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Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.  Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il danaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. Gv 2 Vs 12/16 Primo tema.


Titolo: Profanatori del tempio

Argomenti: L’annuncio della venuta e la venuta di Dio. Dio si riprende ciò che è suo. La perdità della disponibilità per occuparsi di Dio. Il superamento dell’io non è automatico.  La collocazione cronologica dell’avvenimento.


 

10/Ottobre/1976


Luigi: Io chiederei le impressioni di questo episodio, magari confrontandolo con l'episodio di Cana che è nello stesso capitolo. Chiederei le impressioni che ha lasciato in ognuno di voi, quali sono le curiosità, sentiamo Pinuccia.

Pinuccia: Io aspettavo che ci spiegassi tu …

Luigi: Hai qualche cosa da dire?

Pinuccia: Qualche cosa da chiedere, sì.

Luigi: Le impressioni che può aver lasciato la lettura di questo episodio…

Pinuccia: Non ho mai pensato di fare il confronto con le nozze di Cana.

Luigi: Io lo vedevo un po’ come un dittico sullo stesso argomento

Pinuccia: Il primo ci presenta la chiamata a questo giorno di nozze, cioè la nostra vita che è un giorno di nozze e qui si è visto l’intervento di Dio di fronte a questa mancata risposta alla chiamata. Perché anziché preoccuparci di questo, riempiamo il nostro interno di buoi, di pecore, di colombe, di cambiavalute. Allora penso che sia una reazione di amore da parte di Dio che scaccia tutto questo che ci impedisce questo giorno di nozze, la realizzazione del piano del Signore.

Luigi: Il tempio di cui parla Gesù è il nostro interno. Cina hai qualcosa da dire?

Cina: È un rimprovero a questa mancata presenza all’uomo di preghiera che dovrebbe essere la nostra vita. C’è di tutto un po’ ma manca questa presenza; essendo la nostra vita un giorno di nozze …

Luigi: Cioè il giorno di nozze si realizza in quanto c’è questo luogo di preghiera, perché “la mia casa è casa di preghiera e voi l’avete trasformata in una spelonca di ladri, in un luogo di traffico”. Nel Libro dei Profeti ho presente qui il capitolo VII di Geremia dove vediamo che anche Ezechiele parla di questa spelonca di ladri, di questo tempio che è stato trasformato in un luogo di traffico, di passaggio. Dato che la nostra vita è un giorno di nozze, queste nozze si realizzano in quanto la nostra casa interiore è un luogo di preghiera.

Eligio: L’altra volta abbiamo parlato delle nozze come non tanto in senso spirituale, ma le nozze nel senso del mondo, di una festa alienante rispetto alla scelta in cui vuole condurci Dio. Lo spettacolo dei trafficanti del tempio, come quello delle nozze di Cana restano due aspetti diversi di una identica scelta di fondo: della scelta di colui che opera per sé e non per Dio. Non solo, malgrado l’apparente diversità di comportamento di Gesù rispetto ai partecipanti alle nozze (infatti Lui si rivelerà soltanto ai servi, e conferma nella fede soltanto i discepoli e non lo sposo e il maestro di tavola che era l’autorità), qui Gesù addirittura arriva a fare una corda e a battere, direi ad essere violento. È una forma di violenza esteriore che però non è più grave di una violenza del silenzio o del rifiuto di Gesù che compie verso lo sposo delle nozze di Cana. Quindi malgrado i due atteggiamenti siano apparentemente molto diversi, per me sono sostanzialmente identici, anzi se dovessi giudicarli sotto il profilo della gravità, della severità, ritengo più severo l’atteggiamento alle nozze di Cana che non verso i cambiavalute e i trafficanti del tempio. Quanto poi all’affermazione di Gesù “la mia casa è casa di preghiera”, è evidente che la casa del Signore è la nostra anima. Mentre leggevo pensavo a Gesù che fa una sferza con le corde e pensavo proprio che è un appendice d’amore questo battere di Gesù nei confronti dei trafficanti del tempio, cioè lo vedevo come una specie di cordone ombelicale con cui l’anima è legata per simbiosi al suo Creatore, a Dio. Cioè Gesù dice: “Guarda che mentre Io ti picchio, lo faccio come ultimo atto d’amore, di richiamo”. Ecco perché ritengo più duro, più severo l’atteggiamento di Gesù che non rivela se stesso attraverso il miracolo allo sposo o all’autorità, rappresentata dal maestro di tavola nelle nozze di Cana, lo ritengo più duro l’atteggiamento là che non qui al tempio. Direi che Gesù esteriormente ha un atteggiamento più clamoroso, rivela più amore, probabilmente perché trova anime più grossolane ma più disposte a capire il suo messaggio.

Luigi: No, adesso non si può dire che questi mercanti fossero più aperti a capire il messaggio del Cristo, perché anzi si vede un conflitto. Qui adesso Giovanni lo pone all’inizio della missione di Gesù, gli altri tre evangelisti, i sinottici, lo pongono sempre questo episodio della cacciati dei mercanti dal tempio, nell’ultima settimana di passione di Gesù, quindi pochi giorni prima della sua morte. Ed è molto più logico perché direi che il cambiamento di umore nella massa è stato provocato proprio da questa azione perché Gesù li ha toccati nei loro interessi. Con la cacciata dal tempio Gesù ha provocato quella trasformazione di animi per cui ad un certo momento l’ambiente si carica. Ora, molti si chiedono perché Gesù non abbia cacciato subito i mercanti dal tempio dall’inizio come ci presenta Giovanni. Invece Giovanni forse avrà qualche giustificazione spirituale per mettere questo episodio subito all’inizio della sua missione. Ma perché è Gesù che determina i tempi, Lui sapeva che provocando questi termini qui, montava l’ambiente per la sua morte, perché è Lui che ha scelto l’ora della sua morte.

Eligio: Questo per quanto riguarda il compimento della sua missione, ma per quanto riguarda le anime singole…

Luigi: Come azione violenta è un’espressione di amore. Mentre nei confronti dello sposo c’è indifferenza.

Eligio: Direi che, rispetto al dittico di cui hai parlato, possiamo confrontarlo con un altro dittico; l’atteggiamento di Gesù nei confronti di Pilato e nei confronti di Erode. Rispetto a Pilato che agisce per la sua carriera, anche se non ha dei pregiudizi rispetto alla Verità, dialoga con Gesù. Invece ad Erode lo ignora del tutto. Alle nozze di Cana Gesù ignora gli sposi che non sono assolutamente interessati se non a quello che riguarda la festa.

Luigi: Bisogna tenere presente che né negli sposi, né negli invitati, esclusi la madre di Gesù, ed esclusi i discepoli, gli altri non erano nel tempio: qui Gesù entra nel tempio.

Eligio: E Gesù precisa anche cos’è il suo tempio. Lo sposo non aveva recepito.

Luigi: Lo sposo era immerso nel mondo, quindi non c’era il problema del tempio. Qui i mercanti e i sacerdoti avevano trasformato il tempio interiore in un luogo di mercato. Sotto un certo aspetto è vero che anche lo sposo aveva trasformato il tempio suo interiore, perché c’è l’interesse, l’amore in una festa di mondo. Qui direi, è un’interiorizzazione dell’avvenimento delle nozze di Cana; mentre là abbiamo la significazione e la significazione viene capita solo dai discepoli, perché ci muoviamo in un ambiente esteriore, qui abbiamo l’interiorizzazione dell’avvenimento. Cioè Gesù entra nel tempio interiore nostro, e cosa trova? Quello che ha trovato nelle nozze di Cana. Trova la nostra anima che dovrebbe essere una casa di preghiera, la trova invasa da cose del mondo. Ora, quand’è che il nostro mondo interiore è un luogo di preghiera e quand’è che è invece una spelonca di ladri, è un luogo di traffico, di commercio? Luogo di preghiera è quando noi mettiamo nella nostra anima Dio prima tutto e guardiamo solo a Lui, riferiamo tutto a Lui: allora qui si forma questo ambiente di preghiera. Ma qui San Giovanni, come altri evangelisti, Matteo specialmente, chiamano questo tempio interiore “voi ne avete fatto una spelonca di ladri, luogo di traffico”. Ora, quando noi trasformiamo il nostro mondo interiore in una spelonca di ladri quando rubiamo a Dio il tempo per Dio, soprattutto il tempo interiore. Dio ci ha dato una mente per pensarlo, un cuore per amarlo, ci ha dato del tempo nella nostra vita per occuparci di Lui, e quando noi portiamo via a Lui questo tempo, questa disponibilità di mente, di anima, di cuore, noi non ci rendiamo conto, ma dedicandoci alle cose del mondo, noi consacriamo la nostra mente, il nostro cuore, il nostro tempo interiore, la nostra disponibilità alle cose del mondo e quindi adoriamo degli idoli. Ecco allora questo tempo interiore che diventa una spelonca di ladri perché è un furto che noi facciamo al Signore, rubiamo a Dio il tempo di Dio, il pensiero per Dio, perché Lui ci ha dato tutte queste cose ma sono sue, quindi dobbiamo aspettarci che Lui riprenda ciò che è suo. Noi attualmente siamo soltanto amministratori della nostra mente, del nostro cuore, del tempo della vita, siamo soltanto amministratori, non è nostro: Lui se lo riprenderà, ce lo porterà via e malamente, con violenza come fa qui. Quindi dobbiamo aspettarcelo. Ho detto molte volte che le azioni di Dio sono fatte in due tempi:

·         c’è il tempo dell’annuncio della sua venuta,

·         e c’è il tempo della sua venuta.

Quand’è che noi siamo nel tempo dell’annuncio e quand’è che siamo nel tempo della sua venuta? E questo si verifica nella vita di ognuno di noi e solo Dio sa quando! Cioè secondo voi quand’è che abbiamo il tempo dell’annuncio della sua venuta e quand’è che abbiamo il tempo della sua venuta? Questi due tempi. Anche questo episodio, come giustamente hai fatto notare, parla della nostra anima, di questo tempio interiore, quindi questo episodio va sempre considerato nella nostra vita singola, personale, spirituale.

Quindi noi dobbiamo intendere non soltanto quale sia il significato di questo tempio nel quale Gesù entra, ma anche quale sia il significato di questa azione: quand’è che Gesù entra dentro di noi, quand’è che Gesù viene in questa Gerusalemme e noi siamo questa Gerusalemme, ognuno di noi personalmente, cosa vuol dire questa sua violenza in noi nel suo venire. Allora ho detto che abbiamo i due tempi dell’opera di Dio nella vita di ognuno di noi: il tempo dell’annuncio e il tempo in cui invece Lui viene e quindi realizza la sua verità, prima di realizzarla, però, l’annuncia. Quand’è che abbiamo questi due tempi?

Pinuccia: L’annuncio ci viene dato dalla sua parola, perché la sua parola ci arriva con la creazione innanzitutto, che ci dà la percezione, l’intuizione che esiste il Creatore di tutto.

Luigi: Riceviamo l’annuncio quando ci arriva la proposta di quello che vale di più; quando arriva a noi (la parola di Dio è una proposta, no?), di quello che dobbiamo mettere prima di tutto. Nella nostra vita in cui non c’è ancora o che ci sono tanti altri valori, giunge a noi la parola che ci propone quello che dobbiamo mettere prima di tutto: “Cerca prima di tutto il regno di Dio…” dice Gesù.

Pinuccia: Questa parola Dio ce la fa giungere attraverso il passare delle cose….

Luigi: Si, tutto parla di Dio, però in questa sua parola Lui ci propone il valore, ciò che vale al di sopra di tutto: propone Se Stesso.

Quindi in questo tempo noi possiamo tener conto o non tener conto di quello che ci viene proposto, metterlo al centro o non metterlo al centro.

Pinuccia: Fino a quando abbiamo questo tempo?

Luigi: Poi arriva il momento in cui Dio entra. Ora, quand’è che Dio invece entra ed entra con questa violenza? Quand’è secondo voi?

Dio ci propone la sua verità, poi che noi la facciamo o non la facciamo, che la viviamo o la trascuriamo, non è che con questo la sua verità non si realizzi: la sua verità non dipende da noi. quindi certamente arriva il giorno del Signore nella vita di ognuno di noi.

Pinuccia: Non necessariamente deve verificarsi col termine della nostra vita terrena…

Luigi: Logico!

Pinuccia: Non è che capisco bene perché non debba verificarsi nella nostra vita terrena, perché mi risulta difficile accettare che ad un certo momento non ci sia più la possibilità. Mi sembra che fintanto che siamo su questa terra abbiamo la possibilità di ritornare a mettere Dio al centro.

Luigi: Sì, anzi tutte le opere del Signore sono sempre fatte per salvarci, però meno noi curiamo queste proposte nel primo tempo e più ci veniamo a trovarci in difficoltà nel secondo tempo.

Pinuccia: Se invece rispondiamo, nel secondo tempo si trova la “grazia su grazia”….

Luigi: Si, se invece rispondiamo intanto nel secondo tempo lo facciamo con Lui perché il secondo tempo viene desiderato, è quello che desideriamo e soffriamo a restare ancora nel primo tempo. Perché se noi accogliamo la proposta di Gesù, la parola di Gesù e mettiamo prima di tutto quello che va messo prima di tutto, noi viviamo già nel futuro: è l’arca di Noè. Noi viviamo già con l’anima, col cuore, con la mente nel futuro; soffriamo ad essere ancora nel primo tempo, cioè si anticipano i tempi, si vive già. “Conoscerete il futuro…”, dice Gesù. Conoscere il futuro vuol dire gustare il futuro, già vivere in questo futuro. Quindi accogliendo, mettendo Dio al centro, direi che si forma in noi già il sogno della realizzazione di questa venuta di Dio, di questo giorno del Signore tra noi. Allora se lo si sospira, si soffre nell’essere ancora nel primo tempo, cioè nel non vedere tutto realizzato, nel non vedere il giorno del Signore in tutta la sua magnificenza. Dico che noi stessi preannunciando quel giorno e desiderandolo, lo facciamo con Lui, collaboriamo.

Pinuccia: Altrimenti lo subiamo….

Luigi: Se non lo desideriamo lo subiamo e quindi subiamo uno spogliamento cioè una perdita.

Pinuccia: Quando avviene questo?

Luigi: Quando il Signore prende ciò che è suo, ci porta via quello che è suo. Gesù dice che noi trasformiamo (Lui lo dice) questo tempio fatto per la preghiera in una spelonca di ladri e abbiamo detto che la spelonca di ladri si verifica in noi in quanto noi rubiamo a Dio quello che è di Dio cioè il tempo per Dio, la mente per Dio, il cuore per Dio. Arriva il momento in cui Dio ci porta via il tempo per Lui, la disponibilità per Lui, la mente per Lui, il cuore per Lui, non possiamo più dedicarci a Lui. Cioè non è vero che noi abbiamo sempre la disponibilità per Lui, noi abbiamo la disponibilità per Dio soltanto quando siamo nel tempo proposto.

Pinuccia: Quindi se non facciamo questo possiamo perdere tutto….

Luigi: Quindi nel primo tempo il futuro è nostro, è nelle nostre mani e nel secondo tempo Dio se lo riprende, passa nelle mani a Dio e noi non abbiamo più la disponibilità per Lui. Abbiamo la disponibilità per Lui solo quando giunge a noi la parola di Dio che ci propone quello che ancora non si realizza, cioè ci propone: “Metti Dio al centro dei tuoi pensieri, della tua anima…” e quindi ci propone questa rinuncia ad un mondo che è impostato su tutti altri valori; ci propone questo distacco, questo superamento di noi stessi, questo dedicarci a Lui anziché dedicarci ad altro. Ecco lì offre a noi il futuro, lì il futuro è nelle nostre mani: “Ecco io metto nelle tue mani la vita e la morte, scegli quello che vuoi e ti sarà dato…”. Domani non sarà più nelle nostre mani perché passa nelle mani di Dio, non è più disponibilità nostra: dalle nostre mani passa alle mani di un Altro. Ecco allora Lui viene, Lui viene proprio in quanto porta via a noi questa disponibilità qui, il Regno viene tolto e dato ad altri che lo faranno fruttificare, perché il Regno viene dato a coloro che lo sanno valutare. Invece tutte le volte che Gesù parla al suo popolo dice: “ Il Regno sarà tolto a voi…”, noi diamo soltanto sempre un’interpretazione storica, ma tutto quello che è avvenuto, anche storicamente, ha un valore personale per ognuno di noi. Quindi questo Regno che viene tolto è una lezione, è un avviso che Dio dà ad ognuno di noi. Ora, togliere il Regno significa togliere la disponibilità per Dio, perché Dio si riprende quello che è suo.

