versetto 31 del capitolo nono di San Giovanni.
Qui troviamo quel cieco guarito da Gesù che incomincia ad
affermare una sapienza che metterà in crisi i farisei stessi e li costringerà a
cacciarlo dalla sinagoga.
Lui che in un primo tempo aveva detto: "Io una cosa
sola so: prima era cieco e adesso vedo", ora afferma ben altro.
Adesso dice: "Noi sappiamo bene che Dio non
esaudisce i peccatori ma, esaudisce colui che è timorato di Dio e compie la sua
Volontà".
Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione Dio ci vuole
dare attraverso le parole di questo pover'uomo.
Era un pover'uomo, mendicante, eppure qui rivela una cosa
molto grande e profonda.
Dobbiamo chiederci quale lezione Dio
voglia dare a noi attraverso queste parole che Egli fa dire a quel cieco che
aveva guarito, quale significato e soprattutto che cosa ci rivelino di Dio.
Qui si afferma una differenza, una discriminazione:
"Dio non esaudisce i peccatori ma, esaudisce colui che è timorato di
Dio". Eppure la Parola stessa di Dio dice che Dio non fa differenza di
persone: "Dio fa splendere il suo sole sui buoni e sui cattivi, manda la
sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti", non solo ma se c'è una
preferenza si direbbe che la preferenza vada proprio per i peccatori.
Gesù stesso dice di essere venuto non per i giusti ma per
i peccatori.
Qui invece abbiamo una contraddizione: troviamo la Parola
di Dio che dice che Lui non esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è
timorato di Dio.
Allora fa preferenze o non fa preferenze?
Che faccia preferenze l'abbiamo visto palesemente in
quella parabola scandalosa di quel padrone che prende a lavorare lavoratori
nella sua vigna, perché a quelli che hanno lavorato soltanto un'ora (quelli
delle cinque della sera), ha dato lo stesso denaro che spettava a quelli che
hanno lavorato tutto il giorno.
Il padrone si giustifica dicendo: "Io del mio posso
fare ciò che voglio", è giusto.
"E se io voglio dare a chi ha lavorato un'ora sola,
la paga di quelli che hanno lavorato tutto il giorno, sono libero di
farlo", giusto!
Però è scandaloso perché quel padrone ha rivelato di
amare gli uni e di non amare gli altri, ciò ha rivelato di amare quelli che
hanno lavorato soltanto un'ora e di non avere lo stesso amore per quelli che
hanno lavorato tutto il giorno.
Infatti, quelli che hanno lavorato tutto il giorno
vedendo che il padrone faceva dare un denaro, la paga della giornata a quelli
che avevano lavorato un'ora sola, si aspettavano di ricevere molto di più.
Perché si aspettavano qualche cosa di più?
Si aspettavano un atto di amore e di generosità, poiché
il padrone aveva rivelato amore e generosità.
Infatti, si giustifica dicendo: "Forse voi siete
invidiosi perché il mio cuore è buono?".
Già, ma loro possono dire: "E perché non sei
altrettanto buono con noi?".
Cioè, vedendo che lui era buono, e nessuno poteva contestare
questo fatto, buono nel sovrabbondare verso quelli che avevano lavorato un'ora
sola, c'era da aspettarsi che fosse altrettanto buono, generoso nel
ricompensare quelli che avevano lavorato sette, otto, nove ore.
Non fu così e qui evidentemente rivelò una preferenza.
Dio crea scandali ma Gesù stesso dice: "Beato chi
non si scandalizzerà per Me".
Anche nelle sue Parole non ci troviamo sovente con delle
contraddizioni.
Questi scandali, queste contraddizioni hanno un
significato profondo ed è di evitare a noi di fermarci in superficie, ma di
sollecitarci a scavare.
La Verità abita in profondità e ci scandalizza quando
siamo superficiali.
C'è sempre una ragione profonda in tutte le cose ma, va
cercata, bisogna scavare.
Non dobbiamo fermarci nei dubbi, nelle contraddizioni,
non dobbiamo fermarci agli scandali.
Dobbiamo sempre cercare la ragione e cercarla presso Dio.
Ora questo cercare presso Dio, siccome Dio è unità,
l'Uno, l'unico Essere Assoluto, infinito, eterno, richiede molto
approfondimento, molta dedizione, molta solitudine, molta preghiera personale:
è inutile correre a destra o a sinistra a chiedere la spiegazione, la
giustificazione di questo o di quell'altro.
A un certo momento Dio invita noi personalmente
(personalmente perché lì si rivela l'amore), a raccoglierci nel suo Pensiero,
nel suo Verbo, nel suo silenzio, per ricevere da Lui quella luce che Lui ci
vuole dare.
Perché se ci fa sentire un problema, se ci fa sentire una
contraddizione, se ci fa vedere uno scandalo, se fa tutto questo, lo fa per
invitarci a raccoglierci in Lui, per trovare in Lui quella luce che dà pace,
che cancella tutti gli scandali, che elimina tutte le contraddizioni.
Dio non fa preferenze di persone perché vuole che
"tutti si salvino (tutti!) e giungano a conoscere la Verità".
Quindi nel fine Dio non fa preferenze di persone.
Lui non ha creato delle creature di prima o di seconda o
di terza categoria, ha creato e crea tutti, per rendere tutti partecipi
di quello che Lui è, e questo è vita eterna.
Però abbiamo visto l'altra domenica che l'uomo essendo fame di Assoluto, è stato creato per concepire
l'Assoluto.
E abbiamo anche accennato al fatto che l'uomo, pur
subendo la passione di Assoluto, pur se creato per concepire l'Assoluto, senza
Dio concepisce un bel niente, cioè da solo concepisce niente.
C'è quindi tutto un travaglio, tutto un operare da parte
di Dio per condurre l'uomo a capire che per concepire ha bisogno di un Altro.
