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Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion!Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina. Gv 12 Vs 14-15


Titolo: Passaggio dal segno all'essere-passaggio dalla parabola all'intelligenza di essa.


Argomenti: L'anima della parabola è l'Intenzione di Dio. Noi conosciamo la creazione per difetto da Dio.  La Trinità di Dio.


 

11/giugno/1995 Casa di preghiera Fossano


Il tema di oggi è il passaggio dal segno (tutto è segno) alla conoscenza di Dio, cioè alla Trinità di Dio.

Il fatto che Gesù trovi un asinello, di per sé non significa niente, il mondo è pieno di asinelli, questa è una realtà.

Ora, la realtà non è segno.

Noi diciamo che tutto è segno.

Tutto è segno, conseguenza del fatto che tutto è opera di Dio.

Se tutto è opera di Dio, tutto è parola, Parola di Dio per noi quindi segno.

Qui c'è una affermazione strana:"Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re (Gesù non era re) viene, seduto sopra un puledro d'asina".

Che cosa vuol dire, cosa vuol significare per l'uomo "figlia si Sion"?

Siamo tutti figli di Sion.

Siamo tutti figli di Gerusalemme.

Siamo tutti figli di questa città interiore abitata da Dio.

E dice "Non temere perché il tuo re", e chi è questo re?

Ora evidentemente qui si afferma che c'è un re che governa tutto.

C'è un re e c'è un regno, c'è Dio che opera in tutto e c'è Dio che arriva a noi, viene a noi.

Abbiamo visto la volta scorsa che Dio viene, quindi il problema è andargli incontro.

Questo Dio che viene, questo re che governa tutto, Colui che da senso e significato a tutto.

Ecco lo straordinario, quello che trasforma la realtà che noi vediamo e tocchiamo in segno di Dio.

Il che vuol dire che Dio non opera soltanto la realtà, Dio non è soltanto il Creatore ma Dio è Colui che significa Se Stesso, che in tutto parla di Sé.

Parla di Sé a chi?

All'uomo.

A ognuno di noi.

Parla di Sé per preparare noi al Suo incontro.

Infatti, non basta che Lui venga a noi.

Lui venendo a noi crea in noi il problema.

Noi abbiamo la presenza di Dio, la subiamo, nessuno lo può smentire, nessuno può dimostrare che Dio non esista.

La Verità di Dio è trascendente, ed essendo trascendente nessuno può dimostrare il rovescio.

Perché la Verità di Dio è superiore a tutto quello che dice l'uomo, a tutto quello che possa dire l'uomo.

Quindi la Verità di Dio si afferma.

E se l'uomo la nega e la rifiuta si mette nei pasticci.

Ma è lui che si mette nei pasticci, non è mica Dio che lo mette.

Se l'uomo invece aderisce, allora l'uomo entra nella luce.

Questo ci fa capire che Dio opera per renderci partecipi di un suo disegno.

Affinché noi fatti partecipi possiamo intendere.

Perché senza di noi non s’intende.

Non basta che Dio si doni.

Dio si dona anche all'inferno.

Ma coloro che sono all'inferno non conoscono Dio e non possono conoscere Dio.

Anche se Dio si dona.

Non basta che Dio si doni perché l'uomo comprenda.

Bisogna che l'uomo si doni a Dio per intendere.

L'intelligenza delle opere di Dio e di ciò che Dio stesso è, richiede il dono di Dio ma anche il dono della creatura.

Per cui l'intelligenza è una sintesi di due doni: il dono di Dio e il dono della creatura.

Se manca uno dei due, tutto fallisce.

Tutto è segno, tutto è parabola.

Noi di fronte al segno, alla parabola, non intendiamo la parabola.

Noi vediamo l'albero, ma per noi un albero è un albero.

Una pietra è una pietra.

Le creature sono creature.

Per noi le cose contano per quello che sono, non intendiamo le cose come segno.

Noi per intenderle come segno dobbiamo avere presente l'Intenzione di Dio, il Verbo di Dio.

Per questo Gesù diceva: "Senza di Me fate niente".

Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, senza di Lui fate niente.

E noi continuiamo a esperimentare che senza l'Intenzione di Dio, senza il Verbo di Dio, noi continuiamo a fare niente.

Anche in mezzo a tutte le opere di Dio.

Dio opera in tutto, noi viviamo in mezzo alle opere di Dio ma noi non capiamo niente.

Per noi un albero è un albero, un uomo è un uomo, una creatura è una creatura, una pietra è una pietra e ci comportiamo di conseguenza.

Cioè, non entriamo in collegamento con il significato da parte di Dio.

Che cosa Dio mi dice di Sé attraverso questa cosa?

E questa è l'anima di tutto il nostro vivere.

Perché noi in tutto troveremo sempre di essere in discussione con Dio.

"Che cosa mi dici Signore di Te, attraverso questo fatto?".

Perché in realtà Dio parla a noi di Sé in tutto.

