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"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Primo tema.


Titolo: La porta dell'ovile delle pecore. Dalla verità in sé alla verità per sé. Dal fideismo alla fede pensata.


Argomenti: I falsi profeti -  Il seme, la Parola e il frutto, la Conoscenza di Dio – La proposta del fine -  Fattore visibile e invisibile dei segni di Dio -  Mente e memoria - I tre significati della porta: mente/Pensiero di Dio/Dio – La chiave della scienza – La noia – I fini diversi dalla conoscenza di Dio – La porta rappresenta il Fine -


4/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.


 

 

Dall’esposizione di Luigi Bracco.

È parola di Gesù, Parola di Dio e anche qui dobbiamo chiederci quale lezione e quale significato per la nostra vita personale hanno queste parole di Gesù.

Sopratutto che cosa Dio ci vuole insegnare di Sé.

Perché in tutte le cose, Dio parla di Sé a noi, per renderci partecipi di quello che Lui è.

La vita è partecipazione, è comunione, quindi Dio parla per dare a noi la possibilità di partecipare alla sua vita.

Qui Gesù dice: "Colui che non entra per la porta nell'ovile delle pecore".

La prima domanda che si affaccia è con chi ce l'abbia, a chi vuole alludere?

Non possiamo fare a meno di collegare questo con quello che aveva detto prima.

Prima, ai farisei che avevano detto:"Saremmo anche noi forse dei ciechi?", Gesù aveva detto:"Se foste ciechi non sareste in colpa, invece voi dite di vedere, il vostro peccato rimane".

Dopo aver detto questo Lui si rivolge a tutti e dice:"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino", cioè, non viene che per rubare e per uccidere.

Con chi ce l'ha?

Evidentemente se aveva detto ai maestri d'Israele: "Il vostro peccato rimane", il rapporto con i farisei è evidente.

E allora qui ci troviamo con un discorso che continua.

Siamo passati dal capitolo nono al decimo ma il discorso continua.

Perché Gesù dice questo?

E lo dice a tutti.

Perché?

Se dice: "Chi vi sale da altra parte è ladro e assassino", è un annuncio, è un ammonimento, è un avviso che Lui vuole dare a tutti.

Se lo vuol dare, evidentemente è perché gli uomini si trovano nel rischio di subire il danno di colui che non passa per la porta dell'ovile delle pecore, ma vi sale da altra parte.

Cioè, gli uomini si trovano nel rischio di essere sedotti.

Gesù stesso ammonisce negli altri Vangeli: "State attenti a non lasciarvi sedurre dagli uomini".

L'uomo può essere sedotto dai suoi simili.

Sedurre cosa vuol dire?

Sedurre vuol dire portare dietro di sé.

L'uomo può lasciarsi trascinare dietro le cose che dicono gli altri.

Ma allora c'è da chiedersi come può l'uomo evitare questo.

D'altronde se Gesù dice: "Colui che non entra per la porta dell'ovile, ma vi sale da altra parte", dà un certo segno.

Come può l'uomo evitare di lasciarsi sedurre?

Ma questa "porta" cosa significa?

E da cosa ci accorgiamo che uno viene per sedurre?

Apparentemente il paragone è semplice.

Parla dell'ovile, parla della porta che introduce nell'ovile, parla di coloro che non passano attraverso questa porta.

Ma noi come possiamo avere un criterio per giudicare la porta e giudicare se uno non vi passa da questa porta?

Le Parole di Dio quando non sono chiare, devono essere sempre commentate con altre Parole di Dio.

Per capire il significato di questa porta e sopratutto per capire il criterio per riconoscere coloro che possono venire e sedurre la nostra anima, noi andiamo a cercare un'altra parola del Signore, quando Lui dice: "Guardatevi dai falsi profeti".

E qui ci dà un altro criterio.

Perché quando ci dà un ammonimento, ci deve dare un criterio per poter capire, in modo da poter distinguere, riconoscere.

Il criterio dice: "Li riconoscerete dai loro frutti".

Qui ci dice che li riconosceremo per il fatto che non passano per la porta delle pecore, ma il discorso qui (pur essendo una parabola è oscuro), là ci dice che i falsi profeti li riconosceremo dai loro frutti.

Anche qui il termine frutto dovrebbe essere chiaro per noi se riferito a un albero, ma riferito a un profeta, a un uomo che parla con noi è ambiguo.

Generalmente si dice che i frutti sono le opere buone ma poi abbiamo San Paolo che ci dice che se anche uno donasse tutto ai poveri, questo non è sufficiente, se uno si sacrificasse o rinunciasse al suo corpo, questo non è sufficiente, perché può essere ambizione o orgoglio.

Cosa dobbiamo intendere per questi "frutti"?

Anche qui abbiamo la Parola di Dio, perché se noi siamo attenti, la Parola di Dio non ci lascia mai a metà strada.

E quando Gesù parla del frutto, lo presenta come la conclusione del seme.

Il seme che porta frutto.

Qui abbiamo già un'apertura, perché: "Terreno buono è quello che giunge al frutto".

E quando dice:"Quello che giunge al frutto", ci dice:"Sono coloro che pongono mente al seme", ma il "seme", ce lo dice ancora Lui, è la Parola di Dio.

Allora, ponendo mente alla Parola di Dio si giunge al frutto.

Si giunge alla conoscenza.

Qual è il frutto della Parola di Dio?

Dio parla per farsi conoscere.

Il frutto della Parola di Dio è la conoscenza di Dio.

Questo è il fine per cui Dio ha creato e crea tutte le cose.

Noi abbiamo avuto l'esistenza per conoscere Dio.

Ed è Gesù, ancora la Parola di Dio che ce lo dice:"La vita eterna sta nel conoscere Te Padre".

Dio ci ha creati per la vita eterna.

La vita eterna sta nel conoscere Dio.

Qui abbiamo il compimento.

Qui abbiamo il fine.

Qui abbiamo il frutto.

Qui abbiamo la possibilità, adesso di capire.

Quando dice: "Li riconoscerete dai frutti" significa che li riconoscerete dal fine che vi propongono.

Quindi i falsi profeti li riconoscerete dal fine che vi propongono.

Ogni parola è sempre una proposta.

Quindi tutti coloro che arrivano a noi, arrivano a noi dicendoci sempre qualche parola, facendoci qualche proposta.

Però il più delle volte queste proposte sono nascoste e noi possiamo restare ingannati.

Dice: "Guardatevi da coloro che vengono a voi con il vestito di pecora e poi sotto sono dei lupi".

Noi possiamo essere ingannati, perché fintanto che siamo in cammino, noi non abbiamo in noi la luce sufficiente per riconoscere lo spirito delle cose e il più delle volte ci fermiamo all'apparenza.

L'apparenza è la pecora e quando ci accorgiamo del lupo è troppo tardi.

Il Signore ci dice che li riconosceremo da quello che ci propongono.

Il fine è conoscere Dio, se qualcuno vi propone un fine diverso, qui abbiamo un falso profeta: state attenti.

È Parola di Dio.

Allora qui possiamo arrivare al concetto di porta.

Abbiamo fatto riferimento ai falsi profeti, appunto perché avevamo bisogno di capire che cosa s'intende per colui che non entra nell'ovile per la porta.

La porta rappresenta il fine e il fine è la conoscenza di Dio.

Colui che entra nella vostra vita proponendovi altro dal fine per cui Dio vi ha creati, cioè proponendovi altro dalla conoscenza di Dio, è un ladro ed è un brigante, non viene che per rubare e per uccidere.

Ecco il collegamento capitolo nono e decimo.

I farisei, i maestri d'Israele si vantavano di avere la chiave della scienza.

Gesù dice: "Guai a voi, scribi e farisei che vi siete impossessati della chiave della scienza, voi non siete entrati e avete impedito agli altri di entrare".

Ecco le parole dure per cui Gesù viene mandato a morte.

Quanto però sono vere.

Sono Parole di Dio che Dio dice a noi per darci la possibilità, fintanto che siamo in cammino, di evitare l'inganno, la delusione, la dispersione della nostra vita, per evitare a noi l'esperienza di morte.

Perché se ci lasciamo deviare verso un fine diverso da quello per cui Dio ci ha creati (conoscenza di Dio), non possiamo far altro che giungere a fare esperienza di morte, poiché la vita sta nel conoscere Dio.

Sono molti quelli che fanno esperienza di questo vuoto.

E un segno di questo vuoto nella vita dell'uomo è la noia.

Quanti fanno esperienza della noia nella loro vita, conseguenza del fatto che hanno trovato il vuoto.

Che non hanno più la vita dentro di sé.

Conseguenza del fatto che si sono lasciati orientare verso un fine diverso da quello per il quale Dio ci ha dato l'esistenza: la conoscenza di Dio.

Con ciò Dio fa piazza pulita attorno a noi di tutti i fini diversi.

Perché l'unica via per entrare nella vita è questa porta dell'ovile.

Abbiamo capito che la porta rappresenta il fine.

Perché è attraverso la proposta del fine che si entra nella vita degli uomini.

Anche Dio entra nella nostra vita proponendoci il suo fine.

Abbiamo Dio che ci propone il suo fine e gli uomini che ci propongono il loro fine.

Gli uomini non passano per la porta, Dio passa per la porta.

Gesù fa piazza pulita su tutti gli altri fini.

Quindi dà a noi la possibilità di riconoscere, se vogliamo, qual è la condizione per entrare.

Ovile delle anime, lo vedremo poi in seguito è il luogo di pace e di riposo.

Significa il sabato di Dio, quel riposo di cui San Paolo stesso dice: "Quando udite una Parola di Dio, affrettatevi a entrare nel suo riposo, nella sua pace".

"Affrettatevi, affinché non avvenga come al popolo ebreo che fu costretto a vagare nel deserto per quarant'anni, fino all'estinzione di tutta quella generazione che non si affrettò a entrare nella terra promessa".

Ed è tutto segno di Dio per la nostra vita, per ognuno di noi.

Sgombrato il terreno dai falsi profeti, cioè da coloro che entrano da "altra parte" e qui ci fa capire che sono coloro che dicono: "Noi ci vediamo".

Perché collegandolo con la frase precedente, Gesù aveva concluso dicendo: "Voi dite di vedere quindi il vostro peccato rimane".

Quindi costoro tendono a entrare nell'ovile per un’altra porta.

Ci fa capire che per la vera porta entrano coloro che non vedono, coloro che sono ciechi.

Ma abbiamo già visto che colui che è cieco è uno che cerca la luce, allora entra per la porta dell'ovile colui che cerca la luce, non colui che dice di vedere.

Perché quando uno dice di vedere, allora tende a imporre quello che lui vede.

Mentre invece colui che non vede, tende a capire quello che non vede.

La grande differenza sta lì.

Come c'è una grande differenza nella ricerca dell'Assoluto.

Abbiamo detto che l'uomo è caratterizzato da questo.

L'uomo è passione d'Assoluto.

Creato per Dio, l'uomo ha la passione per Dio.

Creato per l'Assoluto e l'infinito, subisce la passione dell'Assoluto e dell'infinito.

Però proprio perché porta con sé la passione dell'Assoluto e dell'infinito, lui corre il rischio di informare di sé le cose che non sono assolute, che non sono infinite.

Di informare di questa sua passione d'Assoluto le cose.

Cioè, tende a voler trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è, a rendere eterno quello che eterno non è.

E il problema non sta lì.

Il problema non sta in questa fatica dell'uomo per rendere Assoluto quello che non è Assoluto.

Il problema sta nel capire che cosa è l'Assoluto, non nel voler trasformare in Assoluto quello che è relativo.

Tutto quello che non è Assoluto, Dio lo presenta all'uomo, non perché l'uomo abbia a faticare e sudare per cercare di renderlo Assoluto, perché è già fallito subito in partenza.

Dio presenta all'uomo segni di Sé.

Tutti i segni della creazione di Dio, sono caratterizzati dal fatto di non essere assoluti.

Perché sono segnalazioni e la segnalazione non è mai il segnalato.

Come noi facciamo l'errore di tendere a trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è, così noi possiamo fare anche questo errore qui.

Tutti i segni che Dio ci presenta, hanno la caratteristica di:

-Essere mutevoli (soggetti al tempo).

-Essere dipendenti (tutte le creature dipendono da qualcosa di altro da se).

-Essere finiti.

Capiamo subito che questi segni sono contrapposti all':

-Eterno.

-Assoluto

-Infinito.

Ora proprio perché c'è questa contrapposizione fra le creature (finite, relative, mutevoli) e il Creatore (infinito, Assoluto, eterno), tutte le creature, quindi tutti i segni di Dio sono una sollecitazione alla nostra anima a cercare.

Quindi non dobbiamo cercare di trasformarli in Assoluto eterno infinito poiché essi sono una sollecitazione a cercare che cosa è l'Assoluto, l'infinito e l'eterno, a cercare che cosa è Dio.

Tutti i segni di Dio sono composti da questi due fattori:

-Il fattore sensibile, sentimentale, quello che si fa vedere e toccare da noi, la parte visibile, quindi ogni segno ha una parte visibile.

- Il fattore invisibile che è questa sollecitazione, quest'istanza all'Assoluto, all'infinito, all'eterno a Dio, che il segno provoca giungendo a noi.

Ogni segno è una parola e una Parola di Dio.

In quanto è una Parola di Dio ci sollecita a cercare.

Per questo ogni segno va considerato nella sua globalità e nella sua totalità e non va analizzato.

Considerarlo nella sua totalità, significa considerarlo per la parte sensibile che arriva a noi ma sopratutto vuol dire mantenerlo presente per la parte invisibile.

Cioè per quello che sollecita da noi.

Per quello che chiede a noi.

Il segno chiede a noi qualcosa, è una proposta.

Il segno chiede a noi l'individuazione dell'Assoluto, dell'infinito e dell'eterno.

Ora, abbiamo detto che la parte visibile dei segni di Dio noi la vediamo con gli occhi, la tocchiamo con le mani, è quello che giunge a noi attraverso i sensi.

Ma la parte che c'è nei segni di Dio, questa istanza d'Assoluto, noi non la vediamo con gli occhi.

Questa parte invisibile noi la troviamo soltanto dentro di noi.

Nella mente, nel pensiero.

Ecco per cui tutti i segni di Dio che arrivano a noi, se noi li vogliamo considerare nella loro totalità, li dobbiamo interiorizzare e li dobbiamo portare dentro di noi, sull'altare della nostra mente.

Anche questo è un segno della porta.

Prima abbiamo visto la porta come un segno negativo per escludere tutto ciò che non dobbiamo lasciare entrare, adesso vediamo che cosa ci significa questa porta come aspetto positivo.

Il primo segno di questa porta è questo: la mente.

La mente dell'uomo, questo è il passaggio per entrare nell'ovile.

Ogni segno di Dio che arriva a noi deve essere portato nella nostra mente.

Sull'altare della nostra mente, dice Sant Agostino, "Perché è lì che si celebrano i veri sacrifici, si fanno le vere offerte a Dio".

Le vere offerte a Dio.

Quando diciamo mente, dobbiamo evitare di confonderla con la memoria.

La memoria non è mente.

La mente considera ciò che non si vede con gli occhi e ciò che non si tocca con le mani.

Invece nella memoria c'è quello che noi vediamo con gli occhi e tocchiamo con le mani.

La memoria custodisce ciò che noi abbiamo visto e abbiamo toccato.

La mente è un’altra cosa.

Nella mente opera il pensiero.

Il pensiero si rivolge a ciò che noi non vediamo con gli occhi e non tocchiamo con le mani.

Si applica il pensiero per arrivare a capire quello che non si vede e non si tocca.

Perché le cose che vediamo e tocchiamo sono apparenti ma non sono trasparenti.

Non sono intellegibili e noi siamo fatti per intendere e s'intende con il pensiero, con la mente.

Con la mente si considerano le intenzioni, perché l'intenzione dà la luce.

Ogni segno è costituito da una parte sensibile e da una parte d'infinito che s'annuncia a noi.

È Dio che parla con noi ed è qui che s'illumina il segno.

È l'Intenzione di Dio che m'illumina il segno.

Ma io l'intenzione non la vedo con gli occhi.

Ecco per cui siamo ingannati dai falsi profeti.

Perché noi ci fermiamo a quello che vediamo con gli occhi e tocchiamo con le mani.

Ci fermiamo all'apparenza e l'intenzione ci sfugge.

Perché l'intenzione si coglie con la mente non con gli occhi o le mani.

Ed è qui nella mente, nel pensiero che bisogna portare i segni di Dio.

Quindi portare i segni di Dio nella mente, vuol dire portarli nell'Intenzione di Dio.

Nel Pensiero di Dio.

Ma l'Intenzione di Dio viene da Dio.

E solo da Dio.

L'intenzione di un essere viene da ciò che un essere è.

L'Intenzione di Dio e il Pensiero di Dio, vengono da ciò che Dio è.

Allora noi possiamo cogliere quest'intenzione soltanto guardando dal punto di vista di Dio.

Ecco perché abbiamo il pensiero.

Noi col pensiero usciamo dal nostro mondo, dalla situazione in cui ci troviamo e possiamo portarci a osservare le cose dal punto di vista di un altro.

Secondo l'intenzione di un altro.

L'Intenzione di Dio si coglie soltanto con il Pensiero di Dio.

Ecco perché noi uomini siamo portatori di Dio.

Solo con il Pensiero di Dio, abbiamo la possibilità di guardare dal punto di vista di Dio.

Guardare le cose nell'Intenzione di Dio, questo vuol dire portare i segni nella mente.

Se noi facciamo attenzione, il primo segno della porta che introduce nell'ovile (conoscenza di Dio) rappresenta il passaggio della prima notte.

Dal mondo esterno all'interno.

Passaggio dal segno esteriore alla mente.

Ma adesso bisogna precisare che mente, significa considerare i segni di Dio secondo l'Intenzione di Dio, secondo il punto di vista di Dio.

Evidentemente Dio è un essere che non si confonde con nessuna creatura e con nessuno dei suoi segni.