L'uomo da solo non concepisce, né la donna da sola
concepisce, sia l'uomo sia la donna per concepire hanno bisogno dell'altro.
Tutto questo è già segno che da lontano (siamo nel campo
dei segni) ci preannuncia un fatto grandioso: il fatto grandioso è questo: l'uomo
è fatto per concepire l'Assoluto ma, per concepire l'Assoluto ha bisogno
dell'Assoluto.
Cioè l'Assoluto si concepisce solo per mezzo
dell'Assoluto.
L'uomo pur essendo creato per concepire l'Assoluto, pur
essendo passione di Assoluto (per cui ha bisogno di trovare quest’Assoluto, ed
è fame e interesse dell'Assoluto), non concepisce niente per tutta la sua vita,
fintanto che non giunge capire e a convincersi che l'Assoluto si può concepire
soltanto per mezzo dell'Assoluto.
E fintanto che lui rimane in ciò che non è Assoluto, in
ciò che è relativo, in ciò che è finito, in ciò che passa, si trova a
esperimentare che concepisce niente.
Ed è qui, proprio qui che adesso noi abbiamo la
possibilità di capire come si formano le differenze tra gli uomini.
Il tema di oggi è la differenza.
Nel cielo di Dio, Dio non fa differenza di persone ma,
dentro ogni uomo sì, siccome il concepimento dell'Assoluto per mezzo
dell'Assoluto non avviene se non per mezzo dell'uomo, poiché è l'uomo che si
deve raccogliere nell'Assoluto, è qui che gli uomini incominciano a
differenziarsi tra di loro.
Qui si dice: "Noi sappiamo bene che Dio non
esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è timorato di Dio e compie la sua
volontà".
Dio esaudisce, Dio non esaudisce.
Quando si parla di esaudimento, questo è sempre in
relazione, in rapporto a un desiderio, a un interesse.
Uno si trova esaudito o non esaudito in quanto domanda
qualche cosa, in quanto chiede qualche cosa, in quanto ha desiderio di qualche
cosa.
Evidentemente là dove non c'è desiderio, non si può
parlare di esaudimento.
Uno non può essere esaudito in una cosa che non desidera,
al più la vede come un fastidio: gli è capitata addosso una cosa che non
desiderava, che non voleva.
Quindi nella componente dell'esaudimento e perché esista
l'esaudimento, si richiede la presenza di un desiderio, la formazione di un
desiderio.
È questo che ci fa capire come si forma la differenza tra
le creature, le differenze fra gli uomini.
E questo soprattutto che ci fa capire
questi concetti che sono abbastanza nebulosi per come sono detti e per come
generalmente si dicono: peccatore-timorato di Dio.
Chi è il peccatore?
Qui si parla di timorato di Dio.
Chi è timorato di Dio?
Ora, se noi teniamo presente che l'uomo è fatto per
concepire Dio, concepire è il Fine, qui noi abbiamo la chiave per capire chi è
peccatore e chi è timorato di Dio.
Se l'uomo è fatto per concepire l'Assoluto (è passione
dell'Assoluto) l'uomo sospira Assoluto.
Tutta la problematica umana è proprio determinata da
questa passione che l'uomo porta con sé: passione di Assoluto.
L'uomo ha bisogno di trovare l'Assoluto.
Però se l'Assoluto è possibile concepirlo solo per mezzo
dell'Assoluto, qui adesso abbiamo tutta la gamma di differenze tra gli uomini.
Cioè, peccatore è colui che cerca l'Assoluto (tutti
cercano Assoluto) ma non per mezzo dell'Assoluto.
Timorato di Dio è colui che cerca l'Assoluto ma, lo cerca
per mezzo dell'Assoluto.
Ora, la Parola di Dio, per mezzo di quel cieco guarito,
ci dice che il peccatore non è esaudito da Dio, mentre il timorato di Dio, cioè
colui che cerca l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto è esaudito.
Esaudire vuol dire realizzare, vuol dire soddisfare.
Cosa vuol dire soddisfare?
Vuol dire rivelare la presenza di ciò che soddisfa un
nostro desiderio.
Quando noi desideriamo una cosa, la desideriamo fintanto
ché quella cosa non la troviamo.
Chi esaudisce il nostro desiderio è perché ci fa trovare
quello che noi cerchiamo, ci fa incontrare con quello che noi desideriamo.
Noi diciamo: "Ha realizzato il mio desiderio".
Ora, se noi siamo passione di Assoluto, fintanto che cerchiamo l'Assoluto non per mezzo
dell'Assoluto, noi ci troviamo nell'impossibilità di concepire l'Assoluto.
L'Assoluto si concepisce soltanto per mezzo
dell'Assoluto.
Siamo peccatori.
Peccatore, abbiamo detto, è colui che cerca l'Assoluto
(tutti gli uomini cercano Assoluto), ma non per mezzo dell'Assoluto.
Quindi peccatore è colui che preferisce la creatura al
Creatore ma, vuole che la creatura sia assoluta come il Creatore (non può
volere il contrario): qui abbiamo il peccatore.
L'uomo che vive per il denaro, rivolge la sua passione
dell'Assoluto al denaro: abbiamo il peccatore.
Il denaro diventa l'idolo, Dio non esaudisce, non
realizza.
Il fatto che non realizzi (qui dice "non
esaudisce") è un atto di misericordia da parte di Dio verso il peccatore,
perché Dio opera per convincere non per confermare un errore ma, per convincere
che uno è nell'errore.
Se il peccato sta nel preferire la creatura al Creatore,
Dio non sottoscrive quest'errore e non sottoscrivendolo, non esaudisce.
Il tema è: la differenza fra gli uomini.
Dio che non fa preferenze, non fa differenze.
Qui si rivela invece che ci sono delle differenze.
Nel versetto trentuno si afferma che Dio non esaudisce i
peccatori ma, esaudisce colui che è timorato di Dio.