Per renderci partecipi di quello che Lui è.

Quindi per darci la possibilità di comunicazione con Lui.

E quindi di comunione con Lui.

La comunione è un effetto di comunicazione.

Ma la comunicazione è effetto di questa sintesi di due doni: il dono di Dio e il dono della creatura.

Dio opera in ogni cosa per formare nell'uomo la capacità di donarsi.

Di donarsi a Dio, per intendere da Dio il significato.

E il significato di tutte le opere di Dio è nascosto in Dio.

Perché viene soltanto da Dio, Dio solo è il rivelatore di Sé.

Noi non dobbiamo ritenere che siano le creature a rivelarci Dio.

Le creature non ci rivelano Dio.

Le creature ci rivelano se stesse.

Un albero mi parla di un albero.

Un uomo mi parla di un uomo.

Dio solo è il rivelatore di Sé.

Fintanto che noi non ci trasferiamo in Dio, per intendere da Dio quello che Dio opera, cioè il Verbo di Dio, noi restiamo fuori anche se sentiamo parlare di Dio.

Noi siamo fuori dal Regno di Dio.

Perché chiave di apertura del Regno di Dio è Dio stesso.

Ecco perché a questo punto avviene questo grande passaggio.

Dalla realtà in cui ci troviamo, la realtà che vediamo e tocchiamo...

Abbiamo tre grandi realtà dentro ognuno di noi.

Il Pensiero di Dio, l'Essere Assoluto, da cui tutto viene, poi il mondo esterno e l'uomo, noi, il pensiero del nostro io.

Ora, tutta quella che è la realtà sensibile attorno a noi, compresi gli uomini, tutto questo non è altro che segno di Dio ma per essere intelletto come segno di Dio va visto da Dio, in caso diverso sfugge a noi, per noi è la realtà in cui noi ci troviamo.

Il dio per noi è il nostro pensiero, siamo noi che pensiamo Dio, quindi sfugge a noi, noi non vediamo e non tocchiamo Dio.

Ma vediamo e tocchiamo le creature, questa è una realtà che pesa su di noi e poi c'è il bisogno del nostro io che non capisce niente.

Si trova in un mondo di cui non capisce niente.

Perché?

Perché non intende il significato?

Cioè, c'è un significato ma gli sfugge.

Di fronte ai mille fatti che ci capitano durante tutti i giorni, noi siamo sempre lì: che significato ha?

Questo per dire a noi che "Senza di Me fate niente".

Che senso ha quel confessare che noi non intendiamo il significato delle cose?

È un confessare che davanti a noi abbiamo il niente.

Non abbiamo la luce.

Non capiamo.

Non vediamo.

Allora chi trasforma le realtà in cui noi ci troviamo in senso e quindi in significato e quindi in parabola; allora chi trasforma tutto questo e ci dà anima, cioè ci mette in movimento, nel bisogno e nel desiderio di cercare, di capire e di trovare ? È Dio, è il Verbo di Dio: "Senza di Me fate niente".

È Lui che parlando a noi ci introduce nel suo Regno.

Ci fa capire che tutto ha un significato.

Ecco per cui Gesù qui trova un asinello e diciamo: "È normale... il mondo è pieno di asini, non c'è nulla di strano".

Ma che a un certo punto salga su quell'asinello e a un certo momento ci sia l'interpretazione:"Non temete figlia si Sion, perché il tu re...", qui ecco la parabola.

La realtà, l'asinello, Gesù...che diventa, per opera di Dio trasformata in parabola.

Parabola vuol dire "paragone con".

L'anima della parabola qual è?

L'anima della parabola è l'Intenzione di Dio.

Quando noi ci troviamo di fronte a una parabola?

Quando a noi sfugge l'autore.

Qui abbiamo Gesù che sale su un puledro di asina ed entra in Gerusalemme.

Gesù è una creatura e sale su un asinello che trova come creatura ed entra nella città.

Ma l'anima di tutto questo qual è?

Noi abbiamo una parabola quando una pietra non è solo una pietra, ma è segno di qualche cosa che a noi sfugge.

Un avvenimento, un accidente ti capita addosso, ma perché ti capita addosso?

È segno di-.

Tutto è parabola perché tutto è opera di Dio, tutto ha un’intenzione.

Ma se noi non teniamo presente Dio, a noi sfugge la parabola.

Noi non avvertiamo nemmeno il bisogno di capire il significato delle cose.

Per noi le cose sono quella realtà che ci accade e basta.

Non andiamo oltre.

Cioè non colleghiamo le cose con Dio.

Noi patiamo questo difetto e difatti noi di fronte a Gesù noi dobbiamo confessare la nostra povertà.

Non capiamo che significato hanno le cose.

Però, cosa è che a fondo dell'uomo gli fa sentire questo bisogno di capire e quindi gli denuncia che si trova in difetto a non capire?

L'uomo che non capisce si sente in difetto.

