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Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".   Gv 11 Vs 3


Titolo: L'azione nel dramma. L'azione da fare nel dramma è di capire il dramma, non il darsi da fare.


Argomenti: La singolarità.  La Volontà di Dio. Vivere con una persona. Perdere il principio. Causa e cura della malattia dell'uomo. Il dramma. I personaggi del dramma: Il malato, la realtà, il sogno. Lo scandalo della morte. Il diluvio. Lottare contro la morte. Vincere la morte.


 

31/Gennaio/1993 Casa di preghiera Fossano.


Anche qui dobbiamo chiederci qual è il significato e quale lezione Dio vuole comunicare a noi per la nostra vita essenziale; sopratutto cosa Dio ci vuole insegnare di Sé, perché in tutte le cose Dio parla di Sé a noi, travasa Sé in noi, per dare a noi la possibilità di partecipare  a quello che Lui è.

La partecipazione a ciò che Dio è, avviene attraverso la conoscenza.

Ed è quindi nella conoscenza che si entra nella pace di Dio che è vita eterna, la vita eterna è conoscere Dio come vero Dio.

Abbiamo visto la presentazione di questo Lazzaro di Betania malato.

Ci siamo interrogati sul significato della malattia.

Qui Lazzaro rappresenta l'uomo malato.

La malattia di Lazzaro è la malattia di ogni uomo.

Abbiamo anche visto che questo Lazzaro apparteneva a una famiglia singolare.

Per diversi motivi.

Quando c'è una singolarità c'è una sollecitazione a pensare.

Tutto è opera di Dio, Dio fa tutte le cose singolari.

Nella singolarità di tutta la creazione c'è un'assimilazione di pensiero.

Dio ci sollecita a pensare.

La soluzione della singolarità della famiglia di Lazzaro stava in Maria di Magdala, la prostituta, la sorella.

E di lì, come conseguenza, si è fatta la scoperta che Maria di Betania e Maria di Magdala erano la stessa persona.

Tutto questo per farci capire una cosa molto importante, che la ragione, la giustificazione delle cose si trova sempre attraverso il pensiero.

Non è problema di cuore, di religiosità o di devozione.

Dio chiede a noi il pensiero, perchè attraverso il pensiero comunica a noi la verità.

E comunicando la verità, giustifica noi e la realtà in cui ci troviamo.

La realtà di questi argomenti qui è sopratutto la malattia di Lazzaro.

Tutta la seconda parte del Vangelo di Giovanni è caratterizzata da questi due grandi temi: morte e resurrezione di Lazzaro-uomo & morte e resurrezione di Cristo.

La seconda parte del Vangelo si chiama libro delle parole in quanto ci comunica lo Spirito di Dio.

Questa seconda parte è tutta improntata alla venuta dello Spirito Santo.

Ma questa venuta dello Spirito Santo è condizionata dalla glorificazione del Figlio.

Perché fintanto che il Figlio non è glorificato noi non possiamo ricevere lo Spirito Santo.

Perchè la glorificazione del Figlio avvenga in noi e necessario che noi non conosciamo più il Cristo secondo la carne ma lo conosciamo dal Padre.

Perchè è il Padre che glorifica il Figlio ed è solo il Padre che conosce il Figlio.

Ed è soltanto conoscendo la Gloria del Figlio che noi possiamo giungere a quel giorno in cui il Padre e il Figlio rivelano la loro presenza, il volto.

Vedere il volto di Dio è trovare la presenza di Dio.

Dio è presente, abita in noi ma noi non lo esperimentiamo.

Eppure siamo stati creati essenzialmente con questo destino: conoscerai il Tuo Signore.

L'uomo è stato creato per la vita eterna, cioè per conoscere Dio.

Creato e destinato per conoscere Dio l'uomo per cosa vive?

C'è un dramma nella vita di ogni uomo.

Tutti siamo stati creati da Dio e Dio vuole portare tutti alla pienezza della conoscenza della vita eterna.

Il difetto è sempre solo da parte nostra.

Basta confrontare il destino per il quale ogni uomo è stato creato e poi chiedere a ogni uomo per quale fine vive quotidianamente, per capire che l'uomo si apra a questo dramma.

Il dramma è essenzialmente un dramma divino, determinato dalla presenza e dalla Volontà di Dio.

La Volontà di Dio è manifestare Se stesso.

Quando si fanno problemi circa la Volontà di Dio, il senso della vita e dell'esistenza, il significato del nostro vivere e dell'universo, Dio l'ha detto chiaramente, apertamente, la Volontà di Dio è una sola: "Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità”.