Qui abbiamo il secondo passaggio, il passaggio dal nostro pensiero al Pensiero di Dio.

Ma passare al Pensiero di Dio, cioè guardare le cose dal Pensiero di Dio, nel Pensiero di Dio vuol dire dimenticare tutto il resto, perché Dio non si confonde con nessun'altra cosa.

Anche tutti i segni.

Quindi vuol dire dimenticare anche tutto quello che portiamo nella memoria, per vedere la novità da Dio.

Allora noi abbiamo il secondo aspetto della porta che è il Pensiero di Dio.

Ma se noi andiamo ancora più a fondo noi ci accorgiamo che questa porta diventa Dio stesso.

Dio stesso diventa la porta, Dio stesso diventa l'ovile.

È la porta attraverso la quale si entra nell'ovile, Dio è Colui attraverso il quale si conosce Dio.

Noi annunciamo la verità in sé ma quando si è annunciata questa verità qui in sé, questo è affinché divenga verità per ognuno di noi.

Perché abbiamo detto che questo è il passaggio obbligato.

Quando si parla di mente e di pensiero e di Dio, qui si parla di un rapporto essenzialmente personale.

Intimo e personale.

Tanto intimo e tanto personale da richiedere l'annullamento di tutto ciò che noi portiamo nella nostra memoria.

E tutto ciò che noi portiamo nella nostra memoria è quello che forma il pensiero del nostro io.

Quando parliamo di pensiero del nostro io, parliamo di qualcosa veramente intimo e personale.

A questo punto ciò che è la vita è in sé, deve diventare la vita di ognuno di noi.

Ciò che è vero in sé, deve diventare il nostro vero.

Ciò che è Dio deve diventare il nostro Dio.

Quello che è la verità in sé, deve diventare la mia verità.

Soltanto a questa condizione qui noi entriamo per questa porta, entriamo nell'ovile, entriamo nella conoscenza di Dio.

Noi diciamo che "la vita è Dio", ma fintanto che io non posso dire che "la mia vita è Dio", io non vivo.

E questa "mia vita è" c'è soltanto quando coincide con ciò che la vita è in Sé, altrimenti io non ho ancora incominciato la mia vita.

Perché la vita s’incomincia soltanto quando ciò che è vero in sé diventa ciò che è vero per me.

Ciò che è vita in sé, diventa vita per me.

Ciò che è luce in sé, diventa luce per me.

Soltanto a questa condizione noi incominciamo a scoprire qual è veramente la porta per entrare nell'ovile della vita, cioè incominciamo a scoprire la vita vera.


A.: È facile lasciarsi sedurre....

Luigi: Se non fosse facile non direbbe questo.

L'uomo corre il rischio di fermarsi a ciò che gli si presenta.

Infatti, Gesù parlando dei falsi profeti dice di stare attenti perché arrivano a noi con un abito da pecora mentre dentro sono dei lupi.

Quando uno è in cammino cosa succede?

Succede che si ferma all'abito.

Si ferma all'apparenza, all'esteriorità, cioè si ferma alle parole che uno dice.

In quanto essendo in cammino non ha ancora la luce e non avendo ancora la luce c'è questo rischio.

Quindi il rischio c'è fino a quando uno è in cammino.

A.: Difficile è distinguere una pecora buona da una cattiva....

Luigi: Il Signore dice che li riconosceremo dai frutti.

Poi ci fa capire che il frutto è il fine, quindi dobbiamo stare attenti al fine che ci propongono.

Cioè, uno che ti propone come fine un istituto, una regola o un dovere, tutto questo non è Dio e non si confonde con Dio.

Il fine è la conoscenza di Dio.

A.: Sembrano fini buoni...

Luigi: Apparentemente.

Apparentemente c'è l'abito da pecora: il prossimo, il sacrificarsi per gli altri, i doveri sociali.

Evidentemente il prossimo, gli istituti, le regole, gli affari sociali e la politica non sono Dio.

Invece il fine deve essere Dio e allora il Signore ci dice di stare attenti.

L'abito è di pecora e invece la sostanza è di lupo: "Non viene che per portare via e distruggere" e quindi per farti esperimentare il vuoto e la morte.

Se dice questa parola è perché l'uomo corre questo rischio, altrimenti non lo direbbe mica.

Infatti, Gesù rimprovera i farisei: "Guai a voi, perché vi siete appropriati della chiave della scienza" e avete detto che tutto dipende da quello che dite voi e "Poi voi non siete entrati e avete impedito agli altri di entrare", il peccato più grave è quello di aver impedito di entrare a quelli che cercavano di entrare.

Perché?

Perché li avete resi succubi e schiavi di altri impegni e di altre finalità.

Come s’impedisce di entrare? In quanto lo faccio servire ad altro.

Questo ci illumina bene per cosa intende per "porta".

"State attenti perché chi non entra per questa porta", cioè non vi propone la conoscenza di Dio come fine è un falso profeta.

B.: Questa porta a seconda del punto del cammino in cui si è, ha altri aspetti....

Luigi: Certo ha altri aspetti, l'ultimo aspetto è Dio stesso.

Il primo passaggio è la mente, la Parola di Dio va intelletta nell'intenzione e chi ti dà la possibilità di cogliere l'intenzione è soltanto la mente.

Per cui abbiamo il passaggio dall'esterno all'interno,poi dalla mente al Pensiero di Dio, dal Pensiero di Dio al Padre.

A un certo momento Dio stesso diventa la porta.

Ora siccome Dio non si confonde con nient'altro è necessario superare tutto quello che porti con te come memoria per ricevere solo da Dio, Dio stesso diventa il passaggio.

C.: Per arrivare a cogliere questa parte invisibile del segno....

Luigi: Se non accolgo la parte invisibile io sono nel peccato.

Perché se io considero solo il segno per la parte visibile, cioè per quello che arriva a me, io sono in peccato, sono in colpa.

Perché allora io ritengo di vedere, cioè, la cosa è vera perché io la vedo.

Quindi la riferisco al mio io, non la collego mica al Pensiero di Dio.

Non cerco l'Intenzione di Dio e quando non cerco l'Intenzione di Dio io sono in colpa.

Perché separo le opere di Dio da Dio, cioè separo le opere di Dio dall'Intenzione di Dio.

E come se ascoltassi una persona e anziché cercare di capire l'intenzione con cui lei mi parla, rivestissi le cose che mi dice della mia intenzione: io sono in colpa verso quella persona, offendo quella persona, perché attribuisco a quella persona la mia intenzione anziché cercare la sua intenzione.

Con Dio è lo stesso.

Tutto è Parola di Dio, natura e avvenimenti.

Se tutto è opera di Dio, io debbo considerare tutto secondo l'Intenzione di Dio, non secondo le mie intenzioni.

Se attribuisco le mie intenzioni alle opere di Dio io sono in colpa.

Rubo a Dio perché proietto sulle cose di Dio il mio interesse, la mia intenzione.

Le cose non sono io che le ho fatte, è un altro che le ha fatte.

Il semplice fatto di sapere che è un altro che le fa, m’impegna per giustizia.

Notiamo bene che già nell'antico testamento il libro della sapienza diceva che la pienezza della giustizia sta nel conoscere Dio.

Quindi mi devo impegnare per giustizia a cercare e a conoscere Dio.

Se io non tengo conto di Dio nel segno, non tengo cioè conto della parte spirituale del segno, io entro nel peccato, nella colpa.

La colpa sta nel separare le cose dall'Intenzione di Dio.

Anche i miei pensieri possono diventare i ladri e gli assassini di cui si parla qui.

Pensieri che non entrano per la porta dell'ovile e cercano di passare da un’altra parte.

C.: Cercare l'Intenzione di Dio va bene ma trovarla è difficile...

Luigi: Per capire cosa debbo fare?

Devo passare alla mente, perché è soltanto nella mente che collego le cose con l'intenzione.

Quando pensi cosa fai?

Pensando non fai altro che cercare di unire un segno che ti è arrivato, con un’intenzione.

Cerchi di unire il segno con l'intenzione.

Quando riesci a vedere il segno nell'intenzione, la cosa è capita, giustificata secondo quell'intenzione lì.

L'intenzione tu l'hai soltanto nella mente, tu non la vedi mica con gli occhi.

Ecco per cui noi possiamo restare ingannati dall'apparenza, perché con gli occhi noi vediamo il vestito, non vediamo le intenzioni, le intenzioni le abbiamo soltanto nella mente.

Dio abita dentro di noi, non lo vediamo fuori, allora se voglio cogliere l'Intenzione di Dio, io debbo portare i segni che Dio mi fa arrivare nella mente, cosa vuol dire?

Debbo unire i segni di Dio all'Intenzione di Dio.

Ma come faccio a sapere l'Intenzione di Dio?

L'Intenzione di Dio la deduco da Dio.

Perché l'Intenzione di Dio mi viene solo da Dio, ecco che Dio diventa la porta che mi fa entrare.

Per cui pensando Dio capisco che Dio opera tutte le cose unicamente per far conoscere Se Stesso, non ha un altro fine, perché Lui solo è.

L'Intenzione di Dio è Lui stesso.

Quindi Dio non ha altro fine se non quello di farsi conoscere, non c'è un altro fine per Dio.

Dio non opera per la nostra salute, per la società o per le istituzioni, Dio non ha altri fini all'infuori di Sé, perché Lui solo è.

Tutto, istituzioni e regole comprese sono unicamente mezzi per condurre le anime a Lui.

Lui è il fine e tutto il resto è mezzo.

Quindi l'intenzione è Lui stesso. Per cui soltanto pensando Dio e soltanto con il Pensiero di Dio cogliamo questo.

Cogliamo che l'Intenzione di Dio è Lui stesso è fare conoscere Se Stesso a noi.

E allora devo superare quello che è chiamato fideismo: "Io credo perché me lo dicono".

Devo arrivare alla fede vera e la fede vera è vera solo quando è fede pensata.

Pensata quando io collego personalmente i segni di Dio con Dio, con il Pensiero di Dio.

Cioè cerco di vedere che cosa Dio mi dice di Sé in quel segno che mi presenta.

E questo avviene soltanto nel segreto della mente.

D.: E che differenza c'è tra mente e memoria?

Luigi: Nella memoria tu porti tutto ciò che hai visto e incontrato.

Tu nella memoria porti ciò di cui hai fatto esperienza.

Porti tutto quello che si riferisce a te.

Quello lo porti come memoria.

Ma la memoria non ha niente a che fare con la mente.

Ci possono essere degli animali che hanno più memoria di noi.

Questa non è mica la mente.

Arriva un certo momento in cui noi stessi dobbiamo superare tutto quello che abbiamo nella memoria.

Il nostro io è fatto di memoria.

Se noi potessimo cancellare tutto quello che portiamo nella memoria, noi non sapremmo più chi siamo.

Se non nasciamo da Dio....

Quindi il nostro vero essere nasce dalla mente, non nasce dalla memoria.

L'io che portiamo adesso noi nasce dalla memoria quindi nasce dall'abisso.

Ma l'io nuovo che dobbiamo trovare, cioè il Figlio di Dio, non nasce più dalla memoria.

Nasce dalla mente, cioè nasce dalla mente di Dio.

Il nostro io lavora con la memoria.

Il tuo io è fatto di cose passate, ecco per cui noi pensando a noi stessi facciamo vecchie tutte le cose, perché le confrontiamo con le cose passate: "Questo l'ho già visto", avendolo già visto quello non ti dà più vita.

Ma le cose fatte vecchie ti fanno vecchia.

Ti portano via la vita.

Invece se tutte le cose che ti arrivano, tu non le fermi alla tua memoria, ma cerchi di associarle al Pensiero di Dio, all'Intenzione di Dio, quello ti porta la vita.

Quindi la vita viene attraverso la mente, non attraverso la memoria.

E.:Ma Sant Agostino.....

Luigi: Sant Agostino diceva che Dio abita nella memoria.

F.: Ladri e assassini sono coloro che ci allontanano dalla conoscenza di Dio, ma hai detto che può essere anche un nostro pensiero ad allontanarci da Dio...

Luigi: Certo, può essere un tuo interesse, una tua intenzione che ti distoglie da Dio e ti fa vivere per un fine diverso da Dio.

Allora quest'interesse diventa un ladro e un assassino.

F.: Però il ladro e l'assassino hanno l'intenzione di esserlo.....

Luigi: No, perché anche il falso profeta tende a sottomettere a sé, tende a strumentalizzare.

L'intenzione è quella dell'io, se c'è invece l'Intenzione di Dio, l'Intenzione di Dio non ti sottomette mai a Sé, anzi il vero profeta non strumentalizza mica l'altro a sé, ma serve l'altro per aiutarlo a prendere lui direttamente contatto con Dio.

Il vero profeta non si mette al posto di Dio, non si fa maestro.

Si fa servo del Maestro e allora ti aiuta a guardare il Maestro.

"Io non sono il Maestro, guarda il Maestro, perché la luce ti viene dal Maestro".

Ecco la funzione del vero profeta: è quella di aiutarti a guardare alla sorgente, ad attingere tu personalmente alla sorgente.

È quello che fa Cristo che a un certo momento si ritira, Giovanni Battista che si ritira.

Cristo si ritira dicendo: "Vi affido al Padre".

"Perché lo Spirito di Verità viene dal Padre e se Io non vado al Padre.....", quindi si sottrae a noi, vedi che non si mette in mezzo?

Invece il nostro io, tende sempre a mettersi al centro.

Quindi l'io tende a far servire l'altro alla propria visione, l'io tende a far servire l'altro alla "mia" istituzione, tende a sottomette l'altro, tende cioè a farsi centro e anche centro di se stesso: qui abbiamo il falso profeta.

E te ne accorgi dal fatto che ti propone non la conoscenza di Dio ma ti propone (per esempio) di servire un istituto o un’istituzione, una regola o la società, cioè ti propone altro da Dio.

Sotto questo "altro da Dio" c'è il suo io.

F.: Chiunque di noi quando è in cammino può diventare falso profeta di un altro ma senza avere l'intenzione di essere un falso profeta.

Luigi: Ma si capisce, tu non ti rendi conto ma stai strumentalizzando l'altro a te, tu ti fai centro.

Ti fai centro dell'altro, non servi l'altro.

Gesù dice ai discepoli che nessuno deve cercare di essere maggiore dell'altro, ma chi vuole essere più in alto si faccia servitore dell'altro.

Voi siete tutti allievi, discepoli, servitori e servire non vuol mica dire fare il padrone.

Il padrone è colui che fa servire a sé.

Nessun uomo è autorizzato a far servire l'altro a sé.

Uno non dice apertamente "Servi me", perché gli altri si metterebbero a ridere, ti dirà di servire un’istituzione, una regola, ti fa servire ad altro, ma è altro da Dio questo.

Non t’impegna personalmente con Dio.

Tutto il conflitto di Gesù è proprio questo: il tempio (istituzione), il sabato (regola), Lui ti capovolge le cose e lo mandano a morte per questo.

Lì è la grande missione del Cristo: ha riferito tutto al Padre.

Invece gli altri tendono a mettere tra noi e Dio il tempio, il sabato, la legge, le regole eccetera.

F.: Sostituiscono il fine con il mezzo.

Luigi: E già, soltanto che quando si mette il mezzo al posto del fine, lì c'è il nostro io che gioca, perché al centro di quei mezzi ci sono io.

F.: Il ladro e l'assassino sembra che siano al di fuori dell'ovile, ma di fatto tutti viviamo nell'ovile, in Dio, nel Regno di Dio...

Luigi: L'ovile è Dio ma noi possiamo non vivere per Dio.

Quando io vivo per altro da Dio io mi metto fuori dall'ovile.

Io vivo in Dio in quanto riferisco tutte le cose a Dio e attingo tutte le cose da Dio, lì allora vivo in Dio.

Colui che ti crea senza di te, poi non t’illumina senza di te.

Quindi c'è questa parte di partecipazione personale.

Dio non ti fa Vivere senza di te, non ti Salva senza di te.

Per cui a un certo momento noi possiamo venirci a trovare fuori, a bussare a una porta che non si apre.

Gesù parla di un "fuori" di "tenebre esteriori".

Cioè, a un certo punto possiamo venirci a trovare dominato soltanto dal mondo esterno e dentro avere soltanto il vuoto.

Quando tu dentro di te hai il vuoto e sei in balia soltanto di avvenimenti esterni, tu non sei più dentro il Regno di Dio, tu sei fuori del Regno di Dio.

Sei in balia dei segni e degli avvenimenti, non hai la vita in te.

La maggior parte della vita della maggior parte degli uomini, è tutta rivolta nelle tenebre esteriori.

Attendono la vita da fatti e creature esterni a loro.

Ma dentro hanno il vuoto.

La grande tristezza dell'uomo è perché dentro ha il vuoto, non ha la vita e allora ha bisogno di elemosinare la vita fuori.

Ha bisogno di trovare sempre qualcosa di nuovo perché dentro si sente morire.

E quando si fermano e fanno un po' di silenzio la sera, sentono questa grande noia, questo grande vuoto che portano dentro di sé, questa è la grande tristezza dell'uomo.

Ma tutto questo è segno della morte che portiamo già in noi.

Invece chi è nel Regno di Dio ha la vita in sé e avendo la vita in sé, non va mica a cercare le novità fuori.

Le novità le cerca dentro.

G.: Cristo è il segno per eccellenza, guardando Lui si arriva a capire tutto dei segni di Dio, perché Lui li riassume tutti.

Si è fatto sensibile per noi che non vediamo altro che la realtà ma per portarci alla Realtà invisibile che non possiamo trovare fuori di noi ma solo nel Pensiero di Dio.

H.: Questi passaggi successivi della porta sono legati uno all'altro...

Luigi: Bisogna sopratutto capire chiaramente che "Chi non entra per la porta" significa chi ti presenta un fine diverso dalla conoscenza di Dio.

Quella è la base fondamentale per accettare o scartare le proposte che ti arrivano.

Se tu hai questo ben chiaro, scarti tanto di quel mondo dalla tua vita, per cui ti rendi molto disponibile per passare attraverso la porta.