Pinuccia: Non è che avvenga improvvisamente questo, ma è attraverso una vita trascurata, indigente, che ad un certo punto ci si trova incapaci, non si percepiscono più certi valori che un tempo si percepivano…

Luigi: Si percepiscono i valori e la Verità si afferma ma non si ha più la disponibilità.

Pinuccia: Ma non è il vero momento in cui uno si sente veramente povero?

Luigi: Certo!

Pinuccia: Quindi implorando la grazia di Dio c’è sempre tempo per recuperare…

Luigi: Il Signore dice queste parole per salvare; direi che questa minaccia che grava su ogni persona, perché il Signore dice: “Verrò come un ladro di notte, vegliate…”, e tutto quello lo dice non per incutere paura, ma lo dice per salvare, perché tutto va sempre visto nella sua intenzione: Dio opera per salvare. Quindi anche il sapere che certamente Lui toglie a noi la disponibilità per-. Per cui si capisce qual è il vero nostro bene ma non si può più realizzarlo. Ora questo il Signore lo dice per salvarci, lo dice affinché non abbia a verificarsi questo fatto. Per cui “Camminate fintanto che c’è tempo, fintanto che la luce è con voi affinché la marea di tenebre non vi sorprenda”. Mentre c’è tutta una parte di vangelo che ci richiama, ci invita, la prima parte, c’è quest’altra parte che minaccia e che dice: “C’è questo rischio che grava nella nostra vita: il Regno di Dio può esservi tolto”. Il Regno ci viene tolto in quanto ci viene tolta la disponibilità per -, per cui c’è un primo tempo nella nostra vita in cui noi avvertiamo quello che dobbiamo mettere prima di tutto e abbiamo la disponibilità per metterlo e abbiamo un secondo tempo in cui noi constatiamo che se avessimo messo quello prima di tutto, la nostra vita sarebbe stata molto diversa. E capiamo anche che soltanto mettendo quello prima di tutto, noi troveremmo, perché quello è la chiave per aprire la nostra liberazione, la nostra gioia, la nostra vita; lo capiamo questo, però non abbiamo la disponibilità.

Pinuccia: Non si può ottenere da Dio questa disponibilità, il solo desiderio di averla dovrebbe….

Luigi: Quando Dio si annuncia è perché vuole salvarci, però le difficoltà, credo che siano abbastanza grandi.

Pinuccia: Bisogna pensarci prima…

Luigi: Sì, ecco, la Pasqua richiede un passaggio, richiede una disponibilità e la disponibilità c’è fintanto che siamo nel primo tempo: qui c’è la proposta, non quando c’è l’invadenza del divino. Ora, certamente, la diversità tra le nozze di Cana e qui è che alle nozze di Cana Gesù è “anche” tra gli invitati, è un invitato; qui non è mica un invitato, qui è Lui che viene, è Lui che entra, è Lui che s’impone e malamente. C’è un periodo nella nostra vita in cui Lui è uno tra i tanti invitati alle nozze, alla nostra vita; arriva un momento in cui “Colui che viene” rivela le sue esigenze. Prime dipendeva da noi il fare attenzione a Lui, dipendeva da noi il metterlo in alto, dargli un posto piuttosto che un altro, ecco il primo tempo. Nel secondo tempo no! Nel secondo tempo è Lui che afferma, è Lui che determina il tempo!

Pinuccia: Però nel secondo tempo c’è la possibilità di salvezza?

Luigi: Se lo fa è perché ce la vuole offrire. Ogni azione che Lui fa, quindi anche questa entrata, questo suo divenire, lo fa per salvarci. Infatti quando i discepoli dicono: “Chi si può salvare allora?”, Gesù risponde: “Agli uomini è impossibile ma non presso Dio”. C’è un’azione che solo a Dio è possibile, cioè è quell’azione con cui Lui opera quel distacco che noi non siamo stati capaci di operare. Opera quell’allontanamento, quell’impoverimento, anche magari offendendo, che noi non saremmo capaci ad operare: cioè sarebbe questa sua venuta, questo spogliamento per cui Lui ci lascia nudi, con tutta la nostra povertà addosso davanti a Lui, con tutta l’umiliazione addosso, in balìa, ma lo fa ancora per salvarci. Non è che il Signore voglia questo, il Signore vorrebbe che noi andassimo a Lui nel primo tempo e che non lo costringessimo ad operare, a farlo entrare con violenza, ad operare con sofferenza su di noi. Per cui nessuno di noi può dire: “Sei entrato con violenza e non mi hai offerto il tempo per aderire!”. No! Tutti noi sappiamo che l’annuncio, le sue proposte sono arrivate prima della sua operazione, perché il tempio è suo, la casa è sua. Però Lui dice: “Ecco, consacrate la vostra casa, la mia casa consacratela a quello a cui va consacrata e non dedicatela ad altro, non consacratela ad altro. Per cui cercate prima di tutto il Regno di Dio, fatelo questo!”. Per cui l’edificio si costruisce con noi, non contro di noi o senza di noi. Ma si costruisce con noi, noi siamo partecipi e Dio ci offre questa possibilità. Non è detto però che Lui venendo qui nel tempio, purificando, salvi. Ovviamente l’azione sua violenta ha quella finalità lì: però è molto difficile. Abbiamo detto che secondo i Sinottici, questa azione violenta porta alla morte di Gesù, alla sua crocifissione, come reazione. I farisei gli dicono infatti: “Con quale autorità tu fai questo?”. Prima Gesù era fuori, adesso qui entra. Per cui dico che nelle nozze di Cana Gesù era uno tra i tanti, fintanto che è uno tra i tanti, fa addirittura piacere averlo tra noi. Anche Gesù dice ai farisei“…vi ha fatto piacere avere Giovanni Battista…” perché indubbiamente era anche sapiente, parlava di giustizia e verità, fa piacere far salotto. Ma quando però Lui entra nella nostra vita e ci tocca personalmente nei nostri interessi, in quello che ci sta più a cuore, ce li sconvolge, allora qui arriva il momento in cui “non vogliamo che costui regni su di noi, uccidiamolo”, per cui non è automatico nelle opere di Dio, nella nostra salvezza. Per cui non posso dire: “adesso io non ho accolto la sua parola però quando Lui verrà con violenza la accoglierò”: il passaggio è molto più difficile perché l’esempio è la sua morte. È vero che anche Dio si lascia uccidere, perché potrebbe benissimo anche non lasciarsi uccidere; Lui si lascia uccidere ancora per salvarci, l’ultimo atto è ancora sempre per la nostra salvezza: però non è detto che anche lasciandosi morire noi ci salviamo..

Pinuccia: Dipende anche dall’apertura a Dio …

Luigi: Dipende sempre dall’apertura a Dio, cioè da questa nostra povertà, da questo abbandonarci a Dio, da questo far conto su Dio, da questo dipendere da Dio.

Pinuccia: E questo è un atto libero…

Luigi: E questo è un atto libero, è assolutamente un atto libero: già il superamento è un atto libero. Perché se noi non facciamo il superamento dell’io, anche se Dio interviene e si riprende tutto ciò che è suo, la nostra vita diventa un inferno. Non c’è l’azione automatica di salvezza; bisogna che da parte nostra ci sia questo superamento del nostro io, e quindi questo chiedere perdono, questo affidarsi a Dio, al Signore, questo trasferire l’azione da noi a Lui. “Signore, ho sbagliato tutto nella mia vita, ma accetto la mia morte da Te come opera redentrice; mi lascio uccidere da Te perché Tu possa salvarmi almeno l’anima”. In questo trasferire il pensiero, l’azione da noi a Lui, trasferendolo a Lui, allora inizia l’opera di salvezza. Perché noi dobbiamo sapere che si entra nel Regno di Dio soltanto nella misura in cui si fa conto su Dio: “Se non diventerete come bambino non entrerete nel Regno di Dio”. Il bambino è colui che accoglie tutto da -, dipende tutto da -, quindi si entra nel Regno di Dio così, non facendo conto su di noi, ma facendo conto su di Lui; è necessario questo abbandonarci, questo lasciare, questo accogliere da Lui, questo far conto su di Lui, questo derivare da Lui, questo nascere da Lui, per cui nessuno può vedere il Regno di Dio se non rinasce da Dio, se non rinasce dall’alto: questo è l’inizio della salvezza.

Quando nel primo tempo il Signore parla, quindi la parola è un inizio di futuro in confronto alla realtà che sarà domani, però la parola arriva in un mondo diverso, nel nostro mondo, il pensiero dell’io. Che cosa parla? Ci propone questo dipendere da Lui, questo mettere Lui prima di tutto, questo amare Lui. Proponendolo e facendo questo è vero che qui abbiamo un’altra difficoltà che è data dal mondo in cui ci troviamo, in cui non c’è il giorno del Signore, non lo vediamo, in cui trionfano altri valori. Ecco la difficoltà nostra è qui, però l’anima è satura; allora se noi ascoltiamo la Parola di Dio, non quando Lui viene, ma quando si annuncia, soltanto allora in noi si forma la pace interiore, ma la guerra attorno, per cui: “Voi piangerete e il mondo riderà…”. Se invece noi non accogliamo la parola e non mettiamo Dio prima di tutto, in noi si forma l’accordo con il mondo perché il mondo magari ci batte le mani, però dentro c’è il tarlo, l’inquietudine. Allora il Signore può toglierci intorno tutto quello che ci impedisce, ma non è detto, perché c’è ancora il pensiero del nostro io.

(Lettura del cap. VII del profeta Geremia.)

Qui si vede la distinzione netta dei due tempi: non mi avete ascoltato quando avete ricevuto la mia parola, allora io vi ridurrò come a Silo. Ecco l’attuazione, ecco la testimonianza: Silo diventa una testimonianza. Anche colui al quale viene tolto il Regno di Dio diventa una testimonianza, una testimonianza di Dio. Questo il Signore lo fa per salvare, certo, però anche quella capanna abbandonata in un cocomeraio, distrutta, è un testimonianza; anche la vigna che è stata distrutta, “abbatterò, distruggerò quello che ho edificato…” è una testimonianza. Il deserto diventa una testimonianza, dove c’era una città florida, testimonianza che l’anima non ha ricevuto la parola di Dio quando Dio ha parlato.

Eligio: Non si potrebbe ritenere invece un secondo intervento, ritornando all’interpretazione iniziale che le nozze di Cana, cioè la festa nel mondo e i traffici, il lavoro e le preoccupazioni di cui ci diamo carico per poter prolungare questa festa, sono due aspetti diversi di un’unica scelta di fondo, sono due scelte che, tenendo conto della misericordia di Dio che opera nel mondo umano, comportano due modi diversi di agire di Dio. Il primo è quello del silenzio, in quanto nella festa noi non capiremmo l’intervento di Dio. Nel secondo atteggiamento, legati in questa scelta fatta dall’io senza tener conto di Dio in quanto uno lavora, traffica per far festa, nel secondo atteggiamento (e qui faccio un’analisi psicologica) dell’atteggiamento umano per cercare di capire il diverso atteggiamento dell’operare di Dio, trovandosi a lavorare in uno stato di maggiore sofferenza, di maggiore umiltà anche, Dio interviene in un modo diverso. Ma è pur sempre nel primo momento, cioè in quel momento in cui dobbiamo ancora, entrando in crisi, dopo le sferzate di Cristo, incontrare il Battista che ci dice: “Guarda che tu hai messi il lavoro, la festa al centro, ma tu devi mettere al centro Dio”. Ecco perché vedrei questi due atteggiamenti, questi due interventi di Gesù li vedrei come parte unica del primo momento, del momento che precede l’incontro dell’anima con Cristo. Anzi dire che precede l’incontro col Battista.

Luigi: Ma se noi accogliamo il battesimo del Battista noi ci prepariamo all’incontro con Gesù, anzi direi che risparmiamo del lavoro a Gesù. Facciamo in noi quel lavoro, quella purificazione del tempio che Gesù fa violentemente nel secondo tempo se noi non abbiamo accolto il battesimo del Battista. Perché la verità si annuncia comunque, cioè si annuncia a tutti e si realizza comunque. Il Regno di Dio non siamo noi che lo arrestiamo, perché noi magari non accogliamo quel battesimo del Battista, cioè non accogliamo quella giustizia che ci viene annunciata. Quindi anche se noi non lo accogliamo, il giorno del Signore verrà certamente; se noi accogliamo il battesimo del Battista, noi abbiamo nelle nozze di Cana il momento del passaggio da:

·         gli sposi al centro della festa

·         a Gesù al centro della festa.

E abbiamo visto che il momento del passaggio sta nel: “Fate tutto quello che vi dirà”, cioè quell’attenzione dei servi, l’attenzione per cui abbiamo…

Eligio: Se noi abbiamo accolto il messaggio del Battista non siamo mai nella posizione dello sposo, Quindi per noi le nozze di Cana non si verificheranno mai nella posizione dello sposo; si verificheranno nella posizione dei servi e dei discepoli, ma mai nella situazione dello sposo…

Luigi: Ah, certo, ma nelle nozze di Cana abbiamo le diverse scene (perché poi si ricapitola tutto lì) e il passaggio dal Gesù in periferia a Gesù al centro e il momento del passaggio, l’ora è determinata da quell’attenzione, il passaggio dalla distrazione all’attenzione: da anime distratte ad anime attente. In questo passaggio qui noi abbiamo Gesù che cambia l’acqua in vino, che ci fa entrare nella vita nuova.

Eligio: Non per chi però è immerso nella festa….

Luigi: No, per chi è nella festa del mondo, no! Perché abbiamo visto che la trasformazione dell’acqua in vino è stata colta dai servi e il significato del miracolo dai discepoli, gli altri no; gli altri, hanno attribuito addirittura la novità di quel vino nuovo allo sposo (nel capo tavola è simboleggiato tutti gli altri, in quanto è colui che presiede). Però qui abbiamo il passaggio dalla massa ad essere discepoli, al seguire Gesù che è determinato da quest’attenzione, dalla distrazione all’attenzione. E questo opera l’intervento di Gesù, quindi la trasformazione di vita, la trasformazione è sempre interiore, quindi è la liberazione.

Quindi se noi facciamo attenzione a Dio o accogliendo il battesimo di acqua, seguendo il Battista, oppure nel giorno di nozze, su richiamo, se già siamo servi però perché gli altri non lo vedono, allora facciamo noi stessi, con l’opera di Dio, con la grazia di Dio, la purificazione interiore nel tempio, questa liberazione da tutti gli idoli, da tutti i traffici, dalla spelonca.

Se invece non lo facciamo, cosa succede? Forse che il giorno del Signore sarà ritardato? Forse che la verità di Dio non si manifesterà? No, ecco l’altro aspetto che ci presenta Giovanni in questi due scene. Gesù viene anche se il nostro tempio è invaso dagli affari del mondo, Gesù viene lo stesso.

Eligio: Viene per amore e usa i mezzi di cui ho bisogno io, viene con le staffilate, e questo è un segno d’amore…

Luigi: Certo, ma tutto quello che Lui lo fa perché Lui è amore, Dio è carità, è amore. In quanto è carità e amore, tutto quello che Lui fa, è tutto per amore. Anche se Lui ci conduce a morte, perché è Lui che ha introdotto la morte nel nostro mondo, infatti noi vediamo quante rovine, quante disgrazie, quanti delitti avvengono nel mondo, tanto da renderci quasi impossibile poterle riferire a Lui, poterle accogliere da Lui, tutto questo lo fa per amore. Per quale amore? Per salvarci l’anima, per darci la vita eterna.

Per cui se noi accogliamo anche queste staffilate dalle sue mani, Lui certamente ci salva, perché Lui questo lo fa per amore, lo fa per salvarci. Anzi abbiamo visto che proprio quando uno ama corregge, pretende, esige; quindi da parte di Dio, certamente la funzione è questa. La difficoltà è tutta da parte nostra: per cui se noi accogliamo la parola, ed è più facile accogliere la parola che non accogliere le staffilate. Ora se quando noi accogliamo la parola e noi abbiamo qui la lezione di Geremia, Gesù che dice: “Se voi aveste accolto la parola, la lezione di Silo, ridurrò anche voi come Silo”, ora è vero, questa minaccia è una minaccia d’amore, è un atto d’amore perché Lui dicendo questo, “Vi ridurrò come Silo!” lo dice per evitarci di costringerlo a ridurci come Silo. Però è più facile accogliere la sua parola quando Lui parla che quando Lui distrugge e ci riduce come Silo, anche se l’azione di Silo di ridurci come un deserto, o di distruggere tutto di noi Lo fa per salvarci, lo fa per salvare il salvabile, se però noi avessimo accolto prima la parola…. “Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho cercato…”. Quindi vedi che è più facile accogliere la parola, perché nella parola c’è l’evidenziazione: “È giusto, è vero, dobbiamo mettere Dio prima di tutto”, ma io ho tanto tempo disponibile, ho tanta disponibilità, ho libertà di pensiero, ho libertà di tempo: sembra facile. Ma quando io debbo correre dietro le staffilate, o magari sono nell’agonia, sì, logico, Lui lo fa per salvare l’essenziale…

Eligio: Mi sembra di vedere il ragionamento di un padre verso il figlio, dove la logica del padre è seguita dal figlio ma la debolezza del figlio nel capire, fa sì che questo ricade e che il padre debba passare ai fatti. Questo è per noi, che diventando recidivi nel male, diventiamo più deboli nel resistere alle seduzioni del male, mentre il Signore deve usare dei metodi più forti, è inversamente proporzionale. È sempre un amore grande da parte di Dio che magari ci manda delle malattie.

