Dopo
queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo:
"Il Maestro è qui e ti chiama”.
Gv 11 Vs 28
Titolo: Riservato ai
contemplativi.
Argomenti: Parole di Dio e di
uomini. Credere e migrare. Tempo di migrare. Comunicazione dell'Intenzione di Dio. Sdoppiamento
dell'uomo. Una sola cosa è necessaria: la contemplazione.
10/Ottobre/1993 Casa di preghiera Fossano
Il problema essenziale per la vita di ogni uomo è capire
il significato.
Perché si vive?
Perché si muore?
L'uomo tende a sfuggire alla morte.
L'uomo non sopporta la morte.
L'uomo è fatto per la vita e una vita eterna.
E la morte è uno scandalo.
Non si può nascere per morire.
Si nasce per vivere.
E noi siamo immortali.
Dio ci ha voluto immortali.
Dio vuole che noi troviamo la vita eterna.
La morte è conseguenza di un errore.
Errore che ognuno di noi fa.
E dobbiamo vederlo questo errore.
Perché la morte non si vince lottandogli contro, ma
scoprendo la vita.
Capendo cosa è la vita, cosa è vivere.
Qui Gesù fa questa dichiarazione: "Io sono la vita”.
Lo dichiara a noi che viviamo per mangiare, per lavorare,
per la casa, per la famiglia, per la carriera.
A noi che viviamo per queste cose ed esperimentiamo la
morte proprio perché viviamo per ciò che muore.
Quando si vive per ciò che passa si prova la morte.
Non so se c'è qualcuno che crede veramente alle parole di
Cristo...
A parole tutti dicono di credere.
La vita è una persona.
La vita e questo "Io".
È l'io di Cristo.
È l'io del Dio tra noi.
Che parla con noi.
In realtà c'è uno solo che parla con noi in tutto.
Ed è Dio, il Verbo di Dio.
Noi coscienti o no siamo tutti alla scuola di Dio.
Uno solo è il maestro.
Maestro che insegna e che parla con noi in tutto.
Ed è Dio, il Verbo di Dio.
Parla in tutto a tutti.
Dio parla a tutti ma non parla alla massa, all'umanità.
Dio parla personalmente con ognuno di noi.
Tutte
le cose che Lui ci fa arrivare sono proprio per noi.
E se sono proprio per noi, devono essere intellette.
E parlando con noi Dio non fa altro che comunicare Se
Stesso.
Per farsi conoscere e comunicare la sua vita eterna.
Noi invece il più delle volte ci fermiamo ad ascoltare le
creature, le parole degli uomini.
Per noi sono molto importanti le parole degli uomini.
Uno degli errori più grossi appena ci alziamo al mattino
è quello di leggere il giornale.
Per leggere le parole degli uomini.
Ma noi dovremmo aprire la Bibbia, il Vangelo,
l'Apocalisse, per leggere le Parole di Dio.
Perché sono quelle che ci danno la vita.
Le parole degli uomini avvelenano intossicano.
Non capisco perché l'uomo appena sceso dal letto, la
prima cosa che deve fare è quella di bere una tazza di veleno.
Ecco perché a un certo momento si muore.
Perché l'uomo s’intossica di parole di uomini anziché
riempirsi di Parole di Dio.
Le Parole di Dio sono vita.
E se noi fossimo morti sono resurrezione.
Presso Dio non c'è la morte.
Dio opera ogni cosa per portarci a questa vita.
Coloro che noi diciamo morti non sono morti.
Anzi vanno verso un più.
E nessuno di quelli che vanno verso una vita migliore
vorrebbe tornare.
Ma chi esperimenta la morte è chi rimane.
È chi fa esperienza d'assenza di quella creatura per la
quale viveva.
Gesù a Marta che stava patendo la morte dice: "Io sono
la resurrezione e la vita".
Tutti gli uomini stanno patendo la morte quindi Marta
rappresenta tutta l'umanità.
