Voi
avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Fin da principio egli era omicida e non è rimasto fermo nella verità, perché
in lui non è verità. Quando dice menzogne, parla secondo la sua natura, perché
egli è mentitore ed è il padre della menzogna. Gv 8 Vs 44 Primo tema.
Titolo:
La trinità infernale.
Argomenti: Dio
opera in tutto per salvare ogni uomo. Il
Diavolo è l'essere che ha perso la capacità di conoscere Dio. La
formazione della capacità di conoscere. L'interiorizzazione
della Parola di Dio. Sopportare
la presenza della Verità. La
capacità di conoscere Dio è opera di Dio ma non si forma in noi senza di noi. Venendo meno la capacità di conoscere Dio, noi restiamo
schiavi. Noi diventiamo schiavi
delle nostre opere. Il
nostro padre spirituale condizione tutto di noi. L'irreversibilità. La non più disponibilità per Dio. La Verità di Dio è di una esigenza estrema.
26/Gennaio/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Siamo
giunti al versetto 44.
Qui Gesù
giungendo alla conclusione di tutto questo lungo discorso che ha fatto con i
farisei dice: "Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri
del padre vostro. Fin dal principio egli era omicida e non è rimasto mai fermo
nella verità perché in lui non è la verità. Quando dice menzogne parla secondo
la sua natura, poiché egli è mentitore ed è il padre della menzogna".
Abbiamo
detto che qui Gesù arriva alla conclusione di quello che Lui voleva dire.
Già da
parecchio aveva detto ai farisei che loro stavano facendo le opere del padre
loro, per cercare di farli uscire dall'illusione in cui essi si trovavano.
Si
trovavano nell'illusione di essere figli di Abramo, di essere figli di Dio, di
essere giusti, di essere santi ed è l'illusione in cui può cadere ogni uomo.
E la Parola di Dio che non ci
abbandona mai,
scende a dialogare al livello in cui ci troviamo per farci uscire, per
liberarci dalle nostre illusioni e condurci a quella ricerca dell'unica cosa
necessaria in cui veramente si può trovare la nostra salvezza.
Qui Gesù
dopo aver interrogato, posto l'interrogativo: "Per quale ragione, perché
non riconoscete il mio linguaggio? Perché non potete tollerare, sopportare la mia
Parola?", dopo aver posto l'interrogazione in loro, ecco che dà
apertamente la dichiarazione.
A coloro
che credevano di non essere nati da prostituzione, che credevano di essere
figli di Dio, di aver la stessa fede di Abramo, apertamente dichiara: "Voi
avete per padre il diavolo".
Ѐ una
conclusione che è esattamente l'opposto della conclusione che Gesù fece con la
samaritana, perché dopo il lungo discorso fatto con la samaritana, Gesù
dichiara apertamente a lei che il Messia era Colui che le stava parlando.
Qui
diciamo che c'è una situazione completamente opposta, Gesù qui dichiara che il
padre loro è il diavolo.
Tutto è
opera di Dio ed essendo opera di Dio, siccome Dio vuole che tutti si salvino e
giungano a conoscere la Verità, anche in questa scena, in queste Parole, noi
dobbiamo cercare l'opera che Dio vuole svolgere per salvare allora quei
farisei, per salvare oggi noi.
Cioè,
quale opera di salvezza c'è in questa dichiarazione?
Perché se
Gesù dice: "Voi avete per padre il diavolo" apparentemente sembra che
li cacci nell'inferno.
Apparentemente
ma in verità Lui dice questa parola per liberarli dal loro inferno, per
salvarli.
Abbiamo
detto molte volte che quand'anche noi sentissimo Dio dire a qualcuno di noi, a
ognuno di noi: "Meglio per te non essere nato, meglio per te metterti una
macina d'asino al collo e gettati in mare", anche questo, non dobbiamo mai
prenderlo come un giudizio, come una condanna ma, sempre come una Parola
d'amore da parte di Dio per salvarci.
Dio è amore
e tutto opera per salvarci.
Quindi
questa è una dichiarazione di Verità, rivolta a coloro che s'illudono di essere
figli di Dio ed è ancora per salvare.
Dobbiamo
adesso cogliere l'anima di questa dichiarazione di Gesù.
Gesù dice:
"Voi avete per padre il Diavolo".
Il Diavolo è l'essere che ha perso
la capacità di conoscere Dio.
Siccome la
vita eterna è conoscere Dio, perdere la capacità di conoscere Dio, vuol dire
perdere la capacità della vita eterna e il Diavolo è un essere che ha perso la
capacità di conoscere Dio quindi ha perso la capacità della vita eterna.
Se Gesù
presenta questa scena, questo fatto, è per dichiarare a ognuno di noi che c'è
questa possibilità di perdere la capacità di conoscere Dio.
Dio opera
ogni cosa per formare in noi la capacità di conoscerlo, poiché siamo stati
creati per la vita eterna e quindi siamo stati creati per conoscere Dio ma, la
conoscenza di Dio presuppone in noi la capacità di tale conoscenza: "Ho
molte cose da dirvi ma per ora non siete capaci di portarle".
Questo ci
fa capire che Dio nella nostra vita, sta operando per formare in noi questa
capacità.
E ci
presenta questo rischio, in quanto ci presenta il Diavolo come colui che ha
perso la capacità di conoscere Dio.
Presentandoci
questo ci presenta questo rischio.
Ci
presenta questo rischio affinché noi non abbiamo a incorrere in esso, per
evitare a noi di perdere questa capacità.
E allora
dobbiamo chiederci quando e come si può perdere la capacità di conoscere Dio.
Il rischio
grande che corre l'uomo è sempre quello d'illudersi di essere giusto, di essere
a posto, di essere salvato: "Signore io ti ringrazio perché non sono come
gli altri, io sono giusto, io pago qui, io pago là, io digiuno" ed era ben
lontano dalla salvezza, dichiarazione stessa di Gesù, quindi Parola di Dio.
Per questo
motivo il Signore ci presenta un essere che ha perso la capacità di conoscere
Dio.
Per farci
capire che c'è questa possibilità.
Abbiamo
già visto domenica scorsa come si formi questa capacità di conoscere Dio.
La formazione della capacità di
conoscere in noi, si forma attraverso un’interiorizzazione.
Ognuno
intende il linguaggio del proprio paese.
Appunto
perché nascendo, vivendo nel proprio paese, interiorizza i segni che ascolta
con le realtà che osserva e impara un linguaggio.
E con Dio
è lo stesso.
Non siamo
chiamati a imparare il linguaggio di Dio ma, il linguaggio di Dio non s'impara
soltanto ascoltando Dio, certo è necessario, è essenziale che Dio parli, perché
se Dio non parla, niente si forma in noi.
Ѐ la Parola di Dio che feconda la
nostra terra, è la
Parola di Dio che feconda la vostra vita, è la Parola di Dio che apre i nostri
orecchi a intendere.
Però
abbiamo detto che non è sufficiente che Dio parli perché si formi in noi la
capacità di capire, la capacità di ascoltare, la capacità di conoscere.
Ѐ
necessario che da parte nostra ci sia l'interiorizzazione della Parola.
Bisogna
cioè che la Parola arrivando a noi sia portata dentro di noi, sia
interiorizzata.
Nella
misura in cui noi interiorizziamo le cose di Dio, le Parole di Dio, noi
diventiamo capaci di conoscere Dio.
In che
cosa consiste questa interiorizzazione?
Interiorizzare
vuol dire sempre rapportare una cosa a un principio.
A un
principio che è presente in noi.
Se non c'è
dentro di noi un principio, noi non possiamo interiorizzare assolutamente
niente.
Bisogna
che in noi ci sia una realtà alla quale riferiamo tutti quei segni che arrivano
a noi, tutte le Parole di Dio che arrivavano a noi.
Lì abbiamo
l'intelligenza.
Quindi la
capacità si forma in noi, attraverso un dato oggettivo che è la Parola di Dio
che arriva a noi e un dato soggettivo che sta in questa interiorizzazione.
Gesù
paragona la nostra vita a un terreno e la sua Parola è il seme che arriva al
terreno ma, il terreno deve recepire questo seme, non soltanto deve recepirlo
ma, deve approfondirlo.
Il terreno
profondo è quello che porta frutto, deve custodirlo, deve farlo crescere, deve
portarlo a maturazione.
Questo è il lavoro
d'interiorizzazione che noi dobbiamo fare con la Parola di Dio, se vogliamo che in noi si
formi la capacità di conoscere Dio.
Questa
capacità è della massima importanza, perché senza di essa noi, non possiamo
intendere, non possiamo sopportare la presenza della Verità che è la presenza
di Dio.
Questa
Presenza di Dio certamente un giorno si renderà evidente ma, ognuno la potrà
sopportare nella misura in cui l'avrà interiorizzata.
Quindi
conta il lavoro d'anticipo prima che la Verità di Dio si renda chiara e
manifesta bisogna che noi l'abbiamo conosciuta dentro di noi.