L'uomo che capisce si sente partecipe della luce.

Che cosa è che ci fa sentire il bisogno della luce?

È questo Dio che ognuno porta dentro di sé.

Che porta indipendentemente da sé, anche se l'uomo non aderisce a Dio, l'uomo porta Dio in sé, perché Dio l'ha creato.

Dio crea ognuno di noi, il che vuol dire che Dio è presente in ognuno di noi, sia che noi lo amiamo che non lo amiamo, sia che crediamo sia che non crediamo Dio è presente.

E questa presenza si fa avvertire, noi confessiamo che non conosciamo Dio.

Ma come potremmo confessare di non conoscere Dio se non portassimo Dio dentro di noi?

L'animale non confessa mica di non conoscere Dio.

Il che vuol dire che noi confessiamo che portiamo dentro di noi Uno che non conosciamo.

Questa non conoscenza dell'Essere Assoluto.

Questa presenza in noi dell'Essere Assoluto, che ci distingue dall'animale e da tutte le cose create.

È questa coscienza che pesa su di noi, tragicamente pesa su di noi e ci fa confessare il nostro difetto, che ci fa notare l'imperfezione delle cose.

Noi di fronte alle cose, confessiamo che non capiamo.

Non capiamo che cosa?

Non capiamo l'aspetto principale.

Perché l'aspetto principale è la comunicazione di Dio a noi.

A noi viene meno questa conoscenza del significato delle cose.

Noi vediamo le cose ma non capiamo il significato e privi del significato noi ci sentiamo morire.

Il nostro vivere è tutto in balia di avvenimenti.

Noi non siamo signori degli avvenimenti.

Noi siamo schiavi del peso delle cose che non capiamo.

Tutto questo non fa altro che testimoniare a noi che noi non capiamo Dio e l'opera di Dio.

Noi portando in noi Dio stesso, noi portiamo in noi l'essere perfetto.

E l'essere perfetto ci fa vedere il difetto di tutto ciò che è diverso da Dio.

Per cui noi notiamo le creature per difetto di Dio.

Perché le creature sono in difetto rispetto a Dio.

Il che vuol dire che noi abbiamo presente Dio.

E vediamo le cose per il difetto in cui si trovano rispetto a Dio.

E per questo che noi notiamo la mancanza di, la mancanza di significato.

Mancanza di pensiero.

Il significato è il pensiero.

È la comunicazione del Pensiero di Dio che è nelle cose che ci rende partecipi.

Ma il notare il difetto rispetto a Dio di una cosa è segno che noi abbiamo presente Dio, e confrontando ciò che si presenta a noi, (le creature, i fatti) con ciò che Dio è, noi diciamo: "Manca questo".

Manca il significato, manca il pensiero, manca il Verbo.

Allora l'Essere perfetto è costituito dall'Essere, dal suo Verbo e dall'intelligenza del suo verbo.

Ecco per cui dico che la realtà in cui noi ci troviamo ci apre, attraverso il difetto alla conoscenza che c'è un segno.

Che il segno deve essere intelletto, quindi c'è una parabola.

La parabola è il significato di una cosa secondo l'intenzione di uno.

E soltanto l'intelligenza ci fa capire che tutte le opere si collegano con quello che Dio è.

Cioè, tutte le opere di Dio sono per portarci a Dio, per farci conoscere Dio, per farci capire che Dio è un Essere Assoluto in tre persone.

Dio non è un Essere Assoluto ma è un Essere Assoluto in tre persone.

Una cosa è la persona, una cosa è l'Essere Assoluto.

Dio è Essere Assoluto, cioè indipendente, infinito.

Non condizionabile da niente e da nessuno.

Condiziona tutto e tutti ma non è condizionato e non è condizionabile da nessuno.

Per cui l'uomo, le creature possono dire tutte le cose che vogliono di Dio ma non toccano né intaccano Dio.

Quando l'uomo dicesse, da mattina a sera "Dio non esiste" Dio continua a esistere.

Il che vuol dire che la parola dell'uomo non tocca Dio.

Ed è una meraviglia per noi.

Tutte le opere di difetto ci fanno costatare quello che Dio è.

Ci conducono a Dio e ci fanno dire che Dio è l'essere Assoluto, un essere unico in tre persone.

Ecco l'anima di questa parabola.

Gesù qui incontra una puledra di asino...una cosa qualunque e Dio arriva a noi attraverso le cose qualunque.

Anche il niente ci confessa Dio.

Perché quando si dice: "Qui non c'è niente", quel "niente" ci fa pensare Dio.

Ci fa pensare l'Assoluto, perché noi non potremmo pensare il niente se non ci fosse l'Assoluto.

Allora se anche il niente ci conduce a pensare l'Essere Assoluto e com’è questo Essere Assoluto, un Essere infinito indipendente in tre persone: Padre, Figlio, Spirito Santo.

Padre, Figlio (pensiero)...

Senza il pensiero noi non capiamo niente di Dio.