Luigi: Certo, però non è detto che in questa azione, in questa venuta di Dio, in questo portarci via il Regno, perché ce lo porta via anche malamente, non è detto che il nostro io non resti offeso e non si apra: quindi la salvezza non è automatico, no c’è la chiave automatica. Non è che Dio dica: “Io ti castigo e tu sei salvo!”, non è detto.

Eligio: Però ci mette in crisi. Il fatto di vederci sottrarre i beni ….

Luigi: Ma Dio ci dice prima, ci avvisa prima: “Non costringetemi a mettervi in crisi, non costringetemi a punirvi, a queste azioni violente: cercate di capire, prima. Perché io arriverò come un ladro, cercate di capire prima le modalità del Regno di Dio tra voi richiede”.

Pinuccia: È Lui che ci castiga, che ci corregge….

Luigi: Beh, no tu dici che castiga, non è che Lui castighi. Lui opera sempre per salvarci, anche il fuoco stesso dell’inferno, non è un castigo, non è come noi lo intendiamo. Da parte di Dio c’è sempre l’intenzione di salvare: Dio vuole che tutti si salvino. Ma in un primo tempo Lui opera presentando la sua verità. L’annuncio della sua parola, ci lascia completamente liberi per cui l’andare dietro di Lui è molto facilitato, mentre se uno mi prende alla gola…..

Eligio: Non siamo sempre liberi…

Pinuccia: C’è una situazione in cui non c’è più niente da fare. Arriva un momento in cui Lui ci toglie la disponibilità….

Luigi: Arriva un momento in cui Dio ci toglie la disponibilità, questa sua venuta è un toglierci la disponibilità…

Eligio: Ma Lui vuole che siamo disponibili, Lui non ce la toglie…

Luigi: Allora dobbiamo approfondire cosa intendiamo per disponibilità. Certamente il Signore vuole che noi siamo disponibili, ma cosa vuol dire essere disponibili? Tu puoi dedicarti a -, in quanto puoi rinunciare a qualche cosa per occuparti di quello, è vero? In quanto ti trovi con dei mezzi, con disponibilità di cose delle quali puoi fare quello che vuoi: disponibilità di scelta, possibilità di spendere. Hai del tempo a disposizione. Quante volte abbiamo visto che il cammino di Dio è un lungo cammino che impegna tanto, c’è tanto da fare, al punto che Gesù ti autorizza a lasciare padre, madre, sorelle, fratelli, anche seppellire un morto, ci autorizza a lasciare tutto. Perché quello è un impegno grande, che ci impegna tanto. Quindi il cammino verso Dio è molto impegnativo, occupa tanto, però richiede tanta disponibilità. Però come si realizza questa disponibilità? In quanto Dio ti lascia amministrare tante cose, ti dà questa possibilità di amministrare, ti dà del tempo, l’intelligenza, il cuore, la volontà, la vita, me li lascia amministrare, me li dà nelle mani. Ma me le lascia per sempre nelle mani? Ecco, perché certamente non sono mie, l’intelligenza non è mia, la volontà non è mia, il tempo non è mio, però io sono responsabile in quanto sono di Dio. Così posso perdere la disponibilità, non sono più disponibile, Lui me le porta via. Perché noi crediamo, noi facciamo sempre troppo conto di essere noi a -, noi li dobbiamo amministrare ma i beni sono di Dio, sono doni di Dio. Il tempo passa, non posso mica fermare l’orologio, il tempo va: cos’è questo tempo che va? E quanto ne perdiamo, lo perdiamo. Quello che uno può fare a vent’anni, di certo non lo può più fare a quaranta o a cinquanta, le cose sono molto diverse. Il cerchio è sempre più piccolo, abbiamo molta meno disponibilità: Lui ce la porta via. “Il tempo è mio, ma anche l’intelligenza è mia” dice il Signore. Per cui l’intelligenza che avevo a dieci, quindici anni un giorno Dio se la porterà via, me la porterà via lentamente, questo è affare suo, ma certamente me la porterà via. Non dovremo essere felici di riportare a Lui tutto quello che è suo, riportarlo nel tempio. Riportandolo liberamente, prima che Lui ce lo porti via, ecco il secondo tempo, per cui bisogna arrivare a Lui, prima che Lui ci porti via la disponibilità. Allora abbiamo l’intelligenza potenziata perché noi stessi l’abbiamo trasferita in Lui altrimenti tutti i beni per mezzo del quale noi siamo disponibili, Lui se li riprende, ed è logico che se li riprenda, perché sono suoi. E ci porta a toccare con mano: “Io che credevo di essere il padrone del mondo, io che credevo di avere tutto a mia disposizione, io sono ridotto ad un povero cencio”, cioè con l’animo a brandelli, l’unico sospiro che mi lascia è quest’anima, che può essere: “Io…”, o può essere: “Signore abbi pietà di me”.

Ecco l’invadenza di Dio! Quando la Madonna dice: “Il braccio di mio Figlio è pesante e non lo posso trattenere”, è quest’invadenza del divino, che è amore….

Una cosa è quando il Signore ci fa le proposte e una cosa è quando il Signore ce le porta via: la cosa è molto diversa. Una cosa è cercare Dio quando sono seduto su una poltrona, e una cosa è cercare Dio con la febbre a quaranta, o sono in agonia o ho la morte che mi sovrasta, o sono pieno di dolori: la cosa è molto diversa. Lì certamente si chiede a Dio: “Signore, abbi pietà”, si arriva solo a questo dono, a questa invocazione, non si può far altro. Perché è Dio che ci porta via il Regno, è logico che ce lo porta via per salvarci, quindi abbiamo una finalità d’amore, però Lui parla molto prima perché vuole evitarci. Ecco che allora abbiamo la Madonna che dice. “Non riesco più a trattenere il braccio, perché è molto pesante di mio Figlio”, non c’è mica un conflitto tra la Madonna e Dio, tra Dio e Dio: no, ma abbiamo la parola di Dio che ci dice: “Camminate in fretta mentre avete ancora qualcosa di disponibile” cioè “Camminate in fretta mentre io vi annuncio, ci faccio giungere la mia parola, altrimenti già vi sovrasta la rovina del tempio, già vi sovrasta la distruzione di Gerusalemme: quindi, camminate in fretta”. Ora, Gesù parla di questo, lo so che parla per salvarci, parla per amore, però Lui vorrebbe, se minaccia è perché vuole che noi acceleriamo i tempi quando la sua parola arriva a noi, quando abbiamo ancora qualcosa di disponibile. Per cui se oggi tu hai cinque minuti disponibili per il Signore, e la parola di Dio ti giunge, non indurire il tuo cuore, ma sforzati, affrettati ad entrare nella sua pace, perché non sia troppo tardi. Per cui io oggi ho cinque ore, ma approfitta di queste cinque ore, ringrazia il Signore; se oggi ho solo più cinque minuti, approfitta di quei cinque minuti, vuol dire che Dio mi ha già portato via quattro ore e cinquantacinque minuti e me ne ha lasciati solo più cinque. È vero che lo fa per salvarci, si capisce, però dobbiamo renderci conto cosa vuol dire: che non c’è sempre tempo.

Questo integra un pochino l'episodio della sua venuta al tempio con l'episodio invece in cui Lui è invitato alle nozze: là è un invitato, qui è Lui che entra.

Signora: ……..

Luigi: Hai capito cosa vuol dire che Dio ci toglie la disponibilità del Regno? Sei convinta?

Signora: Sì…

Cina: ….

Luigi: È vero o non è vero questo? Prima il Signore ce lo fa osservare negli altri, ma poi ad un certo momento siamo noi sulla scena, si verifica nella nostra vita.

Cina: È necessario la purificazione dopo che si è scacciati dal tempio, questo bisogno di immergersi in questo battesimo perché non avvenga la rovina completa, perché sia solo una crisi…

Eligio: …..

Luigi: No, ecco ma la purificazione del tempio non è una condanna.

Cina: Però il Vangelo non dice dopo che cosa è avvenuto…

Luigi: Sì, gli altri evangelisti ce lo dicono cos’è avvenuto dopo: “Crocifiggilo!”, è avvenuto quello.

Pinuccia: Si sono offesi.

Luigi: Certo, li aveva toccati nei loro interessi. Per cui fintanto che Lui faceva miracoli, qui lo dice: “Molti credettero in Lui, ma Lui non si fidava perché sapeva che cosa c’era nel cuore”, cioè credevano in Lui per i miracoli. Cioè fintanto che Lui faceva i miracoli, tutti gli battevano le mani, ma quando Dio ci tocca negli interessi, cioè ci tocca in quello che più ci sta a cuore, lede il nostro onore, la nostra figura davanti al mondo, ci staffila, ci umilia, è lì che allora si rivela la nostra autenticità, se noi restiamo ancora con Lui oppure se gridiamo: “Crocifiggilo!”. Fintanto che regna fuori casa nostra, regni pure, se vuole venire qualche volta lo accogliamo, ci fa piacere, ma se poi dopo viene a comandare in casa nostra, no! Ecco che allora lo facciamo fuori. Quindi secondo i Sinottici la risposta è stata:”Crocifiggilo!”.

Pinuccia: E secondo Giovanni?

Luigi: Secondo Giovanni, qui è all’inizio della sua missione, però abbiamo il vangelo che dice: “Credettero in Lui tutti quelli che avevano visto dei miracoli”, quindi abbiamo la contestazione. Quindi abbiamo i mercanti che sono mandati via, resta l’autorità; perché i mercanti operavano in quanto erano autorizzati dall’autorità religiosa che approfittava di questo mercanteggiamento nel tempio, quindi aveva un interesse che si svolgesse. Quindi interviene l’autorità religiosa: “Chi sei? Con quale autorità tu ti permetti di fare questo?”, perché loro erano autorizzati al commercio, mentre Gesù non era autorizzato a cacciare i mercanti dal tempio.

Pinuccia: È la stessa domanda che avevano fatto a Giovanni il Battista.

Luigi: Sì, l’anima è la stessa. Per cui, fintanto che uno viene a regalarci la caramella, noi non gli chiediamo con quale autorità lo faccia, noi la prendiamo e non domandiamo con quale qualsiasi autorità lo faccia, mentre quando viene e ti dà fastidio allora chiediamo le garanzie: “Con quale autorità tu fai questo?”. Quindi noi abbiamo i mercanti che sono cacciati fuori, anche i venditori di colombe, che sono il simbolo della pace, vengono cacciati via perché è inutile parlare di pace quando il nostro tempio interiore è invaso malamente, non si può essere in pace quando il tempio è invaso. Quindi Gesù caccia via tutti, però abbiamo il conflitto con i sacerdoti, qui è solo l’inizio ma poi ne vedremo le conseguenze che termineranno con la condanna. Nei Sinottici invece la condanna avviene immediatamente. Ma non è detto perché con Dio non avviene niente automaticamente, cioè non è che Dio viene e l’anima è salva, no! L’opera da parte di Dio è per salvare però bisogna che o il mercante, o il sacerdote o colui che viene scacciato di notte pianga, allora viene salvato.

Pinuccia: Non può essere che questo avvenimento sia avvenuto due volte?

Luigi: Alcuni dicono di sì…

Pinuccia: Però con che libertà si può cambiare il tempo nei vangeli ad esempio di un avvenimento così importante?

Luigi: Ma sono tante le cose che sono state cambiate, o che non si capiscono, però Giovanni è un mistico e il mistico può permettersi di cambiare, perché quello che salva è l’intenzione. Bisogna cogliere l’intenzione per cui lui ha accostato le nozze di Cana con la cacciata dei mercanti dal tempio. Ma dico che dal lato spirituale, psicologico bisogna dare ragione ai Sinottici, mentre dal lato mistico ha ragione Giovanni perché Gesù venendo purifica il tempio. Quindi come noi incontriamo Gesù, il primo lavoro che Lui fa è quello di purificare il tempio per poter edificare Lui il tempio suo: quindi è questa liberazione. Invece nei Sinottici abbiamo la giustificazione della morte di Gesù, per cui, all’ultimo, è quello che crea il capovolgimento, quindi abbiamo l’interpretazione secondo gli interessi. I Sinottici presentano il lato storico, umano di Gesù infatti hanno le parabole, mentre Giovanni non ha le parabole, egli penetra enigmisticamente, spiritualmente le cose, quindi ci dà il significato. Quindi secondo lo spirito, la venuta di Gesù libera la nostra anima da tutto il mondo di idoli, ce la purifica da tutto l’inquinamento. Teniamo presente che l’inquinamento è un disturbo all’udito, rende l’uomo incapace di ascoltare. Secondo il mistico la venuta di Gesù è l’anima che lascia entrare Gesù, quindi se l’anima lascia entrare Gesù, Gesù purifica: è Lui che venendo purifica, non è l’anima che si purifica per accogliere Gesù. Ma è Lui che lasciato venire, libera, purifica, ma in quanto l’anima lascia entrare. Gesù dice: “Io busso, se qualcuno mi apre, mi lascia entrare io entrerò e cenerò” e quindi fa Lui la cena con noi. È Lui che ci libera dal nostro mondo, è Lui il Liberatore, non siamo noi che ci liberiamo per rendere pura la nostra anima, per accogliere Lui: è Lui che entra. Quindi sotto questo aspetto qui ha ragione Giovanni a metterlo all’inizio, in quanto è Gesù che è il liberatore. Secondo l’altro aspetto, quello che avviene con Gesù quando precipitano gli eventi, allora hanno ragione i Sinottici. Non è che siano due, non è che Gesù sia venuto due volte, all’inizio e alla fine a purificare il tempio, perché non glielo avrebbero permesso. Infatti Gesù libera il tempio quando? Con l’entrata trionfale in Gerusalemme; quindi si spiega quell’entrata trionfale in cui tutti gli battono le mani, Lui entra e fa l’azione violenta, è molto legata, e questa provoca la sua condanna. Ma questo perché doveva essere crocifisso: quindi è Lui che muove, come è Lui che muove Giuda al tradimento, così muove la massa perché il tempo è Lui che lo determina.

Pinuccia: Qui fa vedere che Lui aspetta proprio l’ultimo per entrare nel tempio.

Luigi: Certo, perché Lui prima doveva coltivare i suoi discepoli, formarli all’incontro con il Padre; quando il tempo della preparazione fu compiuto ecco che allora Lui si offre ai nemici.

Pinuccia: Prima c’è l’annuncio nel primo tempo e poi….

Luigi: Spiritualmente si deve sempre intendere che l’azione di Dio è combinata con l’adesione da parte nostra e allora abbiamo un’azione spirituale mistica. Allora l’avvenimento che avviene in noi è dato dall’adesione, dall’apertura, dalla collaborazione, allora l’incontro con Gesù che presuppone questa apertura, questa adesione alla proposta, apporta questa liberazione da tutto l’inquinamento del mondo, se noi lo lasciamo entrare. Per cui se noi ci offriamo all’ascolto di Dio, Dio ci libera, Dio ci purifica, più entra nella nostra vita e più Lui sgombera il terreno da tutto. Qui abbiamo quell’azione verso quell’anima che aderisce; la stessa azione si verifica verso quell’anima che non aderisce, perché ho detto che non è l’anima che determina il tempo, ma è Dio che determina il tempo. Per cui Dio viene a liberare il tempio interiore sia di coloro che sono bambini, che aderiscono a Lui, che credono in Lui, sia di coloro che lo rifiutano, che mettono la spelonca di ladri prima di tutto. Però i riflessi sono molto diversi. Per cui i Sinottici mettono all’ultimo questo episodio, ci propongono l’aspetto storico che ha un significato molto preciso, Giovanni ci presenta non tanto l’azione storica, quanto quella spirituale: Gesù, spiritualmente ci libera all’inizio perché dopo Lui ha tutta la costruzione da fare.



Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.  Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il danaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. Gv 2 Vs 12/16 Secondo tema.


Titolo: Gesù entrò nel tempio

Argomenti: La vita nuova recata a noi da Cristo. L’entrata di Cristo nella nostra anima. L’entrare nella nostra interiorità. Il male è dentro di noi. Dio abita nell’uomo. Le giustificazioni degli uomini.  La trasformazione interiore.


