E
quando ha condotto fuori tutte le sue pecore cammina innanzi a loro,
e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Gv 10 Vs 4 Primo tema.
TITOLO: Il
Regno del Figlio di Dio.
ARGOMENTI: Capire
di non capire. Scoperta
della presenza di Dio in noi. La
comunicazione del Pensiero di Dio a noi. L'instabilità
dell'uomo. Costruire sul Figlio di Dio. Il
potere delle tenebre. Possedere
e capire. Il potere del Figlio. I
limiti del regno del Figlio di Dio. L'opera
del Figlio è la parola.
1/ottobre/1989
Casa di preghiera Fossano.
Dall’esposizione
di Luigi Bracco.
Questa sera ci fermiamo alla prima parte del versetto
cioè: "Quando il Pastore ha fatto uscire tutte le sue pecore".
Le ha fatte uscire da che cosa?
Dall'ovile.
Abbiamo già visto quest’argomento.
Il Pastore è il Figlio di Dio.
O meglio, se vogliamo avere un concetto generale, l'ovile
rappresenta tutto ciò che non è Dio.
Noi siamo immersi in questo mondo che non è Dio.
Il Figlio di Dio viene per farci uscire da questo mondo.
Perché Lui non appartiene al mondo, quindi non vuole che
noi apparteniamo al mondo.
Quest’argomento l'abbiamo già visto nel versetto
precedente.
"Le conduce fuori"
Però qui il Signore che lo ripresenta.
E allora dobbiamo vedere che cosa c'è da approfondire e
sopratutto che cosa c'è di diverso.
Qui di diverso si fa notare questo: "Quando ha fatto
uscire tutte le sue pecore".
Questo fa pensare che fintanto che non le ha fatte uscire
tutte, Lui non cammina davanti a loro.
E che ci sia questa condizione ci è detto proprio dalla
prima parola:"Quando".
Espressione proprio di una condizione.
È questo l'argomento su cui ci dobbiamo soffermare
proprio questa sera.
Abbiamo visto le volte precedenti l'importanza di
guardare le cose dal "mondo nuovo".
Non da questo mondo.
Ma dal mondo nuovo.
Cioè dal mondo dello Spirito.
Perché è soltanto dallo Spirito che si vede bene.
È soltanto dallo Spirito che si vede il significato delle
cose.
Si vede quindi la realtà delle cose.
E abbiamo visto che:
1-La prima scoperta che si fa guardando dallo Spirito,
guardando da Dio.
Da questo mondo nel quale sta la nostra vera vita.
È di capire di non capire.
È la prima grazia che Dio fa a tutti coloro che alzano
gli occhi a Lui.
Perché è una grande disgrazia essere sicuri del mondo che
vediamo e tocchiamo
Essere sicuri di quello che dicono gli uomini.
Sicuri di capire.
Perchè l'uomo incomincia ad aprirsi alla vita vera.
Alla vita dello Spirito.
Al cammino della luce.
Soltanto quando scopre di essere cieco.
Soltanto quando incomincia a invocare la luce.
Prima è morto.
L'uomo che crede di vedere è come l'uomo ricco del
Vangelo di questa mattina.
Che è l'uomo sicuro di sé e intanto si sta aprendo un
abisso sotto i suoi piedi.
Poiché ha ricevuto da Dio i beni, ma non ha ricevuto i
mali.
Invece quel povero Lazzaro che è stato premiato nel seno
di Abramo, lo fu perché durante la sua vita in terra ha ricevuto da Dio i mali
e proprio accogliendo da Dio i mali è stato fatto degno di entrare nella vita
dello Spirito.
Questa è la prima grazia, quella di essere accecati.
Quella di sentire il bisogno della luce.
Di capire che la nostra vita essenzialmente sta nella
luce.
Sta nel bisogno di capire le cose, non di possederle.
Poi abbiamo visto anche altri doni che vengono dal
guardare dal nuovo mondo:
2-Il secondo dono è quello della scoperta della presenza
di Dio in noi.
E del rapporto diretto tra noi e Dio.
Per cui Dio lo si scopre come il vero Maestro di ogni
uomo.
Colui che parla personalmente con ogni uomo.
Proprio qui l'uomo trova la liberazione alla soggezione
di tutti gli altri grandi maestri.
Di tutti gli altri uomini.
Poiché ha trovato un Maestro che supera tutti gli altri
maestri.
3-E poi la grande e definitiva grazia è quella
dell'intimità, dello scambio di pensieri.
La comunicazione del Pensiero di Dio a noi.
E del nostro pensiero a Dio.
Dio che comprende e assorbe nel suo Pensiero il nostro
pensiero per fare di noi una cosa sola.
Questo abbiamo visto guardando dal nuovo mondo.
Guardando dal punto di vista di Dio.
Ma il grande problema che si affaccia adesso è: come fare
a restare in ciò che si vede?
Una delle prime obiezioni che mi sono sentito fare è
questa: "Si, Si, riconosco vere queste cose, ma come fare per
restare?".
Il problema che si presenta subito per capire come fare
per restare è questo: perché l'uomo è
instabile?
Se c'è un’esperienza che l'uomo fa è proprio questa:
l'uomo non è capace di restare.
L'uomo è volubile per natura.
È instabile.
L'uomo trova immensa difficoltà a restare in quello che
gli è stato detto.
In quello che lui stesso ha riconosciuto come vero.
Questo ci fa capire che non è sufficiente riconoscere che
una cosa è vera per essere fatti capaci di restare.
Allora ci dobbiamo chiedere cosa è che rende l'uomo così
instabile, così volubile?
Gesù dice che vi sono uomini che costruiscono la loro
casa sulla sabbia.
E vi sono uomini che costruiscono la loro casa sulla
roccia.
Chi costruisce sulla sabbia destina già la sua casa
evidentemente alla rovina.
È come costruire una casa su una frana.
Tutti gli uomini costruiscono le loro case su frane.
L'instabilità di una casa è data proprio dal fatto che si
edifica su di una frana.
La casa non può stare su.
Ogni uomo vivendo giorno dopo giorno si costruisce una
casa.
Anche se non lo sa.
Una casa in cui vi abita.
E come si
costruisce una casa?
Si costruisce una casa ogni giorno.
Mettendo qualcosa al di sopra di tutto.
Noi ogni giorno facciamo delle scelte e non possiamo non
farle.
E proprio in quanto mettiamo qualcosa al di sopra di
tutto ci rendiamo disponibili per qualcosa e non per altro.
In quanto scegliamo una cosa anziché un'altra, ecco,
proprio così, giorno dopo giorno noi mettiamo una pietra sull'altra.
E finiamo per edificare un edificio nel quale abitiamo,
che il più delle volte è una prigione da cui non possiamo uscire.
Ma ce la costruiamo noi con le nostre mani.
Oltretutto, questo edificio è costruito su di una frana.
Questa è l'opera dell'uomo.
Gesù stesso nella parabola del seminatore dice, dichiara
che l'uomo è instabile perché superficiale.
Ecco, ci fa capire perché l'uomo è volubile,: perché non
va in profondità.
Ma
cosa vuol dire andare in profondità?
Si va in profondità in quanto si raggiunge il principio,
si raggiunge la roccia.
Chi edifica sulla roccia edifica in modo stabile.
Ecco perché l'uomo di per sé non è stabile: è reso
stabile da ciò che edifica.
Se edifica sulla roccia, allora il suo edificio rimane e
lui diventa stabile, altrimenti no.
Ma cosa vuol dire raggiungere il Principio?
Il principio è dichiarato.
"In principio era il Verbo, il verbo era presso Dio
e il verbo era Dio”.
Ecco, bisogna edificarvi sopra.
Bisogna raggiungere il Pensiero di Dio.
È soltanto collegando ogni cosa con il principio,
recuperando in continuazione il principio che si edifica sulla roccia.
Che si edifica sul principio.
Soltanto qui l'uomo edifica una casa stabile in cui può
rimanere.
Dico: il Principio è il Pensiero di Dio.
E il Pensiero di Dio è il Figlio di Dio.
"In Principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio": è il Figlio di Dio.
Il tema di questa sera è: Il regno del Figlio di Dio.
Bisogna edificare sul Figlio di Dio.
È il Figlio di Dio che rende noi stabili se, però noi
edifichiamo lì sopra.
Abbiamo detto che ogni giorno noi edifichiamo una casa.
E edifichiamo in quanto facciamo una scelta.
E mettiamo qualcosa al di sopra di tutto.
Solo se noi mettiamo al di sopra di tutto questa
preoccupazione di recuperare in continuazione le cose nel Principio, di vedere
il Pensiero di Dio in ogni cosa che arriva a noi, solo così noi costruiamo in modo
stabile e abbiamo la possibilità di abitare in una casa stabile.
Gesù dice che soltanto i Figli di Dio restano in casa.
I servi, gli schiavi non possono restare sempre in casa.
Ognuno finisce di abitare in ciò che costruisce.
E soltanto colui che costruisce su Dio, in Dio, questi
resterà sempre nella casa.
Costruire sul Principio è costruire sul Figlio di Dio.
Sul Pensiero di Dio.
E allora il problema è questo: trovare il Figlio di Dio.
Lui stesso è quella pietra fondamentale che serve per la
costruzione.
Chi la scarta, scarta la pietra fondamentale.
Senza la quale nessuna costruzione può stare su.
Noi questa sera dobbiamo prendere come pensiero guida,
proprio per cercare ciò che può rendere stabile noi in Dio, in ciò che
riconosciamo come vero, questa Parola di Dio che troviamo in S. Paolo nella
lettera ai Colossesi: "Il Padre ci ha liberati dal potere delle tenebre e
ci ha portati nel Regno del Figlio suo".
Abbiamo detto che il tema di questa sera è: Il Regno del
Figlio di Dio.
Il primo grande problema che sorge è: c'è un Regno del
Figlio?
E in cosa consiste?
Se si parla di Regno del Figlio vuol dire che c'è un
Regno del Padre.
E allora c'è anche un Regno dello Spirito Santo.
C'è il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Se la Parola di Dio dice a noi che il Padre, dopo averci
liberato dal potere delle tenebre, ci ha consegnati al Regno del Figlio suo, ci
dichiara, ci annuncia, il Regno del Figlio di Dio.