E poi giustificazione del pensiero nel suo essere e questo è lo Spirito Santo.

Ecco questa Trinità di Dio in cui noi troviamo la nostra pace.

Troviamo cioè l'Essere, il Pensiero dell'Essere e la Giustificazione del Pensiero nell'Essere.

Lì troviamo la giustificazione quindi il nostro riposo.

S’intravede il disegno Divino, come Dio attraverso la Pentecoste ci conduce a conoscere la Trinità di Dio.

Che è l'anima di tutto nella vita di ogni uomo.

La vita di ogni uomo inizia con la realtà che ha attorno, fatta di creazione, fatta di mondo e attraverso questa realtà qui, l'uomo inizia a capire che tutto è segno, tutto è parabola, che tutto è lezione di Dio, è Dio che parla con noi.

È Dio che parla di Sé.

Poiché Dio parla solo di Sé.

Lui solo è.

Il che vuol dire che tutto ciò che esiste non è altro che un parlare di Dio.

Un parlare di Dio a noi.

Però l'intelligenza di questo parlare è solo presso Dio, il che vuol dire che se noi non eleviamo la nostra mente a Dio e quindi non ci raccogliamo in Dio, tutto il parlare di tutte le creature è vano, cade nel niente.

Non comunica niente.

Quindi, tutto coopera, tutto ci aiuta ma senza Dio facciamo niente.

Per noi ci sono questi due grandi tempi: prima di tutto capire che tutto è parabola.

Noi la maggior parte della nostra vita la passiamo senza nemmeno capire che tutto è parabola, cioè, è lezione di Dio che parla a noi di Sé.

Quindi prima di tutto capire, fare questo grande salto che avviene soltanto per mezzo di Dio, dalla realtà che vediamo e tocchiamo alla parabola.

E poi l'intelligenza della parabola e quindi arrivare alla conoscenza di Dio.

Perché soltanto in questa conoscenza c'è quel sapere che diventa vita eterna, in cui noi ci riposiamo, perché lì troviamo la sicurezza.

Tutto è giustificato.

La nostra insicurezza sta nel fatto che noi ci troviamo con cose che non riusciamo a giustificare.

Tutto è incerto.

Invece in Dio tutto è giustificato, tutto ha una sua ragione in Dio.

È tutto diventa per noi riposo, contemplazione.


O.: Non è pensabile che uno possa riposarsi se Dio fosse solo Uno....però è difficile da capire la Trinità...

Dio significa Se stesso in tutto.

Se Dio è Padre e Figlio, Lui significa paternità e figliolanza in tutta la creazione.

Cioè, se c'è una creatura che significa questo, è perché Dio è così.

Perché Dio non fa altro che ripetere Se stesso.

In tutta la creazione.

Non parla che di Sé, perché Lui solo è.

Parlare vuol dire significare.

Però Lui significa Se stesso.

Però noi per intendere, non possiamo intendere la creatura, noi intendiamo presso Dio, cioè se colleghiamo la creatura con Dio.

In caso diverso non intendiamo, non possiamo dire che Dio è così perché la creatura è così.

E Dio che rivela Se Stesso e rivelando Se Stesso ti fa capire cosa fa la creatura.

È presso Dio l'anima che mi dà pace, che mi giustifica.

Cioè in Dio c'è la giustificazione dell'essere.

Perché Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Cioè, Dio non è un Essere che è stato fatto da qualcuno così.

L'Essere è così, cioè l'Assoluto è un Essere unico in tre persone, ed ha la ragione in Se di questo.

Non l’ha fuori di Sé, l’ha in Sé.

Per cui riflettendo su ciò che Dio è, tu arrivi a dire che Dio è un Essere unico in tre Persone.

Per cui di conseguenza crea.

Questo è un universo di cui non capiamo nulla fintanto che non capiamo Dio.

Perché se non capisci il principio...

Soltanto capendo il principio tu capisci ciò che deriva dal principio.

...... Dio non viene come un comandante... Dio arriva quasi come un essere che viene per servirti.

Però ci apre al mistero di Dio, un mistero che è poi vita eterna.

Ti conduce alla vita eterna. 

C'è sempre questo invito a non aver paura a non temere, cioè Colui che ti ha iniziato a fare dal niente è Colui che ti porta a compimento.

Quindi non aver paura, lascia fare a Lui e Lui ti porterà alla vita eterna.

X.: Noi non capiamo Dio per opera di Dio, non può essere altrimenti, all'origine perché noi non dobbiamo capire... l'opera di Dio, perché ci ha fatti così che non capiamo.

Tu per capire una cosa, devi avere il principio della cosa se non hai il principio tu la cosa, non la capisci, cioè ti accorgi di non capire.

Come mai ti accorgi di non capire?

Ti viene detta una cosa, ti parlo di un albero, tu dici "L'albero non lo capisco", perché non conosci il principio dell'albero.