Perché tutti gli inquinamenti derivano dal fatto che noi introduciamo in noi tanti di quegli altri pensieri che noi crediamo "buoni" ma che ci paralizzano sul cammino dello Spirito.

Per cui a un certo momento ti tolgono la disponibilità interiore per entrare nella conoscenza di Dio, quindi t’impediscono di passare per al vera porta.

Il grande segno di stasera è questo: riconosci che non entra per la porta colui che ti propone un fine diverso dalla conoscenza di Dio.

Noi fintanto che non siamo nella luce piena riteniamo tante cose giuste e buone, mentre una cosa sola è giusta e buona.

Per riconoscere ciò che è vero, tu devi avere in te la conoscenza per riconoscerlo.

H.: Gesù quando entra nella nostra anima sgombera il campo dai falsi valori, dai "cambiavalute". Dandoci questo criterio della porta dà a noi stessi la possibilità di ripulire la nostra anima da quei valori falsi che ci bloccano nel cammino.

Luigi: E quindi ci dà la possibilità di individuare la porta.

Tu passi per la porta in quanto metti come fine della tua vita il conoscere Dio.

H.: Il problema non è giudicare chi propone fini errati, il problema è mio che devo rifiutare questi fini diversi da Dio.

Luigi: Certo, si capisce.

H.: Io ho sempre considerato che "Li riconoscerete dai loro frutti" significava riconoscere nell'interlocutore che lui era arrivato alla conoscenza di Dio e invece questo non centra nulla con il chiarimento del frutto che tu hai dato oggi.

In realtà i loro "frutti" sono che cosa mi propongono le loro parole, perché la parola è un seme che poi mi porta a un certo frutto.

Fatta la giusta scelta del fine ci sono poi i tre passaggi successivi.

Luigi: Certo, adesso abbiamo l'aspetto positivo della porta.

Tanto che a un certo momento Cristo dice: "Io sono la porta".

Poi Lui ci affida al Padre e il Padre stesso diventa la porta per farti entrare nella luce.


"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Primo tema. LUNEDI


Titolo: La porta dell'ovile delle pecore. Dalla verità in sé alla verità per sé. Dal fideismo alla fede pensata.


Argomenti: I falsi profeti – Il frutto è la conoscenza di Dio – Il fine proposto – Il segno non è luce ma istanza di luce – Apparenza e intenzione – Il Pensiero e l’Intenzione di Dio – La mente è la porta – Considerare i segni secondo l’intenzione di Dio – I tre aspetti della porta – La preoccupazione di conoscere Dio – Il fine è la luce su tutto – La memoria – La violenza di Dio – La purezza di pensiero – La consacrazione nell’altare della mente – L’impossibilità di dimenticarsi – Dominare la mente – Concepire altro da Dio – L’intenzione illumina -


 

5/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.



"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Secondo tema.


Titolo: L'ovile delle pecore. Dall'instabilità alla stabilità-Capacità di permanere.


Argomenti: Segni e significati - Ovile luogo di pace - Dio abita nella nostra mente - La condizione per restare – Sentimento e intelletto – Mente è collegamento tra il segno e il suo principio – I segni mutano, sono finiti e dipendenti da altro – La passione d’assoluto – Il significato del relativo è l’assoluto – I segni propongono l’assoluto – Cercare l’invisibile – La vanità della creazione – Il compimento del sabato – La conoscenza di Dio -


 

11/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.


Dall’esposizione di Luigi Bracco:

Abbiamo visto domenica scorsa il significato della prima parte di questo versetto, cioè il significato della porta dell'ovile delle pecore.

Oggi dobbiamo soffermarci sulla seconda parte.

Il significato dell'ovile delle pecore.

Tutto è Parola di Dio.

Tutto è segno di Dio e in quanto è segno di Dio è carico di significato e di significato per la vita essenziale per ognuno di noi.

Tutte le cose che fa Dio (tutto è opera di Dio), Dio le fa per educarci a conoscere la verità, per educarci a vivere con Lui, poiché conoscere Dio è vera vita e ciò che è vero trascende il tempo e lo spazio e quindi è eterno.

Conoscere la verità è essere fatti partecipi della verità e quindi è essere fatti partecipi della vita eterna.

Noi siamo chiamati alla vita eterna.

Fintanto che noi non conosciamo la verità, noi siamo immersi nelle cose che passano, nelle cose che mutano, noi siamo schiavi delle creature e quindi non siamo ancora giunti nella vita eterna.

Però la Parola di Dio ci dice di sforzarci di entrare nella vita eterna.

Quindi è oggi che ognuno di noi deve sforzarsi per entrare nella vita eterna, cioè per conoscere Dio.

Poiché se non ci sforziamo di entrare quando la Parola di Dio giunge a noi, non potremmo poi entrare quando noi stessi lo vorremmo.

Poiché si entra nel Regno di Dio non per volontà o per decisione o iniziativa nostra, si entra nel Regno di Dio su iniziativa di Dio.

Si entra nel Regno di Dio ascoltando Dio.

La porta dell'ovile è un segno, l'ovile delle pecore è un altro segno.

Quando ci troviamo di fronte a dei segni dobbiamo passare al significato di essi.

Ogni segno è formato da due parti.

C'è la parte che arriva a noi sensibilmente: si fa vedere, toccare, sentire e ascoltare.

C'è invece il significato del segno che fa ancora parte del segno.

Una cosa senza significato non è più un segno.

Un segno è tale in quanto reca a noi un significato.

Però il segno nella parte sensibile si vede, mentre nella parte del significato non si vede.

Noi non vediamo il significato delle cose passare sulle strade, noi vediamo i segni passare sulle strade.

Noi incontriamo i segni ma non incontriamo i significati.

Quindi i segni appartengono ai nostri occhi, alle nostre orecchie e ai nostri sensi, i significati non appartengono ai nostri sensi.

I significati si trovano soltanto intendendoli.

I segni arrivano a noi, si fanno vedere, esperimentare, indipendentemente da noi, anche se non li capiamo.

I segni son opera della creazione di Dio: ci sorprendono.

Tutti i giorni noi siamo sorpresi dagli avvenimenti e dai fatti.

Gli avvenimenti, i fatti e le creature non siamo noi a volerli.

È un Altro che li vuole ed è un'Altro che ce li fa incontrare.

Tutti i giorni noi siamo "bombardati" da questi segni di Dio che sono opera di Dio, creazione di Dio.

Invece i significati di questi segni non si trovano se non intendendoli.

Quando parliamo d'intelligenza e d'intendere ci riferiamo alla mente.

Quindi i segni noi li esperimentiamo con i nostri sensi ma non possiamo intenderli con i nostri sensi.

Non possiamo sopratutto intenderne il significato.

Il significato lo intendiamo con la mente.

La mente è un fatto personale.

Il che vuol dire che non si passa dal segno al significato senza la nostra partecipazione personale.

Senza la dedizione della nostra mente.

È perfettamente inutile credere di trovare la verità e il significato delle cose attraverso i sentimenti, le cose esteriori, attraverso il mondo, le istituzione o le creature, non si trova, perché tutte queste cose qui sono segni.

Sono segni di Dio ma non sono significazione di Dio.

La significazione dei segni si trova soltanto nella mente, è un fatto d'intelligenza.

Quando diciamo "mente”, diciamo collegamento tra ciò che arriva a noi come segno sensibile e il Creatore, la Causa, il Principio.

È nella mente che si forma il collegamento tra il segno che arriva a noi e il principio di quel segno stesso.

Tutte le cose arrivano a noi indipendentemente da noi, quindi c'é una causa che le fa arrivare a noi.

Però questi segni sono per la parte visibile caratterizzati da tre grandi elementi.

Tutti i segni sono soggetti al tempo, al mutamento, cambiano in continuazione.

Tutti i segni sono finiti.

Tutti i segni sono dipendenti da altro.

Queste tre grandi caratteristiche dei segni che arrivano a noi, sono per noi istanza di quello che è eterno, infinito, Assoluto.

Noi siamo un campo di passione d'Assoluto.

L'uomo si caratterizza per questo.

L'uomo è essenzialmente una passione di Assoluto e tutto ciò per cui lui vive, che lui ama, vuole che sia Assoluto.

Il grande errore che fa l'uomo è che, trovandosi di fronte a ciò che non è Assoluto, si affatica per cercare di renderlo Assoluto.

Lui vedendo che le cose sono soggette a mutamento, si affatica tutta la vita per cercare di renderle stabili ed eterne.

Questa è una fatica inutile e assurda, perché è assolutamente impossibile trasformare ciò che è relativo in Assoluto.

Piuttosto bisogna capire, attraverso ciò che è soggetto al tempo, capire che cosa è l'Assoluto.

L'uomo essendo passione d'Assoluto deve evitare questo grande errore.

Proprio perché ha questa passione di voler trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è.

Il problema non è faticare e operare per rendere Assoluto e stabile ciò che non è Assoluto e ciò che non è stabile.

Nessuna creatura sarà resa stabile da tutte le nostre fatiche.

Il problema è capire il significato di ciò che non è Assoluto.

Il significato di ciò che non è Assoluto è l'Assoluto.

Tutte le cose che passano ci annunciano ciò che non passa, appunto perché arriva a noi come passione d'Assoluto.

Le cose che mutano, le cose che sono finite, le cose che sono dipendenti da altro, arrivando in questo campo di Assoluto che è l'uomo, in questa passione d'Assoluto che è l'uomo, gli annunciano l'Assoluto.

E lo invitano quindi a cercare di conoscere e di capire che cosa è l'Assoluto.

E a non sprecare la sua vita per cercare di trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è.

In quanto gli annunciano una cosa, tutti i segni gli propongono questa cosa.

Abbiamo detto che tutti i segni sono un’istanza.

Un’istanza è una proposta.

Se l'uomo non ubbidisce a questa proposta, a questo invito a cercare di capire cosa è l'Assoluto, l'uomo dice "No" alla creazione e alle creature di Dio, l'uomo dice "No" alle Parole di Dio, perché tutto è Parola di Dio.

In quanto tutto è Parola di Dio, tutto è un invito a cercare il Regno di Dio.

"Cercate prima di tutto il Regno di Dio, non preoccupatevi del mangiare e del vestire".

Questo vuol dire cercare la verità.

Perché la verità è questa: Dio è Colui che regna in tutto.

Cercare prima di tutto il Regno di Dio è cercare di capire che cosa è l'Assoluto.

Tutto l'universo è fatto per l'uomo affinché l'uomo elevi la sua mente a Dio per conoscere l'Assoluto, per conoscere la verità, per conoscere Dio.

Perché la vita vera dell'uomo sta nascosta in Dio.

La Parola di Dio dice che la vita dell'uomo sta nascosta in Dio e non lo dice mica per niente.

Perché annunciare che una cosa è nascosta è un invito a cercare quello che è nascosto.

L'uomo è un essere invitato a cercare quello che non si vede.

Perché?

Lo dice già San Paolo che le cose che si vedono sono di un momento.

Sono di un istante.

Le cose invisibili sono eterne.

Ora, noi siamo fatti per le cose eterne non per le cose che durano un istante.

L'errore grande che noi facciamo è di vivere per le cose che durano un istante cercando di renderle eterne.

Questa è tutta una fatica sprecata e una fatica inutile, per cui al termine del nostro cammino, noi dovremo confessare:"La mia vita è servita a niente".

Infatti: "Senza di Me fate niente".

Il che vuol dire che se noi non cerchiamo di conoscere Dio come senso della nostra vita, come scopo del nostro vivere, noi vanifichiamo la nostra vita.

Noi siamo stati creati per conoscere Dio.

Noi dobbiamo mettere nella nostra vita questa preoccupazione per conoscere Dio.

Gesù dice: "Non affaticatevi per avere il pane che passa", nel "pane che passa" c'è il problema del lavoro, della carriera, dello studio, c'è tutto quel vivere che noi consumiamo qui sulla nostra terra, "Ma affaticatevi per avere il pane che non passa", il pane che dà la vita eterna, il pane che rimane in vita eterna, ecco l'Assoluto.

Il pane che rimane in vita eterna è il pane che ci conduce a conoscere Dio come vero Dio.

Perché la vita eterna sta nel conoscere Dio come vero Dio.

Non soltanto ma anche la salvezza nostra.

Se noi non ci preoccupiamo di conoscere Dio come vero Dio, noi non giungiamo alla salvezza e diventiamo schiavi delle cose che passano.

Diventare schiavi delle cose che passano, vuol dire inaugurare una vita di confusione, tenebre e angoscia e di morte.

Perché l'esperienza di morte è esperienza di vita vissuta per una cosa che torna a essere niente.

Tutti i segni di Dio, arrivano a noi ma ritornano in niente.

Ritornano in niente per noi, non perché siano niente.

"Tutto l'universo e tutta la creazione è stata soggetta alla vanità" dice San Paolo.

Cioè a questo ritorno in niente per noi.

Per far capire a noi che cosa è il tutto.

Per far capire a noi ciò che veramente vale.

Il tema di oggi è l'ovile delle pecore.

È un segno di Dio l'ovile, come tanti altri segni.

Quindi è una Parola di Dio per noi.

Di fronte al segno, noi dobbiamo preoccuparci del significato non del segno.

Perché nel capire il significato, sta l'essenza, lo scopo del segno stesso.

Dobbiamo chiederci cosa Dio vuol comunicarci parlandoci dell'ovile delle pecore.

Prima ci ha parlato della porta di quest’ovile e abbiamo visto cosa si debba intendere per questa porta.

Oggi ci presenta questa figura: ovile delle pecore.

Ovile è un luogo di riposo, un luogo di rifugio.

Un luogo di stabilità e sicurezza per le pecore.

Come nel caso del seminatore Gesù non vuole presentarci la figura di un agricoltore o un quadro poetico.

Questo è il segno ma Gesù, vuole comunicarci ben altro attraverso questo.

Come nella parabola del seminatore Lui dice che il seminatore è Dio stesso e il seme è la parola e il terreno è l'uomo, così anche in questa parabola dell'ovile delle pecore noi, dobbiamo cercare di intendere che cosa Dio vuol comunicare a noi di essenziale per la nostra vita essenziale presentandoci questo segno.

Se l'ovile è il luogo di riposo, pace e sicurezza, Dio vuole presentare a noi, per noi questo luogo di pace e di sicurezza.

Allora dobbiamo chiederci cosa è questo luogo di pace per noi.

Le pecore hanno l'ovile.

Noi cosa abbiamo come luogo di pace?

Quando parliamo di luogo di pace, ci sovviene immediatamente la Parola di Dio che nella creazione presenta il sabato come il giorno del riposo del Signore.

Il Signore dopo aver creato l'universo e tutte le creature, il settimo giorno, il sabato si riposò.

Tutto quello che ci viene presentato nella Parola di Dio, tutto quello che Dio fa, lo fa per noi e se dice che il settimo giorno Dio si riposò, anche questo è un giorno per noi.

Per dire a noi che anche noi dobbiamo sforzarci di entrare in questo riposo di Dio, in questa pace di Dio.

Avendo assistito a tutta l'opera creatrice di Dio.

L'opera dei sei giorni della creazione di Dio rappresenta tutti i segni che Dio fa arrivare a noi indipendentemente da noi.

Dio crea indipendentemente da noi.

Le cose esistono indipendentemente da noi.

E noi siamo fatti spettatori di quest'opera, perché i sei giorni della creazione di Dio non sono stati, sono.

Ancora oggi, tutti gli avvenimenti e tutte le creature che giungono a noi e che noi incontriamo come segni, giungono a noi attraverso questi sei giorni della creazione di Dio.

Ma come giungono a noi, Dio entra nel suo riposo.

Per indicare a noi che non dobbiamo accontentarci della creazione di Dio e delle cose che arrivano a noi, non dobbiamo accontentarci di dire che Dio è il Creatore e che tutte le cose sono fatte da Dio, non basta questo.

È necessario certamente riconoscere che tutto è creazione di Dio, opera di Dio ma non è sufficiente.

Dio non ci presenta la scena del mondo per divertirci, per recitare un teatro.

Dio ci presenta la scena del mondo e tutte le creature con una finalità ben precisa.

Non per niente l'universo si chiama uni-verso.

Tutte le opere di Dio sono fatte per farci entrare nella sua pace.

Tutto si conclude con il riposo di Dio con il sabato e il sabato in ebraico vuol dire compimento.

Quindi tutta la creazione di Dio volge verso un compimento.

Però in questo compimento non si entra senza di noi.

Poiché se la creazione di Dio arriva a noi senza di noi, nel compimento (pace, riposo) della creazione di Dio, non si entra senza di noi.

San Paolo dice di sforzarsi di entrare in questo riposo.

Tutta la creazione di Dio si conclude nella notte tra il sesto e il settimo giorno e si conclude con questa parola che Dio ci fa arrivare:"Sforzati di entrare nel mio riposo".

E qual è il riposo di Dio?

Il compimento di tutte le cose.

E qual è il compimento di tutte le cose?

Dio opera tutte le cose per far conoscere Se Stesso, per rendere partecipe di Sé.

Dio è la verità e si partecipa della verità conoscendola, non c'è altra via.

Non si conosce la verità attraverso sacrifici, penitenze o rinunce, non si giunge alla verità attraverso sentimenti, preghiere o tutto quello che si vuole.

Tutte le nostre azioni non ci fanno giungere alla conoscenza della verità.

La verità si attinge soltanto conoscendola, c'è una via unica e abbiamo detto che questa è la porta dell'ovile.

Il fine di tutte le opere di Dio è di farsi conoscere.

La conoscenza di Dio è vita eterna, vita vera contrapposta alla vita non vera che stiamo facendo noi in questo mondo.

La vita eterna non è quella che succederà con la nostra morte.

La vita eterna è ciò che è contrapposto alla nostra vita fasulla che facciamo vivendo per ciò che non è vero, eterno, Assoluto.

Allora l'ovile rappresenta per noi, il luogo della conoscenza della verità.

Il luogo della conoscenza di Dio.