Perché è
questa conoscenza che noi portiamo di essa in noi, che rende noi capaci di-.
Gesù qui
ci presenta un essere che è un essere che ha perso questa capacità.
Come e
quando l'ha persa?
Cioè come può avvenire che si
perda questa capacità di conoscere Dio?
Perché si
perde questa capacità di conoscere Dio?
Nella
formazione della capacità si richiede sempre un dato oggettivo e un dato
soggettivo.
Cioè la
capacità è opera di Dio ma non si forma in noi senza di noi.
La
capacità di conoscere Dio è Grazia di Dio, dipende da Dio, però non si forma in
noi senza di noi.
Basta dire
questo fatto: non si forma in noi senza di noi, per capire che può non
formarsi.
Il difetto
è nostro.
Da parte
di Dio l'opera è sempre completa.
Dio porta
a compimento la sua opera, quindi le sue Parole Lui le fa arrivare.
Non c'è
nessuno che possa ignorare Dio.
Dio è
Colui che nessuno può ignorare, appunto perché la Parola di Dio, la creazione
di Dio, i segni di Dio arrivano ovunque.
Quindi Dio è Colui che nessuno può
ignorare, ma Dio è Colui che pochissimi conoscono.
Perché tra
il non ignorare e il conoscere si richiede la dedizione personale.
E in
quanto è dedizione personale nostra, questa può essere in difetto.
E in
quanto è in difetto, può venire a mancare in noi questa formazione della
capacità di conoscere Dio e quindi questa formazione della capacità della vita
eterna.
Ora se
teniamo presente che soltanto con Dio noi siamo liberi, quando in noi viene
meno la capacità di conoscere Dio, noi restiamo schiavi.
Schiavi
proprio di ciò che non abbiamo fatto.
Schiavi di
ciò che non abbiamo portato a compimento.
Abbiamo
detto molte volte che noi diventiamo figli delle nostre opere ma, le nostre
opere sono soltanto un difetto.
Il difetto
di non raccogliere il Dio, di non riportare a Dio, di non dare a Dio quello che
è di Dio.
Se non
riportiamo a Dio, noi non nasciamo da Dio, allora resta la situazione di
difetto, la situazione di schiavitù.
Per cui
noi siamo costretti a fare le nostre opere e quello che non abbiamo portato a
compimento ci rende schiavi, per cui siamo costretti a ripetere quello che
abbiamo fatto.
Ecco che qui diventiamo figli di
altri padri, non più
figli di Dio ma, figli di un altro padre.
Abbiamo il
padre naturale e abbiamo anche un padre che eleggiamo nella nostra vita,
vivendo giorno dopo giorno.
Quello che
determina tutto in noi e che condiziona tutto di noi, soprattutto nella vita
interiore, nella vita dello spirito è questo padre che noi eleggiamo giorno
dopo giorno vivendo per-.
Perché
vivendo per-, diventiamo figli di-, e se diventiamo figli di-, vuol dire
che noi eleggiamo un padre per noi.
Solo se
noi viviamo per Dio, cioè viviamo per cercare e per conoscere Dio, diventiamo
figli di Dio e quindi eleggiamo Dio nostro padre ed eleggendo Dio nostro padre
siamo fatti capaci di riconoscere tutto ciò che è di Dio e siamo quindi capaci
di sopportare la Verità di Dio, il Pensiero di Dio in tutto.
Ma se noi
non cerchiamo Dio e non cerchiamo di conoscere Dio, noi giorno dopo giorno viviamo
per altro da Dio e vivendo per altro da Dio diventiamo figli di quest'altro.
Ora come altro da Dio, abbiamo
soltanto il Diavolo.
Il Diavolo
è colui che non raccoglie in Dio, che non riporta a Dio, quindi è un principio
d’ingiustizia.
C'è questa
possibilità, il nostro io può diventare un Diavolo.
Perché la
capacità di conoscere Dio non si forma senza di noi.
Siccome il
nostro io non si forma senza di noi, il nostro io può essere in difetto, quindi
il nostro io può diventare un Diavolo.
E allora
diventiamo schiavi di quello che non abbiamo raccolto in Dio.
Quello che
non abbiamo raccolto in Dio diventa allora nostro padre, nostra droga di cui ne
restiamo succubi e da cui assolutamente non possiamo liberarci.
In quanto
non possiamo liberarcene, qui possiamo capire come si formi l'irreversibilità,
cioè l'impossibilità di ritorno a Dio.
Colui che ha perso la capacità di
conoscere Dio, non
può più ritornare a Dio, perché?
Perché gli
è venuta meno la disponibilità, è schiavo.
Quindi la
perdita della capacità di conoscere Dio, ci porta alla non più disponibilità
per Dio.
Perché è
succube di altro ed essendo succube di altro, non è più disponibile.
Gesù dice:
"Vi sarà tolto il Regno".
Questo:
"Vi sarà tolto il Regno", queste porte chiuse alle quali invano si bussa,
rappresentano proprio questa irreversibilità.
L'uomo non ha più disponibilità.
Tolto il
Regno, vuol dire che non avrai più la disponibilità soprattutto interiore, non
avrai più tempo interiore per pensare a Dio, per cercare Dio, per occuparti di Dio,
per contemplare Dio.
Il tempo
che passa non è altro che Dio che viene.
Tutta la
nostra vita è un avvento.
Man mano
che Dio entra nella nostra vita, rivela sempre di più la sua grande esigenza.
La Verità
di Dio è di un’esigenza estrema, richiede cioè tutta la dedizione.
E se non trova quindi la nostra
anima
preparata, se non trova la nostra anima disponibile, quindi liberamente
disponibile, a tempo pieno, per occuparsi di questo non la può sopportare.
Se
soltanto nella conoscenza di Dio c'è la nostra pace, noi possiamo capire come
l'anima si avvia verso un luogo di non più pace.
Per il
Demonio non si è trovato un luogo di pace né in cielo, né in terra.
Non un
luogo di riposo.
Come
cercando Dio noi, a un certo momento noi siamo inseriti nella Trinità: Padre,
Figlio, Spirito Santo, fatti partecipi della natura divina, così se noi non
cerchiamo Dio, se noi perdiamo la capacità di conoscere Dio, noi siamo inseriti
in un altra trinità, che possiamo dire è la trinità infernale che è determinata
dal pensiero del nostro io al centro, dal nostro mondo che ci rende
schiavi per cui noi tendiamo a proiettare il pensiero del nostro io su
tutto,pur essendo contraddetti da tutto e da questa passione d'assoluto che ci
lega, ci lega il nostro mondo e impedisce a noi la disponibilità per conoscere
Dio.
E.: I farisei rappresentano noi che quando non abbiamo Dio come motivo
della nostra vita, abbiamo necessariamente altro da Dio.
Non possiamo non avere un principio a cui riferirci e quindi se questo
principio non è Dio, dice Gesù che è il Diavolo.
Dove il rapporto mi è meno chiaro è fra il Diavolo come persona e l'io come
persona.
A un certo punto tu fai coincidere l'io con il Diavolo però si tratta di
due entità personali, come fanno ad assommarsi nell'anima e a diventare una
sola?
Luigi:
Appunto perché come noi siamo chiamati a formare una cosa sola con Dio, così
noi se abbiamo come padre il Diavolo, formiamo una cosa sola con il Diavolo,
c'è un distacco dalla verità.
E.: Però per sommarsi al Padre bisogna prima aver interiorizzato il
linguaggio del Padre e attraverso un atto di giustizia, di fede avere il Padre
come principio ed elemento motivante del nostro pensare e del nostro agire,
quindi in questo desiderio di conoscere c'è un principio di conoscenza che mi
fa già far parte del Regno di Dio, mentre nei confronti del Diavolo non c'è
questa interiorizzazione in quanto è una persona che non conosco.
Luigi:
Sono unito dalla stessa passione, perché l'io separato da Dio non sopporta
quello che è di Dio, quindi odia, quindi c'è l'unione della passione.
"Il
mondo vi odia perché voi non siete del mondo", il mondo ama ciò che è suo
e allora c'è questa fusione diciamo creata dall'identità di passione, perché
non potendo conoscere Dio si odia quello non si può sopportare.
Non potendo
sopportare c'è questo principio di unione di identità di passioni che
naturalmente però non è che dia luogo di pace.
Siccome
tutto a un certo momento diventa segno di Dio, a un certo momento per il
Demonio tutto diventa segno di odio.
Non
sopporta più niente, non c'è più luogo di pace.
E.: Ma la saldatura tra l'anima e il Demonio avviene in un determinato
momento?
Luigi:
Infatti: "Voi desiderate fare le opere del padre vostro, voi volete
portare a compimento i desideri del padre vostro".
Il Figlio
di Dio porta a compimento i desideri del Padre.
Il Figlio
di Dio si caratterizza in questo che accetta tutto da Dio e porta a compimento
tutto in Dio, riporta tutto al Padre, riferisce tutto al Padre così anche...