Ed è in questa situazione di morte di ognuno di noi che
giunge questa Parola di Dio.
Che risponde al nostro problema, al nostro bisogno di vita.
Gesù qui rivela l'Intenzione di Dio rispetto a una nostra
situazione.
A noi che stiamo disperatamente cercando la vita Gesù
dice: "Io sono la vita".
E detto questo Gesù interroga Marta: "Lo credi
tu?".
Marta risponde: "Sì, io credo"
È la risposta che fanno tutti gli uomini.
A parole dicono sì.
Recitano.
Io credo...come dicono io ti amo.
Ma sono parole.
Solo parole.
Infatti, Marta detto sì, va a chiamare la sorella.
Si defila, non può restare con questo Dio che si offre a
cancellare la morte di Marta.
"Sì, sì, io credo" e scappa.
Credere
abbiamo visto vuol dire migrare.
Migrare vuol dire passare da un luogo a un'altro.
Credere non è dire a parole: "IO credo".
Credere è passare dal vivere per le cose visibili a
vivere per le cose di Dio invisibili.
Abramo
padre della fede fece consistere la sua fede nel migrare.
Lasciò un luogo per andare in quel luogo che la Parola di
Dio gli avrebbe segnalato.
Qui di fronte a Gesù che dice: "Io sono la
resurrezione e la vita" dobbiamo chiederci qual è questo luogo che la
Parola di Dio ci segnala.
Ognuno di noi è quest’Abramo.
Abramo cui Dio fa arrivare la sua parola:
"Parti!".
Parti dal luogo in cui tu vivi.
Da ciò per cui tu vivi.
E va nel luogo che la mia parola t’indicherà.
Qual è questo luogo che la Parola di Dio ci indica
chiedendoci: "Credi tu?"
Questo luogo è un io.
Questo luogo è una persona.
Ci fa capire che la nostra vita sta in una persona.
La nostra vita sta in Dio.
La nostra vita è nascosta in Dio.
San Paolo dice: "Se siete morti e se siete risorti
con Cristo, non vivete più per le cose che si vedono, ma vivete per le cose
invisibili".
Le cose che si vedono passano, le cose invisibili sono
eterne.
Altrimenti noi moriamo perché viviamo per delle cose che
passano.
Per delle creature che passano.
Noi non siamo creati per le creature.
Fossero pure genitori o mendicanti.
Noi non siamo stati creati per vivere per delle cose o
delle creature che passano.
Vivendo per ciò che passa noi, facciamo esperienza di
morte.
Come le creature passano e non possono non passare, noi
facciamo esperienza di morte.
Soltanto se viviamo per ciò che non passa noi, troviamo
la vita.
Tutte le cose che si vedono sono relative a noi, quindi
al tempo.
Le cose invisibili non sono relative a noi e quindi non
le possiamo vedere.
Soltanto vivendo per le cose invisibili noi troviamo la
nostra vita eterna.
Noi troviamo quell'io di Cristo che è resurrezione e
vita.
Conoscere Dio è la vita eterna.
La nostra vita è nascosta in Dio.
Cercare e conoscere Dio è vivere.
Ed è vivere eternamente.
Perché Dio non muta e non muore.
Perché Dio è trascendente quindi invisibile.
Perché Dio è eterno.
Questo Gesù proponeva a Marta.
E questo Gesù propone a ognuno di noi.
Marta di fronte a questa proposta dice: "Sì Signore,
io credo".
Ma Dio non ci chiede questo.
Noi non dobbiamo dire a parole: "Sì, io credo".
In quanto ci chiede di credere ci chiede di partire.
Di migrare.
Di impegnarci a cercare le cose invisibili.
Cioè a conoscere Lui.
Dio deve diventare la nostra vita.
Noi l'abbiamo trasformato in un hobby, in un rito.
Dio è vita.
È impegno di vita.