Stavamo osservando il concetto di peccatore e di timorato
di Dio e abbiamo detto che sono in relazione all'esaudire di Dio.
Si parla di esaudire in quanto c'è un desiderio, un
bisogno.
L'uomo è stato creato per concepire l'Assoluto, quindi la
risposta, l'esaudimento è in relazione a quello che l'uomo deve concepire.
L'uomo deve concepire l'Assoluto.
Viene esaudito in quanto è condotto a concepire
l'Assoluto.
Non è esaudito in quanto non giunge a concepire
l'Assoluto, cioè concepisce niente.
Abbiamo fatto qui una distinzione tra peccatore e
timorato di Dio, dicendo che proprio perché l'Assoluto non può essere concepito
altrimenti, se non per mezzo dell'Assoluto, poiché non si può conoscere
l'infinito partendo dal finito.
L'infinito si conosce soltanto per mezzo dell'infinito,
l'Assoluto si conosce soltanto per mezzo dell'Assoluto.
Allora peccatore è colui che vuole concepire l'Assoluto
senza l'Assoluto, non per mezzo dell'Assoluto.
Che cosa vuole dire?
Che tende a fare Assoluto ciò che non è Assoluto.
È una contraddizione, Dio non sottoscrive questo, per cui
Dio non esaudisce il peccatore, cioè non gli fa concepire l'Assoluto.
Non glielo fa concepire, cioè non glielo realizza.
Quindi l'uomo peccatore, l'uomo che tende a fare Assoluto
ciò che Assoluto non è, cioè che tende a concepire l'Assoluto non per mezzo
dell'Assoluto, viene a esperimentare di non poterlo mai realizzare.
Ecco, questo è non esaudire: Dio non esaudisce.
Invece il timorato di Dio è colui che tende a concepire
l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto, quindi impegnandosi nell'Assoluto.
Questo viene esaudito.
L'esaudimento sta nella realizzazione.
Realizzazione vuol dire che Dio fa trovare l'Assoluto che
si cerca, lo fa trovare quindi: esaudimento.
Teniamo presente il concetto biblico di timore: il timore
è principio della sapienza, poi in un altro luogo della Bibbia si dice che il
principio della sapienza è l'interesse per Dio, interesse è attenzione per Dio.
All'inizio ci siamo chiesti il significato, che cosa Dio
soprattutto ci vuole rivelare di Sé attraverso questa differenza, perché se ci
presenta, Lui che non fa preferenze di persone, delle creature che vengono
esaudite e delle creature che non vengono esaudite, è per farci capire il punto
in cui Lui ci esaudisce.
È tutta un'educazione per evitare a noi di sbagliare
strada, per farci capire che l'Assoluto si concepisce soltanto per mezzo
dell'Assoluto, cioè Dio si può trovare soltanto nel suo Pensiero non
altrimenti.
Il fatto che Lui non esaudisca il peccatore, non è per
condannare il peccatore, è un atto di misericordia verso il peccatore.
Infatti, se Dio esaudisse il desiderio del peccatore,
siccome il peccatore tende a render Assoluto ciò che Assoluto non è, lo
confermerebbe nell'errore.
Invece non esaudendolo, fa un'opera di misericordia, per
liberarlo da un errore, per orientarlo a diventare timorato di Dio, perché soltanto
chi è timorato di Dio viene esaudito.
Quando Cristo dice: "Guai a voi ricchi, perché chi è
ricco non può entrare nel Regno dei cieli", non lo dice per escludere il
ricco dal Regno dei cieli ma, per farlo entrare nel Regno dei cieli, ci fa
vedere la porta per entrare: diventare povero dello spirito, perché il ricco
non può entrare.
Dicendo "Guai", non è per escludere ma per
includere, per far capire qual è la condizione per entrare.
Così è lo stesso: Dio non è che non esaudisca.
Lui vuole esaudire tutti e proprio perché vuole esaudire
tutti, non esaudisce il peccatore perché peccatore è colui che vuole concepire
l'Assoluto senza l'Assoluto: un'assurdità.
L'uomo da solo pur essendo passione di Assoluto, pur
essendo creato per concepire l'Assoluto concepisce niente.
L'uomo da solo fa l'esperienza di concepire niente.
Eppure è stato creato per concepire l'Assoluto!
È il paradosso dell'uomo fatto per concepire l'Assoluto.
Una contraddizione?
No!
Finisce col concepire niente!
Dio l'ha creato perché capisca che l'Assoluto si può
concepire soltanto per mezzo dell'Assoluto, quindi affinché si unisca
all'Assoluto per poter concepire lì l'Assoluto.
Quindi l'Assoluto non si nega l'uomo, ma si dona e si
dona a quelle condizioni in cui l'uomo lo possa concepire, perché l'infinito si
concepisce soltanto per mezzo dell'infinito, quindi soltanto nel Pensiero di
Dio: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me".
Qui possiamo capire quanto è stato citato su una delle
ultime immaginette riportando parole del profeta Malachia: "Vedrete la
differenza che c'è tra giusto e ingiusto", cioè vedrete la differenza che
c'è tra chi cerca Dio in Dio e chi cerca Dio in altro da Dio.
Noi sappiamo
bene che Dio non esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è timorato di
Dio e compie la sua volontà.
Gv 9 Vs 31 Secondo
tema.
Titolo: Il
niente.
Argomenti: Il niente è relativo al desiderio. Il niente non esiste ma si impone sull'uomo. Il buco nero del niente concepito. Come fare per sfuggire al niente?
Il desiderio del peccatore: il
desiderio che non parte da Dio porta a concepire il niente. Il desiderio per essere esaudito deve essere espressione
dell’Essere. L’inferno è desiderio non
realizzato. Desiderio dell'io e desiderio di Dio. Il significato positivo del niente.
7/Agosto/1988 Casa di preghiera Fossano.