Se ce lo annuncia non ce lo annuncia per darci una
cultura.
Tutte le parole che Dio ci fa giungere, ce le fa giungere
per un problema vitale, essenziale per noi, quindi questo annuncio del Regno
del Figlio di Dio è essenziale, perché è Parola di Dio per noi.
Le Parole di Dio sono Spirito e vita.
Il che vuol dire che se noi le trascuriamo, trascuriamo
la nostra vita.
Quindi la Parola di Dio ci annuncia l'esistenza del Regno
del Figlio di Dio.
Però dice:"Il Padre dopo averci liberati dal potere
delle tenebre....."
Ci chiediamo, se il Padre ci ha liberati, a cosa serve
consegnarci al Regno di suo Figlio?
Qual è la funzione di questo?
Se
ci ha già liberati dal potere delle tenebre e quindi
siamo liberi,perché ci consegna adesso al Regno del Figlio?
C'è una frase, anche qui di Gesù, che dice che quando una
stanza è stata liberata dal demonio, succede che il demonio vaga per tutto il
mondo.
Poi a un certo momento ritorna in quella stanza.
La vede vuota, libera, sgombra, pulita e va a chiamare
altri sette demoni.
La situazione successiva è peggiore di prima.
Qui c'è il motivo per capire per cui il Padre, dopo
averci liberati dal potere delle tenebre ci consegna al Figlio.
Dobbiamo riconoscere in cosa consiste il Regno del Padre
e in cosa consiste il Regno del Figlio e quali sono i confini di questi due
regni.
Dice: "Il Padre ci ha liberati dal potere delle
tenebre"
È il Padre che ci libera da questo potere e prima di
incontrare il Figlio.
Il Figlio stesso dichiara: "Erano tuoi e tu li hai
dati a Me".
Dice: "Erano Tuoi", il che vuol dire che
appartenevano già al Padre.
E precisa in un altro luogo: "Nessuno può venire a
Me se non è attratto dal Padre".
Conferma che è il Padre che consegna la creatura al
Figlio.
Ma perché?
E sopratutto, cosa è questo potere delle tenebre?
Poiché parla del potere delle tenebre.
Il potere delle tenebre è determinato dal fatto che noi
Dio non lo vediamo.
E invece vediamo e tocchiamo ciò che non è Dio.
Tutto è opera di Dio, ma non tutto è Dio.
Allora succede che noi le creature di Dio le vediamo e le
tocchiamo.
Invece Dio non lo vediamo e non lo tocchiamo.
Ecco, il potere delle tenebre.
Le cose che noi vediamo, tocchiamo e sentiamo sono per
noi più affascinanti delle cose che non vediamo e tocchiamo.
Dobbiamo chiederci, perché Dio non lo vediamo e non lo
tocchiamo?
Dio non lo vediamo e non lo tocchiamo perché Dio lo si
trova solo conoscendolo.
Quindi si trova solo con l'intelligenza, non si trova con
i sensi.
Non si trova con i sentimenti.
Non si trova con il cuore.
Non si trova correndo qui o andando là.
Dio non lo vediamo e non lo tocchiamo.
Perchè si trova solo conoscendolo.
Dio è verità e la verità si trova solo conoscendola.
E non si trova in altro modo.
Ora, evidentemente, fintanto che noi pensiamo a noi
stessi e riferiamo le cose al nostro io, noi siamo affascinati da queste
tenebre, cioè dalle cose che noi vediamo e tocchiamo.
Per cui noi tendiamo a possedere il mondo che noi vediamo
e tocchiamo.
Credendo che la nostra vita stia lì.
Ma la Parola di Dio ci dice: "La vita non viene
dalle cose che si posseggono".
Quindi fintanto che noi rivolgiamo tutta la nostra vita a
questo desiderio di possedere le cose del mondo o le creature, una o molte, noi
stiamo navigando molto lontano dalla nostra vita.
"La nostra vita è nascosta in Dio"
Dio si trova solo conoscendolo.
Solo intendendolo.
Quindi la nostra vita sta nella conoscenza.
Quindi
soltanto con la passione di capire, noi ci avviciniamo alla nostra vita.
Però qui c'è il problema ed è il problema del Figlio.
Perchè quando ascoltiamo il Padre, la sua voce (ecco il
Regno del Padre) si fa sentire a tutti, perché Dio Padre è il Creatore di tutte
le cose.
Sentendo la voce del Padre Creatore, se l'ascoltiamo, noi
restiamo attratti dal desiderio di vedere Colui che fa giungere a noi la sua
voce.
E questo desiderio di vedere Colui che fa giungere a noi la
sua voce ci libera del potere delle tenebre.
Perchè ci libera dalla passione di possesso e ci conduce
nella passione di capire.
Scopriamo di aver ascoltato questa voce di Dio Padre se
in noi sta diventando dominante la passione di capire al posto della passione
di possedere.
Se il capire diventa per noi l'elemento dominante, ciò
che noi preferiamo nella nostra giornata al di sopra di tutto, ecco che qui noi
stiamo edificando una casa, la casa della vita.
Perchè è costruita sulla passione di capire.
Qui siamo liberati dal potere delle tenebre.
Liberata dal potere delle tenebre, la stanza è vuota.
Certo è molto importante essere liberati da-.
Ma è più importante ancora essere liberati per che cosa?
Non basta avere la stanza liberata, vuota, pulita:
"Mi sono liberato da-".
Perchè il giorno successivo sarà peggio di prima.
Sta attento, è più importante il liberato per-.
Per che cosa ti sei liberato?
Qui subentra il Regno del Figlio.
Ecco perché il Padre consegna coloro che ha liberato dal
potere delle tenebre al Regno del Figlio.
In cosa consiste questo potere del Figlio.
Perchè il Figlio ha questo potere?
Perchè se tutti ascoltano la voce del Padre Creatore,
poiché Dio Creatore fa giungere la sua voce in tutti gli angoli della terra
(non c'è luogo della terra che non oda la voce di Dio), chi vede Dio Creatore,
chi vede il Padre è solo il Figlio.
"Nessuno ha visto il Padre se non il Figlio".
"Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di
Me".
"Nessuno conosce il Padre se non il Figlio”.
Solo il Figlio Vede!
È il potere di Colui che vede.
Solo Colui che vede può condurre a vedere.
Ecco perché il Padre dopo averci liberati dal potere
delle tenebre, affinché noi possiamo giungere a vedere, ci consegna al Regno
del Figlio.
Perchè solo il Figlio vede.
E soltanto Colui che vede può condurre a vedere.
"Un cieco non può condurre un altro cieco", lo
dice Gesù.
È Parola di Dio.
D'altronde è logico, un cieco non può guidare un altro
cieco.
Noi tutti uomini siamo ciechi.
Nessun uomo può essere guida per un altro uomo.
Infatti Gesù dice:"Non date a nessuno il nome di
maestro, perché uno solo è il Maestro":Colui che vede.
E Colui che vede è il Figlio di Dio.
Dico, qui sta il potere del Figlio di Dio.
Questo ci fa capire che il potere viene dalla verità e
non la verità viene dal potere.
L'autorità viene dalla verità e non la verità viene
dall'autorità.
Soltanto il Figlio di Dio può condurre noi a vedere
quella Realtà che Lui vede.
Vedendo la quale si è resi stabili.
Noi siamo instabili perché non vediamo Dio.
Noi vediamo quello che sentiamo e tocchiamo e queste cose
sono delle frane, perché tutto quello che noi vediamo e tocchiamo oggi c'è e
domani non c'è più.
Tutto muta.
Tutte le creature, tutte le cose, tutte le parole degli
uomini sono in continuo mutamento.
Il principio della nostra instabilità è perché noi non
vediamo Dio come realtà.
Vediamo come realtà altro.
Ma c'è il Figlio di Dio che vede Dio come Realtà.
Vede il Padre come Realtà.
Lui ha la possibilità di condurci a vedere.
Quindi Lui ha la possibilità di renderci stabili.
E Lui che ci rende stabili.
Ecco allora quest’affermazione che noi troviamo qui nella
prima parte del versetto.
"Quando ha fatto uscire tutte le sue pecore".
Tutte le sue pecore.
Ecco il Regno del Figlio.
Il Figlio viene per far uscire tutte, non solo qualcuna:
tutte le sue pecore.
Far uscire vuol dire liberare da-.
Da tutto ciò che non è Dio.
Per condurle a vedere ciò che Dio è.
E allora possiamo anche a questo punto, avendo capito qual
è il potere del Figlio di Dio e qual è l'opera del Figlio di Dio.......
Quella di farci uscire da tutto ciò che ci rende
instabili, cioè da tutto ciò che non è Dio, perché questa è la condizione per
poter giungere a conoscere Dio,a vedere Dio, perché soltanto vedendolo noi
siamo resi stabili, perché fintanto che noi vediamo altro è l'altro che ci
porta via e quindi ci rende instabili, quindi pur dovendo riconoscere la
Realtà, noi non siamo capaci a restare nella Realtà, noi non possiamo restare
nella Verità.
.....noi possiamo anche capire quali sono i limiti del
Regno del Figlio di Dio.
Fa strano dire i limiti del Regno del Figlio di Dio,
perchè il Figlio di Dio è Dio.
Eppure ci sono, come ci sono i limiti del Regno del Padre
(adesso non fraintendete).
I limiti in questo senso.....
Il Padre se lo ascoltiamo ci libera dal potere delle
tenebre, ma non ci conduce a vederLo.
Perchè chi lo vede, è soltanto il Figlio.
Quindi soltanto il Figlio ci può condurre a vedere il
Padre.
Ciò ci può condurre in quel luogo in cui Lui si trova e
in cui vede il Padre.
Infatti, nella conclusione di tutta la missione di Cristo
noi troviamo queste parole meravigliose.
"Io vado a prepararvi un posto affinché dove Io sono
la siate anche voi e possiate vedere ...."
Ecco l'opera del figlio.
Allora qui possiamo definire il Regno del Figlio di Dio.