Perché a un certo momento questo seme assimila, cresce, si sviluppa e diventa un albero?

Cosa c'è a fondo di tutto questo?

Tu ti accorgi di non capire.

Ma tu ti accorgi di non capire perché hai la possibilità di capire.

Cioè se tu senti il problema, è perché il problema c'è, quindi hai la possibilità di risolvere quel problema, però fintanto che tu non risolvi quel problema, dici: "Io non capisco".

X.: E questo è opera di Dio?

Certo, è Dio che forma la creatura e forma Se Stesso nella creatura.

La creatura fintanto che non interroga Dio si trova nella notte.

La creatura dice: "Io sono nella notte".

Ma dice: "Io sono nella notte" perché c'è Dio.

Cioè la notte della creatura è costituita da Dio.

È la presenza di Dio che dice alla creatura: "Tu non capisci niente".

"Per capire tu devi interrogare Me".

Quindi tu hai un Maestro ma il Maestro ti dice anche: "Senza di Me tu non capirai niente".

E tu devi confessate che non capisci niente.

Cioè ti accorgi che la notte dell'uomo è una proposta di Dio per introdurre l'uomo nella Verità.

Dio non ama accecare la creatura, anzi.

Ma gli fa capire che la Luce è Lui.

F.: Il segno ci conduce all'Assoluto e a capire cosa è l'Assoluto...

Cioè, io vedo il mondo attorno a me.

Ci sono io e c'è il mondo attorno a me, il mondo creato, la realtà sensibile.

C'è questo movimento d’intelligenza.

Come mai?

Da che cosa è determinato?

Dal difetto di Dio.

Ora, dico, come mai senti il bisogno di capire?

È perché la totalità del capire l’hai dentro di te, altrimenti tu non sentiresti il bisogno di capire.

È per difetto...

Dio è in noi, noi abbiamo una realtà che è difettosa rispetto a Dio.

E allora per noi si forma un problema.

E questo problema che ci anima il mondo attorno e ci fa capire che il mondo non è una realtà ma è un segno quindi una parabola, quindi ci fa desiderare di capire presso Dio il significato delle cose.

F.: Però il conoscere Dio ci viene solo da Dio...

Solo da Dio, cioè noi la conoscenza di Dio l'abbiamo solo da Dio.

F.: Quello che il segno ci dice di Dio, viene solo in conseguenza dello Spirito Santo.

Infatti, lo Spirito venendo vi condurrà a vedere la Verità in tutto.

Anche in Dio.

È lo Spirito di presenza che t’illumina.

Tu hai in te questa constatazione: "Dio è presente".

È per questa presenza che io dico...

Come fai tu a dire questo?

"Perché l’ho presente".

È questa testimonianza di presenza che t’illumina e ti convince.

F.: Per cui avendo presente cosa Dio è in Se si può cogliere cosa Dio significa di Sé nella creazione.

Sì, perché Dio non fa altro che parlare di Sé in tutto.

Quindi avendo presente Dio tu, puoi capire il significato di tutte le cose che Dio opera.

F.Anche il niente ci conduce a capire chi è Dio, ma questo solo con lo Spirito Santo.

Chi è con la Verità riceve testimonianza anche dal niente.

È testimonianza di Dio.

F.: Prima non è possibile, prima è solo un sentito dire.

Però quel sentito dire tu non lo puoi annullare.

Non lo puoi dimostrare, però non lo puoi annullare.

Chi è con Dio lo dimostra.

Per cui ha in se la ragione, la giustificazione e quindi il compimento.

La creatura giunge al compimento nella possibilità di dimostrare quello in cui crede.

Non si trova di fronte a dei muri.

F.: E questa realtà dell'asinello...

È una realtà.

La realtà di per se non ti dice niente.

Tu costati l'asinello.

Il puledro dell'asinello.

Tu costati un uomo che sale su un puledro di asinello.

È una realtà.

Non passi a cercare il significato.

Chi ti fa dire "Non temere figlia di Sion"?

F.: Quindi quella che è la parola del profeta, sta a significare la funzione del Verbo, cioè questo è il Verbo.

E già, sta parlando del Verbo.

"Fammi vedere Cristo".

Il Cristo è il Verbo che ti dimostra il significato, che ti dimostra la parabola.

Quindi abbiamo la realtà che è parabola, però tu non la avverti come parabola se non incontri il Cristo.

Il Cristo ti dice il Verbo.

Ecco per cui: "Senza di Me fate niente".

Senza il Verbo noi non capiamo niente.

Perché non facciamo il passaggio al significato della cosa e senza significato, tu non hai niente di Dio.

Perché il Regno di Dio è il Regno del significato.

F.: Quindi qui noi, non essendo ancora arrivati a Pentecoste abbiamo una realtà che c’è illuminata per sentito dire.

Tu dici: "Io vedo che vedo un uomo su un puledro di asina".

Ma è una scena qualunque.

Invece il Verbo t’interpreta: "È il tuo re che viene”.

