Gli dissero: "Dov'è questo
tale?". Rispose: "Non lo so" Gv 9 Vs 12 Primo tema.
Titolo: Il luogo
della verità.
Argomenti: Il problema del del luogo. Il
luogo è intermediario tra cercato e cercante. Il luogo del corpo e della persona. Vedere è dipendente dal luogo. Intelligenza e luogo. Luogo e vita. Luogo e
interesse. Luogo e
conoscenza.
7/Giugno/1987 Casa di preghiera.
Fossano
Siamo giunti al versetto
12 in cui si dice, ed essi gli chiesero:"Dov'è colui?",
rispose:"Non so".
Abbiamo visto come il
problema di questo cieco ci abbia condotto a considerare i problemi della Luce.
Poiché in questo cieco dagli
occhi spenti, c'è lo specchio di ogni uomo nel campo dello Spirito.
Perché ogni uomo nel campo
dello Spirito è cieco ed è mendicante, fintanto che non trova la Luce.
Dio è la Luce vera
dell'uomo.
Conoscere Dio è trovare la
nostra Luce.
Attraverso il problema
della luce, attraverso la testimonianza di questo cieco, abbiamo visto il
problema del come, della via per giungere a vedere.
E questo problema del come
è sfociato nel problema della persona, perché quel cieco stesso quando gli
chiedono: "Come ti si sono aperti gli occhi?", dice:
"Quell'uomo che si chiama Gesù".
Il punto fisso di
riferimento diventa quest'uomo che si chiama Gesù.
Trovare quest'uomo.
Ha perso la persona, la
persona del Cristo.
Perché l'uomo da solo, pur
sentendo il bisogno della luce, pur sapendo l'importanza della Luce, pur
sapendo che il suo fine è la Luce, se non vede la strada, se non vede la via,
se non vede quel tratto che collega il punto in cui l'uomo si trova con il
fine, con la luce, l'uomo è paralizzato, non ha la possibilità di fare nemmeno
un passo.
Ora la via, quindi quel
tratto che congiunge la situazione in cui si trova l'uomo con il fine al quale
deve tendere l'uomo è Cristo.
Cristo dice: "Io sono
la via".
Soltanto ascoltando
Lui, soltanto seguendo Lui noi possiamo giungere là, a quel luogo al quale
siamo stati destinati.
Però il problema del
Cristo, il problema della persona, quindi il problema della via è il problema
del "dove".
Qui già si apre un nuovo
problema che è quello del "dove".
"Dove lo possiamo
trovare?".
Qui quel cieco guarito dice
: "Non so".
"Dove è colui?",
dice: "Non lo so".
E dicendo "Non lo
so" rivela che non aveva ancora ricevuto lo Spirito, perché la
caratteristica dello Spirito è quella di sapere dove.
"Dove possiamo trovare
il Cristo?".
E questo ci fa anche capire
che si possono ricevere i doni di Dio (questo cieco ha ricevuto un grande dono
di Dio, è stato guarito dalla sua cecità), ma non ricevere lo Spirito.
Si può incontrare Cristo, quell'uomo che si
chiama Gesù, ma non sapere dove abita, dove si trova, non si riceve lo Spirito.
Alla vigilia di Pentecoste, tutti i discepoli
di Gesù, dicono gli Atti degli apostoli, si trovavano tutti raccolti in uno
stesso luogo, erano arrivati a capire dove si trovava Gesù.
Ed erano raccolti lì.
Perché proprio in quanto si è raccolti nel
luogo dove si trova uno, si ha la possibilità di trovare quest'uno.
Il luogo è il tema di questa sera " il luogo
della verità".
Dico il luogo, lo vedremo, è intermediazione
tra ciò che vediamo e ciò che ancora non vediamo.
Soltanto cercando nel luogo in cui una cosa si
trova noi abbiamo la possibilità di giungere a vedere e a trovare quella cosa.
Ma il problema grande è questo: come si fa a
sapere il luogo in cui si trova una cosa, da cosa è determinato?
Il problema del luogo è un tema molto
importante nei Vangeli.
Se facciamo attenzione infatti vediamo che la
parte ufficiale del Vangelo della vita di Gesù inizia con una
interrogazione:"Maestro dove abiti?".
La ricerca del luogo.
E termina praticamente con una promessa di
Gesù: "Io vado a preparare per voi un luogo, un posto".
Dico il problema del luogo è un problema molto
importante, è alla base.
E poi abbiamo la conclusione della Pentecoste
in cui i discepoli erano tutti raccolti nello stesso luogo: è la condizione per
arrivare alla Luce, per arrivare a vedere.
Il
problema del luogo, abbiamo visto le domeniche scorse, se lo
riferiamo a "l'uomo" che si chiama Gesù è abbastanza facile da
identificare.
Abbiamo i Vangeli che ce ne parlano.
Abbiamo la storia, abbiamo la narrazione di
tutti coloro che l'hanno conosciuto in Palestina 2000 anni fa.
Nato a Betlemme, vissuto a Nazareth, per tre
anni ha girato quelle terre ed è morto a Gerusalemme.
Il luogo è ben determinato.
Abbiamo i Vangeli a disposizione per
conoscere l'uomo che si chiama Gesù.
Ma quest'uomo che si chiama Gesù e che noi
possiamo trovare nel suo luogo dice parole che sconvolgono completamente la
nostra concezione di luogo.
Intanto già a Maria e Giuseppe dice: "Non
sapevate che Io mi debbo trovare nelle cose del Padre mio?".
E poi dirà in seguito: "Dove Io sono voi
non potete venire".
Lui era su quelle strade, parlava a degli
uomini, dove Lui era c'erano anche loro, eppure dice:"Dove Io sono voi non
potete venire.
Evidentemente parlava di un luogo diverso da
quel luogo materiale in cui essi si trovavano.
Abbiamo detto molte volte che nelle parole di
Gesù si rivela il Figlio di Dio, la persona divina e questa persona divina ci
parla di un luogo.
Il luogo della persona di Gesù e la persona di
Gesù, è il Figlio di Dio e questa persona non coincide con il corpo, con la sua
presenza fisica e proprio perché non coincide con la sua presenza fisica l'uomo
Gesù dice: "Dove Io sono voi non potete venire".
Quindi annulla la concezione del luogo
materiale e impegna coloro che lo ascoltano a interessarsi della ricerca di
quel luogo in cui Lui parla.
Perché l'indirizzo è quel luogo.
Infatti Lui dirà in seguito: "Io vado a
preparare per voi un luogo", a prepararlo perché?
Lo dice il perché.
"Perché dove Io sono siate anche
voi".
Allora prima aveva detto: "Dove Io sono
voi non potete venire", poi dice: "Io vado a preparare per voi un luogo,
affinché dove Io sono siate anche voi", quindi c'è la possibilità.
Ma è importante essere dove Lui è?
Lo dice: "Affinché possiate vedere la mia
Gloria,possiate vedere quello che vedo Io".
Lui vedeva la verità, Lui vedeva il Padre, lui
vedeva Dio.
Allora questo ci fa capire l'importanza del
luogo, del trovarci dove Lui è.
Un luogo dove noi da soli non possiamo andare.
Ma se Lui va a preparare il posto, noi
possiamo trovarci e soltanto trovandoci nel luogo in cui Lui è: "Dove Io
sono", quindi quel luogo dove Lui riceve l'essere: "Dove Io
sono", perché fintanto che non siamo lì, noi non vediamo il luogo da cui
Lui riceve l'essere, il suo Principio insomma.
Soltanto trovandoci lì dove Lui è noi possiamo
vedere.
Questo rivela che il vedere è una funzione
dipendente dal luogo.
Evidentemente
è questo luogo che deve impegnare l'uomo che cerca Dio,
perché soltanto in quanto l'uomo cerca Dio, l'uomo ha un interesse.
Si interessa e va a trovarsi in quel luogo in
cui può trovare ciò che egli cerca.
E qui sta l'intelligenza, l'intelligenza sta
nel capire dove si trova una cosa.
Colui che è stolto cerca in tutti i luoghi.
Colui che è intelligente non cerca in tutti i
luoghi, ma individua il luogo in cui deve cercare, qui si rivela
l'intelligenza, nel capire dove si deve cercare.
Lo stolto cerca la stella alpina in un campo
di grano o magari in piazza.
La persona intelligente prima di cercare si
interessa per capire dove si possono trovare le stelle alpine.
Quindi non va a cercare a vanvera ma cerca
polarizzando la sua attenzione su-.
Abbiamo detto che la conoscenza del luogo è
intermediazione tra ciò che vediamo e ciò che ancora non vediamo. Tutto
l'universo è fatto di luoghi.
Così noi abbiamo luoghi di cose, abbiamo il
luogo degli esseri viventi e abbiamo i luoghi degli uomini e abbiamo il luogo
del Figlio di Dio, abbiamo il luogo della verità, abbiamo il luogo di Dio.
Tutta l'opera di Dio è fatta di luoghi.
L'unico essere che non ha un luogo è il
demonio, il demonio è senza luogo, il demonio è il nostro io, io nostro io
autonomo.
Il nostro io autonomo è senza luogo, per cui è
costretto a vagare, a vagare di luogo in luogo senza quiete, perché non ha
luogo.
Il
luogo di un essere vivente è là dove trova la vita.
Conoscendo la vita, conosco il luogo: ogni vivente
ha bisogno di comunione, vive di comunione, conoscendo la vita di un essere
vivente possiamo individuare dove possiamo trovarlo: da dove lui trae la vita.
Al principio la vita degli uomini era la luce.
Quindi al principio potevamo sapere dove si trovavano
gli uomini: gli uomini si trovano nel campo della luce.
Ma
quello che determina il luogo degli uomini è l'interesse e a
seconda dell'interesse che l'uomo ha, viene a trovarsi in certi luoghi
piuttosto che in altri.
Potevamo sapere dove si trovano gli uomini,
gli uomini si trovano nel campo della luce.
Ma abbiamo detto che quello che determina il
luogo degli uomini è l'interesse e a seconda dell'interesse che l'uomo ha viene
a trovarsi in certi luoghi piuttosto che in altri.
Quindi il sapere, il conoscere, il vedere dove
un uomo si trova è anche denuncia, rivelazione del suo interesse principale.
Anche il pensiero è un luogo.
Abbiamo visto le volte scorse che il pensiero
elegge il proprio genitore, la sorgente della propria vita, quindi luogo del
pensiero è ciò cui uno si dedica.
Luogo del Figlio di Dio è il Padre.
Luogo di Dio è Dio stesso.
E questo già ci fa capire che soltanto
cercando in Dio possiamo trovare Dio.
Ma come possiamo giungere ad individuare il
luogo ed evitare di passare tutta la vita cercando in luoghi diversi, il luoghi
in cui non c'è ciò che cerchiamo?
Se
noi riflettiamo sulla verità, anche la verità ha un suo luogo.
Abbiamo detto molte volte che la verità non è
dipendente né dal tempo, né dallo spazio, una cosa è vera non perché è stata
detta in un certo tempo e non sia più vera fuori di quel tempo lì.
Una cosa è vera non perché è stata detta in un
certo luogo e in un altro luogo non sia più vera.
Basta questo per capire che la verità
trascende le dimensioni del tempo e le dimensioni di ogni luogo, cioè non
appartiene né al tempo, né allo spazio.
La verità non può trovarsi in quei luoghi che
sono condizionati dal tempo e dal luogo.
Quindi la verità non possiamo trovarla nel
mondo esterno, il che vuol dire che fintanto che noi cerchiamo la verità nelle
cose esteriori, nel nostro mondo esterno, certamente noi ci condanniamo al
fallimento.
La verità trascende.
Non appartiene né al tempo, né al luogo e in
quanto non appartiene, non dipende, quindi non si può trovare in questi luoghi.
Ora cosa succede qui, che riflettendo sulla
verità noi già individuiamo il luogo in cui si deve cercare la verità.
E
allora possiamo capire come determinare il luogo in cui si può
trovare una cosa, cioè, soltanto la conoscenza della cosa che cerchiamo
dà a noi la possibilità di individuare il luogo in cui dobbiamo
cercarla.
Quindi il grande problema è questo: se la
conoscenza della cosa che cerchiamo ci conduce a individuare il luogo in cui
possiamo trovarla, evidentemente se dobbiamo conoscerla prima l'abbiamo già
trovata.
No.
È necessario conoscere quello che noi
cerchiamo per poter scoprire il luogo in cui possiamo trovarlo.
Ma il trovare la presenza di una cosa è
diverso dal capire e dal conoscere quello che è quella cosa o quello di cui
vive quella cosa.
Certo c'è un cerchio chiuso, il cerchio chiuso
dipende da questo: soltanto se la verità si rivela a noi, ci fa capire quello
che essa è, noi possiamo trovare il luogo in cui essa è, cioè ci fa capire
questo: che noi non possiamo arrivare al luogo di una cosa se la cosa
stessa non si concede a noi, se non ci rivela il suo luogo.
Cioè non possiamo arrivare al luogo di Dio se
Dio stesso non viene a noi per farci capire dove Lui si trova.
Noi non possiamo partire dalla situazione in cui
noi ci troviamo; se io
voglio cercare una persona che è in America, non posso partire se non so
che è in America a cercarla in tutti i luoghi del mondo, giro a vanvera,
bisogna che qualcuno prima mi dica:"Guarda che quella persona si trova in
America".
Ma poi non basta, si trova in America ma dove?
Mi si dirà:"Guarda è negli Stati
Uniti".
E dove?
"New York" e dove?
"In tale via", e dove?
"Il tal numero", e arrivato a tal
numero devo ancora chiedere dove?
"A tal piano", e arrivato
all'alloggio devo ancora chiedere dove è quella stanza.
Cioè a un certo punto capiamo che tutto il
mondo è fatto di luoghi selettivi per condurci al punto preciso in cui si trova
quella persona che noi stiamo cercando.
Però per arrivare lì, abbiamo bisogno che
qualcuno dica a noi questo, e questo qualcuno che dice a noi questo è soltanto
uno che sa già dove è quella persona, il luogo in cui si trova e collega tutto
quel punto lì, al luogo in cui io mi trovo.
Cioè in termini dello Spirito, soltanto se
Colui che abita nel cielo, si trova nel cielo, scende a noi, può indicare a noi
il luogo in cui si può trovare Dio: "Nessuno può salire al cielo se non
Colui che discende dal cielo".
Dio solo è rivelatore di Se Stesso.
Per cui Dio è il luogo di Dio.
E fintanto che noi non giungiamo a questo
luogo ("erano tutti raccolti nello stesso luogo"), fintanto che noi
non giungiamo a questo luogo qui, noi non possiamo trovare la presenza di Dio.
Noi possiamo sentir parlare di Dio, possiamo
anche riflettere su Dio, ma la presenza di Dio la possiamo trovare solo nel suo
luogo.
E per trovarla nel suo luogo dobbiamo portarci
noi in questo luogo.
Per cui il luogo è decisamente selettivo nella
nostra vita, cioè dobbiamo raccoglierci:"erano tutti raccolti", ora
quel "tutti raccolti" non è tanto come quantità perché si arriva alla
verità con un rapporto personale, quanto tutto di noi raccolto nello stesso
luogo, quindi noi possiamo giungere a trovare a esperimentare la presenza di
Dio: trovare e esperimentare la presenza di Dio è giungere a Pentecoste, è
giungere a vedere la presenza del Padre e del Figlio soltanto in quanto tutto
di noi, tutti i nostri pensieri, tutta la nostra attenzione, tutte le nostre
facoltà sono raccolte in questo unico luogo.