Il Regno del Figlio di Dio va dall'attrazione per il
Padre, cioè dal punto in cui il Padre ci ha liberati dalle tenebre fino al
punto in cui il Figlio si trova.
È questo spazio: "Erano tuoi e Tu li hai dati a
Me".
E poi arriva un momento e abbiamo il confine:
"Adesso Io li affido a Te".
Ecco abbiamo il confine dall'anima che è attratta da
Dio.....
(Chi non è attratto da Dio non entra nel Regno del
Figlio.)
........quindi essendo attratta da Dio mette Dio, il
desiderio di conoscere Dio al di sopra di tutto.
Al punto, ecco il secondo confine, in cui il Figlio
consegna, affida l'anima al Padre.
Ma perchè l'affida al Padre di nuovo?
L'affida al Padre perchè il Figlio non fa conoscere il
Padre.
Il Figlio conduce l'anima fino a quel punto in cui si può
vedere il Padre.
"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di
Me".
Però non fa conoscere il Padre, perchè il Figlio conosce
il Padre per opera del Padre.
Non per opera di Se Stesso.
È il Padre che fa conoscere Se Stesso al Figlio.
Infatti, il Figlio è Figlio!
E quindi il Figlio conduce anche noi in quella
possibilità di ricevere dal Padre.
E per darci questa possibilità di ricevere dal Padre ci deve
condurre nello stesso posto in cui Lui si trova.
Ecco perchè dice:"Vado a prepararvi un posto
affinché dove Io sono là siate anche voi e possiate....".
Possiate che cosa?
Possiate ricevere la Luce del Padre.
Perchè la Luce del Padre si trova soltanto in quel punto
lì in cui si trova il Figlio.
E qual è questo punto?
Perchè il Figlio vede il Padre e noi non vediamo il
Padre?
Il Padre è presente qui e adesso com’è presente il
Figlio, il Figlio lo vede e perchè noi non lo vediamo?
A questo punto possiamo chiarire bene in cosa consista
l'opera del Figlio.
L'opera del Figlio è l'opera della parola.
Infatti, il Figlio di Dio è la Parola di Dio tra noi.
E qual è la funzione della parola?
La funzione della Parola di Dio è quella di raccoglierci
dalle nostre dispersioni.
Cioè dalle dispersioni dei nostri pensieri e portarci a
vedere il Pensiero che c'è nella parola.
È una funzione di raccolta, di convogliamento, ci
convoglia, quindi ci raccoglie da tutte le nostre dispersioni.
Gesù si definirà dicendo: "Io sono venuto a
raccogliere ciò che si disperdeva".
Ecco la funzione della parola!
Chi parla con noi raccoglie le nostre dispersioni.
La nostra confusione, la nostra molteplicità di pensieri
e parlando ci convoca alla presenza di un solo pensiero.
E quando ci ha convocati alla presenza di questo solo
pensiero che avviene la comunione, la comunicazione, la trasmissione.
Tutta la funzione della parola è questa.
La parola ha la funzione del pensiero e il pensiero non
ci dà l'essere, ci convoglia all'essere ma non ce lo da’.
L'essere viene dall'essere.
Quindi tutta la funzione del Figlio è quella di
convocarci nel Pensiero del Padre ma l'essere del Padre ci viene comunicato dal
Padre.
Ci convoca nella possibilità di ricevere l'essere del
Padre.
Dico, la funzione del Figlio è la funzione della parola,
è la funzione del pensiero.
Noi con tutto il nostro pensare non realizziamo nessun
essere.
L'essere ci viene dall'essere, cioè ci viene dal Padre.
E
quando ha condotto fuori tutte le sue pecore cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché
conoscono la sua voce. Gv
10 Vs 4 Primo tema. Riassunto Lunedì-
TITOLO: Il
Regno del Figlio di Dio.
ARGOMENTI: L’ovile è tutto ciò che non è Dio – La totalità delle pecore – Le tre scoperte – Dal nuovo mondo – Restare nella Verità – L’instabilità dell’uomo – Costruire sul Principio – La casa dell’uomo,
ogni scelta è un mattone – Edificare su sabbia o
roccia – La pietra angolare – San Paolo ai Colossesi
– Dal regno delle tenebre al regno del Figlio –
Il Padre ci libera dalle tenebre per consegnarci al Figlio – La stanza
vuota – La consegna del Padre al Figlio – Le
tenebre è vedere i segni ma non Dio – Dio si vede
solo con l’intelligenza – La vita sta nella conoscenza, nel capire – L’ascolto del Padre e il desiderio di vederlo –
La passione di possesso o di capire - I limiti del
regno del Figlio e del Padre – La comunicazione dell’essere viene dal Padre
-
2/ottobre/1989 – LUNEDI - Casa di preghiera
Fossano.
E quando ha condotto fuori tutte
le sue pecore cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono perché Conoscono la
sua voce. Gv 10 Vs 4 Secondo tema.
TITOLO: Il sentiero nella notte.
ARGOMENTI: Il vecchio mondo - Il potere delle tenebre – Il regno del Figlio di Dio - Separare l’opera dal Creatore - I tre mondi
dell’uomo: Materia, Parola e Spirito – L’ombra della morte - La lampada è Cristo
- Immagine e parola - Tutto diventa
parola di Dio – Parole di Dio e parole di uomini - L’anticipio della
Parola - Esodo: norme per la
conquista della terra promessa – Conoscere il Padre
dal Padre – Il pensiero puro del Padre – La
realtà viene dal Padre -
8/ottobre/1989 Casa di preghiera Fossano.
Questa sera
dobbiamo soffermarci sulla seconda parte del versetto: “Cammina davanti a
loro”.
C’è un rapporto
evidente tra questo “cammina davanti a loro”, al fatto che dice prima: “Quando
ha fatto uscire tutte le sue pecore”.
Ci fa pensare
che fintanto che tutte le sue pecore non siano uscite, Lui non cammina davanti
a loro.
Quel “tutte” è
rapportato al “tutto di noi”.
Solo quando
tutto di noi è liberato, fatto uscire dal vecchio mondo, solo allora, il
Pastore cammina davanti a noi.
E allora prima
cosa succede?
Prima succede
che davanti a noi camminano altro o altri.
Perché il
Pastore cammina davanti alle pecore, solo quando ha fatto uscire tutte le sue
pecore.
E fintanto che
una parte di noi rimane nell’ovile, proprio per questa parte che rimane
nell’ovile, il Pastore non può camminare davanti a noi.
Abbiamo già
visto che il principio di stabilità dell’uomo è proprio dato dal fatto che è
liberato dal suo vecchio mondo.
Quello che ci
rende instabili, è restare abbarbicati al nostro vecchio mondo.
Ci rende
instabili sul cammino della Verità.
Sul cammino di
Dio.
Infatti
domenica scorsa, abbiamo avuto come pensiero guida, la Parola di Dio che dice:
“Quando il Padre ha liberato dal potere delle tenebre, consegna al Regno del
Figlio suo le anime”.
Quando ha
liberato dal potere delle tenebre.
Ed abbiamo
visto che il potere delle tenebre è dato dal mondo dei sensi, dal mondo delle
cose che si vedono e di toccano.
Quello che per
noi è realtà.
Da tutta la
creazione di Dio.
Tutta la
creazione di Dio è opera di Dio per noi.
È Dio che si
annuncia a noi.
È opera di Dio
che arriva a noi, indipendentemente da noi.
Ma proprio
perché arriva indipendentemente da noi, prima di tutto s’impone, noi la
subiamo.
Noi non
possiamo non vedere la creazione.
Noi non
possiamo non vedere gli avvenimenti.
Possiamo
rifiutarli, respingerli, possiamo fare tutto quello che vogliamo, però non
possiamo non vederli.
Le creature e i
fatti, entrano in noi, indipendentemente dalla nostra volontà.
Quindi per
opera di una volontà superiore che l’impone a noi.
Come ci viene
imposta la nostra stessa esistenza e la nostra stessa vita.
E in quanto le
impone a noi, questa cose che costituiscono il nostro mondo sensibile, non sono
conosciute da noi.
Tutto ciò che
s’impone a noi, non è conosciuto da noi.
Per essere
conosciuto richiede da parte nostra una certa dedizione, un certo impegno.
Però ci fa
correre anche il rischio di restare nelle tenebre.
Chi ci libererà
da queste tenebre?
Tenebre che
agli occhi nostri sembrano luce, che agli occhi nostri sembrano realtà.
Eppure abbiamo
visto che non è la realtà.
Perché tutto
questo mondo che vediamo e tocchiamo è tutto voce di Dio.
E come voce, ci
richiama alla realtà di Colui che fa arrivare a noi questa voce.
La creazione ci
richiama alla realtà del Creatore.
Il Creatore è la
realtà maiuscola che domina tutta la nostra vita.
Tutta la
creazione è voce e come voce è segno.
E come segno
passa.
È soggetto a
mutazione.
Fintanto che
noi ci appoggiamo a ciò che passa, certamente arriva il momento in cui questa
cosa crolla.
Ecco per cui
noi siamo soggetti a mutamento.
Fintanto che
noi ci appoggiamo a cose che mutano, noi siamo soggetti a mutamento.
Ecco perché è
necessario che il Padre ci liberi dal potere delle tenebre.
Qui dice che il
Padre libera dalle tenebre, dal potere delle tenebre.
Come ci libera
dalle tenebre?
E perché
proprio il Padre?
È proprio il
pensiero di Dio Creatore che ci libera dal fascino di ciò che non è realtà.
Noi non
possiamo considerare la creazione e ignorare il Creatore.
Lo facciamo ma
siamo in colpa.
Siamo in colpa
perché noi scorporiamo, dividiamo l’opera dall’operatore.
Dividiamo la
creazione dal Creatore.
Dividiamo la
parola da colui che la dice.
Ora, dividere è
colpa.
Dividere è
peccato.
L’uomo non deve
separare ciò che Dio ha unito.
Tutta la
creazione è creazione di Uno.
Noi dobbiamo
mantenere legata l’opera di quest’Uno a quest’Uno.
Se manteniamo
legata l’opera all’Operatore, ecco che noi siamo liberati dal potere delle
tenebre.
Perché il
potere delle tenebre, domina su di noi, fintanto che noi lo riteniamo realtà.
