Chi vuol fare
la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me
stesso. Gv 7 Vs 17 Primo tema.
Titolo: Per arrivare alla sorgente è necessario l’impegno personale.
Argomenti: Dio parlando ci
propone Se Stesso. Dio vuole che l’uomo viva. Preferire i doni di Dio a Dio. Festa: libertà da-. Possibilità di rivelare il nostro amore. L’insegnamento di Gesù
nella notte. Assorbire il divino nell’umano. In tutto è Dio che parla con noi, la
creatura è un mezzo. L’uomo può riconoscere ciò che viene da Dio. Fare la volontà di
Dio: Dedicarci a-. Sentito dire e capire personale. Conoscere la sorgente. Il capire dipende dal
“fare”. Il fine è la conoscenza. Cielo e terra. Assorbire la terra
nel cielo. L’intenzione di Dio. Capire la terra come volontà di Dio. Proiettare
l’intenzione sui segni di Dio. L’assenza di Dio. L’ambiguità dei segni. Il dubbio e la
certezza. Farsi centro del mondo. La giustizia essenziale. Ogni giorno è una
pagina di Vangelo da leggere e capire. Vedere nelle creature Dio. Recitare l’umiltà. Presa di coscienza
personale.
14/ Marzo /1982
Gesù aveva prima dichiarato: “La mia dottrina non è mia
ma di Colui che mi ha mandato”
Abbiamo visto che la sua dottrina, il suo insegnamento,
era illuminazione di coloro che erano venuti a trovarsi nella notte perché
avevano trascurato Gesù.
Gesù che non andava a quella festa, ma i fratelli avevano
preferito l’attrazione della festa.
È la colpa di ogni uomo che non s’accorge che di fronte a
tutte le parole di Dio (tutto è parola di Dio), lui si trova di fronte a una
proposta d’amore.
Dio parlando, ci propone Se stesso.
Tutto è opera di Dio, tutto è parola di Dio, è Dio
essendo Colui che è, non fa altro che parlare di Sé, che presentare Sé, che
significare Sé.
In tutte le cose, in quanto ci annuncia Sé, ci invita a
guardare Lui, c’invita a cercarlo, a conoscerlo, poiché Lui è il vivente.
Noi non siamo vivi, noi viviamo per partecipazione a Dio,
Dio è il vivente.
Attraverso tutte le sue opere, Lui ci offre la
possibilità di partecipare a ciò che Egli è e quindi di vivere.
Ma se noi non passiamo dai suoi segni al suo spirito, non
passiamo dalle sue parole a Lui, noi senza rendercene conto, veniamo meno
all’amore, perché amare vuole dire cercare la presenza dell’essere amato.
Dio c’invita a cercare la sua presenza, Dio c’invita a
guardare Lui per potere partecipare alla vita: “Io ho messo nelle tue mani la
vita e la morte, però ti dico di scegliere la vita, affinché tu non abbia a
esperimentare la morte”.
Gesù conferma: “Quanti vengono dietro di Me, non
gusteranno la morte”.
Questa è la promessa di Gesù, Dio ci ha fatti per la
Vita, Lui è amante della Vita e vuole che l’uomo viva.
Invece i fratelli di fronte a quanto diceva Gesù: “Io non
vado a questa festa”, hanno preferito la festa.
L’uomo preferisce i doni di Dio a Dio, preferisce le
creature al Creatore e lì sta il peccato dell’uomo che è fondamentalmente un
atto d’ingiustizia ed è una mancanza d’amore.
In conseguenza di questo, l’uomo viene ad esperimentare
la notte, le tenebre ed abbianmo visto che in questo sta la prima parte della
festa.
Questo tempo che Dio offre all’uomo per potersi occupare
di Dio.
L’uomo non è libero di occuparsi di quello che vuole.
L’uomo è schiavo.
Dio però di tanto in tanto gli concede qualche giorno di
libertà da-, affinché egli possa essere libero per-.
Ed è proprio quando l’uomo è libero dalle sue catene che
può manifestare il suo cuore, rivelare il suo interesse principale, poi ricade
di nuovo schiavo.
Perché la libertà si ottiene soltanto in Dio, poiché come
la vita è Dio, così Dio è l’essere veramente libero.