Ritorniamo al concetto di verginità di mente,
al concetto di totalità, al concetto di purezza, infatti a Pentecoste erano
tutti raccolti con Maria in un unico luogo, in quell'unico luogo che Gesù
finalmente aveva preparato loro.
Per cui dico, soltanto trovandoci in questo
luogo noi possiamo giungere a trovare la presenza di Dio.
E.:Mi sembra evidente
che quando Gesù parla del luogo non dà il dà il significato fisico e materiale
che normalmente gli diamo noi.
Luigi: In quanto
proprio parla, dice luogo, dice un luogo che noi con gli schemi nostri, con la
nostra mentalità materiale non possiamo assolutamente capire, è
incomprensibile.
Per cui siamo costretti a vedere annullati i
punti fissi di riferimento della nostra logica.
Ho detto molte volte che l'opera di Dio è un
annullamento dei nostri punti fissi di riferimento, per cui se chiedo a una
persona dove abita e lui mi dice:"Io abito nella via tale", io lo
capisco perfettamente, perché rientra nella mia mentalità che considera spazio
e tempo ma se ascolto le parole di Cristo riguardante i luoghi non capisco
niente, perché non rientra nella mia logica.
E.: Allora io mi
interrogo, in cosa consiste la diversità tra la affermazione di Cristo:
"Dove Io sono voi non potete venire" e se un'altro mi dice "Io
abito in quel posto" io quel posto lo trovo, io credo che la differenza
sia in Dio, cioè nella persona.
Luigi: No la
diversità è che Lui mi dice una cosa che per me è inconcepibile, quando Lui mi
dice: "Io e il Padre siamo una cosa sola,", per me è inconcepibile.
Perché io capisco se Lui mi dice:"Quello è
mio Padre e io sono il Figlio", allora due persone diverse, quindi due
presenze fisiche diverse io le capisco ma se Lui mi dice delle parole, una
frase in cui le presenze fisiche scompaiono non le posso concepire.
"Io e il Padre siamo una cosa sola"
mi costringe a fare un salto di qualità nella mia mentalità, cioè a superare
l'evidenza dei sensi, per questo Lui dice: "Dove Io sono voi non potete
venire".
Gli altri dicono: "O questo qui va
all'estero o si suicida".
"Dove Io sono voi non potete venire"
è banale: io sono qui, Lui è lì.
Io sono dove Lui è, come mai allora Lui dice
questo?
O è pazzo o altrimenti mi dice qualche cosa
che assolutamente ancora non capisco.
Quindi mi costringe, se voglio credere nelle
sue parole a fare un salto di qualità.
E.:Quindi a superare
tutto il mondo materiale, ogni concetto di luogo per come noi normalmente lo
intendiamo.....
Luigi: E poi Lui
dopo mi dice:"Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di
Me"", mi spiego?
"Potrete conoscere la verità soltanto se
resterete nelle mie parole"....il che vuol dire....."Dove Io sono voi
non potete venire" ...qui mi interrompe proprio.
Per cui è importantissimo trovarmi dove
Lui si trova, perché è collegato con la conoscenza della verità, con la
conoscenza del Padre, quindi con la salvezza, eppure questo luogo qui io non lo
vedo assolutamente e non riesco a capirlo.
E.:Quindi Lui è nel
suo Principio, Principio che non vediamo e non conosciamo ancora, quindi poichè
Dio si trova in Dio stesso, la verità e solo conoscibile in Se Stessa.
Vorrei porre questa
domanda, come possiamo noi portarci nel Principio della verità e nel Principio
in cui è Cristo, Pensiero di Dio fra di noi, e che ci invita a salire dove è
Lui, se non lo conosciamo, per cui per andare nel luogo in cui si trova una
cosa, bisogna pur conoscerla, e allora non so, come possiamo arrivare alla
presenza di questo Principio.
Luigi: Apparentemente
è un circolo chiuso, esclusivo, mi esclude, è esclusivo anche il fatto
stesso di Gesù, quando dice "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
nessuno conosce il Padre se non il Figlio", cerchio chiuso.
E.: "E Colui al
quale il Figlio lo vuol far conoscere".
Luigi: E poi c'è,
ecco, allora abbiamo questo punto di contatto.
"Colui al quale il Figlio avrà voluto
farlo conoscere", qui abbiamo la possibilità di essere nel luogo dove Lui
è, perché Lui parlando mi fa conoscere il Padre, se Io resto nelle sue parole
conosco il Padre come condizione per capire che il Padre lo trovo soltanto nel
Pensiero di Dio
E.: Non conosco il
Padre certamente come lo conosce il Figlio
Luigi: Lo conosco
per quello di cui mi ha parlato il Figlio, per quello che Lui mi dice.
Soltanto che parlandomi del Padre mi conduce
adesso ad essere dove Lui si trova.
Perché noi abbiamo poi dopo la realizzazione,
alla vigilia di Pentecoste: "Erano tutti radunati nello stesso
luogo".
All'inizio hanno detto:"Maestro dove
abiti?".
Quando abbiamo meditato su quel fatto abbiamo
visto che Lui rispose: "Venite e vedete".
Loro videro, non hanno visto un casolare, una
baita, non han visto, mi spiego, una abitazione, hanno visto dove Lui abitava:
Lui abitava nel Padre.
Quindi han visto il luogo dove Lui abitava.
Questo luogo adesso si è realizzato in loro
alla vigilia di Pentecoste.
Quello stesso luogo:"Era l'ora
decima", avevano visto qualcosa di talmente straordinario che dopo 50-60
anni, Giovanni ancora scriveva : "Era l'ora decima".
Quindi erano talmente stati colpiti, quella
stessa ora che arriverà a Pentecoste, coincideva con Pentecoste.
Per cui loro hanno cominciato la vita con
Gesù, su segnalazione di Giovanni chiedendo : "Dove abiti?".
Ma a un certo momento loro sono venuti a
trovarsi dove Lui abitava.
Per cui Lui prima parlando fa vedere dove Lui
abita, poi li conduce.
Perché noi da soli non possiamo andare, è
evidente no? C'è la frattura.
Noi riceviamo l'essere da ciò che abbiamo
presente.
Per cui se vivo nel mio mondo, nel mio
ambiente, nella mia casa, io ricevo l'essere da ciò che ho presente.
Fintanto che non arrivo a ciò che il Figlio ha
presente non posso essere nel luogo del Figlio.
Però Lui mi conduce lì, ma mi conduce in
quanto mi raccoglie dalla mia dispersione: noi siamo in tanti luoghi, noi dico
noi, nel pensiero del nostro io, pur credendo in Dio, siamo in tanti luoghi.
Satana non è in nessun luogo, non può essere
in nessun luogo, essere in tanti luoghi dà una tristezza, una sofferenza,
perché sei limitato, sei finito.
Non avere nessun luogo è massima inquietudine:
non puoi sostare da nessuna parte.
Cristo siccome è in un luogo unico (la verità
abita in un luogo unico), con Cristo se lo ascoltiamo, noi abbiamo la
possibilità di trovarci dove Lui si trova.
Ma trovandoci in quel luogo, noi vediamo
quello che Lui vede, perché il vedere è una funzione del luogo, soltanto se
arriviamo in quel luogo lì, possiamo vedere, fintanto che non arriviamo in quel
luogo lì non possiamo vedere.
Vedere vuol dire costatare la presenza.
E.:Che non è ancora
conoscenza.
Luigi: Ci vuole
una conoscenza precedente su fede, su quello che Dio mi dice.
Ancora alla vigilia di Pentecoste siamo ancora
nel campo della fede.
Quindi quel radunare tutto in uno stesso
luogo, siamo ancora nella conoscenza per fede, perché loro erano andati nello
stesso luogo, per la parola che Gesù aveva segnalato in loro.
E.: E in quel luogo
che è la vigilia della Pentecoste e quindi della conoscenza che cosa conosce
l'anima, cosa vede?
Luigi: L'anima
guarda soltanto il Padre per quello che Gesù ha detto.
Perché loro ormai la presenza fisica l'hanno
persa, non c'è più.
Che cosa ricordano di Gesù?
Ricordano di Gesù quello che Lui ha detto, ha
detto del Padre.
Perché Lui ha detto: "Io vi affido al
Padre".
Siccome Lui andando li ha affidati al Padre,
adesso loro pendono tutto dal Padre, ma pendono dal Padre per quale conoscenza?
Per quello che il Figlio ha seminato loro.
Per cui quando verrà lo Spirito di verità, lo
Spirito Santo illuminerà solo quello che ognuno, ogni uomo porterà del Figlio
di Dio in sé, difatti: "Vi parlerà di Me, vi farà ricordare tutto quello
che vi ho detto, vi farà capire, vi farà conoscere alla presenza del
Padre".
Per cui se noi non custodiamo niente del
Figlio, lo Spirito Santo venendo, perché la verità viene, forma la notte in noi,
forma solo notte, non illumina niente, non dice niente di nuovo, illumina
soltanto quello che noi portiamo del Figlio.
E.: Quando dice vi
parlerò apertamente del Padre è una conoscenza che viene trasmessa già dopo la
Pentecoste?
Luigi: Certo,
certo,certo.
E.: Quindi vi parlerò,
cioè vi farò conoscere quel tanto che avrete interiorizzato nella fede.
Luigi: Lo Spirito
Santo essendo Spirito di presenza, mi illumina tutto quello che io porto del
Figlio, solo del Figlio, ogni altra conoscenza, ogni altro punto di
riferimento, quello me lo brucia, resto bruciato, sconvolto, quindi entro nella
notte
E.: Scusa non ho
capito bene, lo Spirito Santo mi illumina cosa?
Luigi: Lo Spirito
Santo mi illumina solo ciò che io porto del Figlio, tutto ciò che porto di
diverso, tutti gli altri punti di riferimento che io posso portare in me,
quelli me li brucia.
E.: E non del
Principio e non del Padre?
Luigi: Mi parla
del Padre, mi parla del Padre, tutte le parole del Figlio, il Figlio è Figlio
in quanto mi parla solo del Padre.
Quindi tutte quelle parole che io custodisco
di quello che mi ha detto il Figlio, queste vengono illuminate dallo Spirito di
verità, che è poi lo Spirito della presenza del Padre e del Figlio, questa
presenza qui mi illumina di colpo, mi fa capire tutto.
E.: Mi trasforma in
conoscenza.
Luigi: Mi
trasforma in conoscenza, conoscenza personale, per cui costato, io costato.
Per cui faccio il passaggio, il salto di
qualità dalla fede alla verifica, all'esperienza, alla conoscenza personale, ma
illumina soltanto quello che io porto del Figlio, mi spiego?
E.: Cioè come
desiderio e come Pensiero del Padre.
Luigi: Cristo mi
ha parlato tanto, ma tutto quello che io porto del Padre, questo mi viene
illuminato.
E.: Scusa hai detto a
un certo punto che la conoscenza del luogo è intermediazione tra ciò che
vediamo e ciò che ancora non vediamo.....
Luigi: Mi devo
far appellare a Franco per i funghi.......
E.: Comunque poi lo
vediamo dopo, adesso vorrei......
Luigi: (risata)
E si perché quando vado a cercare i funghi prima vado a cercare il
luogo dove posso trovare i funghi, non vado a cercare i funghi in un campo
di grano.
E.: Ma non vado a
cercare un luogo se non mi interessa la persona che abita in quel luogo, perché
la conoscenza del luogo?
Luigi: L'interesse
per una cosa, per una persona mi conduce ad interessarmi dove abita quella
persona, perché se ho un interesse vuol dire che voglio incontrare quella
persona, non basta sia chiaro che una persona mi incontri per strada, perché
Gesù l'avevano incontrato per strada, però.......perché chiedono:"Dove
abiti?"
E.: Ma allora scusa
sarebbe il Padre la intermediazione per la conoscenza del Figlio? No! il Figlio
è intermediazione per la conoscenza del Padre, non capisco mica
Luigi: Comunque
restiamo in quest'esempio, non basta incontrare per strada, certamente
incontriamo per strada il Cristo perché Cristo si fa incontrare per strada ma
non basta incontrarlo per strada, qui questo cieco dalla nascita incontrò Gesù
per strada, fu guarito dalla sua cecità, però non sapeva dove.
Uno può incontrarlo per strada e può anche
essere guarito, vero?
I 10 lebbrosi sono stati tutti 10 guariti, uno
solo però è ritornato.
Ora la salvezza sta in questo ritorno.
Ritornare dove?
Prima Lui è venuto dove io ero, adesso sono io
che devo andare a cercare dove Lui è!
Perché soltanto in quanto vado a cercare Lui
dove Lui è, cioè dove Lui abita, Lui abita nel Padre, soltanto in quel luogo
lì, io potrò certamente attingere, trovarlo, capisci?
Cioè in quanto mi dedico, non in quanto Lui si
dedica a me, ma in quanto io rispondo e mi dedico a Lui e per quel tanto che mi
dedico a Lui.
Allora qui abbiamo il luogo: "Dove
abiti?". Che diventa intermediazione per il contatto personale con Lui.
P.:Pensavo che è
proprio Cristo che viene a incontrarci per strada cioè negli interessi per cui
noi viviamo, cioè tanti luoghi diversi da Dio, che ci dà la possibilità
parlandoci, di essere liberati dal vivere per questi interessi e se, come hai
detto tu, ascoltiamo la sua Parola a condurci a vedere il luogo, il Padre, dove
lui abita.
Luigi: Si ma
bisogna che a un certo momento parta da me questa dedizione per interessarmi
del luogo dove Lui è, perché fintanto che io non mi interesso del luogo dove
Lui si trova, dove posso trovarlo....
Per cui si richiede questa dedizione
personale, questo superamento, perché in quanto io mi interesso del luogo dove
tu stai, io supero tutti i miei luoghi, io abito in tanti luoghi, mi spiego?
Nel mio mondo e se mi interesso dove tu abiti,
per venirti a cercare, in quanto ti vengo a cercare, io adesso accantono, i
miei interessi, il mio mondo, per dedicarmi ad andarti a trovare dove tu sei,
allora proprio questo andarmi a trovare dove tu sei, mi dà la possibilità
adesso di partecipare.
Prima ho ricevuto soltanto, adesso vengo fatto
partecipe per la dedizione che ho avuto da parte mia.
Per questo dico che il luogo diventa
selettivo, perché mi fa passare da tutti i miei interessi a un unico interesse
perché quando vado dove si trova una persona io rivelo un unico amore, un unico
interesse.
Qui quando già dicono:"Maestro dove
abiti?", già rivelavano la loro intenzione di restare, di poter restare
dove Lui si trovava.
Quindi già un rapporto d'amore, un rapporto di
dedizione, ora questo rapporto di dedizione è essenziale per entrare nella
conoscenza, perché Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di
te.
Cioè, Colui che si fa incontrare senza di te,
ti incontra dove tu sei, non ti rivela la sua luce senza di te, cioè senza che
tu parta dal luogo in cui tu sei, per andare là dove Lui si trova.
Per cui la luce la troviamo solo nel luogo
dove Lui si trova, non nel luogo dove noi ci troviamo, dico, anche nel luogo
dove noi ci troviamo Lui ci incontra, capisci?
Magari ci cura ci guarisce, ci orienta: ci
dice: guarda che devi camminare là, ci annulla magari tutti i valori, perché
noi a un certo momento abbiamo visto che c'è il tempo, abbiamo visto l'opera
che fa il tempo verso di noi, il tempo non fa altro che annullarci tutti i
punti fissi di riferimento, ce li cambia e ce li annulla e questo sempre per
metterci in movimento verso-.
