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Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché l’ha conservato per il giorno della mia sepoltura".    Gv 12 Vs 7


Titolo: Profumo per una sepoltura.


Argomenti:  Il conflitto Marta-Maria. Lo spreco della vita per Dio.   Dio è singolarità.  Comprendere vuol dire dedicarsi.  L'amore possessivo di Giuda.  Affidare alla terra.  Vivere per Dio.


 

20/novembre/1994  Casa di Preghiera Fossano.


Ci troviamo di fronte alla Parola di Dio.

Le Parole di Dio sono universali.

Valgono per ogni persona.

Dobbiamo chiederci la lezione che Dio vuole dare a noi per la nostra vita spirituale, interiore.

Dio parla per formare in noi un'anima capace di vita eterna.

Capace cioè di conoscere Dio.

La vita eterna sta nel conoscere Dio.

Capace di conoscere Dio e di restare con Dio.

Qui la parola di Gesù s’inserisce in una scena che abbiamo già visto le domeniche precedenti.

E cioè la scena di Maria, che durante la cena di Betania, che fanno a Gesù...

Lì abbiamo notato la tristezza di Gesù.

E l'incapacità degli uomini di capire, di entrare in questa tristezza.

Gli fanno una cena e durante questa cena Maria venendo con un unguento prezioso profuma i piedi di Gesù.

Gli apostoli dicono gli altri evangelisti, Giuda dice il Vangelo di Giovanni, di fronte a questo spreco (loro dicono spreco), osservano:"Perché non vendere questo profumo per trecento denari e darlo ai poveri?"

Trecento denari, se la paga di una giornata di lavoro era un denaro, erano la paga di trecento giornate di lavoro.

Sembrava che l'obiezione di Giuda (o degli apostoli) fosse più che giustificata.

Quante volte noi, magari nell'annunciare la scomparsa di qualche persona cara scriviamo: "Non fiori ma opere di bene".

Qui si potrebbe dire: "Non profumo ma opere di bene".

Opere di bene vuol dire dare ai poveri.

E qui Gesù s’inserisce.

S’inserisce e giudica.

S’inserisce in questa scena.

In questa mentalità.

E qui abbiamo una contrapposizione.

Abbiamo Maria e Giuda.

Gesù s’inserisce tra Maria e Giuda.

Oppure tra Maria e gli apostoli.

E dà ragione a Maria.

Apparentemente scandalizza.

Teniamo presente che gli apostoli erano gli apostoli.

Come se dicessi ora vescovi e arcivescovi.

E Maria era un’ex prostituta.

Tra l'affermazione di Giuda (un apostolo) e l'opera di Maria, Gesù da ragione a Maria.

Già in precedenza abbiamo visto che Gesù giudica.

Pur se Lui dice: "Non sono venuto per giudicare".

Eppure evidenzia quando c'è stato il conflitto tra Marta e Maria...

Abbiamo il Vangelo di S. Luca che lo riporta.

Marta che chiede a Gesù: "Dì a mia sorella che mi dia una mano". Sta lì a far niente.

Maria era seduta ai piedi di Gesù e stava ad ascoltarlo.

Faceva niente.

Marta invece lei faceva.

Nel pensiero del suo io preparava il pranzo.

Per Marta era un problema di fare.

Se lei non avesse fatto, non avrebbero mangiato.

E anche qui Gesù giudica e dice che Marta non ha ragione.

È Maria che ha ragione.

E quante vite di contemplazione, di ritiro, di deserto, di dedizione a Dio solo hanno giustificato.

Ecco, l'importanza della Parola di Dio.

Per ognuno di noi.

Per la vita personale di ognuno di noi.

"Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta."

È Parola di Dio.

È Dio che difende.

È Dio che prende le difese.

Non c'è bisogno che la creatura si difenda.

È Dio che la difende.

Quindi allora Gesù aveva difeso Maria nei confronti di Marta.

E quindi ci aveva insegnato che tra il prossimo (Marta rappresenta il prossimo), tra l'azione sociale, tra l'aiutare gli altri e il seguire Gesù, l'ascoltare Dio, "la parte migliore è chi ascolta Dio".

E ha messo i valori a posto.

Qui la situazione si fa più pesante.

Siamo vicini alla Pasqua

Il giudizio è più pesante.

Qui la scelta è tra i poveri e lo spreco di questo profumo sui piedi di Gesù.

Sprecato.

Abbiamo detto che solo l'amore può capire certe cose.

Ed è per questo che Giuda e gli apostoli stessi, che pure avevano lasciato tutto per seguire Gesù, a un certo momento non possono capire.

Non possono capire l'amore, la vita, la dedizione che  c'era in quello spreco di profumo.

Direi il messaggio che c'è in quello spreco di profumo ai piedi di Gesù.

La vita vale in guanto si spreca.

Non in quanto si guadagna.

Non in quanto si ottiene.

La vita vale in quanto si dona.

L'uomo si caratterizza lì.

Noi avremo soltanto quello che saremo stati in grado di donare.

E non di donare ai poveri, non di donare al prossimo.

Noi confondiamo molto questo.

Di donare a Dio.

Ed è cosa molto diversa.

Noi siccome il più delle volte non sappiamo né pensare Dio, né comunicare con Dio.

Né stare ai piedi di Dio per ascoltare le sue parole.

Noi, quando si parla di Dio intendiamo i poveri, il prossimo, la società, le istituzioni.

Niente di tutto questo.

Dio non si confonde.

Dio non è il popolo.

Dio non è la società.

Dio non è l'istituzione.

E non dobbiamo confondere.

Dio non è l'autorità.

Dio è Dio.

Dio è la massima personificazione e quindi è una singolarità estrema.

Ora, quando noi ci troviamo di fronte a una singolarità massima questa diventa inconfondibile.

Ma anche non può essere comunicata per mezzo di altri.

Il che vuol dire che soltanto questa singolarità si può far conoscere.

Vuol dire che soltanto Dio può far conoscere Dio.

Ecco la singolarità.

Singolarità che già si esprime in tutta la creazione.

Tutta la creazione non è altro che significazione di quello che Dio è.

Essendo Dio massima singolarità, ecco che tutte le sue creature hanno qualcosa di singolare.

Noi non possiamo conoscere un cane attraverso il cavallo.