L'ovile delle pecore è segno di un luogo di sicurezza e di pace.

Il nostro luogo di sicurezza e di pace è la conoscenza di Dio.

Quindi l'ovile delle pecore rappresenta per noi la conoscenza di Dio.

Questa conoscenza in cui dobbiamo sforzarci di entrare.

La conoscenza di Dio richiede però a noi un passaggio.

Poiché Dio non è lontano da noi.

Dio non abita in "luoghi", Dio ha un suo luogo.

Ma Dio è presente dappertutto, Dio è già presente.

Ed essendo già presente, noi dobbiamo chiederci come mai noi non vediamo Chi è già presente.

Vediamo tutte le creature, tutte le cose che arrivano a noi e non vediamo Colui che è presente in tutte queste cose?

Colui che opera tutte queste cose.

Colui che parla con noi in tutte queste cose.

Perché è Lui che parla con noi, tant'è che noi siamo inquieti perché sentiamo uno che parla, ma non lo vediamo.

Tutta la nostra inquietudine e il problema esistenziale dell'uomo è questo.

L'uomo sta ascoltando uno che gli sta parlando e non lo vede.

Cerca a destra e sinistra e non riesce a vederlo.

Ma non riesce a vederlo perché non lo cerca nel suo luogo..

Nel luogo in cui abita questo Dio Creatore che parla con noi.

Noi lo cerchiamo fuori invece Lui è dentro di noi.

Quando diciamo "dentro" non diciamo mica dentro al nostro corpo.

Il significato di tutti i segni di Dio sta nella mente.

La mente è proprio quell'unica possibilità che abbiamo per collegare le cose che arrivano a noi con il loro principio e il Principio è Dio.

Allora la mente, il nostro pensiero è l'unica possibilità che abbiamo di collegare i segni di Dio con Dio.

Allora dobbiamo dire: " Dio dove abita?".

Dio abita nella nostra mente.

E proprio perché abita nella nostra mente che noi abbiamo la possibilità di collegare con la mente.

Questo è il luogo in cui abita Dio.

Dio non abita in luoghi fatti da mano di uomo, dice san Paolo.

Dio non abita nel cuore o nei sentimenti, Dio abita nella mente.

E si giunge a Dio solo attraverso il pensiero e il Pensiero di Dio.

Allora dobbiamo dire che Dio si fa conoscere soltanto nel suo Pensiero.

Ed è perfettamente inutile che noi sprechiamo tutte le nostre forze e le nostre energie per cercare Dio altrove: non lo troveremo.

Dio si rivela soltanto in suo Figlio e suo Figlio è il suo Pensiero.

E il suo Pensiero abita in noi.

Per questo abbiamo la grande rivelazione del Cristo.

Cristo è il segno del Dio con noi.

È il segno del Pensiero di Dio con noi.

La porta per entrare in quest’ovile è il Pensiero di Dio che portiamo in noi, perché Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

E il Pensiero di Dio è il Figlio.

E questo Figlio abita nella nostra mente, soltanto nella nostra mente.

Perché è soltanto con il pensiero che noi possiamo uscire dal nostro mondo di sentimenti, di creature, di cose che passano: mondo finito, relativo, dipendente, mondo che giunge a noi indipendentemente da noi e che termina in niente.

Soltanto attraverso il pensiero noi possiamo uscire dalla creazione di Dio, da questa casa in cui noi ci troviamo ad abitare, per entrare nella casa di Dio.

L'unico punto attraverso cui noi abbiamo la possibilità di passare è il pensiero.

Perché con il pensiero noi abbiamo la possibilità di evadere dalla situazione in cui i nostri sensi ci tengono legati per collegarci con ciò che ancora non vediamo.

L'invisibile e l'eterno si trovano soltanto qui.

L'eternità non si trova nelle cose che mutano o nelle cose che vediamo con gli occhi.

L'eternità sta nelle cose invisibili.

Ma come noi possiamo accedere alle cose invisibili?

Soltanto attraverso il pensiero.

Se questo pensiero accoglie la proposta che Dio gli fa arrivare attraverso i segni di Sé.

Quindi attraverso le parole che Dio fa arrivare a noi, se noi le crediamo, abbiamo la possibilità, con il pensiero, di cercare quello che è invisibile ai nostri occhi ma che è presente nella nostra mente.

È soltanto quando noi nella mente cercheremo Dio con quella purezza di pensiero che è il Pensiero di Dio, qui noi troveremo la trasparenza di Dio perché Dio è trasparente soltanto a suo Figlio.

Dio è trasparente soltanto nel suo Pensiero.

E allora dobbiamo dire che è proprio questa trasparenza di Dio (che si attinge nel Pensiero di Dio) che dà noi la capacità di restare nell'ovile, di restare nella casa di Dio.

Gesù dice che possono restare nella casa di Dio solo i figli di Dio, i servi non possono restare sempre.

Il problema di oggi è questo restare.

Cos'è che rende noi capaci di restare nella casa di Dio?

Si può anche entrare nella casa di Dio ed essere cacciati fuori.

Gesù dice che il tralcio che non porta frutto viene tagliato.

Il frutto, l'abbiamo visto domenica scorsa è la conoscenza.

Dio fa arrivare a noi il seme, però questo seme deve giungere a un frutto.

E il frutto è soltanto il terreno profondo che lo porta a maturazione, tutti gli altri terreni lo perdono.

Abbiamo visto che Gesù stesso dice che il terreno profondo rappresenta: "Coloro che avendo ascoltato la Parola di Dio pongono mente con pazienza fino ad arrivare al frutto".

Allora il tralcio che non produce frutto, rappresenta coloro che non giungono alla conoscenza di Dio e il tralcio che non produce frutto viene tagliato e messo a bruciare.

E qui abbiamo tutta la creazione di Dio che brucia questo tralcio quando non è più unito alla vite.

Quindi non è un atto di volontà questo restare uniti alla vite.

Non dipende dalla nostra volontà questo restare nell'ovile.

Gesù dice che il tralcio che non produce frutto viene tagliato, quindi è un atto che il tralcio subisce nolente.

Viene cacciato fuori.

E quando il tralcio è staccato dalla vite, tutto lo distrugge (pioggia, sole, terra).

Tutti quegli elementi (opera di Dio) che sono fatti per far portare frutto alla vite, diventano fattori negativi di distruzione per colui che è stato staccato dalla vite.

Perché è stato staccato?

Perché non ha prodotto frutto e il frutto è la conoscenza di Dio.

Quindi è soltanto la conoscenza di Dio che dà a noi la possibilità di restare nell'ovile delle pecore.

In questo luogo di riposo, di pace e di sicurezza.


A.: In tutta la creazione arrivano a noi dei segni, noi non dobbiamo fermarci al segno ma cercare di capire il significato.

Luigi: Questo significato è solo presso Dio, perché il significato arriva dall'intenzione.

L'intenzione di colui che fa.

Soltanto presso Dio quindi, possiamo intendere il significato delle cose che Dio fa.

Soltanto da Dio noi possiamo entrare nel significato delle cose.

Mentre le cose arrivano a noi senza di noi, il significato invece viene da Dio.

Ecco per cui è necessario collegarle con il Principio.

Ed è soltanto nella mente che avviene l'unione tra la parola che arriva a noi e l'intenzione di colui che ci parla.

Ora, se questa intenzione noi non possiamo attingerla, non possiamo assolutamente arrivare al significato delle cose.

Solo qui noi entriamo nella pace di Dio, in caso diverso siamo instabili.

Tutte le creature sono instabili, sono soggette a mutamento, noi vivendo per altro da Dio, subiamo le conseguenze di questo altro da Dio.

Vivendo per ciò che muta, anche noi siamo fatti mutevoli e perciò instabili.

Ogni creatura è instabile.

Dio solo è l'essere fedele e stabile.

Dio solo è Colui che rende stabile la creatura.

Siamo soggetti a mutamento quando viviamo per altro da Dio, L'"altro" non essendo eterno muta e quindi anche noi mutiamo di conseguenza.

Se io vivo per una cosa che so di dover perdere, al solo pensiero di perderla già divento triste.

Già questo è un mutamento.

Io non posso restare senza niente devo abbarbicarmi a qualcosa.

A.: E poi la fatica dell'uomo a cercare di trasformare il relativo in Assoluto...

Luigi: Sì, l'uomo in un primo tempo tende a trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto, poi si accorge del suo faticare inutile e deve desistere.

Però dove può trovare l'Assoluto che cerca?

L'uomo non può stare senza Assoluto.

L'uomo vive in quanto ha altro da sé che lo fa vivere.

L'uomo vive in quanto ha un "tu" davanti a sé.

È quello che porto dentro di me che (se non è Dio) mi rende instabile e volubile.

Fintanto che quello che porto dentro di me non coincide con la Vita in sé, con l'immutabile in sé, io non sarò partecipe della vita e dell'eternità.

È quello che portiamo dentro di noi che determina tutto.

A.: Quindi quando noi portiamo questa conoscenza...

Luigi: È la conoscenza che ci fa entrare, però alla conoscenza non arriviamo se non attraverso questo Pensiero di Dio.

Pensiero puro di Dio.

Fintanto che noi abbiamo il Pensiero di Dio ma anche altri pensieri, il nostro pensiero è inquinato e il pensiero inquinato ci rende impotenti alla conoscenza di Dio, alla trasparenza di Dio.

Dio di per sé è trasparente.

Però la trasparenza di Dio, per giungere, richiede la trasparenza del mezzo attraverso cui si comunica.

Ora, il mezzo attraverso cui si comunica è la mente, è il pensiero.

Anche questo pensiero deve essere trasparente, se questo pensiero è inquinato non vede la presenza di Dio, anche se Dio è già presente in noi.

Noi non vediamo Dio perché non abbiamo questa trasparenza di pensiero.

Allora Dio opera per formare in noi questo pensiero puro.

La trasparenza è data dalla purezza.

Purezza cioè pensiero unico.

Pensiero unico di Dio.

Fintanto che noi abbiamo il Pensiero di Dio ma anche altri pensieri, questi altri pensieri, questi altri amori, inquinano il nostro pensiero e lo offuscano e quando il pensiero è offuscato non c'è la trasparenza, per cui noi non conosciamo.

Quando non conosciamo, siamo in balia di tutto il mondo esterno e naturalmente questo ci rende volubili.

La creatura che è volubile soffre terribilmente.

È solo nella conoscenza di Dio che noi abbiamo questa pace, questo riposo.

Perché la pace deriva dal raggiungimento di un fine.

Quando noi andiamo verso quel luogo, siamo inquieti fintanto che non arriviamo a quel luogo.

Quando arriviamo in quel luogo noi, siamo in pace.

Noi siamo tutti in cammino verso una finalità, verso un fine.

Solo arrivando a quel fine noi troviamo la pace.

Qual è questo fine?

Dio ti ha creato per conoscere Lui.

B.: Cos'è che ci impedisce di arrivare a questo fine, l'orgoglio?

Luigi: L'orgoglio ti scoraggia, perché uno cerca Dio non in quanto ha la possibilità ma perché fa conto su Dio.

Se Dio ci ha creati per raggiungere un certo luogo, Dio non ci prende in giro e vuol dire che lui ci dà tutte le possibilità e le capacità per arrivare in quel luogo.

Siamo solo noi, nel pensiero del nostro io che possiamo impedircelo.

Quindi noi dobbiamo cercare Dio facendo conto su Dio, non sulle nostre capacità.

Dio mi ha detto: "Cercami" e allora io faccio conto sulla Parola di Dio e m'impegno, non in quanto faccio conto su di me, ma in quanto faccio conto su di Te.

Si entra nel Regno di Dio, nell'ovile di Dio, nella pace di Dio, facendo conto su Dio.

Facendo conto su quello che Lui ci assicura, non su quello che noi possiamo assicurare.

C.: La conoscenza di Dio passa attraverso il Pensiero di Dio che è presente dentro di noi, restare nell'ascolto di questo pensiero è l'unico lavoro che siamo chiamati a fare...

Luigi: Non arriverai però a questa stabilità fintanto che Dio non ti condurrà a conoscere come (come!) Lui è presente in te.

Quello che rende noi instabili non è Dio in sé ma è il Dio per me.

Quello che dà stabilità non è la verità in se ma è la verità quando è la mia verità.

Fintanto che per me, il mio fine, la mia vita, la mia verità non coincide con il fine, la vita e la verità di Dio io sono instabile.

Ognuno di noi appartiene a un ovile.

L'ovile è il suo credo, ciò che per lui è verità, per cui ognuno di noi appartiene a un ovile.

C'è chi ha per ovile un’istituzione, un’autorità, la televisione eccetera, sono centri d’informazione.

Da cui tu attingi le tue sicurezze, le tue scelte, i tuoi giudizi, i tuoi valori.

Questo è l'ovile cui ognuno di noi appartiene.

C'è chi appartiene a un giornale, chi appartiene a un partito e chi appartiene a un' autorità.

C'è anche chi appartiene a Dio.

Ma quando?

Quando Dio diventa la tua verità.

Quando ciò che è vita in sé diventa la tua vita.

Quindi il fatto è personale.

Fintanto che ciò per cui tu vivi, non coincide con ciò che Dio è in sé, tu non hai come meta Dio.

Fintanto che tu non giungerai, per grazia di Dio a vedere come Dio in sé è presente in te, tu non sarai stabile.

Gesù ci fa pregare: "Come in cielo e così in terra", la terra siamo noi e quel "come" significa capire come la verità che è in cielo è presente in te e fintanto che tu non vedi questo "come", tu non entri in questo ovile.

C.: Questo "come" è la scoperta oggettiva del Pensiero di Dio?

Luigi: No, è una conseguenza della conoscenza del Padre e del Figlio, del rapporto tra Padre e Figlio.

Bisogna che quello che è la verità in sé, diventi la tua vita, la tua verità, il tuo fine.

C.: Ma questa stabilità non deriva da me...

Luigi: No, deriva da Dio.

L'elemento che ti rende stabile non è Dio in Sé, ma è Dio in te.

Fintanto che tu in te hai altro da Dio, Dio non ti può rendere stabile.

Perché quello per cui tu vivi che porti dentro di te determina la tua stabilità (se è Dio) o la tua instabilità (se non è Dio).

Noi siamo informati da ciò per cui noi viviamo.

Fintanto che ciò per cui tu vivi non coincide con quello che Dio è in Sé, tu non giungi in questo ovile e non entri in questa stabilità, in questa pace.

Ecco per cui il Signore si ritira.

La costruzione dell'ovile non fa parte dei sei giorni della creazione di Dio.

Fa parte del riposo di Dio.

È la scoperta di "come" Dio è presente in noi che ci dà questa pace.

D.: Uno potrebbe avere tanti "ovili".

Luigi: Ma i tanti ovili diventa un disastro.

L'ovile è il centro d'informazione per cui io vivo.

Io posso avere un interesse principale al di sopra di tutto ma posso avere anche tanti interessi.

Ma qui diventa uno strazio perché la mia anima è divisa, la mia vita è divisa.

Gesù dice che ogni regno o casa divisa non può stare su.

Io posso avere tanti amori ma questi tanti amori mi distruggono.

L'amore unico ti edifica.

La molteplicità di amori ti distrugge, ti annulla.

La morte è moltiplicazione di amori, d’interessi.

È l'amore unico che ti dà la vita.

E.: Posso avere Dio come fine pur non essendo ancora arrivata allo Spirito Santo...

Luigi: Tu Dio come fine lo devi avere, altrimenti fallisci tutta la tua vita.

Ma avere Dio come fine non vuol dire aver conosciuto Dio o conoscere Dio.

Quando tu ti proponi di arrivare sulla cima del monte Bianco, non è che sei arrivata sulla cima del Monte Bianco.

Tra il tuo proposito e l'arrivare sulla cima del Monte Bianco ce ne passa.

Che tu abbia Dio come fine va benissimo, vuol dire che tu hai capito qualche cosa, ma non vuol dire che tu sia arrivata a conoscere Dio, alla stabilità e nel suo ovile.

La conoscenza di Dio certo è il fine.

"Lo Spirito di Verità resterà sempre con voi", ecco quello che dà stabilità.

Lo Spirito che resterà sempre con voi, non è la conoscenza del Padre, non è la conoscenza del Figlio, è lo Spirito Santo che è la conoscenza del rapporto tra Padre e Figlio.

Che è conoscenza del "come" Dio è presente in te.

Infatti lo Spirito santo è lo Spirito della presenza in te del Padre e del Figlio.

Ma questa scoperta del "come" Dio è presente in noi, deriva dalla conoscenza del Padre e del Figlio.

Ed è questo che dà stabilita: lo Spirito che resterà sempre.

Ciò che dà stabilità a noi è ciò che resta sempre.

Noi siamo mutevoli in quanto ci accompagniamo o viviamo per delle cose che non restano sempre con noi.

È questo che ci rende inquieti e instabili.

D.: Noi per il momento possiamo aspirare a questo...

Luigi: No, le cose vengono dette in quanto solo se vengono dette ci sono proposte.

Quando una cosa ti è proposta tu hai la possibilità.

Se la cosa non ti viene proposta tu non hai nessuna possibilità.

Se uno non ti invita a pranzo, tu non hai la possibilità di andare a pranzo.

Se uno ti invita a pranzo, hai la possibilità di andare.

Non è detto che tu vada, ma hai la possibilità.

Chi ti dà la possibilità è chi ti fa la proposta.

Quindi le cose ci vengono annunciate per proporci quello a cui dobbiamo tendere, proponendocelo ci danno la possibilità, non è detto che...però abbiamo la possibilità.

Noi possiamo sempre dire che abbiamo i campi e la moglie e non possiamo andare, però la possibilità l'hai avuta.

L'iniziativa viene da Dio, se Lui non mi fa la proposta io non posso minimamente immaginarmelo di impegnarmi in certe cose.

Avendomi fatto la proposta, io non posso ignorare che Dio mi ha fatto la proposta.

"Cerca prima di tutto il Regno di Dio", io non posso ignorare questa proposta.