Abbiamo visto la funzione del modo (due
domeniche fa), noi abbiamo bisogno di capire il modo, il modo ci dà la
possibilità di camminare, perché?
Dio ci annulla i valori per farci camminare,
annullandoci i valori ci mette in movimento, quando io credo che la verità sia
quello che io vedo nel tempo e nello spazio che ho constatato con i miei occhi,
con i miei sensi, constato questo, questo per me è il punto fisso di
riferimento per cui dico: "Dove stai?", se voglio conoscere dove uno
abita e quello mi dirà: "Io sto a Torino e punto", punti di
riferimento del mio mondo.
Dio mi distrugge i punti di riferimento, mi
mette in movimento, mi mette in crisi, non capisco più niente.
Ma mettermi in movimento non vuol dire ancora
che io abbia la possibilità di camminare, io ho la possibilità di camminare
solo se vedo la funzione del come, la funzione del come è quella di darmi la
possibilità di camminare, la possibilità di vedere la strada, il come è la
strada, la via.
Adesso qui abbiamo un'altra funzione, la
funzione del luogo, capisci?
La funzione del luogo è proprio quella di
condurmi a trovare, a vedere la presenza di ciò che io cerco, perché ciò che io
cerco lo cerco da lontano.
Ora indubbiamente io non potrei cercare una
cosa se non l'avessi presente in me, io devo aver la presenza del pensiero se
no non ho la possibilità di cercarla, quindi la cosa deve essere presente.
Se cerco Dio ci è annunciato, per cui quando
tu lo cerchi è perché Dio già si è annunciato a te: tu lo hai presente nella
mente però tu non lo vedi come presenza, tu come presenza vedi altro, allora tu
lo cerchi.
Ora soltanto arrivando nel luogo dove Lui è
presente, noi adesso possiamo trovare quello che veramente cerchiamo.
F.: Quindi richiede un
superamento questo andare in quel luogo, per seguirlo.
Luigi: Si ho
detto che il luogo è essenzialmente selettivo, quindi in quanto c'è una
selezione si richiede sempre un superamento, perché si tratta di passare da un
luogo all'altro, quindi devi lasciare.
F.: Però il luogo è ben
definito.
Luigi: Il luogo è
ben definito, indefinito è il non luogo.
Il luogo di Dio è perfettamente definito.
Basta riflettere sulla verità, già abbiamo il luogo
ben definito, la verità non appartiene alle cose del mondo esteriore, quindi è
all'interno, dentro di me che cosa?
Nel pensiero, solo il pensiero perché tutto il
resto è sentimento in un modo o nell'altro, ma questo pensiero corre sempre il
rischio di pensare alle cose del mondo quindi il cerchio è chiuso.
Quindi pensiero che cosa?
Il Pensiero di Dio.
Per cui passa dal mondo esterno al mondo
interno e nell'interno supera tutti i tuoi pensieri, tutto quello che porti
dentro di te e raccogliti nel Pensiero di Dio, perché questo è il luogo: Il
Pensiero di Dio ma il Pensiero di Dio è il Figlio e il Figlio è il luogo in cui
si trova il Padre.
F.: Era l'impossibilità
di Pietro di seguire Gesù infatti.
Luigi: Qui
possiamo capire perché questo cieco guarito da Gesù, sa che quell'uomo che lo
ha guarito si chiama Gesù ma dove è lui non può saperlo, dice:"Non lo
so".
F.: E invece c'è un'altro episodio nel Vangelo in cui uno dice a Gesù: "Ti
seguirò dovunque tu vada" e Lui gli dice che il Figlio di Dio non ha un
posto dove posare il capo, sembra quasi che dica che non ha un luogo.
Luigi: Perché lui
diceva"Ti seguirò ovunque, in qualunque luogo", Gesù il Figlio
dell'uomo non ha un luogo, cioè non ha un punto fisso di riferimento qui in
terra, lui dice"Ti seguirò".
Gesù dirà dopo che i veri discepoli sono
quelli che lo seguono, ma lo seguono perché restano nelle sue parole, quindi è
tutto un passaggio interiore, non è mica andare qua o là: "Vi diranno
andate qui, andate la, non seguiteli, non credeteci".
La verità non si trova andando in qualche
luogo, perché non appartiene ai nostri luoghi la verità.
Il luogo è un criterio di appartenenza.
Ora evidentemente la verità non appartiene al
mondo nella dimensione del tempo e dello spazio, anche perché la verità non è condizionata
dal tempo e dallo spazio.
Se io vivo per la cotoletta certamente mi
troverò nei luoghi della cotoletta, mi potrò trovare dal macellaio, sapendo ciò
da cui io sono dipendente tu puoi trovarmi.
La verità certamente non è dipendente dal
tempo e dallo spazio, quello che è vero è indipendente, trascendente, non
cercarlo quindi nelle cose dello spazio e del tempo e allora devi cercarlo
dove?
Vedi che ti focalizza bene il luogo?
Ma che cosa è che te lo focalizza?
È la riflessione su cosa è la verità, quindi
soltanto riflettendo su cosa è Dio, quello ti focalizza il luogo di Dio.
Per cui ti elimina, ecco selettivo, dal
cercare Dio in tutti gli altri luoghi.
Perché quando sai che la tale persona abita
nel tal luogo tu non vai a cercarla negli altri luoghi a meno che tu sia scemo,
non vai a cercarla ad altri indirizzi perché l'indirizzo è quello lì.
F.:E quindi inizialmente
Gesù dice che non ci sono luoghi perché chi domandava intendeva luoghi
materiali.
Luigi: Si
capisce infatti Lui parla del Figlio dell'uomo.
S.: Gesù viene a
trovarmi là dove sono, per suscitare in me questa domanda, "Dove
abiti?".
E però cos'è che mi
fa essere intelligente nel cercare dove abita Lui ?
Luigi: La creatura
intelligente è quella che sa riconoscere il luogo in cui si trova una cosa.
La creatura non intelligente è quella che non
riflette sul luogo in cui si trova una cosa allora la cerca dappertutto, la creatura
non intelligente cerca la cosa dappertutto e naturalmente spreca tutta la sua
vita in niente.
Infatti abbiamo detto che tutti gli uomini
sono dei cercatori di Dio, cercano tutti l'Assoluto, però lo cercano in luoghi
sbagliati e allora sprecano la loro vita, alla fine della vita dicono:
"Non ho trovato niente"....e già!
Sei salito tutti i giorni su un albero di mele
per cercare dei fichi, hai sprecato tutta la vita, non hai mai trovato un
fico.Ma dovevi saperlo, dovevi saperlo.
Quando Maria e Giuseppe lo cercano per tre
giorni: "Perché ci hai fatto questo?", Lui li rimprovera:
"Dovevate saperlo, non lo sapevate?"
Quando dice: "Non lo sapevate?" fa
un rimprovero, vuol dire che dovevano saperlo: "Io mi debbo trovare nelle
cose del Padre".
Quindi se tu stai cercando Cristo tu lo devi
sapere dove, altrimenti sei scemo, mi spiego?
Lui si trova nelle cose del Padre.
E allora se qualcuno ti parla non del Padre ma
ti parla di altro, stai tranquillo che lì, non trovi il Cristo, non perdere del
tempo perché Lui si trova nelle cose del Padre.
Quindi Lui me lo ha detto chiaro.
Ha rimproverato sua madre sia chiaro! Abbiamo
visto che figura è Maria eppure dice:"Dovevate saperlo".
Quindi è una lezione per tutti noi.
Per cui Lui ci dirà: "Non lo
sapevi?"
"Signore lo sapevo"..."E allora
perché hai cercato altrove? In un luogo sbagliato?"
Dio ci presenta tutta la sua creazione ma ci
presenta anche Se Stesso, per cui ogni cosa ha una sua individualità, ogni cosa
ha un suo valore, ogni cosa ha un suo luogo e queste tre cose qui noi non
possiamo ignorarle, perché sono segni di Dio, ogni cosa individuale, si
distingue dall'altra,
Ogni uomo si distingue dall'altro.
Ogni cosa ha un suo luogo, per cui tu sbagli
se sbagli luogo, e ha un suo valore per cui se tu ti dedichi alla creatura
anziché al Creatore tu fai un peccato, ti assumi una colpa, perché preferisci
quello che vale meno a quello che vale di più e cosa è che ti fa invertire
questi giudizi, giudizi di valore, vuol dire che il valore si rende presente.
Quindi ogni cosa, ogni segno, ogni esistente
quindi anche Dio stesso già in quanto si presenta a noi, si presenta con una
sua individualità ben precisa, con un suo valore e con il luogo.
Sbagliare uno dei tre, confondere uno dei tre
è già assumersi una responsabilità di colpa.
P.: Lo Spirito Santo
quando viene illumina quello che noi abbiamo interiorizzato delle parole di
Gesù no? I discepoli avevano interiorizzato tutto perché erano stati con
lui.....
Luigi: E infatti
alla vigilia di Pentecoste si sono trovati tutti raccolti nello stesso luogo,
era Lui che li aveva raccolti in uno stesso luogo
P.: E per una persona
che non è vissuta con Gesù, supponiamo che abbia fatto solo un pezzetto, dopo
quando arriva lo Spirito di verità.
Luigi: Quel
pezzetto viene illuminato.....
P.: E dopo non conosce
più niente
Luigi: Ognuno
viene illuminato per quello che porta di Gesù.
P.: E poi non conosce
più niente?
Luigi: No, un
momento, no, quello che viene a illuminare quello che portiamo in noi, dà a noi
la possibilità di conoscere Dio, per cui noi possiamo restare con Dio per
quello che portiamo in noi del Figlio di Dio. Per cui possiamo conoscere di
Dio, Per cui la conoscenza di Dio.....
P.:...dipende da quello
che abbiamo interiorizzato
Luigi: Dipende da
quello che portiamo in noi, che abbiamo interiorizzato, infatti già
adesso di fronte a uno stesso quadro, lei vede cose che io non vedo se non ho
interiorizzato, cioè, ognuno vede a seconda di quello che ha interiorizzato.
Il famoso esempio della lingua straniera,ognuno
capisce per quello che ha interiorizzato e se non ha interiorizzato niente, lei
assiste soltanto a chi parla la lingua straniera ma non capisce niente, resta
fuori, noi diciamo: è fuori, infatti si resta fuori dal Regno di Dio, non si
capisce niente.
P.: Si si ho capito, che
tutto il resto rimane fuori, che tutto quello che non ho conosciuto rimane
fuori.
Luigi: E ci
mantiene fuori, per cui noi conosciamo Dio soltanto per quel tanto del Figlio
di Dio che portiamo in noi.
X.: Pensavo che anche
la ricerca del luogo è interiore, avviene attraverso la dedizione del pensiero,
quindi non è esteriore ma è un ritrovare un luogo interiore.
Luigi: Il luogo
è essenzialmente interiore perché per poco che noi lo vediamo esteriormente non
capiamo più le parole del Cristo, perché Cristo mi dice delle parole che
necessariamente o io entro nel mondo interiore o altrimenti non posso capirle,
debbo rifiutarle o dico queste sono parole incomprensibili assurde,: "Chi
ti può sopportare?".
Infatti a un certo momento dicono : "Chi
ti può sopportare?" sono parole impossibili, perché o noi entriamo nel
mondo interiore o sono insopportabili, solo nel mondo interiore possiamo vedere
realizzate quelle parole.
Quando Lui mi dice: "Io e il Padre siamo
uno", fintanto che io non entro nel mondo di Dio, non mi rendo conto, non
posso realizzare queste parole, per me sono inconcepibili.
Se lui mi dicesse: "Quello è il
Padre"(presenza fisica), "Questo sono Io"(presenza fisica), io
capisco, non faccio difficoltà: "Ah quello lì è suo padre",
"Giuseppe è suo padre"....non faccio nessuna difficoltà, pacifico.
Ma se Lui mi dice: "Io e il Padre siamo
una cosa sola, io non capisco più.
E così tante parole che Lui mi dice:
"Dove Io sono voi non potete venire" eccetera.
Sono proprio quelle parole lì, sul rapporto
che passa tra Lui ed il Padre, che custodite mi conducono alla vigilia di
Pentecoste, perché alla vigilia di Pentecoste erano tutti raccolti con queste
parole qui, nel Pensiero del Padre, capito?
M.: Quindi con Dio si
ha solo un rapporto di pensiero e quindi......
Luigi: Chiamalo
solo!
Guarda che il pensiero è più vasto di tutto
l'universo, si perché con il pensiero tu comprendi l'universo.
L'universo non comprende il tuo pensiero,
quindi il tuo pensiero è più importante dell'universo, sei convinta?
Il tuo pensiero, il tuo !
Il tuo pensiero è più grande di tutto
l'universo, l'universo è più piccolo del tuo pensiero, non dire quindi solo...
M.: Però appunto è
essenziale avere un pensiero unico come era Maria che era solo puro pensiero,
essendo pensiero unico si può arrivare al luogo di Dio.
Luigi: Ma questo
pensiero unico diventa il luogo, questo pensiero unico diventa il luogo.
Fintanto che noi non siamo arrivati a un
pensiero unico, noi siamo in tanti luoghi, infatti abbiamo tanti volti, abbiamo
tanti nomi, abbiamo tante vite.
Il non vedere è effetto di molteplicità
da parte nostra.
Quando questa molteplicità scompare e diventa
una cosa sola, li c'è la visione, la visione dipende da questa unità, da questo
pensiero unico.
F.: Pensavo che nel
Padre si comunica il Figlio, quindi questa comunicazione avviene in noi....
Luigi: Se......
F.: Se siamo uniti al
Pensiero di Dio.
Luigi: Ecco,
appunto, se abbiamo un pensiero unico, altrimenti non avviene.
F.: Quindi è in quell'unità
di pensiero che accediamo alla comunicazione come la riceve il Figlio.
Luigi: In quello
stesso luogo, capisci?
Il pensiero nostro diventa figlio di ciò cui
si dedica, di ciò che pensa.
Per cui pensando a-, io eleggo un mio
genitore, mi scopro dipendente da-, figlio di-.
F.: Si quindi, proprio,
diciamo la realizzazione di Maria, nel Pensiero di Dio ci dà la possibilità di
ricevere la comunicazione.
Luigi: Certo,
concepisce.
N.: Dunque, Dio è
colui che nessuno può ignorare, ci è annunciato in tutto.
Tutti abbiamo il
Pensiero di Dio, tutti abbiamo il desiderio di Assoluto, noi possiamo
rinunciare al Pensiero di Dio, rinunciare al Pensiero d'Assoluto, solo chi
rimane attratto dal Padre può incontrare il Cristo, condizione prima è
l'attrazione al Padre, condizione seconda restare nelle parole del Cristo.
Solo il Figlio
conosce il Padre e coloro ai quali avrà voluto rivelarlo.
Che il Cristo vada
cercato internamente a noi lo dice in mille modi:"Vi diranno Cristo è qui,
il Figlio dell'uomo è qui e là, non lasciatevi ingannare" il Figlio
dell'uomo è solo nel Padre, quindi abbiamo tutti gli elementi in mano, sta a
noi di essere intelligenti, dediti.
Il luogo è un luogo
di individuazione dell'Assoluto, di interesse unico di valore massimo
rappresentato dalla verità da Dio, se noi siamo in tutte queste cose siamo in
regola, se no noi siamo fuori strada.