E solo se diventa la nostra vita, tutta la nostra vita,
si passa dalla cornice al quadro che è resurrezione.
Dire che è Dio la nostra vita vuol dire che non è più
altro la nostra vita.
Non è più il denaro, la salute, le creature, la mia vita.
È Dio la mia vita.
Senza questa rivelazione di Dio nessuno può passare dalle
cose finite a quelle infinite poiché la nostra realtà è quella che è.
La nostra realtà è quella che noi vediamo.
E quando abbiamo mal di pancia abbiamo mal di pancia.
E quando abbiamo fame, abbiamo fame.
E noi non possiamo liberarci da questi condizionamenti
che subiamo vivendo nel nostro mondo.
Bisogno di dormire, mangiare, parlare, curarsi.
Un’infinità di bisogni che ci condizionano.
Poi diciamo che l'uomo è libero...
Ma l'uomo è condizionato da tutto.
Da tutto e da tutti.
Per cui se è condizionato e quindi è schiavo vuol dire
che è in prigione.
E se è in prigione, non può uscire.
Ecco perché l'uomo da solo non può.
Da solo non può passare dalle cose visibili a quelle
invisibili.
Soltanto se e in quanto Dio gli comunica la sua
intenzione può migrare.
Quando Dio ci fa arrivare la sua intenzione.
Ci comunica la sua volontà il suo pensiero.
Chi ci comunica la sua intenzione è come chi ci invita a
pranzo.
Ci dà cioè la possibilità di andare a pranzo.
Noi da soli non possiamo andare a pranzo da un'altro.
È l'intenzione dell'altro che comunica a noi la
possibilità.
E Gesù paragona la comunicazione della sua intenzione a
un invito a pranzo.
È Lui che ci invita a pranzo.
Se non ci invitasse noi, ce lo sogneremmo di andarci.
Dà la possibilità però non basta.
È proprio nella parabola dell'invito al pranzo di nozze,
Gesù ci presenta che tutti coloro che sono invitati e che quindi ricevono la
possibilità a un certo momento si scusano.
Dicono: "Io ho i buoi, i campi, la moglie...non
posso venire, abbimi per giustificato".
Così noi scopriamo le due grandi condizioni per poter
migrare.
Primo: bisogna che qualcuno ci inviti.
Bisogna quindi che Dio manifesti la sua intenzione: io
voglio questo: "Io sono la vita e voglio essere conosciuto".
Secondo: Essere liberi, disponibili per andare al pranzo,
poter partire.
Può darsi che io abbia tanti impegni e non parta...
Tanti
dicono: "Io ho i buoi, i campi, la moglie..".
Allora cosa si fa?
Si dice: "Si Signore io credo".
"Abbimi scusato, io ti credo però non posso
venire".
Allora ci sdoppiamo.
A parole diciamo: "Signore io credo, ti amo, ti
ascolto".
Nella realtà noi viviamo per altro.
Noi diciamo a Lui: "Ti amo", cioè ti
preferisco.
Ti metto al di sopra di tutto.
In realtà noi viviamo per altro e per altri.
Ecco come si entra nella morte.
La morte è questo sdoppiamento.
Questa divisione.
Una cosa sono le nostre parole e un'altra la nostra
realtà.
Quello che determina tutto in noi non sono certo le
parole ma ciò per cui noi viviamo.
Questo determina tutto.
E quello che ci fa sperimentare la morte perché se noi
viviamo per le cose che passano, noi certamente sperimentiamo la morte.
Bisogna vivere per ciò che è eterno.
Marta invece è andata a chiamare Maria perché pur
dicendo: "Si credo" non sopportava il parlare di Gesù.
Maria dice Gesù è quella che ha scelto la parte migliore
che non le sarà tolta.
Maria era quella che faceva niente e ascoltava Gesù.
E Gesù dice di Maria: "Ha scelto la parte
migliore".