Noi non possiamo conoscere una persona attraverso un'altra.

Ogni persona è singola e se vogliamo conoscerla noi dobbiamo prendere contatto con questa persona.

Vivere con quella persona.

Il più delle volte anche vivendo con quella persona non riusciamo ancora a conoscerla.

Il che vuol dire che c'è questa singolarità che si esprime in tutto.

Massimamente pensiamo un po’ Dio.

Ora, qui Gesù dice a Giuda: "Lasciala stare".

Cioè "Lasciala fare".

Dice: "Essa ha serbato questo profumo per il giorno della mia sepoltura".

Gesù prende la difesa della creatura.

E che razza di creatura.

Teniamolo presente.

Un’ex prostituta.

Prende le sue difese di fronte a un suo apostolo.

Gli dice di non turbarla.

In un altro Vangelo si dice: "Perché ovunque si parlerà del Vangelo, si parlerà di quello che lei ha fatto".

Il che vuol dire che ha un valore enorme questo profumo sparso sui piedi di Gesù.

Sprecato!

Dietro Gesù.

Ho detto, la vita vale in quanto si spreca.

E si spreca per Dio.

È questo ciò che dà veramente valore alla nostra vita.

Quindi qui difende questo spreco.

Rispetto a una categoria ben precisa.

Giuda aveva presentato, quasi a giustificazione della sua critica i poveri.

"Non fiori ma opere di bene".

Quasi fosse lecito, staccarsi da Dio, non occuparsi di Dio per occuparsi dei poveri.

Abbiamo detto che in questo spreco di profumo, c'è la rappresentazione dello spreco della vita.

Quindi qui Gesù giustifica lo spreco della vita per Dio.

Che cosa vuol dire sprecare la vita per Dio?

Sprecare la vita per conoscere Dio.

Vuol dire sprecare il tempo.

Vuol dire sprecare il pensiero.

Sprecare il cuore.

Sprecare tutto noi stessi.

"Ama il Signore tuo con tutte le tue forze", per conoscere Dio.

Agli occhi del mondo è uno spreco.

La vita è un potenziale.

Attraverso la vita ogni uomo consegue valori che possono essere grandissimi.

Attraverso una vita uno può passare da una situazione di povertà a una situazione di grande ricchezza.

Si diventa re del petrolio, si diventa ministri, governatori, papi, arcivescovi, cardinali.

Si può arrivare attraverso carriere diverse.

Si arriva attraverso dedizione di vita.

Perché ogni cosa richiede dedizione di vita.

E segna un cammino.

E segna una conquista.

Gesù dice: "A ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere".

Gesù qui loda chi sa sprecare.

Non chi sa guadagnare.

Abbiamo visto che in quest'opera qui di Maria c'è una ripetizione.

Maria di Betania è Maria di Magdala.

E quindi c'è la ripetizione di quell'offerta di profumo che Maria di Magdala (la prostituta di Magdala), quindi Maria Maddalena, fece, anni fa, quando incontrò Gesù.

A Gesù stesso.

C'è questa ripetizione.

C'è questa ripetizione che è stata una conferma di anni di vita, di dedizione a Lui.

Lui l'aveva liberata dai sette demoni.

Con ciò Maria ha voluto confermare Gesù.

E ci fa capire che viene compreso soltanto colui che comprende.

Ma comprendere vuol dire dedicarsi.

Si giunge a comprendere soltanto quando uno si dedica.

Qui Giuda scopre una cosa.

Non è compreso.

Cioè la sua ragione non è compresa.

Non è giustificata da Gesù, dal suo Maestro.

Pensate alla festa che Giuda deve aver fatto quando, giorni lontani, era  stato scelto tra i dodici.

Perché Gesù aveva scelto i dodici affinché fossero sempre con Lui.

Pensate alla festa di allora.

Vedersi scelto fra tutti ad essere uno dei dodici.

Quindi compreso.

Compreso nel suo desiderio, nel suo sogno.

Però questi giorni di festa durarono molto poco.

Perché presto Giuda, scopre che Gesù fa delle preferenze.

C'era qualcuno che era amato più di lui.

La figura di Giovanni, "Colui che era più amato da Gesù".

Questa ci rivela che la festa di Giuda nell'esser scelto apparteneva a un amore possessivo.

È quell'amore possessivo che a un certo punto mette in evidenza la gelosia di Giuda nei riguardi di Giovanni.

Era un amore possessivo.

È quest'amore possessivo che ti porta a non essere capito da.

Giuda a un certo momento scopre di non essere compreso dal suo Maestro.

Di non essere capito.

Mentre il suo Maestro rivelava di capire benissimo Maria.

Una ex prostituta......

Ma lei si sente compresa, giustificata.

"Lasciala stare, ha fatto una cosa buona, verso di Me."

Teniamo presente che Gesù è Colui che parla a noi il principio.

E le sue giustificazioni sono giustificazioni in Dio e da Dio.

Lui vede le cose dal punto di vista del Padre.

Le sue ragioni sono ragioni di Dio.

E quando Lui da ragione a una creatura, o all'opera di una creatura, o alle parole di una creatura, è Dio che da ragione.

È Dio che giustifica.

Il che vuol dire che ci si sente veramente giustificati.

Veramente compresi.

Compresi da Dio.

Ma questo vuol dire che la creatura può anche sentirsi non compresa da.

Non tutte le ragioni degli uomini sono comprese da Dio.

Qui Giuda non è compreso.

Quando l'uomo pensa a se stesso, parla di sé, glorifica se non è compreso.

E si accorge di non essere compreso.

E allora questo ci fa capire che ognuno è compreso nella misura in cui comprende.

È soltanto chi comprende l'amore che resta compreso dall'amore.

È soltanto colui che comprende Dio che resta compreso da Dio.

Maria. ho detto qui, si è sentita compresa.

Come si sentì compresa quando Gesù la difese da Marta.

E Giuda (e anche Marta) non si videro compresi.

Cioè non si videro giustificati nei loro argomenti, nelle loro ragioni.

La ragione di Giuda non teneva.

Non stava su.

Quindi quante nostre ragioni, con cui noi crediamo di giustificarci, quante ragioni del mondo, con cui il mondo crede di giustificarsi davanti a Dio.