Che poi sia semplice
rimanere e un'altra cosa perché la fede è la condizione essenziale ma è ancora
sempre una condizione instabile, va viene, il dubbio ti arriva eccetera, ma
colui che rimane nella fede può anche arrivare a tradire Cristo come ha fatto
Pietro però alla fine giunge alla Pentecoste e la Pentecoste è proprio quella
manifestazione della verità di Dio.
F.: Volevo chiedere, ha
detto che lo Spirito Santo quando viene, illumina quello che trova del Figlio
in noi e brucia tutti quegli altri punti di riferimento che ancora ci sono...ma
noi per arrivare a ricevere lo Spirito Santo....gli altri punti fissi di
riferimento non sono già stati annullati, devono esser stati annullati per
poter arrivare allo Spirito Santo.
Luigi: Se non
sono stati annullati ce li annulla lo Spirito Santo, però.....
F.: Ma se non sono stati
annullati si può arrivare.
Luigi: Ma non
siamo noi che arriviamo, è lo Spirito Santo che arriva a noi, la verità si
impone, stia tranquilla che la verità o presto o tardi si impone.
Tutto l'universo è di Dio, arriva un certo
momento in cui Gesù dice:"Io verrò come un ladro di notte e ti porterò via
tutto quello che è il tuo mondo", quindi si impone, però naturalmente noi
restiamo fuori, siamo messi in crisi, siamo bruciati.
F: Si si ma pensavo alla
Pentecoste non come verità che ti arriva.
Luigi:
No,no,no...Pentecoste è manifestazione di verità, quindi o noi siamo preparati
a portarla o altrimenti quella ti piomba addosso.
I tempi sono di Dio, si capisce, è logico, non
è che dico: "La verità è là, verità stattene là".
A un certo punto i vignaioli dicono:
"Questo qua è l'erede, facciamolo fuori così l'eredità sarà nostra".
L'han fatto fuori e hanno perso l'eredità.
Non è che noi possiamo annullare Dio.
Quando io dico che la verità non esiste, con
le mie parole, quando l'ho urlato anche per tutto il mondo quella continua a
essere presente.
F.: Il luogo della luce
ci è indicato, però per andare li bisogna lasciare tutte le altre cose.
Luigi: A
certo non si può andare in un luogo se non si lasciano gli altri luoghi,
quello è pacifico, il nostro mondo è fatto di luoghi e noi possiamo essere in
un luogo solo per volta.
È tutta lezione di Dio, pedagogia, perché noi
dobbiamo passare dai luoghi al Luoghi.
Il mondo è dato di luoghi ma mi significa
qualcosa dei luoghi spirituali, e cosa vuol dire un luogo spirituale?
Sembra un controsenso perché, mi capisci?
Luogo è luogo in quanto è nello spazio, ma un luogo fuori dello spazio che cosa
è? È li che bisogna approfondire.
Luigi: Ognuno di
noi potrà sopportare la verità nella misura in cui l'avrà anticipata.
E.:Penso che la possibilità
della conoscenza consista nell'amore e nella passione che si ha per Dio e la
passione e l'amore per Dio passa attraverso il Cristo.
Senti dato che ho un
dubbio preciso, posso esporlo?
Luigi: Menomale
che è preciso, perché se fosse confuso....
E.: No, no è
chiarissimo, cioè il luogo di cui si è parlato è il Pensiero di Dio in cui si
trovavano gli apostoli prima della pentecoste, il Pensiero di Dio.
Luigi: Il
Pensiero del Padre....
E.: Quando è Pensiero del Padre,
quando Gesù dice "Dove Io sono, voi non potete venire, Io vado a
prepararvi un posto", è nel Pensiero del Padre che va a preparare un posto
oppure il Padre come principio è generatore di questo pensiero, cioè non ho
capito se è il Padre il luogo o il Pensiero del Padre, sono due persone diverse
in una unità, però sono due cose diverse.
Luigi: Intanto
"Io vado, perché se Io non vado non può venire in voi lo Spirito",
cosa vuol dire questo andare?
Questo andare supera tutte le dimensioni nostre naturali,
insomma, presenza fisica scompare e fintanto che noi abbiamo una altra
presenza.......siccome dobbiamo trovarci in una unica presenza, il luogo è una
unita, mi spiego?
Fintanto che noi troviamo altre presenze, presenze
fisiche noi non possiamo ricevere lo Spirito di verità, quindi: "Se Io non
me ne vado","Se vado, vado a prepararvi un posto", non vado
quindi per separarvi ma vado per riunirvi, però per riunirvi alla destra del
Padre, ci ritroveremo praticamente alla destra del Padre.
Lui è alla destra del Padre.
Il suo luogo è lì, il luogo del Figlio è il Padre, ma per
noi è Pensiero del Padre.
Tu capisci Pensiero del Padre e Padre è la stessa cosa?
Però il Pensiero del Padre in noi è il Figlio, noi
dobbiamo essere tutti raccolti in questo luogo qui: Pensiero del Padre, però
quando erano tutti raccolti nel Pensiero del Padre, non sapevano mica che il
Pensiero del Padre era il Figlio, non lo sapevano mica, lo sapranno dal Padre,
mi capisci?
Tutti raccolti nel Pensiero del Padre, a un certo
momento, proprio perché pensiero che guarda a-, scopre il suo genitore, allora
scoprono che quel Pensiero del Padre che è in loro è il Cristo, il Figlio, mi
capisci?
Infatti Pensiero del Padre e Padre formano una cosa sola
ma sono due persone, e noi siamo condotti a scoprire questo, un essere unico in
due persone, poi arriverà la terza, a distinguere le persone dall'essere,
capisci?
F.: Possiamo sforzarci a entrare in
questo luogo solo quando Dio ci ha già convinti dell'importanza.
Luigi: È Lui che
ci conduce cioè noi entriamo in questa unità in quanto ascoltiamo Lui e
ascoltando Lui siamo condotti in questa unità.
Certo questo ascolto di Lui richiede questo sforzo, il
superamento di tutti i tuoi punti fissi di riferimento, di tutte le tue
sicurezze, il tuo mondo, le tue convenzioni, le tue tradizioni, i tuoi vizi,
capisci?
Ti richiede questo superamento di tutto.
Noi generalmente ci adagiamo nelle nostre regole, nei
nostri doveri, nelle nostre abitudini, ci adagiamo, già l'altra sera ho detto
che l'uomo quando si sente tranquillo e sicuro lì deve iniziare a preoccuparsi
a tremare, perché noi ci adagiamo, quando invece sei inquieto puoi stare
tranquillo perché sei in movimento.
F.: A monte di questo c'è il fatto
che bisogna essere convinti che è sempre opera di Dio.
Luigi: No, se tu
non sei convinto che Dio è il creatore di tutto allora sei paralizzato, perché
allora sei disperso, sono gli uomini che fanno, è la natura che fa.
Corri dietro a tutti gli avvenimenti, non c'è niente da
fare.
Prima cosa devi convincerti bene di questo: Dio è il Creatore
di tutti gli avvenimenti visibili e invisibili.
Ora sapendo che tutto è opera di Dio qui ti metti in
movimento, non ti fermi più all'apparenza delle cose.
"Signore che cosa mi vuoi dire? Qual è il tuo
Pensiero, la tua Intenzione, perché fai questo?"
Cioè c'è questo "perché" che ti assilla, cioè
ritorni bambino.
Sapendo che tutto è opera di Dio inizi a interrogare e ti
metti in movimento con lo Spirito.
Praticamente Dio ti impegna a pensare, perché solo
attraverso il pensiero si cammina verso questo luogo qui.
F.: Pensavo a queste parole qui di san Giovanni nel prologo che dice: "Dio
nessuno mai lo ha conosciuto, il Figlio unigenito che è nel cielo del Padre,
Lui stesso ce lo ha fatto conoscere".
Luigi: Infatti
"Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di Me" ma quel
"Me" essendo Pensiero del Padre certamente non si arriva al Padre
senza il Pensiero del Figlio, quando pensiamo Dio noi pensiamo Dio con il
Pensiero di Dio e non il pensiero nostro, ecco quindi quel "Me" che
prende sostanza.
F.: Ed è una vocazione grandissima
infinita.....
Luigi: E noi non
ci rendiamo conto se no penseremmo soltanto a quello, vivremmo solo di quello,
non ci rendiamo conto.
Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so"
Gv 9 Vs 12 Secondo tema.
Titolo: Il
rapporto tra il luogo e la luce.
Argomenti: Il
vedere è relativo al luogo. La
verità non appartiene a tempo e spazio. Il luogo di uno è ciò per cui vive. Nello spirito non c'è reciprocità. Dio va cercato nel suo luogo. Costatare la presenza di Dio. Dispersione e concentrazione del pensiero.
Domenica 14/Giugno/1987 Casa di preghiera Fossano
Restiamo ancora nel versetto 12 perché il problema del
luogo è una panoramica molto vasta.
In questo versetto troviamo i farisei che chiedono a
quell'uomo cieco dalla nascita e guarito da Gesù, dove è Gesù, cioè quell'uomo
che si chiama Gesù, Lui aveva risposto: "Non lo so”.
Nelle domeniche precedenti abbiamo visto la funzione del
tempo, la funzione della persona, la funzione del luogo.
La funzione del tempo: Il tempo è
quello che modifica e annulla tutti i nostri punti di riferimento.
La funzione del tempo è quella di mettere l'uomo in
movimento.
La funzione della persona: la
persona indica il come, indica la via, la funzione della persona è quella di
dare la possibilità all'uomo di camminare.
La funzione del luogo: è quella di
dare a noi la possibilità di trovare quello che cerchiamo.
Fintanto quando non sappiamo dove cercare, certamente,
non possiamo trovare.
Quindi abbiamo una funzione molto importante del luogo,
perché attraverso la conoscenza del luogo, quindi la conoscenza del luogo va
trovata prima di trovare ciò che noi cerchiamo, è importate perché è la
condizione, quindi ciò che si cerca è subordinato alla conoscenza del luogo in
cui quella cosa si trova, altrimenti si cerca invano.
Così noi siamo passati dall'argomento della cecità,
quest'uomo cieco dalla nascita, quest’argomento della cecità che poneva il
problema del vedere e attraverso questi passaggi siamo arrivati a vedere che la
luce si trova in un certo luogo.
Abbiamo visto come il tema del luogo sia fondamentale tra
gli argomenti di Gesù, a partire dal primo: "Maestro dove abiti?" e
Gesù che dice: "Venite e vedete". ed essi videro.
Ecco come la ricerca del luogo sia essenziale per poter
trovare quella persona che ci conduce a vedere quello che noi cerchiamo.
Però abbiamo anche visto Gesù che dice: "Dove io
sono voi non potete venire".
Precisa poi: "Io sono di lassù voi siete di
quaggiù", "Io sono del cielo, voi siete della terra" e dicendo:
"Dove Io sono voi non potete venire" ci fa capire che non è possibile
passare dal quaggiù al lassù.
Non è possibile passare dalla terra al cielo.
Eppure Lui stesso a un certo momento dice a coloro che lo
ascoltano: "Io vado a preparare per voi un posto".
"Dove Io sono voi non potete venire", ci fa
capire che non è esclusivo.
Non è Dio che ci esclude dalla sua luce, dal suo luogo.
Perché altrimenti non avrebbe detto: "Io vado a
prepararvi un posto".
E poi nell'ultima preghiera che rivolge al Padre, Lui
stesso dice al Padre: "Io voglio che dove Io sono siano anche loro affinché
vedano la mia Gloria".
Questo
lo chiede al Padre per far capire che quel luogo in cui
Lui è, in cui riceve l'essere dipende dal Padre.
Non dipende quindi dal nostro sforzo.
Dalla nostra volontà.
Non dipende nemmeno dal Figlio.
Il Figlio certamente ci conduce, però l'essere in quel
luogo lì, lo chiede Lui al Padre per farci capire che dipende dal Padre.
Lui associa :"Io voglio che dove Io sono siano anche
loro", chi sono loro?
"Quelli che tu mi hai dato", siano quelli che
tu mi hai dato, "affinché vedano".
Quindi lui associa l'essere in quel luogo, dove Lui è con
il vedere, quindi c'è un rapporto posto da Gesù stesso tra il luogo
e la luce.
Ci fa capire che il vedere la luce dipende dall'essere in
quel luogo lì.
Nel luogo in cui Lui è, in cui riceve l'essere dal Padre.
Ed è il tema di questa sera: questo rapporto fra il
luogo e la luce.
Noi abbiamo visto già la volta scorsa che soltanto
meditando, riflettendo sulla natura di una cosa, possiamo capire il luogo di
quella cosa.
Per cui la cosa che si annuncia a noi non si fa trovare
da noi senza di noi.
Si annuncia a noi senza di noi però il luogo stesso in
cui essa si trova, non si fa conoscere da noi senza di noi
Richiede dedizione, intelligenza.
Quale rapporto passi tra il luogo e la luce già nel nostro
mondo materiale è intuitivo, poiché noi sappiamo che se vogliamo trovare una
cosa dobbiamo andare in un certo luogo.
Anche nel tempo, per trovare certe cose dobbiamo portarci
in certi tempi, per cui ci sono delle cose che appartengono al tempo e allo
spazio e queste cose che appartengono al tempo e allo spazio noi le dobbiamo
cercare nel tempo e nello spazio, questo ci fa capire il luogo è una
dipendenza.
Ma ci sono anche cose che non appartengono al tempo e
allo spazio.
La
verità non appartiene, abbiamo visto, né al tempo né allo
spazio.
Non dipende quindi dal tempo e dallo spazio.
Ora se le cose che appartengono al tempo e allo spazio se
le vogliamo trovare noi le dobbiamo cercare in quei tempi e in quei luoghi in
cui esse si trovano, ossia in quei tempi e in quei luoghi da cui esse
dipendono, così altrettanto, le cose che certamente non appartengono al
tempo e allo spazio non vanno cercate in luoghi dipendenti da tempo e spazio.
E fintanto che noi cerchiamo quindi la verità, il significato
delle cose, le verità perché ci sono tante verità, poi c'è la Verità, comunque
tutto quello che appartiene al campo dell'intelligenza, della verità,
evidentemente trascende tempo e spazio e quindi invano noi ci affatichiamo a
cercare fuori di noi quei punti fissi di sicurezza che si possono trovare
soltanto nella verità, perché la verità non appartiene a tempo e luogo, quindi nel
mondo esterno certamente non si trova la verità, certamente quindi noi non
dobbiamo sprecare del tempo e delle energie, della vita a cercare la verità, i
punti fissi di riferimento per nostra vita, la luce nelle cose esteriori.
Per l'argomento di stasera prendiamo come pensiero guido
queste parole di Gesù: "Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità
perché non lo vede e non lo conosce".
Ecco qui ci annuncia una cosa, ci fa capire che la
condizione per ricevere lo Spirito di verità è quello di vederlo e conoscerlo.
Qui sembra un annuncio abbastanza strano perché vederlo e
conoscerlo vuol dire averlo trovato.
Eppure Gesù dice espressamente questo: "Il mondo non
può ricevere lo Spirito di verità perché non lo vede e non lo conosce".
Intanto dobbiamo qui precisare cosa intende per mondo
perché evidentemente il mondo non è il mondo esteriore ma si tratta di persone,
si tratta di uomini, uomini che sono mondo.
E fintanto che l'uomo è mondo, non può riceverlo, perché
lo Spirito è dato all'uomo, non è dato alle piante o alla natura, quindi il
concetto di mondo si riferisce a coloro che......non che sono nel mondo, perché
Gesù stesso non chiede al Padre che tolga via dal mondo i suoi discepoli,
quindi non è l'essere nel mondo che nuoce all'uomo, però nuoce all'uomo
l'essere del mondo.