Restiamo ancora nel versetto 31 del capitolo nono di San
Giovanni, dove troviamo queste parole del cieco dalla nascita che fu guarito
dall'incontro con Gesù.
E qui dice ai farisei che lo contestavano e dubitavano
sia di lui sia di Gesù: "Però noi sappiamo bene che Dio non esaudisce i
peccatori ma, esaudisce colui che è timorato di Dio e compie la sua
volontà".
Domenica scorsa abbiamo osservato il significato di
questa dichiarazione: "Dio non esaudisce i peccatori ma, esaudisce colui
che è timorato di Dio", ed abbiano riflettuto sul concetto di esaudire e
di non esaudire, e che cosa si intenda per peccatore e che cosa si intenda per
timorato di Dio.
Adesso proprio dopo aver visto questi concetti di
esaudimento e di non esaurimento, per cui Dio, non esaudendo, non realizza il
desiderio dell'uomo, invece quando esaudisce lo realizza, e soprattutto dopo
aver osservato che l'uomo è un essere fatto, creato per concepire l'Assoluto e
concepisce il niente, il tema, la Parola di Dio che si offre ai nostri pensieri
è proprio questo concetto di niente.
Notiamo anche qui un paradosso, perché se è un paradosso
l'uomo che fatto per concepire l'Assoluto finisce per concepire il niente, un
altro paradosso è il concepire il niente, perché se è niente, non può essere
concepito.
Eppure ci troviamo con questo fatto: se c'è
un'esperienza, se c'è una realtà che l'uomo tocca con mano, dolorosamente,
terribilmente, è proprio il niente.
Il tema di oggi è il niente: la lezione che viene dal
niente.
È un paradosso perché il niente non è concepibile perché
non esiste.
Se esistesse non si direbbe niente.
Eppure l'uomo esperimenta il niente, la vanità del tutto,
l'inutilità della vita, il niente di tutte le sue fatiche: "Ho sprecato la
mia vita in niente".
La parola "niente" è una delle più usate dalla
bocca degli uomini, soprattutto verso il tramonto della loro vita, e ha una
lezione molto profonda e un significato molto profondo, poiché se l'uomo
esperimenta il niente, è Dio che fa compiere all'uomo tale esperienza.
Dobbiamo chiederci allora: quando, come, dove, perché e
soprattutto quale significato abbia questa esperienza del niente che l'uomo fa.
Abbiamo detto che il niente in sé e per
sé non esiste.
Esiste Dio: Dio è l'essere, Dio è l'Assoluto e noi siamo
fatti per concepire non il niente ma, per concepire l'Assoluto, l'essere.
Il niente non esiste.
Quando noi diciamo niente, lo diciamo sempre in relazione
a un nostro desiderio, a un nostro pensiero.
Il niente di per sé non esiste.
Esiste in relazione a ciò che noi desideriamo.
Quando è che noi diciamo "niente"?
Quando cerchiamo una cosa, quando abbiamo una cosa
presente nel nostro pensiero, però non la notiamo davanti a noi, non l'abbiamo
presente nella realtà sensibile in cui la cerchiamo.
Io dico: "Qui non c'è un vaso di fiori", ci
sono tanti registratori, però il vaso di fiori non c'è e allora dico: "Non
c'è, non c'è niente".
C'è niente in relazione a quello che io ho in testa.
Quindi il niente è relativo a un nostro desiderio
quando questo desiderio non trova esaudimento.
Ecco perché l'abbiamo collegato con il Dio che esaudisce
o non esaudisce.
L'esaudimento è concepibile soltanto in quanto c'è un
desiderio: là dove non c'è il desiderio, non c'è nemmeno l'esaudimento.
Il concetto di esaudimento è relativo al concetto di
desiderio per cui ci sono desideri che Dio esaudisce e ci sono desideri che Dio
non esaudisce.
Qui si dice: "I desideri del timorato di Dio vengono
esauditi, mentre i desideri del peccatore no".
Dio non esaudisce il peccatore il che vuol dire che il
peccatore esperimenta il niente.
Il timorato di Dio invece esperimenta la realizzazione
dei suoi desideri.
Quindi possiamo dire: il niente è
uguale a desiderio che non trova la sua realizzazione.
Questo è il concetto del niente.
L'esperienza del niente è un'esperienza che si impone
sull'uomo.
L'uomo la subisce, tant'è vero che ne resta frustrato.
Il niente quand'è concepito dall'uomo gli rende la vita
invivibile, gli apre il campo dell'angoscia.
L'uomo non può sopportare il niente, proprio perché il
niente non esiste.
L'uomo essendo fatto per l'Assoluto, per l'essere, è
fatto per concepire Dio, quindi per conoscere Dio: la vita sta nel conoscere
Dio.
L'uomo che concepisce il niente si rende la vita
impossibile.
Ma cos'è necessario per sfuggire a questa esperienza del niente?
Abbiamo detto: il niente è in relazione al desiderio che
l'uomo porta con sé.
In relazione quindi dipendente da questo desiderio.
Il che vuol dire che se vogliamo capire che cosa l'uomo
possa fare per evitarsi il concepimento del niente, dobbiamo osservare i
desideri dell'uomo.
Quando l'uomo ha concepito qualche cosa, diventa figlio
di questo qualche cosa, quando ha concepito il niente in questo concetto di
niente, ha il potere di annullare tutte le cose.
Possiamo paragonare il niente al buco nero: questa
grandissima forza di gravità in cui tutto l'universo collassa e viene annullato.
Ecco, il concepimento del niente da parte della creatura
è questo buco nero in cui tutto precipita e si annulla, per cui non c'è più
motivo di vita per sostenerci.
Abbiamo osservato che il concepimento del niente è una
conseguenza del desiderio che è nell'uomo.
Quando?
Qui è detto: "Dio non esaudisce i peccatori".