E.: Questo consapevolmente?
Luigi:
Consapevolmente.
E.: Il processo rovesciato invece non è più consapevole.
Luigi: No,
perché si resta schiavi della passione, per cui non si conosce mica, non
è per partecipazione consapevole.
E.: Può a un certo momento diventare un connubio irreversibile.
Mi viene mente l'ultima cena, quando Gesù annuncia di essere tradito e
Giovanni chiede: "Chi ti tradirà?" e Gesù risponde: "Colui che
intinge la mano nel piatto con Me", fatto questo Giuda esce e il Vangelo
dice: "In quel momento Satana entrò in lui".
Si vede che c'è un processo di distacco da Dio.
Luigi:
Per cui si resta dominati da-.
E.: C'è solo un'affinità di passione fra Satana e l'anima.
Luigi: Sì
ma in quest'affinità affinità c'è la fusione, per cui uno resta dominato.
E.: Arrivati a un certo momento Satana entra nell'anima e l'anima non è più
libera.
Luigi: Non
è più libera. Con Dio c'è libertà anche nell'amore e nella passione, perché c'è
una partecipazione di conoscenza e la conoscenza libera, qui no.
Qui
essendoci il distacco dalla Verità si subisce soltanto una passione negativa,
la quale passione rende succube di-: è un drogato, è una droga che mi rende
succube e da cui non possono assolutamente liberarmi.
Teniamo
presente che la capacità di conoscere Dio, siccome Dio crea tutte le cose per
la nostra vita eterna, per condurre noi a conoscere lui, perché opera tutto per
manifestare Se stesso, Lui è l'unico essere, quindi opera in tutto per formare
in noi la capacità di conoscerlo.
Questa
capacità di conoscerlo è la conclusione di tutta l'opera di Dio.
Se questa
capacità di conoscere non matura in noi, non si forma in noi, dopo non c'è più
niente.
Essendo la
conclusione di tutta l'opera, al di là non c'è più niente c'è soltanto più Dio
e l'io ma un io che è diventato incapace di conoscere Dio.
Perché la
capacità di conoscere Dio si forma solo con Dio.
Se noi non
interiorizzato l'opera di Dio, non si forma in noi questa capacità.
Noi
possiamo peccare per tanti motivi ma il peccato di rifiuto di conoscere Dio, è
un peccato che non può essere perdonato, né in cielo né in terra, perché questo
è il compimento di tutta l'opera di Dio.
Se noi
pecchiamo per altri motivi, a un certo momento ce ne possiamo accorgere ma se
invece, rifiutiamo questo che l'ultimo atto, che è l'atto che ci inserisce
nella vita eterna, noi diventiamo colpevoli di un peccato eterno, perché
impedisce a noi la vita eterna.
E.: Ma l'irreversibilità c'è solo quando il demonio prende possesso
dell'anima, perché finché l'anima è unita a Satana solo da un'affinità di
passione ma, non è consapevole, la possibilità di salvezza esiste.
Luigi:
C'è l'affinità in quanto il nostro io stesso diventa un demonio.
Il demonio
è un io, è un io che ha perso la capacità di conoscere Dio, è un io che l'ha
persa.
Quindi il
nostro io, se perde la capacità di conoscere Dio è un Demonio.
Gesù dice
"Demonio" a Pietro, come quando dice: "Voi avete per padre
il Diavolo", dice per salvare ma intanto, in quanto lo dice, ci presenta
un rischio: "Stai attento che c'è questo,se tu non ti affretti a cercare
di conoscere Dio, in te corri il rischio che non si formi la capacità di
conoscere Dio, la capacità di sopportare la Verità".
E se non
sopporti la Verità resti schiavo di altro, perché soltanto con la conoscenza
della Verità c'è la libertà, fuori di questo c'è la schiavitù, schiavitù dei
segni, non più quindi di Dio ma dei segni stessi di Dio.
Ma schiavo
dei segni di Dio divento figlio di questo, quindi qui subiscono una passione:
tendo ad improntare tutto il mondo dei segni di Dio del mio io.
Questa
passione per improntare, per proiettare il mio io su tutte le opere di Dio,
toglie a me la disponibilità per conoscere Dio.
Dio a un
certo momento diventa esigente di una disponibilità estrema.
Persa la
disponibilità per Dio, non posso assolutamente restare con Dio.
E.: Sopratutto l'anima si predispone all'aggancio con Satana.
Luigi: Ma
Satana è un io, non è che Dio abbia creato Satana per guastarci la festa.
È nel
nostro io che a un certo momento diventa Satana.
E.: No, il nostro è un io e l'io di Satana è un altro io.
Luigi:
Però ammesso che non ci sia Satana, il nostro io diventa un Satana che dopo si
associa con tutti quelli che non cercano Dio.
C'è
l'associazione della passione, non della Verità.
E.: Mentre con Dio il processo è consapevole col Demonio no.
Luigi: No qui
si subisce una passione e quando uno subisce una passione non è consapevole.
E.: Ci si associa all'io del Demonio senza conoscere l'io del Demonio?
Luigi:
Certamente.
Il Demonio
è e non è nello stesso tempo.
Dio solo
è.
Il Demonio
non dà mica manifestazioni esterne.
Le
manifestazioni esterne sono tutte opera di Dio, anche quelle del Demonio.
Dio opera
tutto in tutti, Dio regna dappertutto, anche nell'inferno e il Demonio volente
o nolente rende gloria a Dio lo stesso, è solo dentro di sé che non può
contemplare Dio, che non può restare con Dio, che non può avere pace con Dio
ma, è un fatto tutto interno
E.: Il Demonio non può avere manifestazioni esterne?
Il Demonio
non può avere manifestazioni esterne. Non può!
Certo, Dio
adopera il Demonio per formare o per salvare però, il demonio di per sé non può
fare assolutamente niente.
Non ci
sono due Principi opposti.
E.: Ma non come Principio.
Se c'è uno
solo che regna, c'è uno solo che regna in tutto.
Dio regna
in cielo in terra e anche nell'inferno.
Il Demonio
regna come impotenza nel regno di Dio cioè, patisce un'impotenza.
L'impotenza
di poter restare con Dio, di potere conoscere Dio, è impotente a conoscere Dio.
È un fatto
tutto interiore come la conoscenza di Dio.
Non esiste
il paradiso come un luogo, non esiste l'inferno come luogo, c'è la persona che
subisce l'inferno, non c'è il luogo "inferno".
Come il
paradiso è tutto interiore in quanto è armonia con Dio, è conoscenza di Dio, è
presenza di Dio, presenza che è sopportata perché è capita, così l'inferno è
presenza di Dio non sopportata ma, è sempre presenza di Dio.
Dio è
presente nell'inferno, come presente nel paradiso. Dio è presente in ogni
anima, soltanto che la sua presenza non sopportata crea una situazione
infernale, la sua presenza conosciuta crea il paradiso, perché ti crea
l'armonia.
Nel
Demonio c'è soltanto passione subita, non conoscenza.
Quando uno
subisce una passione è schiavo perché non sa, è dominato da-.
Invece con
Dio c'è la conoscenza e quindi si vuole ciò che si conosce come Verità e lo si
vuole perché è vero.
E.: Cosa vuol significare il testo evangelico che parla di Satana che
prende possesso dell'anima, quando l'anima, anche se non esistesse Satana,
diventerebbe lei stessa Satana?
Luigi: C'è
l'unione, in quanto per affinità di passione, si resta dominati da-.
E.: Sì ma perché c'è questo sbocco dell'anima che se anche non ci
fosse questo io negativo....
Luigi:
Diventeremmo noi Dio.
Cosa
succederebbe?
Gli altri
Dio che perdessero la capacità conosce Dio, si fonderebbero, subirebbero la
nostra stessa passione.
Se io sono
schiavo di una personalità che molto potente, subisco i suoi condizionamenti
ma, subisco in quanto mi sono sottomesso in qualche modo e allora subisco tutti
gli influssi di questa personalità potente.
E.: Questo perché ho interiorizzato i motivi negativi che ha fatto suoi
questo io?
Luigi: Sì,
in quanto perso la capacità di conoscere Dio.
La
capacità di conoscere Dio non si forma in noi senza di noi.
È opera di
Dio ma, non si forma in noi senza di noi.
In quanto
non si forma in noi senza di noi, può darsi che questo "noi" sia in
difetto e che quindi non giunga a questa capacità.
Colui che
ha creato senza di te, non ti salva senza di te.
La
salvezza sta nel conoscere della Verità, quindi Colui che ha creato senza di
te, non ti conduce conoscere la Verità senza di te.
Può darsi
che questo "senza di te" venga meno, non ci sia la corrispondenza.
La non
corrispondenza a che cosa ti conduce?
Ti conduce
alla perdita della capacità di conoscere Dio.
Tu non
puoi restare con Dio, sei cacciato fuori, resti fuori.