Evidentemente se dice "Il mondo non può
ricevere" dice "L'uomo che appartiene al mondo non può
ricevere".
E quando è che l'uomo appartiene al mondo?
Ognuno
appartiene a ciò per cui vive, è proprio lì il luogo in cui si trova ognuno.
Ogni vivente dipende da quei luoghi in cui trova la vita
e se l'uomo cerca la sua vita nel mondo, appartiene al mondo.
E appartenendo al mondo non può ricevere lo Spirito di
verità perché nel mondo non si conosce lo Spirito di verità, perché abbiamo
detto che la verità non appartiene al mondo.
Cioè il mondo è tutto immerso nelle dimensioni di spazio
e tempo, la verità non appartiene allo spazio e al tempo, quindi la verità non
appartiene al mondo.
A coloro che hanno il luogo della loro vita nel mondo che
dipendono dal mondo, quindi che hanno interesse per conoscere il mondo, per
possedere il mondo: Gesù dice: "Costoro non possono ricevere lo Spirito di
verità".
Infatti ognuno di noi vede e conosce ciò per cui vive.
Chi vive per il mondo vede e conosce il mondo, non vede e
non conosce l'Assoluto e se non vede e non conosce lo Spirito non può ricevere
lo Spirito Santo.
Però Gesù aggiunge: "Però voi si, voi lo riceverete
perché...", e dà la spiegazione, "Perché abita in voi".
Ecco, abbiamo visto cosa è questo mondo, sono cioè,
uomini che hanno riposto, che ripongono la loro vita nel mondo, quindi che si
interessano per conoscere il mondo, per possedere il mondo, che hanno quindi
interesse per il mondo..
È l'interesse che fa appartenere.
Quindi in quanto uno ha interesse per il mondo,
appartiene al mondo, non può riceverlo.
"Però voi".....ma voi lo riceverete.
Voi chi?
Evidentemente "voi" che non appartenete al
mondo, e in quale modo non appartenete al mondo?
"Perché i vostri nomi sono scritti in cielo".
Ecco, i vostri nomi cioè i vostri interessi.
Ognuno si conosce, ha il nome per quell'interesse che porta
dentro di sé.
Chi ha interesse per conoscere Dio, chi ha interesse per
Dio ("i vostri nomi sono scritti in cielo"), ha il nome, appartiene a
Dio, appartiene al cielo.
E allora appartiene a questo "voi" "ma voi
lo riceverete, perché abita in voi".
Ecco abbiamo visto che la verità non si trova nel mondo
esterno.
Quindi fintanto che il nostro pensiero, perché quello che
ci determina è il pensiero, fintanto che il nostro pensiero si dedica e si
occupa del mondo esteriore, non può avere presente la verità, non può
conoscerla, non può riceverla.
Però fa la distinzione.
Dicendo "abita in voi" ci fa capire che la
verità abita in noi, dove in noi?
Non
certamente nel nostro mondo o nel nostro corpo, abita in noi
nel nostro pensiero.
Allora ci fa capire che se noi pensiamo Dio abita in noi.
Dio abita in noi, anche se noi non pensiamo Dio, però
Colui che abita in noi perché è Lui che ci fa essere, Colui che ci fa essere
non determina la nostra abitazione in Lui, non è detto che se Dio abita in noi
anche noi abitiamo in Dio, non c'è una reciprocità automatica.
Nel mondo materiale c'è una reciprocità automatica, nel
mondo materiale c'è la reciprocità della vicinanza, se una cosa è vicina
all'altra anche quest'altra e vicina alla prima.
Nel mondo dello Spirito no, nel mondo dello Spirito Dio è
vicino a noi ma non è detto che noi siamo vicini a Dio.
Nel mondo dello Spirito Dio abita in noi, non è detto che
noi abitiamo in Dio.
Per cui Dio, nel campo dello Spirito ci presenta questa
cosa che non trova nessuna corrispondenza nel nostro mondo naturale, materiale.
Dio diventa Colui che abita in noi, ma è anche
l'abitazione nostra, questo non si verifica nel modo più assoluto nel mondo
soggetto al tempo e allo spazio, nel tempo e nello spazio il contenente
certamente non può essere il contenuto, il tutto non può essere una parte, la
parte non può essere il tutto, nel campo dello Spirito, colui che abita diventa
anche l'abitazione.
Però diventa abitazione in quanto noi ci dedichiamo,
perché noi abitiamo là dove abbiamo il nostro pensiero.
Quindi Dio abita in noi, è l'abitante in noi, perché è
Lui che ci fa essere, però noi possiamo cercare il nostro essere, la nostra
vita non in Dio ma in altro.
Allora luogo della nostra abitazione è altro.
Il nostro fine può essere diverso dal nostro principio,
il nostro padre può essere diverso dal vero Padre.
Qui s’inizia la frattura. Inizia questo grande
allontanamento, che si può formare nell'uomo da Dio.
L'allontanamento da Dio, Dio è il Padre nostro, Dio è il
nostro Principio, noi possiamo avere un altro fine da Dio, noi possiamo avere
un altro padre.
Dico, qui si crea la frattura.
Ora siccome l'elemento determinante in noi non è il
Principio ma è il fine per cui viviamo, perché noi diventiamo figli delle
nostre opere, figli del nostro fine, figli di ciò per cui viviamo.
Ecco allora il nome che assumiamo su di noi, quello che
ci determina, che ci caratterizza, il nome è quello che noi scegliamo per noi
dedicandoci a vivendo per-, cioè il fine.
Noi abbiamo il vero nome che Dio cui vuole dare, soltanto
in quanto noi abbiamo Dio come nostro fine, cioè abbiamo il nostro Principio
come il nostro fine.
Dio essendo il vero Principio deve diventare il nostro
fine.
Colui che abita in noi senza di noi, è proprio la sua
abitazione in noi che forma la nostra esistenza, la nostra vita, ma forma anche
in noi la nostra ricerca, noi siamo essenzialmente passione d'Assoluto, ora la
nostra ricerca è caratterizzata proprio dalla passione d'Assoluto e questa
passione d'Assoluto è determinata dal fatto che Dio abita in noi.
Dico, Colui che abita in noi senza di noi, non diventa la
nostra abitazione senza di noi quindi si offre a essere opera nostra, e come si
offre?
Si offre a essere scelto come oggetto della nostra vita,
Lui che è nostra vita .
Si offre a essere oggetto di scelta da parte nostra per
diventare nostra vita, perché soltanto qui, attraverso questa scelta da parte
nostra c'è la partecipazione.
Cioè Dio si offre a noi per essere scelto, e qui si
determina in noi il concetto di luogo.
Per cui il luogo è legato alla luce proprio perché è
legato a un nostro oggetto di scelta.
Dio si fa come oggetto di scelta, ora in quanto io ho
possibilità di scelta ho dei luoghi, io posso trovarmi qui piuttosto che
trovarmi là. Per questo dico, Colui che si offre a te che si annuncia a te
senza di te, non ti illumina senza di te.
La luce è legata a questa scelta cioè al nostro essere in
quel certo luogo.
Ora abbiamo detto che la verità sta nel pensiero e sta
solo nel pensiero, infatti se noi osserviamo quando cerchiamo una cosa......noi
cerchiamo una cosa quando non l'abbiamo presente evidentemente è assente
altrimenti non la cercheremmo....eppure se la cerchiamo è perché dobbiamo averla
presente.
Noi non possiamo cercare una cosa che non abbiamo
presente.
Allora, quando cerchiamo una cosa, è perché questa cosa
non l'abbiamo presente eppure non potremmo cercarla se non l'avessimo presente.
Cioè se noi non avessimo presente quella cosa nel nostro
pensiero noi certo, non cercheremmo quella cosa attorno a noi.
Allora questo ci fa capire che nel nostro pensiero noi
abbiamo una presenza e attorno a noi nel nostro mondo non vediamo questa
presenza.
Il fatto di non vedere questa presenza ci mette in
movimento, ci costringe a cercare.
Ma quello che determina in noi la ricerca, il movimento è
quello che abbiamo nel pensiero, è l'elemento del pensiero che determina la
ricerca.
Uno che non abbia presente nel pensiero una cosa non può
assolutamente cercarla, non può nemmeno desiderarla.
È dal pensiero che inizia la ricerca, allora cosa
succede?
Che noi cerchiamo fuori attorno a noi dove non vediamo
quello che portiamo nel nostro pensiero e tutto l'errore dell'uomo sta lì.
Dico è un errore, è un errore che è una conseguenza del
pensiero del nostro io, perché noi nel pensiero del nostro io riteniamo che la
verità sia quella che vediamo con i nostri occhi e se con i nostri occhi noi
non vediamo quella cosa che noi portiamo nel nostro pensiero, noi siamo
insoddisfatti perché nel pensiero abbiamo una cosa e fuori non la vediamo.
Abbiamo la passione di Assoluto che appartiene a tutti gli uomini.
L'uomo cerca di riempire l'assenza dell'Assoluto, tutto
il mondo è un’assenza di Assoluto perché Dio non si vede nel mondo, però l'uomo
ha la passione di Dio, la passione dell'Assoluto e allora tutta la sua fatica
il suo sforzo è quello di cercare di riempire questo vuoto del mondo,vuoto di
assoluti, di riempirlo di Assoluto.
È un errore conseguente al fatto del pensiero del nostro
io.
Invece il problema non sta nel riempire un’assenza con
una presenza, perché l'uomo con tutto il suo pensare, con tutte le sue fatiche,
con tutte le sue ricerche non può rendere presente assolutamente niente.
La presenza è opera di Dio.
Abbiamo detto molte volte che con tutta la nostra fame
noi non possiamo creare nemmeno un pezzo di pane, quindi la presenza non è
effetto della nostra fatica del nostro sforzo.
Noi con tutto il nostro pensare non possiamo rendere
presente neppure un filo d'erba.
Allora il problema non è quello di riempire il vuoto,
l'assenza con una presenza perché la presenza ce la abbiamo già, "Tu non
mi cercheresti se non mi avessi già trovato" ma la presenza è nel
pensiero, è nel pensiero che noi dobbiamo trovare questa presenza .
Allora noi dobbiamo cercare che cosa Dio.....quello che
ho presente nel pensiero....che cosa Dio mi significa con la sua assenza, col
presentarmi dei luoghi in cui Lui è assente, che cosa Dio mi vuol significare.
Non dobbiamo riempire, dico, ciò che è vuoto di una
presenza .
Ma dobbiamo capire il significato di quello che è vuoto.
Ora è proprio il significato di questo vuoto che mi
conduce a cercare la presenza di Dio non fuori ma nel pensiero stesso dove già
c'è.
Il problema sta nel trovare la presenza di ciò che già
abbiamo presente e che noi perdiamo perché lo cerchiamo dove non l'abbiamo
presente.
Dio è già presente dentro di noi.
Siamo noi che lo cerchiamo dove Lui non è presente e
allora qui scopriamo proprio questo fatto: Dio va cercato nel suo luogo e tutto il
vuoto che abbiamo attorno a noi, per cui cerchiamo di riempirlo di presenza,
tutto questo vuoto qui è soltanto per stimolarci sollecitarci a cercarlo nel
suo luogo.
Cioè a
cercarlo nel pensiero, è qui che noi dobbiamo
concentrare tutto il nostro raccoglimento se noi vogliamo trovarlo poiché dico,
è presente nel pensiero, presente però qui forma in noi la conoscenza di
quello che Lui è e del luogo però non ci fa costatare la presenza, perché ho detto
la presenza non è opera del nostro pensiero,.
Noi col pensiero siamo condotti a capire la Parola di
Dio, se riflettiamo su Dio, se cerchiamo il significato se non cerchiamo di
riempire il vuoto di una presenza....sopratutto non dobbiamo ritenere che la
presenza sia effetto del nostro pensiero perché anzi il nostro pensiero è
effetto di presenza.
Noi dobbiamo raccogliere tutti i nostri pensieri.
I discepoli alla vigilia di Pentecoste erano tutti
raccolti nello stesso luogo.
Quindi per raccogliere tutto i nostri pensieri o meglio
il nostro pensiero in quest'unico luogo perché la presenza di Dio cioè ricevere
lo Spirito di verità, ricevere lo Spirito Santo, ricevere la presenza di Dio,
questo ricevere la presenza non è conoscenza, è conoscenza certamente ma è constatazione,
è esperienza della presenza.
Ora questa esperienza non è effetto del pensiero ma è
deduzione dell'opera di Dio, cioè la presenza viene da Dio.
Per cui anche il nostro pensiero va superato, il nostro pensiero
va raccolto, tutto raccolto unicamente nel Pensiero di Dio, perché soltanto
questo tutto raccolto nel Pensiero di Dio......
Questo
ci fa capire che il nostro pensiero oscilla tra due grandi
confini, tra un confine diciamo così, di massima concentrazione.
E un confine estremo di massima dispersione, nella
massima dispersione il nostro pensiero è massimamente instabile è incapace di
restare fermo in qualcosa è portato via in continuazione, il nostro pensiero
non è libero, è portato via in continuazione da tutto, per cui non riesce a
fermarsi un momento, per cui non riesce a ricevere, non riesce a conoscere.
L'altro limite è quello della massima concentrazione che
è simboleggiato dal fatto che i discepoli erano tutti raccolti nello stesso
luogo, nello stesso punto.
Ora è proprio in questa massima concentrazione che si
stabilisce il rapporto diretto con Dio, nella dispersione non c'è rapporto
diretto, perché c'è massima instabilità massima volubilità massima incertezza,
nella massima concentrazione c'è invece il rapporto diretto, c'è il tu, nasce
il tu.
Ora abbiamo detto molte volte che noi siamo fatti dal
"Tu", è un "Tu"che però non percepiamo perché il nostro
pensiero è molto disperso.
Se il nostro pensiero invece è tutto raccolto in quel
"Tu" che porta in sé, qui si scopre la sorgente e qui si scopre la
presenza di Dio, perché la presenza di Dio viene da Dio.
Dico, il nostro pensiero non crea la presenza, però
riceve la presenza.
Ma riceve la presenza a condizione, ecco diventa luce, a
condizione......
Per questo dico che Colui che si annuncia a te senza di
te, che ti fa conoscere il luogo in cui si trova senza di te o perlomeno
attraverso la tua intelligenza, non ti illumina, non ti fa arrivare la sua luce
senza di te.
Ora questo "senza di te" vuol dire non senza
questo "tutto" raccolto in Dio.
Perché soltanto quando tutte le tue facoltà, tutto il tuo
pensare sarà tutto raccolto in Dio, cioè in questo rapporto diretto a tu per
tu, quando i rapporti diventano ravvicinati salta fuori il tu, sia nell'amore
che nell'odio, molte volte si constata che quando una persona uccide l'altra
dava del tu all'altro, l'uomo dà del tu alla sua vittima, c'è un rapporto
ravvicinato come dà del tu in un rapporto d'amore, ecco in questo rapporto
ravvicinato si riceve l'essere ma questo presuppone .........
E.:Mi sembra facile capire che il rapporto
fra luogo e luce è una cosa accessibile direi, senza tanto sforzo nel campo
delle cose esteriori materiali, possiamo sempre risalire alla causa seconda che
ha prodotto un certo effetto e l'ha prodotto in un certo luogo, proprio dove
questo effetto ha potuto verificarsi. Mentre invece ci sono delle realtà
spirituali, delle realtà del pensiero, che sono al di fuori dello spazio e del
tempo dove l'impegno per trovare il luogo è arduo.