Ma il giorno in
cui capiamo che non è realtà ma è voce di Uno, quest’Uno ci libera dal potere
delle tenebre.
E liberati dal
potere delle tenebre, ci consegna , dice la Parola di Dio, al regno di suo
Figlio.
E noi abbiamo
visto domenica scorsa che il regno del Figlio di Dio è il regno della Parola.
La Parola di
Dio.
Qui dice che
quando tutte le pecore sono uscite dall’ovile (liberate dal potere delle
tenebre) allora il Pastore cammina davanti a loro.
Questa sera
l’argomento è il significato di questo “camminare davanti”.
Cosa vuol dire
camminare davanti?
Sì, in senso
materiale, capiamo perfettamente cosa vuol dire camminare davanti ad uno.
Vuol dire
indicargli la strada, fargli vedere dove deve mettere i passi.
Questo nel mondo
nostro materiale.
Ma
evidentemente se noi vogliamo mantenere tutte le cose unite allo Spirito
Creatore, non dobbiamo accontentarci d’intendere le parole, soltanto per quello
che vediamo e tocchiamo.
Dobbiamo
passare sempre al significato.
E al significato
spirituale.
Perché abbiamo
visto che tre sono i mondi che costituiscono ogni uomo.
Ognuno di noi è
costituito da questi tre mondi.
Il mondo
sensibile, il mondo delle cose che si vedono e si toccano.
Poi abbiamo il
mondo della parola.
E poi abbiamo
il mondo delle cose che non si vedono e non si toccano, il mondo delle cose
invisibili.
Ogni uomo è
costituito da questi tre mondi.
E non può
trascurarne qualcuno, senza creare un disastro nella sua vita.
Perché l’uomo è
formato di quello.
Se l’uomo
trascura qualcosa di cui è formato è un suicidio.
L’uomo è
formato dal mondo delle cose visibili, dal mondo della parola e dal mondo delle
cose invisibili.
E questi tre
mondi, formano una cosa sola: l’uomo.
Però questi tre
mondi, non sono indipendenti uno dall’altro.
Sono
strettamente legati uno all’altro e strettamente dipendenti uno dall’altro.
Dipendenti al
punto tale che costituiscono un cammino unico.
E ogni uomo,
marcia su questo cammino.
Lo sappia o non
lo sappia.
E il cammino
unico sta in questo: il mondo sensibile tende al mondo della parola.
E il mondo
della parola, tende al mondo delle cose invisibili.
Questi mondi
sono strettamente legati uno all’altro, perché?
Perché tutto
dipende dal mondo invisibile.
Il mondo più vero
non è quello che vediamo e tocchiamo.
Il mondo più
vero è il mondo invisibile, i mondo delle cose che non vediamo e non tocchiamo
e perché?
Perchè questo è
il mondo della Luce.
Le cose
invisibili, sono invisibili, non perché ci siano sottratte ma sono invisibili,
perché si raggiungono solo intendendole.
Il mondo delle
cose invisibili è il mondo della Verità.
Ecco l’elemento
dominante.
Il mondo
invisibile è il mondo della Verità.
E perché la
Verità non la vediamo e non la tocchiamo e tocchiamo invece le creature che non
sono verità?
Le creature in
quanto soggette a mutamento, hanno la ragione di sé, in altro da se stesse.
Tutto il mondo
delle cose visibili è giustificato in altro.
L’elemento
dominante è il mondo della Verità.
Verità che però
non si vede e non si tocca, non è soggetta ai nostri sensi, perché la verità si
trova soltanto conoscendola.
Soltanto
intendendola.
Ecco perché
esiste il mondo delle cose invisibili.
Perché è il
mondo delle cose che si trovano solo intendendole.
Ed è una
meraviglia per noi.
Perché ci fa
capire che a Dio si giunge soltanto con l’intelligenza.
Soltanto
conoscendolo.
È una
meraviglia perché tutte le creature noi le troviamo senza conoscerle, prima di
conoscerle.
Dio lo possiamo
trovare soltanto conoscendolo.
Ma è soltanto
nella conoscenza che si ha il vero possesso di un essere.
Che si ha la
piena intimità con un essere.
Che si ha la
vita unica con quell’essere.
Solo nella
conoscenza!
Noi tutte le
creature le troviamo, possiamo anche credere di possederle senza conoscerle,
Dio invece non si può trovare, se non conoscendolo.
Allora questi
tre mondi formano un cammino unico.
Ed è il cammino
che conduce alla conoscenza.
Che conduce a
Dio, alla Verità.
Ed è soltanto
qui che c’è la luce.
Quindi è soltanto
il terzo mondo che ha la luce con sé.
È qui, nel
mondo delle cose invisibili che c’è la sorgente dalla luce, non negli altri
due.
Non nel mondo
delle cose che si vedono e si toccano.
Non nel mondo
della parola.
Sia l’uno che
l’altro ci convogliano al mondo delle cose invisibili, perché qui c’è la luce
che illumina.
Ma se questo è
il cammino di ogni uomo, fintanto che non si giunge al mondo delle cose
invisibili, il nostro cammino si svolge nella notte.
Il tema di oggi
abbiamo detto che è il sentiero nella notte.
Però ricordiamo
sempre che qui dice che il Pastore cammina avanti a loro.
Questo “cammina
davanti a loro”, va proprio rapportato a questo sentiero nella notte.
Noi nei primi
due tratti del cammino verso la conoscenza di Dio, principio luce, noi ci
troviamo in un cammino che è immerso nella notte.
Però Dio non ci
ha lasciati in balia di noi stessi.
O dei nostri
sensi.
O dei nostri
sentimenti.
Noi possiamo
cadere in balia dei nostri sentimenti, se noi trascuriamo Lui.
Allora restiamo
dominati dai nostri sentimenti di piacere o paura.
La venuta del
Cristo viene annunciata da Zaccaria come Colui che è venuto a illuminare coloro
che giacevano all’ombra della morte.
Nella paura
della morte.
Tutta la nostra
vita è vissuta all’ombra della morte, nella paura della morte.
E tutto il
nostro faticare e tribolare è per cercare di allontanare il più che sia
possibile da noi la morte.
O gli annunci
di morte.
Naturalmente
più siamo dominati dalla paura e più precipitiamo in essa.
Dal momento che
la luce è riservata al terzo mondo (cose invisibili, Verità), il sentiero della
nostra vita, prima di arrivare lì, si svolge nella notte.
Però in questa
notte, Dio non ci ha lasciati senza una guida.
C’è il Pastore
che cammina davanti a loro.
Cioè ha dato a
noi, Uno con una lampada, per illuminare il sentiero della nostra notte.
E la lampada
per i nostri passi nella notte, è la Parola di Dio.
Parola di Dio
non messa lì in aria ma, Parola di Dio affidata ad Uno che fa lo stesso nostro
sentiero nella notte.
Ed è Cristo.
Cristo cammina
nella nostra notte ma con in mano una lampada.
Per illuminare
i nostri passi.
Evidentemente
quando si cammina su un sentiero, importante è seguire colui che ha lampada
accesa per illuminare i nostri passi.
Seguire vuol
dire che Lui va avanti e noi dietro.
Non che noi
andiamo avanti e Lui dietro.
Perché soltanto
così, noi vediamo quel tratto di sentiero sufficiente per fare qualche passo.
Solo il sole
del giorno illuminerà tutto il sentiero.
Man mano che
noi seguiamo l’uomo della lampada e quindi facciamo un tratto di sentiero, noi
siamo fatti capaci di fare un tratto di strada successivo.
Questo ci fa
capire come Dio, camminando davanti a noi, formi in noi la capacità di arrivare
alla meta.
Perché il
cammino si fa, seguendo passo a passo la luce della lampada.
Ma passo a
passo.
Perché tutto il
sentiero non si vede.
Bisogna
camminare dietro e qui è un lavoro di pazienza.
Non possiamo
sopravanzare la luce della lampada.
Se siamo
dominati dalla paura possiamo oltrepassarla ma veniamo a trovarci nei pasticci.
Perchè noi
possiamo camminare soltanto per quel tratto che la Parola di Dio ha illuminato.
Ed è un tratto
di luce limitato, perché la lampada non ci fa vedere tutta la strada.
Perché non ci
fa vedere tutta la strada?
Perché noi non
siamo ancora capaci, non siamo in grado di percorrere tutta la strada.
Se ci fa vedere
pochi metri, quelli siamo capaci di percorrerli ma se ci fa vedere tutta la
strada non siamo in grado di percorrerla.
Però, man mano
che noi seguiamo la luce della lampada, noi siamo fatti capaci di percorrere
tutta la strada.
Capiamo come la
luce della lampada sia paragonabile all’alimentazione.
Man mano che
noi ci cibiamo di un alimento cresciamo.
E man mano che
cresciamo, siamo fatti capaci di nutrirci di un alimento superiore.
Non ci viene
presentato subito l’alimento superiore.
Non saremmo in
grado di assimilarlo.
L’alimentazione
ci fa capire la funzione di questa lampada.
Di questo
Pastore che cammina davanti a noi.
Cammina davanti
a noi per formare in noi una capacità.
La capacità di
fare i passi successivi.
Altrimenti noi
restiamo paralizzati.
E man mano che
noi assimiliamo una parola, questa parola assimilata, ci rende capaci di
percorrere un tratto di strada successivo.
Noi abbiamo
paragonato questo cammino ad un sentiero di notte.
Illuminato da
una lampada che dà una certa luminosità finita, proporzionata alla nostra
capacità.
Siamo sempre
nel campo delle parabole.
Nel campo dei
segni.
Ma noi dobbiamo
giungere a intendere il significato spirituale.
Non dobbiamo
mai accontentarci di fermarci al campo dei segni, perché questa non è la
realtà.
I segni, in
quanto segni, ci indicano qualcosa di superiore.
E per capire
questo dobbiamo fare il raffronto tra la parola e l’immagine.
Tra la Parola
di Dio e la parola degli uomini.
Noi abbiamo il
mondo delle cose che si vedono e toccano, ed è il mondo delle immagini.
Ed abbiamo il
mondo della parola.
Che differenza
c’è tra il mondo delle immagini, delle figure e il mondo della parola?