Fuori
cos'è?
Sono i
segni di Dio.
Resti nei
segni di Dio ma senza avere la possibilità di capirli.
Subisce i
segni di Dio, senza aver la possibilità di conoscere Dio, quindi non hai luogo
di pace.
E.: Se non lavoriamo per Dio, lavoriamo per Satana.
Luigi:
Certamente.
P.: Gesù stesso dice che non c'è nulla da di fuori che possa far male,
quindi fuori me tutto è regno di Dio. Il mio io staccato da Dio è Satana.
Non c'è un altra realtà.
Luigi: Non
c'è, fuori di me è tutto regno di Dio.
Infatti
Satana si definisce come colui che è e non è nello stesso tempo.
Il fatto
di sia e non sia nello stesso tempo, non vuol dire che non ci sia. Però è e non
è nello stesso tempo.
Satana non
può operare.
In quanto
non può operare, noi non subiamo assolutamente dal di fuori l'opera di Satana.
Perché
tutto quello che accade a noi senza di noi, è tutto opera di Dio, è Dio che
regna.
Dio regna
in tutto, uno solo è il Creatore.
Se ci
fosse un avvenimento solo che succedesse non per opera di Dio, Dio non sarebbe
più Creatore.
Dio non è
stato il Creatore, Dio è il Creatore.
Se è il
Creatore vuol dire che tutto quello che è accaduto e tutto quello che accade
oggi, è tutto voluto da Dio.
Basterebbe
un granello di sabbia non voluto da Dio per far scomparire Dio.
Siccome
Dio è anche il Creatore del tempo, Dio è fuori tempo, quindi non possiamo
mettere Dio Creatore all'inizio della creazione.
Dio non è
stato il Creatore altrimenti lo mettiamo nel tempo adesso lascia lavorare le
leggi, quelle sono sciocchezze.
Voi avete per padre il
diavolo, e volete compiere i desideri del padre
vostro. Fin da principio egli era omicida e non è rimasto fermo nella
verità, perché in lui non è verità. Quando dice menzogne, parla secondo la sua
natura, perché egli è mentitore ed è il padre della menzogna. Gv 8 Vs 44
Secondo tema.
Titolo:
L'agitazione del Diavolo.
Argomenti: Il Diavolo
è una lezione di Dio sull'incapacità di conoscere Dio. I desideri del Diavolo. Il desiderio e la volontà, sono conseguenza del padre che
abbiamo eletto. Il compimento del desiderio. I
desideri giusti & ingiusti. Il
compimento del desiderio è unificare tutto in una cosa sola. Il desiderio del Demonio è volere universale una cosa
finita. La
contemplazione e l'azione.
9/Febbraio/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Qui Gesù
dice: "Voi avete per padre il Diavolo, e volete compiere i desideri del padre
vostro. Fin da principio egli era omicida e non è rimasto fermo nella verità,
perché in lui non è verità. Quando dice menzogne, parla secondo la sua natura,
perché egli è mentitore ed è il padre della menzogna".
Abbiamo
visto precedentemente la prima dichiarazione di Gesù: "Voi avete per padre
il Diavolo".
Oggi ci
soffermiamo sulla seconda.
Gesù qui
dichiara: "Voi volete compiere i desideri del padre vostro".
Anche qui
dobbiamo chiederci quale lezione, quale significato hanno queste parole.
Sono Parole
di Gesù, sono Parole di Dio, quindi dobbiamo chiederci quale lezione, quale
significato abbiano queste Parole per la nostra vita interiore, per la nostra
vita personale.
Prima
abbiamo visto che nel concetto di Diavolo c'è la personificazione dell’incapacità
di conoscere Dio.
Quindi il
Diavolo rappresenta la possibilità che c'è nella vita di ogni uomo, di giungere
all'incapacità di conoscere Dio.
Se teniamo
presente che la vita eterna è conoscere Dio, l'incapacità di conoscere Dio,
diventa incapacità di vita eterna.
Il Diavolo
è questa incapacità di vita eterna, incapacità di pace, incapacità di portare
la Luce eterna di Dio e di riposarsi in essa.
La volta
precedente abbiamo visto quali siano le fonti di questa incapacità e come si
formi.
Anche la
lezione del Diavolo, è una lezione di Dio per ognuno di noi, per evitarci di
arrivare e di approdare a quest'incapacità.
Poiché Dio
vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità, quindi giungano a
conoscere Dio.
Poiché la
creazione è continua, Dio ha creato e crea tutte le cose, per far giungere ogni
uomo alla conoscenza di Dio e quindi alla vita eterna.
Quindi
anche per far giungere ognuno di noi.
Ed è su
questo cammino di vita eterna, di conoscenza di Dio che Dio stesso ci presenta
questo rischio, questa possibilità di perdere questa capacità.
Poiché la
capacità di conoscere Dio non si forma senza di noi.
Dio opera
tutto per formare in noi questa capacità di conoscerlo, però questa capacità
non si forma senza di noi.
Colui che
ti ha creato senza di te non ti salva senza di te e se la salvezza sta nella
conoscenza della Verità, Colui che ti ha creato senza di te, non ti conduce a
conoscere la Verità, a conoscere Dio senza di te.
Dobbiamo chiederci se il Diavolo
essendo l'incapacità di
conoscere Dio, abbia dei desideri.
Perché
abbiamo detto che il Diavolo è costretto all'impotenza.
Anche il
Diavolo deve fare la Volontà di Dio e la fa.
Dio regna
in cielo, in terra e anche nell'inferno.
Quindi
regna anche sul Diavolo e anche il Diavolo nolente, deve fare quello che Dio
vuole.
Qui Gesù
dichiara: "Voi volete compiere i desideri del padre vostro", dopo
aver dichiarato: "Il padre vostro è il Diavolo" e allora ci chiediamo
come possa il Diavolo avere desideri e quali desideri ha?
In che
cosa consiste questo compiere i desideri del padre vostro?
Teniamo
presente sempre che il Diavolo è l'incapacità di conoscere Dio.
E allora
dobbiamo chiederci se, nell'incapacità di conoscere Dio ci siano dei desideri.
Cioè quali
desideri si abbiano quando ci si trova nell’incapacità di conoscere Dio.
Ogni
creatura creata, voluta da Dio per conoscerlo, porta in sé la presenza di Dio.
Dio è
presente in tutto e in tutti, anche nell'infermo.
Questa
presenza di Dio è nella creatura, indipendentemente dalla creatura, quindi Dio
è presente in ognuno di noi e suscita in noi una passione che è la passione
dell'assoluto.
Questa
passione è quella che caratterizza l'uomo e caratterizza anche gli angeli.
Tutte le
creature fatte per conoscere Dio portano in se stesse questa passione
dell'assoluto.
E anche la
creatura che perde la capacità di conoscere Dio, porta in se stessa la passione
dell'assoluto.
Ed è una
passione che non può perdere.
Questa
diventa una forza vincolante che non può venire meno.
Poiché è data
dalla presenza stessa di Dio che non viene meno.
Ѐ in
questa presenza nella passione d'assoluto che anche l'anima, divenuta incapace
di conoscere Dio porta dei desideri.
Il desiderio è volontà, volontà di
portare a compimento qualche cosa.
Quindi il desiderio
è una conseguenza del padre che abbiamo in noi.
Ognuno ha
per padre il motivo della propria vita, ciò per cui vive.
Vivendo
per-, si diventa figli di-, dipendenti da-.
Per cui
vivendo per un fine, noi eleggiamo un padre.
Il
desiderio, la volontà sono una conseguenza di questa paternità, sono una
conseguenza del padre che portiamo, che abbiamo in noi.
Per cui
possiamo dire che i desideri, la volontà, rappresentano il campo di
applicazione del padre, di un padre.
Un padre
inteso come motivo di vita, come giustificazione della nostra vita.
Basta
quest’accenno, per capire quanto sia inutile far leva sulla volontà per
modificare la vita di una persona.
Poiché la
volontà e ciò una persona desidera, sono un campo di applicazione del fine.
Se si vuole
modificare la vita di una persona o la nostra è perfettamente inutile far leva
sulla volontà.
Bisogna
far leva sulla paternità.
Soltanto
cambiando lo scopo, il motivo di una vita si può cambiare una volontà e si
possono cambiare i desideri.
In caso diverso
si fa soltanto del rumore e non si conclude niente.
Gesù dice:
"Voi volete compiere i desideri del padre vostro".
In quanto
si parla di "compimento", evidentemente rivela che ci siano delle
opere incompiute.
Ma anche
Gesù ha detto prima: "Io cerco sempre di fare ciò che piace al
Padre".
In un
altro luogo dice: "Io sono venuto per portare a compimento l'opera che il
Padre ha iniziato".
E anche
qui allora dobbiamo chiederci cosa rappresenta, cosa sia quest'opera iniziata e
non compiuta.
E perché
il Padre, Dio stesso inizia un'opera e non la porta Lui stesso a compimento?