E invece Dio non ci conosce.

Dio non ci comprende.

Perché per giungere a essere compresi bisogna comprendere.

E per giungere a comprendere bisogna sprecare.

E sprecare la vita.

E la vita dietro Dio, il che è uno spreco.

Perché tu con questa vita potevi conquistare chissà quanto mondo.

O quanta posizione o quanta carriera potevi fare.

Quanta ricchezza potevi accumulare.

E invece... vita sprecata dietro una cosa che non si vede e non si tocca.

Perché il mondo non vede e non tocca Dio e quindi non può ricevere lo Spirito di Dio.

Non potendo ricevere lo Spirito di Dio, vedendo creature che si dedicano a Dio, vede vite sprecate.

Dietro niente, dietro nubi.

Dietro parole, non realtà.

La realtà è quella che si vede e che si tocca.

E qui Gesù giustifica.......

Ho detto che le giustificazioni di Gesù sono giustificazioni di Dio.

E noi dobbiamo cercare lì la ragione.

Ho detto, Gesù dà ragione a Maria.

E dà torto a Giuda.

Ed è in questo torto che si apre una ferita in Giuda.

Quella ferita che lo porterà poi all'impiccagione.

Perché l'amore che viene rifiutato a un certo momento rifiuta.

Avvelena.

Distrugge.

Dico, Gesù giustifica questo suo giudizio dicendo che Maria "Ha serbato questo profumo per il giorno della mia sepoltura".

Questa è un’affermazione strana.

Strana perché "Ha serbato".

Ma lei non ha mica serbato quel profumo lì, l'ha sciupato.

"L'ha serbato per la mia sepoltura", non era la sepoltura di Gesù.

Tutto questo ci fa capire come in Gesù fosse dominante il pensiero della sua morte.

A un certo momento in Gesù il pensiero della morte diventa dominante, assorbe tutto.

Perciò ogni gesto, ogni cosa la vede in funzione di questa morte prossima.

Qui stava pensando alla sua morte, quindi alla sua sepoltura.

E dico, giustifica questo spreco di profumo: "L'ha serbato per la mia sepoltura".

Non era ancora giunta la sua morte.

Sarà di lì a pochi giorni.

Per Lui tutto è presente, d'accordo però il suo linguaggio pare strano perché dice che l'ha serbato per la sua sepoltura ma questa non è la sua sepoltura.

Intanto c'è una profezia.

Perché ci fa capire che questo profumo non sarà possibile darglielo nella sua sepoltura.

La sepoltura sarà talmente affrettata che sarà impossibile a Maria profumare la sepoltura stessa.

E quando Maria andrà dopo il sabato, recando i profumi per profumare il cadavere di Gesù, Gesù sarà risorto.

Quindi c'è una profezia per dire che non sarà possibile profumare quella sepoltura.

Invece Maria l'ha serbato, l'ha versato adesso questo profumo sui piedi di Gesù: l'ha fatto per la sua sepoltura.

L'ha fatto per la sua sepoltura.

Che cosa vuol dire?

E perché Gesù giustifica questo spreco di profumo in nome della sua sepoltura?

Sepoltura viene da seppellire.

E seppellire vuol dire immergere nella terra.

Sprofondare nella terra.

Affidare alla terra.

Ecco, "sepoltura" vuol dire affidare alla terra.

Si affida alla terra chi è morto.

Ma noi sappiamo dalla parola di Gesù che si affida alla terra anche il seme.

Perché soltanto il seme affidato alla terra dopo produce.

E qui, quando Gesù ci parla di questo, ci fa capire che quando il seme è affidato alla terra, tutto dipende dal tipo di terreno nel quale il seme è seminato.

Perché la terra può essere una strada asfaltata.

Provate a seminare nella strada asfaltata...

Dico, la terra può essere strada asfaltata, strada su cui passano tutti.

Strada aperta a tutti.

Terra aperta a tutti.

Quando si è aperti a tutto e a tutti non germoglia niente.

Ma Gesù dice anche che la terra può essere pietra, può anche essere rovi, spine.

E può anche essere terra buona.

Profonda.

Dalla quale il seme dà frutto: trenta, sessanta, novanta eccetera...

Ecco dico il seme viene affidato alla terra, è la Parola di Dio che viene affidata alla terra.

A seconda del tipo di terreno produce o non produce, diventa sterile o muore....

Il che vuol dire che da parte  di Dio, tutto ciò che viene affidato alla terra, quindi anche la morte, anche ciò che è morto è un segno di vita.

Affidato a, dipende da.

La Parola di Dio non dipende dall'uomo, certissimamente.

La Parola di Dio è di Dio.

Non è dell'uomo.

Però, quando è seminata in terra, quindi è affidata alla terra, qui la Parola di Dio dipende dalla terra.

È qui che si rivela l'opera di Maria.

Perché affidata alla terra vuol dire che si richiede alla terra questa dedizione al seme che è stato affidato alla terra.

La terra deve dedicarsi a questo seme.

E nella misura in cui si dedica a questo seme...

Facciamo sempre l'esempio di una mamma cui è nato un bambino.

Il bambino è affidato, ecco il seme, la vita, che è affidata a un essere a una creatura.

E la creatura significa la terra.

Che è affidata alla terra.

Una mamma quando ha un bambino piccolo, possono anche venire i poveri a bussare alla porta, può anche interessarsi dei poveri, ma la sua dedizione non sono i poveri.

La dedizione è il bambino.

Perché lei sa che se lei trascura il bambino, il bambino muore.

Quindi tutto il pensiero, tutta l'anima è per il bambino.

Perché il bambino è affidato a lei, non è affidato ad altri.

Lei mica disprezza i poveri, tutt'altro.

Aiuterà i poveri, però l'anima, il pensiero, la vita è data al bambino.

Questa è la condizione essenziale perché ciò che è affidato alla terra possa produrre.

Possa crescere.

Possa maturare.

Possa portare frutto.

Tutti coloro che muoiono prima di noi, sono affidati alla nostra terra.

E sono affidati quindi per far crescere noi nel cielo di Dio.

Cristo, a un certo momento anche Lui, si affida alla nostra terra.

Il Verbo di Dio, la Parola di Dio, si affida alla nostra terra.