 

17/Ottobre/1976


 

Chiamiamo questo fatto avvenuto nel tempio: il segno che Gesù diede nel tempio, perché lo confrontiamo con il segno che Gesù diede a Cana.

Abbiamo visto che a Cana di Galilea il vangelo conclude l'episodio dicendo che “Quello fu il primo dei segni di Gesù …”. Quindi noi possiamo ritenere che questo sia stato il secondo segno di Gesù. L’altra volta abbiamo accennato che questi due fatti compongono un dittico, cioè si completano a vicenda.

Allora osservando il primo segno noi possiamo dire che:

- quel il primo segno rivelò ciò che avviene nell’incontro con Gesù nella nostra festa nel mondo: direi che è un segno esterno. Infatti qui abbiamo notato che l’incontro con Gesù, la partecipazione di Gesù in questo giorno di nozze, creò una novità. Una novità di cui tutti quanti godettero ma che pochi intesero.

Allora abbiamo notato che quello stesso fatto, quella novità è:

·         da alcuni frainteso, che è la massa degli invitati rappresentata dal maestro di tavola, fraintendono nel senso che attribuirono quel vino nuovo all’iniziativa dello sposo;

·         un’altra parte, invece, videro il miracolo, ma non intesero il significato: i servi.

·         poi abbiamo i discepoli che videro il miracolo e che intesero il significato, colsero il segno.

La novità, rappresentata dal vino, significa la vita nuova recata a noi dall’incontro col Cristo. Cristo venendo a noi, partecipando alla nostra festa, reca a noi una vita nuova, questo vino nuovo che è da tutti quanti notato però alcuni lo attribuiscono ad opera di uomo, altri lo attribuiscono ad un fatto magico e altri infine comprendono, i discepoli. I discepoli di Gesù, i quali hanno essi stessi vissuto quella trasformazione, hanno ora la capacità, la possibilità di intendere, mentre gli altri no.

Però quando abbiamo riflettuto sull'episodio delle nozze di Cana, abbiamo notato che ci sono diverse cosette che sfuggivano, che sembra quasi un atto magico. Prima di tutto bisogna intendere cosa significa interiormente riempire le idrie di acqua, ma soprattutto il momento in cui Gesù trasforma l’acqua in vino. Confrontandolo con il significato della messa, sfuggiva il momento in cui Gesù dice: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Cioè Lui dice ai servi di riempire le idrie di acqua, di attingere e di portarne al maestro di tavola. C’è in mezzo qualche cosa che sfugge, sembra quasi un atto magico con cui l’acqua viene trasformata in vino. Ora noi sappiamo che con Dio personalmente non c’è questo atto magico, c’è sempre una partecipazione cosciente, il Signore ci invita sempre ad una partecipazione cosciente che opera poi la trasformazione in noi, nella nostra vita. Ora, qui nell'episodio del segno del tempio, e per tempio si intende il nostro mondo interiore, la nostra anima perché ognuno di noi è tempio di Dio, Dio non abita in templi manufatti, non abita nei cieli materiali, non nelle cose materiali, Dio abita nell’anima dell’uomo, nell’intimo dell’uomo, nel pensiero dell’uomo. Ora se Gesù ha fatto questo segno nel tempio, è per ricondurci ad approfondire quello che è avvenuto nelle nozze di Cana, nell’interiorità, quello che avviene nell’intimo dell’uomo con questa entrata di Gesù tra noi. Perché la partecipazione di Gesù alle nozze di Cana è poi questo entrare di Gesù nell’intimo dell’anima umana, per trasformarla, perché i veri cambiamenti non mica avvengono dall’esterno, dall’esterno si notano, si nota, come abbiamo visto qui, la vita nuova, si nota il vino nuovo, però questo può essere frainteso. Quello che veramente cambia l’uomo non è l’abito, non è l’esteriorità, l’esteriorità è un’espressione. Dio cura l’uomo dall’interno perché soltanto trasformandolo dall’interno lo si trasforma autenticamente, lo si trasforma veramente, altrimenti noi abbiamo una recitazione nuova ma l’uomo è sempre quello. Noi molte volte si dice che la volpe cambia il pelo ma non il vizio, cioè si veste di abiti diversi, ma l’animo, il cuore, resta sempre quello. Invece con Dio le trasformazioni avvengono dall’interno, quindi abbiamo l’uomo veramente nuovo. Ora, questo segno nel tempio ci porta a riflettere a questa trasformazione interiore che reca Gesù quando entra nel nostro tempio, nell’anima nostra. Però qui sorge subito un problema dicendo: quando Gesù entra in noi, quando entra nel tempio. Se noi riflettiamo che Dio abita nell’interno dell’uomo, come può avvenire questo entrare di Lui in noi, quando già Lui è in noi. Sorge il problema di cosa voglia significare questo entrare di Gesù nel tempio. Poi quando Gesù entra nel tempio, cosa trova? Trova dei mercanti. E nel tempio cosa doveva trovare? Doveva trovare degli adoratori, degli uomini in preghiera, doveva trovare dei contemplatori di Dio, non dei mercanti. Invece trova dei mercanti, allora con delle cordicelle fa una sferza, caccia via tutti, rovescia i tavoli dei cambiavalute, sparge le monete per terra e dice: “Non fate della casa del Padre mio una spelonca di ladri, un luogo di mercato, perché la casa del Padre mio è un luogo di preghiera”, quindi richiama a qual è il compito essenziale della vita dell’uomo, soprattutto dell’interno dell’uomo. L’uomo è fatto essenzialmente per pregare, per cercare Dio, per contemplare Dio. E rientriamo nella frase di Gesù quando dice e autorizza addirittura: “Non preoccuparti del mangiare e del vestire ma preoccupati prima di tutto del Regno di Dio e tutto il resto ti sarà dato in soprappiù” e non giustifica coloro che in nome dei campi, in nome dei buoi, in nome del lavoro, in nome della moglie non possono partecipare a questa ricerca a questo impegno di preghiera, di contemplazione di Dio, della ricerca di Dio, questi non sono giustificati, perché tutto è pronto per fare questo lavoro. Dice il Vangelo: “Venite perché tutto è pronto”, quindi non c’è bisogno che l’uomo si preoccupi di altro perché già tutto è stato disposto, è stato preparato affinché l’uomo partecipi a questa essenzialità: l’uomo è stato creato per contemplare la verità di Dio e per vivere in unione con Dio. E rientriamo nel giorno di nozze di Cana che significa che tutta la nostra vita è un giorno di nozze, è una chiamata all’unione con Dio. Per cui se noi falliamo in questa meta, falliamo tutto il nostro destino, anche se agli occhi del mondo avessimo raggiunto il massimo che vale, dice Gesù: “A che vale conquistare anche tutto il mondo se tu perdi l’anima, se la tua anima perisce?”.

Allora, il primo fatto su cui non dovremmo fermare la nostra attenzione, sempre riferito alle nozze di Cana, significa questo interiorizzazione del problema, è questo entrare di Gesù nel tempio, questo entrare di Gesù in noi, ponendo la nostra attenzione su questo fatto: che Gesù è già dentro di noi.

Noi abbiamo molti richiami nel Vangelo nei quali Gesù ci invita sempre non a guardare fuori, ma ad entrare dentro di noi; addirittura ci giustifica dalla nostra sottrazione a quelli che possono essere azioni di apostolato: “Non cercare di togliere la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, guarda piuttosto la trave che c’è nel tuo occhio”, “Guai a voi che scorrete terre e mari per fare dei proseliti e poi voi non entrate e impedite agli altri di entrare”. Ecco questa insistenza di Gesù a rientrare dentro di noi, entrare dentro: ecco, questo ci porta a capire che l’entrata di Gesù nel tempio di Gerusalemme, è l’entrata nostra dentro di noi perché il tempio siamo noi stessi e siamo noi che dobbiamo entrare. Ma noi ci possiamo domandare: “Ma siamo noi che entriamo o è Lui che deve entrare”? siamo noi che entriamo perché Lui, l’iniziativa è sempre sua, perché ascoltando Lui, facendo attenzione a Lui, Lui ci invita e allora è per opera sua che entriamo nel suo tempio perché scopriamo, ascoltando Lui, che l’uomo autentico, il vero cambiamento da fare, non è fuori di noi ma è dentro di noi, ed era quello che ha accennato già alle nozze di Cana quando i servi, ascoltando Gesù, rivolgendo la loro attenzione a Gesù, si sentono dire: “Riempite di acqua le vostre idrie”. Quindi abbiamo visto che quest’acqua rappresenta la giustizia, che riempire le idrie di acqua rappresenta il nostro mondo interiore perché la giustizia si deve fare dentro non fuori di noi, quindi ascoltando Gesù, Gesù invita noi a rientrare nel nostro mondo interiore, a fare questa giustizia. Ed è qui che rientrando noi con Gesù, ascoltando Lui, con Lui, noi entriamo nel tempio, nel nostro mondo interiore ed è qui che scopriamo… quello che Gesù scopre, questi mercanti nel tempio, questi venditori di buoi, di pecore, di colombe, questi cambiavalute, siamo noi stessi che li vediamo, perché quello che Lui ha scoperto nel tempio lo ha fatto, sempre, per ognuno di noi, personalmente quello che noi scopriamo, vediamo quando Lui ci conduce a vedere il nostro tempio interiore, il nostro mondo interiore. Ed è entrando con Lui in questo mondo interiore, con Lui, quindi comprendendo, seguendo Lui noi dobbiamo mettere in questo mondo interiore, quest’attenzione a Dio, questa adorazione di Dio, questa preghiera a Dio, questa essenzialità a Dio, è così che noi tocchiamo con mano come il nostro mondo interiore, anziché essere un luogo di preghiera, è un luogo di mercato, è una spelonca di ladri; cioè che tutta la nostra anima, e come anima intendo la nostra mente, il nostro cuore, è invaso dal mondo anziché essere disponibile per Dio. Perché, ripeto, è lì che si forma l’autenticità della nostra trasformazione, della nostra vita nuova, il vino nuovo, anziché noi trovare questa disponibilità per Dio, noi ci troviamo invasi da tutto un mondo di distrazioni, di disordini, di mondo che ci porta via. Ed è lì che abbiamo bisogno che il Signore operi questa purificazione. Ora, la purificazione, la cacciata, avviene in quanto, sempre restando con Lui, Lui mette in discussione tutti quelli che sono i nostri motivi di vita, tutti quelli che possono essere i nostri argomenti, i nostri impegni, anche i nostri doveri di vita con cui noi occupiamo, dedichiamo la nostra vita, consacriamo cioè il nostro tempo interiore; perché in quanto noi ci occupiamo di qualche cosa, praticamente dedichiamo la nostra mente, impegniamo il nostro pensiero a qualche cosa, cioè consacriamo il tempo dell’anima, della mente, il cuore nostro in qualche cosa. Come Dio entra in noi, in questo nostro tempio interiore, Lui mette in discussione tutti questi nostri impegni, tutte queste nostre motivazioni di vita, tutte queste nostre giustificazioni, ecco la cacciata. Perché ce le rende insopportabili, di fronte a Lui non c’è niente, di tutto quello con cui noi giustificavamo la nostra vita nel mondo, perché Lui è essenzialità pura e tutta la vita va rinnovata con la novità; ecco come avviene il cambiamento dell’acqua in vino, proprio attraverso questa discussione su tutti i motivi che determinano la nostra vita. Io lascio qui, sento voi.

Pensieri tratti dalla conversazione:

Giovanni: Perché il Signore prima fa riempire le idrie di acqua per trasformare l’uomo e dopo, adesso, ci mette di nuovo davanti i venditori del tempio…

Luigi: No, io non direi prima e poi, non c’è un prima e un poi. Direi che questo è l’approfondimento di quello, l’interiorizzazione è quella. Direi che quello che è avvenuto nelle nozze di Cana, ascoltando il Signore che dice: “Riempite di acqua le idrie”, avviene un cambiamento interno sulla sua parola, qui ci fa capire cosa avviene in noi con questo riempimento di acqua, cioè è un approfondimento di quel fatto lì, non è che prima è successo l'episodio delle nozze e dopo è successo l'episodio del tempio. Noi andiamo interiorizzando il problema, quindi approfondendo di più. Cioè cosa vuol dire, praticamente, riempire il nostro mondo interiore di questa giustizia, e come noi sollecitati, invitati, perché la condizione è fare attenzione, come noi incominciamo a fare attenzione, Lui ci invita non a purificare fuori, non a modificare fuori ma a modificare dentro. Ma come noi ci rivolgiamo dentro, scopriamo questo, che tutto il nostro mondo è invaso da… prima noi non ci rendevamo conto, anzi credevamo che il nostro intimo fosse disponibile, fosse vuoto, credevamo di poterlo riempire e invece ci accorgiamo che è pieno di ben altro e che abbiamo bisogno di Gesù che lo svuoti, altrimenti non ce ne liberiamo. È per questo che dico che è complementare, non è un episodio che viene dopo, ma è un episodio che integra il primo, lo approfondisce, perché il Signore va avanti approfondendo; apparentemente sembrano dei fatti magici, ma approfondendo ci accorgiamo che ci vuole la partecipazione personale ed è proprio attraverso questo fatto che Lui ci educa e ci insegna a questo rinnovamento interiore, quindi a sgombrare. Anche se è sempre Lui che sgombra perché è Lui che ci fa vedere questo e facendocelo vedere ci fa anche capire lo stato che portiamo in noi e quindi ci invita a liberarcene. Chiaro?

Emma: Ho capito ma devo riuscire a concretizzarlo….

Luigi: Sei convinta che questo entrare di Gesù in noi (Gesù è già in noi) è un rientrare nostro in noi? Perché noi non entreremmo se Lui stesso non…. quindi facendo attenzione a Lui, Lui ci invita a questo rientro, altrimenti noi siamo sempre portati ad esteriorizzare la nostra vita, i nostri problemi o a ritenere che il cambiamento debba avvenire fuori, per cui io do l’elemosina e mi ritengo giustificato, oppure faccio un atto buono e mi ritengo giustificato. No, rientra in te stesso perché il male è dentro di te, non basta fare un atto esterno o fare un cambiamento esterno. No, cambia prima dentro e poi cambierà anche il fuori, ma è richiesto questo rientro, ma con Lui.

Emma: Mi scopro sempre più lontana…

Luigi: Anche lo scoprirsi lontani è grazia di Dio, perché noi potremmo anche illuderci di essere molto vicini. Ed è grazia di Dio il fatto di scoprire che tutto il nostro mondo interiore è invaso da tanti problemi che ci portano via, da tanti idoli; mentre noi, magari, senza Lui, se non facciamo attenzione a Lui, noi crediamo magari di avere il nostro animo libero e disponibile, in preghiera. Invece più guardiamo Lui, più facciamo attenzione a Lui, e più ci accorgiamo, scopriamo le distanze. Ma le distanze sono un richiamo: scoprire che io sono tanto lontano da Lui è una grazia, è un invito da parte Sua per accelerare i tempi.

Giovanni: Quando l’uomo ha ricevuto questa luce divina interiore e non vede il suo errore, Gesù interviene….

Luigi: Ah, beh…

Cina: Io sento che è tanto vero, ho bisogno solo di fermarmi e ascoltare perché è talmente grande l’errore di essere rivolti solo all’esterno, di non soffermarci su queste cose, che la vita ha altri motivi….. questo prendere coscienza, di fermarci, di chiedere la luce.

Luigi: L’autenticità del cambiamento è soltanto in quanto c’è una trasformazione interiore perché fintanto che noi cambiamo solo dal di fuori o fintanto che noi ci inginocchiamo soltanto e assumiamo un atteggiamento di preghiera, di amore ma non cambiamo il nostro intimo e il nostro cuore, la trasformazione è difficile, diventa recitazione, c’è uno sdoppiamento. Per questo il Signore insiste su questa interiorizzazione, su questa trasformazione.