E quello ti sveglia un interesse, un pensiero, quel pensiero che ti collega con l'eterno.

F.: E questo Verbo che viene a noi viene nell'interesse per conoscere Dio.

Sì perché ti parla di Dio.

Tu vedi quindi che il Verbo ti collega l'opera di Dio, la creazione di Dio con Dio stesso.

Tolto il Verbo, tu hai la frattura, la realtà è la Realtà e Dio è Dio.

Invece con il Verbo c'è il collegamento.

La realtà non è soltanto realtà, la realtà è segno di Dio.

Ecco la vita che reca a noi il Figlio di Dio.

Cioè è questo collegamento di tutto con Dio.

Per cui tu non sei più lacerato.

Non sei più una creatura che vive isolata.

Sei in collegamento con Dio.

Per opera di Dio.

F.: E questo venire del Verbo è questo entrare in Gerusalemme attraverso le cose più umili.

Per cui t’interpreta una cosa che per te è una cosa reale, qualunque.

Te la interpreta nei riguardi di Dio e ti mette in contatto con Dio.

F.: Ti fa cogliere l'intelligenza e ti fa cogliere l'intelligenza dello Spirito.

E già, l'intelligenza è Dio.

Non sei più una creatura che vive in balia di fatti e di avvenimenti.

Sei una creatura che ragiona sui fatti e sugli avvenimenti con Dio.

E quindi legge.

È una lettura.

F.: Però la gran parte degli avvenimenti non li collego con Dio e quando li collego non sempre si capiscono.

È per opera del Figlio di Dio che tu colleghi con Dio.

Però il Figlio di Dio in quanto parla ti dice:"Guarda che tu non capisci mica che il tuo re sta venendo a dorso di un asino", tu senti la parola, non capisci, però sai che quella parola ti collega con Dio.

T’interpreta il significato della parabola.

Parabola di Uno che sta venendo nella tua città.

Tu non capendo senti dentro di te il desiderio di capire.

Ma quella è una meraviglia.

Cioè, tu esci dai tuoi limiti.

Tu non sei più l'animale che vive di mangiare e bere.

Tu sei uno che ha desiderio di capire.

E il desiderio di capire diventa vita eterna.

F.: Poi c'è la promessa di Dio che se c'è questo interesse qui poi Lui farà capire.

Ogni promessa ha una garanzia.

C'è la sicurezza che sarà soddisfatta.

Cioè, se tu senti la fame, c'è qualche luogo in cui questa fame è soddisfatta.

C.: Noi nasciamo con la luce... perché poi la perdiamo quella Luce?

Noi quando veniamo al mondo veniamo al mondo in una Luce sola: Dio.

Poi vivendo succede che la molteplicità delle creature mi spezza quella Luce unica che portiamo.

E il nostro è il desiderio di tornare a quella Luce unica che portiamo dentro di noi.

Perché non la possiamo mica cancellare, non la possiamo annullare, la portiamo dentro di noi come desiderio come sogno.

DDD.:Tutto è un richiamo a Dio, siamo nati nell'eterno, tutto ha un significato, se non lo vediamo il difetto, è in noi perché non siamo nel Pensiero di Dio.

Ma vedi non basta essere nel Pensiero di Dio.

Uno può anche pregare, invocare, ma c'è un lavoro da fare con Dio.

È il lavoro di capire.

Non che io dico: "Se io prego, capisco".

La preghiera il più delle volte per noi diventa un recitare e questo non basta per capire.

Ci vuole la dedizione del nostro pensiero al Pensiero di Dio.

È da questa dedizione che si forma la luce.

A un certo momento Dio t’illumina quel pensiero.

Tu porti un pensiero, lo offri a Dio, chiedi a Dio il significato e a un certo punto ti accorgi che quel pensiero ti resta illuminato.

Non basta che tu dica "Padre nostro" per ricevere la luce.

Bisogna che tu porti dentro di te quel pensiero lì.

Certe volte di notte ci addormentiamo con un pensiero e la mattina ci svegliamo con quel pensiero illuminato.

Ecco, l'abbiamo portato in noi, ci fa capire la via attraverso cui si giunge alla luce.

Cioè, si giunge alla luce in quanto noi portiamo a Dio qualche problema nostro.

Portato a Dio, Dio lo illumina.

Fatto personale.

Per cui la luce è personale rispetto all'altro, perché presuppone che in lui ci sia stato quel problema personale per cui lui ha desiderato...

Per cui la luce diventa personale...

N.: Deve esserci reciprocità: noi dobbiamo donarci a quel Dio che si dona a noi...

Sì, per arrivare alla Luce.

Perché la Luce è una sintesi.

N.: Se noi non superiamo il desiderio del nostro io, quel desiderio non trova soddisfazione.

Non la può trovare.

E non trovando soddisfazione confessa, testimonia a tutti che la Luce si trova soltanto in un modo.

N.: Confessa a se stesso e confessa agli altri.