E così come noi viviamo in quanto partecipiamo a Dio, noi
diventiamo liberi, nella misura in cui partecipiamo alla libertà di Dio e Dio
ci offre questa possibilità.
Tutta la creazione si conclude con un giorno di sabato,
che è un giorno di riposo, è un giorno in cui la pressione dei nostri doveri e
impegni tace, questa pressione si placa e noi abbiamo la possibilità di occuparci
di Dio.
È una libertà relativa che dura un giorno in cui possiamo
rivolgere il nostro pensiero là dove meglio noi riteniamo.
È lì che si rivela il nostro cuore.
Dio ci dà la festa, affinché il nostro cuore si riveli,
si manifesti.
Però abbiamo visto che possiamo sprecare questa festa.
E la sprechiamo proprio non occupandoci di Dio,
trascurando Dio e allora si ricade nella schiavitù dei sei giorni lavorativi.
Nei sei giorni della creazione di Dio, l’uomo non
sottomette la creazione a sé, ma è sottomesso alla creazione.
Tutto quello che noi preferiamo a Dio, diventa per noi un
idolo e un motivo di schiavitù.
Ed è la nostra notte.
Però Gesù non ci abbandona in questa notte, Lui viene di
nascosto alla festa degli uomini, di nascosto, quindi all’insaputa dell’uomo.
Appunto perché l’uomo non ha preferito Lui.
Viene e insegna.
Questo insegnamento è l’assunzione della notte dell’uomo,
nella luce di Dio.
È il cercare di fare capire all’uomo che le tenebre in
cui è venuto a trovarsi, sono una conseguenza del fatto che lui ha tradito
l’amore, che lui non ha visto la proposta che Dio gli faceva, per entrare nella
comunione con Lui.
Anche qui i giudei tendono ad assorbire il divino
nell’umano: “Come mai costui sa di lettere, senza avere mai studiato, senza
avere frequentato le nostre scuole?”.
È l’uomo che nel suo peccato, tende a materializzare
tutto.
Tende a interpretare tutto in funzione della materia, in
funzione della natura, in funzione dell’umano.
Spoglia il divino e non s’accorge che sta sprecando la
seconda parte della festa.
È qui che Gesù dice: “La mia dottrina non è mia ma di
Colui che mi ha mandato”.
Quasi a mettere l’uomo di fronte al rischio che sta
assumendo trascurando il divino, poiché chi sta parlando in tutte le cose con
te è Dio.
Stai attento a quello che rifiuti, stai attento a quello
che tu trascuri.
La pietra che tu trascuri, diventa la pietra
fondamentale, senza la quale nessun edificio sta su.
Perché in tutte le cose non è la creatura che parla con
te, è Dio che parla con te.
La creatura è soltanto un mezzo, uno strumento con cui
Dio sta arrivando a te, quindi stai attento, perché trascurando quello che ti
viene detto, tu trascuri il tuo Dio, tu trascuri la tua vita, tu trascuri la
tua luce.
Dopo avere affermato: “La mia dottrina non è mia ma di
Colui che mi ha mandato”, adesso Gesù dice: “Se qualcuno vuole fare la volontà
di Lui, capirà se questo insegnamento viene da Dio o se Io parlo da Me stesso”.
La prima lezione è questa: è possibile all’uomo
riconoscere ciò che viene da Dio.
Qui i giudei non riconoscevano ciò che veniva da Dio.
Gesù afferma che è possibile all’uomo riconoscere ciò che
viene da Dio.
E dopo avere detto che è possibile, rivela qui la via
perché questo sia possibile.
L’uomo può riconoscere se una cosa viene da Dio o non
viene da Dio, può riconoscere se una parola è di Dio o non è di Dio, può
riconoscere se la dottrina di Gesù è un insegnamento umano, oppure se è Dio che
parla a noi.
Quindi l’uomo non dica che è impossibile.
Dopo avere affermato che questo è possibile, Gesù dice la
via e la via è questa: “Se qualcuno vuole fare la volontà di Lui capirà...”.
La via sta nel volere fare la volontà di Dio.
E qui ci rivela un altra cosa importante: “Se qualcuno”,
ci rivela che il capire è personale.
Il capire non è effetto del gruppo, non è effetto di una
istituzione, non è effetto di un popolo.
“Se qualcuno vuol fare”, l’impegno è personale.
Abbiamo sempre detto che ci sono due modi di capire, c’è
un capire per sentito dire e c’è un capire personale.