C'è una frase che dà da pensare molto,
almeno a me personalmente, la traccia che tu hai dato prendendo le parole di
Gesù: "Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità perché non lo vede e
non lo conosce", fa riflettere molto questo fatto che sembra praticamente
una contraddizione, può ricevere lo Spirito chi lo vede e chi lo conosce, si
direbbe che chi lo vede e lo conosce lo ha già ricevuto. E invece no, si vede
che c'è un vedere e un conoscere che non è ancora presente.
Luigi: Perché la presenza viene da
Dio....
E.: È una frase che mi colpisce e che mi fa
pensare veramente tanto e questo perché effettivamente apparteniamo a quelle
realtà per le quali noi viviamo.
Luigi: L'appartenenza è il luogo, in quel
luogo lì non può ricevere la verità, quindi noi siamo fuori.
E.: Sono sempre stato fermo su questo, cioè,
noi apparteniamo a quella realtà per la quale viviamo, cioè se non è Dio la
realtà per cui noi viviamo non possiamo ricevere la luce.
Luigi: Non possiamo ricevere lo Spirito della
presenza di Dio, non possiamo ricevere lo Spirito della presenza, è Parola di
Dio, lo dice Lui, per cui è chiaro questo concetto, è un po’ come pensiero
guida, non si può ricevere la presenza
E.: Non ho da dire altro che da pensare come
.....cioè è chiaro il concetto del mondo, il mondo è quella realtà che vive per
altro da Dio e che non ha Dio come principale interesse del suo pensare e del
suo operare, quindi quando Gesù non prega per il mondo è questa la realtà.
Luigi: Non prega perché è escluso quello,
non può ricevere la verità
E.: Cioè chi vive per il mondo appartiene a
una realtà che non è Dio....mentre solo i suoi, appartengono al Pensiero di Dio
e quindi hanno la possibilità di ricevere lo Spirito e di ricevere quindi la
conoscenza, la partecipazione alla vita.
Luigi: La presenza!!
Di esperimentare la presenza, perché lo Spirito Santo è
esperienza di presenza del Padre e del Figlio, esperienza!
È constatazione di presenza, la presenza ti fa costatare.
Se tu hai fame, non constati il pane mi spiego?
Tutta la tua fame non ti nutre mica, anzi ti fa morire di
fame.
Quindi noi possiamo essere tormentati dal bisogno della
verità, possiamo morire di questo bisogno,mi spiego?
Perché non mi fa costatare la presenza, noi constatiamo
l'assenza.
Chi mi fa costatare la presenza è il Creatore, è il
Creatore che crea le presenze, il pezzo di pane è opera della creazione di Dio,
quindi è il Creatore che mi dà le presenze.
E.: Si colui che appartiene al Creatore
perché il suo interesse principale è la verità, invoca lo Spirito.
Luigi: Per cui la presenza si rivela nel
pensiero, ma viene non dal pensiero, perché non è il pensiero che ti crea la
presenza ma viene da Dio, però si rivela nel pensiero, non fuori, nel pensiero.
Per cui come mai tu ti manifesti a noi e non al mondo?
Vedi che la presenza è personale, nel pensiero "chi
mi ama resterà nelle mie parole il Padre mio lo amerà, noi verremo e faremo
abitazione", costatazione di presenza, è un’esperienza di presenza e la
presenza è luce, perché la luce viene dalla presenza.
X.:Mi ha colpito rispetto alle altre volte che
la verità abita dentro di noi, però la presenza della verità è puro dono di
Dio, a noi sta di desiderarla.
Luigi: Possiamo fare un errore: è puro dono
di Dio, viene da Dio quindi io aspetto, aspetto e cosa faccio?
Mentre aspetto dedico il mio pensiero ad altro.
Non riceverai mai la verità perché la condizione è che tu
dedichi il pensiero, non è dal tuo pensiero che viene la verità sia chiaro.
La concentrazione è la massima attività del pensiero, non
è un'attesa, per cui dico, Lui si fa aspettare.
No mentre tu dici "io aspetto" e ti dedichi ad
altro è finita perché non riceverai, perché il tuo pensiero adesso viene
portato via e tu non puoi ricevere perché diventa mondo. D'accordo?
Y.:Pensavo proprio che il pensiero non è
sufficiente.
Luigi: Non è sufficiente, è necessario, e
necessario perché......ora tu non raccogli senza pensiero, capisci? Quindi ci
vuole questo grande raccoglimento "erano tutti nello stesso luogo"
quindi avevano tutti come oggetto di pensiero una cosa sola, allora c'è la
massima concentrazione, erano tutti raccolti in un luogo solo.
Y.:Pensavo che questa raccolta qui ti porta
proprio nella gloria di Lui prima che il mondo fosse, cioè va superato proprio
tutto, tutte le altre presenza, per poter ricevere poi la presenza.
Luigi: Sicuro perché sai che la
realizzazione della presenza dipende soltanto da quell'unico Tu, dallo Spirito
Santo ma intanto ti mantieni concentrato tutto lì e la concentrazione in un
unico essere è un'attività enorme del pensiero.
Y.:Mi aiuta quello, che tutte le altre
presenze vengono superate.
Z.:L'appartenenza e il luogo s’identificano?
Perché se io appartengo a Dio.
Luigi: Sì, certo, il luogo è ciò da cui uno
dipende, infatti il luogo di un vivente è sempre là, dove lui trova la sua
vita.
Se va a cercare funghi o un uomo o un cinghiale, lei va
sempre a cercarlo in quel luogo da cui lui trae vita, cioè il campo vitale è il
luogo da cui tu trovi la cosa.
C'è un rapporto di dipendenza, noi siamo in realtà
dipendenti da Dio ma non siamo dipendenti da Dio mi capisci?
Noi siamo oggettivamente dipendenti da Dio ma, noi
possiamo essere dipendenti ben da altro da Dio, allora c'è la frattura, noi
siamo altrove, diventiamo mondo.
Qui il mondo non può ricevere lo Spirito.
Bisogna che Dio diventi la nostra vita.
Dio che è nostra vita allora si offre a essere scelto da
noi come oggetto di vita.
Per cui noi dobbiamo scegliere Dio prima che Lui si
imponga perché altrimenti non è più oggetto di vita quando Lui si impone,
quindi Lui si offre ad essere scelto da noi come oggetto di vita per diventare
luogo della nostra vita, perché se diventa luogo della nostra vita, allora in
quel luogo noi possiamo trovare la luce.
M.:Dio abita in noi, ci dà la possibilità di
conoscerlo dandoci il suo Pensiero prima di tutto e poi la sua Parola.
Luigi: Sì, con il suo Pensiero Lui ci dà
la passione di Sé.
Noi abbiamo la passione della verità, la caratteristica
della nostra anima è quella, passione di verità, bisogno di verità, bisogno di
Assoluto.
Poi con le sue parole, se lo ascoltiamo Lui, ci raccoglie
in quello.
La grande nostra difficoltà nel conoscere Dio è la
dispersione dei nostri pensieri, i nostri pensieri più si disperdono e più
diventano instabili.
Ora noi dobbiamo invece, Dio vuole che noi diventiamo
stabili ma eternamente stabili, perché Lui diventa il nostro punto fisso di
riferimento. È Lui soltanto dà questa stabilità qui.
Praticamente noi partiamo da un massimo di instabilità,
di volubilità, noi non siamo capaci a star fermi in un pensiero ma nemmeno
cinque secondi, siamo in continuo movimento, noi se vedessimo la nostra testa
ci spaventeremmo, non quella fuori, quella dentro.
Non siamo capaci a star fermi, in continuazione il nostro
pensiero è portato via da una cosa, dall'altra e dall'altra e Dio sta operando
per fermare il nostro pensiero, perché soltanto fermandolo e fermandolo in un
punto unico, il nostro pensiero diventa capace di ricevere la presenza che
viene da Dio.
M.:Quando Dio ci dà questa parola e non
capiamo, quindi chiediamo che ci aiuti, quando Dio ci dà la risposta, è data da
Dio ma cosa è questo? Non è lo Spirito Santo?
Luigi: No, lo Spirito Santo è la conoscenza
della presenza, quindi esperienza di presenza.
Tu puoi sentir parlare di nuoto, nuoto, nuoto, ti dicono:
"Guarda che per nuotare devi muovere le braccia così", ma fintanto
che non ti buttano in mare, nell'acqua non impari a nuotare.
Qui noi possiamo avere tante nozioni, una cosa è avere
delle nozioni, una cosa è esperimentare la cosa, qui la presenza è una cosa che
si fa esperimentare, il pezzo di pane tu lo esperimenti, è una presenza.
La presenza di una persona la esperimenti, tu puoi
sognarla una persona ma la sogni sempre lontana, il giorno in cui magari viene
in casa tua ecco vedi la presenza, esperimenti la presenza.
Ora Dio ci vuol condurre a fare questa esperienza di
presenza, perché lo Spirito Santo è Spirito di presenza: "Noi verremo e faremo
abitazione".
Ora quando uno fa abitazione con te nella stessa stanza
ti fa toccare con mano la sua presenza: "Noi verremo e faremo abitazione
in lui", per cui noi diventiamo abitazione di Dio, è Lui diventa
l'abitante in noi.
Ma come, Lui che è la nostra abitazione diventa
l'abitante in noi?
Ecco la meraviglia dei rapporti nell'infinito,
nell'infinito come ho detto prima, colui che abita diventa anche abitante.
Cioè il contenuto diventa il contenente, una matematica
strana!
F.: Quindi ci pensavo, è vero che il luogo
dove si attinge la luce è nel pensiero e non può essere esternamente, però ci
sono dei luoghi esterni, dei tempi e delle culture esterne che aiutano di più
questo raccoglimento, che diventa poi luogo in cui si trova la verità, quindi in
qualche modo luogo della verità è dipendente in qualche modo da situazioni
esteriori.
Luigi: Ma tu capisci che quanto più hai
degli interessi esteriori tanto più t’immergi in situazioni esteriori.
Se tu invece hai interesse per cose che non appartengono
a cose esteriori, tu le saluti le cose esteriori.
Preferisci magari startene sotto un ponte o in una baita
a pensare Dio, piuttosto che in luoghi esteriori.
Si capisce che preferisci là, dove sei meno disturbato, perché
hai bisogno di raccoglimento, vai a scegliere quei mezzi che possono essere i
mezzi di maggior povertà ma che maggiormente ti aiutano per quel lavoro
essenziale che è proprio il raccoglimento nel pensiero.
Perché altrimenti non arrivi alla presenza.
Se tutti i tuoi pensieri non son raccolti in un unico
pensiero, non puoi, non puoi nemmeno sopportare la presenza e non puoi ricevere
la presenza: "Il mondo non può ricevere la presenza".
Il mondo è un luogo di dispersione del pensiero.
F.: I tempi in cui siamo adesso sono tempi
drammatici, che si definiscono apocalittici perché rispetto a una volta si fa
sempre più difficile questo raccoglimento.
Luigi: Man mano che noi viviamo la
situazione si aggrava, perché ogni fatto che tu compi, lascia una traccia in
te per cui o raccogli con Dio o altrimenti sei disperso e la dispersione è
crescente, diventa una progressione geometrica. Va alle stelle.
F.:Si motivo per cui si va magari a cercare di
stare nei conventi....è di aiuto ..anche se....
Luigi: Può anche essere di danno un
convento, perché a un certo momento nel convento tu dici: "Io sono a
posto", inizi a vivere di regole, di abitudini.
Recitare salmi, andare alla funzione e ti esaurisci lì.
San Francesco ha fondato il convento per ben altre
funzioni, mica per delle regole, mica per delle funzioni, perché lui è scappato
in una casupola per poter stare con Dio, mica per recitare o per cantare, noi
corriamo il rischio, per questo Gesù dice:"Vi diranno andate qui, andate
là e mi troverete, non seguiteli", non è problema di luogo.
Si capisce è logico che non vai a trovarti in piazza dove
si urla.
Però bisogna stare attenti che c'è sempre questo rischio,
non c'è nessun luogo esterno che ti dia Dio, Dio non è un problema di luogo,
Dio è un problema di pensiero, è nel pensiero che si rivela Dio.
Però non è il pensiero che ti rivela la presenza di Dio,
sia chiaro, il nostro pensiero non può creare nessuna presenza ma subisce la
presenza, il nostro pensiero subisce la presenza, ma non crea la presenza.
F.:Può riceverla.
Luigi: Può riceverla ma la riceve a
condizione di essere tutto concentrato in un unico luogo altrimenti non riceve,
cioè pensiero disperso è impossibilità di ricevere la presenza, massima
concentrazione, un unico luogo, perché il luogo è Dio, da Dio ti viene la
presenza.
Ora dico questa concentrazione del pensiero in un unico
luogo è la massima attività del pensiero.
N.:Lo Spirito Santo è esperienza della
presenza del Padre e del Figlio, si trova nel pensiero, però non è il nostro
pensiero che lo produce ma è Dio, per produrlo, l'anima nostra, lo spirito
nostro deve essere totalmente passione di verità di Dio, cioè deve sapere dove
indirizzarlo, se no può perdersi.
Luigi: È una ricerca mirata...è
mirata....
N.:Quello è chiaro, altrettanto chiaro è che noi
cerchiamo di riempire un vuoto, cerchiamo di modificare un segno come facciamo
in tante altre cose invece di capire il segno cosa è che ci vuol dire, quello è
un altro errore comunissimo. Poi hai detto quando hai riferito quella frase,
hai detto il mondo non può ricevere lo Spirito di verità perché non lo vede e
non conosce, è normale, se non ha la passione non gli sarà mai concesso, poi la
passione può avere, hai detto, una intelligenza, questa intelligenza, vorrei
che tu me lo spiegassi meglio, adesso provo a dire io ma non so se dico giusto,
l'intelligenza deve precedere questa mia dedizione, io a un certo punto devo
capire che è proprio quello.
Luigi: È la scoperta del luogo dove si
trova una cosa, precede il trovare la cosa.
N.: Quindi deve essere precedente, poi non
basta certamente quel desiderio, quell'attesa blanda, dove tu trovi modo anche
di occuparti anche di questo e di quell'altro, ma deve essere una dedizione
totale, mirata solo a quello.
Luigi: Si perché la vigilia di
Pentecoste è chiarissima: "Erano tutti raccolti in uno stesso luogo"
compresa la Madonna, tutti raccolti nello stesso luogo, e quella è la
condizione per ricevere lo Spirito di verità, lo Spirito di presenza però, la
presenza non viene da questa concentrazione, è necessaria ma non è sufficiente.
R.:Stavo pensando a quella frase che dice
"con la pazienza possiederete le vostre vite", allora l'uomo diventa
Figlio delle proprie opere, allora se uno inizia a dedicare la sua vita, il suo
tempo per il denaro per esempio, quando sarà molto ricco, non è che possiederà
quel denaro ma sarà posseduto dal denaro stesso.
Luigi: Così è in tutte le cose, mentre
creando l'uomo, il Signore dice :"Possiedi la terra", l'uomo invece
nel pensiero del proprio io si lascia possedere dalla terra, perché l'uomo
crede di possedere, anche le creature e invece è posseduto, così in tutte le
cose.
R.: E così invece se l'uomo dedica il suo
pensiero a Dio, a poco a poco continua a rimanere con Dio e il pensiero diventa
unico, e quindi si diventa figli di quello a cui si pensa, di conseguenza a
poco a poco si diventa figli di Dio, ma quando possederemo le nostre anime
saremo posseduti da Dio, ma questo essere posseduti diventa anche un possesso
di Dio.