E perché viene a morire così tra noi?

Tanto da giustificare così Maria, quindi Maria diventa la madre.

Diventa la madre di un bambino che le è affidato.

E Gesù è Colui che le viene affidato.

E Gesù la giustifica.

Ha sprecato tutto per Lui.

Perché?

Ma perché Lui era il suo tutto.

Perché era Lui che l'aveva liberata dai sette demoni.

Era Lui che l'aveva fatta rinascere.

Era Lui che le aveva dato la vita.

La caratteristica della creatura non sta in quanto riceve ma in quanto dà.

In questa reciprocità.

Gesù aveva dato la vita a Maria.

Maria adesso sta dando la vita a Gesù.

Perché?

Ma perché Gesù viene a morire tra noi.

"È necessario che il Figlio dell'uomo muoia", che sia affidato alla terra.

Perché?

Per dare alla terra la possibilità di vivere per Dio.

Di dare la vita a Dio.

Dio si dà all'uomo affinché l'uomo dia la vita a Dio.

Perché l'uomo partecipa della vita in questo punto qui.

Certissimamente la vita dell'uomo è Dio.

Pensate alla differenza che c'è tra "La vita dell'uomo è Dio" e l'interrogazione "La vita dell'uomo è Dio?".

La verità è questa: certissimamente la vita dell'uomo è Dio.

La vita è in Dio.

Nessuno può dimostrare il rovescio.

Ma noi chiediamoci: "La vita dell'uomo è Dio?"

Perché le due cose coincidano, perché l'interrogazione che abbiamo fatto, coincida con l'affermazione "La vita dell'uomo è Dio" è necessario che il Figlio di Dio muoia, sia affidato alla terra.

Cioè, è necessario che Dio sia affidato all'uomo.

E l'uomo deve avere la possibilità di uccidere Dio.

Perché soltanto in quanto l'uomo ha la possibilità di uccidere Dio, di fare esperienza dell'assenza di Dio, l'uomo ha la possibilità di dedicarsi a Dio.

È dedicandosi a Dio che fa di Dio la sua vita.

Dio è la vita dell'uomo ma Dio diventa vita dell'uomo se l'uomo vive per Dio.

E vivere per Dio, a questo punto qui deve essere chiaro, non vuol dire vivere per i poveri, non vuol dire andare in un convento, non vuol dire vivere per le istituzioni.

Vivere per Dio vuol dire vivere per conoscere Dio.

Perché soltanto la conoscenza di Dio è vita.

E Gesù lo dice chiaro.

"La vita eterna sta nel conoscere Te".

Conoscere!

C'è un’affermazione chiara e indiscutibile: "La vita è Dio".

Perché la vita sia Dio per ognuno di noi, è necessario questo passaggio: Dio deve venire a morire sulla nostra terra.

Cioè Dio deve venire a morire dentro di noi.

Deve offrirsi a noi.

Deve affidarsi a noi.

Quando una creatura, quando un essere, quando Dio si affida a noi, vuol dire che si da nelle nostre mani.

E qui, adesso, soltanto se noi ci dedichiamo a Lui, Lui diventa nostra vita.

Ecco per cui qui Gesù difende Maria.

Perché Maria sprecando questo prezioso profumo sui suoi piedi (reciprocità) rivela che per lei Dio è tutto.

Quindi Dio è la sua vita.

Quando uno è la nostra vita si rivela che siamo disposti a sprecare tutto per quello.

A lasciare tutto per quello, perché quello è tutto.

È tutta la nostra vita.

Pensiamo all'esempio che Dio ci ha dato attraverso i sequestri.

Quante rinunce, quanti sacrifici si sono fatti per avere quella persona cara che era stata sequestrata.

Perché?

Perché quello era tutto.

E allora si fatto crediti, si rinuncia a tutto pur di riavere quella persona cara.

Il che vuol dire che si sottomette tutto a.

Questo vuol dire sottomettere tutto a Cristo.

Soltanto sottomettendo tutto a Lui, Lui Dio diventa la nostra vita.

Questa è la lezione che Dio ci vuol dare difendendo Maria contro l'accusa di Giuda.


O.: Maria prima spreca e poi comprende Gesù o o prima comprende e quindi spreca?

La comprensione di una cosa richiede dedizione.

Se tu non ti dedichi a quella cosa, non arriverai mai a capirla.

Comprendere vuol dire capire.

Tu per capire una cosa ti devi dedicare.

Ecco per cui Maria dedicandosi a Gesù capisce Gesù.

Per cui avendo capito viene capita.

Perché tu sei compreso in quanto comprendi.

Ecco perché Gesù dice: "Via da me non vi conosco", perché non si sono mai preoccupati di conoscerlo.

"Noi ti abbiamo sentito predicare, noi abbiamo mangiato alla tua mensa".

Dice "Andate via da Me ipocriti, non vi ho mai conosciuti.

Perché non hanno mai cercato di conoscerLo.

Maria si sente capita perché?

Perché è accusata da Giuda.

Giuda la critica, la condanna.

Non approva l'atto che ha fatto.

Lei ha buttato in aria 20/30 milioni.

Si potevano dare ai poveri.

Quindi lei è accusata di aver fatto uno spreco.

Ma lei vede Gesù che la difende.

Ecco, si sente capita in quanto si sente difesa.

La difesa di Gesù è sempre una giustificazione presso Dio.

Quindi è una giustificazione nella verità.

Viene giustificata da Gesù e viene giustificata nella verità.

Giuda parla secondo il mondo.

Secondo il sentimento.

E i poveri provocano molto sentimento.

Per cui sembra che Giuda abbia ragione.

Piuttosto che sprecare dietro Dio, se tu offri ai poveri, lì perlomeno hai un’utilità.

Qualcosa di tangibile, di aver fatto del bene a qualcuno.

O.: Ma lei ha fatto questo atto perché è stata capita?

Lei ha fatto quest’atto, perché ho detto, è un atto di reciprocità.

Noi riceviamo doni.

Tutta la nostra vita è tutto un ricevere doni da Dio.

Ma noi non pensiamo mai a ritornare questi doni a Dio.

Ora la nostra salvezza non sta nel ricevere doni o nel ricevere miracoli.

Non sono i miracoli che ti salvano.