Siamo stati creati tutti per la vita eterna che è conoscere Dio: "La vita eterna è conoscere Te Padre".

E se noi siamo interessati a questa volontà ci è detto chiaramente che dobbiamo occuparci per conoscere Dio.

Qui abbiamo visto che Lazzaro è malato.

Noi non dobbiamo giudicare Lazzaro ma dobbiamo intendere la lezione che Dio ci vuol dare con Lazzaro.

Gesù si era allontanato, allontanato(!) da Gerusalemme e da Betania, era andato al di là del Giordano, quindi parecchio lontano.

Tutto è carico di significato.

Adesso c'è quest’associazione tra Gesù che si allontana da Gerusalemme e Betania e la malattia di Lazzaro.

Questo ci fa capire che c'è un rapporto fra l'assenza di Dio e le nostre malattie.

Parlando della malattia ci siamo chiesti quale fosse la fonte della malattia e abbiamo visto che il problema essenziale è dato dalla presenza di Dio.

Ognuno di noi è formato dal "Tu" di Dio, dalla presenza del Pensiero di Dio in noi.

E avere presente un tu, è avere presente una persona.

E abbiamo visto la grande difficoltà che noi abbiamo a imparare vivere con una persona.

Una persona è essenzialmente un principio.

Dio poi è il Principio di tutto.

E imparare a vivere con Colui che è il Principio di tutto, vuol dire riferire tutte le cose a Lui.

Non solo.

Per poco che noi ci scostiamo dal'iniziativa di Dio (Dio è il Principio come persona),immediatamente perdiamo la presenza di Dio, perchè se Dio è il Principio, è sufficiente che noi siamo mossi da un'altro principio (volontà) per perdere subito la Presenza di Dio.

Perdere la Presenza di Dio vuol dire perdere il Principio.

E perdere il Principio significa seminare fra i nostri pensieri un grande disordine, inizio della malattia.

I nostri pensieri impazziscono quando non hanno più un unico punto fisso di riferimento, non sanno più a cosa riferirsi, appoggiarsi.

Noi perdendo questa presenza di Dio in noi, noi proviamo un grande disordine nei nostri pensieri e quindi seminiamo il principio della malattia.

Pensieri disordinati vuol poi anche voler dire disorganizzazione in tutte le membra: è nel disordine dei pensieri che si semina la malattia, la morte, questa degradazione che va verso il nulla.

Tutto inizia dallo scollamento dal Principio.

Se questa è la causa della malattia, abbiamo anche visto quale sia la medicina, il rimedio.

La fonte di tutti i nostri mali sta nel perdere contatto con il principio e questo scollamento si ha necessariamente tutte le volte che uno non ha Dio come principio.

Quando noi abbiamo altro come movente o dei nostri pensieri o del nostro parlare e agire, questo semina in noi la perdita della presenza di Dio e quindi l'esperienza dell'assenza di Dio.

Se c'è un’esperienza grandissima che tutti noi facciamo nella nostra vita terrena è l'esperienza dell'assenza e del silenzio di Dio: noi parliamo, chiediamo, invochiamo e Dio non risponde, Dio è assente.

Tanto che per questo, la maggior parte degli uomini dubita dell'esistenza di Dio.

Dio è uno che tace.

Nel mondo parlano, urlano, si agitano tutti.

Dio tace, come se non ci fosse.

Il rimedio alla malattia dell'uomo, sta in Colui che viene a noi parlandoci del Principio.

Se la causa della malattia è la rottura nostra con il Principio, la cura sta in Colui che viene a noi parlandoci del Principio.

Gesù si definisce come Colui che parla a noi il Principio.

Cristo è il medico, la medicina, la cura dei nostri mali.

"Io sono venuto per curare gli ammalati".

E ci guarisce in quanto parla a noi il Principio, cioè, riporta i nostri pensieri (confusi, disordinati, impazziti) distanti da Dio,a Dio, al Padre il Principio.

Cristo ci parla del Padre in tutto: "Sono venuto a raccogliere ciò che si disperdeva".

Sono i nostri pensieri dispersi dal Principio che Cristo ricollega col Principio, con il Padre.

E Cristo ci parla del Padre in tutto.

Cristo raccoglie nel Padre i nostri pensieri dispersi da Dio.

Ma non poteva Dio crearci in modo che i nostri pensieri non si disperdessero dal Principio?

Presso Dio non si può restare senza la partecipazione personale, coloro che abitano nella casa di Dio agiscono consapevolmente, pensano consapevolmente, parlano consapevolmente.

C'è sempre questa partecipazione personale.

Non si è macchine presso Dio.

Le rotelle e le macchine sono lontano da Dio.