Luigi: Si capisce, c'è la vera libertà
con Dio, perché uno vuole quello che vuole Dio, con piena consapevolezza lo
vuole, se qualcuno ti dicesse che devi volere altro, non lo vuoi nel modo più
assoluto.
Si dice Dio non è libero perché non può dire le menzogne,
ma questa è la vera libertà di Dio, noi invece siamo schiavi, noi ci dobbiamo
salvare in corner con la menzogna.
Quanto più si conosce Dio tanto più si partecipa della
verità di Dio e se qualcuno vuole qualcosa di diverso da Dio, lei non lo vuole
perché quella è menzogna.
Però giustamente ha fatto presente che possederete le
vostre anime, perché noi la possediamo la nostra mente, noi ora non possediamo
la nostra mente, infatti noi siamo incapaci a pensare, la capacità di pensare
viene da Dio, ma la nostra anima è posseduta dalla televisione, dalle
chiacchiere che dice la gente in giro, da tutte le persone che incontriamo, da
tutti i fatti, quelli ci possiedono, così la nostra anima, noi non possediamo
la nostra anima, con Dio invece noi possediamo la nostra anima.
P.:Il rapporto tra luogo e luce è chiaro dalle
parole di Gesù quando dice: "Padre voglio che dove sono io siano anche
loro affinché vedano la mia gloria", siano lì dove Io sono perché vedano.
Luigi: Quindi fa dipendere il vedere dal
luogo, però bisogna capire cosa vuol dire quel essere in un luogo, perché
evidentemente, non è fuori, non è nel mondo esterno, quindi è nel pensiero,
cosa vuol dire? Il nostro pensiero è essere in un luogo
P.:E può spiegare questa frase successiva di
Gesù che dice: "Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità perché non
lo vede e non lo conosce".Ognuno è là, dove appartiene.
Luigi: Ognuno conosce ciò per cui vive,
ognuno ha presente ciò a cui dedica il suo pensiero.
P.:Per cui ognuno si trova lì dove ha il suo
pensiero, voi sì, voi lo potete ricevere, dice...perché abita in voi, quindi
quest’abitazione è reciproca in quel momento...
Luigi: E già certo, abita in voi perché
voi abitate in quello.
P.:E allora abitando in quello voi lo potete
ricevere, e allora anche qui si vede chiara la relazione.
Luigi: Ci sono delle parole che hanno un
valore enorme, per la nostra vita eh.....le parole di Gesù hanno un valore
immenso e noi il più delle volte le trascuriamo, perché sono proprio le sue
parole che ci conducono e ci avvicinano alla Pentecoste, alla conoscenza della
Trinità di Dio.
P.: Quindi Gesù dicendoci:
"Voi sì lo potete ricevere perché abita in voi", ci sollecita ad
abitare con Colui che abita già in noi, perché non basta che Lui abiti in noi,
bisogna che prendiamo consapevolezza.
Luigi: Deve diventare oggetto della
nostra abitazione...
P.: E qui avviene, si verifica quel fatto
strano che nel campo fisico non può avvenire ma che nel campo dell'Assoluto,
dell'infinito sì, cioè colui che abita in noi diventa a sua volta abitazione
nostra...
Luigi: Il contenuto diventa il
contenente.
N.: E Gesù lo dice.
P.: "In quel giorno conoscerete che io
sono nel Padre e Dio in Me". Allora la difficoltà più grande per noi è
abitare in Lui, questa massima concentrazione di pensiero.
Luigi: Però uno a quel punto lì uno può
capire, anche se non arriva, però può capire che a un certo momento la luce
dipende da un certo luogo, ora quando uno sa che una cosa si trova in quel
determinato luogo ha la possibilità.
P.:Però non basta perché effettivamente non
possediamo la nostra anima, non possediamo la nostra mente.Con la pazienza vuol
dire che....
Luigi: Ma è proprio seguendo Cristo
capisci?
Cristo ci raccoglie da tutte le nostre dispersioni e
raccoglie mica fisicamente.
Raccoglie il nostro pensiero, la nostra dispersione e li
porta in un unico punto, a partire dalle beatitudini, dalle parabole, a poco a
poco ci raccoglie e ci porta in quel unico luogo, l'unico punto fisso di
riferimento.
P.:Poi un altro punto importante mi sembra
questo: come si determina il concetto di luogo in noi, che il luogo è legato
alla luce proprio perché la luce è oggetto di scelta, se io voglio quello so
dove devo arrivare, ma se lo voglio è la luce si offre come oggetto di scelta.
E.:Come oggetto di scelta, molte volte però,
la luce arriva a noi, dice Gesù a Nicodemo: "Lo Spirito soffia dove vuole
ma non ne sai ne donde viene ne donde va".
Luigi: Ma quello è annuncio, l'annuncio
che arriva a te però non è ancora luce, cioè è quella luce che splende nelle
tenebre, ma la luce che splende nelle tenebre è l'annuncio.
La parola, tu non puoi smentirla, però non puoi
comprenderla, per arrivare a comprenderla devi dedicarti: "Andiamo a
vedere", "Vi annuncio che a Betlemme", "Andiamo a
vedere"...andando....."Dove abiti?", "Venite e vedete".
C'è sempre questo trasferimento, ora il trasferimento
richiede sempre un abbandono di-, per dedicarsi a-, quindi non senza di te,
quindi l'annuncio arriva a te senza di te, "Dio esiste" arriva a te
anche se lo vuoi bestemmiare, però non lo puoi ignorare, però c'è un grande
spazio tra il non ignorare e il conoscere.
E.: Certo quando Gesù dice:"Voi non
sapete donde viene e donde va", invita a cercare di conoscere di donde
viene e donde va, cioè qual è il principio e quale è il fine....
Luigi: Infatti Lui si caratterizza
perché: "So da donde vengo e dove vado" Lui :"Voi non
sapete". Vedi la caratteristica del Figlio: ha presente il Principio e il
Fine
E.:E lo Spirito di cui parla non è la luce.
Luigi: No, quello che arriva a te, senza
di te, questo non è mai luce, cioè la luce come conoscenza, perché si è
"luce che splende nelle tenebre", ma è annuncio, è parola che arriva
a te, che tu non la puoi smentire ma non puoi capire né il principio ne il
fine.
Ora quando tu di una cosa non vedi il principio e non
vedi il fine, non la conosci, non la capisci, però non la puoi smentire, è
arrivata a te, si è annunciata, per renderti conto devi arrivare al principio e
al fine.
P.: C'è un altro pensiero molto bello, è il
significato del vuoto che noi esperimentiamo, che anche lì vediamo il piano di
Dio.....che ci sollecita non ha riempire il vuoto interno con l'Assoluto, ma
per sollecitarci a cercare questa presenza nel nostro pensiero stesso, quindi
diventa un aiuto l'assenza.
N.:Dio annuncia la sua presenza a me senza di
me, non si fa conoscere a me senza di me, tra le due estremità di questa
preposizione c'è un grande vuoto che può essere riempito solo da Dio, ma
richiede come condizione la dedizione di tutto di me.
Luigi: Sai quella corda?...Su cui bisogna
arrampicarsi...
C'è un monastero proprio arroccato e si sale con delle
corde.........
F.: Se Dio vuole ci raccoglie nel suo Pensiero
e ci raccoglie da qualsiasi luogo in cui noi ci troviamo.
Luigi: Lui viene in qualsiasi luogo noi
ci troviamo.
Cristo ha quella funzione lì, da qualsiasi luogo ma per
portarci in un unico luogo, non per restare nei nostri luoghi, ma per portarci
nel suo luogo.
"Dove Io sono", quindi Lui viene nei nostri
luoghi, ma non per restare nei nostri luoghi ma per portarci nel suo luogo.
M.:Bisogna dedicarsi per arrivare a questo
luogo.....
Luigi: Bisogna saperlo questo luogo qui,
perché altrimenti non lo si arriva a trovare, se uno non conosce il luogo dove
una cosa è non la può trovare.
S.:Se seguo tutte le parole del Cristo lui mi
raccoglie in questo unico luogo.....
Luigi: Lui è venuto proprio per questo,
per raccoglierci in quest’unico luogo che è il luogo dove Lui è, il luogo dove
Lui riceve l'essere, affinché anche noi riceviamo l'essere, però l'essere si
riceve!
Però lo si riceve in quanto si è nel luogo dove è il
Figlio, altrimenti non si riceve.
Perché il Padre si rivela solo al Figlio eh....
Per cui se noi non siamo nel luogo dove è il Figlio non
riceviamo l'essere, "Dove io sono" Mi capisci?
A.: Dio ci offre la vita
perché sia scelta da noi
Luigi: Per darci la possibilità di
restare nella verità
G.:Pensavo che sarebbe assurdo se noi
potessimo rendere presente Dio col pensiero, sarebbe proprio un'assurdità.
Luigi: Non possiamo rendere presente
proprio nulla.
G.: E quindi quello ci mette proprio nella
condizione di poterlo ricevere, perché nella consapevolezza che io non posso
rendere presente Dio devo per forza mettermi nella condizione che Lui mi pone
per poterlo ricevere, altrimenti sono io che mi invento Dio.
F.:Solo il Padre conosce l'ora della sua
manifestazione in noi.
Luigi: Appunto perché viene dal Padre,
per cui devi soltanto guardare Lui.
G.: Con Dio tutto è
possibile anche arrivare a conoscere il luogo dove si riceve la Luce.
Luigi: Per cui se a Lui tutto è possibile
dobbiamo guardare a Lui per poter superare la nostra impossibilità, perché per
noi è impossibile, perché mentre Lui dice: "Dove sono Io sono voi non
potete venire", dice: "Presso Dio niente è impossibile". Allora
se tu guardi Dio, puoi superare la tua impossibilità
Y.:Dio può manifestare la sua presenza solo là
dove c'è la massima concentrazione di pensiero nella ricerca e nell'attesa di
Lui.
Luigi: Sì perché Lui rivela la sua
presenza soltanto a suo Figlio.
Quindi se noi non siamo là dove è suo Figlio, quindi
tutto Pensiero del Padre non riceviamo.
Il mondo non può ricevere.
Il mondo che è tutto immerso nella molteplicità, nella
dispersione.
La dispersione è fatta dalla molteplicità.
La molteplicità non riceve presenza, divora le presenze
ma non riceve presenza.
E.:Dio abita in noi, senza di noi e sentiamo
la sua presenza, per questa esigenza, per questo tormento di Assoluto e di
infinito e Lui ci invita a placare questa sete questo bisogno costruendo la nostra
abitazione in Lui in senso spirituale. Facendo di Lui l'unico oggetto del
nostro pensiero.
Abita in noi e vuole diventare la nostra
abitazione, contenuto contenente.
X.:Io sono affamata d'amore, siccome Dio è
solo amore solo trovando Lui posso trovare il pane per la mia fame
P.:Noi vogliamo, però la cosa più importante è
che Gesù lo vuole che siamo dove è Lui, affinché possiamo vedere la sua gloria
ossia la verità.
Luigi: Lui non è geloso della sua
gloria, anzi ha fatto tutto per rendere partecipi noi della sua gloria.
P.:Quindi la nostra volontà si basa sulla sua
volontà.
Si è parlato d’importanza della massima
concentrazione del pensiero, perché non è questo che ci dà la presenza, però è
la condizione, però non è automatico, che effetti hanno gli esercizi umani di
concentrazione tipo lo yoga, possono aiutare indirettamente o sono proprio
inutili?
Luigi: La via è solo Cristo
P.:Quindi solo la parola.
Luigi: Solo la parola, le altre tecniche
sono solo espressione dell'io.
Ovunque si giri, per quanto si concentri è sempre alla
stessa distanza.
L'io non può superare nessuna distanza, è sempre
un’espressione dell'io.
Soltanto un'altro che mi parla, un'altro che viene da
Dio, quindi soltanto il Cristo.
La via è una sola non ci sono altre vie.
P.:Quindi solo la parola del Cristo può darmi
la massima concentrazione......?
Luigi: Solo la Parola di Dio, solo Colui
che viene dal Padre mi può condurre al Padre.
Altrimenti io per quanti sforzi possa fare...posso anche
concentrarmi al massimo...io magari mi posso concentrare in una passione.....io
mi posso concentrare su qualunque cosa, su qualunque cosa!!
Perché la concentrazione è possibile ottenerla, capisce?
Lei si può concentrare sull'ombelico, sulla punta del
naso...e molta yoga è una concentrazione su quel punto li, resta sempre alla
stessa distanza.
E.:Difatti hanno fatto quella domanda lì alla
Madonna di Medjugore e la Madonna lo ha sconsigliato perché sono filosofie
umane.
Luigi: D'altronde Buddha stesso diceva
che tutte le nostre sofferenze e tribolazioni derivano unicamente dal pensiero
che desidera.
Quindi dice: "Soffochiamo il desiderio", quindi
concentra tutto su di un punto, anche la punta del naso, in modo da dimenticare
il desiderio e raggiungere la felicità, ma il problema è tutto un'altro.
Gli
dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose:
"Non lo so" Gv 9 Vs 12 Terzo tema.
Titolo: Rapporto
fra luogo e tempo.
Argomenti: Dio si
trova nel pensiero dell'uomo. Riempire
o soffocare l'assenza di Dio. Il significato dell'assenza. Cielo, terra, parola di Dio. La
concentrazione è raccoglimento. La Parola di Dio costringe l'uomo a
scegliere. La
proposta di Dio determina il tempo. Non siamo liberi di conoscere la
verità quando vogliamo. L'uomo è cambiato da ciò che capisce.
Domenica 21/Giugno/1987 Casa di preghiera Fossano
Dobbiamo ancora soffermarci
su questo versetto dodici, in cui i farisei che stavano osservando quel cieco
dalla nascita, che era stato guarito da Gesù, gli chiedono: "Dove è Colui
che ti ha guarito" e lui risponde: "Non lo so".
Abbiamo visto le domeniche precedenti
importanza dell'argomento del luogo, o del luogo come condizione per trovare la
persona cercata.
Fintantoché non sappiamo il
luogo in cui una persona si trova, noi non possiamo trovarla.
Dio ci ha creati per
conoscere Lui, quindi per trovare Lui.
Il problema principale
della nostra vita, è quello di sapere il luogo in cui possiamo trovare Dio.
Abbiamo già visto che
dobbiamo escludere tutto il mondo esterno, poiché Dio che è verità, non è
condizionato né dal tempo né dallo spazio.
Tempi e luoghi e pensiero
dell'uomo luoghi non condizionano la verità, il che vuol dire che la verità
dipende né dai tempi né dei luoghi.
Tutto il mondo esterno è
tutto condizionato dal tempo e dal luogo, quindi la verità trascende il mondo
esterno, non appartiene al mondo esterno, non si trova nel mondo esterno.
Il che vuol dire che gli
uomini, invano cercano la verità fuori di sé.
La verità non appartiene al
mondo esterno.
Dio non appartiene al
mondo.
Dio si trova nel pensiero
dell'uomo, la verità si trova nel pensiero dell'uomo.
Questo è il luogo e solo
cercandola qui noi abbiamo la possibilità (non è detto che la troviamo) di
trovarla, poiché solo attraverso il pensiero noi abbiamo la possibilità di
superare i condizionamenti del mondo esterno, tutti i condizionamenti del tempo
e dei luoghi.
L'unica possibilità data
all'uomo di uscire dal luogo in cui si trova è il pensiero, il che vuol dire
che solo attraverso il pensiero l'uomo può avvicinarsi alla verità, l'uomo può
avvicinarsi alla conoscenza di Dio.