E poi che
differenza c’è tra la parola di Dio e la parola degli uomini?
Perché noi ci
troviamo con tante parole.
Tutti parlano.
Ogni esistente,
appunto perché possa esistere è fatto di una unità ma anche di un suo segno,
quindi di una sua parola.
Il mondo
dell’immagine è il mondo dell’esistente.
Noi vediamo gli
esseri.
E il mondo
dell’immagine non ci pone alcun problema.
Noi nella
televisione abbiamo le immagini e molti si addormentano davanti alla
televisione.
L’immagine
normalmente fa dormire.
Perché fa
dormire?
Ho sempre
sentito molti che dicono che si mettono davanti alla televisione e dormono.
Ci deve essere
un significato per cui si dorma davanti alla televisione.
Perché
l’immagine non ti pone problemi.
L’immagine è
immagine dell’essere, dell’essere assoluto, dell’essere che è principio di un
opera.
Tu vedi un
essere che opera.
E questo non ti
pone il problema.
Ti giustifica
le sue opere, è lui che fa quello.
E non ci pone
problemi.
Quella che ci
pone problemi invece è la parola.
Perché la
parola non è un immagine.
La parola ci pone
il problema di andare a cercare l’immagine, di andare a cercare l’essere che mi
giustifica la parola.
Questa mi pone
il problema.
Infatti la
parola diventa faticosa.
È faticoso
leggere.
Non è faticoso
guardare le figure.
Perché?
Perché la
parola mi costringe a pensare.
Cioè mi
costringe a collegare il segno, la parola, con la figura, cioè con un essere
che mi giustifichi quella parola.
Perché la
nostra pace sta nell’essere.
La figura mi
rappresenta l’essere.
L’essere che mi
giustifica le cose.
Poi arriva un
momento in cui tutte le figure che noi vediamo diventano problema, diventano
parola.
Qui noi siamo
buttati in aria.
Qui non
possiamo più dormire.
Qui non siamo
più narcotizzati.
Tutto il mondo
diventa parola di Dio.
È fatale che
diventi parola di Dio.
Ma in un primo
tempo per noi è figura.
Ecco la
necessità di uscire dell’ovile, di uscire dal mondo delle figure.
Per entrare nel
mondo delle parole.
Perché la
parola m’impegna a pensare.
Infatti la
parabola fondamentale di Gesù è basata sopra sul pensare.
Il seme
rappresenta la parola di Dio.
E il terreno
profondo rappresenta coloro che avendo accolto la parola di Dio pongono mente.
Pensano.
Perché pensano?
Per arrivare al
frutto.
E cosa vuol
dire arrivare al frutto?
Arrivare
all’essere che parla.
Perché soltanto
lì è la nostra pace.
E l’essere che
dice le parole, non sono mica le figure che vediamo e tocchiamo.
L’essere che
parla è Dio.
E allora qui
arriviamo alla distinzione tra la parola di Dio e la parola degli uomini.
La parola degli
uomini è quella che si giustifica negli uomini, cioè nella figura.
Ma arriva un
momento in cui anche l’uomo diventa una parola.
E allora qui,
tutta la nostra pace è buttata in aria.
Tutto diventa
parola di un altro: parola di Dio.
Parola di uomo
è quella che attribuisce le cose all’uomo.
Parola di Dio è
quella che attribuisce le cose a Dio.
Tutto è di Dio.
Apparentemente
tante cose sono attribuite all’animale, al vegetale o all’uomo.
E noi quando
riusciamo ad attribuire un fatto a qualcuno siamo pacificati.
Ma poi a un
certo punto tutto salta in aria, perché quegli esistenti a cui noi attribuiamo
i fatti, diventano essi stessi parola.
Perché tutto
sta diventando Parola di Dio.
Perché tutto è
già parola di Dio.
E allora
entriamo nel mondo della parola e il mondo che m’impegna a pensare.
E allora adesso
possiamo capire il significato di questo “cammina davanti a loro”.
Il pastore
cammina davanti alle pecore quando le ha fatte uscire.
Tutte!
Basca che
qualcosa di noi non sia uscito dal primo mondo, dall’ovile, dal mondo delle
figure, dei sentimenti, questo qualcosa ci fa perdere il contatto con Colui che
cammina davanti.
Cioè il Pastore
non cammina davanti a me.
Davanti a me
cammina il sentimento.
Davanti a me
cammina il mio interesse o la mia paura.
Davanti a me cammina
quello che mi domina e non cammina il Pastore.
Basta un punto
da cui non sono uscito dall’ovile.
Soltanto quando
il Pastore ha fatto uscire tutte le pecore, cioè tutto di noi dall’appartenenza
al mondo sensibile, cammina davanti a noi.
Quello che ci
libera dal potere delle tenebre è l’attrazione per il Padre.
Soltanto quando
in noi si è formato questo interesse, questa attrazione per conoscere il
Principio da cui tutto viene, il Pastore cammina davanti a noi.
Tutto viene dal
Principio, dal Padre, anche il Figlio.
Per cui
arriverà un momento in cui tutte le nostre giustificazioni nel Figlio, nel
Pastore, non serviranno a noi, perché anche questa diventerà una parola.
E come diventa
parola, ci fa sentire il bisogno di trovare la giustificazione di questa parola
nel Padre.
Non è il Figlio
che giustifica il Padre ma è il Padre che giustifica il Figlio.
Solo il Padre
conosce il Figlio.
E allora nel
mondo della parola ci troviamo con questa pressione: Uno che cammina davanti a
noi che anticipa per noi.
La Parola è un
anticipo.
Che cosa ci
anticipa in questa notte in cui ci troviamo?
Anticipa a noi
qualche cosa del mondo invisibile.
Del mondo che
ancora non vediamo.
Direi che la
Parola è il segno dell’invisibile nel nostro mondo visibile.
Per cui fa da
ponte.
Ma fa da ponte
proprio perché ci anticipa qualche cosa di ciò che noi non possiamo né vedere,
né toccare, perché lo troveremo soltanto conoscendolo.
Abbiamo letto
questo lunedì, festa degli angeli, questa parola del Signore.
“Ecco Io mando
un angelo davanti a te, per custodirti sul cammino e per farti entrare nel
luogo che ho preparato”.
Possiamo
capirle adesso queste parole.
Questo angelo
che cammina davanti a noi, è questo Pastore con questa lampada accesa sul
nostro sentiero di notte.
È Cristo con la
lampada della Parola di Dio.
“Per custodirti
sul cammino”.
Evidentemente
perché il cammino mi tradisce.
E mi tradisce
perché è nella notte.
“Per farti
entrare nel luogo che ho preparato per te”.
Questo “luogo”
è il mondo della conoscenza di Dio.
È il mondo delle
cose invisibili.
E la Parola di
Dio ci dice che le cose invisibili sono eterne.
Le cose
visibili invece sono temporanee.
Quindi se sono
temporanee, sono soggette a mutamento e sono in funzione di quelle invisibili,
eterne.
“Per farti
entrare in questo luogo eterno”.
Quel luogo dove
si entra soltanto con la conoscenza.
Le cose
invisibili non si vedono con i nostri occhi, non si toccano con le nostre mani,
non si esperimentano con i nostri sensi, perché si trovano soltanto con
l’intelligenza.
Soltanto con il
pensiero.
Soltanto con la
mente.
Perché si
trovano soltanto conoscendole.
E qui dice:
“Abbi rispetto della sua Presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a Lui,
Egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in
Lui”.
“Abbi rispetto
della sua presenza” e della luce che fa.
Perché se tu
trasgredisci, Lui non ti perdona e tu resti nella notte.
“Il mio nome è
in Lui”, ecco l’anticipo.
Gesù dice al
Padre: “Ho annunciato il tuo nome agli uomini”.
“Ho fatto
conoscere il tuo nome”.
Far conoscere
il nome non è ancora far conoscere l’essere.
L’anticipo è
questo.
Il Pastore che
cammina davanti a noi rappresenta la parola che ci anticipa il mondo
invisibile, il mondo della Verità.
E poi dice: “Se
tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici
e l'avversario dei tuoi avversari.
E conclude:
“Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso la
terra promessa”.
È la funzione
del camminare davanti a loro.
In quanto ci
anticipa quello che ancora non vediamo, ce lo propone.
Quindi questa
luce del Pastore che illumina per noi quel tratto del sentiero nella notte,
rappresenta quanto ci anticipa di Dio e quindi quanto ci propone di Dio.
Ora quando
dice: “Abbi rispetto della sua presenza” vuol dire “rispetta ciò che ti
propone”.
E come io
rispetto ciò che mi propone?
Lo rispetto in
quanto m’impegno a capire ciò che mi propone.
Perché è pane
spezzato.
L’alimento
adeguato alla mia povera capacità, per farmi crescere.
Per cui la capacità
che si forma in noi è una sintesi di due elementi.
Il primo è la
Parola che anticipa.
Cioè quello che
il Pastore mi anticipa del regno invisibile, mi anticipa di Dio parlando.
Ma questo non
basta.
È una proposta
che va capita.
E io debbo
capire ciò che Lui mi propone di Dio.
E soltanto se
lo capisco, qui si forma la capacità.
E man mano che
si forma questa capacità, io sono fatto capace di un cibo più complesso e di
passi successivi.
Fino a dove?
Fino a quel
punto in cui il pastore mi rende capace di fare il passaggio al Padre.
Perché il
Pastore, il Figlio di Dio con la sua lampada (parole) mi porta fino a un certo
livello, fino a un certo orizzonte ma di più no.
Perché non è il
Figlio che mi dà il Padre, che mi fa conoscere il Padre.
È il Padre che
fa conoscere Se stesso.
Il Figlio ha la
funzione di portarmi là, dove Lui è, affinché io possa conoscere quello che Lui
conosce.
Ma quello che
Lui conosce, Lui lo conosce dal Padre, perché Lui è Figlio.
Il Figlio non
conosce mica il Padre in Se Stesso.
Il Figlio
conosce il Padre dal Padre.
Il Figlio
riceve la conoscenza del Padre dal Padre, non la conosce da Sé, perché
altrimenti non sarebbe Figlio.
