Ma
anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la
concederà" Gv 11 Vs 22
Titolo: Dicotomia della
presenza.
Argomento: Presenza fisica e
spirituale. L'assenza è relativa a una presenza. Presenza di Dio nei
nostri pensieri. La relatività del mondo fisico.
Dio con noi e noi con Dio. La nostra distanza da Dio. La morte come massima
vicinanza a Dio. Dio è conoscibile solo per mezzo di Sé. Capire come Dio è con
noi.
15/agosto/1993 Casa di preghiera Fossano.
Questo versetto qui è da cambiare perchè è
insopportabile, perchè non si sostiene.
Da come dice, Marta sembrerebbe pensare che Gesù possa
risorgere Lazzaro, ma allora non l'avrebbe rimproverato prima.
Marta anche in virtù di ciò che dirà dopo non era
nell'ordine di aspettarsi la resurrezione di Lazzaro.
Marta in realtà dice: "Perchè io so che qualunque
cosa Tu chieda al Padre, Lui te la concede".
Ma adesso ormai, Lazzaro è morto, non c'è più nulla da
fare.
Marta era convinta che Gesù potesse fare miracoli ma solo
in quanto presente e in questo dimostra meno fede del centurione che era
convinto che Gesù potesse operare anche a distanza.
Poi Marta non crede neppure che in quel "qualunque
cosa" sia compresa anche la resurrezione.
In Marta c'è operante un materialismo: la cosa si può
fare in quanto c'è una presenza fisica.
Poi per Marta, con la morte, le cose diventano
impossibili anche per Gesù.
Tutto il nostro mondo è fatto di presenze fisiche, però ci
sono delle presenze che noi non esperimentiamo.
Dio è una presenza che non vediamo e non tocchiamo.
Ma è una presenza che noi non possiamo dimostrare non ci
sia.
Possiamo non tenerne conto, rifiutarla, bestemmiarla ma
non possiamo dimostrare che non ci sia.
Certamente è una presenza diversa da quelle che
esperimentiamo con i sensi.
Noi abbiamo queste due presenze, presenza fisica e
spirituale.
Però la presenza spirituale non è inventata da noi.
Se non la vediamo, è perchè ci trascende.
Noi di fronte a un essere che è assente possiamo
dimostrare che sia assente.
Ma Dio noi non possiamo dimostrare che sia assente.
Già questo è prova della sua presenza spirituale che si
afferma su di noi.
Che non possiamo ignorare annullare, né dimostrare che
non ci sia.
È superiore a noi.
Però è un'altra presenza.
Se la presenza fisica viene a mancare, noi lo possiamo
dimostrare.
Uno che è morto, possiamo dimostrare che è morto.
Uno che è assente, possiamo dimostrare che è assente.
Ma l'assenza nel campo fisico è sempre conseguenza di una
presenza nello spirito.
Se noi non avessimo presente una cosa nella nostra mente,
nel nostro pensiero, (spirito) non potremmo constatarne l'assenza nel campo
fisico.
Quindi anche nel campo fisico e nel poter dimostrare che
una persona è assente, noi siamo sempre in un campo di relatività.
Relatività a ciò che abbiamo nella mente.
Se noi non avessimo presente una cosa nei nostri
pensieri, noi non ne potremmo notare l'assenza.
L'assenza è relativa a una presenza.
Una presenza nel campo della nostra mente.
Se noi non avessimo presente nel pensiero le persone più
care, noi non ne noteremmo né l'assenza né la morte.
L'assenza è relativa a una presenza in noi nel campo
dello spirito.
Se è relativa, vuol dire che il campo dello spirito è
dominante.
Quello che portiamo nella nostra anima è dominante su
quello che noi esperimentiamo con i sensi.
Nella nostra anima noi portiamo il Pensiero di Dio, la
Presenza di Dio.
Una presenza che noi non possiamo dimostrare che non ci
sia.
La
Presenza di Dio nei nostri pensieri, è una Presenza che non dipende nel modo
più assoluto da noi.
È una presenza che noi subiamo.
Possiamo trascurarla, però non teniamo conto di ciò che
non si può ignorare, ed è colpa.
Abbiamo questa presenza che s’impone a noi senza di noi.
Se noi la trascuriamo, ci fa sentire in colpa.
Se noi invece la teniamo presente, iniziamo a capire.
Tant'è che il fatto di non capire è sempre una
conseguenza di questa presenza di Dio trascurata.
La notte e il giorno sono determinate dalla presenza di
Dio in noi.
Dalla presenza del Pensiero di Dio in noi.
Eppure noi non sappiamo cosa sia questo Pensiero di Dio.
Noi lo portiamo, però non sappiamo cosa sia.