Però abbiamo anche visto
che un luogo nel campo dello spirito, nel campo del pensiero è concentrazione
di pensieri è attenzione del pensiero in un unico punto.
Ed è per questo che noi,
fintanto che non arriviamo a questa concentrazione di pensiero in un unico pensiero,
a questo raccoglimento di tutto nostro pensiero in un unico pensiero, noi
esperimentiamo l'assenza della verità, esperimentiamo l'assenza dell'assoluto,
non la presenza.
Uno degli errori che si
fanno constatando l'assenza di una cosa, è quella di riempirla di qualche
nostra presenza.
Il problema non è quello di
riempire l'assenza ma è quello di capire perché si esperimenta l'assenza.
Tutti gli uomini cercano
l'assoluto in tutto quello che cercano, perché l'uomo è caratterizzato da
questo e si distingue in questo da tutto il mondo animale.
C'è un salto di qualità
immenso tra il mondo animale e l'uomo, l'uomo è una passione di assoluto.
Ed essendo passione di
assoluto tutto quello che lui cerca, lo cerca con questa passione di assoluto,
quindi vuole che sia assoluto.
Proprio perché ha questa
passione di assoluto l'uomo patisce, l'uomo soffre, l'uomo è triste nel
costatare il passare delle cose. L'uomo non vorrebbe che le cose mutassero,
soprattutto non vorrebbe assistere alla morte delle cose e alla morte delle
creature.
Non sopporta e quella è una
rivelazione del suo destino.
Lui non sopporta il passare
delle cose perché è fatto per cose che non passano.
L'uomo non sopporta la
morte perché è fatto per la vita e una vita eterna e questo è un segno, una
testimonianza del destino dell'uomo.
Ma dicendo destino dico
anche vocazione dell'uomo.
Se l'uomo sente un
problema, è perché ha la possibilità di risolverlo, altrimenti non lo
sentirebbe nemmeno.
Quindi assolutamente l'uomo
non deve rinunciare a risolvere il problema che egli sente, perché se lo sente,
qualcuno glielo fa sentire.
Cioè Colui che ha dato
l'esistenza all'uomo, è anche lo stesso che fa sentire questi problemi all'uomo
e se fa sentire questi problemi all'uomo, è perché dà all'uomo la possibilità
di risolvere questi problemi.
Ma ho detto uno degli errori è
quello di riempire l'assenza di qualche presenza anziché cercare il significato
dell'assenza.
È la caratteristica del
nostro mondo occidentale quella di cercare di riempire l'assenza, il vuoto
della nostra vita con qualche presenza.
C'è anche un altro errore
ed è quello di cercare di soffocare questo desiderio di trovare una Presenza e
qui abbiamo un errore orientale.
L'oriente, tutto il mondo
orientale tende a soffocare questa passione di trovare una Presenza, questo
desiderio di trovare l'assoluto.
Il vero problema non sta né
nel soffocare in noi il desiderio di trovare, di esperimentare la presenza di
Dio, né nel cercare di riempire il vuoto, l'assenza di Dio che noi
esperimentiamo nel nostro mondo, con qualche altra presenza.
Tutto ciò che non è Dio,
tutto ciò che noi poniamo per riempire l'assenza di Dio è soggetto certamente a
deluderci poiché non c'è niente che possa prendere il posto dell'assoluto in
noi che siamo fatti per l'assoluto.
Quindi il problema non sta
in questi termini ma sta nel capire perché l'uomo pur avendo bisogno
dell'assoluto, pur sentendo il bisogno dell'assoluto, di trovare una presenza
che non sia soggetta a mutamento, soprattutto che non sia assoggetta morire, a
passare perché l'uomo, nonostante tutta questa passione che porta in sé faccia
questi errori?
Se tiene presente Dio,
l'uomo in tutto ciò che vede, tocca ed esperimenta cerca sempre il Pensiero di
Dio, cerca sempre il significato di quello che lui prova, di quello che lui
esperimenta.
È proprio cercando il
significato che a un certo momento viene condotto a scoprire, a trovare il
luogo in cui deve rivolgere la sua ricerca, se non vuol fallire.
Già il fatto stesso che
l'uomo esperimenti l'assenza di una cosa, è segno (abbiamo visto le domeniche
scorse) che lui già porta in sé la presenza stessa di quello di cui lui nota
l'assenza.
L'uomo non vedrebbe
un'assenza, un vuoto, se non avesse presente nel suo pensiero ciò che gli
cerca.
Quindi è già proprio la
presenza nel suo pensiero di ciò che egli cerca che gli fa esperimentare
l'assenza di ciò che egli cerca.
Ma questo è testimonianza
che ciò di cui lui vede, esperimenta l'assenza, ce l'ha già presente, presente
nel suo pensiero.
È qui che l'uomo deve
rivolgere tutta la sua attenzione, è qui che deve concentrare il suo pensiero
se vuol trovare, se vuole esperimentare la presenza dell'assoluto.
Perché la porta già con sé,
ed è questa presenza dell'assoluto che lo fa tribolare in tutto.
L'assenza
ha un significato profondo ed è quello di aiutare, di condurre,
di sollecitare l'uomo a trovare il luogo e quindi a rivolgere il suo pensiero a
quel luogo in cui abita la presenza dell'assoluto, abita la presenza di Dio e
dove quindi è possibile trovarlo.
Ogni
uomo è costituito quindi di questi due fattori: la presenza
dell'assoluto nel suo pensiero e l'assenza dell'assoluto nella sua terra, nel
suo mondo.
Ogni uomo è costituito,
dice la Bibbia di cielo e di terra.
Dio facendo l'uomo, ha
fatto in lui cielo e la terra.
Il cielo è il pensiero
stesso dell'uomo è il luogo della presenza di Dio.
La terra è il luogo in cui
l'uomo esperimenta l'assenza di Dio.
Però Dio ha dato all'uomo
una segnalazione ed è questo il pensiero guida dell'argomento di questa sera.
La segnalazione della
Parola di Dio è questa: "Non raccogliere tesori in terra ma raccogli
tesori in cielo".
Quindi Dio ha posto
nell'uomo il cielo e la terra, il luogo cioè della sua presenza e il luogo
della sua assenza e gli ha ordinato di non raccogliere tesori in terra, quindi
non concentrare il tuo pensiero nel raccogliere, nel conoscere, nel possedere
le cose della terra, perché lì hai l'assenza di Dio e non troverai
assolutamente Dio, non troverai l'assoluto.
Raccogli, quindi concentra
il tuo pensiero nel cielo di Dio, raccogli tesori nel cielo di Dio, cioè
concentra il tuo pensiero nella conoscenza di Dio.
Quindi allora l'uomo è
fatto di questi tre fattori il cielo, la terra e la Parola di Dio dice
all'uomo: rivolgi il tuo pensiero al cielo, preoccupati di questo, perché la
verità, l'assoluto, Dio per il quale tu sei fatto e che tu cerchi è dentro di
te.
Tutti gli uomini sono dei
terribili cercatori di Dio, in tutto quello che cercano e non lo sanno e non lo
trovano perché lo cercano in luoghi sbagliati.
L'uomo è fatto di questi
tre grandi fattori:
A-il cielo presenza di Dio
nel suo Pensiero.
B- la terra tutto il mondo
attorno
C-la parola che gli dice:
"Raccogli tesori in cielo", cioè concentra il tuo pensiero nel
Pensiero di Dio, in Dio stesso.
Per questo capiamo che
l'assenza di Dio nel nostro mondo esterno è un ammonimento, è una
sollecitazione, è un invito, è una Parola di Dio che orienta il nostro stesso
pensiero a concentrarsi nel Pensiero di Dio.
Perché soltanto lì, nel
Pensiero di Dio è possibile trovare la presenza di Dio, fare l'esperienza della
presenza di Dio.
Perché Dio non si sottrae a
essere esperimentato dall'uomo.
L'ha fatto per questo, Dio
stesso ha detto che non c'è nulla di nascosto che non abbia ad essere rivelato,
quindi Dio vuole essere conosciuto, ha fatto l'uomo per conoscerlo e la vita
eterna nella quale Dio ammonisce con la sua parola: "Sforzatevi di
entrare" sta nella conoscenza di Dio.
Perché o si entra oggi, non
si entra più.
E quest'oggi è dato proprio
dal momento in cui la Parola di Dio arriva a noi.
Per cui la Parola di Dio
arrivando a noi dice: "Sforzati di entrare", cioè sforzati di capire,
di capire la parola che arriva a te.
Rivolgi il tuo pensiero lì,
poni mente, poiché è la Parola che ti conduce là, dove è possibile trovare
Dio.
La concentrazione del pensiero è
unificazione e l'unificazione che è raccogliere tutto in una cosa sola, è
raccoglimento.
È poi attraverso
quest'opera di raccoglimento che si forma in noi la capacità di sopportare la
verità di Dio, di sopportare la luce.
Per cui capiamo che questa
capacità di conoscere Dio, di sopportare la presenza di Dio, di sopportare la
verità di Dio, si forma in noi man mano che raccogliamo in Dio.
Quindi non si forma senza
di noi.
Non corriamo il rischio che
in noi non si formi la capacità della verità, pur sentendone il bisogno, pur
patendone il bisogno.
Cioè noi corriamo il rischio
di non giungere al compimento del nostro destino.
La capacità di sopportare,
di portare la verità di Dio, si forma in noi nella misura in cui raccogliamo in
Dio, è attraverso il raccoglimento che si forma questa concentrazione di nostri
pensieri nell'unità di Dio.
Ma questo raccoglimento in
Dio è possibile a noi in quanto raccogliamo facciamo attenzione alla Parola di
Dio che arriva a noi e che ci sollecita.
Perché la parola di Dio ci
dice a noi: "Raccogliete tesori in cielo".
La parola di Dio (tutto è
Parola di Dio) arrivando a noi, diventa quindi per noi una proposta.
E abbiamo detto molte volte
che l'uomo non è libero, non è libero di sottrarsi a una proposta.
Di fronte a una proposta,
l'uomo necessariamente deve dare una risposta, deve fare una scelta, quindi la
Parola di Dio lo costringe a scegliere.
Lo costringe a scegliere
perché gli propone qualche cosa, gli propone di cercare Dio e di cercarlo nel
suo pensiero.
Questa è una proposta.
L'uomo non si può sottrarre
alla proposta, non è libero, è costretto a fare una scelta, deve dire sì o no.
Ora se questo che l'uomo
dopo aver ricevuto una proposta non è più come prima.
Appunto perché deve fare
una scelta, non è più innocente come prima, si deve qualificare.
È proprio attraverso questa
risposta dell'uomo che non più come prima, prima di ricevere la parola di
Dio e non può più essere come prima che si rivela questo fatto: il tempo.
La formazione della
capacità in noi di portare la presenza di Dio, di conoscere Dio, di sopportare
la luce della verità è soggetta al tempo.
Poiché se l'uomo non è più
come prima, abbiamo qui un prima e un poi.
Abbiamo un
"prima" che la parola di Dio giunga l'uomo e gli proponga, abbiamo un
"poi" che deriva dalla risposta che ha dato l'uomo.
E quando c'è il prima e il
poi c'è il tempo.
Il tempo non è in Dio, il
tempo nasce nell'uomo ed è relativo all'uomo.
Ed è proprio qui nel
renderci conto che la Parola di Dio arrivando a noi, resta da noi condizionata
nel tempo, perché modifica noi in un modo o nell'altro, ci fa essere diversi,
per cui forma in noi o la capacità di portare la verità o priva noi della
capacità e dell'occasione della formazione in noi della capacità di conoscere
la verità, di conoscere Dio.
Quindi la parola di Dio che
arriva a noi è una spada a due tagli: o ci fa entrare nella verità o ci esclude
dalla verità.
Noi non siamo liberi di conoscere
la verità quando vogliamo o come vogliamo, non siamo noi che possiamo
determinare il tempo di conoscere la verità, non siamo noi che possiamo dire:
"Adesso mi metto lì e cerco di penetrare le cose del Dio, di conoscere la
verità, di conoscere se Dio esiste o non esiste.
Noi non siamo liberi di
questo, è solo quando la Parola di Dio arriva noi, che offre a noi la
possibilità di capirla, di penetrarla, di dedicarci a essa, altrimenti noi
siamo dominati dal nostro mondo, dai nostri avvenimenti, dai nostri fatti, dalle
nostre esigenze, dai nostri impegni, anche dai nostri doveri.
Perché fintanto che non
giungiamo di conoscere la verità, noi non siamo liberi, ci illudiamo di essere
liberi.
Come ci illudiamo di
cambiare, cambiando la velocità della macchina sulla quale stiamo viaggiando.
Non è che cambiando
velocità o cambiando macchina che noi cambiamo noi stessi.
Come non è che andando in
America piuttosto che in Cina noi cambiamo noi stessi, noi restiamo sempre noi
stessi.
E ovunque noi andiamo, e con
qualunque velocità noi procediamo, noi né ci avviciniamo, né ci
allontaniamo da Dio, restiamo sempre alla stessa distanza.
L'unico modo per cambiare
noi è il capire qualche cosa di Dio.
È soltanto questo che
modifica la nostra stanza verso Dio e modificando la distanza verso Dio,
modifica noi.
L'uomo è cambiato da ciò
che capisce, è cambiato da ciò che conosce, non è cambiato dai luoghi
in cui va o dalla velocità con cui corre.
Quindi soltanto in quanto
s'impegna qui ma, si può impegnare solo quando la parola di Dio bussa alla sua
porta e gli propone di occuparsi di Dio.
Per questo Gesù dice:
"Fintanto che non conoscete la verità non siete liberi, se ascolterete le
mie parole (ecco l'importanza della parola) conoscerete la verità e la verità
vi farà liberi".
Non si dice quindi a uno:
"Sarai libero", se quest'uno fosse già libero.
Si dice a uno: "Sarai
libero" in quanto attualmente è schiavo, è prigioniero.
Quindi solo la conoscenza
della verità, rende l'uomo libero e lo cambia e lo rende partecipe della presenza
di Dio e lo fa uscire dai condizionamenti di luogo e di tempo.
Quindi il tema di oggi era
il rapporto tra il luogo e il tempo.
Il luogo, abbiamo detto è
la capacità, perché il luogo è là dove una cosa si può trovare e per noi il
luogo è la capacità di trovare la presenza di Dio.
Questa capacità è
condizionata dal tempo e il Signore dice: "Affrettatevi, poiché non sempre
avrete me, non sempre avrete la luce con voi, quindi fintanto che avete la luce
camminate nella luce per diventare figli della luce e non essere sorpresi dalla
tenebre".
Il tempo per la formazione
in noi della capacità, quindi del luogo per conoscere Dio, per trovare Dio, per
fare esperienza di Dio è condizionato dal tempo e il tempo è determinato
dall'incontro dell'infinito di Dio con il finito della creatura, il tempo nasce
da questo incontro tra l'infinito di Dio e il finito nostro e determina il
momento "Questa è l'ora" per il superamento del mondo finito
dell'uomo e la partecipazione sua all'infinito di Dio.
L'uomo creatura finita è
chiamato a essere partecipe dell'infinito di Dio e di conoscere la verità.
Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so" Gv 9 Vs 12 Riassunto.
RIASSUNTO Domenica- Lunedì.
Argomenti: Possibilità e
impossibilità di sopportare Dio. Il luogo di un vivente. Abitante e abitazione. La proposta di Cristo. Il contatto infinito e
finito. Il tempo è relativo a noi.
28/ Giugno /1987