Gli uomini mi propongono tante cose: la politica, la società, la carriera, i soldi, Dio mi propone questo.

Facendomi questa proposta mi ha dato la possibilità, ma è solo una possibilità.

D.: Tutti gli uomini vorrebbero a un certo punto questa pace....

Luigi: Tutti gli uomini sono dei terribili cercatori di Dio e dell'Assoluto.

Ma c'è chi lo cerca nella casa, nella famiglia, in un’istituzione, in una carriera, tutti gli uomini sono dei cercatori d'Assoluto, quindi sono dei cercatori di Dio: ma sbagliano luogo, cercano l'Assoluto dove l'Assoluto non c'è.

Tutti gli uomini (l'ho detto mille volte) salgono su un abete a cercare mele, tutti i giorni, sbagliano luogo: le mele vanno cercate sul melo e non sull'abete.

Noi sbagliamo luogo, ma tutti stiamo cercando delle mele, cioè tutti stiamo cercando l'Assoluto.

L'Assoluto non è fuori ma è dentro.

Non soltanto dentro ma nella mente.

Non soltanto nella mente ma nel Pensiero di Dio.

Va cercato nel Pensiero di Dio, Dio si trova soltanto lì.

E.: Dio è presente nella nostra mente in maniera oggettiva, indipendentemente da noi.

Luigi: Indipendentemente da noi ma non si attinge senza di noi.

E.: Ma allo stesso tempo c'è un Dio che si sta formando in noi, cioè quel "Dio per me".

Luigi: Certo, il "Dio per me" è ciò per cui io vivo e Dio sta operando perché questo "mio Dio" coincida con quello che Dio è in Sé.

Deve coincidere.

Dio è presente in me, ma non lo attingo senza questa mia dedizione.

Io vivo per qualcosa e questo qualcosa deve essere Dio e fintanto che non è Dio io, ne subisco tutte le conseguenze.

La mia pace, il mio riposo, la mia luce, la mia felicità, è in Dio.

Fintanto che io non vivo per quello che Dio è in Sé, io non posso conoscere Dio.

Solo che tutto l'"altro" da Dio per cui io vivo, non essendo Dio ed essendo io fatto per Dio, questo "altro" mi crea delle sofferenze a non finire.

Siamo noi che ci creiamo le sofferenze: noi siamo fatti per l'Assoluto e non viviamo per l'Assoluto.

È come se tu volessi trasformare un gatto in un cane, ti crei delle sofferenze a non finire.

Noi per tutta la vita non facciamo altro che voler trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è.

Non pretendere che la creatura sia assoluta, perché la creatura non può essere assoluta, ma cerca di capire cosa Dio ti dice attraverso questa creatura.

Tutte le creature sono delle segnalazioni stradali per Torino, ma nessuna segnalazione stradale è Torino, né ti può dare Torino, tu se vuoi trovare Torino devi andare a Torino.

E.: L'uomo generalmente pensa a ciò a cui ha interesse.

Luigi: È logico.

E.: Però il cuore è il centro degli interessi e la mente è il centro dei pensieri. Allora i pensieri dell'uomo nascono in base ai suoi interessi, ma se i suoi interessi sono nel cuore....

Luigi: È tutto sfasato.

Se tu hai come centro d'interessi il cuore, vuol dire che al centro dei tuoi interessi c'è il pensiero del tuo io.

C'è il sentimento e il pensiero del tuo io: è come se tu dicessi di vivere per i buoi, i campi e la moglie.

Il cuore è quell'insieme di sentimenti, quindi di memoria delle cose che sono arrivate a te.

Alle quali tu ti puoi affezionare, perché è l'insieme di tutta la creazione e le creature che arrivano a te nel pensiero del tuo io.

Il tuo cuore è legato al tuo io, è il centro dei sentimenti.

Al centro dei sentimenti c'è il pensiero del tuo io.

E.: Ma il primo comandamento è di amare il Signore con tutto il cuore e la mente...

Luigi: Vuol dire con tutto te stesso.

Non sottrarre niente a Dio, né i tuoi sentimenti, né i tuoi interessi.

Devi far coincidere tutto in Dio.

Non dire che Dio appartiene alla mente e poi i miei interessi sono altrove.

I tuoi interessi devono essere in Dio.

Il tuo mondo e il tuo tempo devono essere in Dio.

Ama Dio con tutto il tuo tempo, con tutta la tua vita, con tutto te stesso.

Devi raccogliere tutte le tue forze e le tue facoltà in quello.

Però tu puoi pensare Dio solo con il Pensiero di Dio, non puoi pensare Dio in modo diverso.

E.: Mi sembra che gli interessi siano qualcosa al di fuori della mente...

Luigi: No.

Certo per noi sì, ma è lì l'errore che noi facciamo.

Noi pieghiamo la mente, addirittura il Pensiero di Dio, per prostituirlo ai nostri interessi.

Io non devo piegare la mente ai miei interessi, devo piegare gli interessi alla mente.

E.: A Dio...

Luigi: Si capisce.

Non devo far servire la parte più nobile che ho agli interessi del mondo.

Il tesoro più grande che Dio ha dato all'uomo è di poterLo pensare.

Questo è il tesoro nascosto e quando tu lo trovi vendi tutti i tuoi interessi, per possedere questo campo che è il campo del pensiero, perché a Dio si arriva con l'intelligenza.

Dio è Spirito e vuole adoratori in Spirito e Verità.

E.: Ma io devo amarlo per mettermi in cammino...

Luigi: L'amore ti viene dalla conoscenza.

Tu non puoi amare una cosa che non conosci.

Non facciamo del sentimento!

Altrimenti noi chiamiamo amore quella che è soltanto passione di possesso del pensiero del nostro io.

L'amore vero è lo Spirito Santo che è Spirito di verità e di conoscenza.

Questo è l'amore.

L'amore è conoscenza.

Tutto il resto che noi chiamiamo amore è solo un'affermazione del nostro io che vuole possedere.

F.: La mente è il collegamento fra ciò che Dio ci manda e Dio?

Luigi: È il luogo in cui avviene questo collegamento.

Scusami il temine luogo.

La mente è il luogo in cui c'è presente Dio, indipendentemente da noi e giungono i segni di Dio.

La mente dice Sant Agostino è l'altare su cui si compiono i veri sacrifici a Dio.

Non voglio fare appello all'autorità di Sant Agostino, è la verità che dà autorità.

Il che vuol dire che ogni cosa che arriva a noi (segni, parole) vanno portati su quest'altare, offerti a Dio.

Ma come puoi offrirli a Dio se Dio non fosse presente?

Nella mente Dio fa suo quello che tu gli offri.

E se tu gli offri il tuo pensiero, Dio fa suo il pensiero che tu gli offri.

E li scopri la meraviglia: quello che tu credevi tuo pensiero è pensiero di (DI) Dio.


"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Secondo tema. LUNEDI


Titolo: L'ovile delle pecore. Dall'instabilità alla stabilità-Capacità di permanere.


Argomenti: Il significato nasce dall’Intenzione di Dio – L’intenzione deriva da ciò che un essere è – L’interesse per conoscere Dio – Il crollo della fede – Michael Chang al Roland Garros – Il fico maledetto – L’eucarestia – Buttarsi in Dio – Cercare Dio per ciò che Dio è in Sé – La purezza del pensiero – Figli delle nostre opere – Il TAU -   


 

  12/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.



"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Terzo tema.


Titolo: Ladri e assassini. Ladri di sale e venditori di cuscini, coloro che propongono altro dalla conoscenza di Dio.


Argomenti: Solo presso Dio troviamo il vero significato delle cose. Ogni cosa ha la sua ragione solo in Dio. Il significato di ladri e assassini. Il significato delle cose è relativo al fine. La volontà dipende dai valori. Il nostro fine deve coincidere con il Fine di Dio. Ladri e assassini nel campo della mente.


18/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.


 

Dall’esposizione di Luigi Bracco.

Restiamo ancora nel versetto uno.

Abbiamo già visto le due prime parti: la porta dell'ovile e l'ovile delle pecore.

Ci rimane adesso la terza parte, cioè il significato dei ladri e degli assassini.

Parlando della porta dell'ovile, abbiamo visto che ladri e assassini rappresentano coloro che entrano o cercano di entrare nella vita dell'uomo proponendo un fine diverso dalla conoscenza di Dio.

L'uomo è stato creato per la vita eterna.

Gesù dice che la vita eterna è conoscere Dio come vero Dio.

Entrare nella vita dell'uomo proponendogli un fine diverso è essere ladri e assassini.

Abbiamo visto il concetto, oggi dobbiamo vedere il significato di questi ladri e assassini.

Perché se esistono questi ladri e questi assassini c'è un motivo.

Tutto ciò che esiste ha un significato.

Nulla accade senza significato perché Dio è il Creatore di tutto.

Mentre i concetti e gli esistenti possono essere positivi o negativi, i significati sono sempre positivi.

Noi oggi dobbiamo cercare di capire cosa ci stanno a fare nella vita di ognuno di noi e dentro di noi questi ladri e assassini.

Gesù dice: "Non abbiate paura di chi può uccidere il corpo, ma di chi può mandare la vostra anima all'inferno".

Evidentemente "ladri e assassini" non va riferito al mondo esteriore e materiale.

Il concetto ci è già stato delimitato dal fine.

I significati delle cose, di per sé sono sempre ambigui.

Solo presso Dio noi troviamo la singolarità e quindi l'univocità.

Ma quanto più noi ci allontaniamo da Dio, tanto più noi cadiamo nell'ambiguità e le cose diventano equivoche.

Vuol dire che noi possiamo fraintendere il significato delle cose, noi possiamo rivestire le cose, i segni e le parole di intenzione diverse.

Allora il problema diventa dove, come e chi ci dà la possibilità di intendere il vero significato delle cose.

Dove noi possiamo trovare quella sicurezza, quella certezza da cui trarre il vero significato delle cose.

Ed evitare di trovarci nell'ambiguità di ritenere che siamo noi che attribuiamo il tale significato al tale segno.

Chi mi assicura che il significato di una cosa sia veramente quello che io attribuisco alla cosa?

Quante volte noi, magari di fronte a delle disgrazie o dei dolori, sentiamo significati diversi dai diversi interlocutori con cui parliamo.

Chi lo attribuisce a una causa chi a un'altra.

Ogni persona è un centro di distribuzione di significati.

Ma appunto questo ci pone di fronte a questo problema.

Dove trovare il vero significato?

Già parlando dell'ovile abbiamo visto che l'ovile è un luogo di sicurezza, di pace, di stabilità.

Luogo in cui l'anima si riposa.

Abbiamo visto che quest’ovile rappresenta il sabato senza sera di Dio, in cui, dopo aver compiuto tutta la sua creazione, Dio si riposa.

Segno del luogo in cui noi possiamo trovare il nostro riposo, la nostra sicurezza, la nostra certezza.

Dio si riposa in Se Stesso.

Perché ha in Se Stesso la sorgente di Sé.

Tutto ciò che non è Dio, proprio perché non è Dio, si caratterizza per questo: non ha in se stesso la sorgente di sé, ma l'ha altrove.

E avendo altrove la sorgente di sé, non è un luogo di riposo.

Quindi nessuna creatura, nessun angelo, nemmeno la Madonna, è luogo di riposo.

Dio solo è luogo di riposo perché Lui solo ha in Se Stesso la ragione di Sé, la sorgente di Sé.

Non soltanto.

Ma ha anche in Sé la ragione di tutte le sue opere, di tutte le creature, di tutto ciò che esiste.

Anche di tutte le parole.

Anche questi "ladri e assassini" hanno la loro ragione in Dio e solo in Dio.

Per cui questo entrare nel sabato da parte del Dio Creatore, è significazione a noi di qualcosa per la nostra vita essenziale.

Il che vuol dire che alla conclusione di tutte le opere di Dio, noi troviamo questo Dio che si ritira nel suo riposo e quindi troviamo questo segno di Dio per noi e quindi questa voce di Dio che invita noi a entrare nel suo riposo per giungere al compimento di tutte le cose.

La conoscenza di Dio essendo il fine per cui l'uomo è stato creato, è l'ovile per ogni uomo, questo è il luogo di riposo per ogni uomo.

Ma dicendo"conoscenza di Dio" evidentemente noi già escludiamo, come interpretazione di ovile ogni fatto esteriore all'uomo, la conoscenza è essenzialmente interiore all'uomo.

Ed è essenzialmente personale.

Come il mangiare non si può comunicare all'altro, come non si può amare al posto di un altro, così anche l'intendere.

Sopratutto l'intendere, perché il mangiare e l'amare sono ancora segni di questo intendere, della conoscenza.

Sopratutto l'intendere e la conoscenza, sono fatti personali.

Personale e interiore.

L'ovile è un fatto interiore all'uomo.

Per cui si entra nell'ovile, abbiamo visto attraverso la mente.

Ecco come, a poco per volta i significati si precisano.

Abbiamo visto, parlando della porta che poiché questa rappresenta il fine, si entra nella vita dell'uomo proponendo un fine.

Abbiamo già visto, molto definito, il campo di questi "ladri e assassini".

Dobbiamo escludere come "ladri e assassini" tutto ciò che riguarda fatti esterni, umani di mondo.

Ladro è certamente uno che ruba e assassino è certamente uno che uccide, però questo non si riferisce al corpo o al mondo sensibile.

Perché se l'ovile riguarda un fatto interiore all'uomo, riguarda la conoscenza di Dio e se le porta di questo ovile è la mente ed entra nell'ovile solo colui che parla alla mente e alla mente propone una finalità, evidentemente il concetto di "ladri e assassini " va riferito soltanto qui, per cui il campo è molto definito.

Esclude tante altre interpretazioni.

Però dobbiamo giungere a capire il significato per la nostra vita essenziale, poiché tutto ciò che Dio ci presenta serve per la nostra vita essenziale e in quanto serve è positivo.

Dobbiamo cercare quindi l'aspetto positivo di questi "ladri e assassini".

Se ci sono servono.

Noi dobbiamo cercare a cosa servono e a cosa devono servire alla nostra vita essenziale.

La nostra vita essenziale sta nel cercare e nel conoscere Dio e devono servire quindi a farci cercare e a conoscere Dio, altrimenti non esisterebbero.

Anche il demonio è servo di Dio e anche nel demonio dobbiamo cercare il significato positivo, perché tutto ciò che esiste, in quanto esiste serve a Dio, volente o nolente.

Noi dobbiamo arrivare qui.

Certo se Gesù ci dice che "Ladri e assassini sono coloro che cercano di entrare nell'ovile per altra parte e non per la porta" evidentemente è un ammonimento, un avviso.

Se è un avviso, è perché noi corriamo il rischio di essere derubati e uccisi.

C'è questo rischio sulla vita essenziale di ogni uomo.

Gesù lo dice per evitarcelo.

Dopo aver visto qual è il significato di questi "ladri e assassini", dobbiamo anche definire la zona di rischio, in cui l'uomo può venirsi a trovare, per essere preda di questi "ladri e assassini".

C'è una Parola di Dio che dice a noi che viene per noi un certo tempo in cui: "Più nessuno vi potrà portare via la vostra certezza, la vostra luce, la vostra gioia, perché il Padre è più grande di tutti".

Dicendo "In quel giorno, nessuno vi potrà portare più via" esclude il campo ai ladri e agli assassini.

Se c’è un luogo in cui "ladri e assassini" non possono entrare, evidentemente c'è una zona a rischio in cui, per ognuno di noi, questi ladri e questi assassini possono entrare.

Allora c'è la necessità di arrivare anche a definire questa zona di rischio e quand'è che noi veniamo a trovarci in questa zona di rischio e perché, e qual è il significato.

Abbiamo detto che i ladri e gli assassini sono già stati molto definiti quando li abbiamo raffrontati con il fine.

Fine dell'uomo è conoscere Dio come vero Dio e questa è vita eterna.

L'assassino evidentemente è in rapporto in rapporto alla vita, cioè è uno che toglie la vita.

Il ladro è uno che ti porta via i mezzi per arrivare a questa vita.

Quindi rapportando il concetto di "ladri e assassini" al fine, abbiamo potuto scoprire il concetto di questi "ladri e assassini": sono coloro che cercano di proporre all'uomo una finalità diversa dalla conoscenza di Dio.

Tutti coloro che propongono all'uomo o che sollecitano l'uomo a non occuparsi di Dio,oppure che dicono che è impossibile giungere a conoscere Dio, sono tutti ladri e assassini, anche se arrivano da noi con il vestito della pecora, dentro sono dei lupi.

Rapportando al fine, abbiamo potuto definire il concetto di "ladri e assassini" e questo ci fa capire che il significato delle cose è relativo al fine.

Noi possiamo avere tanti fini e a seconda dei fini che abbiamo le cose, per noi, acquistano un significato piuttosto che un altro.

Faccio il solito esempio: Se io ho come fine l'andare a Torino, diventano significative quelle strade che mi conducono a Torino e per me, diventano non più significative le strade che mi conducono altrove.

Tutto questo per farci capire che il concetto di "significato" è dipendente, quindi è relativo al fine.

Ma quando diciamo "fine", evidentemente diciamo una cosa che è essenzialmente personale ad ognuno di noi.

Ognuno di noi ha un suo fine.

Vivere vuol dire tendere a un fine.

Il fine è essenzialmente un fatto personale e intimo.

Ecco perché i significati possono essere molto vari tra persona e persona.

Ma anche è altrettanto vero che, a un certo momento, ogni uomo esperimenta che ciò che per noi aveva molto valore un tempo non vale più.

Ciò che per noi aveva molto significato o ha significato molto per la nostra vita a un certo momento non ci dice più niente: questa è una esperienza esistenziale che ogni uomo fa.

Per cui i valori mutano.

Quando i valori scadono, anche la vita scade, non ha più senso noi diciamo.

Ciò che non ha valore, non determina più la nostra volontà, perché la nostra volontà si muove soltanto sui valori.

E non determinando più la nostra volontà, ci rende impossibile il vivere.