Eligio: L’intervento di Gesù nei confronti dei cambiavalute, avviene su iniziativa di Gesù; ora, il progresso nel campo dell’anima dell’avvicinamento alla verità, alla sapienza non avviene mai in automatico, né senza una partecipazione cosciente nostra. Vorrei, se fosse possibile, cosa può significare per noi questa entrata di Gesù nel tempio, rispetto al tempio nostro, che siamo noi. Gesù entra contro la nostra volontà così come, malgrado la loro volontà è entrato nel tempio per cacciare questi cambiavalute, questi trafficanti. A questo punto deve essere Gesù stesso che fa pulizia nella nostra mente, nel nostro tempio…

Luigi: Gesù non fa pulizia se noi non entriamo con Lui e questo ci è significato da quelle tre categorie nelle nozze di Cana, che intendono o fraintendono il segno di Dio. Per cui già nelle nozze di Cana c’è un problema di interiorità, infatti tu vedi che qualcuno ha frainteso il segno attribuendolo ad opera umana, anche se Gesù era presente. Il che vuol dire che la purificazione interiore, che da poi la luce per intendere, non avviene senza una partecipazione nostra: l’entrata di Gesù in noi non avviene senza di noi perché Lui è già dentro di noi. Se è già dentro di noi, come mai non fa pulizia? Richiede questo entrare di noi con Lui. Anche perché Lui ammonisce, quando noi ascoltiamo, ci ammonisce a rientrare in noi, a guardare il cuore, a purificare dentro. Tu allora mi puoi chiedere perché Gesù caccia via, violentemente, questi mercanti? Lui caccia violentemente, quando noi entriamo con Lui, allora diventa insopportabile: quando noi siamo con Lui, Lui ci rende insopportabile un altro amore: “Non potere servire due padroni”, ma bisogna che noi ascoltiamo Lui. Se noi ascoltiamo Lui, Lui ci rende insopportabile i due amori, Lui ci rende insopportabili i due padroni, se noi abbiamo creduto in Lui. Se noi abbiamo creduto in Lui, possiamo amare cinquanta persone, o avere cinquanta amori e servire cinquanta persone, perché ritengo di poterlo fare.

Se Lui però entra con me, perché questa è l’esigenza della sua presenza e della sua verità.

Perché l’esigenza della sua verità è un fuoco che consuma, che brucia, purifica l’oro, ma brucia, abbaglia, quindi ci rende insopportabile; ecco perché in noi si forma il problema di come fare a conciliare: questo è già un segno che Lui è entrato. Essendo entrato, ci fa sentire il conflitto; sentendo il conflitto, il primo atto è questo cercare di conciliare una cosa con l’altra. Ma più noi restiamo attenti, in ascolto di Lui, più Lui ci fa sentire le sue esigenze.

Perché la vita nuova sgorga solo da Lui; la Gerusalemme celeste, la Città di Dio, discende da Dio come una sposa preparata per il suo sposo. Cioè è tutta soltanto espressione di Dio, non sopporta altro; è tutta una elevazione spirituale, tant’è vero che Gesù dice che il vino nuovo va messo in otri nuovi, non puoi rattoppare un abito vecchio con un rattoppo nuovo, non si può conciliare, l’abito va nuovo. Il vino nuovo va messo in otri nuovi, è una novità, quanto abbiamo visto è una vita nuova.

Questa frusta con cui Gesù scaccia tutto è questa inconciliabilità. È chiaro?

Eligio: Questo è chiaro, quello che è meno chiaro è che la scacciata dal tempio avviene contro la volontà di coloro che nel tempio praticano.

Cina: Domenica scorsa abbiamo parlato delle due venute: la prima è l’annuncio e la seconda, che potrebbe essere rappresentata la cacciata dal tempio, questo secondo tempo che avviene nostro malgrado…

Luigi: Questo è perfettamente logico perché noi possiamo tenere in noi, nella nostra vita tutti i compromessi, tutti gli altri amori; certamente arriva un momento in cui la resa è inesorabile, non fosse altro che con la morte, crollano tutti i valori. Ma quello che è terribile è questo: non crolla il nostro io. Crolla perché è tutto quello che non dipende dal nostro io, Dio sgombra il terreno, la sua verità si afferma, però non è che Lui possa, anzi Lui stesso non vuole che il nostro io crolli perché è Lui stesso il Creatore del nostro io: soltanto noi possiamo far crollare il nostro io. Per cui la sua venuta “imposta”, e viene il giorno in cui la sua verità si impone, ci trasforma in un inferno, perché non è che Lui possa distruggere il nostro io…

Eligio: Questa sua venuta “imposta” è simboleggiata da questa entrata di Gesù nel tempio e dalla cacciata di queste persone?

Luigi: No, perché questa avviene contro la loro volontà. Ma se noi teniamo presente che il tempio è il nostro mondo interiore, è nel nostro mondo interiore che ci sono questi mercanti. Quindi Lui, entrando in questo nostro mondo interiore, caccia via questi mercanti contro la loro volontà. Questi mercanti sono i nostri desideri e questa cacciata rende noi insopportabile altri amori, altre passioni. La sua passione ci rende insopportabile, è contro, agisce con violenza infatti crea in noi un turbamento, crea in noi una crisi, crea in noi un travaglio. Quando crea in noi un travaglio, non avviene con compiacenza da parte nostra, lo subiamo. Questo travaglio lo subiremmo anche se noi non entriamo in noi, perché teniamo presente che quello che è avvenuto è pedagogia, è lezione personale per ognuno di noi, per insegnare a noi di fare prima le cose, prima che esse si impongano: “Affinché siate fatti degni di scappare da…”. Perché Dio è al di sopra di tutte le nostre scelte, di tutti i nostri pensieri, per cui la sua verità si impone comunque anche se noi non la riconosciamo. Però prima che si imponga Lui ce la annuncia affinché noi l’attendiamo, ci prepariamo; quindi questo fatto del Vangelo è una lezione per insegnare a noi quello che con Lui dobbiamo fare dentro di noi affinché non avvenga che nell’agonia, nella morte dobbiamo subire la sua venuta. Dal momento che il nostro mondo è invaso da tante passioni diverse, come noi accogliamo il suo pensiero in noi, il suo problema, la sua tensione, la sua passione in noi, ecco che Lui ci rende insopportabile e quindi ci mette in questa crisi; contro quindi quello che possono essere gli interessi di questi mercanti, che rappresentano le nostre passioni (noi stessi lo subiamo questo fatto qui).

Ci sono tanti esempi che possono spiegare questo fatto; ad esempio quello che avviene in altitudine, noi lo troviamo in longitudine. Quando andiamo in montagna notiamo che man mano che saliamo, la flora cambia, che le piante cambiano, fintanto che si arriva ai ghiacciai. Questa differenziazione di natura noi la troviamo anche in senso longitudinale man mano che arriviamo al Polo. Si è calcolato addirittura che in quei tanti metri di altitudine, corrispondono tanti Km. di avvicinamento al Polo. Per cui quello che noi troviamo a 2000 m., noi lo troviamo in Norvegia; quello che noi troviamo a 3000 m., lo troviamo vicino al Polo. Così quello che avviene dentro di noi, avverrà certamente anche in senso temporale, però si imporrà, perché avviene contro di noi in quanto la verità di Dio si impone.

Con la nostra collaborazione noi arriviamo a quel fatto che un giorno certamente troveremo subendo; però c’è questa differenza che soltanto in orizzontale il nostro io costituisce il nostro tormento; là invece qui c’è la nostra partecipazione.

È vero che subiamo il travaglio, la fatica di salire, ma ad un certo momento c’è la gioia di partecipare a vedere: ecco la contemplazione, la scoperta, la visione.

Infatti quando si arriva in cima si gode: perché si sale? Per poter vedere, salendo si vede, la gioia sta nel vedere, nel contemplare. Come la funzione del tempio che contemplazione, è pura contemplazione. Però per salire al tempio bisogna purificarsi da tante cose…

Giovanni: Ecco, questa purificazione avviene con Dio, solo con Dio, con la nostra partecipazione, senza la quale Dio non fa niente. Però Dio rispetta la libertà dell’uomo anche se scaccia via.

Luigi: Appunto per quello che c’è il nostro io. Per cui se noi non aderiamo a Dio, Dio magari opererà in modo da riprendersi tutto quello che è suo però il nostro io resta. Ed è quello che ci caccia nell’inferno. Dio opera per salvarci, quindi insegna a noi, prima che il fatto avvenga, a farlo in modo da essere preparati per-, ad accoglierlo; dobbiamo essere preparati a capire le esigenze. Lui dice: “Fate bene i conti a tavolino..”. Cosa vuol dire questo? Che prima di iniziare la guerra, fai i conti con le forze con cui vai incontro a combattere, e contro le forze del nemico.

Prima di iniziare una costruzione, vedi bene i metri che hai a disposizione. Fallo prima! Così è lo stesso! Sappi capire le esigenze di Dio, le esigenze della Verità di Dio.

Le vergini stolte che vanno avanti così, senza rendersi conto delle esigenze dell’incontro con lo sposo, ad un certo momento vengono cacciate fuori: “Non vi conosco…”, eppure erano vergini, avevano la fede e tutto quanto! Però non seppero prevedere le esigenze dell’incontro con lo sposo!

Invece è importante questa preparazione, questo renderci conto, questo vivere con Lui già prima che Egli venga!

Perché se io debbo attendere una persona, mi preparo; e come faccio a prepararmi? Intuisco quali sono i suoi desideri, preparo tutte le cose in modo che, quando arriva, si senta accolto.

Se invece una persona mi arriva all’improvviso, io sono impreparato e non so accoglierlo.

Ora Lui certamente verrà, questo è poco ma sicuro, perché non siamo noi Dio, non siamo noi la Verità; quindi man mano che la nostra vita passa, non è il tempo che passa ma è Dio che viene. Però è necessaria questa preparazione!

Pinuccia: “La casa del Padre mio è casa di preghiera”. Vorrei soffermarmi ancora su questo punto. L’uomo è fatto per questo. Come si può intendere: “Lo zelo della tua casa mi ha consumato?”

Luigi: Questo lo vedremo più avanti. Ora approfondiamo quello che abbiamo visto adesso, cioè: l’entrare nel tempio.

Pinuccia: Perché parla del recinto del tempio?

Luigi: Perché il tempio ha un intimo che rappresenta l’anima, dove il sacerdote poteva entrare solo una volta all’anno, e un recinto dove c’erano i mercanti.

Pinuccia: E cosa vuol dire questo per noi personalmente?

Luigi: Nel Pensiero di Dio non entra niente di mondo. Quando noi pensiamo Dio, non può entrare assolutamente niente del nostro io, solo Dio! Solo con Dio si può pensare Dio, in sostanza solo nel Pensiero puro di Dio noi possiamo pensare Dio.

Per questo con Dio noi non possiamo mettere niente insieme. Dio non accetta nessun compromesso, perché Dio è un pensiero semplice, purissimo, che non sopporta nient’altro da Sé. tutto è significazione e opera della Verità me nient’altro è Verità. Anzi tutta l’opera di Dio è per farci cogliere questa sua essenzialità, questa sua purezza. Dio è assoluto. E al di sopra di ogni relatività, è al di fuori di tutto ciò che è relativo.

Pinuccia: E questi mercanti, i cambiavalute, ecc.?

Luigi: Sono nel tempio, il quale rappresenta tutto il nostro mondo interiore che è fatto di pensiero, di amore, di volontà, di pensiero dell’io. Tutto questo deve essere sottomesso al Pensiero di Dio. Perché abbiamo detto che: “Le anfore vanno riempite fino all’orlo di acqua …” e abbiamo anche detto che le anfore rappresentano il nostro mondo interiore. Ora, questo mondo interiore, bisogna riempirlo con questa giustizia, con questa Verità di Dio; tutto, tutto… capisci?

Pinuccia: È questo recinto che non capisco…

Luigi: L’anima, al centro del tempio c’è il Pensiero di Dio; non è che noi possiamo riempire Dio. Cioè, tutto quello che noi portiamo dentro di noi, in noi, va tutto consacrato a Dio, capisci?

Tutto quello che portiamo in noi deve essere tutto trasformato in preghiera, in adorazione, ma deve essere tutto illuminato da Dio, tutto rivolto a Dio.

Ad esempio, quando noi entriamo in chiesa, c’è il tabernacolo e poi c’è tutto l’ambiente, tutto il recinto. Ora, quand’è che l’ambiente è tutto relativamente a posto?

Quando tutto è rivolto a quel centro lì. Ma quando invece ci sono delle dispersioni, quando c’è tanto roba che ci distrae da quel centro, dal tabernacolo, abbiamo delle impurità, abbiamo qualcosa che ci distrae, che ci porta via. Bisogna raccogliere tutto…. In modo che sia tutto raccolto in Dio.

Bisogna che il nostro tempio interiore sia un luogo di preghiera.

Luogo di preghiera vuol dire avere un luogo di raccoglimento in Dio, di unificazione in Dio.

Pinuccia: Quindi noi siamo casa di preghiera …

Luigi: Casa di preghiera vuol dire adorazione di Dio. Dio in questo tempio è esposto. Noi dobbiamo vedere tutte le cose sotto la sua Presenza, nella sua luce, unificare, raccogliere tutto in Lui. Invece il nostro tempio noi lo facciamo luogo di passaggio, nel nostro tempio noi traffichiamo, abbiamo tanti altri interessi, lo riempiamo di mobili, di merci; nella nostra chiesa noi mettiamo tutte queste cianfrusaglie. Invece, tutto quanto va rapportato, va riferito a Dio, va visto con Dio, in Dio. È una cosa molto diversa perché noi accumuliamo delle cose secondo il nostro punto di vista, allora vuol dire che traffichiamo, perché c’è il pensiero del nostro io al centro.

Pinuccia: L’entrata di Gesù nel tempio è un rientrare nostro nel nostro tempio…

Luigi: Sì, però l’iniziativa è sua, si entra in quanto noi facciamo attenzione a Lui perché è Lui che ci invita, altrimenti anche se noi entriamo non capiamo…

Pinuccia: Fare la giustizia essenziale è già un rientrare in noi, un mettere Dio al centro, quindi Dio già entra in noi e noi rientriamo con Lui già prima…

Luigi: Dio non entra perché Dio è già in noi, sia ben chiaro, Dio è in noi, perché se non fosse in noi, noi non avvertiremmo nemmeno il problema. Ascoltando Lui, accogliendo Lui, è Lui che ci fa entrare con Lui, con Lui.

Pinuccia: Ecco questo avviene già prima nell’incontro con Cristo…

Luigi: D’altronde il Verbo di Dio ce l’abbiamo già, parla già anche nell’Antico Testamento, per cui il Cristo, venendo tra noi, riprende l’opera tutta antica, la riprende e la porta a compimento. Il Signore non è venuto per annullare l’antico, il Signore è venuto a portare a compimento. Quindi non si tratta di passare da un avvenimento ad un altro. Noi vediamo, ad esempio che la cacciata dei mercanti dal tempio è un approfondimento di quanto è avvenuto nelle nozze di Cana. Quindi in tutto c’è questa continuità, è un approfondimento di quanto è avvenuto precedentemente. Così anche ora qui; con Giovanni Battista scopriamo che il bisogno che abbiamo; facendo questa giustizia interiore, Giovanni Battista ci insegna, ci invita a mettere Dio al centro della nostra vita, a mettere Dio prima di tutto.

Facendo questo in noi si forma il sogno di una vita secondo Dio; si forma il sogno, ma la realtà è molto diversa. Con Cristo invece abbiamo la realizzazione del sogno.

Noi restiamo sempre nello stesso argomento: il Verbo è unico, antico, nuovo, è sempre uno solo, perché è sempre Dio che parla, è solo Dio che parla in tutto. Però con Cristo noi abbiamo il compimento, la realizzazione del nostro sogno. Con Giovanni Battista noi abbiamo una visione astratta di quello che dovrebbe essere la nostra vita, perché siccome Dio è già dentro di noi, noi possiamo pensare ad una giustizia secondo Dio, a come sarebbe bello vivere tutto secondo Dio, fare tutto secondo Dio. Ecco noi possiamo pensarlo questo; ma la sua realizzazione è molto diversa perché ho detto che per la realizzazione ci vogliono le presenze, ci vuole l’attualità che ci impegna, bisogna incontrare questo Cristo nel nostro mondo, il quale ci realizzi il sogno.

Il sogno bisogna “portarlo”, altrimenti non sappiamo cosa farcene di Lui che parla a noi di questi argomenti e quindi noi valorizziamo in quanto abbiamo quella fame. Quindi se in noi non si forma la fame, noi non realizziamo il pane.

Con Giovanni Battista si forma la fame; con il Cristo abbiamo il pane e quindi abbiamo la possibilità di realizzare la vita: col Cristo si realizza questa vita qui! La vita nuova. La vita nuova ci viene col Cristo, non con Giovanni Battista. Con Giovanni Battista noi sospiriamo la vita nuova, vediamo come dovrebbe essere, ma…

Pinuccia: Questa cacciata dei mercanti dal tempio, avviene solo col Cristo, non prima…

Luigi: Con Giovanni Battista avviene a livello di mente, di desiderio, come dovrebbe essere. Con Cristo avviene, perché qui c’è un amore, qui c’è una presenza e quindi abbiamo la realizzazione. La realizzazione è poi amore, amore vissuto.

Pinuccia: Siamo noi che desideriamo questa cacciata alla fine…

Luigi: Certo, in quanto noi…

Pinuccia: Non può avvenire contro la nostra volontà…

Eligio: Può avvenire anche contro la nostra volontà.

Luigi: Avverrà certamente contro la nostra volontà.