E se il Figlio
ha la funzione di portare noi a formare una sola cosa con Lui, e quindi a
conoscere il Padre come lo conosce Lui, evidentemente camminando davanti a noi,
tende a formare quella capacità che è in Lui.
E quale è
questa capacità che è in Lui?
È la capacità
di conoscere il Padre dal Padre.
È la capacità di conoscere Se Stesso dal Padre,
come generato dal Padre.
Ecco per cui
Gesù a un certo momento dice che è necessario che Lui se ne vada.
Il Pastore a un
certo momento ci deve salutare.
“Perché
altrimenti non può venire in voi lo Spirito”.
E dice: “Ma se
me ne vado, ve lo manderò dal Padre”.
E dice al Padre:
“Erano tuoi e tu li hai dati a Me”.
“Io adesso li
affido a Te”, ecco l’ultimo passo.
Perché li
affida?
Evidentemente
se il Figlio affida al Padre coloro che lo hanno seguito, è perché il Figlio
non può portare a compimento l’opera.
C’è qualche cosa
che non avviene senza di noi e senza il Padre.
Il rapporto
diretto con il Padre.
Altrimenti non
ci sarebbe motivo per cui ci affida al Padre.
Per cui Lui si
ritira e li affida al Padre.
Ed è Parola di
Dio.
Ci affida al
Padre, perché soltanto il Padre può dare quel passo che fa di noi suoi figli.
Perché è il
Padre che genera i figli.
Non è il Figlio
che genera i figli.
Solo il Figlio
vede il Padre.
La voce di Dio
giunge ovunque.
La visione di
Dio l’ha soltanto il Figlio.
Il Figlio che
vede, ha la possibilità di condurre noi là, dove Lui vede il Padre.
E Lui lo fa.
Se noi lo
seguiamo.
Per cui Lui
viene nella nostra notte, illumina un tratto di strada che è accessibile ai
nostri passi, se noi accettiamo la sua proposta e cerchiamo di capire.
E man mano che
cerchiamo di capire cresce in noi la capacità, fino a quel punto in cui noi
siamo fatti come Lui, tutto pensiero del Padre.
Ci sono due
totalità.
C’è la totalità
della liberazione dall’ovile e c’è la totalità del Pensiero del Padre.
Solo quando ci
darà questo “tutto pensiero del Padre”, lì c’è la possibilità di vedere il
Padre, come lo vede il Figlio.
Perché il
pensiero “tutto” è un pensiero puro e dove c’è il pensiero puro c’è la
trasparenza.
Il Figlio ha il
compito di formare in noi questo pensiero puro del Padre che è il Figlio
stesso.
E soltanto in
questa purezza di pensiero, il pensiero scopre il suo essere.
Colui di cui
lui è pensiero.
Ma chi fa la
realtà è il Padre e non il Figlio e questa conoscenza non viene né
dall’immagine, né dalla parola, né dal pensiero.
I nostri
pensieri e il nostro pensare non fanno un briciolo di realtà.
Tutte le parole
di questo mondo (vangelo compreso) non fanno un briciolo di realtà.
La realtà viene
da Dio Padre.
E quindi anche
la scoperta della luce che illumina tutto, del principio che illumina tutto,
viene dal Padre.
E quando ha condotto fuori tutte
le sue pecore cammina
innanzi a loro, e
le pecore lo seguono perché Conoscono la sua voce.
Gv 10 Vs 4 Secondo tema.
TITOLO: Il sentiero nella notte.
ARGOMENTI: La luce graduata – Il pane quotidiano – La novità – Il mondo
dell’immagine – Passaggio dall’immagine alla
parola – Lo Spirito Santo – Il fine viene dal
Padre – La selezione del Maestro – Il Regno
del Figlio – L’essere e la persona – La
totalità – Il pensiero di Dio Creatore – L’uscita
dall’ovile – L’attrazione del Padre – Il campo
d’ascolto – Chiamare per nome -
9/ottobre/1989 LUNEDI Casa di
preghiera Fossano.
E quando ha condotto fuori tutte
le sue pecore cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Gv 10 Vs 4 Terzo tema.
TITOLO: La voce che fa camminare dietro
al Pastore.
ARGOMENTI: La voce & la luce. Cosa è una voce?
Riconoscere la voce. Tutto
è voce di Dio. Riconoscere
la voce del Pastore. Ciò
che fa camminare è la voce. Campo di ascolto.
Interiorizzare
la voce.
15/ottobre/1989 Casa di preghiera
Fossano.
Dall’esposizione
di Luigi Bracco.
Le domeniche scorse abbiamo visto le prime due parti di
questo versetto.
Questa sera ci rimane la terza parte: "Le pecore
seguono il Pastore perchè conoscono la sua voce".
Abbiamo visto che prima di giungere al giorno di Dio,
giorno di Luce, giorno di conoscenza, il sentiero della nostra vita si svolge
nella notte.
E si cammina dietro a Uno che ha una lampada e che
illumina il sentiero a tratti.
Secondo la luce di questa lampada.
E la preoccupazione, poiché ci troviamo nella notte, è di
seguire questo Pastore e di stare attenti alla luce della sua lampada.
Lampada per i miei passi, dice il salmista, è la tua
Parola Signore.
E noi dobbiamo imparare a camminare nella Parola di Dio.
Il che vuol dire che dobbiamo stare attenti a non
camminare dietro le parole di altri.
A non camminare dietro le nostre parole.
Parole del nostro io.
Cioè bisogna imparare a camminare nell'iniziativa di Dio.
A restare nell'iniziativa di Dio.
A impegnarci in ciò che la Parola di Dio ci propone.
Il Pastore cammina avanti a noi.
Ha la lampada accesa nelle sue mani.
Illumina un tratto di strada per i nostri passi, per noi.
Ma c'è un problema.
Che cosa ci fa camminare?
Perchè il Pastore può essere lì, può avere la lampada
accesa, può farci vedere il sentiero, ma chi ci fa camminare?
Che cosa ci fa camminare?
Noi possiamo guardare il tratto di sentiero, possiamo
guardare il Pastore ma non avere assolutamente voglia di camminare.
È il tema di oggi: Che cosa ci fa camminare dietro al
Pastore.
Qual è questa energia che ci sospinge su questo sentiero
illuminato dal Pastore e non ci lascia camminare altrove?
Qui è detto che le pecore lo seguono.
Quindi camminano dietro di Lui.
Perchè (un perchè molto importante) conoscono la sua
voce.
Ci fa capire che le pecore seguono il Pastore per un
motivo ben preciso.
Perchè conoscono la voce del pastore.
Il che fa pensare che se uno non conosce la voce del
Pastore, e fintanto che non conosce la voce del Pastore, non segue il Pastore.
Qui salta fuori l'argomento voce.
Evidentemente il seguire il Pastore dipende dal conoscere
la voce del Pastore.
Si
presenta il problema della voce e della luce.
Non basta la Luce, non basta che il Pastore ci faccia
vedere il cammino perchè noi camminiamo.
Quale forza ci deve sospingere a camminare nella luce?
Gesù dice: "Camminate fintanto che la luce e con voi,
perchè ancora per poco la luce è con voi".
Ci fa capire che la luce non è sempre con noi, ma per
poco.
"Non sempre avrete Me" ci dice Gesù.
Non avremo sempre la luce a disposizione.
Però quando c'è, questa luce ci dice
"camminate".
Il che ci fa capire che noi possiamo avere la luce a
disposizione e non camminare.
Quindi abbiamo la luce e la luce è necessaria perchè (lo
abbiamo visto domenica scorsa) senza la luce nel sentiero della notte non si
cammina, ci si disperde o si resta fermi.
La luce è necessaria certamente per camminare ma non
basta.
Altrimenti la Parola di Dio non direbbe a noi:
"Camminate".
Basterebbe che ci facesse vedere la luce e immediatamente
noi cammineremmo.
No!
La luce può essere con noi e noi non camminare.
Si
presentano due elementi la luce e la voce.
Abbiamo la luce di Dio che ci fa vedere un tratto di
sentiero e abbiamo la voce di Dio che ci dice "cammina!"
Ecco la voce: "Camminate"
Noi possiamo essere distratti, non avere voglia.
Andare adagio, troppo adagio, disperderci.
E pur vedendo la luce non impegnarci a camminare.
E allora il problema è questo, cosa è questa voce che
comunica a noi questa volontà, questa forza, questa energia, questa capacità di
camminare dietro al Pastore?
E cosa vuol dire camminare?
Di fronte a queste parole noi dobbiamo chiederci quale
lezione Dio vuol dare a noi.
Perchè nella sua Parola c'è sempre una lezione per noi.
Per la nostra vita personale, per la nostra vita
essenziale.
E sopratutto cosa Dio ci vuole dire di Sé.
Poiché in tutte le sue Parole Lui ci parla di Sé.
E se noi stiamo attenti, ascoltando le sue Parole, noi
cresciamo nella conoscenza di Lui.
E conoscere Lui è vera vita, vita eterna.
Certo, se la vita vera sta nel conoscere Dio come dice
Gesù, noi commettiamo un delitto a trascurare la conoscenza di Dio.
A non cercare Dio, a non interrogare su Dio, a non
occuparci di Dio.
Noi diventiamo suicidi e omicidi.
Poiché se la nostra vita sta in Dio, se la nostra vita sta
nel conoscere Dio, trascurare di cercare e di conoscere Dio, di occuparci di
Dio è perdere la nostra vita.
Camminano, quindi cercano coloro che conoscono la voce di
Dio.
Dobbiamo
chiederci cosa è una voce?
La voce è segno di un essere che ancora non vediamo e non
tocchiamo, che non abbiamo presente.
Ogni esistente ha la sua voce.
E la meraviglia della creazione di Dio sta lì.
Ogni esistente ha una sua voce.
L'acqua ha la sua voce.
Il monte ha la sua voce.
Gli uomini hanno la loro voce.
E ogni uomo ha una voce diversa dall'altro.
Gli animali hanno la loro voce.
Tutto ha una sua voce ed è una voce caratteristica.
Per cui possiamo dire che ogni esistente è fatto di due
fattori essenziali.
Ciò che egli è, la sua singolarità.