Perché c'è
bisogno del Figlio per portarla a compimento?
Quest’argomento
qui, fondato sul Demonio, certamente ci porta in questo grande campo: il campo
dell'opera iniziata e dell'opera portata a compimento.
Il
desiderio è realizzare, fare ciò che una cosa è.
In quanto
si fa ciò che una cosa è, il desiderio è giusto.
Però può anche esserci il
desiderio di volere
che una cosa sia diversa da com’è, cioè che una cosa sia come vorremmo noi fosse.
Qui allora
entriamo in un campo di desideri non giusti.
Giustizia
è in quanto si rispetta ciò che è.
Il
desiderio giusto è quello che desidera una cosa per quello che è.
Il nostro
desiderio è giusto se noi desideriamo Dio per quello che Dio è.
Ma non è
giusto se noi desideriamo che Dio sia come noi vorremmo che fosse.
Abbiamo detto che c'è sempre
questa passione di assoluto che domina nella creatura.
Passione
d'assoluto vuol dire che quella cosa che noi vogliamo, vogliamo che sia
universale, sia assoluta, sia in tutto, sia unica.
E per
questa passione dell'assoluto noi corriamo il rischio dell'azione.
Il
desiderio è proprio questo tendere a unificare tutto in una cosa sola.
E questo
sta nel portare a compimento, rendere universale quel motivo di vita per cui
noi viviamo, renderlo quindi assoluto, assoluto diventa universale.
Noi possiamo tendere a volere
universale una cosa
che è finita, una cosa che è relativa e qui abbiamo un desiderio che è
ingiusto.
E questo è
possibile per la passione di assoluto.
E questo è
possibile nel Demonio.
Appunto
perché il Diavolo, avendo perso la capacità di conoscere Dio, non può più
rivolgere la sua attenzione alla conoscenza di Dio.
Il suo
sforzo, tutta la sua attenzione è quella di modificare il suo mondo, la sua
realtà, secondo il pensiero di se stesso.
Quello che
può fare anche ognuno di noi.
Tutte le
volte che noi abbiamo come scopo di vita, quindi come motivo di vita, quindi
come padre nostro altro da Dio, noi tendiamo a rendere universale una cosa che
invece non può essere universale.
E allora
ci creiamo dei problemi senza soluzione possibile, perché vogliamo rendere
infinito quello che è finito, vogliamo rendere eterno quello che è transitorio,
vogliamo rendere dio quello che non è dio.
Già qui stiamo sfiorando il desiderio del Diavolo.
Tutte le
volte che noi abbiamo come motivo di vita altro da Dio, noi già cadiamo nel
campo di questa volontà contraria, volontà non giusta, volontà che desidera
altro da Dio, cioè che desidera assoluto (passione di assoluto) ciò che
assoluto non è e non può essere.
Allora qui
possiamo fare il confronto tra quello che è il desiderio del Figlio di Dio e
quello che invece è il desiderio di chi non figlio di Dio, cioè di chi non ha
la capacità di conoscere Dio.
Quando non si ha la capacità di
conoscere Dio,
si ha come motivo di vita l'incapacità di conoscere Dio.
Cioè ci si
giustifica dicendo: "Io non sono capace a conoscere Dio, non ho la
possibilità di conoscere Dio" e questo diventa motivo della nostra
esistenza, della nostra stessa giustificazione.
Chi invece
ha la capacità di conoscere Dio (la capacità di conoscere Dio viene dal
Pensiero di Dio, quindi dal Figlio di Dio) chi ha la possibilità di conoscere
Dio opera in tutto per contemplare ogni cosa in Dio.
Quindi il
fine di colui che ha la possibilità di conoscere Dio è la contemplazione di
ogni cosa nel Padre: riceve tutto dal Padre, riporta tutto nel Padre, per
contemplare tutto nel Padre, tutto compreso se stesso.
Quindi il
fine del figlio di Dio è la conoscenza, è la contemplazione e questa è la vita
eterna.
Non è
figlio di Dio colui che non ha la possibilità di conoscere Dio e non ha
la possibilità non perché Dio gliel'abbia rifiutata ma perché l'ha persa, chi
non ha la possibilità di conoscere Dio, non ha come fine la conoscenza, non ha
come fine la contemplazione, il suo fine è l'azione.
Il suo
fine è l'agitazione, si deve agitare.
Si deve
agitare perché non può accettare le cose come sono.
Il suo
fine è fare tutto secondo il suo desiderio, cioè secondo il suo pensiero che è
il pensiero del proprio io.
Ѐ
agitazione, agitazione e rumore, perché in realtà non può fare niente.
Però il
suo desiderio è quello di improntare tutto del pensiero di sé, per cui non
trova alcuna cosa accettabile di quelle che fa Dio, quindi nessuna realtà gli è
accettabile, non trova luogo di riposo in nulla per lui ma, in tutto opera per
cercare di cambiare quindi abbiamo l'agitazione.
Proprio a Medjugorje
la Vergine
disse che tutto quello che è agitazione viene dal Diavolo.
Voi avete per padre
il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Fin da principio egli era omicida e non è
rimasto fermo nella verità, perché in lui non è verità. Quando dice
menzogne, parla secondo la sua natura, perché egli è mentitore ed è il padre
della menzogna. Gv
8 Vs 44 Terzo tema.
Titolo:
Il guasto nell'origine.
Argomenti: Il rapporto tra
la Verità e la vita. La
reciprocità nel campo dello spirito.
Noi
siamo nella Verità in quanto l'abbiamo presente. La consapevolezza di ciò cui dedichiamo il nostro pensiero. La difficoltà dell'uomo a restare fermo nella Verità. Possiamo restare con Dio nella misura in cui dedichiamo a
Dio il nostro pensiero. Scindere
la vita dalla conoscenza è essere omicidi. Il Demonio ha perso la vita ma non ha perso la passione
dell'assoluto. Affermare
che è impossibile conoscere Dio: peccato contro lo Spirito Santo. Chi ha perso la capacità di conoscere Dio necessariamente
deve passare all'azione.
16/Febbraio/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Dobbiamo
ancora restare nel versetto 44.
Qui Gesù
dice: " Voi avete per padre il Diavolo, e volete compiere i desideri del
padre vostro. Fin da principio egli era omicida e non è rimasto fermo
nella Verità, perché in lui non è Verità. Quando dice menzogne, parla secondo
la sua natura, perché egli è mentitore ed è il padre della menzogna".
Le
domeniche precedenti abbiamo considerato la prima parte: "Voi avete per
padre il Diavolo" e poi ancora: "Volete compiere i desideri del padre
vostro".
Oggi
dobbiamo fermarci su questa parte intermedia: "Fin da principio egli era
omicida e non è rimasto fermo nella Verità perché in lui non è la Verità".
Anche qui,
in queste dichiarazioni di Gesù (tutto quello che Gesù dice, lo dice per la
nostra vita personale interiore) dobbiamo chiederci quale lezione e quale
significato ci sia in queste Parole per la nostra vita interiore.
Quale
significato c'è in quest'affermazione, in questa dichiarazione di Gesù, perché
questa deve servire personalmente per noi.
Ci deve
essere un aspetto positivo, perché se il Signore lo dice, ci deve essere un
aspetto positivo per la nostra vita e questo dobbiamo cercare di meditare.
Dobbiamo
cercare di penetrare questa dichiarazione di Gesù: "Fin da principio egli
era omicida e non è rimasto fermo nella Verità perché in lui non è la
Verità".
Qui
abbiamo tre grandi argomenti.
L'argomento
"fin dal principio egli era omicida".
Poi quel
"non è rimasto fermo nella Verità".
E poi
"poiché in lui non è la Verità".
Abbiamo
detto che sono tre argomenti e tra questi tre argomenti ci sono due rapporti.
C'è un primo
rapporto tra il primo e il secondo e c'è un rapporto tra il secondo argomento e
il terzo.
Il primo
"fin da principio egli era omicida" questo essere omicida e "non
è rimasto fermo nella Verità", qui Gesù mette in relazione l'essere
omicida con il non restare fermi nella Verità.
E poi
abbiamo un secondo rapporto quello tra il "non restare fermi nella
Verità" e "in lui non è la Verità".
Gesù pone
un rapporto perché dice un "perché": "Non è rimasto fermo nella
Verità perché in lui non è la Verità" come fa dipendere "l'essere
omicida" dal "non restare fermi nella Verità", così fa dipendere
il "non restare fermi nella Verità", dal fatto che in lui e quindi in
noi non è la Verità.
Evidentemente
tutto si riduce a quest'ultimo punto, perché tutto dipende da questo: "In
lui non è la Verità".
Se noi
vogliamo approfondire questo, "essere omicida fin dal principio"
dobbiamo partire da questa dichiarazione di Gesù: "In lui non è la
Verità".
Com’è
possibile che in lui, nel Diavolo non ci sia la Verità?