Ora, quello che ti salva è la fede che ti fa ritornare.

Ritornare a Chi ti ha fatto i miracoli.

Ti fa ritornare a Chi ti ha dato dei doni.

Maria certissimamente ha ricevuto un dono, perché?

Ma perché era strangolata da sette demoni.

Schiava di sette demoni.

Era la prostituta delle città bene del lago di Genezaret.

O.: Com’è da vedere il fatto dei dodici che sono stati scelti?

È un dono, ma ho detto, non è il dono che ti salva.

Fossi anche tu un apostolo, questo è un dono che Dio ti fa.

Questo non ti salva.

Quello che ti salva è l'azione reciproca.

Tu ha ricevuto vita?

Dona vita.

Hai ricevuto un dono?

Dona questo dono.

Cioè, è questo riportare a Dio quello che Dio ti ha dato.

Perché riportandolo a Dio, tu conosci Dio.

Conosci la ragione di Dio.

La conoscenza avviene nell'azione di ritorno, non nell'azione di ricevere.

O.:Quindi gli apostoli erano in colpa.

E infatti Gesù dà loro torto.

Gesù da torto, è evidentissimo.

Cioè in Giuda, questo torto qui diventa una ferita.

Un amore possessivo, quindi lui si vede preferito da Maria.

Tra lui che è apostolo di Gesù e un’ex prostituta Gesù preferisce l’ex prostituta.

È questa ferita che poi scatenerà quella gelosia che poi nell'ultima cena lo porterà al tradimento.

E quindi all'impiccagione.

Ma già qui c'è già il seme di questo.

O.: Quindi l'amore possessivo non è amore....

No, perché è proiezione dell'io.

È il tuo io che vuole possedere.

Chi si lascia possedere è amato da te.

È strumentalizzato da te.

Un negozio amerà sempre i propri clienti.

Ma li ama perché? Perché sono suoi clienti.

O.: Prima Dio si mette nelle nostre mani o prima Dio ci fa dei doni?

Prima Dio ci fa dei doni.

Questi doni si concludono con Lui che si mette nelle nostre mani.

Il mettersi nelle nostre mani è ancora un dono.

È l'ultimo dei doni.

Cioè, è il seme che viene affidato alla terra.

Anche quando una persona muore, tu lo affidi alla terra.

Ma quella persona lì è affidata a te.

Quasi a dire che la sua resurrezione è affidata a te.

Perché quella muore per te.

Per te affinché tu trovi la vita.

Tutti quelli che muoiono, muoiono per condurci a pensare Dio.

Infatti, le persone che muoiono ci inducono alla preghiera.

Cioè a elevare la mente a Dio.

Per vedere come sarà.

Significa che la creatura viene affidata a noi.

Affidata a noi, richiede adesso da noi questo bisogno di capire.

Bisogno di capire per essere capiti.

F.: Maria qui rivela che ha messo Gesù al primo posto...

Ma è innamorata, è chiaro.

Gesù era tutta la sua vita.

Perché?

Ma perché Gesù le aveva dato la vita.

F.: Nonostante questo anche lei ha fatto esperienza d'assenza di Gesù quando è morto Lazzaro.

Ma tu capisci che lo Spirito Santo non le era ancora arrivato.

Quindi l'amore umano ti fa intuire ma non ti dimostra.

Lei non vede perché il suo Maestro deve morire.

Però sente che muore.

Sente che sta andando verso la morte.

Avverte la tristezza del suo Maestro.

Non lo dimostra.

Non può dimostrarlo.

R.: La tristezza non era anche una tristezza ben più profonda della tristezza umana, cioè il fatto che Lui sapeva che per molti il Suo sarebbe stato sangue sparso invano.

Si capisce.

Profumo per una sepoltura.

Il profumo è un conforto.

Perché?

Si mette un profumo là dove c'è, direi, un profumo di morte.

Dove c'è qualche cosa che ti disturba.

Quindi quella è una consolazione, un conforto.

"L'ha fatto per la mia sepoltura".

G.: Gesù difende Maria e Giuda si offende perché non è compreso.

Non è compreso perché pensava a se stesso, quindi era un amore possessivo, quindi non poteva capire, quindi si offende.

G.: Noi abbiamo Gesù che ci difende se noi sprechiamo la nostra vita per Lui.

Se tu sei Maria Maddalena...

G.: No, ma dico per noi...

Ma guardi che Maria Maddalena era una prostituta.

Lei prostituta, schiava della morte, a un certo punto riceve un dono.

Il dono della vita.

È stata liberata.

Quel dono immenso lì, là portata a questo dono qui.

Reciprocità.

Reciprocità in quanto ha ricevuto tanto.

Infatti, Gesù dice che chi ama tanto è perché le è stato perdonato tanto.

Solo il giorno in cui noi capiamo che siamo stati perdonati tanto, ameremo come ama Maria.

Quando scopriremo di essere stati perdonati com’è stata perdonata Maria.

Dalla nostra prostituzione.

Allora potremo amare, altrimenti no.

Altrimenti il nostro amore sarà sempre in funzione di quello che ci sarà stato perdonato.

Se noi ci riteniamo giusti, noi non abbiamo bisogno di perdono.

Gesù stesso dice: "Io non sono venuto per i giusti".

I giusti non hanno bisogno di perdono.

Non hanno bisogno di perdono e amano poco.

Ecco, che arriviamo all'amore degli apostoli.

Si ama poco.

Perché uno si ritiene giusto.

Prediletto...

Ama poco, non perdonato.

Gesù difende Maria, però è una ferita per l'apostolo.

Perché l'apostolo si vede preferito da una prostituta.

Lì accusa Gesù.

E poi quindi questa ferita e quindi questa accusa verso il Maestro che aprirà le porte a Giuda al tradimento.

Perché a un certo momento Giuda si ritiene quasi giustificato.

Perché?

Ma perché il suo Maestro l'ha tradito.

Giuda si è sentito tradito da Gesù.

Lui che era uno dei preferiti di Gesù, a un certo punto si vede preferito da-.

Hai voglia!

Domenico: Giuda dopo questa frase aveva ancora possibilità di non tradire o ormai non c'era più possibilità di uscita?

Le cose vanno a senso unico.

E noi dobbiamo stare nella realtà che Dio ci presenta e cercare di capire il significato.