Più noi ci allontaniamo da Dio e più noi scadiamo nella materia, nel materialismo, nel determinismo, ma questo è effetto di lontananza da Dio.

Presso Dio la grande caratteristica è la consapevolezza e la libertà.

Se non si resta con Dio senza la nostra partecipazione, noi ci stacchiamo da Lui quando, anziché avere Lui come iniziativa del nostro pensare e di conseguenza del resto, noi abbiamo altro che ci motiva.

Tutto è opera di Dio.

Però Dio solo è Se Stesso e basta che noi prendiamo come iniziativa (principio), o la creatura o qualcosa creato da Dio e viviamo per questo e noi ci stacchiamo da Dio.

Tutto è buono ma guai se viviamo per altro da Dio.

Dio non è la chiesa o il povero o l'handicappato o la famiglia.

Il nostro fine deve essere uno solo: conoscere Dio.

Dio non si confonde con nessuna creatura ma noi possiamo confonderlo.

Noi creati per vivere, cercare e conoscere Dio possiamo vivere per altro e dare il nome di Volontà di Dio ad altro (buoi, campi, moglie....).

"Dio mi ha dato i buoi, i campi, la moglie.....io vivo per questo e faccio la Volontà di Dio".

Sbagliato!!!

Volontà di Dio è che tu viva per conoscere Dio.

Accogli il mezzo che Dio ti dà (buoi, campi e moglie), però vivi per conoscere Dio.

Altrimenti inizia lo scollamento da Dio e inizia il dramma.

Dramma: sappiamo che Dio c'è, è presente, ma facciamo esperienza d'assenza.

Dio è Colui che nessuno può ignorare.

Dio è Colui che tutti sperimentano come assente.

La nostra salvezza sta nel vedere la presenza di Dio.

Il dramma sta lì: noi sappiamo che Dio c'è eppure ci aggiriamo nella nostra notte.

Il dramma è dato da questo Dio che si dona a noi, senza di noi, prima di noi perchè costituisce noi, la sua presenza costituisce noi, questo "Tu" di Dio che portiamo in noi ma che per noi e terribilmente difficile da vedere.

Questi sono i termini del dramma e poi abbiamo visto i personaggi del dramma: Lazzaro, Marta, Maria.

Lazzaro malato rappresenta ogni uomo.

Quest’uomo è accompagnato da queste due grandi figure: Maria e Marta.

Poiché Lazzaro con la sua malattia rappresenta l'uomo, rappresenta noi con la nostra malattia, ci siamo chiesti che significato ha la presenza di queste due sorelle che affiancano l'uomo con la sua malattia.

Marta rappresenta la realtà e Maria il sogno.

Ogni uomo nella sua vicenda terrena, nella sua malattia è affiancato dal sogno e dalla realtà.

Il sogno che è presente in ognuno di noi e che è determinato dalla presenza dell'Assoluto in noi e da una realtà che è diversa dal sogno, che è uno scandalo per noi.

Dio regna e dove lo si vede regnare??!!

Noi vediamo regnare ben altro da Dio.

Nella realtà regnano i violenti, il denaro, la bellezza ma non vediamo Dio che regna.

Tutto regna tranne Dio.

Eppure noi portiamo questo sogno.

Dio creando l'uomo l’ha fatto di cielo (sogno) e terra (realtà).

E noi ci siamo chiesti come sia possibile questa dualità.

C'è conflittualità tra sogno e realtà.

Questa tribolazione in cui viene a trovarsi ogni uomo.

La grande tribolazione della vita sta in questo.

"Come sarebbe bello che tutti si amassero, vivessero in pace e in salute"...però la realtà è ben diversa.

E donde sorge e qual è la causa di questa realtà diversa?

Questa realtà che ci scandalizza al punto tale che, a un certo momento assorbe il sogno.

La maggior parte dei sogni degli uomini, muoiono nella realtà di ogni giorno.

L'uomo sogna una vita eterna e a un certo punto l'uomo è a tu per tu con la morte, con questa morte che è invadente, gli invade tutto.

Dapprima si annuncia da lontano e poi si avvicina ed entra in casa e poi a un certo momento entra nel suo corpo e inizia a distruggere tutto.

Per l'uomo che sogna la vita eterna, la morte è uno scandalo, è inaccettabile, è un assurdo.

L'uomo porta in sé questa passione d'Assoluto e l'Assoluto non concilia la morte.

La morte è in contraddizione con l'Assoluto.

Quest'uomo che porta in sé questa passione d'Assoluto, questa passione di vivere sempre, questa passione di capire, si trova in una realtà che è tutta una contraddizione.

Sopratutto c'è il grande scandalo della morte, perché la morte?