La Verità
di Dio e Dio, è in tutto e in tutti, e com'è possibile allora questa
dichiarazione qui: "In lui non è la Verità".
E poi
com'è che da questo fatto qui, dal non essere la Verità dentro di noi, ne
derivi di conseguenza il non poter restare fermi.
Per cui se
la Verità non è in noi, non possiamo restare fermi nella Verità.
E se non
possiamo restare fermi nella Verità, abbiamo come ultima conseguenza l'essere
omicidi.
Si è
omicida in quanto si priva qualcuno o se stessi della vita.
Gesù aveva
già detto precedentemente: "Voi cercate di uccidermi perché la mia Parola
non penetra in voi".
Aveva già
fatto capire come, quando non si accoglie la Verità, non si lascia penetrare la
Verità, quando non si lascia penetrare in noi la Parola di Dio si diventa
omicidi: "Voi cercate di uccidermi", perché?
Adesso
apertamente pone in rapporto l'essere omicidi con la Verità.
L'argomento di questa sera è cercare che rapporto ci sia tra la
Verità, quindi tra la conoscenza o meglio la non conoscenza e l'essere omicida
e la vita stessa.
Quale
rapporto ci sia tra la Verità e la vita.
Abbiamo
detto che l'argomento iniziale, fondamentale è questa dichiarazione: "In
lui non è la Verità".
La Verità
certamente è presente in tutto, perché tutto è opera sua, quindi Dio è presente
in tutto e in tutti.
Però non è
sufficiente che Lui sia presente in tutto, quindi anche in noi perché noi si
sia in Lui.
Già il fatto stesso che non sia
sufficiente che Dio
sia presente in noi, per essere anche noi presenti a Lui, presenti in Lui, già
ci fa capire come qui il problema sia diverso da quello che può essere in senso
materiale, sensibile.
In senso
materiale quando una cosa è vicina a un'altra, anche l'altra è vicina a questa.
In senso
materiale quando una cosa è dentro l'altra, anche l'altra l'ha presente.
Nel campo
dello spirito, non c'è la reciprocità in questi termini.
Nel campo
dello spirito, Dio può essere presente in noi e noi non essere presenti a Lui.
Dio ci può
conoscere e noi non conoscere Lui.
Dio ci può
amare e non possiamo non amare Lui.
Ecco, è in
questo secondo termine che qui il Signore dice: "In lui non è la
Verità".
Noi siamo nella Verità in quanto
siamo presenti a
Essa, in quanto l'abbiamo presente.
Ma noi
abbiamo presente la Verità in quanto dedichiamo a essa il nostro pensiero.
Ѐ proprio in
questo punto centrale che si salda l'oggettività con la soggettività, nel
nostro pensiero.
Cioè Dio è
presente in noi senza di noi, noi siamo presenti a Dio e abbiamo presente Dio,
soltanto in quanto e per quanto dedichiamo a Dio il nostro pensiero.
Noi siamo
sempre presenti e quindi abbiamo la consapevolezza, di ciò cui dedichiamo il
nostro pensiero che diventa poi la nostra intenzione.
Noi
abbiamo sempre presente un'intenzione e qui si realizza la nostra
consapevolezza, quindi la nostra presenza.
L'uomo si
caratterizza perché è consapevole ma consapevole di che cosa?
L'uomo è
consapevole di ciò cui dedica il proprio pensiero.
Ѐ nel
nostro pensiero che si realizza la consapevolezza di ciò che abbiamo presente.
Ѐ in
questo punto qui che si verifica il punto di contatto tra la presenza oggettiva
e la presenza soggettiva.
Come non è
sufficiente avere oggettivamente un padre naturale per essere figli di questo
padre, oppure non è sufficiente avere Dio come padre per essersi figli di Dio
ma, si richiede avere da parte nostra Dio come motivo di vita, perché sia vero
nostro padre.
Perché la
nostra vera identità, la vera nostra forma di vita, viene determinata non da
ciò che noi abbiamo come padre indipendentemente da noi ma, da ciò che noi
abbiamo come padre come motivo di vita, perché è lì che si determina la nostra
vita.
E con Dio
è lo stesso.
Non basta
che si Dio sia presente in noi per salvarci.
Dio è
presente anche nell'inferno, Dio è presente anche nel Demonio.
Questo non
è sufficiente perché il Demonio possa restare in pace con Dio, perché il
Demonio possa conoscere Dio, perché il Demonio possa essere in paradiso.
Quello che
determina tutto nell'uomo è questa presenza a-, quindi è questa dedizione del
suo pensiero a-.
Dio è
presente in noi, perché se non fosse presente in noi, noi non potremmo nemmeno
pensarlo, quindi non potremmo dedicare a Lui il nostro pensiero.
Dio per
primo ci ama, per cui l'iniziativa è sempre di Dio, perché se Lui non ci amasse
noi, non potremmo amarlo, però che Lui sia presente a noi, non ne consegue che
automaticamente noi siamo presenti a Lui.
Dio
essendo presente dà a noi la possibilità di pensarlo e quindi di averlo
presente in noi.
Noi
l'abbiamo presente in quanto lo pensiamo, in quanto dedichiamo a Lui il nostro
pensiero.
Noi dedichiamo
il pensiero a Lui, in quanto ci occupiamo di Lui, lo facciamo oggetto della
nostra ricerca e della nostra conoscenza, in quanto tendiamo a Lui.
Se noi non lo abbiamo come motivo di pensiero, ecco che ne
consegue quello che dice qui Gesù: "Il non restare fermi nella
Verità".
Non si può
restare.
Perché la
Verità si annuncia a noi, Dio parla a noi in tutto, Dio in tutte le cose ci
propone Se stesso, per cui Dio è Colui che nessuno può ignorare però, la grande
difficoltà che tutti esperimentiamo è quella di restare fermi in Lui.
Noi
esperimentiamo la difficoltà a restare fermi.
Siamo
volubili, siamo incostanti, veniamo e andiamo.
Questo
deriva dal fatto che "In lui non è la Verità", del fatto cioè che Dio
per noi non è motivo di pensiero.
Fintanto
che non è motivo di pensiero, noi non possiamo restare fermi nella Verità e non
restando fermi nella Verità ecco quello che qui Gesù conclude dicendo che si
diventa omicidi.
Essere
omicidi vuol dire privare della vita o privarsi della vita.
Gesù
stesso dice: "Io sono la vite e voi i tralci, senza di Me non potete fare
niente".
Dio è il
vivente, noi viviamo in quanto partecipiamo a ciò che Egli è.
Ma abbiamo
anche visto che la partecipazione avviene attraverso il pensiero, e solo
attraverso il pensiero sia chiaro.
Perché
abbiamo detto che qui è il punto in cui matura la nostra consapevolezza.
E in
quanto matura la nostra consapevolezza c'è la nostra partecipazione
consapevole.
Quindi non
sta nel sentimento, non sta nell'azione esteriore eccetera.
Come
abbiamo visto non sta nemmeno nella libertà della volontà, poiché la volontà è
un campo di applicazione della paternità che portiamo su di noi, che portiamo
in noi, quindi che abbiamo come motivo di vita.
Per cui è
perfettamente inutile far leva o sullo sforzo della volontà o sul cambiamento
della nostra volontà ma, bisogna invece tendere a cambiare la paternità nostra,
quindi a cambiare il motivo di vita.
Così è lo
stesso qui.
Nel campo
della Verità, se noi non dedichiamo il nostro pensiero a Dio, è inutile che noi
facciamo sforzi per restare con Dio.
Tutti i
nostri sforzi sono destinati a essere frustrati.
Noi
possiamo restare con Dio, soltanto nella misura in cui noi dedichiamo a Dio il
nostro pensiero.
E dedicare
il nostro pensiero a Dio, vuol dire applicarci per conoscere Dio.
In
principio in Lui era il Verbo e in Lui era la Vita.
Ѐ detto
che in principio la Vita era la Luce degli uomini.
In
principio cioè la Vita stava nella conoscenza di Dio.
Poi gli
uomini si sono allontanati e allontanandosi hanno perso la vita.
Ma hanno
perso la vita perché hanno perso la conoscenza, hanno perso lo scopo della vita
come conoscenza di Dio.
Hanno
cercato la vita altrove.
E allora
si è realizzato questo: "Fin dal principio egli era omicida",
"dal principio" non in senso di tempo ma, da principio cioè in quel
punto in cui la vita coincide con la conoscenza.
Nel
Principio la Vita è Verità, quindi la vita sta nella conoscenza della Verità.
Gesù
stesso dichiara: "La vita eterna sta nel conoscere Te Padre come vero Dio
e Colui che Tu hai mandato".
Quindi la vita eterna sta nel
conoscere Dio.
Quando il
Signore dice: "La vita eterna sta", per vita eterna s'intende vita
vera.
Cioè, ciò
che è vero, è eterno, ciò che invece appartiene al tempo è mutevole perché non
è vero.
In quanto
dice vita vera, ce la dice già adesso.