Il capire per sentito dire, non ci rivela la fonte.
È il sentito dire di Nicodemo, al quale Gesù dice: “Lo
spirito soffia dove vuole”, noi avvertiamo il vento, avvertiamo la parola,
avvertiamo il segno, ma non avvertiamo la fonte, la sorgente.
E fintanto che non conosciamo la sorgente di quello che
arriva a noi, noi non possediamo la cosa.
Per possedere la cosa bisogna conoscere la sorgente della
cosa stessa.
Ma per arrivare a conoscere la sorgente è necessario
l’impegno personale.
È questo impegno personale che ci fa capire che vi è una
conoscenza che è personale.
A Dio si giunge per amore.
E l’amore è sempre un atto personale.
Quindi vi è una conoscenza che è essenzialmente personale
ed è incomunicabile, cioè la certezza che viene proprio data all’uomo dalla
conoscenza della fonte delle cose, questa è essenzialmente personale e
presuppone la dedizione.
Gesù dice: “Se qualcuno vuole fare la volontà di Lui,
capirà”, fa dipendere il capire dal volere fare la volontà di Dio.
Fa dipendere il capire dal fare.
Noi siamo portati generalmente a capovolgere le cose.
Noi riteniamo che prima si debba capire e poi fare.
Qui invece Gesù ci fa capire una cosa molto diversa,
bisogna fare per arrivare a capire.
Non basta ascoltare, la parola di Dio va fatta.
Non basta dire da mattina a sera: “Signore, Signore”, chi
dice “Signore, Signore” da mattina a sera non entra nel regno di Dio, ma chi fa
la volontà di Dio.
Così come per quei due fratelli ai quali il Padre dice di
andare a lavorare nella vigna.
È sempre necessario l’impegno e la dedizione personale.
E questo ci fa capire che il fine non sta nel fare.
Noi generalmente studiamo, capiamo per potere fare.
Perché noi generalmente riteniamo che il fine sia fare,
l’azione nel mondo.
Noi studiamo cerchiamo di capire per potere fare e noi
strumentalizziamo la conoscenza ad un certo fare, nel pensiero dell’io.
Qui Gesù ci dà una grande lezione e cioè che il fare non
è il fine.
Il fine sta nel capire.
Il fine è conoscenza, è contemplazione.
L’uomo è stato creato per contemplare: il giorno del
riposo di Dio, per entrare nella pace di Dio.
La vita vera dice Gesù sta nel conoscere il Padre come
vero Dio, la vita eterna sta nel conoscere Dio.
Noi siamo stati creati per la vita eterna, siamo stati
creati per conoscere Dio e per arrivare a questo fine, a questa meta si
richiede il fare.
Il fare la volontà di Dio, vuole dire dedicarci a Dio:
“Sforzati di entrare”.
L’uomo essendo stato creato per un fine, deve impegnarsi
con tutte le sue forze a raggiungere questo fine.
E soltanto dedicandosi a Dio fa la volontà di Dio.
Dio vuole essere conosciuto e soltanto in quanto l’uomo
s’impegna per conoscere Dio entra nella luce di Dio, entra nella certezza, si
partecipa di Dio e si trova la nostra vita.
Qui ci colleghiamo con quanto Dio ha fatto creando
l’uomo.
Creando l’uomo, Dio gli ha dato un cielo e una terra.
Il cielo è la meta e rappresenta tutte le cose secondo
Dio.
Dio ci fa pregare il Padre: “Sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra”, questa volontà che Gesù dice è la via per capire
le cose di Dio.
Cielo è il luogo in cui tutto è secondo l’intenzione di
Dio e non c’è il male, la terra è il luogo in cui invece si vedono tante
intenzioni, tante volontà, non tutto è secondo la volontà, l‘intenzione di Dio.
Sulla terra vediamo il male, la molteplicità degli
esseri, delle volontà, delle intenzioni, però Dio ha dato a noi il cielo per
vivere.
Cioè noi dobbiamo guardare a quel luogo in cui tutto è
secondo Dio.
Dio ha dato a noi la terra affinché c’impegniassimo a
sottometterla tutta alla volontà di Dio come è in cielo.
Cioè a fare della nostra terra il cielo di Dio.