Il
tema di oggi è: Riservato ai contemplativi.
Quando si dice riservato, vuol dire che gli altri non
possono andare.
Qui Marta rivela apertamente davanti a tutti che non può
entrare.
A lei non importava lavorare ma capire qualcosa del
Signore.
Aveva scelto la parte migliore perché le interessava
capire.
E Maria aveva questo interesse per capire.
Marta a parole diceva: "Io credo", credeva a tutto,
ma in sostanza rivela di non avere interesse per niente, non interroga Gesù.
Maria invece aveva messo l'interesse per capire al di
sopra di tutto, anche dell'interesse per mangiare e vestire.
Solo coloro che hanno messo l'interesse per capire al di sopra
di tutto, costoro possono migrare.
Questo passaggio da Marta a Maria fa capire quanto sia
necessario mettere nella nostra vita il Pensiero di Dio al di sopra di tutto.
Noi corriamo il grande rischio di sprecare la nostra
vita.
Di passare tutta la vita a fare niente.
Credendo magari di fare cose molto importanti.
Di servire a tante cose o a tanti.
Noi corriamo il rischio di trovarci alla sera con un Dio
che ci dice: "Hai fatto niente tutta la vita".
E noi crediamo di sudare, faticare, fare apostolato, rischiamo
di sentirci dire: "Hai fatto niente!".
Una sola cosa era necessaria.
Quella cosa necessaria è scoprire cosa è la vita.
È conoscere Dio.
Soltanto chi capisce quest’unica cosa necessaria e
sceglie questa parte migliore e mette l'interesse per Dio al di sopra di tutto.
A costo di andare stracciato non importa.
Soltanto costui appartiene al mondo dei contemplativi.
Cioè di coloro che possono passare dalle cose che si
vedono alle cose che non si vedono.
Contemplativo è colui che salta tutte le cause seconde
perché ha interesse a riportare tutte le cose direttamente a Dio.
Perché vuol vedere le cose dal punto di vista di Dio.
Al contemplativo non interessa vedere le cose dal punto
di vista di una creatura.
Al contemplativo non interessa vedere le cose dal punto
di vista degli uomini.
Al contemplativo interessa vedere le cose dal punto di
vista di Dio.
Quando in noi si forma questo interesse a vedere tutte le
cose dal punto di vista di Dio, lì si entra nel campo della contemplazione.
Li si può migrare.
Chi invece non è contemplativo si ferma alle cause
seconde.
Si vive per mangiare, vestire, lavorare.
Qui non c'è l'uomo che ha interesse per conoscere Dio.
Abbiamo l'uomo che s’interessa dei rapporti fra le cause
seconde.
E quando si ferma alle cause seconde, l'uomo vive per
agire, per fare.
Marta vive per fare.
Maria vive per capire e capire le cose dalla bocca di
Dio.
Ecco la contemplazione e l'azione.
Soltanto colui che in tutto cerca le cose dal punto di
vista di Dio non si ferma alle cause seconde ma in tutto cerca cosa Dio gli
vuol dire, cerca il Pensiero di Dio.
Costui fa il passaggio, gli altri sono degli illusi
poiché sono dominati dall'azione e ritengono che operare, agire nel mondo sia
fare la Volontà di Dio.
Non possono capire assolutamente niente.
Perché per loro la Volontà di Dio sta nel loro fare.
Invece la Volontà di Dio sta nel conoscere.
Chiunque vive
e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu
questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio
di Dio che deve venire nel mondo».
- RIASSUNTI Domenica-
Argomenti: La proposta
inconfutabile - L’ombelico del mondo – Ricevere l’intenzione di Dio – Vedere dal Principio – La conoscenza ci
cambia – Azione e contemplazione – Una cosa sola è necessaria – L’intelligenza è Dio
– La fine del mondo – Il mondo dell’intenzione di Dio -
17/Ottobre/1993 Casa di preghiera Fossano