La vita
vera sta nel conoscere Dio, quindi questo è il principio della vita, allora
scindere la vita dalla conoscenza, è privare della vita, quindi è, essere
omicidi.
Qui Gesù
dice: "Fin dal principio era omicida".
Fin dal
principio quindi il demonio ha scisso la vita dalla conoscenza e ha fatto
consistere la vita non più nella conoscenza ma nell'azione.
Infatti,
abbiamo detto che il diavolo si definisce come colui che ha perduto la capacità
di conoscere Dio e avendo perduto la capacità di conoscere Dio non può più
applicarsi a conoscere Dio però, non ha perso la passione dell'assoluto.
Ha perso
la vita ma non ha perso la passione dell'assoluto.
Questo c'introduce in un argomento
molto importante, perché
ci fa intuire come si possa essere morti cioè esperimentare la morte, senza
perdere la passione dell'assoluto.
Noi
scindiamo la vita dalla conoscenza, quindi perdiamo la vita, sia quando
cerchiamo la vita altrove dal conoscere Dio e sia quando noi diciamo che è
impossibile conoscere Dio.
In quanto
noi diciamo che è impossibile conoscere Dio, noi tronchiamo la speranza di
poter arrivare a conoscere.
Quando si
toglie la speranza, evidentemente si priva l'uomo della volontà di arrivare a
quel fine, della capacità di arrivare a quel fine.
E quindi
lo si scandalizza.
Il grande
scandalo che si reca agli uomini è proprio quello di dire che è impossibile
conoscere Dio.
Ѐ un
grande scandalo ed è peccato contro lo Spirito Santo.
Ѐ un
peccato contro la Verità.
Perché Dio
ha creato e crea tutte le creature e tutte le cose per farsi conoscere e quindi
è negare il Fine, quindi lo Spirito dell'opera creatrice stessa di Dio.
Si diventa
omicidi così, separando la conoscenza dalla vita.
Abbiamo
anche detto però che, privi della conoscenza e quindi privi della vita, non si
resta privi della passione dell'assoluto.
Il Demonio
che è omicida e quindi anche suicida, esperimenta la morte poiché non può
conoscere Dio, la vita eterna sta nel conoscere Dio, quindi esperimenta la
morte però non ha perso la passione dell'assoluto.
Non ha
perso la passione dell'assoluto perché la passione dell'assoluto esiste nella
creatura indipendentemente dalla creatura stessa ed è una conseguenza dalla
presenza di Dio nella creatura indipendentemente dalla creatura; ed è un
effetto della presenza di Dio.
E questa,
essendo opera di Dio, non è possibile alla creatura annullarla.
Come la
creatura non può smentire la Verità, non può annullare la Verità, quindi non
può dimostrare che Dio non esiste, (poiché la Verità trascende l'uomo), così la
creatura non può perdere la passione dell'assoluto.
Però
questa passione di assoluto privata della possibilità di conoscere Dio, si
rivolge essenzialmente all'azione in quanto non c'è niente che le vada bene,
non può più accettare le cose come sono.
Può
accettare le cose come sono o come accadono, soltanto colui che ha interesse
per conoscere Dio e speranza di conoscere Dio.
Allora
sapendo che in tutte le cose c'è una lezione di Dio, c'è una Parola di Dio, lui
si guarda bene dal modificare le cose, perché modificherebbe la lezione di Dio.
No, lui
senza toccare le cose, quindi senza modificare le cose cerca il Pensiero di Dio
nelle cose che Dio crea, nelle cose che Dio fa accadere.
Questo,
soltanto colui che ha la possibilità di occuparsi di Dio e non ha perso la
capacità di conoscere Dio lo può fare.
Chi ha
perso la capacità di conoscere Dio, necessariamente si deve rivolgere
all'azione, perché non c'è niente che gli vada bene.
E quello
che non può modificare, non lo può sopportare e non poter sopportare vuol dire
odiare.
Odiare
vuol dire desiderare che non sia.
Qui
arriviamo alla conclusione di quello che Gesù ha detto: "Fin dal principio
egli era omicida".
Si è
omicida in quanto si vuole che le cose che sono non siano perché non si possono
intendere nella Verità.
Si
vorrebbero cambiare però, le cose non possono essere cambiate perché sono
volute da una Volontà superiore alla nostra.
E allora
resta l'odio ma l'odio è sopratutto interiore perché non si può fare niente,
quindi resta la passione omicida ed è questa l'esperienza di morte.
Una
passione omicida che odia tutto ciò che Dio fa, tutto ciò che Dio opera, tutto
ciò che esiste e si resta privati della possibilità di intendere le cose nello
Spirito di Dio.
Abbiamo
detto che il tema di oggi è questo guasto che c'è nel principio.
Questo
guasto possiamo precisarlo in questi termini: sta proprio nello scindere la
vita dalla conoscenza.
Voi avete per padre
il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Fin da principio
egli era omicida e non è rimasto fermo nella Verità, perché in lui non è
Verità. Quando dice menzogne, parla secondo la
sua natura, perché egli è mentitore ed è il padre della menzogna. Gv 8 Vs 44 Quarto tema.
Titolo:
La natura del Demonio.
Argomenti: Noi
diventiamo figli di ciò cui dedichiamo la nostra mente. Le due nature dell'uomo. La seconda natura la formiamo dedicandoci a-. La menzogna nasce dalla fusione della passione di assoluto
con ciò che non è assoluto. La menzogna è una espressione dell'odio nell'uomo staccato da
Dio. La
menzogna è cercare di rendere assoluto il relativo. Quando
l'uomo
vive secondo natura, è sempre menzognero. Il significato positivo della menzogna.
23/Febbraio/1986 Casa di
preghiera. Fossano.
Siamo
sempre nel versetto 44 dove Gesù dice ai farisei: "Voi avete per padre il
diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Fin da principio egli
era omicida e non è rimasto fermo nella Verità, perché in lui non è Verità.
Quando dice menzogne, parla secondo la sua natura, perché egli è mentitore ed è
il padre della menzogna".
Abbiamo
visto precedentemente le altre parti di questo versetto 44 e adesso ci rimane
l'ultima parte, in cui troviamo queste parole di Gesù: " Quando (il
Diavolo) dice menzogne, parla secondo la sua natura, perché egli è mentitore ed
è il padre della menzogna".
Qui quello
che subito si fa notare è quest'affermazione: "Dice menzogne e parla
secondo la sua natura".
Per cui
viene subito da chiederci chi ha fatto questa natura che parla menzogne?
Siccome
tutto è opera di Dio, il riferimento è evidente.
E allora
può forse Dio creare una natura che parli menzogne?
Non solo
ma Gesù dice: "Egli è mentitore ed è il padre della menzogna".
In queste
parole anche qui dobbiamo cercare sopratutto (se Gesù le dice, le dice per la
nostra vita essenziale, per la nostra vita personale, interiore) quale
significato quale lezione voglia comunicarci Gesù attraverso queste sue
dichiarazioni.
Quest'affermazione
è da collegarsi con quello che abbiamo visto la volta precedente.
Gesù qui
dice: "Perché in lui non è la Verità".
E abbiamo
riflettuto che quel: "Non è la Verità in lui" non rivela il fatto che
non ci sia la Verità anche nel demonio.
Perché la
Verità è Dio e Dio è presente anche nel Demonio, è presente anche nell'inferno,
è presente ovunque.
Dicendo:
"In lui non è la Verità", dice: "In lui non c'è l'amore per la
Verità", in lui non c'è la dedizione alla Verità.
E non
essendoci la dedizione alla Verità, c'è l'incapacità di conoscere la Verità.
Abbiamo
visto già altre volte come ognuno di noi sia là, dove dedica il suo pensiero.
Noi viviamo essenzialmente di pensiero
e dell'oggetto che facciamo oggetto del nostro pensiero.
Ѐ lì che
si determina la nostra vita, si determina la nostra paternità, per cui noi
diventiamo figli di ciò cui dedichiamo la vostra vita, di ciò cui dedichiamo la
nostra mente.
E se
diciamo figli, evidentemente, c'è un rapporto figlio/padre: ciò cui dedichiamo
la nostra vita diventa il motivo di noi, il motivo stesso della nostra vita.
In questo senso noi dobbiamo
vedere questa dichiarazione
di Gesù: "In lui non è la Verità", non è la Verità in quanto nel suo
io, in ciò cui egli dedica il suo io non c'è la Verità.
Ha
dedicato il suo io, il suo pensiero ad altro e vivendo per altro si perde la
capacità, poiché si diventa figli di ciò cui ci si dedica.
Ѐ qui che
adesso troviamo il collegamento con quello che Gesù adesso dichiara:
"Quando dice menzogne, parla secondo la sua natura".
Dedicando
il nostro pensiero a-, diventiamo figli di-, e quindi diventiamo condizionati
da-.
La natura
è proprio quella che condiziona la nostra esistenza, condiziona l'esistenza di
tutto ciò che esiste.