Quindi lo scadere dei valori, la perdita dei significati....Quante volte sentiamo dire:"Sono soltanto parole", è vero, arriva un certo momento in cui le parole per noi o certe parole, per noi sono soltanto parole, non dicono più niente.

E così tante cose che per noi sono state molto importanti nella nostra vita, a un certo momento non valgono più niente.

Ora questo non dipende mica dalla mia volontà, anche se io dicessi che voglio che la tal cosa valga molto, se quella cosa per me è scaduta non c'è nulla da fare, perché il valore è più forte della mia volontà.

La mia volontà dipende dai valori, non sono i valori che dipendono dalla mia volontà.

È un errore ritenere che i valori dipendano dalla nostra volontà.

Non sono i valori che dipendono dalla nostra volontà, ma è la nostra volontà che dipende dai valori.

Per cui quando i valori scadono, quando una cosa perde di significato per noi, noi non possiamo più volerla e non potendo più volerla la nostra vita non è più sopportabile.

Abbiamo detto che la vita dipende da questo volere, volere un fine, però la nostra volontà dipende dal valore e dai significati delle cose e i significati dipendono dal fine.

Ora, evidentemente, quando noi abbiamo per fine altro da Dio, cioè altro dal vero fine per cui siamo stati creati (conoscere Dio), noi certamente seminiamo nella nostra vita qualcosa di finito, di relativo e che quindi scadrà e che nel suo crollo porterà con sé tutti i valori, tutti i significati, tutta la nostra volontà e tutta la nostra vita.

Ci sarà un crollo completo.

Evidentemente solo se noi abbiamo come nostro fine personale, il fine per cui Dio ci ha voluti (conoscenza di Dio), noi abbiamo un fine eterno, non soggetto a mutamento, soltanto così noi eviteremo di assistere al crollo dei significati, al crollo dei valori, al crollo della nostra volontà, al crollo della nostra vita.

Solo così!

E se qualcuno semina nella nostra vita fini diversi dal fine eterno (conoscere Dio) certamente semina in noi questa distruzione e questa rovina e noi assisteremo a questa rovina.

Ecco perché "ladri e assassini": coloro che ti distolgono dalla ricerca e dalla conoscenza di Dio.

Ecco per cui Gesù ammonisce e se lo dice, lo dice per evitarci questo danno.

Ma abbiamo detto che se ci sono hanno un significato.

Significato positivo, perché i significati sono sempre positivi.

Qual è il significato di questi "ladri e assassini" che rubano, distruggono e uccidono?

Possiamo essere noi stessi "ladri e assassini" nella nostra vita, in quanto ci orientiamo a un fine diverso da quello che Dio ha voluto per noi, ci orientiamo ad altro dal cercare e dal conoscere Dio.

Ora, se, quando noi seminiamo un fine diverso da Dio, noi ci condanniamo a questa esperienza di crollo di significati e di valori, questo ci porta a scoprire una cosa molto importante.

L'assistere al non più significato delle cose, al non valore delle cose, ci porta a scoprire che il significato delle cose e il valore delle cose dipende da un fine essenzialmente personale di ognuno di noi.

Non c'è nessuno che possa vivere per noi il fine.

Solo se il fine in sé che c'è in tutta l'opera di Dio diventa fine per me, se soltanto quello che il Dio è in Sé, diventa il principio per me, soltanto qui noi seminiamo un principio di significazione delle cose, di valore delle cose, non soggetto a tramonto, non soggetto a mutamento.

E se non è soggetto a tramonto e non è soggetto a mutamento, qui abbiamo il vero significato delle cose, perché ciò che è vero è eterno.

Soltanto ciò che non è vero, non è eterno.

Se noi assistiamo alle cose che mutano, è perché queste cose non sono vere.

La verità in quanto tale, non è soggetta né al tempo, né allo spazio, trascende, appartiene al mondo delle cose trascendenti, cioè appartiene al cielo di Dio.

Quindi quando non è soggetta a tempo e a spazio, non è soggetta a mutamento, quindi non ti delude.

Qui noi troviamo quello che dicevamo in principio: la sorgente dei veri significati delle cose.

Qui abbiamo la certezza.

Quello che illumina è il fine ma bisogna che questo fine coincida con il fine voluto da Dio.

Ma che questo fine sia intimo e personale a ognuno di noi.

Non basta il sentito dire, non basta sentire la parola:"Tu uomo sei stato creato per conoscere Dio".

Fintanto che io sento la parola questa è esterna a me, questa è la verità in sé, certo io non la posso annullare, non la posso infirmare, però posso non farla mia.

La verità può essere in sé e non essere la verità per me.

Per me un'altra può essere la verità.

Quindi io posso avere un altro fine.

Certamente le cose hanno un valore di per sé.

Certamente tutte le parole hanno un significato di per sé.

Ma questi valori "di per sé" e questi significati "di per sé" sono quelli che Dio ha messo nelle cose.

Tutte le cose essendo opera di un Dio Creatore, portano in sé un pensiero ed è il Pensiero del Creatore stesso, il Pensiero di Dio.

Tutte le cose di per sé hanno un valore e hanno un significato.

Il valore è determinato da che cosa questo mi serve per il fine.

Anche il significato: una cosa è significativa in quanto serve per il fine.

Quindi le cose di per sé hanno un valore e un significato in Dio, se però in noi c'è un fine diverso dal fine per cui Dio ha creato e crea tutte le cose, certamente noi seminiamo valori e significati falsi.

Essendo valori e significati falsi diventano soggetti a mutamento, devono cambiare e qui naturalmente portano via a noi la vita.

Qui abbiamo i ladri e gli assassini.

Ma "ladri e assassini" nel campo della mente.

Poiché il fine dell'uomo, avviene soltanto nella mente dell'uomo.

Appartiene al campo del pensiero dell'uomo.

Tutto ciò che non è mente, che non è pensiero, è tutto determinato.

La nostra vita fisica, i nostri comportamenti, il mondo attorno a noi, tutto quello è determinato e infatti va come va e non siamo noi a farlo.

Noi assistiamo e siamo continuamente sorpresi appunto perché gli avvenimenti non sono come li vogliamo noi, non siamo noi a determinarli.

C'è un punto solo in noi in cui siamo noi a determinarli ed è il pensiero, la mente.

Solo nel pensiero noi abbiamo la possibilità di orientarci a una cosa piuttosto che a un altra.

Di vivere per una cosa piuttosto che un altra, perché?

Perché nel nostro pensiero c'è Dio, nella nostra mente c'è Dio e là dove c'è Dio c'è la libertà, ma solo in quel punto lì c'è la libertà.

Quindi il fine si determina soltanto nel pensiero, nella mente, tant'è vero che se noi tendiamo a un fine, è perché non l'abbiamo presente fuori ma l'abbiamo presente solo nella mente.

E con la mente che noi pensiamo a una cosa che non abbiamo e poi tendiamo con tutte le nostre fatiche a cercare di raggiungere quello che già portiamo presente nella nostra mente.

Però solo se nella nostra mente (intimamente) noi abbiamo come fine il vero fine, la verità (eterno) noi qui abbiamo un punto di Assoluto.

Ma l'Assoluto si determina in quanto sposiamo la nostra mente, il nostro pensiero con ciò che è vero in sé.

Ecco per cui dico che solo se noi passiamo dalla verità in sé (oggettiva), alla verità per me (soggettiva), allora la verità in sé diventa il mio fine e diventa dunque quella che dà il vero significato e il vero valore alle cose.

Se quello per me e in me quello che dà valore e significato alle cose è la verità, è Dio, questo è il vero significato delle cose, questo è il vero valore delle cose, questo è il vero nome delle cose.

Ladri e assassini ci portano via tutti quei fini fasulli, diversi da Dio che noi possiamo portare la nostra mente.

Dobbiamo arrivare a definire la zona di rischio in cui ladri e assassini operano.

Per poter definire quella zona in cui ladri e assassini non possono operare ed entrare.

Ladri e assassini possono entrare soltanto là, dove noi abbiamo un fine diverso da Dio, cioè là dove noi, nella nostra mente coltiviamo un fine diverso da quello cui siamo stati destinati.

Allora se ladri e assassini possono entrare là dove noi abbiamo messo un fine diverso da Dio, stanno facendo una grande pulizia, stanno operando secondo Dio.

Portandoci via tutto ciò che è diverso da Dio, ci stanno dicendo che il nostro destino, il nostro fine, sta solo in Dio.


A.: I ladri e gli assassini sono quelli che propongono fini diversi da Dio, solo se l'uomo è unito a Dio non corre questo rischio...

Luigi: Cioè l'uomo si trova in una zona a rischio, fintanto che ha un fine diverso da Dio.

Allora "ladri e assassini" servono a qualche cosa.

I ladri e gli assassini portano via, quindi annullando ogni valore e ogni significazione della vita, fanno capire dove sta la vera vita.

Attraverso la negatività si scopre la positività.

Ci fanno capire che in noi, abbiamo una finalità diversa dalla vera.

La finalità diversa dalla vera a un certo punto deve crollare.

I ladri e gli assassini facendola crollare, ti danno la possibilità di scoprire il vero.

Il fine di Dio non viene in noi automaticamente, perché appartiene al campo del pensiero.

L'abbiamo già visto nell'"ovile", l'ovile rappresenta proprio il campo del pensiero, la conoscenza di Dio.

La conoscenza è un fatto essenzialmente personale, però presuppone in noi l'avere la conoscenza di Dio come fine.

Fintanto che noi abbiamo altri fini ci troviamo in questa zona rischio, in cui i ladri e gli assassini operano.

Operano in che nodo?

Ci annullano i motivi di vita.

Quei motivi di vita per cui noi viviamo ce li annullano.

Il ladro ti porta via i valori, per cui una cosa, quando per te non ha più valore, non puoi volerla, quindi il ladro ti impedisce di volerla.

L'assassino è quello che portandoti via il tuo fine ti toglie la vita, ma intanto ti fa scoprire qual è la vera vita.

L'argomento di oggi era la scoperta del significato dei ladri e degli assassini.

Non il concetto, perché il concetto l'abbiamo già visto l'altra volta.

I significati sono sempre positivi.

I significati sono presso Dio.

Noi vediamo l'aspetto esteriore delle cose, per cui una creatura che mi uccide o mi ruba qualche cosa mi fa male, però i significati presso Dio, sono sempre positivi e noi dobbiamo cercare questi.

B.: Il tempo quando "Nessuno vi potrà più portare via" è quando abbiamo scoperto il vero fine...

Luigi: Certo, lì non operano più i ladri e gli assassini, perché il Padre è più forte di tutti e là dove i beni sono costituiti da uno che è più forte di tutti, non c'è nessuno che possa operare.

Nei riguardi di Maria, non c'è nessuno che possa rubarle qualche cosa, perché lei ha un amore unico, verginale e non c'è nessuno che la possa toccare.

C'è un punto in noi in cui non può entrare né il mondo, né il demonio, né il pensiero del nostro io.

Ed è il Pensiero di Dio, lì nessuno può operare.

Se noi abbiamo questo come fine, noi lì siamo liberi da ogni azione di ladri e assassini.

Ladri e assassini operano in quella zona di rischio che è nell’intimo nostro, non in quanto sono fuori di noi.

Gli assassini sono dentro noi, ma entrano in noi in quanto coltiviamo un fine diverso dalla conoscenza di Dio.

Quando il vero fine: Dio, diventa il mio fine, qui non c'è nessuno che mi possa toccare.

Quando io determino come mio fine un istituto, un’istituzione, un ordine religioso o un’autorità, evidentemente qui mi offro a essere preda di ladri e assassini, perché ho un fine diverso da Dio.

Eccole le zone a rischio: se io vado a cercare la mia sicurezza in un’autorità o in ciò che dicono gli altri, qui siamo in zona a rischio, qui divento preda di quelli che si presentano a me vestiti da pecore ma che dentro sono lupi.

E Dio mi avvisa.

Quando pongo come mio fine: l'ubbidienza o una virtù o un comportamento, o qualunque cosa diversa di Dio, qui è zona a rischio.

Qui mi offro all'azione di ladri e assassini.

Ma quando mi rivolgo ad avere come fine la conoscenza di Dio e mi assumo la responsabilità personale di questa ricerca (quello gioca tutto), qui sono fuori da ogni rischio.

Qui abbiamo il Padre che è più forte di tutti, nessuno ci potrà portare via la nostra luce e la nostra gioia.

Questa è Parola di Dio.

Quindi c'è questa zona di sicurezza che non può essere toccata da nessuno.

Questo è l'ovile, in cui nessuno può entrare se non per mezzo della porta.

C.: Prima abbiamo visto i ladri e gli assassini sono coloro che mi propongono fini diversi da Dio, mentre oggi abbiamo visto che sono coloro che mi portano via i fini diversi da Dio?

Luigi: Certo, per farmi capire che il fine è personale, intimo, che lo trovo solo nella mia mente, che lo devo volere personalmente.

Fintanto che non entro in questa convinzione, io sarò sempre soggetto all'azione dei ladri e degli assassini.

Dio è Spirito e come la verità lo si trova solo conoscendolo, per conoscerlo debbo dedicarmi a questo, la vita eterna sta nel conoscere Dio.

In quanto me lo dice me lo propone e quindi devo impegnarmi personalmente in questo.

Ma fintanto che io vado a cercare la sicurezza in altri (fosse anche un papa, un vescovo o un’autorità qualsiasi) io mi espongo al rischio.

Anche il papa è un servo, anche i vescovi sono dei servi.

Servi per che cosa?

Servi per questa mia responsabilità personale verso Dio.

C.:Possono essere mezzi...

Luigi: Ma il mezzo è un servo, un mezzo è mezzo in quanto io ho un fine dentro di me.

Tu adoperi una cosa come mezzo in quanto sai quello che vuoi.

Sapendo quello che vuoi, hai il tuo fine personale, tu allora adoperi dei mezzi per realizzare quel fine.

Allora tutte le cose ti aiutano benissimo.

Tutte le cose sono ottime servitrici.

Non sono ladri e assassini.

Tutte le cose servono bene, se tu però sai quello che vuoi.

Cioè se tu hai come fine tuo Dio e te ne assumi la responsabilità personale.

Perché nel mangiare, nell'amare e nel conoscere, se non ti assumi la responsabilità personale, non realizzi niente.

Tu puoi dire all'altro di mangiare per te, l'altro mangia e tu muori.

E sono dei segni per dirti che con la verità, ti devi assumere la responsabilità personale.

Fintanto che non arrivi a questa convinzione, ecco che ti troverai sempre esposta all'azione di ladri e assassini: sempre.

Anche nell'inferno sia chiaro, perché nell'inferno saremo solo preda di ladri e assassini.

Che ti portano via quello che tu hai messo al posto di Dio.

C.: Quello che non è mente e pensiero è determinato, ma tutto dipende poi dal pensiero....

Luigi: Tu vuoi vivere duecento anni? Prova a vivere duecento anni...se dipende dal pensiero...

C.: Questo sì...

Luigi: Allora se questo è sì, tutto sì, non c'è niente da fare.

C.: Volevo dire che ciò che Dio mi presenta fuori, me lo presenta secondo ciò che io penso..

Luigi: È Parola di Dio per me.

Anche i ladri e gli assassini sono Parola di Dio per me.

Per dirmi: "Amico mio, tu non stai cercando quello per cui Io ti ho creato", tutto è opera di Dio per me.

Ma non dipende dal mio pensiero, appunto perché è opera i Dio per me: le cose ti sorprendono.

Tu vuoi una cosa e resti sorpresa che te ne arriva un altra.

C.: Sì ma Dio opera a seconda della mia vicinanza o lontananza da Lui no?

Luigi: Non dipende dal tuo pensiero, Dio dialoga con il tuo pensiero, per cui se tu, nel tuo pensiero, coltivi un fine diverso da Dio, Dio dialoga con questo tuo errore e ti manda magari i ladri e gli assassini e la polizia a farti la multa, ma è Lui che fa.

C.: Sì ma fa a seconda di come io mi comporto nei suoi confronti...

Luigi: Certo, ma lo fa per salvarmi, perché mi sta pensando, vuole evitare che io mi perda.

Se mi manda i ladri e gli assassini non è per farmi perdere.

Per questo dico che c'è un significato positivo.

È per farmi capire che sto vivendo per un fine sbagliato e che ho impostato la mia vita in un modo sbagliato.

Allora mi annulla tutto, prima che succeda il crollo di tutto.

E.: Nella purezza del fine c'è la trasparenza del Padre..

Luigi: Certo ma la purezza del fine la ottieni in quanto, prima di tutto hai un fine (Dio) e ti mantieni unito al fine e per mantenerti unito al fine devi sottomettere tutto (tutto!) a questo fine.

Tu capisci che quello è un lavoro che fai soltanto con la mente?

Il fine devi averlo nella mente.

Tutto è già sottomesso al fine.

L'universo è sottomesso al fine, tutto è opera di Dio, quindi tutto è già sottomesso al fine.

Dove non è sottomesso al fine?

Nella mia mente, soltanto lì.

"Venga il tuo regno", ma dove venga? Solo nella mia mente.

Perché tutto è già Regno di Dio, tutto è già sottomesso a Dio ma nemmeno una formica sfugge a questo Regno di Dio.

Cristo venendo a noi cosa ha fatto?

È venuto a predicare il Regno di Dio.

A dire cioè agli uomini: "Signori miei, chi regna è Dio, non siete voi".

Non è il denaro, non è la bellezza, non è la figura, non sono i governi, è Dio che regna in tutto.

Tutta la gente lo ascoltava perché parlava del Regno di Dio.

Cosa vuol dire parlare del Regno di Dio?

Faceva capire che tutto è opera di Dio.

Se lo faceva capire è perché non si capisce: nella mente degli uomini non si vede Dio regnare in tutto.

Gli uomini che non vedono, hanno bisogno del Cristo che venga e faccia vedere a quelli che non vedono (con la mente) che Dio regna in tutto.

"Guariva tutti predicando il Regno di Dio".

E.: Là dove qualcosa del mio pensiero non è sottomesso a Dio, lì c'è l'opera dei ladri e degli assassini..