Certamente quando si va a senso unico, quando tu inauguri una certa strada, quella strada ti conduce là, a un fine ben preciso.

È vero che all'inizio tu puoi fare un salto sull'altra strada, però...

Ora, noi non possiamo dire che Giuda è condannato.

Quello che ha fatto Giuda è stata una scena.

Cioè Dio gliela fatto fare.

Nessuno può dire che Dio non gliela fatto fare.

È Dio che gliela fatto fare.

Era necessario.

Perché era necessario che Gesù andasse a morte.

Era necessario che qualcuno lo tradisse.

È lezione per tutti.

Ma se è lezione, quindi è una scena.

È teatro.

Noi dobbiamo sdoppiare l'attore dalla persona.

Se tu vedi sulla scena un delinquente, tu non puoi dire che quella persona sia un delinquente.

Ora, qui abbiamo una funzione recitata.

A insaputa di Giuda, è logico.

Però opera di Dio perché era necessario giungere a un certo punto.

È Dio che fa tutte le cose.

Noi dobbiamo capire il significato.

Per noi.

D.: Anche nella nostra vita c'è un punto ben preciso...

Di non ritorno?

Si capisce.

Da parte di Dio, fino alla fine...

Anche la morte è ancora per la nostra salvezza.

Però certamente quando tu metti il pensiero del tuo io al centro, qui già tu semini un non ritorno.

A meno che tu ti rimangi questo errore.

E a un certo momento muori a te stesso.

Dio ci conduce fino alla nostra morte per recuperare questo.

Perché nella morte, ti annulla tutto.

Perché noi generalmente mettiamo il pensiero del nostro io al centro?

Ma perché abbiamo i buoi, i campi, la moglie.

Abbiamo degli interessi, abbiamo un mondo.

Ma Dio con la morte ti toglie tutto questo mondo.

Perché?

Perché forse quello che dava ragione al tuo io, venendo meno, può darsi che tu adesso dia ragione a Dio.

E tu metta Dio prima.

Quindi Dio ti toglie le ragioni.

La politica in punto di morte non ti serve più.

Gli interessi non ti servono più.

Le creature non ti servono più.

Perché si muore soli.

Sei solo davanti a Dio.

A quel punto lì, può darsi che tu metta Dio prima di tutto.

Noi non possiamo dire "Quella creatura sta parlando di sé quindi è in non ritorno".

Dio fa tutto per salvarci, per farci fare questo salto.

D.: Come può il Figlio che è tutto pensiero del Padre (vita) essere tutto pensiero di morte?

Certo, però tieni presente che Lui guarda il Padre.

Il Padre è il Creatore.

La creazione è opera del Padre.

Il Padre è Colui che ha in Sé la ragione di tutto.

Anche del Figlio.

Ora, dal momento che il Padre crea, per quale fine crea?

Per cui in Dio c'è la generazione del Figlio.

Ma c'è anche la creazione.

Ora, per quale fine Dio crea?

Dio crea per rendere altre creature partecipi.

Partecipi della Sua verità.

Quindi Dio vuole che tutti si salvino.

In quanto li crea, vuole che si salvino.

Non li crea o per l'inferno o per l'altro.

Dio li crea in un pensiero.

Che è il Pensiero del Padre.

Che è il pensiero del Figlio.

Nota, che il fine delle creature è il Pensiero di Dio.

Perché tutte le creature sono fatte in un pensiero.

Anche noi quando parliamo (se non siamo scemi) parliamo in un pensiero.

Quindi è per comunicare un pensiero.

Quel pensiero è il Figlio.

Allora tutte le creature sono fatte per essere fatte partecipi del Padre come il Figlio.

Ecco che il Figlio prendendo su di Sé la situazione delle creature, porta a compimento il Pensiero del Padre.

Porta a compimento Se Stesso.

Non in quanto Lui ha bisogno delle creature.

Ma in quanto il Padre crea, il Figlio partecipa di questa creazione.

Come?

Non creando ma salvando.

Cioè, se questo è il Pensiero del Padre, il Figlio opera la salvezza delle creature restando nel Pensiero del Padre.

Per restare nel Pensiero del Padre.

Se la salvezza delle creature richiede che Dio venga a morire in noi perché è l'unico modo perché la creatura si apra...

Tieni presente che la creatura diventa sempre figlia delle sue opere e se Dio non si fa opera della creatura (Lui che è il Creatore), quindi Figlio della creatura, la creatura non può diventare figlia di Dio.

D.: Però noi dobbiamo scoprire che la morte del Cristo è opera nostra.

Dobbiamo scoprire che la morte del Cristo è opera nostra.

Quindi siamo partecipi di questa morte.

Altrimenti tu dirai: "Io cosa centro con uno che è morto 2000 anni fa?”

Soltanto se c'è un rapporto tra Cristo e Dio, Cristo è partecipe di te, oggi, dopo 2000 anni.

Perché il problema di Dio è un tuo problema.

Allora tu in Cristo vedi una risposta a un tuo problema.

Al tuo rapporto con Dio.

Per cui diventa realtà.

Il Cristo di allora è rivelazione di una realtà che tu porti qui.

La morte di Dio, il significato della croce, è la morte che tu esperimenti.

Oggi come oggi.

Per cui quella ti illumina questo.

È bastato che Lui morisse una volta sola per illuminare tutto.

Però è rivelazione di un tutto che è realtà di oggi.

La morte di Dio, noi non la esperimentiamo perché è morto Cristo.

Noi la sperimentiamo per la morte che portiamo in noi.

Per il dubbio che portiamo in noi su Dio.

Per l'assenza di Dio che noi esperimentiamo.

Questa è la morte che noi esperimentiamo.

Che ci viene rivelata.

Quindi giustificata.

E quindi a un certo momento illuminata.

Capita.

Perché Dio ci fa fare questa esperienza?

Perché vuole diventare nostra vita.

E in realtà è nostra vita.

D.: La prima parte della risposta che hai dato a lui non è mica poi tanto lapalissiana.

Perché quando si parla del Figlio, il Figlio è Pensiero del Padre... sono parole.

Ma il pensiero è una realtà.

D.: Però solo il Padre conosce il Figlio e quindi bisogna puntare tutto sul Padre, in questo senso che è difficile...