Non che questa terra non appartenga al cielo, se noi
vogliamo conoscere la terra dobbiamo proiettarla nel cielo.
Quindi il cielo è la meta, è la conoscenza di tutte le
cose secondo Dio.
Dio opera in tutto per renderci partecipi consapevolmente
di ciò che Egli è e del suo regno.
Questa terra diventa il luogo in cui noi possiamo fare la
volontà di Dio come la vediamo nel cielo di Dio, affinché noi possiamo assorbire
la terra nel cielo di Dio, cioè affinché noi possiamo vedere sulla nostra terra
tutto come volontà di Dio mentre apparentemente non vediamo la volontà di Dio.
Non vediamo la volontà di Dio, poiché la volontà,
l’intenzione di Dio, nasce da Dio, viene da ciò che Egli è.
L’intenzione di un essere nasce da ciò che quell’essere
è.
Siccome Dio non si confonde mai con la creatura, noi non
vediamo l’intenzione di Dio, noi non vediamo la volontà di Dio.
Noi vediamo i segni di Dio ma non vediamo Dio, né la sua
volontà e la sua intenzione.
Per vedere si richiede la dedizione nostra, è Dio che
rivela Dio a noi.
È Dio che fa conoscere, è nella sua luce che noi vedremo
la luce, nella misura in cui noi ci dedichiamo a Lui.
Nella misura in cui noi ci dedichiamo al cielo di Dio,
noi avremo la capacità di assorbire la nostra terra in cui non si vede la
volontà di Dio nel cielo di Dio in cui si vede la sua volontà e di vedere anche
sulla nostra terra la volontà di Dio.
Quindi lo scopo non è di fare sulla nostra terra la
volontà di Dio ma di capire la nostra terra come volontà di Dio.
Nella misura in cui capiamo la nostra terra come volontà
di Dio, la nostra terra diventa cielo di Dio.
Poiché il cielo è il luogo in cui tutto avviene secondo
la volontà di Dio.
E noi sappiamo per fede che già adesso sulla nostra
terra, tutto è opera di Dio, nulla accade senza che Dio lo voglia, però non lo
vediamo.
“Anche i capelli del tuo capo sono tutti contati”.
Dio regna in tutto, nel cielo, sulla terra e
nell’inferno.
Uno solo è il Signore Dio tuo, non avrai altro principio,
non avrai altro Dio.
Per fede, poiché Dio è il Creatore, sappiamo che tutto è
opera sua, apparentemente questo “tutto opera di Dio” non lo vediamo anzi
vediamo tutto come opera degli uomini, del denaro, della violenza, ma questa è
apparenza.
Appunto perché non vediamo l’intenzione di Dio, siamo
però chiamati a vedere questa intenzione.
Non solo ma a vedere l’intenzione di Dio in tutto sulla
nostra terra.
Come noi arriviamo per grazia di Dio a vedere la nostra
terra tutta come volontà di Dio, la nostra terra diventa il cielo di Dio.
Chi vuol fare
la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene
da Dio, o se io parlo da me stesso. Gv 7 Vs
17 Secondo
tema.
Titolo: Per fare la volontà di uno, bisogna capire la sua intenzione.
Argomenti: La fedeltà
dell’amministratore. La Giustizia fa fatta anche se non si è attratti da Dio. Il far parte di un
gruppo non dispensa dall’impegno personale. Vedere la luce come
dono di Cristo ma senza possederla. La presenza fisica del Cristo m’impedisce di
cogliere la Verità. La certezza si forma della fonte del Cristo. La persona umana ha in
sé il motivo di ciò in cui crede. L’intenzione Di Dio è invisibile nelle
cose. La scienza conosce solo i rapporti tra le cose ma non il loro essere. Solo Dio predica
l’essere delle cose, fintanto che non siamo con Lui, vediamo i modi di essere
delle cose. L’inferno è capire di non capire. Solo Cristo fa consistere la vita nel fare. Nessun uomo potrà parlare
come Cristo. Il parlare superiore di Cristo. Quando l’anima si accorge che la dottrina del
Cristo è del Padre. Prendere consapevolezza che quando si pensa Dio lo si pensa col pensiero di
Dio. Dottrina di Dio/Pensiero di Dio. L’esperienza personale con Dio. Discussione sulle
domande personali.
15/ Marzo /1982
Sintesi. Gv 7 Vs 1- 17 Primo tema.