Certo

Però bisogna ubbidire a Dio, cioè, bisogna cercare la Luce come va cercata.

Sapendo che Dio è il depositario della Luce, tu devi cercare la Luce presso Dio.

P.: In questa parabola abbiamo Gesù che sale su un asinello ed entra nella città santa.

Sì, partiamo però dalla realtà.

La realtà non è una parabola.

La realtà è la realtà.

Tu trovi un asinello, hai il desiderio di salirci sopra, ci sali sopra.

È sempre una realtà quella.

P.: Però il Pensiero di Dio mi fa capire che è una parabola, è un segno.

Tu fai il passaggio dalla realtà alla parabola (tutto è parabola), cioè incominci a interrogarti sul significato della parabola in quanto colleghi la realtà con una intenzione, l'intenzione di Uno che tu non conosci.

P.: Però l'ho presente... è quello che mi fa scoprire...

È la ricerca di un significato.

Ma il significato è un pensiero, tu capisci?

E il pensiero è presso l'essere spirituale, tu non trovi il pensiero nell'animale.

Tu trovi il pensiero nella persona

P.: Fatto il passaggio dalla realtà alla parabola, l'interpretazione che mi dà qui il Verbo mi fa fare un secondo passaggio, dalla parabola all'essere...

Ti dà Lui un significato, cioè, ti dice che il Verbo, Lui ti interpreta la parabola.

Ti dice: "Lascialo fare, lascialo entrare, è Lui che porta tutto a compimento".

Se Dio regna, ti porta a quel Regno che tu devi cercare prima di tutto. “Cercate prima di tutto il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù".

Tu ti senti introdotta in quel Regno in cui tutto ti è dato in sovrappiù.

Perché tu stai cercando Dio.

Non basta che Dio si doni a te, Dio donandosi ti crea l'ossessione.

Dio si dona, tu ti doni, diventi intelligente.

Quindi l'intelligenza di due doni...

Soltanto in quanto tu ti doni a Dio, tu ricevi luce da Dio.

Altrimenti tu non lo potrai negare ma non lo potrai capire e la vita eterna è capire...

Lui ci prepara a costo di condurci alla morte, perché la morte è il compimento del grande dono della creatura, il dono della creatura che si dona al suo Dio.

Dio opera forzatamente per evitare alla creatura di perdersi, a un certo punto la porta al limite del dolore.

 


N.: La realtà sensibile da sola non ci dice niente.

Infatti: "Senza di Me fate niente"

X.: La vita sta nel capire. Noi da soli non capiamo niente

La vita eterna è conoscenza.

E il passaggio alla conoscenza avviene per mezzo di Lui, ma dobbiamo aprirci a Lui, dobbiamo introdurre Lui nei nostri pensieri, nella nostra vita.

DDD.: Dio solo è rivelatore di Sé.

E noi abbiamo bisogno della sua rivelazione e noi dobbiamo rivolgerci a Lui.

D.: O capire o perire.

Se l'uomo potesse dichiararlo apertamente direbbe:"Muoio perché non capisco".

Noi dobbiamo capire che la vita ci viene dalla conoscenza.

C.: C'è sofferenza da parte di Dio se la creatura non capisce?

Sotto un certo aspetto sì, perché Dio ha un disegno e questo disegno non si realizza, ora quando tu hai un disegno che non si realizza tu soffri.

Però Lui lo giustifica, capisce cioè perché la creatura soffre e non si salva e quindi Lui giustifica questo e lo capisce.

Noi soffriamo perché non capiamo.

D: La realtà in cui ci troviamo è segno della Realtà di Dio, però per arrivare a capire questo...

Però questa realtà qui, noi non la intendiamo senza Dio, perché è opera di Dio.

Tu capisci che essendo opera di Dio, soltanto con Dio tu puoi intenderla.

Altrimenti tu ti trovi con una realtà che ti resta sconosciuta.

Magari dici che è opera di Dio, però non riesci a collegare: "Perché Dio fa questo?"

G.Non basta che Dio si doni a noi, devo io donarmi a Dio.

Sì, perché la luce è una sintesi di due doni, non basta che la luce arrivi a te, bisogna che tu arrivi alla luce, ti doni alla luce.

La luce viene dal Principio, Dio è il principio, bisogna che noi l'abbiamo come principio.

E se io non ho Dio come principio, io ho un altro principio.

E quest’altro principio mi offusca.

Solo se io ho lo stesso principio che è il principio della luce, io partecipo della Luce.

Ma per avere il principio mi debbo donare al Principio.

Se non mi dono al principio, io inauguro un altro principio e questo mi offusca.

G.: Mi dono passando dalla realtà alla parabola.

Sì perché la realtà non fa altro che confermare me stesso.

Infatti, tutto il mondo e le creature parlano a me, io non esperimento Dio, esperimento le creature.

Quindi con le creature siamo sempre nel pensiero dell'io.