Quindi qui c'è una presenza che non possiamo ignorare che
è in noi indipendentemente da noi.
Dio è in noi.
C'è poi la presenza di tutte le cose che vediamo e
tocchiamo ed esperimentiamo tutti i giorni.
Abbiamo questo doppio campo di presenze.
Presenze nello spirito e materiali.
Se noi non teniamo presente quello che portiamo nello
spirito noi esperimentiamo la notte, non capiamo il significato delle cose.
Questo ci fa capire che la chiave di lettura delle cose,
il significato dipende tutto dall'avere presente questo Pensiero di Dio in noi.
È la chiave di lettura quindi è la nostra intelligenza.
Se noi non teniamo conto di questa presenza di Dio noi,
non capiamo, non siamo intelligenti.
Se teniamo in conto questa presenza di Dio, iniziamo a
capire qualcosa.
E più noi riflettiamo su questa presenza di Dio e più si
fa luce in noi, noi capiamo il significato delle cose.
Sopratutto il significato della nostra vita.
Il tema di oggi è: dicotomia di presenze.
È questa divisione di presenza, duplicità di presenze.
Noi abbiamo presenze fisiche e spirituali.
Che rapporto passa tra una e l'altra?
E qual è la più vera, la dominante.
Abbiamo già visto che la presenza dominante è quella
spirituale.
Sia che noi notiamo una presenza o una assenza nel campo
fisico è sempre relativa a una presenza nel nostro animo.
Se è relativo, il punto fisso di riferimento è la
presenza che portiamo dentro di noi.
La presenza nello spirito.
Ma se questa è la presenza dominante, il non tenere conto
di questa presenza dominante ci crea una grande confusione.
A un certo momento, tutte le presenze fisiche che
alimentano il nostro sentimento e determinano la nostra vita, ci mettono tutte
in crisi.
Se noi non teniamo presente la presenza dello spirito,
tutte le presenze fisiche ci mettono in crisi.
È la crisi di Marta: suo fratello è morto.
È una presenza fisica che viene meno senza
giustificazione.
Il mondo fisico è sempre subordinato, relativo.
Come abbiamo già visto la relatività del tempo e dello
spazio, ora vediamo la relatività del mondo fisico.
Le presenze fisiche come le assenze sono sempre relative alla
realtà che portiamo in noi.
L'elemento dominante è ciò che portiamo nello spirito.
Nello spirito noi abbiamo una presenza (Dio) che per noi
è indiscutibile.
Non possiamo dimostrare non esista.
Non capiamo ma il capire è tutta un’altra cosa.
Noi dovremmo sostenere che questo Pensiero di Dio ce lo
inventiamo noi ma è assurdo, poiché noi subiamo il Pensiero di Dio.
Lo subiamo al punto tale che arriviamo a non capire più
nulla.
È il Pensiero di Dio che ci mette nella notte.
La nostra notte è Dio, il nostro giorno è Dio.
Non
è detto che Dio essendo in noi faccia sì, che anche noi siamo in Lui.
Dio è con noi certo ma non è detto che noi siamo con Lui.
Perchè non siamo con Dio?
Vorremmo essere con Dio ma non siamo con Dio.
Che cosa è che ci dimostra che noi non siamo con Dio?
Ce lo dimostra il nostro pensare ad altro da Dio.
E pure se pensiamo Dio, noi non arriviamo a costatare la
sua Presenza.
Noi diciamo: "Io penso Dio, quindi Dio è con
me".
Dio è con te anche se tu non lo pensi.
Dio è con te indipendentemente da te.
Non subordiniamo la presenza di Dio in quanto io lo
penso, lo prego, lo credo.
Dio è con te anche se tu non lo preghi.
Dio è con te anche quando lo bestemmi.
Dio è sempre con te e sarà sempre con te.
Dio non appartiene allo spazio e al tempo, non è che va e
che viene.
Noi possiamo dire che Dio è con me per fede, però siamo
sempre nell'incertezza.
Dio mi parla o sono io che parlo a me stesso?
Quando è che sono sicuro che Dio sta parlando a me?
Chi è che mi dà questa sicurezza?
Abbiamo questa dicotomia, spezzatura di presenza.
Abbiamo una presenza oggettiva che noi subiamo, però
cadiamo in questa incertezza.
Dio è con me, ma quando io sono con Dio?
E quando sono sicuro di essere con Dio?
C'è questa distanza che crea incertezza in noi.
La
distanza è data da presenze nel nostro spirito non riportate a Dio.
Tutto ciò che noi non riportiamo a Dio, non va perduto,
resta dentro di noi ma crea distanza tra noi e Dio.
Tutto ciò che non riportiamo a Dio, non portiamo cioè a compimento
in Dio resta in noi come frammento, come un incompiuto.