Ho parlato del Padre come di Dio Creatore.

È una realtà.

Perché il filo d'erba non lo facciamo noi.

Il filo d'erba è fatto in un pensiero.

È una realtà.

D. È fatto nel Figlio.

In un pensiero.

Come tutte le cose sono state fatte in un pensiero.

È una realtà questa no?

D.Mi devo riascoltare la risposta alla domanda, la risposta che hai dato a Carla è vera e quindi meravigliosa, invece questa risposta che hai dato a Domenico...

Lui mi ha chiesto questo Cristo che viene a morire.

Questa morte ha una ragione ben precisa.

Che Dio venga a morire in noi, noi tutti facciamo esperienza di questo.

È una realtà che costatiamo.

Noi costatiamo l'assenza di Dio.

Però non possiamo dimostrare che Dio sia assente.

Noi non possiamo dimostrare Dio, però non possiamo ignorarlo.

Per cui noi siamo in colpa a trascurarlo.

Qui è una realtà che pesa su di noi.

Però è una realtà morta.

Morta fintanto che non diventa nostra vita.

D.: Il mio uscire dal capire è quando hai detto che Dio di per sé genera il suo pensiero, però fa anche la creazione, la creazione nel suo pensiero.

Ecco quell'abbinamento li, per me unificarlo... è difficile.

Tieni presente che Dio non soltanto genera il suo pensiero perché conosce Se Stesso, ma Dio si afferma come essere anche al niente, anche al nulla.

Lì c'è la creazione.

La creazione non è altro che significazione di Dio in ciò che non è Dio.

Noi non siamo Dio eppure portiamo la significazione di Dio.

Noi siamo comunicazione di Dio al nulla.

Li è creazione.

Qui non siamo mica Figli.

D.: Il mio non capire sta nel fatto che Dio pensando a Se Stesso genera il pensiero di Sé, nello stesso tempo tutto quello che il Padre fa lo fa in questo pensiero, è logico.

Ognuno di noi fa le cose nella sua intenzione.

Ma come viene visto Cristo nella creazione.....

Ma tu capisci che tutta la creazione di Dio è fatta nel Pensiero di Dio.

E il Pensiero di Dio non è mica creazione.

Cioè, io sto parlando, le parole che dico sono nel mio pensiero.

Il pensiero non passa come le parole.

Le parole passano il pensiero rimane.

Quindi vedi che il pensiero appartiene a un altro mondo.

Il mondo trascendente.

Però usa le parole.

E le parole sono fatte in un pensiero.

Ma è evidentissimo.

O no?

D. Certo, le parole sono segno. Anche Cristo come creazione è segno.

Si capisce.

Cristo  appartiene alla creazione.

È la conclusione della creazione.

Per cui in Cristo abbiamo la creazione che si avvicina moltissimo al pensiero.

Perché in Cristo noi abbiamo il pensiero e la creazione.

È segno di quello che è l'uomo.

Nell'uomo c'è il cielo e c'è la terra.

Nell'uomo ci sono le stelle, l'universo, le galassie, tutto il tempo che è passato.

C'è tutto.

Nell'uomo.

Ma c'è anche Dio.

Quindi abbiamo segni e pensiero.

Il pensiero appartiene al cielo.

I segni appartengono alla creazione.

Ora il Cristo facendo da unione deve avere l'uno e l'altro.

Altrimenti non può fare da tramite.

D. Cristo è l'unico punto dell'universo in cui ci sono il segno e la realtà corrispondente al segno.

No, aspetta  un momento, perché Cristo dice:"Se Io non me ne vado non può venire in voi lo Spirito".

Quindi come segno se ne deve andare.

Quindi non abbiamo l'abbinamento.

Non abbiamo l'identificazione.

Cristo se ne deve andare per dare a noi la possibilità di ricevere dal Padre lo Spirito.

Quindi ha funzione di tramite.

D’intermediario.

Non di conclusione.

D.: Dio muore e risorge, noi moriamo per risorgere. Perché noi dobbiamo morire e perché il nostro pensiero non riesce...

No, Dio all'inizio non creò la morte.

Dio ha fatto tutto per la vita.

La morte non esiste.

Come il tempo non esiste.

La morte presso Dio non c'è.

Tutti sono vivi presso Dio.

La morte ha una funzione transitoria.

La morte è in funzione della vita.

La realtà è vita.

La realtà non è morte.

Dio non regna su un camposanto.

Dio regna sui vivi.

Tutti sono vivi per Dio.

Allora la morte è sulla strada che conduce a Dio.

È un mezzo.

Tu hai un bambino, lo inondi di doni, cosa succede?

Quel bambino finisce di vivere per i doni.

Non mangia più, non studia più, perché vive per i doni.

A un certo punto cosa fai?

Gli togli i doni perché quello lì sta morendo.

Con Dio è lo stesso.

Dio ci ha inondato di doni.

Noi viviamo per le creature.

Consumiamo la nostra vita per le creature.

Nessuno pensa a conoscere Dio.

Dio a un certo momento è costretto a toglierci le creature perché altrimenti noi non viviamo più.

D.: Allora Dio ci ha dato il difetto.

No, Dio non ci ha dato il difetto.

Ci ha dato le cose perfette.

Le cose però sono perfette in quanto tu le riferisci a Dio.

Tu guardi il filo d'erba, il filo d'erba non lo hai fatto tu.

Basta questo.

Il filo d'erba è perfetto.

Per cui se io vivo per il filo d'erba io sono in colpa.

Perché il filo d'erba è legato a Dio.

Io non mi posso permettere di strappare il filo d'erba.

Devo chiedere permesso a Dio.

Perché tutte le cose sono di Dio.

E nessuno può dimostrare il rovescio.

Quindi sono fatte bene.

Il che vuol dire che tutte le cose mi conducono a pensare Dio.

E chi è che pensa Dio?

D. E lì ci vuole la resurrezione...

Ma no, non ci vuole la resurrezione.

La resurrezione è conseguenza del peccato.

Come la morte è conseguenza del peccato.

Adamo non aveva bisogno della morte e della resurrezione del Cristo.

Adamo dialogava tutto con Dio.

Perché?

Guardando il filo d'erba pensava Dio.