Allora dobbiamo trasferire il concetto di peccato in
concetto di desiderio, se vogliamo intendere il rapporto con il niente.
Ora cosa s’intende per desiderio
del peccatore?
Il desiderio del peccatore è quello che parte dall'io
dell'uomo, non da Dio.
Il peccatore cioè l'uomo che trascura Dio,
considera le cose in modo autonomo, separate da Dio, soprattutto i suoi
desideri, per cui matura desideri che non derivano da Dio.
Il desiderio che non ha una sua giustificazione in Dio,
cioè che non parte da Dio, che non parte dall'essere, è un desiderio che porta
a concepire il niente perché Dio non lo esaudisce.
Abbiamo detto che non esaudire vuol dire non realizzare e
quando uno porta con sé un desiderio che non trova la sua realizzazione,
concepisce il niente.
Qual è la via per evitare di concepire il niente?
È che il nostro desiderio sia dipendente dall'essere e
non sia dipendente dal nostro io, perché quando dipende dal nostro io, è un desiderio
autonomo, staccato da Dio, che concepisce il niente.
Bisogna che il nostro desiderio sia una manifestazione
dell'essere di Dio, che derivi da Dio.
Soltanto se il nostro desiderio è l'espressione
dell'essere di Dio, viene realizzato, perché Dio esaudisce i timorati di Dio.
Il desiderio del timorato di Dio si realizza perché è
secondo Dio, voluto da Dio e ciò che è voluto da Dio, viene realizzato da Dio.
Qui troviamo il compimento di quello che promette Gesù:
"Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, vi sarà data":
realizzata.
Quindi arriviamo alla conferma, alla giustificazione del
nostro desiderio.
Il desiderio di una cosa che non si realizza conduce
all'inferno, perché l'inferno è dato dall'essere tutto desiderio senza alcuna
realizzazione, mentre nel Regno di Dio, il desiderio trova continua
realizzazione, perché questo desiderio è il desiderio di Dio.
Dio porta a compimento i Suoi disegni, quindi colui che
ha il suo desiderio conseguente alla Verità di Dio, questo desiderio essendo espressione
di Dio viene portato alla realizzazione, al compimento e l'uomo che vive in
questo desiderio viene a trovare la conferma di ciò che egli desiderava.
Dobbiamo chiederci qual è il significato,
qual è la lezione di quest'esperienza del niente per cui l'uomo porta con sé il
concetto del niente?
Concetto vuol dire concepimento.
Se l'uomo lo esperimenta, è Dio che glielo fa
esperimentare e se glielo fa esperimentare, lo fa per salvarlo, perché Dio
vuole che tutti si salvino, vuol dire che c'è una lezione positiva in
quest'esperienza del niente in cui l'uomo incomincia vedere che la vita non gli
è sopportabile.
Abbiamo detto che l'Assoluto si concepisce soltanto per
mezzo dell'Assoluto e abbiamo visto domenica scorsa che il concetto di
peccatore è colui che tende a concepire l'Assoluto non per mezzo dell'Assoluto.
Fintanto che il nostro desiderio non è desiderio di Dio,
noi veniamo a trovarci in questo campo in cui tendiamo a concepire l'Assoluto
non per mezzo dell'Assoluto.
Allora concepiamo il niente.
La lezione del niente sta qui: farci capire,
esperimentare che l'Assoluto si concepisce soltanto per mezzo dell'Assoluto.
La lezione è grave, perché pesa molto sull'uomo, però è
molto positiva perché tende a far capire all'uomo la via attraverso la quale
può raggiungere il suo fine, il compimento del suo destino: concepire
l'Assoluto.
Ogni cosa nel fine ha valore in quanto serve al
raggiungimento del fine.
Quando il fine è diverso da Dio, arriva il momento in cui
per l'uomo tutte le cose perdono valore, diventano niente, perché tutte le cose
sono fatte da Dio per un fine unico, quindi per aiutare ogni uomo ad arrivare a
Dio, a conoscere Dio.
Dio ha creato tutto il suo universo e crea ancora oggi
tutto l'universo, non soltanto con tutte le creature ma anche con tutta la
storia, con tutti gli avvenimenti, con tutta la cronaca di ogni giorno della
nostra stessa vita, in un unico e semplicissimo fine: far conoscere se stesso.
Ora, se questo è il fine in cui tutte le cose sono fatte,
fintanto che in noi abbiamo un fine diverso da Dio, dobbiamo aspettarci
l'esperienza del niente, perché nessuna cosa e nessun avvenimento può servire
al nostro fine e quando una cosa non serve al nostro fine viene da noi
considerata niente.
Quindi quest'esperienza del niente è per convertirci
verso questo destino, verso questo fine nel quale Dio ha fatto e fa tutte le
cose.
La realtà è Lui che la fa, non siamo noi a farla.
In noi c'è la passione dell'Assoluto che qui matura in
desiderio, però non è sufficiente il desiderio per giungere alla realtà.
La realtà viene da Dio: noi possiamo avere fame ma, se
Dio non crea il pane noi moriamo di fame.
Quindi noi siamo essenzialmente desiderio, ma questo
desiderio non viene esaudito se non dalla realizzazione, quindi se non dall'opera
creatrice di Dio, fintanto che il nostro desiderio non collima, non coincide
con il fine di Dio, tutti i nostri desideri sono destinati a farci
esperimentare la frustrazione del niente.
Tutto questo è per farci capire qual è il fine per il
quale siamo creati: concepire l'Assoluto e qual è la via per arrivare a
concepire l'Assoluto: l'Assoluto si concepisce soltanto per mezzo
dell'Assoluto.
Noi sappiamo
bene che Dio non esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è timorato di
Dio e compie la sua volontà.
Gv 9 Vs 31
Terzo tema.
Titolo: L'anello
mancante: Maria.