E la sua onda, il suo segno, la sua voce.
Anche Dio ha la sua voce!
La voce è il segno di un esistente là, dove ancora non si
vede, dove non si vede la sua presenza.
Tu cammini
in montagna, su un sentiero, hai sete e allora incominci a essere
attento se trovi una sorgente, un rivolo d'acqua.
E poi a un certo momento senti il rumore dell'acqua.
Vai dietro a questo rumore e vedi l'acqua.
Ecco hai seguito la voce dell'acqua!
E la voce dell'acqua tu non la confondi con la voce del
vento o la voce di un animale.
E la voce dell'acqua!
E tu la avverti prima di vedere l'acqua.
La meraviglia è questa: i segni di un esistente arrivano
là dove l'esistente ancora non si manifesta, non si fa vedere.
E ci fa capire che la voce di Dio, poiché tutto è segno di
Dio, la voce di Dio arriva là dove Dio non si vede ancora.
Però
come facciamo a riconoscere la voce di uno?
Ogni esistente ha la sua voce inconfondibile.
Anche se fossimo miliardi, ognuno ha la sua voce.
E come facciamo a riconoscere la voce di uno?
Come facciamo a riconoscere la voce dell'acqua?
Noi riconosciamo la voce dell'acqua perchè in un certo
momento, vedendo l'acqua abbiamo sentito il rumore dell'acqua.
E tutte le volte che poi avvertiamo il rumore dell'acqua
diciamo: "Qui c'è dell'acqua".
Oppure abbiamo visto il fuoco e abbiamo visto che il
fuoco fa il fumo e tutte le volte che vediamo il fumo anche da lontano, diciamo
che lì c'è un fuoco.
Noi
riconosciamo il segno non perchè c'è il segno ma perchè abbiamo
visto l'esistente che fa quel segno.
C'è stata un’associazione e noi riconosciamo il segno
solo per quell’associazione che c'è stata.
Ci accompagniamo con una persona e la sentiamo parlare in
un certo modo, e quando non vediamo quella persona, ma sentiamo delle parole
dette in un certo modo, diciamo che ci deve essere quella persona.
Ogni persona si distingue per il suo passo, per il suo
vestire per il suo modo di camminare eccetera....
Come facciamo a dire che tutto è voce di Dio?
Da che cosa ci rendiamo conto che tutto è voce di Dio?
Molte volte mi sento dire: "Questo lo dici tu".
No, che tutto sia voce di Dio non lo dice la creatura.
Che tutto sia voce di Dio lo dice Dio Creatore.
Come osservando l'acqua noi avvertiamo il segno
dell'acqua, la voce dell'acqua e poi siamo fatti capaci di individuare, di
riconoscere la voce dell'acqua tutte le volte che sentiamo il rumore
dell'acqua, così nella misura in cui noi ci fermiamo con Dio, a pensare Dio
Creatore, sorge l'associazione tra Dio e la sua opera.
Uno solo è
il Creatore e se uno solo è il Creatore, tutto è opera di Dio.
E se tutto è opera di Dio, tutto è segno di Dio.
Ecco la voce di Dio.
È meditando su Dio, è ascoltando Dio, è da Dio che noi
riconosciamo in tutto la voce di Dio.
Come noi osserviamo l'acqua e riconosciamo il rumore che
fa l'acqua, così osservando Dio Creatore, ascoltando Dio Creatore, siamo fatti
capaci da Lui, dal suo Pensiero di renderci conto che tutto è opera sua.
E soltanto nella nostra ignoranza, cioè nella misura in
cui noi non pensiamo a Dio, che noi riteniamo che Dio sia il Creatore solo di
qualche cosa e non di tutto.
Oppure che Dio sia stato il Creatore all'inizio e non lo
sia più adesso.
Questo è difetto di ascolto di Dio.
È ignoranza nostra.
Ma per poco che noi ci soffermiamo a pensare Dio, ad
ascoltare Dio, la prima cosa che noi apprendiamo di Dio è questa: Dio è il
Creatore, è stato il Creatore ieri, sarà il Creatore domani.
Perchè Lui è il Creatore e quando diciamo è, diciamo una
cosa che è fuori dal tempo.
E se è fuori dal tempo, è sempre.
Quindi ancora oggi Dio è il Creatore.
Ed essendo il creatore non esiste, non poté esistere, non
potrà esistere nulla che non sia voluto da Lui.
Se tutto ciò che accade, è voluto da Dio, tutto è segno
di Dio, tutto è voce di Dio.
Scopriamo, dunque, che tutto è voce di Dio nella misura
in cui noi ci fermiamo a pensare Dio.
È da Dio, solo da Dio che noi impariamo a riconoscere la
voce di Dio, il segno di Dio, così come dall'acqua noi impariamo a riconoscere
la voce dell'acqua, come accompagnandoci a un uomo, impariamo a riconoscere la
voce di quell'uomo.
Succede che tutte le volte che noi udiamo il rumore
dell'acqua o ascoltiamo quel determinato parlare, riconosciamo la voce di-.
Riconosciamo la voce di-, perchè l'abbiamo già dentro di
noi.
Perchè l'abbiamo interiorizzata.
La riconosciamo nella misura in cui l'abbiamo
interiorizzata.
In cui la portiamo come nostro pensiero.
Questo ci fa capire che ciò che portiamo dentro di noi e
nella misura in cui lo portiamo dentro di noi che ci fa individuare la voce
di-.
Qui si dice: "Seguono il pastore perchè conoscono la
sua voce".
Cosa
è questa capacità di riconoscere la voce del Pastore?
E perchè queste pecore conoscono la voce del Pastore?
Pastore è il Figlio di Dio e le pecore sono gli uomini: è
parabola.
Nelle parabole il Signore parlando delle cose che abbiamo
davanti a noi, significa sempre i rapporti (ecco la parabola) tra la nostra
anima e Dio.
Ecco perchè tutte le lezione di Dio noi dobbiamo sempre
intenderle rivolte personalmente a noi, perchè tutto è parabola.
Tutta la creazione è parabola di Dio per noi, per
significare a noi il rapporto che ci deve essere, che c'è (e che quindi deve
esserci, se vogliamo restare nella verità) tra la nostra anima e Dio.
Le pecore, quindi gli uomini, seguono camminano, vanno
dietro al Pastore, vanno dietro al Figlio di Dio.
Quando?
Quando conoscono la sua voce.
Quindi
ciò che fa camminare, è questa voce.
Che sia la voce che fa camminare, l'abbiamo già visto in
diversi momenti.
La prima voce che fa camminare gli uomini è quella di Dio
Creatore.
Quando si è capito che tutto è voce di Dio, ci accorgiamo
che incominciamo a camminare verso Dio.
Perchè in tutte le cose che accadono, in tutti gli
avvenimenti, in tutte le creature che noi incontriamo, andiamo a cercare il
Pensiero di Dio.
Il significato presso Dio di quello che Dio ci fa
accadere, di quello che Dio ci presenta.
Questo è segno che noi ci siamo svegliati alla vita dello
Spirito.
E abbiamo iniziato a camminare spiritualmente.
Abbiamo incominciato a pensare.
Pensare vuol dire cercare il pensiero di qualcuno.
Dico, la prima voce che ci fa camminare è la voce di Dio
Creatore.
Quando noi abbiamo capito che tutto è voce di Dio
Creatore.
Quindi la prima grazia è capire che tutto è voce di Dio
Creatore.
La seconda grazia che deriva dalla prima è il camminare
alla ricerca del Pensiero di Dio, del significato presso Dio.
Quindi è la voce che provoca il nostro camminare.
Poi abbiamo visto un secondo momento della voce, è la
voce del Pastore.
La voce del Figlio che ci chiama per nome e ci fa uscire
dal nostro ovile.
Ci fa uscire dal nostro mondo, dalla nostra vita vecchia,
dalla nostra vita vissuta nel mondo chiamandoci per nome.
È la voce che ci fa camminare.
Perchè la voce ci fa camminare?
Proprio perchè la voce giunge là dove noi ancora non
vediamo.
Abbiamo detto tante volte: noi sentiamo la voce.
Il rumore di una cosa ma non vediamo la cosa.
Ma fatti per vedere, il rumore non ci soddisfa.
Se uno sente il rumore dell'acqua, non si accontenta e
non si disseta sopratutto a sentire il rumore dell'acqua.
Se uno ha sete, segue il rumore dell'acqua e non si
da pace fintanto che non giunge a vedere l'acqua.
Perchè soltanto vedendola, può attingere a essa.
Non può attingere sentendo la voce.
Si attinge vedendo.
Noi siamo fatti per vedere.
Però il vedere si trova soltanto in un certo luogo.
In un certo punto.
Ogni cosa per essere trovata deve essere cercata nel suo
luogo.
E questo è un segno, tutto è segno di Dio.
Se ogni cosa abita in un luogo, per essere trovata deve
essere cercata in quel luogo preciso.
Se uno non vuole dannarsi nella vita a cercarla in luoghi
sbagliati.
E concludere in niente.
È segno per dire a noi che il trovare, il vedere Dio è condizionato
a un certo luogo.
Dio si vede soltanto nel suo Verbo.
Nel suo Pensiero, in suo Figlio.
Ecco perchè noi non vediamo Dio.
Non vediamo Dio fintanto che non c’è data la possibilità
di essere Pensiero di Dio, di essere Figlio di Dio, Verbo di Dio.
E allora ecco il compito immenso, meraviglioso della voce
che arriva là dove non si vede, dove è notte, dove si è ciechi.
La voce di Dio arriva ovunque.
Si fa sentire ovunque e quanti la ascoltano a poco per
volta giungono là, dove Lui è.
Dove si può vedere.
Cioè giungono al Figlio.
Giungono al Pensiero di Dio.
Soltanto nel Pensiero di Dio c'è quella trasparenza in
cui si vede la presenza di Dio.
E vedendo la presenza, lì si trova la Pace.
Lì si trova la Vita.
E lì c'è la conferma che la nostra Vita sta nel
conoscere.
Non sta nel sentire i rumori.
I rumori e le voci sono necessari e quanto sono
necessari!
Qui si dice: "Seguono".