Questa morte che è invadente, è come una marea, è come un’alluvione che, a un certo momento porta via tutto.

C'è un diluvio nella vita di ognuno di noi.

Non c'è stato soltanto il diluvio di Noè.

Quello è stato profezia, rivelazione del diluvio che avviene nella vita di ogni uomo.

La Parola di Dio non è limitata né da tempi né da luoghi.

Non possiamo dire che quello è avvenuto là lontano nel tempo e nello spazio in Mesopotamia.

No, quello è Parola di Dio per ognuno di noi, per farci capire che nella vita di ognuno di noi c'è questo diluvio.

Diluvio che porta via tutto, annulla tutto.

E questa è una realtà che ognuno di noi costata.

Dapprima la costata negli altri.

A quante sepolture noi andiamo dietro durante la nostra vita?

Quindi Dio, prima la morte ce la fa osservare negli altri perché è facile osservarla negli altri.

Ma poi a un certo momento ci accorgiamo che questa morte si avvicina ed entra in casa nostra.

E a un certo momento travolge tutto.

Ecco questa conflittualità tra il sogno e la realtà.

Il tema di oggi abbiamo detto è: l'azione nel dramma.

Qui le sorelle, a un certo punto mandano a dire a Gesù: "Colui che tu ami è malato".

Cioè, "Colui che tu ami", sta per essere invaso dalla morte.

E la morte gli era molto vicina.

Perché mentre loro mandano a dire a Gesù: "Colui che tu ami è malato", il giorno dopo Lazzaro morirà.

Perché Gesù riceve il messaggio di queste due sorelle, Lui si fermerà ancora altri due giorni.

Poi quando si reca a Betania, trova Lazzaro morto da quattro giorni.

Il che vuol dire che Lazzaro è morto subito.

Abbiamo detto che le due sorelle: Marta e Maria rappresentano la realtà e il sogno.

E a un certo momento si muovono tutte due, sogno e realtà sono d'accordo, per cercare di arginare la morte.

Per fare qualcosa.

Per arrestare questa invasione della morte nell'uomo.

Quest’azione non serve a nulla, non arresta la morte.

Lazzaro muore.

Allora a che serve questo agire, a che serve questa azione?

Se tutto è ineluttabile a che serve darsi tanto da fare?

È servito a niente.

Questa è la costatazione.

Abbiamo visto questa figura stupenda di Maria in cui c'è la contemplazione, è l'emblema della contemplazione: "La parte migliore" dirà Gesù.

Però qui anche Maria si muove "per cercare di fare qualche cosa".

Per evitare la morte.

Non serve a nulla.

Contattano Gesù e Gesù addirittura non va.

Si rifiuta di andare.

E se ne sta lì ancora altri due giorni.

D'altronde anche se fosse andato, sarebbe stato inutile perché avrebbe trovato Lazzaro già morto.

Tutto è lezione per noi, perché tutto è Parola di Dio per noi.

Che cosa Dio ci vuol significare con questo?

Mentre noi agiamo per arginare la morte, certamente la morte arriva.

Tutta la fatica dell'uomo, tutto l'agire dell'uomo, se noi andiamo a fondo è per cercare di arginare l'invasione della morte.

Stiamo cercando di lottare contro la morte.

E tutte le nostre fatiche, le nostre pene, le nostre tribolazioni per cercare di arrestare la morte (assicurazione, medicine, ospedali) in che cosa concludono?

Nulla, si muore, non c'è nessuno che rimanga.

Allora a cosa vale tutto questo agitarci.

Che significato ha questo agitarci?

È giusto agitarci se tanto non otteniamo nulla?

"Senza di Me fate niente".

Ma qui a un certo momento hanno invocato Gesù.

Tanto che quando Gesù verrà, le sorelle lo rimprovereranno: "Se Tu fossi stato qui".

Eppure quella morte di Lazzaro è stata voluta da Dio.

Voluta da Dio, quindi voluta anche dal Figlio.

Infatti, Gesù si rifiuta di andare.

E perché si è rifiutato?

Quale lezione vuole darci?

Se noi facciamo un'azione e non otteniamo nessun risultato, è Dio che opera per farci capire che noi dobbiamo volere altro.

Dio non ci ha creati per la morte, sia chiaro.

Dio ci ha creati per la vita.

Però la vita si ottiene in un modo diverso.

Non si ottiene attraverso l'azione.

E allora come si ottiene la vita?

Risaliamo allora all'origine della malattia.

Abbiamo detto che il seme della morte, cioè la malattia inizia in quanto noi non viviamo il nostro destino.