Titolo: La festa e il significato di essa.
Argomenti: Il Pensiero di Dio in
quello che esperimentiamo – La scelta di fronte alla proposta di Dio – La prima e la
seconda parte della festa – Interiorizzare Cristo attraverso il rifiuto
di Lui – Il rapporto con Dio – Le scelte di fronte alle parole di Dio – L’ultimo segno – Dio non si trova nei
suoi segni – Le conseguenze del rifiutare Dio – I nostri pensieri sono opera di Dio – Le scelte future – Percepire la proposta
d’amore – Giocarsi la vita eterna attraverso le scelte sulla terra – La scelta definitiva – La precedenza di Dio
sull’io – La conflittualità interiore – Dio prende su di se i nostri errori – L’interiorizzazione
delle cose – Le proposte ci cambiamo – La formazione della persona – Il padre che
vogliamo -
21/ Marzo /1982 Vigna.
L’uomo non percepisce la proposta del Figlio
di Dio che gli dice: “Io non vengo a questa festa”.
La conseguenza di questo è che l’uomo viene a
trovarsi in conflitto, viene a trovarsi nella notte, viene a trovarsi nella
paura, come conseguenza di avere sciupato la prima parte della festa.
Dopo avere sprecato metà della festa, abbiamo
visto l’intervento di Dio verso l’uomo, per evitargli di sprecare l’altra parte
della festa, mettendolo sull’avviso che tutto dipende dalle scelte che l’uomo
fa, di fronte alle proposte di Dio.
L’uomo deve vederle queste proposte, deve
prendere coscienza, perché sono proposte di vita eterna.
Qui Gesù sale di nascosto a Gerusalemme e a
un certo momento si mette ad insegnare nel tempio.
Questo salire di nascosto a Gerusalemme, all’insaputa
dell’uomo, è Dio che entra in noi a nostra insaputa e parla, insegna dentro di
noi, senza che noi ce ne rendiamo conto, proprio perché noi avendolo rifiutato,
l’abbiamo interiorizzato.
Questo insegnamento è riflessione sulla
situazione in cui noi siamo venuti a trovarci dopo avere trascurato Gesù in
Galilea.
La riflessione in cui siamo venuti a
trovarci, è assunzione della nostra notte nella luce di Dio, perché il Figlio
di Dio parla a noi per farci vedere il Pensiero di Dio in quello che stiamo
esperimentando.
Con ciò ci conduce a capire che la situazione
nostra di oggi è in rapporto ad una proposta di Dio ed a una scelta nostra.
A questo punto l’anima è fatta consapevole
per la scelta ulteriore nella seconda parte della festa, in cui l’anima è posta
di fronte al Pensiero di Dio, per potere dare la precedenza al Pensiero di Dio,
rispetto al pensiero dell’io.
Questo è il punto estremo, passato il quale l’anima
non ha più alcuna possibilità di recupero.
Dobbiamo vedere quindi la prima parte della
festa, la seconda parte della festa e le loro conseguenze per la nostra anima
che derivano dallo sprecare la prima parte della festa e dallo sprecare la
seconda parte.
Sintesi. Gv 7 Vs 1- 17
Secondo tema.
Titolo: Il rimorso e il perdono.
Argomenti: La vera autorità è la
Luce che convince. Sottomettere la Luce a un altra autorità. Il rifiuto alla Luce
che si è presentata. La Morte di Cristo interiorizzata. La morte all’io e la resurrezione di Cristo.
Il rimorso è luce. Vedere la nostra colpa. Il rimorso di Pietro e Giuda. In Cristo ritroviamo
tutti i fatti della nostra vita. La Scrittura è illuminata nel fine. L’insegnamento
interiore di Cristo dopo il delitto di pensare a noi. Superarsi è cercare
in Dio la ragione delle cose. La schiavitù dei giorni feriali e la libertà
della festa. In Dio tutto è sabato. Lo specchio del mondo esterno. Il Calvario è la sintesi di tutti i rifiuti dell’uomo. Cristo prende su di
Sé il nostro peccato. La luce del perdono. La confessione cattolica. Credere per vedere. La fede è adesione e
dedizione per capire. Perdono e amore. L’inferno è non potere dimenticare se stessi. Felix culpa. Il significato
dell’io.
22/ Marzo /1982