Argomenti: Solo per mezzo del Pensiero di Dio possiamo giungere
a Dio. La lezione del
niente. L'universo. Il concepimento in
terra è segno del concepimento in cielo. L’uomo è stato creato per concepire l’assoluto. Mangiare il libro: capire i segni. I desideri. Cristo è il segno che porta in Sé la
Presenza di Dio. Maria ci insegna
come si concepisce l”assoluto. Solo il
pensiero unico concepisce.
14/Agosto/1988 Casa di preghiera
Fossano.
Ci fermiamo ancora su questo versetto 31 del capitolo
nono di San Giovanni, dove troviamo le parole di quel cieco guarito da Gesù:
"Però noi sappiamo bene che Dio non esaudisce i peccatori ma, esaudisce colui
che è timorato di Dio e compie la sua Volontà".
Abbiamo già visto quello che queste parole ci rivelano
riguardo al Dio che esaudisce: tutto va riportato al fine per cui l'uomo è
stato creato: l'uomo è stato creato per conoscere Dio, la vita eterna sta nel
conoscere Dio, la salvezza di ogni uomo sta nel conoscere Dio e Dio vuole che
tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità.
Per questo l'uomo è sostanzialmente una passione di
Assoluto e proprio perché è passione di Assoluto, mentre rivela di essere
portatore in se stesso dell'Assoluto, di Dio, rivela anche che è fatto per
concepire l'Assoluto.
L'esaudimento da parte di Dio va posto in relazione a
questo: l'uomo è fatto per concepire l'Assoluto.
Esaudire quindi l'uomo, vuol dire dargli la possibilità
di giungere a concepire l'Assoluto.
Qui si dice che Dio non esaudisce peccatori, il che vuol
dire che Dio non concede ai peccatori di giungere a concepire l'Assoluto.
Dice invece che esaudisce colui che è timorato di Dio.
Dio a colui che è timorato di Dio, concede, esaudisce,
realizza il concepimento dell'Assoluto.
Abbiamo dovuto chiarire il termine di peccatore e il
termine di timorato di Dio, e abbiamo visto che timorato di Dio è colui che
cerca l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto.
Peccatore è colui che cerca l'Assoluto ma non per mezzo
dell'Assoluto.
Tutti gli uomini volenti o nolenti, coscienti o
incoscienti, tutti cercano l'Assoluto perché sono passione di Assoluto.
Quindi in tutto ciò che cercano, cercano l'Assoluto.
Tutto il faticare dell'uomo, tutta la tribolazione, tutto
il cercare di conoscere, tutte le scienze, tutto quanto rivela, denuncia,
testimonia questa passione di Assoluto che l'uomo porta in sé.
L'uomo ha bisogno di capire, ha bisogno di ridurre tutto
all'unità.
È fatto per l'unità e l'Assoluto è uno.
Però se tutti gli uomini cercano l'Assoluto, non tutti lo
cercano per mezzo dell'Assoluto, attraverso l'Assoluto, nell'Assoluto.
Tutti coloro che cercano l'Assoluto non per mezzo
dell'Assoluto, non vengono esauditi.
Cioè non giungono a realizzare, a concepire l'Assoluto,
quindi non giungono a conoscere Dio.
Giunge a conoscere Dio, quindi a concepire l'Assoluto,
solo colui che cerca l'Assoluto nell'Assoluto, per mezzo dell'Assoluto.
Gesù è esplicito: "Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me".
"Dove Io sono ("Io sono" di Dio è
l'Assoluto), voi non potete venire", quindi è solo per mezzo del Pensiero
di Dio, del Verbo di Dio, del Figlio di Dio che possiamo giungere a Dio.
Il Verbo di Dio, il Pensiero di Dio è l'Assoluto.
Questo Pensiero di Dio ogni uomo lo porta, perché ogni
uomo è un portatore dell'Assoluto, il che vuol dire che soltanto cercando
l'Assoluto nel Pensiero di Dio, si giunge a concepire l'Assoluto, altrimenti
no.
Altrimenti si è peccatori e i peccatori non vengono
esauditi.
Il che vuol dire che faticano invano.
La conclusione è il niente.
Domenica scorsa ci siamo soffermati proprio a meditare
sulla lezione che viene dal niente, perché non è vero che dal niente venga
niente: dal niente viene qualche cosa, viene qualche cosa perché il niente
l'uomo lo esperimenta.
Si esperimenta il niente in quanto si cerca l'Assoluto e
non si trova l’Assoluto.
E quando l'uomo non trova ciò che cerca, esperimenta il
niente e il niente diventa insopportabile per l'uomo, perché l'uomo essendo
fatto per l'Assoluto (è un campo d'Assoluto) non può sopportare il niente.
La prima conseguenza del niente esperimentato dall'uomo è
la disperazione: l'uomo giunge alla disperazione.
C'è una lezione positiva, perché in tutte le cose che
accadono, e l'esperienza del niente è una di queste cose che accadono, c'è
sempre un significato, per cui in quanto accade è contemplata in Dio, e
contemplata in Dio l'esperienza del niente ha un significato molto positivo.
Il significato positivo dell'esperienza del niente sta
nel denunciare all'uomo che, fintanto che cerca l'Assoluto non per mezzo
dell'Assoluto, non lo trova.
L'altra faccia: l'esperienza del niente annuncia che
l'Assoluto si trova solo per mezzo dell'Assoluto.
Abbiamo anche visto un'altra grande lezione che l'uomo
attinge dalle opere di Dio, dai segni che Dio gli fa esperimentare: perché se
Dio ha creato l'uomo per giungere a concepire l'Assoluto, per giungere a
conoscere la Verità (conoscere vuol dire concepire e concepire vuol dire
conoscere), se Dio ha creato l'uomo con questo fine, Dio fa tutto per aiutare
l'uomo a giungere a questo fine.
Fa tutto: fa l'universo.