Infatti, guardando le creature penso a me.

Chi mi libererà da questa morte?

È il Pensiero di Dio che mi fa fare il salto a non vedere più le cose come le vedo io, ma vedere le cose come le vede Dio, dal punto di vista di Dio.

Quello t’introduce, quello ti fa passare dalla realtà al segno.

La realtà non è realtà, Dio è la realtà.

La realtà è segno di Dio.

Allora se è segno, "Che cosa mi dice di Dio?", parabola.

Poi si passa dalla parabola alla intelligenza della parabola.

È Cristo stesso che t’introduce nella sapienza del Padre, quindi all'intelligenza della parabola, ma è necessario che tu sappia che è una parabola, che la parabola è un segno, che è segno di Dio, per cui devi superare tutto quello che è la tua realtà.

Tu sapendo che una cosa è segno di quell'Altro, tu cerchi il pensiero dell'Altro, non cerchi il pensiero tuo.

Se tu cerchi il tuo pensiero, tu capisci che stai sfasando la realtà.

La realtà e segno di dio a me, ma devo cercare il segno di Dio.

Per vedendo un filo d'erba non devo pensare che mi serve per l'insalata ma cercare che cosa mi vuol dire Dio attraverso quel filo d'erba.

Quindi cerca prima di tutto il Pensiero di Dio e non quello che è relativo al tuo io.

F.: la nostra certezza sta solo nella contemplazione delle cose...

Nella contemplazione delle cose in Dio e da Dio.

Tu le vedi in Dio in quanto le vedi da Dio.

Dio è il principio.

Dio è il Padre, anche lo Spirito Santo ti viene dal Padre.

Per cui il Figlio a un certo momento deve essere superato perché ci affida al Padre.

"Se Io non me ne vado, non può venire in voi lo Spirito".

..... Dio si dona.

Cioè Dio viene indipendentemente da noi, però questo Dio che viene noi non possiamo capirlo se non ci doniamo a Lui.

Dio non è solo il principio dell'esistenza, Dio è anche il principio della luce e deve essere anche principio della mia luce.

Per cui fintanto che io faccio principio della mia luce altro da Dio io non sono collegato con Dio.

FF: Passare dal segno all'essere è possibile solo con il Cristo.

Se non lo vuoi chiamare Cristo, possiamo dire con l'Intenzione di Dio.

Perché Cristo è l'Intenzione di Dio.

Colui che ti rivela l'Intenzione di Dio.

Per cui t’insegna il fine: "Tu uomo devi vivere per quello, sei stato creato da Dio e devi vivere per Dio".

In quel fine li hai l'intelligenza.

È la chiave che ti apre il significato di tutte le cose.

È l'intelligenza di tutto, perché tutto entra in quel fine, in quell'intenzione li.

S.: Non temere viene il tuo re... là dove si vede solo negatività, è Dio che viene...

Cercate prima di tutto il Regno di Dio.

Ti sta dicendo chi è il Re.

Viene in quel modo a diversità degli altri re, però è il tuo Re.

È colui che t’introduce nel Regno, è l'anima del Regno.

S.: là dove c'è, la negatività c'è questo bisogno dell'essere.

Infatti, perché c'è la negatività? Perché la negatività è la grande conferma dell'essere.

Per noi che siamo lontani da Dio, noi riceviamo testimonianza proprio da ciò che non è Dio.

Cioè dal nulla, dalle creature.

Perché è il nulla che ti conferma Dio.

X.: La creatura si dona a Dio quando desidera capire...

Quando desidera capire da Dio.

Il desiderio di capire è grazia di Dio.

Quando la creatura crede di pregare, il più delle volte non prega mica, prega col sentimento.

O.: Niente di ciò che esiste ha la ragione di sé quindi bisogna cercarne la ragione presso Colui che l' ha fatta.

Si, infatti tutte le cose arrivano a noi recando questa testimonianza:""Non ci siamo fatti da soli, un'altro ci ha fatti".

Noi stiamo vivendo in un mondo che non si fa da solo.

Anche quando l'uomo dice: "Io faccio" tu ti metti a ridere perché tu ti accorgi che è operato da un'altro.

Ci sono dei motivi che lo fanno operare, ma non è di sua iniziativa che opera.

E.: Il Verbo come principio della creazione è anche principio di intelligenza. Però il Verbo lo portiamo in noi, per cui nella misura in cui noi realizziamo l'unita con il Verbo che portiamo in noi, noi scopriremo che il significato della molteplicità delle cose.

Nel Verbo c'è il significato che da unità a tutte le cose.

P.: Nel primo incontro, vent'anni fa già si parlava di questo.

Senza il Verbo non solo non facciamo ma riduciamo a niente tutto ciò che facciamo.

Perché tutte le cose che magari per noi sono importanti diventano niente.

Sono ridotte a niente, ed è un niente che pesa su di noi perché ci dimostra che non conoscendo noi perdiamo la Verità.