Eligio: Come affermazione della volontà di Dio.

Luigi: L’incontro col Cristo ci fa vedere e ci rende insopportabile l’occuparci di altri amori. Però in quanto noi dobbiamo restare uniti a Dio perché allora per noi sarebbe facile uscire dalla crisi: facendo fuori Dio, non ci penso più. Io conosco qualcuno che dice: “O mi dedico ai miei affari o debbo dedicarmi a Dio; allora, siccome voglio dedicarmi agli affari, a Dio non ci penso più!”. Ma se io voglio accogliere Dio, ecco questo entrare di Dio nella mia vita, se lo voglio accogliere, non posso evitare questa crisi, perché Dio mi rende insopportabili le altre passioni, me le rende inaccettabili. Per cui uno non si può più divertire come di divertiva prima, non sopporta più, perché Dio è un fuoco che fa vedere un’esigenza immensa, un lavoro enorme da fare. Come ad esempio un uomo non può più giocare a birilli come un bambino, perché ha altre esigenze, ha il commercio, gli affari. Avendo in Dio un impegno immenso, un fuoco (come paragone). Pascal, nella notte in cui si è convertito, si è segnato su un biglietto e poi se lo è cucito sulla giacca e ha scritto: FUOCO 23 NOVEMBRE XXXX.

FUOCO! Capisci? Ha avvertito che la divinità è fuoco; fuoco che brucia tutto, che trasforma completamente la tua vita.

Ora, è questo l’entrare, perché Dio è già dentro di noi, però a noi che cosa manca? Manca questa partecipazione, capisci?

Questa partecipazione consiste in questo entrare noi, ed è Lui che ci fa entrare, l’iniziativa è sua. Quando noi facciamo attenzione (ecco “la sua ora”), l’ora della sua venuta, l’ora in cui Lui entra. Però entrando, ecco: è fuoco che brucia! E brucia dentro di noi perché, come ho detto, noi subiamo una crisi. Se io subisco una crisi, vuol dire che Lui entra violentemente con la sferza. La sferza è poi questo fuoco che rende insopportabile il resto.

Giovanni: Certo che il Signore rispetta al massimo la libertà dell’uomo…..

Luigi: Ma lo rispetta perché la conoscenza di Dio è un fatto cosciente, non è un fatto magico. La conoscenza di Dio è un fatto cosciente, quindi richiede da parte mia la consapevolezza. Io non posso essere come animale; con l’animale ci può essere un fatto magico, ma come animale io non posso conoscere Dio. Quindi noi, senza renderci conto, la conoscenza richiede questo superamento, questa adesione da parte nostra consapevole: è un fatto consapevole.

Ognuno di noi è chiamato a generare il Verbo di Dio in noi, perché soltanto generandolo lo conosce. Per questo che dico, che ognuno di noi è chiamato ad essere la madre di Gesù.

E Gesù dice che sua madre sono tutti coloro che ascoltano la parola di Dio e la fanno. Perché ascoltandola di genera.

Giovanni: Dato che Dio è il padrone assoluto di tutti gli uomini, potrebbe esercitare questo suo potere, invece rispetta l’uomo al massimo….

Luigi: Questo è perché l’uomo è chiamato a partecipare, è chiamato a conoscere Dio. Tu capisci che là dove io non rispetto la libertà, sì che farò fare all’altro quello che voglio io, però certamente l’altro non mi conoscerà. Se io voglio che l’altro non mi conosca, non debbo affermare la mia forza su di lui, devo rispettarlo: allora lui, ad un certo momento, maturerà la mia conoscenza.

Pinuccia: Hai detto che noi siamo chiamati a generare il Verbo di Dio e che lo si genera ascoltando, ma è il Padre che genera, non siamo mica noi…..

Luigi: Siamo chiamati a generare come la madre di Gesù ha generato. È chiamata la madre di Dio. È il Padre che lo genera ma è la madre di Gesù che lo ha concepito per opera dello Spirito Santo, cioè per opera dello Spirito del Padre.

Ma la madre di Gesù è veramente la madre di Dio.

Gesù dice: “mia madre…” e dicendo “mia” teniamo presente che Lui è Dio, che Lui parla come Dio, che Lui è il Verbo di Dio.

Ora, se Lui dice: “Mia madre sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la fanno…”, non dobbiamo dimenticare questa parola, Lui non dice soltanto “miei fratelli, mie sorelle…”; Lui dice: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Chi sono le mie sorelle? Ecco, sono tutti coloro che ascoltano la parola di Dio e la fanno” e mentre noi diciamo questo: “Ecco…”, noi abbiamo la visione su tutta l’umanità attraverso tutto lo sviluppo della storia; tutta questa immensa schiera di uomini, di anime, che ascoltano la parola di Dio e la fanno.

Questi sono mio madre, i miei fratelli e le mie sorelle; non dice soltanto: “miei fratelli, mia madre….”. Questo vuol dire che ognuno di noi, nell’intimo dell’animo, è chiamato a generare il Verbo di Dio. Si capisce: lo si genera con Dio, perché la madre di Gesù, Dante la chiama “figlia di suo Figlio”; è logico, perché ascoltando il Figlio noi siamo poi portati al Padre e nel Padre scopriamo la generazione del Verbo. Però chi ascolta la parola di Dio genera il Figlio di Dio. Non lo si genera mica da soli! Lo si genera col Padre.

Pinuccia: La sferza di corde rappresenta l’opera di purificazione?

Luigi: È l’insopportabilità.

Pinuccia: Che ci viene comunicata per iniziativa di Dio.

Luigi: Che ci rende insopportabile ogni altra cosa. Il suo Pensiero è in noi, in noi, con noi. Il suo Pensiero è in noi e noi possiamo essere fuori. Sant’Agostino dice: “Tu eri in me ed io ti cercavo fuori”. Rientra in te! Allora il suo Pensiero con noi, con noi, ci rende insopportabile ogni altro interesse. E fintanto che noi non lo facciamo fuori, siamo sotto la sferza, noi subiamo il travaglio.

Cina: Ma ben venga questa insopportabilità perché mentre noi siamo amici…

Luigi: Questa sferza rivela una maggiore attenzione da parte di Dio che non alle nozze di Cana, durante le quali non ha detto niente allo sposo…

Eligio: Però questa sferza, mentre rivela una maggior attenzione da parte di Dio, ci fa però sentire molto lontani da Dio, per cui ci è difficile misurare il cammino: né in longitudine,né in latitudine…

Luigi: Ma questo sentirmi lontano è grazia, perché uno si confronta con una meta; invece è quando uno non si confronta con una meta che si illude di essere vicino. Fintanto che non mi misuro con una meta, non scopro di essere lontano, magari mi credo perfetto. Nessuno è più illuso del bambino che crede di essere padrone del mondo perché fa: “Brrrrrrmm…”; man mano scoprirà la sua insufficienza e la sua povertà. Infatti abbiamo visto che la conclusione di tutto l’Antico Testamento è toccare con mano la nostra miseria, la nostra povertà, la nostra lontananza da Dio: il grande bisogno di Dio.

Questo è già un passo di vera grazia, è già Dio che si è avvicinato, il fatto di accorgersi di quanto si è lontani. Gesù dice: “Se voi foste ciechi non sareste in colpa, ma poiché dite di vedere, il vostro peccato rimane”. Allora se io ritengo di vedere mentre sono cieco, allora sono molto lontano ma non lo so di essere lontano e credo di essere vicino.

Se mi accorgo di essere cieco, allora vuol dire che la luce si è già avvicinata, che c’è già della grazia. Infatti Gesù dice: “Io sono venuto per dare la luce a coloro che sono ciechi, ma per accecare coloro che vedono”, che credono di vedere, i quali sono molto più indietro di coloro che sono ciechi. “Sono venuto per i peccatori…”, quindi colui che si ritiene giusto, vuol dire che è molto più indietro di colui che ha toccato con mano di essere peccatore. È logico che c’è ancora sempre il pensiero dell’io perché nell’amore puro non dovremmo nemmeno accorgerci che siamo lontano…

Eligio: E penso che questa disperazione sia ancora una proiezione dell’io…

Luigi: Parlo di scoprire la mia miseria, la mia povertà, il mio niente: c’è ancora il pensiero del mio io. L’Antico Testamento non è liberazione dall’io perché sull’orizzonte estremo dell’Antico Testamento noi abbiamo l’uomo mendicante: il cieco di Gerico. “Signore che io veda!”, ecco l’uomo che prega. Qui abbiamo lo sfociare dell’Antico Testamento e quindi il punto d’attacco con il più piccolo nel Regno di Dio e il più grande fra i nati di donna. Ma siamo già all’uscita dall’Antico Testamento, quindi abbiamo già tutta l’opera della grazia. Invece quando uno è molto indietro da questa soluzione qui, si ritiene di essere giusto “Io non ho mai ucciso nessuno” credi di essere sapiente, credi di sapere. Poi magari trovi Santa Teresina del Bambino Gesù che accetta anche di andare all’inferno, pur di fare la volontà del Signore: accetta di stare lontana da Dio. Se Dio vuole quello, accetta, perché è tanto l’amore per il Signore. “Se Dio mi vuole mettere in un angolo o anche buttarmi nell’inferno, io sono contenta di andarci, pur di fare la sua volontà”: ecco l’amore! Allora qui uno non pensa più a sé e non gli importa più, ma è proprio lì che si realizza la vera unione col Signore per cui ovunque sia è sempre con Lui: perché è così che al Signore piace.

Eligio: Sono le false preoccupazioni che ci impediscono di impegnarci con Dio…

Cina: Gesù dice: “Beati i poveri in Spirito…”

Luigi: Guarda che noi possiamo essere poveri in denaro, ma Gesù dice: “Beati i poveri in Spirito”, beati i poveri dello Spirito. Tieni presente che povero è colui che manca di-, quindi che sente il bisogno di-. Allora dice: “Beati coloro che sentono il bisogno dello Spirito”, cioè “Beati coloro che hanno fame dello Spirito” perché noi possiamo anche aver fame di denaro, di ricchezza, di figura. Anche noi siamo poveri perché in quanto ho fame di-, sono povero. Posso aver fame d’amore, fame di gloria e il Signore dice: “Come potete credere voi che mendicate gloria gli uni dagli altri!”, anche questi sono poveri, i mendicanti sono poveri. Qui non dice: “Beati i mendicanti di gloria”, ma dice: “Beati i poveri in Spirito”, cioè beati coloro che sentono tanto il bisogno dello Spirito, per cui non si accontentano di nient’altro, non si accontentano di tutti i beni del mondo perché hanno questa fame, questo bisogno qui: allora qui c’è la beatitudine. Ma più uno cammina con il Signore e più entra in questo processo d’amore, di conoscenza, di gioia, per cui non avverte nemmeno quello che è, non gli importa nemmeno più quello che è o quello che non è. Quando uno ama una persona desidera amare…. Amare significa desiderare il bene dell’altro e quanto uno più pensa al bene dell’altro, tanto più pensa all’altro. Che poi dopo sia che uno sia vestito in un modo piuttosto che in un altro (abito con significato ampio), non importa niente, perché quello che veramente importa è altro! Ecco si entra nell’amore e l’amore pensa all’altro e allora non dice nemmeno più: “Io sono vicino, io sono lontano…”

Eligio: L’analisi dell’amore è un’altra cosa…

Luigi: L’amore vuol dire vivere nell’altro.

Eligio: È avere presente….

Luigi: C’è ancora questo fatto nella legge dell’amore: che uno tanto più ama, tanto più scopre la sua insufficienza ad essere come vuole l’Altro. Scopre la sua insufficienza a volere come vuole l’Altro, per cui scopre la lontananza. Scopre che l’Altro è tanto superiore che lui non riesce a rispondere, a soddisfare la volontà dell’Altro; per cui: tanta è l’esigenza dell’Altro, che scopre la sua povertà e allora deve imparare ad amare. Comunque chi insegna ad amare è sempre Lui: è sempre Dio.



Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.  Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il danaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. Gv 2 Vs 12/16 Terzo tema.


Titolo: Il segno nel tempio: l’incompatibilità(la sferza)

Argomenti: La novità delll’incontro con Cristo. L’incompatibilità tra l’amore per Dio e l’amore per il mondo. L’avvicinarsi della Pasqua. La perdita di valore degli argomenti del mondo. L’interesse è la porta che apre o chiude alla nostra anima. Nomi scritti in terra o cielo. Riconoscere il tempo dell’entrata di Dio in noi.


 

24/Ottobre/1976


 

Luigi: Ecco, adesso, se fosse possibile, vorrei, siccome tu Eligio hai espresso delle incertezze su questo episodio, che tu stesso esprimessi il motivo delle tue incertezze. Tu hai detto che le nozze di Cana erano rimaste molto chiare, evidenti, qui invece, sull'episodio della cacciata dei mercanti al tempio c’è incertezza sull’argomento, o confusione.

Eligio: Io dividevo in due categorie le persone che fanno festa nel mondo dalle persone che, pur non occupandosi di Dio, svolgono un lavoro sociale nel mondo. Poi notavo il diverso atteggiamento di Gesù nei confronti di queste persone: verso le persone che fanno festa nel mondo Gesù si rifiuta di fare qualunque segno o richiamo al punto che lo sposo non si accorge del miracolo; mentre nei confronti dei mercanti nel tempio abbiamo un’azione violenta da parte di Gesù e in questo vedevo, da parte sua, un maggior interesse oppure una maggiore recettività da parte di coloro che non si interessavano a Dio.

Luigi: Ma senti, sei convinto che questo episodio ha un significato tutto interiore, perché si svolge nel tempio? E siete, sei convinto che questo tempio rappresenta la nostra anima? Il tempio di Dio è interiore, è dentro di noi, Dio abita nel luogo interiore. Allora, questa entrata di Gesù nel tempio non la dobbiamo paragonare con i mercanti esteriori che operano nel mondo esteriore come abbiamo parlato dello sposo che festeggia nel mondo esteriore. Lì abbiamo una festa nel mondo; qui abbiamo un episodio nel tempio. Ora, non ti sembra che si debba tenere presente questa situazione diversa di festa in Cana di ambiente diverso perché avviene nel tempio; perché se quel fatto avviene nel tempio, quindi tempio interiore, tempio del Signore, noi dobbiamo ambientare, quindi cercare il significato di questi mercanti, di questi cambiavalute, dentro di noi. Non in quanto ci troviamo con delle persone che trafficano nel mondo, ma dobbiamo trovarli piuttosto dentro di noi.

Eligio: Comunque in seguito ti avrei chiesto il significato personale dei due episodi.

Luigi: Nelle nozze di Cana noi abbiamo un segno, il primo segno che è la trasformazione dell’uomo: dall’uomo vecchio all’uomo nuovo. Cioè quando nell’uomo avviene, attraverso l’opera di Dio, questo venir meno del vino o dei vini, questo chiudersi di tutte le strade, di non aver più nessuna soluzione nella propria vita, vedere il fallimento della propria festa, è questa novità che reca la presenza di Gesù, cioè l’uomo nuovo. Dice che il primo segno dato da Dio nell’incontro con la creatura, è la trasformazione della vita da vecchia a nuova. Però cosa c’è in profondità in questo cambiamento? Ecco, qui in questo episodio abbiamo già un approfondimento di quel fatto là, di quello che è avvenuto alle nozze di Cana, per farci capire che non avviene così, magicamente la trasformazione della nostra vita da vecchia a nuova. L’incontro con Gesù, fare la comunione, fermarsi in meditazione, questo atteggiamento presuppone tante cose….

Ecco, allora qui abbiamo un cammino in profondità, di questo Dio che entra nella nostra vita e entrando nella nostra vita, cosa ci fa constatare? Cosa opera dentro di noi? A me pare di paragonare questa operazione di Dio che invece non trovo nelle nozze di Cana con la notte passiva dello Spirito di cui parla San Giovanni della Croce. Per cui abbiamo un tempo attivo e un tempo passivo; il tempo attivo è là dove noi siamo impegnati a fare qualcosa come ad esempio quando il Signore ci fa trovare con il suo comandamento: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, con tutto te stesso…”, ci impegna a-.