Per universo s'intende non soltanto tutta la creazione
ma, anche tutte le opere di Dio che Dio fa nel tempo, quindi anche tutti gli
avvenimenti, tutta la storia, ogni fatto grande e piccolo della vita di ogni
uomo.
Dio fa tutto, fa l'universo per aiutare l'uomo a
convergere verso questo grande fine e i segni di Dio, tutte le opere di Dio
sono proposte, sono aiuti, sono mezzi, sono sacramenti (sacramento è un mezzo)
per convogliare l'uomo verso il suo fine.
Non solo, ma Cristo stesso viene fra noi per condurre
ogni uomo verso questo fine.
Allora tutto l'universo è una grande raccolta di segni,
di parole, Parole di Dio.
È quel famoso rotolo di cui parla il profeta Ezechiele,
che va mangiato: rotolo scritto dentro e fuori che l'uomo deve mangiare:
mangiare vuol dire assimilare, assimilare vuol dire capire.
L'universo è questo grande rotolo, questo libro offerto a
ogni uomo affinché l'uomo vi legga l'aiuto, la grazia che Dio opera per
condurlo ha concepire l'Assoluto, cioè per fargli capire il suo destino: creato
per giungere a concepire l'Assoluto, per fargli capire soprattutto che
l'Assoluto si può concepire solo per mezzo dell'Assoluto.
E qui abbiamo il grande segno, il
segno che nell'universo, nel mondo, sulla nostra terra gli uomini
concepiscono le creature con altre creature: l'uomo da solo non può concepire
nulla, e ritorniamo con il niente.
L'uomo può concepire una creatura soltanto unendosi alla
donna.
È un grande segno.
Non è questa la realtà, è un segno della Realtà.
Gli uomini generalmente si fermano a questa realtà e la
chiamano "realtà".
L'uomo nasce dal rapporto fra uomo e donna e ritengono che
l'unione tra l'uomo e la donna, il matrimonio, sia la realizzazione della
propria vita.
Abbiamo visto che è sbagliato.
Questa non è la realtà, questo è un segno, ancora un
segno che appartiene a questo rotolo, questo libro, affinché l'uomo capisca non
come si nasce in questo mondo ma, come si nasce nel cielo di Dio, come si
concepisce l'Assoluto, affinché l'uomo capisca che da solo non concepisce
niente.
L'uomo non è stato creato per generare altri uomini.
L'uomo è stato creato per generare l'Assoluto, per
concepire l'Assoluto.
Quindi abbiamo questi due grandi segni sulla nostra
terra: primo, l'uomo da solo concepisce niente e non può che concepire niente.
Secondo, per concepire l'uomo deve unirsi a un'altra
creatura, nel campo dei segni ma, i segni vanno intelletti.
Ecco, prendiamo come parola guida per oggi quella che
abbiamo letto questa mattina nel libro dei proverbi: "Andate diritti per
la via dell'intelligenza".
Il libro va mangiato, i segni vanno capiti.
Uno dei più grandi segni ("Grande sacramento"
dice San Paolo) dati all'uomo è che l'uomo da solo non concepisce niente,
concepisce soltanto per mezzo di un'altra creatura.
Il segno va intelletto, va capito.
Capito come?
Capito nel fine.
Il fine è concepire l'Assoluto, quindi questo è un segno
dato da Dio per insegnare agli uomini la via per arrivare a concepire
l'Assoluto, ciò per cui essi sono stati creati.
In caso diverso i segni non intelletti, quindi non intelletti nel loro fine, diventano passioni,
desideri e l'uomo vive per quelli.
Così si formano negli uomini i desideri che non nascono
da Dio, ma nascono dai segni di Dio e non è la stessa cosa.
Tutti i segni non intelletti nel fine, non capiti nel
fine, cioè non capiti nel loro significato, interiorizzati dall'uomo (l'uomo
non può non interiorizzarli perché è un campo di Assoluto), si trasformano
nell'uomo in desideri.
Perché desideri?
Perché l'uomo porta questa passione di Assoluto e tutto
ciò che vede, lo porta nell'Assoluto, cioè lo porta in Dio e lo trasforma in
passione di Assoluto e vive per esso.
E allora l'uomo vive per far nascere altri uomini e tutto
il problema della vita diventa il problema dell'unione dell'uomo con una donna,
matrimonio eccetera.
E questa diventa la realtà, una realtà che porta gli
uomini a morire molto lontano da Dio.
Soltanto se i segni sono intelletti, conducono l'uomo
verso il suo fine ma, vanno intelletti nel loro significato.
Allora non è necessario che l'uomo concepisca altri
uomini, è però necessario che l'uomo capisca come si nasce, perché l'uomo deve
nascere.
È necessario capire, perché se l'uomo non giunge a
concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto, con l'Assoluto, fallisce tutto e
anche se ha concepito quindici figli in terra, non gli serve proprio a niente.
Quindi non è necessario realizzare i segni, è necessario
invece capire i segni, capire il significato dei segni, capire ciò che i segni
significano e impegnarsi in questo, questo è il necessario.
"Una cosa sola è necessaria", l'uomo deve
impegnarsi per concepire l'Assoluto e Dio scrive attorno a lui e anche dentro
di lui, tutti i segni, tutte le opere che sono necessarie per giungere al
termine di questo cammino.
A questo punto noi vediamo questi due anelli:
-Primo, l'uomo è fatto per concepire l'Assoluto.
-Secondo l'uomo deve concepire l'Assoluto per mezzo
dell'Assoluto.
Sono segni in terra che vengono tratti dall'intelligenza
dei segni, per cui qui l'uomo sa, osservando i segni, intendendo i segni che è
fatto per quello e il modo con cui deve arrivare.
Sa che l'Assoluto si concepisce soltanto per mezzo
dell'Assoluto.
Ma quando l'uomo vede questi due anelli e vede il fine,
questo è perché lui abbia a desiderarlo.