Luigi: Certo, zona a rischio…

E.: Però è ancora un aiuto di Dio.

Luigi: Certo, i ladri e gli assassini sono negativi evidentemente ma i loro significati sono positivi.

E.: Perché mi portano via una cosa inutile.

Luigi: No, non inutile, mi rivelano che io sto vivendo per un fine sbagliato.

O che non mi assumo la responsabilità personale di quel fine.

Perché a Dio si giunge assumendosi la responsabilità personale dell'amore a Dio.

Il tema di oggi era "Ladri di sale e venditori di cuscini", Gesù dice:"Voi siete il sale della terra", perché?

Se tu hai come fine (il fine è il sale) Dio, tu dai senso e significato a tutte le cose.

I ladri ti portano via questo sale, a un certo punto più niente ha significato.

E al posto del sale ti vendono i cuscini: "Non è necessario che tu ti affretti a conoscere Dio, non preoccuparti di conoscere Dio, basta che tu ubbidisca, che tu sia sottomesso, umile"...ti vende dei cuscini per dormire.

F.: Il pensiero che Dio ci dà, staccato da Dio diventa prima ladro e poi assassino...

Luigi: Certo ti porta via la vita, siamo noi stessi che, dentro di noi possiamo essere ladri e assassini della nostra stessa vita.

Se tu hai Dio come fine, qui non hai nessun ladro e nessun assassino che ti possa toccare.

Assolutamente.

Tutto dipende da quello che tu porti nella tua mente.

...È il fine che mi dà significato.

È il fine che noi portiamo in noi che dà significato e gusto alle cose.

Però Gesù dice: "Se questo sale (fine) si guasta, tutto si guasta", cioè a un certo momento ti accorgi che la tua terra, il tuo mondo non ha più significato, non ha più gusto, non ha più sapore, non ti dice più niente.

A quel punto lì muori o ti uccidi perché non puoi sopportare una vita senza significato.

G.: Noi alla fine siamo responsabili.

Luigi: Personalmente responsabili

G.: Prima che vengano i ladri e gli assassini noi, possiamo sapere se il nostro fine crollerà o meno.

Alla fine la responsabilità della scelta del fine è nostra.

Il ladro e l'assassino in senso umano è negativo, perché ci porta via quello per cui siamo vissuti e ci lascia senza niente, ma nello Spirito di Dio questi ladri e assassini ci liberano da ciò che ci impedisce di scegliere Dio.

Se noi ci attacchiamo a Dio, superiamo la nostra morte.

Siamo noi stessi ad attribuire dei falsi valori alle cose, perché Dio dà un suo valore alle cose e noi dovremmo dare lo stesso valore alle cose.

Luigi: Ma il falso valore lo diamo in quanto abbiamo un fine sbagliato.

Il valore è una funzione del fine.

È inutile che io cerchi di correggere i valori delle cose, devo correggere il mio fine.

G.: Se diamo un falso valore alle cose è proprio perché in noi c'è la confusione mentale sui valori...

Luigi: Sui fini, il valore dipende dal fine.

G.: Il valore è il fine, noi viviamo per qualcosa che per noi ha valore...

A seconda di ciò per cui io vivo, io valuto le cose importanti o meno a seconda se mi aiutano a raggiungere il mio fine.

Luigi: .......Là dove c'è un perché, c'è la possibilità di sopportare qualunque cosa.

Quello che mi dà significato alle cose, è un fine che m'illumina le cose.

Là dove io vivo abbandonato alle cose, lì non ho più la capacità di sopportare niente, perché non c'è più un significato nelle cose.

H.: L'altra volta si sono presentati i ladri e gli assassini come coloro che non entrano per la porta, cioè ci propongono un fine diverso dalla conoscenza di Dio.

Adesso ci è stato presentato il significato di questo.

Praticamente i ladri e gli assassini sono coloro che annullano i nostri motivi di vita.

È proprio proponendomi un fine diverso dalla conoscenza di Dio che mi annullano la vita...

Luigi: Si capisce.

H.: Non è che vogliano annullarmi i miei motivi di vita, ma mi evidenziano che sono fasulli.

Luigi: Io non mi faccio toccare da ladri e assassino solo quando il "Dio in Sé" è il Dio per me".

I loro motivi per cui loro mi propongono un fine diverso da Dio, sono infinitamente inferiori al motivo per cui io vivo per Dio: quello è più forte di tutti.

Quando mi dicono "Tutti fanno in modo diverso da te", quella è infinitamente lontana come motivazione da quella che è la motivazione di Dio.

Per cui non ti convince affatto, per cui non ti può minimamente toccare.

Non ti convincono. Tu ti lasci convincere se hai un fine diverso da Dio.

È facile qui lasciarti portare via, perché entrano in te con certe motivazioni che per te sono valide.


"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Terzo tema. LUNEDI


Titolo: Ladri e assassini. Ladri di sale e venditori di cuscini, coloro che propongono altro dalla conoscenza di Dio.


Argomenti: Il valore delle cose è dentro di noi – La funzione positiva di ladri e assassini – La trasparenza è semplicità – L’anima dei valori e dei significati è il fine – Il demonio lavora per Dio – Tutti glorificano Dio – Dio solo è, noi siamo in quanto partecipiamo a Lui – Prendere coscienza del regno di Dio -


19/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.

 

 


RIASSUNTI DEI TEMI :

1. La porta delle pecore

2. L’ovile delle pecore

3. Ladri di sale e venditori di cuscini

 

I TEMA:  LA PORTA DELLE PECORE

 

Gesù ci dice questo perché gli uomini corrono il rischio di venire sedotti da coloro che non entrano per la porta: “state attenti a non lasciarvi sedurre dagli uomini”. Gesù vuole renderci capaci di riconoscere coloro che possono entrare e sedurre la nostra anima: ladri e briganti.

"Guardatevi dai falsi profeti, li riconoscerete dia loro frutti" e qui completa dicendo “li riconoscerete perché non passano per la porta”.

Le parabole di Gesù usano un linguaggio accessibile a tutti, e infatti sono semplici concetti: frutto, porta, ovile, ladri. La difficoltà inizia quando cerchiamo di cogliere il messaggio spirituale delle parabole di Gesù.

Per capire dobbiamo sempre appoggiarci ad altre parole di Gesù, perché il .suo parlare illumina.

Gesù ci rivela nella parabola del seminatore che il frutto, al quale giunge colui che pone mente alla Parola, è la conoscenza.

I frutti degli uomini non sono le opere buone, l'altruismo, o i miracoli fatti, ma è la Carità di cui parla S. Paolo. Carità che è poi conoscenza di Dio come coronamento alla fede e alla speranza.

Frutto è anche ciò che si mangia, nel campo dei segni: ogni albero ci propone un frutto, e noi mangiamo il frutto, non l'albero.

Ogni uomo è come un albero che arriva a noi con un frutto: parlando ci propone qualche cosa. A noi non deve interessare chi è che porta a noi un frutto: Gesù ci dice di non giudicare. Dobbiamo però stare attenti al frutto che ci propone: può essere frutto di vita o di morte. E Gesù dice: “perché non giudicate da voi stessi quello che è giusto?”.

 

La vita sta in quella parola che ci propone la conoscenza di Dio come vero Dio.

La vita è Una. Il frutto buono è Uno. Capiamo anche il concetto di porta: la porta è Una. “lo sono la Porta” dirà poi Gesù.

Fintanto che siamo in cammino possiamo essere sedotti e ingannati da falsi profeti, proprio perché non abbiamo in noi la luce per riconoscere lo Spirito delle cose.

Il più delle volte ci fermiamo all'apparenza e non ci accorgiamo che sotto la pelle di pecora c'è il lupo.

Gesù in questo versetto ci dà il metro per riconoscere i falsi profeti: “non entrano per la porta”, cioè vi propongono altro dalla conoscenza di Dio.

Capiamo che questo versetto è collegato a tutta la disputa avvenuta tra Gesù e i Giudei nei precedenti capitoli. I Giudei avevano concluso dicendo: “noi ci vediamo”.

Gesù rivela che proprio questa è l'anima che non ci rende possibile la conoscenza, perché chi crede di vedere, non può ricevere la luce.

Gesù opera con parole e fatti per portarci a conoscere Dio, ed è necessario che faccia piazza pulita in noi, da tutti I ladri, i cambiavalute e dai venditori di colombe.

Gesù con questa frase ci sollecita a fare pulizia in noi, dicendoci: “colui che non entra per la porta è un ladro”. La porta è il fine.

Dio ci propone il suo fine, gli uomini possono proporcene altri: a noi valutare secondo Verità.

C'è solo Una porta che conduce all'ovile. La Porta è tendere alla conoscenza di Dio, l'Ovile rappresenta la conoscenza che si realizza e qui abbiamo il riposo dell'uomo che è fatto per la conoscenza: qui c'è la stabilità.

Due sono gli aspetti della porta.  Fin qui abbiamo visto la possibilità di escludere tutto ciò che non ci propone la conoscenza di Dio: che è l'unica porta; adesso vediamo l’aspetto positivo della porta: se l'ovile è la conoscenza di Dio, la porta è il mezzo per entrarci: parlando di conoscenza di cose invisibili, non ci resta che il pensiero.

La Mente dell'uomo è il passaggio per entrare nell'ovile.

La mente non è da confondere con la memoria, perché la memoria conserva tutto ciò che si vede od un concetto acquisito. Mentre Dio è novità e la mente è la possibilità di collegarci con ciò che non si vede, o non si conosce.

La mente diventa un Altare su cui offrire ogni segno che Dio ci dà: “dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane…” dice la S. Messa, offrire a Dio stesso per riceverne il significato, che è vita: offertorio – consacrazione - comunione.  “Vivrai di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.

L'uomo può fare questo lavoro interiore, in grazia del Pensiero di Dio, che Dio ha posto in noi perché solo così l'uomo può guardare le cose nell'intenzione di Dio.

 

Questo è il vero pensare, cioè portare le cose nella mente per riferire ogni cosa al Principio.

La Porta rappresenta il 1° passaggio dal mondo esterno al mondo interiore, alla mente. Ma rappresenta anche il 2° passaggio, al Pensiero di Dio, perché nella mente troviamo il Pensiero di Dio al quale tutto riferire. Ma qui e sempre in questa mente che è Porta, ci é proposto il 3° passaggio per arrivare a Dio che è l'oggetto di questo Pensiero.

La porta dell'ovile per noi diventa la mente in cui si fa il passaggio dai segni di Dio a Dio, dal visibile all'invisibile. Passati al mondo interiore, la porta diventa Dio stesso, perché Dio si conosce solo attraverso Dio.

Dio è l'ovile di riposo, ma è anche la porta.

La porta presentandosi nella mente dell'uomo si presenta come proposta essenzialmente personale.  Noi passiamo per la Porta quando la Verità in sé diventa la Verità per noi, nella nostra mente.

Solo a questa condizione imbocchiamo la via della vita, che è personale, come il mangiare, come l'amare, perché la vita vera è conoscere personalmente il Dio vero.

 

II TEMA:  L’OVILE DELLE PECORE

 

Per entrare in questo luogo di stabilità. di riposo (il gias) c'è una porta da attraversare: abbiamo visto che è personale perché è nella mente dell'uomo.  Non sì entra nell'Ovile delle pecore In altro modo che con l'intelligenza.

L'intelligenza delle cose è il passaggio dai segni al significato dei segni e richiede la nostra presenza a Dio, come Lui è presente in noi.

I segni arrivano a noi come istanza di Assoluto, perché hanno tre caratteristiche: sono temporanei – finiti – relativi. L'uomo può fare l'errore di volerli trasformare in eterni – infiniti - assoluti.

Ma è un fine destinato al fallimento. Il fine possibile e che Dio vuole per noi è quello di capire perché non sono assoluti e di capire cosa è l'Assoluto. E' perfettamente inutile voler capire il significato delle cose attraverso i sentimenti, il mondo, le istituzioni: la significazione delle cose si trova soltanto nella mente, perché solo qui può esserci il collegamento con il loro Creatore, e la causa di una cosa noi la troviamo solo nel suo Principio.

Se non arriviamo a questa conoscenza che è stabilità e certezza. tutto il resto ci viene portato via perché “le cose visibili sono di un istante”, infatti “tutto l'universo è soggetto alla vanità” per farci capire ciò che realmente vale: ma allora bisogna dedicarci alle cose invisibili perché queste sono eterne. e la mente è l'unico mezzo per trovare le cose invisibili che sono assolute, eterne.

Questo è l'unico lavoro, l'unica preoccupazione dell'uomo, perché l'uomo si riposa solamente nelle cose stabili.

L'ovile delle pecore rappresenta proprio questo luogo di stabilità al quale ogni anima anela.

Tutta la creazione è instabile, soggetta a vanità ma “per farci capire ciò che vale e che non si vede” dice S. Paolo.  Il nostro lavoro, per grazia dì Dio, deve portarci in questo ovile perché nel compimento non si entra senza di noi.

La Bibbia ci presenta il Sabato come giorno di riposo e Sabato in ebraico significa compimento.

Tutta la creazione giunge all'uomo e si conclude nella notte tra il venerdì e il sabato e Dio dice a noi: “sforzatevi oggi di entrare nel mio riposo, affinché non dobbiate anche voi vagare per 40 anni nel deserto”.

E' necessario il nostro lavoro perché nel riposo di Dio non si entra senza di noi, infatti abbiamo visto che la porta è proprio la mente e cioè l'averne preso su di sé il fine che Dio propone ad ogni uomo.

E' un lavoro personale ed interiore perché richiede l'assimilazione dì tutto l'universo per arrivare a questa Unità nella quale e per la quale ogni cosa è creata.

Dio opera in ogni cosa per renderci partecipi di sé e Dio è Verità: si può partecipare della Verità solo conoscendola, non c'è altra via.

La Porta è Unica, e il capire è un fatto personale: come il mangiare, come l'amare.

Si entra nell'ovile sforzandoci di passare per la porta stretta che non é altro che il superamento del proprio io e quindi della parte visibile, relativa del segno, per vedere il significato eterno scritto in ogni segno. Ci è richiesto un passaggio: dal pensiero del nostro io al Pensiero di Dio. E questo passaggio si fa dentro di noi. nel la nostra mente. E' l'unica possibilità di collegare il mondo sensibile con il suo Creatore. “Dio non abita in luoghi costruiti da mano d’uomo: Dio abita nella vostra mente: voi siete tempio dello Spirito” dice S. Paolo

Dio abita nella nostra mente.  Per questo la via è unica: il pensiero. Non il cuore, non i sentimenti, non i riti, non le regole, ma unicamente il Pensiero di Dio: il Figlio di Dio presente in ognuno di noi. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”.

Gesù é segno dell’Emmanuele, il Dio con noi.

La Parola di Dio viene nel nostro mondo di cui siamo schiavi, per proporci ciò che ancora non vediamo: l'invisibile.

Il Cristo è tra noi per farci pensare il Padre e se restiamo con Lui, Egli purifica ed unifica tutto di noi, fino a quella purezza che è trasparente del Padre.

E' solo questa trasparenza di pensiero che ci permette di rimanere nell'Ovile. Gesù ci dice che “solo i figli possono rimanere sempre in casa del Padre.  I servi non ne sono capaci”.

Ovile è dunque il luogo di riposo, la permanenza nella casa del Padre: il rimanere sempre alla sua Presenza, perché si vede in tutto il suo Pensiero.

Solo conoscendo una persona si capisce quello che fa quella persona.

Allora è soltanto la conoscenza di Dio che dà a noi la possibilità di restare nell'ovile delle pecore. Infatti: “il tralcio che non porta frutto viene tagliato”.

Il frutto è la conoscenza. Solo ponendo mente si arriva al frutto, per cui se non si pone mente, si viene cacciati fuori: si subisce la separazione, perché  non si può partecipare di ciò che Dio fa.

In questa situazione tutto concorre a distruggere e disorientare colui che è stato tagliato perché non cercava Dio, non poneva mente per cercare di capire: non portava frutto.

Infatti dice S. Paolo: “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

Si è cercato di capire in questa ottica il significato di ladri e briganti nel seguente 3° TEMA:

 

III TEMA: LADRI DI SALE E VENDITORI DI CUSCINI

 

Il bene per gli uomini è cercare di conoscere Dio. Eppure i ladri di sale portano proprio via questo interesse, che è sale della vita: “voi siete il sale della vita, ma se il sale perde il suo sapore...”. La domanda che ci siamo fatti è questa: come possono fare il nostro bene, coloro che ci portano via l'impegno a conoscere Dio e ci vendono dei cuscini su cui adagiarci?

Perché questo è quello che succede quando gli uomini propongono a noi altro dal fine di conoscere Dio.

Rapportando la parola ladri al fine di arricchirsi, capiamo che ladri sono coloro che ci rubano il denaro o che ci distolgono dal fine di arricchirci.

Questo ci fa capire che una parola, quindi un segno, ha significato diverso a seconda del fine che ha chi lo riceve. Lo stesso segno, infatti, può prendere significati diversi. Abbiamo fatto l'esempio della strada che prende diverso significato e valore a seconda del luogo in cui vogliamo andare. Per cui, a secondo del fine che abbiamo, una cosa assume molto significato o significa poco, se non ci serve nel nostro fine.

E' anche vero che i valori mutano. Ogni uomo ne fa esperienza: da bambino Il giocattolo vale molto e poi lascia il posto ad altro più importante.

Che cosa ci insegna tutto questo?

Ci fa capire che la nostra volontà dipende dai valori; la nostra volontà non è libera. Quando i valori scadono, noi non possiamo più volere.

La vita stessa è un volere, un tendere ad un fine. Quando questo fine per cui vivo mi delude, non posso più volere e crolla la mia stessa vita.

L'unico fine che non delude è Dio, tutto il resto passa, e allora se noi abbiamo un fine diverso da Dio, noi seminiamo nella nostra vita qualcosa che non è eterno e che ci deluderà.