Si segue uno che è davanti a noi.
C'è sempre qualcuno che cammina avanti a noi.
Cammina davanti a noi il nostro interesse principale.
Il nostro interesse principale è quello che determina il
nostro campo di ascolto.
È quello che ci seleziona le voci.
Per cui noi diventiamo sordi a tante voci.
E possiamo diventare sordi alla voce di Dio.
Se il nostro campo di ascolto non è Dio.
Noi distinguiamo sempre e solo la voce di chi cammina
avanti a noi.
Cioè seguiamo la voce del nostro interesse principale.
Ogni uomo ha qualcosa o qualcuno che gli cammina davanti.
Ed è questo qualcuno o qualcosa che gli cammina davanti che
gli condiziona il campo d'ascolto.
E che gli fa sentire la voce di-.
Per cui ognuno di noi diventa capace soltanto di sentire
quella voce che risponde al suo interesse principale.
Quella voce che è di colui che gli cammina davanti.
Davanti a noi abbiamo sempre un fine.
Ed è il fine che condiziona tutto il nostro camminare.
È il fine che determina la scelta delle voci che noi
ascoltiamo.
Quando noi abbiamo un fine, noi siamo dei selezionatori
di voci.
Perchè avendo questo fine, noi incominciamo a scartare
tutto ciò che non serve per il nostro fine.
E a prestare attenzione a tutto ciò che serve al nostro
fine.
Ecco, è il fine che ci rende capaci di individuare la
voce.
Ma allora dobbiamo dire che fintanto che noi non abbiamo
come nostro fine Dio, non siamo in grado di riconoscere né la voce di Dio, né
la voce del Figlio di Dio.
Anche se tutto è voce di Dio.
Ecco perchè noi possiamo restare nel dubbio.
Dio parla con noi in tutto, fa arrivare a noi la sua voce
in tutto.
Ma in noi resta il dubbio: "È voce di Dio?".
Come faccio a essere sicuro che sia voce di Dio?
Tu non puoi essere sicuro che sia voce di Dio e non
potrai mai esserne sicuro, eternamente non potrai esserne sicuro se davanti a
te non c'è Dio.
Perchè
come la voce dell'acqua io la capisco, la riconosco
soltanto in quanto l'ho interiorizzata così avviene con Dio.
Ed ho interiorizzato l'acqua in quanto ho osservato
l'acqua.
Osservando l'acqua ho sentito il rumore che faceva
l'acqua.
E ho interiorizzato l'acqua e il suo rumore.
Così quando ho visto il fuoco, ho visto il fumo che fa il
fuoco e ho interiorizzato il fuoco e il fumo.
Cioè ho interiorizzato l'esistente e la sua voce il suo
segno.
E in quanto l'ho interiorizzato sono reso capace, tutte
le volte che vedo il segno, che odo la voce, che odo il rumore di individuare
di che cosa è voce, di che cosa è rumore, di che cosa è segno.
Così è lo stesso per quel che riguarda la voce di Dio.
Fintanto che davanti a me non ho Dio, non ho ascoltato la
voce di Dio Padre, io sono nella impossibilità assoluta di riconoscere la voce
di Dio.
È come se non avessi mai visto l'acqua e mai sentito il
rumore dell'acqua insieme.
Io posso sentire tutti i rumori dell'acqua, ma non riesco
a individuare che quello sia il segno, il rumore dell'acqua.
Quindi il segno noi lo capiamo soltanto in quanto siamo
stati con l'esistente ed abbiamo visto l'esistente e il suo segno.
L'esistente e la sua voce.
L'esistente e il suo rumore.
Ecco perchè Gesù dice: "Voi non mi potete
ascoltare".
Voi non potete riconoscere le mie parole.
Voi non potete riconoscere che le mie parole sono da Dio.
Perchè?
Perchè voi non siete da Dio.
Solo chi è da Dio riconosce ciò che è da Dio.
Qui abbiamo la meraviglia ma abbiamo anche il rischio in
cui ognuno di noi può venirsi a trovare.
Perchè fintanto che noi non siamo da Dio....( e noi non
siamo da Dio fintanto che non abbiamo Dio come fine, cioè non abbiamo Dio come
interesse principale della nostra vita, come ciò che cammina davanti a
noi).....fintanto che davanti a noi cammina altro da Dio, noi ci troviamo nella
impossibilità, anche se Dio parla con noi ( e Dio parla con noi!!) di
riconoscere (resta il dubbio) la voce di Dio.
E se non riconosciamo la voce di Dio, non possiamo
seguire Dio, il Pastore, non possiamo camminare verso Dio.
Perchè abbiamo visto, condizione per camminare verso Dio
è saper riconoscere la voce di Dio.
Chi non conosce la voce di Dio, non può camminare dietro
a Dio.
Ora questo avere Dio come interesse principale, Dio
davanti a noi, vuol dire (perchè noi ciò che abbiamo davanti a noi l'abbiamo
come pensiero, come oggetto del pensiero) averlo presente come pensiero, come
oggetto del nostro pensiero ed è quello che ci guida in tutto.
Chi vuol andare in una città, prima deve mettersi ben nel
pensiero questo fine, e poi, anche durante il cammino lo deve avere ben
presente nel pensiero.
Perchè per poco che uno lo dimentichi incomincia a
girare a vuoto.
Questo ci fa capire che Dio con tutta la sua opera
creatrice vuole (vuole è Volontà di Dio!) farsi oggetto del nostro pensiero.
Ora se Dio vuole essere oggetto del nostro pensiero e se,
quindi noi dobbiamo avere Dio come nostro pensiero, ciò è segno che Dio vuole
che noi diventiamo, è evidente, pensiero suo.
E se noi siamo chiamati a diventare Pensiero di Dio
(Pensiero di Dio è il Figlio di Dio) vuol dire che Dio vuole essere nostro
Padre.
E quando ha condotto fuori tutte
le sue pecore cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Gv 10 Vs 4 Terzo tema.Riassunti
Lunedì.
TITOLO: La
voce che fa camminare dietro al Pastore.
ARGOMENTI: La parte di sentiero illuminata dal Pastore – Conoscere la Voce
del Pastore – La Luce e la Voce – La voce è
segno di un esistente – Singolarità e segnalazione
di sé – La voce di Dio – L’acqua e la sua
voce – Riconoscere l’esistente – L’associazione
tra Dio e la sua Voce – Solo l’esistente rivela la sua voce – Dio è Creatore fuori del tempo – La voce è l’anima
del movimento – La voce del Figlio –
Chiamare per nome – Il Figlio ci fa uscire dal
nostro mondo – La voce e l’immagine – La voce
dell’acqua orienta all’acqua se ho sete – La voce del’’acqua non disseta
– Il rumore non ci dà pace – Il luogo in cui
il Figlio riceve l’essere dal Padre – Il nostro
interesse determina il campo d’ascolto e seleziona le voci – Sordi alla
voce di Dio – La selezione delle voci – Solo
avendo Dio come fine posso riconoscere la voce di Dio –
L’ascolto del Padre e l’andare a Cristo – La condizione per seguire il
Pastore è riconoscere la sua Voce – Diventare Pensiero
di Dio -
16/ottobre/1989 - LUNEDI - Casa
di preghiera Fossano.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore cammina
innanzi a loro, e le pecore lo
seguono, perché conoscono la sua voce. Gv 10 Vs 4 RIASSUNTI
DOMENICA
RIASSUNTI DOMENICA
ARGOMENTI: Il regno del Figlio di Dio – Il sentiero nella notte – La totalità delle pecore – L’ovile sono le
ragioni umane – Vedere dal mondo di Dio – Il
potere delle tenebre, all’ombra della morte – La casa
costruita sulla sabbia – Credere di vedere –
I tre mondi dell’uomo – La passione di possesso e passione di capire – Capire il Pensiero assoluto di Chi crea il relativo –
Liberarsi del superfluo – La stanza vuota e i demoni –
Il battesimo di giustizia – Liberati da e liberati per – L’ascolto del Padre conduce al Figlio – Solo il
Figlio conosce il Padre – Uno solo è il Maestro –
La cecità e la Luce – L’affidamento al Padre –
Il luogo di Cristo – Raccolti in un pensiero –
Solo il Padre si rivela – L’essere viene dal Padre –
La funzione della Parola – Mondo sensibile, della
Parola e della Verità – La Verità si trova solo conoscendola – Solo il Figlio conosce il Padre – L’uomo con la
lampada – Il cammino dietro a Cristo – L’assimilazione
– Immagine, pensiero, parola, realtà – L’immagine
fa dormire – La parola sollecita il pensare -
Il pensiero invoca una giustificazione
nell’essere che lo genera – Tutto diventa Parola di
Dio – Le parole difficili di Cristo – Vedere
la realtà che annuncia la parola -
22/ottobre/1989 Casa di preghiera Fossano.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore cammina innanzi a loro, e le pecore lo
seguono, perché conoscono la sua voce. Gv 10 Vs 4 RIASSUNTI
LUNEDI
RIASSUNTI LUNEDI
ARGOMENTI: La voce che ci fa seguire il Pastore – La totalità dei pensieri – La liberazione dalle tenebre – La schiavitù al mondo
– Zaccaria – San Paolo ai Colossesi – Il regno del Figlio - L’instabilità umana – Costruire sulla roccia – Cose visibili o invisibili – Il potere delle tenebre – Confondere il segno con la
realtà – Il passaggio al mondo della Parola – La
luce di Dio Creatore – Tutto diventa Parola – Il
mondo della realtà – Possesso o conoscenza – Costruire
sul Pensiero di Dio – La stanza vuota e i demoni –
Il battesimo di giustizia – L’incontro con Cristo –
L’attrazione del Padre – La preghiera al Padre –
Solo il Figlio vede il Padre – L’essere si riceve dal
Padre – L’unico Maestro – La Porta è Persona –
Capire di non capire – L’ascolto della Parola –
La voce dell’acqua e l’acqua – Riconoscere la Voce del
Pastore – I confini del Regno del Figlio – Il regno
della Parola – I tre mondi dell’uomo – Immagine e
parola – Tutto diventa Parola di Dio -
23/ottobre/1989 Casa di preghiera Fossano.