Abbiamo il Signore che dice: “Preoccupatevi di cercate prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù…”, abbiamo un impegno, una parte attiva da parte dell’uomo. È Dio che manifesta la sua volontà e l’uomo si deve occupare di questo. Ma se l’uomo cerca il Signore, a molto maggior ragione il Signore cerca l’uomo. Se uno ama è perché è già stato amato da Dio. Se un uomo cerca è perché è già stato cercato da Dio, quindi c’è una parte attiva, l’impegno dell’uomo a-, ed è una selezione di valori, ed una parte passiva quando l’uomo subisce l’azione di Dio. Qui evidentemente abbiamo un quadro dove l’uomo subisce un’opera divina: Dio che entra nel tempio e fa fuori tutto ciò che non è compatibile con il tempio. Là era un segno in un giorno di festa ma nel mondo, qui è un segno interiore. Abbiamo detto: a cosa serve questo segno? Per farci capire quando effettivamente Dio è entrato nella nostra vita o quando ancora non è entrato cioè per farci prendere coscienza del tempo in cui noi ci troviamo sul cammino della nostra vita. E il segno è questo: se Dio è entrato nella nostra vita, noi dobbiamo sentire l’incompatibilità dell’amore per Dio con tanti altri amori e questo è il segno. Come fu segno nelle nozze di Cana della presenza del Signore il cambiamento, la vita nuova. Che poi uno capisca in un modo o capisca in un altro modo, questo dipende dalla vicinanza o dalla lontananza da Dio per cui i discepoli hanno capito il significato di questa trasformazione, i servi non l’hanno capita, a molto meno ragione l’hanno travisato coloro, lo sposo ecc., che facevano festa, che non avevano messo Dio al centro.

Però il segno sta nel cambiamento, nella cosa nuova, nella novità: lo Spirito di Dio è novità. Ma perché questa novità qui si formi in noi, questa trasformazione qui avvenga, che cosa si richiede? Non è un atto magico! Dio opera per farci prendere coscienza ed allora abbiamo questo progredire, siamo vicino alla Pasqua e noi abbiamo parlato che questo avvicinarsi della Pasqua (Pasqua significa passaggio dalle cose che si vedono alle cose che non si vedono) dalle cose del mondo (nozze di Cana) alle nozze con Dio cioè dalle nozze, dalla festa nel nostro mondo, all’interesse per le cose di Dio che non si vedono, per cui se siete risorti con Cristo, ecco la Pasqua, non occupatevi delle cose della terra, dalle cose che si vedono ma occupatevi delle cose che non si vedono. Ora, questo tempo qui di passaggio dalle cose del mondo, dalla festa del mondo, e qui abbiamo un accenno ai vini che vengono meno, questo tempo che si avvicina a Pasqua è per la vita di ognuno di noi.

Da cosa notiamo che si avvicina questa nostra Pasqua, significata già dalla liberazione del popolo ebreo, dalla traversata del Mar Rosso verso la terra promessa, (il nuovo cielo e la nuova terra) che è la conoscenza di Dio, che è la vita con Dio, perché bisogna imparare a vivere con Dio. E questa è la vita eterna, conoscere Dio come vero Dio: quindi vivere secondo lo Spirito. Mentre noi attualmente viviamo secondo le cose che si vedono, quindi certamente nella nostra vita c’è un passaggio, c’è una crisi. Se attualmente noi viviamo per le cose che si vedono, che si toccano, che si mangiano, ecc., e dobbiamo invece arrivare a vivere secondo le cose che non si vedono con gli occhi, non si toccano con i nostri sensi, evidentemente c’è questa fase di distacco da-, e di arrivo a; quindi c’è un trapasso, c’è un passaggio da una riva all’altra. Ora, man mano che la nostra vita passa, in noi si forma, ed è Dio che forma questo in noi attraverso le sue lezioni, tutti i giorni Dio conversa con noi, ci dà delle lezioni, attraverso queste lezioni che Lui tiene a noi, cosa fa?

Lui ci convince dell’importanza di Dio, l’importanza per noi di conoscere Lui e della insignificanza delle cose per cui noi viviamo. Per cui più noi continuiamo a vivere per queste cose più la nostra vita perde di significato, perde di valore. A cosa serve? Magari arriviamo all’ultimo, al tramonto, all’agonia: “La mia vita è servita a niente!”, si conclude con un pugno di mosche, come mai? Ma è la conclusione di tutte lezioni divine attraverso le quali Dio ci ha portato a questa pasqua. Quindi la fine del mondo ci porta verso la fine di un nostro mondo, verso la fine dei valori; per cui noi partiamo all’inizio dicendo: “Questo è importante, quello è importante, questo è importantissimo, quello per me è necessario…”, tutte cose che si vedono: figura nel mondo, onore, ambizione, carriera, cose che agli occhi nostri sono molto importanti. Per arrivare ad un punto in cui più niente è importante. Sono andato a trovare una creatura che è vicina alla morte e che sta constatando come tutto diventa relativo, tutto non attrae più; cose che poco tempo prima attraevano ancora molto, come una partita, la quale adesso non dice più niente: ecco, tutto perde di significato. Come mai si maturano questi valori? È la fine del mondo, per cui quello che prima mi interessava tantissimo, adesso non mi interessa più, c’è un’altra preoccupazione, matura un’altra preoccupazione. Se noi teniamo presente che le cose maturano in noi, perché è una porta che apre la nostra anima, che lascia entrare le cose è l’interesse; in quanto noi abbiamo interesse per una cosa, noi lasciamo entrare questa cosa dentro di noi; quando una cosa non mi interessa, io posso sbatterci il naso dentro mille volte ma quella cosa non entra dentro di me, non entra perché non mi interessa. E quante cose noi sentiamo ripetere e straripetere, non entrano e tutti i giorni sembra che noi non le avessimo mai viste perché non entra, non abbiamo interesse. Quello che apre le porte alla nostra anima, quello che lascia entrare le cose è l’interesse per-. Quando invece abbiamo interesse, senza renderci conto, quella cosa lì entra, o quella persona, o quella cosa, entra dentro di noi; ma entrando dentro di noi ci occupa, spadroneggia dentro di noi. Per cui quando noi ci accorgiamo che vorremmo farne a meno, non possiamo liberarci, come un motivo di canzonetta che noi abbiamo trovato interessante, arriva un momento in cui quella ci domina ad un punto tale che noi non riusciamo a liberarci da quel motivo che ci domina e che ci fa perdere tempo, perché quello è segno che noi, ad un certo momento abbiamo aperto la porta della nostra anima, è l’interesse e l’interesse ci ha resi schiavi di-. Ecco, questa è la legge della schiavitù interiore, per cui noi siamo occupati, non siamo liberi di-, noi siamo occupati da-. Ma le cose entrano e ci occupano nella misura in cui noi apriamo la porta; se noi non apriamo la porta all’interesse….

Allora, man mano che il tempo della nostra vita va verso questa pasqua, Dio ci fa scadere tutti gli interessi, per cui le cose non ci attirano più e cresce un’altra preoccupazione: la vera preoccupazione è Dio, cioè matura in noi l’interesse per Dio. E quanto matura in noi l’interesse per Dio, tanto più Dio entra dentro di noi: ecco l’entrata nel tempio, man mano che si avvicina la Pasqua, passaggio, Dio entra. Ma entrando dentro di noi cosa succede? Che noi scopriamo, per noi, che magari non ci avevamo mai pensato, l’importanza di avere una fede in Dio, l’importanza di conoscere Dio. Ma scoprendo l’importanza, capiamo anche quanto noi dovremmo avere disponibilità, mentre invece ci accorgiamo di non averne. Ecco lì che Dio entrando dentro di noi, ci porta a toccare con mano quello di cui noi siamo schiavi, quello che occupa. Perché è vero che i valori scadono fuori e magari noi adesso non li facciamo più entrare perché adesso non ci attraggono più, ma tutti i valori che noi abbiamo lasciato entrare prima, mica sono stati messi fuori, ci sono dentro e occupano la nostra anima. E Dio entrando dentro di noi, facendoci sentire il bisogno, la disponibilità che noi dovremmo avere perché Lui è un grande amore, è un grande impegno di vita, noi ci accorgiamo invece che questa disponibilità non l’abbiamo, e che la nostra anima è invasa da tante altre cose. Per cui noi avvertendo il bisogno di avere disponibilità di mente, di amore, di volontà, di memoria per ricordare, per approfondire, per meditare le cose di Dio, noi ci troviamo con degli stracci: non abbiamo la disponibilità: non abbiamo l’anima nelle nostre mani. C’è il salmo che dice: “Mantieni l’anima nelle tue mani…”, cioè mantieniti padrone della tua anima, non lasciarla in balìa del mondo, non lasciarla in balìa degli altri che te la lacerano, te la calpestano e te la soffocano come vogliono. Perciò il giorno in cui tu avrai bisogno di avere l’anima nelle tue mani, tu non l’avrai più, non ti sarà più disponibile. Per cui ti accorgeresti del gran bene che hai; lo vedi, ma non lo puoi conquistare, come mai? Ti manca l’anima, il tuo tempio è occupato. Ma il Signore, entrando in questo tempio, dentro di noi, dice che trova dei mercanti e trova dei cambiavalute. Ora, teniamo presente questo: quando noi trascuriamo Dio, cioè non teniamo conto di Dio, non mettiamo Dio al primo posto, immediatamente, al centro della nostra vita, scatta il pensiero del nostro io che è questo elemento determinante tutto; ma come noi mettiamo al centro dei nostri pensieri, al centro del nostro interesse Dio, questo, immediatamente ci trasforma tutto il nostro mondo sotto il punto di vista dell’utilità. Noi non guardiamo più le cose per contemplarle, ma noi guardiamo le cose per strumentalizzarle. È il nostro io, è la fregatura del nostro io; noi non guardiamo più né le creature, né le cose; ad esempio io guardo un albero con il Pensiero di Dio per contemplarlo non lo guardo per tagliarlo, ma per contemplarne il significato in Dio: cosa Dio mi vuol dire, perché Dio mi ha creato di fronte questa creatura bellissima che è un albero che si costituisce di luce; cosa mi ha voluto significare, cosa mi ha voluto dire.

La creatura che ha al centro della sua anima Dio, è tutta rivolta è tutta rivolta più che a fare, a contemplare perché è Dio Colui che fa, Dio è Colui che regna, la creatura è portata a contemplare “Ecco la mia casa, la casa di preghiera”, perché l’essenza della preghiera è la contemplazione, è glorificare Dio. Per cui pregando noi non chiediamo niente al Signore, noi lo ringraziamo perché Lui già ci ha dato tutto e continua a darci tutto.

Quindi la creatura che ha presente il pensiero di Dio tende naturalmente a contemplare Dio e diventa preghiera: è preghiera. A lei interessa poco fare o non fare perché tanto è Dio che fa e rientra in quell’ordine del “Cerca prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù”, perché tutto è fatto già. Mentre noi ci diamo tanto da fare, un bel giorno scopriremo che tutto era già fatto da Dio per noi affinché noi vivessimo ed elevassimo la nostra anima, la nostra mente a Lui. Quando invece noi ci scostiamo da Dio e ci orientiamo a pensare a noi stessi, il pensiero dell’io immediatamente si orienta, siccome il pensiero del nostro io non sta su da solo, ha bisogno quindi di acquisire intorno a sé: e il mangiare e il dormire e la casa e le creature perché da solo non sta su. Quindi ha bisogno di avere attorno tanti puntelli come il denaro, assicurazioni, mutue, lavoro, carriera….. Allora tende a strumentalizzare l’albero ad esempio, e pensa “Chissà se taglio l’albero quanto denaro ne posso ricavare!”, non mi preoccupo di più di vedere, di contemplare, di capire il significato dell’albero. Un tramonto non mi dice più niente perché non posso ricavare niente di denaro, ma una fabbrica magari per me è importantissima perché la trasformo in denaro.

Ecco per cui la nostra anima è assediata dai mercanti e invece di essere un luogo di preghiera è un luogo di mercato. In un altro vangelo viene chiamata “una spelonca di ladri” perché noi sottraiamo a Dio l’intelletto, la mente, il tempo della vita, il cuore, l’amore, la volontà che Dio ci ha dato sempre per cercare Lui. Per cui “Amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo corpo, con tutto te stesso… Scrivilo sulle tue porte davanti alla tua abitazione, davanti ai tuoi occhi, scrivetelo sulle mani; te ne ricorderai quando andrai a dormire, lo tramanderai ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli …” , ecco questo è veramente importante. Invece noi, pensando a noi stessi, sottraiamo a Dio la nostra mente, il nostro tempo, il nostro cuore per occuparci di questa spelonca di ladri.

Però direi che qui nel tempio, nel nostro tempio interiore, trova anche dei cambiavalute: che cosa possono significare questi cambiavalute, dei quali Gesù rovescia i banchi per terra?

Ora, il cambiavalute è uno che cambia il denaro, cambia i valori e come mai sono entrati dentro di noi questi cambiavalute?

È perché noi, lasciandoci guidare dal pensiero del nostro io, e quindi mettendo come centro interessi il mondo e il denaro, andiamo alla ricerca di quei maestri che cambiano i valori per giustificare i nostri interessi, perché noi abbiamo bisogno di essere giustificati.

E allora andiamo alla ricerca di quei maestri, dice San Paolo, che ci raccontano delle favole per giustificare, non andiamo quindi alla ricerca della verità, noi non cerchiamo più la verità, ma sospinti dai nostri interessi andiamo a metterci alla scuola di quei maestri che approvino, che ci giustifichino il nostro modo di vivere, il nostro egoismo, le nostre ambizioni in cambio degli interessi che portiamo dentro. Poi non soltanto abbiamo i mercanti dentro i quali vorrebbero trasformare tutta la terra, tutto il mondo, se fosse possibile, in denaro: ecco i mercanti; e poi ha bisogno del maestro che mi giustifichi, per cui diventiamo figli di altri maestri, per cui siamo completamente fuori. Il Signore entrando dentro di noi rovescia questi valori; per cui noi troviamo un rovesciamento di valori con l’incontro col Cristo, già dalle beatitudini: “Beati i poveri dello Spirito…” e nel mondo del denaro si dice che i beati sono i ricchi. “Beati coloro che piangono…” e nel mondo si dice che beati sono coloro che ridono, coloro che sono soddisfatti e il Signore dice: “Guai a voi che avete trovato riposo qui in terra…”. Ecco, abbiamo proprio un cambiamento di valori perché “Quello che è grande presso gli uomini è abominevole presso Dio”. Quindi abbiamo un rovesciamento: il denaro lo sparge per terra. Ora, questo gettare per terra i tavolini dei cambiavalute, con il loro denaro, con le loro monete, vuol dire che incontrando Gesù, Gesù annulla tutto quello che ai nostri occhi è importante, lo butta per terra. “I nomi di coloro che sono orgogliosi e pensano soltanto a loro sono scritti in terra…”, e scrivere in terra vuol dire annullare i valori perché è una cosa che è soggetta al mutamento, al passaggio. Mentre invece “Beati voi che avete i vostri nomi scritti in cielo che non volete gloriarvi perché cacciate i demoni, perché purificate la vostra vita o purificate la vita degli altri: questo lo potete fare perché i vostri nomi sono scritti in cielo”. Avere il nome scritto in cielo vuol dire avere tutto l’amore rivolto verso questa Pasqua, verso questa ricerca di Dio, verso questa conoscenza di Dio: l’interesse principale; questo è avere il proprio nome scritto in cielo, mentre avere il proprio nome scritto in terra significa subire queste conseguenze qui.

Non so se siamo convinti di questo fatto: in quanto questo episodio si svolge nel tempio e noi non possiamo dimenticare che il tempio significa la nostra interiorità, mentre l'episodio delle nozze di Cana avviene a Cana, cioè in un luogo del mondo, non nel tempio.

Eligio: Io lo vedevo sotto un’angolazione diversa……

Luigi: Sì, ho capito che lo vedevi diversamente…., perché noi non possiamo dimenticare l’ambientazione in cui il fatto avviene. Il fatto avviene nel tempio: possiamo trascurare questo fatto qui? No. Dio sale al tempio e dice il vangelo: “….mentre si avvicinava la Pasqua”; quindi noi dobbiamo ricevere dal Vangelo tutte le conoscenze, tutte le nozioni, non possiamo metterne da parte; certamente non possiamo pretendere di capirle tutte…, però dobbiamo cercare di tenere presente e cercare di avvicinarci il più possibile. Quindi dobbiamo tenere presente:

·         la Pasqua che si avvicina,

·         Gesù che sale a Gerusalemme,

·         Gerusalemme che rappresenta la nostra anima,

·         Gesù che entra in questo tempio,

·         e che il tempio rappresenta la nostra interiorità, poiché Dio abita nel nostro mondo interiore, nell’uomo interiore.