Siamo stati creati per Dio, per conoscere Dio.

Questa è l'Intenzione di Dio, quindi noi possiamo avere Dio come principio, soltanto in quanto viviamo per ciò che Lui ci ha voluti.

Quindi noi restiamo nella Volontà di Dio, nell'iniziativa di Dio in quanto noi viviamo per conoscere Lui.

Quindi soltanto quando c'è questa sintonia tra l'Intenzione di Dio e la nostra volontà, la nostra intenzione, lì si fa la Volontà di Dio, in caso diverso no.

L'inizio della morte in noi sta lì, nell'avere un'intenzione che non coincide con quella di Dio.

Ma allora, se vogliamo veramente arginare la morte, c'è un rimedio solo: impegnarci a conoscere Dio.

Non cercare di lottare contro la morte, hai già perso la partita: la morte è più forte di noi.

Se tu vuoi vincere la morte, scopri in cosa sta la vita.

Impara a vivere.

Imparare a vivere, vuol dire imparare a camminare verso quel fine per il quale Dio ci ha creati.

Dio ci ha creati per conoscere Lui e tu impari a vivere in quanto ti impegni giorno per giorno a conoscere Dio.

Soltanto lì, tu fai trionfare la vita sulla morte.

Infatti Gesù dice:"Chi viene dietro di Me non proverà la morte".

Ecco la vittoria sulla morte.

La vittoria sulla morte non sta nel lottare contro la morte.

È perfettamente inutile che noi ci riempiamo la casa di medici, medicine e assicurazioni.

La morte è superiore a tutto!

Perché la morte è la realtà che si fa esperimentare da noi.

E si fa esperimentare da noi come segno di Dio che dice a noi che abbiamo sbagliato strada.

La morte è ancora una grazia di Dio, una meraviglia di Dio.

È una grazia che Dio dà a noi quando la vita per noi è diventata insopportabile.

E quando noi non viviamo per conoscere Dio, a un certo punto la vita diventa insopportabile.

Ecco perché dico che la morte è ancora una grazia di Dio, per liberarci da qualcosa che per noi è diventato insopportabile.

Noi gustiamo la vita, gioiamo della vita solo in quanto la vita per noi ha un significato.

E chi dà a noi il significato della vita e del vivere, è soltanto la Volontà di Dio, l'Intenzione di Dio.

Quindi, soltanto in quanto il nostro vivere coincide con l'Intenzione di Dio, la nostra vita  ha un significato.

"Tu per che cosa vivi?" e noi dovremmo poter dire in ogni momento del nostro cammino: "Io vivo per questo".

Solo in quanto noi abbiamo in noi il senso e il significato del nostro vivere (il senso si ha solo conoscendo la Volontà di Dio), solo lì camminiamo verso la Vita.

Una Vita crescente all'infinito, perché la nostra Vita non subisce la morte.

Dio ci ha creati per la vita e una vita eterna.

Quindi una vita che continua all'infinito.

Noi la maggior parte della nostra vita, a un certo momento la riduciamo a programmarci le azioni della giornata.

La nostra vita si riduce poi a questo.

La madre il mattino si sveglia e programma cosa far da mangiare per la famiglia.

Il lavoratore programma i suoi lavori e chi apre bottega, programma i suoi clienti.

A stento nella nostra giornata (tanto siamo poveri di vita) noi riusciamo a programmare solo qualche fatto della nostra giornata.

Pensate che noi siamo stati creati per programmare la vita eterna.

Una Vita eterna!

È soltanto nella conoscenza di Dio che noi scopriamo questo programma eterno di vita.

E soltanto quando si scopre questo programma eterno di vita noi, abbiamo lì il significato del vivere, allora lì capiamo che la morte è ancora una categoria della vita per aiutare noi a scoprire la Vita.

La morte è Dio che ci toglie tutti gli ostacoli, tutto quel pietrame, quella materia di cui noi ci siamo caricati e in cui noi abbiamo sepolto la nostra Vita.

È Dio che ci toglie tutte queste sovrastrutture con cui noi ci siamo impediti di vivere.

Per riportare la nostra anima alla superficie a tu per tu con Lui e per darci la possibilità, in questo a tu per tu, di scoprire almeno in punto di morte, in cosa sta la vita.



Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». Gv 11 Vs 1 - 3


- RIASSUNTI  Domenica-


Argomenti: Fare una cosa sola – Volontà e valori – Alterare i valori – Morte e resurrezione – La generazione del Figlio dal Padre per fede – La glorificazione del Figlio – L’unità e la molteplicità del pensiero – La purificazione del pensiero -


 

7/ Febbraio/1993 Casa di preghiera Fossano.