E tutto ciò che in noi è incompiuto forma in noi un muro,
una distanza da Dio.
E quanto più cresce questo incompiuto in noi, più questa
distanza cresce.
A un certo punto noi abbiamo un debito enorme di cose non
riportate a Dio.
Tutti i fatti della nostra vita che arrivano a noi, da
Dio, andrebbero tutti riportati in Dio.
"Chi con Me non raccoglie disperde".
Anche una sola parola detta, non riferita a Dio crea una
distanza tra noi e Dio.
Un debito tra noi e Dio.
Non si entra nella verità finché non si è pagato anche
l'ultimo spicciolo.
Tutto questo mondo di cose incompiute, non portate a
compimento in Dio crea in noi dispersione e lontananza.
Vuol dire che quando noi pensiamo Dio, Dio è lontano.
È lontano perchè su di noi premono tutte quelle cose,
quei fatti, quelle parole che noi non abbiamo portato a compimento in Dio.
Abbiamo quindi un Dio che è intimamente presente in noi e
noi che siamo immensamente lontani da Dio.
E noi esperimentiamo questa lontananza.
Dio opera in tutto per cercare di ridurre questa
lontananza, relativizzando e annullando tutti i valori, poiché tutto ciò che
non riportiamo a Dio, diventa per noi un valore.
E Dio annullando tutti i nostri valori ci mette in crisi.
Ed è necessaria questa crisi.
Si annullano quei valori per i quali tu vivi e che ti
creano distanza da Dio.
Dio tende a eliminare queste distanze.
E su questo piano di lavoro da parte di Dio si arriva
alla morte.
Morte
che è annullamento di tutti i nostri valori e annullamento di tutte le
distanze.
Annullamento per modo di dire, poiché la morte è la
massima vicinanza alla vita.
In quanto Dio ti ha tolto tutto quello che t’impediva di
prendere contatto con Lui.
Dio con la morte ti annulla tutte le creature, tutti i
valori, le cose del mondo che noi portiamo in noi come frammenti staccati dal
principio, però Dio annullando ciò non è detto che ci conduca in quel punto in
cui la distanza è nulla.
Dove la distanza è nulla, c'è la presenza.
Non si arriva alla presenza di un essere togliendo tutti
gli altri esseri.
Non si arriva a conoscere una persona togliendo tutte le
altre persone.
Un nostro errore è quello di credere di arrivare a Dio,
togliendo tutti i mali.
Certo, togliendo o relativizzando Dio ci avvicina.
Ma per quanto ci avvicini, non ci porta mai, dove c'è la
presenza.
Tutto il tempo va verso l'adesso e l'adesso (presenza) è
la conclusione di tutto il tempo.
Anche lo spazio va verso una conclusione: qui.
"Se tu fossi stato qui"
Il qui è una presenza.
E l'adesso del tempo è una presenza.
Però
eliminando tutto ciò che è diverso da Dio noi, non arriviamo alla presenza di
Dio.
Come annullando tutte le altre persone non arrivo alla
presenza di una persona.
Perchè la persona è singolarità.
Dio è la massima singolarità.
Se voglio capire cosa è un cavallo devo vederlo.
Nel campo delle singolarità non si arriva togliendo tutto
ciò che è diverso.
La conoscenza di ciò che è singolare deriva solo dalla
presenza di ciò che è singolare.
Il che vuol dire che Dio può essere conosciuto solo per
mezzo di Dio.
Tutte le creature parlano di Dio, annunciano Dio ma non
possono darci Dio.
Un cane mi dirà sempre... io non sono un cavallo.
E dicendo ciò non può farmi capire cosa è un cavallo.
Tutte le creature, anche nell'inferno dicono: "Noi
non siamo Dio".
Ma questo non basta per conoscere Dio.
Non è attraverso il negativo che si arriva a Dio.
Togliendo da te tutto ciò che non è Dio, non trovi Dio.
Dio essendo singolarità si trova solo per mezzo di Dio.
Ogni persona (singolarità) è conoscibile solo per mezzo
di sé.
Solo la persona è rivelatrice di sé.
Un essere singolare può essere conosciuto solo per mezzo
di sé.
Certo, la presenza di tutti gli altri ci disturba
terribilmente.
Per questo Dio opera eliminando tutto ciò che non è Dio.
Nella morte, massima vicinanza, non c'è annullamento di
distanza.
Non è detto che noi morendo troviamo Dio.
Noi morendo siamo messi nella massima possibilità di
trovare Dio.
Non è detto che noi lo troviamo.
Dio si trova solo per mezzo di Dio.
Bisogna quindi che noi con il pensiero pensiamo
personalmente Dio.
Pensare Dio vuol dire guardare le cose da Dio.
Guardando da Dio noi possiamo conoscere Dio.