Abbiamo una natura che è data a noi senza di noi e abbiamo
una natura che si forma in noi man mano che noi viviamo per-.
Cioè
dedicando il nostro pensiero a qualche cosa, noi formiamo in noi (in termini
medici si direbbe "somatizziamo") una natura cioè, scriviamo in noi.
Il nostro
corpo è un terribile registratore.
Non
soltanto registra ma ci ripresenta quello che noi abbiamo registrato.
Noi
registriamo e programmiamo in quanto dedichiamo il nostro pensiero a qualche cosa
e poi quando magari meno ce lo aspettiamo, il corpo ci presenta quello che
abbiamo programmato e ce lo esige e questo diventa natura.
Per cui
come noi abbiamo un Padre che è dato a noi senza di noi e quindi abbiamo una
natura che ci condiziona in conseguenza di questo Padre, cioè Dio Creatore e
noi siamo condizionati da tutta la creazione di Dio, così vivendo per-,
noi formiamo un'altra natura.
Teniamo
presente che quest'altra natura che si forma in noi, in conseguenza delle
nostre scelte personali, in conseguenza della nostra dedizione, sopratutto
dedizione della nostra mente, del pensiero a-, teniamo presente che questa
natura qui, diventa l'elemento dominante sulla natura di prima dominante.
Dominante
e quindi ci schiavizza, è il principio che condiziona e determina la nostra
vita.
Come nei
giorni della creazione è detto nella Bibbia che Dio creò tutti gli esseri
viventi, secondo un loro seme, quindi secondo un loro principio ed è in quel
principio che si determina la natura di ogni vivente, così noi vivendo per-,
seminiamo un principio nella nostra esistenza.
E questo
principio determina una natura e noi viviamo secondo questa natura.
E questa
natura può diventare in noi una sorgente di menzogna.
Se si
forma in noi, una natura che è conseguente all'oggetto del nostro pensiero, se
c'è questa natura qui che è l'elemento dominante in noi, però noi perdiamo la
passione dell'Assoluto che è stata data a noi senza di noi e che è una
conseguenza della presenza di Dio in noi.
Il fatto
che Dio è presente in noi senza di noi, fa sentire a noi questa passione
d'Assoluto che, essendo data a noi senza di noi, non possiamo perdere, perché è
opera del Creatore, opera della creazione di Dio, allora succede che in noi si
forma una natura che è conseguente a ciò cui noi dedichiamo la nostra vita e
portiamo in noi una passione di Assoluto che naturalmente ci conduce a
esaltare, quindi a deformare tutto ciò per cui noi viviamo.
Ora se noi viviamo per Dio,
essendoci in
Dio la Verità, allora questa passione di Assoluto ci conduce a parlare la
Verità, ma se noi invece dedichiamo la nostra mente ad altro da Dio, siccome la
Verità è solo in Dio e si conosce solo in Dio, se noi dedichiamo la nostra
mente ad altro da Dio e quindi a ciò che non è Verità, anche se è segno di Dio
quindi è segno della Verità ma non è la Verità, ecco che questa passione
d'Assoluto portandoci a ritenere Assoluto ciò che non è Assoluto ci fa sorgenti
di menzogna.
Nasce così
la menzogna nel mondo di Dio, la menzogna nell'universo, nella creazione stessa
di Dio, come fusione della passione di Assoluto, con ciò che Assoluto non è.
Abbiamo detto che alle estreme conseguenze l'uomo vivendo per
ciò che non è Dio, finisce per trovare la propria morte ma, anche morto lui non
perde la sua passione d'Assoluto.
Per cui,
per questa morte che porta in sé, nel pensiero di sé e per questa passione di
Assoluto, lui è portato a desiderare di cambiare tutte le cose, è portato
all'azione.
Il diavolo
non è portato alla contemplazione perché non può conoscere Dio, è portato all'azione,
a modificare, poiché non sopporta niente di ciò che esiste, quindi a modificare
tutto ciò che esiste, tutto ciò che è opera di Dio.
E siccome
non lo può modificare, è portato all'odio.
L'odio che
è il desiderio che non sia ciò che è.
Anche la menzogna
è un'espressione di quest'odio, è bisogno che la cosa sia diversa da com’è,
perché non si sopporta com'è.
Non si
sopporta com’è, perché non la si può intendere nel Pensiero di Dio.
E non la
si può intendere nel Pensiero di Dio, perché Dio non è in noi.
E Dio non
è in noi, perché non lo abbiamo fatto oggetto della nostra vita, dedizione
della nostra mente.
Non
facendo Dio, la Verità di Dio oggetto della dedizione della nostra mente,
perdiamo la capacità di conoscere Dio, perché Dio si conoscere soltanto in Dio
e la Verità si trova soltanto nella Verità.
Se noi non ci dedichiamo a Dio, perdiamo la capacità di
conoscere Dio.
Perdendo
la capacità di conoscere Dio, non possiamo più cercare la Verità nelle cose,
non possiamo più intendere la Verità nelle cose.
Non
potendo intenderle, non le sopportiamo più, perché quello che non possiamo
conoscere non lo sopportiamo e allora abbiamo bisogno di cambiarle.
Questo
desiderio di cambiare le cose, di farle essere diverse da come sono, è la
menzogna.
Per questo
dico che questa menzogna nasce dalla passione d'Assoluto sposata a un segno di
Dio.
Ѐ
desiderare di fare Assoluto quello che è relativo.
Teniamo
presente che l'Assoluto è vero, il relativo è vero, la menzogna nasce dal
bisogno, dal desiderio di fare Assoluto quello che è relativo.
Per cui la menzogna non è nelle
cose ma, la
menzogna è nell'animo di colui che non può conoscere Dio, che non può conoscere
la Verità.
L'uomo può
dire menzogne ma penso che si debba a questo punto rettificare
quest'affermazione: l'uomo deve dire menzogne.
Gesù dice
che il Demonio è mentitore, se è mentitore e parla secondo la sua natura, vuol
dire che deve dire menzogne, perché è mentitore.
Così
l'uomo, quando non dedica la sua mente a Dio, quindi quando vive secondo la sua
natura è mentitore.
Quando
diciamo "vive secondo la sua natura”, vuol dire che vive secondo i suoi
sentimenti, vive secondo il suo mondo, vive secondo le sue passioni, i suoi
interessi.
Questo è
un vivere secondo la sua natura, secondo le esigenze che sente in sé.
Quando
l'uomo vive secondo la sua natura, è sempre menzognero, deve!
Ѐ fonte di
menzogna, non può dire la Verità, perché per dire la Verità bisogna contemplare
la Verità nella Verità, in Dio.
Quanto non
si contempla la Verità in Dio, nella nostra mente c'è altro da Dio e per
quest'altro da Dio sposato alla passione di Assoluto, l'uomo deve deformare le
cose.
La
menzogna è volere che sia vero ciò che non è vero.
Ѐ volere
che si Assoluto ciò che è relativo.
Ѐ volere
che sia eterno ciò che è temporaneo.
A questo
punto dobbiamo chiederci perché?
Perché se
tutto ciò che esiste, esiste nel Regno di Dio, in quanto esiste nel Regno di
Dio ha una funzione positiva, anche la menzogna, anche la presenza della menzogna,
cioè la presenza del mentitore, di colui che deve dire menzogne, deve avere una
funzione positiva nel Regno di Dio, cioè deve glorificare Dio.
L'uomo
abbiamo detto che si caratterizza per la passione della Verità che porta in sé,
per la passione d'Assoluto, si caratterizza anche perché dice delle menzogne.
L'uomo è l'unica creatura che può
dire menzogne.
Quindi in
questo dire menzogne c'è un mistero profondissimo attraverso il quale Dio trae anche
qui, motivo della sua glorificazione, glorificazione della sua Verità.
Poiché se
colui che dice menzogne tende a far passare per vero ciò che vero non è, rende
con ciò testimonianza del grande valore che ha la Verità.
E qui sta
la funzione di colui che dice menzogne.
Poiché
dicendo menzogne, glorifica ancora la Verità, rende testimonianza
dell'importanza che ha la Verità.
Questo ci
fa capire che la Verità trascende tutto, è superiore a tutto, anche alla
menzogna e non c'è niente che la possa infirmare.
Ѐ quello
che abbiamo già accennato: Il paradosso del mentitore.
Il
mentitore il quale dice: "Io dico sempre ciò non è vero", in un modo
o nell'altro, non può sostenere quello che lui dice.
Glorifica
anche qui la Verità.
In un modo
o nell'altro l'uomo, quando parla, non fa altro che ripetere sempre qualche
cosa Dio e in quanto ripete qualche cosa di Dio, glorifica Dio in
tutto ciò che fa e dice.
Se è con
Dio, parla la Verità e quindi glorifica la Verità, se non è con Dio, deve
presentare come Verità quello che non è Verità e anche qui, non fa altro che
testimoniare la grandezza, l'importanza, il valore che ha la Verità.