E non poteva separare il filo d'erba da Dio.

Perché non era lui che aveva fatto il filo d'erba.

Quindi noi ci troviamo in una casa che è di un altro padrone.

Non siamo noi i padroni.

E quindi la casa mi conduce a pensare al padrone.

A un certo momento noi ci facciamo padroni della casa.

E siamo in colpa.

Quindi non è il Padrone che ha fatto la colpa.

Sono io che l'ho fatta.

A un certo punto mi sono appropriato della casa.

La casa è di Dio.

A un certo momento Dio deve venire e buttarmi fuori di casa.

Perché il padrone è Lui.

D. Noi possiamo anticipare i tempi come ha fatto Maria...

Se siamo stati prostitute.

Perché se non siamo stati prostitute hai voglia!

Dobbiamo esser stati prostitute ed aver ricevuto il perdono di Dio.

La liberazione di Dio.

Allora possiamo fare come Maria.

Altrimenti non possiamo farlo.

Non lo sogniamo nemmeno.

D.: Ma Maria si era resa conto che faceva la sua sepoltura?

Luigi: Ma non m’importa se lo sapesse o no.

Importa la lezione.

Che Dio mi vuol dare presentandomi questa scena.

Tutto è teatro.

È teatro per me che sono spettatore oggi.

Non m’interessa se l'attore sia consapevole o non sia consapevole.

A me interessa la scena.

Perché è Dio che me la presenta.

Io non posso giudicare Giuda.

Io non posso giudicare Maria.

Non posso mandare Giuda all'inferno e Maria in paradiso.

Ma posso e debbo capire la lezione che Dio mi vuol dare presentandomi Giuda e Maria.

Questo m’interessa.

M’interessa Dio, non m’interessano le creature.

Le creature sono degli attori.

N. Dio ci crea per farci partecipi di ciò che Lui è.

Scoprendo che la morte del Cristo è opera nostra nel pensiero dell'io, è opera di Dio nel Pensiero di Dio.

Quindi Lui è il Figlio unigenito.

Mi sembra che così mi renda chiara l'idea.

Prova a comunicargliela a Domenico.

P.:Gesù difende Maria e  dice a Giuda:"Lasciala andare"

Luigi: "Lasciala fare".

Lei stava facendo una cosa, lascia che faccia.

P.: Mi ha fatto pensare a quella parola che ha detto a Lazzaro quando lo ha resuscitato:"Lasciatelo andare".

Cioè lasciate libera la gente che è risorta.

Non andate a disturbarla, molestarla o turbarla.

È meravigliosa questa difesa che Dio fa dell'anima che vuole cercare Dio.

Ha la giustificazione di Dio.

È la roccia che può sostenere tutte le difficoltà, qualunque prova.

Se ti dedichi a Dio, tu sei difesa da Dio.

Non hai bisogno delle creature.

Le creature ti possono mandare a morte ma tu hai in te la ragione di Dio.

P.: Penso che è  l'unica ragione in noi che ci possa sostenere.

Perché tutte le altre poco o tanto sono relative e crollano con il tempo oppure passano.

Ma questa essendo una ragione eterna è una roccia.

Lui ci ha creato per conoscere Lui, noi dobbiamo metterlo prima di tutto.

È tutto lì.

P. Dio deve affidarsi alla nostra terra e deve morire.

Sì, perché deve diventare nostra vita.

P.: Lui viene perché noi lo si faccia vivere, però è fatale che nelle nostre mani muoia.

Luigi: Tu l'assenza non la sopporti e non potendola sopportare che fai?

Pensi.

Per questo diventa oggetto del tuo pensiero.

P.: Quindi ci muove dalla nostra stasi facendoci sperimentare l'assenza e ci mette in movimento.

Il pensiero dominante di Gesù era la morte.

È dominante il pensiero della propria morte ma perché è dominante il Pensiero del Padre, perché il Padre vuole salvarci.

Senti guarda la morte è morte.

Gesù nell'agonia ha tremato, ha avuto paura, è angosciato, ha sudato sangue.

Quindi la morte è morte.

Quindi Lui non ha recitato.

Lui ha subito.

Tanto da pregare:"Se possibile passi..."

Il che vuol dire che ha patito la cosa.

Era necessario, però ha sofferto quello che ha sofferto.

P.: È perché Dio ci mette delle scene di persone che muoiono nella serenità?

N.: Non è detto che non soffrano. Comprendono la loro sofferenza in Dio.

P.: Gesù ha detto la mia anima è triste fino alla morte.


N.: Cristo come uomo è creazione di Dio, come Dio è Figlio del Padre, pensiero unigenito del Padre fuori di noi perché scopriamo il Pensiero di Dio in noi.

A.: "Non vi conosco" e "gli ultimi saranno i primi"

F.: "Chi è della verità ascolta la mia voce".

D.: Perché il sangue di Dio non sia sparso invano dobbiamo entrare nella reciprocità.

D.: Ci sono cose nella fede che si possono capire ma ci sono cose che solo nello Spirito Santo si possono comprendere.

D.: Dio si sottomette tutto al nostro pensiero affinché noi sottomettiamo tutti i nostri pensieri a Lui.

G. La persona si forma non in quello che riceve ma in quello che da.

F.: Tutto è fatto nel Pensiero di Dio.

C.: Non è indispensabile essere delle Maddalene, ma comunque è necessario morire. Lei comunque è arrivata molto presto.

S. Queste correzioni di Gesù se accolte ci aprono al cielo.

O. Gli ultimi saranno i primi, se ci si crede giusti non si fa nulla

P. Profumo per una sepoltura è molto suggestivo, carico di stimoli per la riflessione.

È una morte profumata, non inutile, ma questo avviene quando c'è questa reciprocità.

È Maria che non rende inutile.

P.: Come faceva Maria ad avere quel profumo lì? Se l'aveva usato tutto a Magdala?



Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché l’ha conservato per il giorno della mia sepoltura".    Gv 12 Vs 7


RIASSUNTO Mercoledì


Argomenti:  Il tradimento. L’amore possessivo. Vivere per Dio. Ricevere e dare. L’amore che rifiuta. Amore e misericordia. Lo specchio degli altri. La prostituzione.


 

23/novembre/1994  Casa di Preghiera Fossano.