Lui è confortato dai segni, ha presente il fine per cui è
stato creato, e non può ignorarlo però, tra i segni, questi due anelli e
l'anello finale, a questo punto l'uomo scopre una cosa: manca un anello.
C'è un salto.
Avevamo fatto tempo fa un argomento: il salto
nell'infinito.
Qui troviamo ciò che dà la possibilità di fare il salto
nell'infinito.
Ma l'uomo scopre questo in quanto si propone il
concepimento dell'Assoluto.
Le scoperte sono sempre una conseguenza di desideri che
maturano e se l'uomo non matura certi desideri non giunge a certe scoperte.
Soltanto il timorato di Dio, quindi soltanto l'uomo che
osserva i segni di Dio, tiene presente il fine per cui Dio l'ha creato e cerca
di capire, di essere intelligente nei segni che Dio gli presenta, soltanto il
timorato di Dio che si propone, s’impegna, richiede, ha interesse per giungere
a concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto, quindi s’impegna in questo,
giunge a rendersi conto che gli manca qualche cosa.
Il peccatore no, non giunge scoprire quello che gli
manca.
Il timorato di Dio sa quello che
Dio gli dice attraverso i segni, sa quello che Dio gli propone e ne vuole
la realizzazione.
È come l'uomo che è attratto dal Padre.
Attratto dal Padre, desidera conoscere Dio, però gli
manca qualche cosa.
Gesù dice: "Nessuno può venire a Me se non è
attratto dal Padre".
Non basta essere attratti dal Padre per arrivare al
Padre, perché nessuno va al Padre se non per mezzo di Cristo, il che vuol dire
che non basta essere attratti dal Padre per arrivare al Padre.
È necessario il Cristo.
Che cos'è il Cristo?
Il Cristo è il segno che porta in Sé la Presenza di Dio.
Noi abbiamo bisogno del segno.
Quando consideriamo i due anelli, cioè (1)fatti per
l'Assoluto, passione dell'Assoluto e (2)il significato di come si nasce (si
nasce sempre per mezzo di un altro) e il termine: si concepisce Dio soltanto
per mezzo di Dio, scopriamo il bisogno di vedere realizzata tale cosa, di
trovare cioè una presenza tra noi, una creatura che realizzi quello che noi da
soli non riusciamo a realizzare.
Cosa vuol dire che realizzi?
Che concepisca l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto.
Non Dio ma una creatura, perché siccome noi siamo
creature e siamo creati per concepire l'Assoluto con Assoluto, e qui abbiamo
tutti gli elementi che ce ne convincono, tutto questo non è sufficiente se noi
non vediamo una creatura che realizzi per noi questo, che ci faccia vedere come
si realizza.
Non basta che non sappiamo che l'Assoluto si concepisce
solo per mezzo dell'Assoluto, abbiamo bisogno di vedere una creatura come noi.
Si giunge a questo soltanto in conseguenza del fatto che
l'uomo sente il desiderio di concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto,
quindi in quanto il timorato di Dio, cioè in quanto l'uomo ha ascoltato Dio, ha
ascoltato il Padre.
Gesù dice: "Chi ha ascoltato il Padre viene a Me".
Ha ascoltato Dio, ha maturato questo desiderio, ha
accolto la proposta che Dio gli fa attraverso i segni.
L'uomo aderisce a una proposta in quanto fa sua questa
proposta, e diventa sua richiesta, lui stesso diventa richiesta.
Soltanto l'uomo che diventa richiesta, interesse,
desiderio di giungere a concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto, scopre il
suo bisogno di vedere una creatura che concepisca l'Assoluto per mezzo
dell'Assoluto, come l'uomo che attratto dal Padre ha bisogno di vedere una
creatura, uomo, Cristo, che lo conduca là dove lui vuole arrivare.
Evidentemente stiamo parlando di Maria: il segno dato da
Dio, l'anello che manca.
Manca ma, dico, manca perché l'uomo non lo vede e non lo
può vedere come anello, fintanto che in lui non si matura il desiderio di
giungere a concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto.
Sentirà parlare di Maria, onorerà Maria, pregherà Maria,
tutto quello che si vuole, ma non la vedrà mai come l'anello mancante, quindi
come ciò di cui ha bisogno per giungere a realizzare ciò che desidera:
concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto.
A questo punto ci troviamo in quel grande segno di cui
l'Apocalisse parla: "Si è visto nel cielo di Dio", si vede nel cielo
di Dio!
Il che vuol dire che fintanto che noi non contempliamo le
cose del cielo di Dio, questo segno non lo vediamo, non vediamo quest’anello
mancante.
Fintanto che noi restiamo in terra, quest'anello mancante
non lo vediamo, anche se onoriamo Maria, anche se siamo devoti di Maria.
Lo vede soltanto colui che contempla, quindi che cerca di
concepire l'Assoluto per mezzo dell'Assoluto: "Un grande segno, una donna
vestita di sole incinta di Dio".
Il regalo che l'assunta ci fa oggi.
Noi sappiamo
bene che Dio non esaudisce i peccatori, ma esaudisce colui che è timorato di
Dio e compie la sua volontà.
Gv 9 Vs 31
RIASSUNTI Domenica-Lunedì.
Argomenti: Ridurre a niente tutto poichè frustrati nel nostro prima di tutto.
Il concepimento in terra è un segno da intendere. Il
concepimento dell’Assoluto della Vergine: il come. L’inquinamento della
molteplicità di pensieri. Concepire è avere la
presenza. La passione d’assoluto è unificazione, giustificazione. Sbagliare il luogo dell’assoluto: frustrazione.
Appropriasi delle creature. Il compimento non è concepire il pensiero oggettivo in
noi. Il puro pensiero di Dio: la lezione della Madonna. La Realtà oggettiva ci salva. Riportare tutto in
Dio: il concetto di persona e essere. Rapporto
uomo-donna.
21/Agosto/1988 Casa di preghiera Fossano.