Quindi sotto un altro aspetto noi sappiamo che incontrando il Cristo noi incontriamo uno che ci invita a interiorizzarci, che ci invita a guardare dentro, a non guardare fuori, “Non pulire il bicchiere dal di fuori, ma puliscilo dal di dentro….. non cercare di togliere la pagliuzza nell’occhio del fratello, ma guarda la trave che c’è nel tuo”. Ci invita sempre a osservare dentro di noi perché i mali non vengono dal di fuori, i mali vengono dal cuore dell’uomo e quindi guarda dentro: quindi è evidente che tu devi cercare di lavarti, di pulirti dentro. Quindi tenendo presente tutte queste nozioni notiamo che questa entrata di Gesù al tempio, questo episodio, avviene nell’interiorità dell’uomo. Allora noi vediamo che i mercanti, i cambiavalute non dobbiamo giudicarli come: “Ah, quel tale è un mercante, io non sono un mercante; quindi questa lezione qui vale per quel tale che è un mercante ma non per me!”. Invece no, stai attento perché i mercanti tu ce li hai dentro il tuo cuore, i cambiavalute li hai dentro. Quindi devi cercare di capire che cosa si intende perché magari tu, in quanto non sei un mercante, sei più mercante di tutti i mercanti; che tu magari che non sei un banchiere, sei più banchiere di tutti i banchieri, ma scopri dentro di te cosa significa per te, qual è la lezione. Ecco perché le lezioni di Dio dobbiamo sempre prendercele personalmente per ognuno di noi, perché Dio parla personalmente con ognuno di noi..

Eligio: Sì la tua interpretazione è più spirituale e più profonda mentre la mia era più psicologica e più superficiale. Ciò non toglie che questo episodio mi ha impressionato perché mi ha fatto pensare ai guai in cui si trovano coloro che sono al centro della festa…..

Luigi: E questa lezione già ci viene dalle nozze di Cana….

Eligio: Notavo però una graduatoria tra le creature, cioè man mano che Gesù si avvicina le creature sono più disponibili: ad esempio trova questi mercanti che sono al lavoro, quindi dediti a un servizio, che subiscono una certa sofferenza che è quella del lavoro, incontra poi gli ammalati, il cieco, l’emorroissa, i lebbrosi i quali sono più disponibili ad ascoltare la parola di Gesù…

Luigi: Sì adesso il modo in cui Gesù tratta i mercanti non mi sembra che traspaia una predilezione per essi o che lo faccia per cambiare i mercanti; qui Gesù è stato abbastanza severo con i mercanti e con i cambiavalute. E poi non posso dimenticare e penso che nessuno di noi possa dimenticare l’ambiente in cui si svolge l'episodio: nel tempio. quindi è dentro di noi che deve avvenire, che dobbiamo cercare di capire. Ora siccome dentro di noi non riconosciamo di avere il mercante, il cambiavalute, ecco, allora cerca di capire il significato della lezione che Dio vuole darti, indicandoti la cacciata dei cambiavalute, la cacciata dei mercanti: ad un certo momento scopriamo che il mercante è dentro di noi.

Eligio: Per comprendere l’azione di Gesù nella cacciata dei mercanti è necessario per l’anima aver incontrato o aver avuto qualche percezione del Signore perché noi possiamo attribuire a causa esterna, che non è Dio, questo fenomeno…

Luigi: Quel fatto lì che tu dici, questa percezione, avviene nelle nozze di Cana. Nelle nozze di Cana infatti ci sono delle persone che non hanno la percezione del divino. Qui invece no, qui è Dio che entra; infatti abbiamo già detto che Dio è già sempre in ognuno di noi.

Eligio: Ma è riconosciuto come opera di Dio questo, noi non lo sappiamo; ecco perché solo la creatura che ha già sospirato, che ha già un interesse per Dio può….

Luigi: Ecco, perché Dio non entra dentro di noi; ho detto che la porta che lascia entrare nel nostro mondo interiore qualcosa, è l’interesse per-. Fintanto che noi non abbiamo interesse per-, Dio opera dall’esterno ma non entra dentro, perché? Perché Lui stesso…….. Tu capisci che come creatura Lui non ci può obbligare ad amarlo, come non ci può obbligare a superare il pensiero dell’io. Fintanto che noi siamo chiusi nel pensiero dell’io, Lui opera dall’esterno e ci conduce fino alla morte per convincerci ad uscire dal pensiero del nostro io, per convincerci che noi non siamo Dio e ci porta alla morte per convincerci che noi non siamo Dio! Mentre io dico: “Io sono tutto”, Lui mi fa toccare con mano che sono niente. Ecco, ma è sempre dall’esterno che mi dà queste dimostrazioni, non entra dentro, perché per poter entrare bisogna che io apra la porta. Infatti il Signore dice: “Io sto alla porta e busso” e Lui resterà eternamente alla porta e bussa se noi non apriamo, “Se qualcuno mi apre io entrerò e cenerò con lui”,se qualcuno mi apre…”; ora, in che cosa consiste questo suo aprire? Quand’è che noi apriamo? Noi apriamo con l’interesse per-. Quando io ho interesse per una cosa, io apro la porta della mia anima e lascio entrare quella cosa dentro di me. Dio entrando dentro di me, Lui indubbiamente diventa padrone perché usa… Ecco, per questo dico che noi ci apriamo alla notte passiva, Lui diventa l’attivo, diventa il padrone. Fintanto che può Lui ci invita alla notte attiva, a fare qualcosa: “Io busso, apri…”. Ecco, l’apertura viene da noi, quindi noi abbiamo questa parte attiva. Lui chiede, se noi apriamo incominciamo poi a subire la sua presenza con le sue esigenze che ci rendono poi incompatibili tante cose. Per cui quella cosa non la posso più fare, quell’altra non la posso più dire, incominciamo a subire il travaglio della purificazione. Ma è la presenza di Dio che ci purifica, non siamo più noi, è la presenza di Dio che ci fa sentire questo, perché tutto è stato condizionato. Per questo è necessario un interesse altrimenti non entra dentro di noi e di questo parla l’Apocalisse: “Io sono alla porta e busso, se qualcuno mi apre….” E questo è da tenere presente.

Eligio: Ad un certo momento i traffici, gli interessi crollano nella creatura…

Luigi: Crollano perché è Dio che li fa crollare dall’esterno. Però guarda che noi possiamo trasformarci in un inferno con i traffici, noi possiamo diventare un inferno e non mollare… Perché io posso perdere fisicamente tutte le passioni con il mondo ma io le porto dentro nella mia anima e allora abbiamo la creatura che si volta indietro a vedere tutto quello che ha perduto ma resta con la passionalità delle cose che ha perduto e non è aperto all’altro…

Per cui mentre il Signore gli toglie tutto per distaccarlo da-, la creatura si ripiega, si chiude nella sua conchiglia e mantiene la passionalità.

Eligio: Non ricordo più quale obiezione io facessi, quale domanda io avessi posto…

Luigi: No, tu semplicemente mi avevi detto che non tutti gli episodi hanno quella possibilità di chiarezza, per cui ci avviciniamo poco per volta. Tu mi avevi detto che l'episodio delle nozze di Cana ti era rimasto molto più chiaro, mentre questo ti era rimasto nebuloso, ma non avevi specificato cosa non ti era chiaro.

Eligio: Come mai il Signore è particolarmente esplicito con quelli che vendono le colombe che non con gli altri. Dice: “Portatevi via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di traffico!”, perché con quelli delle colombe? Avrei compreso con i cambiavalute perché cambiare i valori è una delle prostituzioni più gravi nei confronti di Dio.

Luigi: Infatti Gesù con i cambiavalute non sta a discutere. Le colombe sono sempre state un segno di pace……

Eligio: Cose che dovrebbero essere pulite e che invece….

Luigi: Venditori di serenità e di tranquillità di “Vogliamoci bene” e di “Amiamoci”, mentre Gesù è nettissimo quando dice: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra, io sono venuto a portare la guerra, la divisione”, capisci questa passionalità? “Io sono venuto a portare un fuoco, un fuoco che consuma”. Ecco allora che a tutti quelli che parlano di pace dice: “Portate via tutte queste cose perché Dio è un grande amore”. Invece là dove ci sono i falsi valori, lì non c’è altro che da rovesciare, non c’è da discutere, il Signore non discute con i nostri falsi valori, Lui li rovescia. Non sta a discutere ma dice: “Và vendi quello che hai, fallo fuori, vieni e seguimi”, qui è nettissimo; discuterà quando la creatura parla di pace, del bene comune, ecc.

Pinuccia: Lo dice solo però…

Luigi: Sì, lo dice quasi a far consistere la vita solamente in questo pacificazione con tutto e con tutti nel compromesso; infatti “Quante volte Signore abbiamo parlato di te nelle piazze, abbiamo mangiato con te…” Lui dice: “Via da me, non vi conosco…”. Perché, come dico, Dio è un grande amore, cioè è fuoco, è una grande passione per-. Gesù non è uno che dice: “Cerchiamo solo di andare d’accordo tutti quanti…”, fare un minestrone, no!

Cina c’è qualcosa da dire? Di tutto questo cosa le è rimasto?

Cina: Mi è rimasto che la creatura rivolta a Dio contempla, se invece si sposta da Dio…

Luigi: Diventa trafficante….

Cina: Contempla… è una parola che ha un fascino così grande, eppure è così difficile questo…

Luigi: No, ma è Dio che ce lo insegna, Dio principio di contemplazione, “La mia casa è casa di preghiera”, la mia. Quindi se noi mettiamo Lui al centro, Lui a poco per volta vediamo che libera. Perché ci interroga: “Cosa fai? Cosa fai? Cosa fai?” “La mia casa è casa di preghiera!”, per cui la grande importanza di chi eleva sé, eleva il mondo. Per cui più uno si avvicina al Signore e più capisce che cercando Dio, contemplando Dio, trasforma tutto l’universo, mentre noi ci diamo da fare per cambiare l’universo e più l’universo degrada. Per cui è colui che prega che salva il mondo, non colui che si da tanto da fare. Dio non ha bisogno di braccia, non è mica vero! È Lui il padrone, è Lui il creatore di tutte le cose. Lui ha bisogno invece di preghiere, di anime che si fermino a contemplare Lui, a conoscere Lui.

X: Però ci può essere il nostro io anche lì, anche nel tempio…

Luigi: Ah, il nostro io può essere dappertutto; quando c’è il nostro io, inevitabilmente scivoliamo verso l’utilità, questo mi conviene, la figura. Signora, cosa ne dice?

X: È tutto vero quello che ha detto, però non è facile arrivarci. Quando ha detto che Dio non ha bisogno delle nostre braccia, ma io ho sempre creduto che Dio si serve di noi per compiere le sue opere, come la mettiamo?

Luigi: Indubbiamente Lui opera attraverso tutti.

X: Sulla contemplazione sono d’accordo, come anche sul toglierci i pensieri cattivi; è già una preghiera no, è vero questo? E poi che si serve di noi per compiere le sue opere, cioè noi dovremmo portare il vangelo ai fratelli, viverlo, pregare, in questo senso compiamo le sue opere.

Luigi: No, non siamo noi, è Lui che compie in noi. Non dobbiamo confondere. Adesso io mi do da fare perché senza di me Dio non può fare.

X: No, vedi l’abitudine di dire “noi”: è Lui che tramite noi….

Luigi: Se noi pensiamo a Dio, qualunque cosa faccia, ballasse anche da mattina a sera, se lei ama Dio prima di tutto, lei compie un’opera missionaria, ma senza accorgersene, non è che dica: “Adesso vado a convertire”, perché quando lei parte a convertire, fa solo un buco grande così. Invece, proprio nel momento in cui lei si ferma a contemplare il Signore, a guardare il Signore, a far niente, proprio in quel momento lì, senza che lei lo sappia, converte, perché è Dio che opera, non siamo noi: è Dio che opera, non siamo noi.

Pinuccia di tutti gli argomenti di stasera ha trovato qualcosa di particolare?

Pinuccia: Penso tutto…

Luigi: Ma dicendo tutto dice abbastanza poco…

X: La spiegazione sui cambiavalute non l’avevo mai sentita…

Luigi: Ma è convinta di questo? Soprattutto, quand’è che Dio entra dentro di noi? quali sono le condizioni affinché Dio entri dentro di noi: questo interesse per-. Cioè se c’è interesse per Dio, Dio entra, e quali sono le conseguenze, il segno di questa entrata per cui noi possiamo accorgerci se Dio è entrato o se è ancora fuori che bussa. Perché ci sono tempi diversi nella nostra vita. Noi siamo ancora in quel tempo in cui Dio sta bussando alla nostra porta, oppure siamo in quel tempo in cui Dio è già entrato nella nostra porta? È entrato nel suo tempio? ci sono tempi diversi. Ora il Signore dice: “Perché voi non riconoscete il tempo in cui vi trovate? Siete stati intelligenti per capire i tempi che vi servono per i vostri lavori, per i vostri affari. Perché non capite i segni del vostro tempo?”. È un’accusa, mancanza di interesse, mancanza di amore per-. È convinta di questo?

Eligio: Come facciamo noi a riconoscere questi tempi, cioè l’entrata di Gesù nel tempio per far fuori questi traffici, questi amori che non ci portano a Dio?

Luigi: Questo: il segno nel tempio se noi avvertiamo già questa incompatibilità nelle cose che facciamo con il Pensiero di Dio, vuol dire che Dio è già entrato in noi, cioè che noi abbiamo già aperto interesse a Lui. Se invece noi non avvertiamo, non sentiamo un conflitto interiore, infatti lo dobbiamo avvertire, non solo in teoria, per cui c’è la pena, questo tormento, questo fatto stressante per cui io mi accorgo, non sopporto, perché sento tanto l’esigenza del divino che mi richiede del tempo, della disponibilità, del pensiero e invece mi debbo occupare di altro: allora vuol dire che Dio mi è entrato, è entrato dentro di me.

Eligio: Allora qual è l’atteggiamento che la creatura deve assumere per essere più conforme e mettere a maggior profitto la lezione di Gesù?

Luigi: Cioè quando Gesù è già dentro di noi?

Eligio: Sì, cioè quando arriva a buttare all’aria i cambiavalute che portiamo dentro di noi, i commerci, i compromessi che portiamo dentro di noi. quando arriviamo al punto in cui arriviamo al conflitto, la creatura cosa deve fare? Non siamo noi che facciamo fuori i nostri traffici.

Luigi: La creatura si deve raccogliere il più possibile in Dio, perché c’è una vita nuova che deve nascere da Dio, una vita nuova. Cosa può succedere? Che la creatura può perdere molto tempo in questo conflitto perché sente il conflitto però non si raccoglie in Dio per vedere la vita, la città di Dio che discende da Dio. Cioè la creatura a quel punto dovrebbe fare come San Paolo che si ritira nel deserto perché ha capito che prima viveva…. Adesso ha scoperto l’inizio, una cosa stressante: “Tu, perché mi perseguiti?”. E lui credeva che Gesù fosse morto e quindi ha dovuto riformare tutto completamente la sua vita, ma dentro, per vederla come si doveva vivere secondo Dio. Perché la città nuova in cui noi siamo chiamati ad abitare, discende da Dio. Ora, noi avendo lasciato entrare Dio dentro di noi, questo Dio dentro di noi, ci fa sentire i conflitti: noi possiamo passare tutta la vita con questi conflitti qui, perché non ci preoccupiamo di vedere la vita nuova come deve essere secondo Dio.

Eligio: Se avvertiamo questo conflitto, c’è già una preoccupazione…..

Luigi: Se ci fosse indifferenza Dio sarebbe fuori che bussa alla porta. Se invece è entrato e noi abbiamo avvertito il conflitto, vuol dire che abbiamo avuto interesse per-: lo abbiamo lasciato entrare. Avendolo lasciato entrare, noi subiamo una passività, un’opera sua, la sentiamo, quindi la subiamo. Ma questa crisi si scioglie quanto più noi ci raccogliamo in Dio (deserto), per vedere questa nuova città, questa nuova abitazione per noi, questo nuovo vivere secondo Dio.

È un travaglio interiore per vedere tutto secondo Dio.

Vedendo tutto secondo Dio, dopo ha la possibilit´di attuarlo.

Allora man mano che ha  la possibilità di attuarlo, i conflitti scompaiono.

L’entrata di Dio in noi, esige da noi molto raccoglimento.

Può darsi che la risposta avvenga subito immediata o che invece si faccia aspettare degli anni.

Più noi tardiamo in questo raccoglimento interiore e più prolunghiamo il tempo dell’agonia.

Siamo noi che facciamo il tempo lungo.

Mentre invece i tempi si possono accorciare, “Recuperate i tempi “ dice San Paolo, i tempi si accorciano quanto più uno si raccoglie in contemplazione di Dio, per vedere le cose contemplate secondo Dio: la città nuova secondo Dio, la vita nuova secondo Dio, la creatura nuova secondo Dio, in modo da lasciarci guidare in tutto dallo Spirito di Dio e non più da altri motivi.

Quando uno ha lasciato entrare Dio, ogni altro motivo diventa uno strazio. Perchè quando uno ha un amore, vorrebbe vivere soltanto secondo quell’ amore lì e quando deve fare qualcosa di diverso sente la pena, perchè si sente portato via da altro.

Noi possiamo prolungare il tempo di agonia, questa è la vera agonia (lotta).