Dio è conoscibile solo per mezzo di Se Stesso.
Non può avvenire in modo diverso.
Essendo Dio massima singolarità, tutte le cose che fa, le
fa come significazione della sua singolarità.
Se noi vogliamo conoscere una singolarità, dobbiamo
prendere contatto con essa, osservarla.
È dalla presenza della cosa che noi la conosciamo.
Dobbiamo impegnarci in quello.
La conoscenza è sempre effetto di un rapporto personale.
Non è detto che io personalmente mi metta a pensare Dio,
posso pensare a me stesso, ad altro.
E anche se Dio mi annulla ogni altra cosa, posso mettermi
a piangere su me stesso o sulla creatura che Dio mi ha tolto.
E non c'è nessuno che mi possa liberare dall'essere
lagnoso, perchè nessuno mi può costringere a superare me stesso nemmeno Dio.
Soltanto quando Dio ci ha convinti che è essenziale, se
noi vogliamo conoscere Lui, superare il nostro io e pensare dal suo punto di
vista se vogliamo conoscere Dio.
È qui adesso che arriviamo a questa presenza di Dio in
noi.
Finché noi non guardiamo da Dio, noi dubiteremo sempre
della presenza di Dio in noi.
Solo guardando da Dio noi abbiamo la possibilità di
vedere le cose dal punto di vista di Dio.
E quindi di capire.
La
differenza fra il Dio con noi e il noi con Dio è il capire come Dio è con noi.
Dio è con noi, noi non siamo con Dio finché non capiamo
come Dio è con noi.
È attraverso la conoscenza che entriamo nella certezza.
Finché non capiamo come Dio è con noi, noi non possiamo
smentire la sua presenza ma avremo sempre il dubbio eterno di essere o no con
Dio come Lui è con noi.
Anzi noi non siamo con Dio come Dio è con noi.
Come Dio è con noi?
Il campo del divino è il campo della singolarità.
Soltanto se noi guardiamo le cose dal punto di vista di
Dio, noi possiamo capire come Dio è con noi.
Soltanto conoscendo da Dio come Dio è con noi.
Il giorno in cui tu conosci, per grazia di Dio come Dio è
con te, tu sei con Dio come Dio è con te.
Noi non possiamo conoscere come Dio è con noi se non per
mezzo di Dio.
Ma per capirlo da Dio dobbiamo pensare Dio.
Il Pensiero di Dio è quello che guarda tutto da Dio.
Dio ha dato a noi il suo Pensiero, però non è detto che
noi guardiamo da Dio.
E finché noi non guardiamo da Dio, non ci uniamo cioè al Pensiero
di Dio, noi siamo sempre nell'incertezza di essere o meno con Dio.
Perchè non conosco quella cosa che è il Pensiero di Dio
in me.
Dio dà noi il suo pensiero, non è detto che noi ci uniamo
al suo pensiero.
Noi non siamo il Pensiero di Dio.
Solo se noi ci uniamo al Pensiero di Dio, guardiamo cioè
dal punto di vista di Dio, da Dio noi possiamo capire come Dio è con noi.
Ma quando noi capiamo come Dio è con noi, noi siamo con
Dio come Dio è con noi.
Dio è con noi in quanto ha dato a noi il suo Pensiero,
noi non arriviamo a capire come, se non diamo a Lui il nostro pensiero.
Solo se offro a Dio il mio pensiero, posso capire da Dio
come Dio è con me.
Scopro cioè di formare una cosa sola con Dio.
Cioè di essere con Dio come Dio è con me.
Soltanto attraverso la conoscenza, il pensiero posso
capire questo.
Capire il come, è una conseguenza della reciprocità del
Pensiero di Dio.
Dio da noi il suo pensiero e ci dà quindi la possibilità
di trovarci in quel luogo in cui le cose non sono separabili da Dio.
Ma non basta ricevere il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio ci convince solo che Dio è con
noi.
Solo se noi adesso offriamo a Dio questo pensiero che Dio
ha dato a noi, noi lì scopriamo come Dio è con noi.
E scoprendo come Dio è con noi, noi scopriamo questa meraviglia
di essere con Dio come Dio è con noi.
Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece
stava seduta in casa.Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio
fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio,
egli te la concederà». Gv 11 Vs 19 - 22
- RIASSUNTI Domenica-
Argomenti: Conoscere Dio non in
relazione alla creazione – Il Pensiero di Dio è inseparabile da Dio – L’io dell’uomo è
ribellione – La grazia di poter pensare Dio – La presenza
dell’assoluto in noi indipendentemente da noi – L’incompiuto in
noi – La distanza tra noi e Dio – Capire da Dio – La funzione della
creazione -
22/agosto/1993 Casa di preghiera Fossano.