La zona rischio in cui operano ladri e assassini è quando noi abbiamo un fine diverso da Dio: “là dove c'è un fine di morte, là si radunano gli avvoltoi”; i ladri operano solo là dove in noi non è ben evidenziato il vero fine della vita. Solo là ì falsi profeti possono sedurre.

Solo se noi abbiamo come Fine la conoscenza di Dio, come vero Dio, quindi un fine eterno, solo così noi eviteremo di assistere al crollo di valori, di volontà e della nostra stessa vita.

Avendo definito la zona rischio, allora possiamo per contrasto definire quella che è l'area della certezza. Perché “viene un momento, e ce lo dice Gesù, in cui più nessuno vi potrà portare via la vostra gioia, perché il Padre è più grande di tutti”.  Ci sono due luoghi nel campo dello spirito: c'è una zona rischio come c'è una zona sicura. E' un fatto personale perché dipende dal pensiero, dal fine: possiamo avere fini diversi.

C'è un punto in noi che é immacolato: che conosce solo Dio, come Maria è la tutta Immacolata. A Maria nessuno può rubare qualche cosa.  Questo punto in noi è il Pensiero di Dio che incessantemente grida: “Abbà, Padre”.

Questa è l'area della certezza, la zona sicura in cui ladri e briganti non possono operare, perché in questo fine vero, ogni cosa acquista il suo vero valore che non cambia perché la Verità non subisce mutamenti.

Per entrare in quest'area è necessario un passaggio interiore: dalla Verità in sé alla Verità per me, perché le cose sono fatte in un Pensiero di per Sé (“tutto è fatto nel Pensiero di Dio”), ma acquistano significato per me solo quando il Fine in sé diventa il Fine per me. Dio in Sé diventa “mio Dio”.

Il nostro fine personale ed intimo deve coincidere con il Fine voluto da Dio e scritto in tutta la creazione.

Fuori di questa zona, qualunque sia Il mio fine, mi apro all'azione di ladri e assassini; cioè se non ho ben presente il fine, ad ogni bivio rischio di perdermi.

Ladri è briganti mi possono dire che il fine è un altro, di riposarmi che la vita va vissuta per altro, perché Dio non si può conoscere, ma ogni altro fine che mi propongono mi farà inevitabilmente crollare tutte le mie costruzioni: “non resterà pietra su pietra”. Però questo crollo, questa fine dei tempi, questi ladri e assassini sono ancora una parola di Dio per orientarmi al vero fine.

Ladri e briganti ci portano via solo ciò che non è vero, quindi hanno un significato positivo: fanno una grande pulizia e ci dicono che l'unico fine che resta e che ci può dare vita è solo Dio.

Nel campo dello spirito la negatività è orientamento al positivo: l'assenza è testimonianza di presenza e il crollo di tutti i valori è per evidenziare ciò che non crolla.

Solo Dio è la sorgente della vita, dei veri valori e del senso di ogni cosa.

Tutto ciò si presenta come un fenomeno interiore e personale: “non passerà questa generazione che tutte queste cose si avvereranno” dice Gesù.

È interiormente che si gioca la partita, perché tutto l'esterno è guidato da Dio: ogni fatto, ogni scelta, tutto.

C'è un solo punto in noi che siamo noi a determinare ed è il Fine: soltanto nel pensiero possiamo orientarci ad una cosa piuttosto che ad un'altra.

Questo perché nella nostra mente è presente Dio e presso Dio c'è libertà.

Dio si propone per essere scelto.

Tutto il resto diventa conseguenza di questa libera scelta: l'unica che l'uomo può fare, e può farla in grazia di Dio che si rende presente a noi e ci dice di dedicarci a conoscere Lui.

Da questa scelta si determina tutto nella nostra vita.

 

Pensieri tratti dalla conversazione:

 

Silvana: Quando si ha ben presente il fine si individua molto facilmente il vero o meno nelle proposte che ci fanno

Luigi: Sei in zona rischio in quanto non sai veramente quello che tu vuoi, non hai un fine ben preciso, allora naturalmente sei aperta a tutte le proposte, ma quando tu sai veramente quello che vuoi qualunque altra proposta non la segui. Però abbiamo precisato che il fine vero per cui siamo stati creati non è da scegliere liberamente. Noi nascendo abbiamo un fine ben preciso da realizzare. Dio non ci ha creati dicendoci scegli il fine che vuoi; Dio ci ha creati e ci ha destinati. Noi nasciamo con un fine ben preciso; Lui ci dice “Io sono la tua vita”; “la nostra vita è nascosta in Dio”. La Parola di Dio ti dice “vivi”, non morire. Ti dice: “se Io sono la tua vita” evidentemente ti dà come fine Lui stesso. Creandoci Dio ha fatto di Sé il nostro fine, è lì la meraviglia dell'uomo. Dio ha detto all'uomo “ti occuperai di Me” perché “vivendo per Me tu troverai la tua vita”, quindi Lui ci ha destinati alla vita e non soltanto in senso generico, ma ha precisato che la vita è Lui, è conoscere Lui. La vita vera, la vita eterna sta nel conoscere Lui; per cui Dio ha dato a noi il fine e ha detto “tutti coloro che vi proporranno un fine diverso sono ladri e assassini”, non passano per la porta. La porta è quello che Lui ci ha proposto, è il suo Verbo che ci propone questo ed ha escluso ogni altro fine. Tra tutti coloro che ci propongono altro può anche esserci il nostro io; possiamo essere noi stessi che proponiamo a noi un fine diverso da quello che Dio ci ha proposto e allora noi stessi diventiamo ladri ed assassini di noi stessi. Possiamo anche essere noi stessi quell'uomo che seduce noi stessi e ci tradisce in quanto ci distoglie dal cercare Dio come nostro fine. Fintanto che noi non abbiamo aderito, ecco la fede, a questa finalità noi siamo a rischio, ma aderire ad una finalità, da parte di un essere intelligente, vuol dire organizzarsi per arrivare a quel fine. Aderire non vuol dire “si”, ma vuol dire organizzarsi per raggiungere quel fine; bisogna mettercela tutta, “tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, tutte le tue forze”, tutta la tua vita, tutti i tuoi mezzi, tutte le tue possibilità, per arrivare a quel fine e allora in questa organizzazione per-, si realizza quel fine. Fintanto che noi non abbiamo aderito a questo fine per il quale Dio ci ha destinati, siamo in balia di chiunque altro ci ponga altri fini. E naturalmente, se noi non abbiamo ben presente l'essenziale, succede che a seconda degli interessi che portiamo dentro di noi, siamo deboli verso le proposte di altri fini; cioè, se io penso a me stesso, alle mie ambizioni, evidentemente apro la mia porta a chi mi fa delle proposte che allettano le mie ambizioni e allora incomincio a dedicarmi a questo. E prima che io scopra che questo è stato un ladro e un assassino, hai voglia!

Se tengo presente la Parola di Dio lo scopro, ma altrimenti io ho presente altro, che può essere l'ambizione del mio io. Secondo gli interessi che coltivo dentro di me, io offro la mia debolezza ad altre proposte che naturalmente mi porteranno alla perdita della vita.

Giovanna: La nostra mente è l'altare su cui si offre il sacrificio, quindi la nostra mente è quella che cerca di capire...

Luigi:...in Dio. Precisiamo il termine mente, perché noi usiamo tante parole senza comprenderne il significato: mente è la possibilità che Dio dà a noi di trasferire il nostro pensiero in altro. E' l'unico punto in noi attraverso cui noi possiamo superare quello che noi abbiamo sensibilmente presente, che è dato a noi, la creazione, il mondo, il luogo in cui ci troviamo. E' solo con il pensiero che tu puoi in questo momento andare a Frabosa, a Entracque, a Cuneo e uscire dal luogo in cui ti trovi. Solo con il pensiero noi possiamo trasferirci in Dio.

La mente rappresenta questa occupazione in altro da ciò che abbiamo sensibilmente presente; per cui io mi immergo in un altro pensiero, in un altro da me. Se questo altro da me è Dio, ecco che io sto offrendo il mio pensiero a Dio, per cui con la mente si fa il collegamento, ed è l'unico luogo in cui possiamo collegare i segni, le opere, le parole che arrivano a noi che non sono capite. La maggior parte delle parole noi non le capiamo, o meglio le capiamo solo per impressione, ma per poco che noi andiamo a fondo capiamo di non capire. Con la mente noi non facciamo altro che portare queste parole che arrivano a noi alla presenza di Dio. Evidentemente se Dio non fosse presente noi non potremmo fare questo lavoro, e allora ci chiediamo: “dov'è Dio?”. E' nella mente, solo nella mente; non posso fare questo lavoro con i sentimenti, con sacrifici o rinunce.

La mente vuol dire poter collegare un avvenimento, un fatto, un segno, una parola con il Principio. Ecco il luogo in cui posso collegare. Da questo collegamento delle cose nasce la luce: i due poli avvicinandosi fanno scattare la scintilla. I due poli sono: Dio è il polo positivo, il Principio e poi abbiamo il segno di Dio, la parola che è il polo negativo, però i due non si avvicinano senza la nostra mente, ecco il sacrificio. Se noi li avviciniamo scatta la luce e allora capiamo, lì c'è la conoscenza. Attraverso il sacrificio si arriva alla conoscenza, attraverso la croce alla luce, ma bisogna capire cosa vuol dire sacrificio. Sacrificio vuol dire “fare sacro”, portarlo a contatto con Colui che abbiamo presente    nella mente. Se io ho nella mente una persona cara, una creatura, ed ho un avvenimento cosa faccio? Collego l'avvenimento che mi capita con questa persona che ho presente, l’avvicino cercando di vedere il rapporto che passa tra quell'avvenimento e la persona. Con la mente si fa questo lavoro. E questo è quello che bisogna fare con Dio.

Giovanna: Però nella mia mente posso collegare con altro da Dio.

Luigi: Certo, se io ho presente nella mia mente altro da Dio, una creatura, evidentemente cerco di riferire le cose a questa creatura; per questo noi possiamo deviare molto e così a seconda di quello che portiamo dentro di noi come punto di riferimento, noi raccogliamo le cose in quel fine, perché noi dobbiamo stabilire dei rapporti con quel fine che noi abbiamo presente. Però soltanto con Dio noi abbiamo la sorgente della vera luce, della vera conoscenza quindi della vera vita. Invece ogni altro collegamento ad un certo momento è soggetto alla confusione, alla distruzione, all'annullamento perché tolto Dio, anche gli angeli, anche i santi, anche le creature perfette, tutto è soggetto a mutamento. Dio li assoggetta a mutamento per evidenziare che Lui solo è l'immutabile. Dio solo è l'eterno e noi dobbiamo cercare l'immutabile, non dobbiamo fermarci alle cose che mutano. Tutto muta eccetto Dio; perché muta?  Appunto perché mutando mi dice “noi non siamo l'immutabile, un altro è l'eterno, cerca la cosa eterna”.  Soltanto se noi troviamo ciò che è eterno noi troviamo la nostra pace. Noi siamo inquieti perché abbiamo come punto di riferimento delle cose che non sono eterne e allora noi siamo dominati da paura perché domani questa cosa non ce l'avrà più. Tutto quello che noi diciamo “paura” è questa sensazione di morte che domina in tutto; ma noi abbiamo questa sensazione di morte perché abbiamo come punto di riferimento qualche cosa dì diverso da Dio. Ma se noi avessimo come punto di riferimento Dio, la cosa sarebbe risolta, perché Dio non possiamo minimamente, lontanamente immaginarlo come mutevole; Lui è!

Allora tutto quello che riferiamo a Dio ci dà stabilità, ci dà pace; ecco perché diventa ovile, luogo di pace, di stabilità. E' Dio che ci rende stabili, ma ci rende tali nella misura in cui raccogliamo in Dio, riferiamo le cose a Lui. Ma se io riferisco le cose a qualcosa che è soggetto a mutamento, io subisco il danno perché subisco la paura. La paura è una conseguenza di questo. Quando io ho paura è già implicito il fatto che io faccio dei riferimenti con qualcosa che è soggetto a morte, a cambiamento.  Direi che la paura è il semaforo che mi denuncia: "guarda che tu stai facendo riferimento a cose che non sono Dio, che sono soggette a mutamento”.

Giovanna: Dio ci dà questa possibilità nel suo Pensiero?

Luigi: Se tu non avessi il Pensiero di Dio non te lo potresti minimamente immaginare. Un cane, ad esempio: puoi parlargli di Dio da mattina a sera, ma certamente non si può immaginare quello che tu gli comunichi.  Noi diciamo delle parole, ma queste parole valgono, chi dà valore a queste parole (e noi stiamo parlando di Dio) è il Dio che portiamo in noi, perché ripeto: io posso fare un discorso su Dio lunghissimo ad un cane, ad un animale, e non comunico assolutamente niente all'animale. Se gli do una carezza capisce qualche cosa e mi risponde secondo la carezza che gli ho dato, perché quello è un fatto sentimentale, ma se gli parlo di Dio non può capire perché non ce l'ha dentro. Ora, anche l'animale serve per noi, per dire a noi “guarda che differenza c'è tra te ed un animale”. Così ti fa capire che porti Dio dentro di te: se puoi pensare Dio, se senti parlare di Dio e capisci e magari Dio ti mette in crisi è perché Dio è dentro di te.  Allora se è presente dentro di te, non trascurarlo, perché trascureresti la tua vita, trascureresti quel punto di eternità che Dio ha posto dentro di te per la tua pace. Infatti la pace deriva dal fatto che noi possiamo riferire le cose a ciò che è eterno, a ciò che non è soggetto a mutamento.  San Paolo ci dice “sforzati di entrare in questa pace, in questo luogo eterno, oggi non domani perché domani non entrerai più” perché se tu oggi raccogli ciò che non è eterno, quello che hai raccolto ti impedirà domani di entrare nell'Eterno, ti assoggetterà a questa paura. Quando uno ha paura non riesce più; quando sei sotto esame non riesci più a rispondere e a non aver paura.

Giovanna: Bisogna affrettarsi.

Luigi: Sì, bisogna affrettarsi quando ti arriva la Parola di Dio che ti invita ad entrare in quel luogo: “se oggi tu senti la Parola di Dio affrettati ad entrare nella pace” cioè affrettati a riportarla a Dio in modo da capirla in relazione a Dio e non riferirla ad altro.

Giovanna: E' in questo momento che Lui mi libera da altre cose e che mi dà la possibilità di passare.

Luigi: Mi dà la possibilità in quanto mi fa arrivare la sua parola. È soltanto quando mi arriva la Parola di Dio che mi dà la possibilità. Ma se io sento parole di altri, del mondo, evidentemente queste mi fanno riferire ad altro da Dio. Se apri un giornale trovi parole che ti riferiscono le cose a ministri, a politici, ad uomini importanti e ti fanno riferire le cose ad altro da Dio; quindi questa non è Parola di Dio. La Parola di Dio si caratterizza in questo: ti fa pensare a Dio. Quando arriva a te qualcosa che ti fa pensare a Dio, ecco, affrettati perché hai l'occasione per pensare Dio.  Quando dopo ti parleranno di uomini allora avrai molta difficoltà a collegare le cose degli uomini con Dio.

Cristo ti libera, ma ti libera proprio in quanto ti dice di non preoccuparsi di niente, del mangiare, del lavoro e ti collega le tue preoccupazioni con il Padre. Ma Lui solo può dirti queste parole, perché soltanto il Creatore ti può dire: “non preoccuparti del mangiare, perché ci penso Io”.  Se me lo dice il Creatore io mi fido perché se Lui mi ha creato dal nulla mi può garantire la sua promessa. Me lo garantisce su se stesso: “Io sono il Creatore”, quindi mi dà la possibilità; ma per poco che mi scosti da Dio, io perdo continuamente questo dato, e allora resto dominato dalle potenze del mondo, perché ho paura. E quando ho paura mi debbo dare da fare per ottenere quelle cose di cui sento il bisogno, ed è finito, a quel punto sono schiavo, non posso più alzare gli occhi al Cielo, mi trovo nella impossibilità di conoscere Dio.

Rina: Magari Lo penso un attimo, ma riportare tutto ...

Luigi: “Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole”.

Rina: Ma il riportare a Dio è un lavoro, quindi una interpretazione personale.

Luigi: E' personale, ma non è un'interpretazione soggettiva, secondo quello che mi può sembrare; devo cercare quello che sembra a Dio. Quando penso a Dio non penso a me, penso a Dio. Io non sono Dio. E quando penso a Dio penso a Dio creatore. Quando sono nel Pensiero di Dio tutte le mie categorie scadono, non posso più sostenerle. Non posso dire “se non faccio questo lavoro, se non penso a me chi penserà a me?”. Queste sono categorie umane che con Dio scadono, Lui me le annulla perché ci dice “sono Io il Creatore”.  E' Lui Colui che è, quindi quando ci troviamo di fronte a Dio ci troviamo di fronte ad un fuoco che brucia tutti i nostri argomenti, le nostre ragioni, le nostre giustificazioni. Davanti a Dio non possiamo dire “ho i campi, i buoi, la moglie”; lo possiamo dire davanti al mondo "io ho il lavoro" e il mondo mi dice "hai ragione", perché senza lavoro non si vive. Ma se lo dico davanti a Dio non sono giustificato perché Lui mi dice “ci penso Io”, e se me lo dice Lui sono con le spalle al muro, perché Lui è il Creatore. E' Lui che crea “campi, buoi e moglie” e se li crea li può anche mantenere, quindi non sono giustificato a doverli mantenere. Per cui Dio mi annulla tutte quelle giustificazioni che il mondo invece mi accetta. Ecco come mi libera.

Delfina: Per arrivare alla trasparenza ci vuole tanto cammino alle spalle.

Luigi: E' per quello che bisogna darsi tanto da fare, perché ad un certo momento la cosa diventa impossibile. Ad un certo momento diventa impossibile conoscere Dio; il tempo ti scade, ti brucia, quindi non è che puoi dire “cerco Dio quando avrà tempo”; ad un certo momento il tempo tu non lo avrai più perché dovrai correre dietro ai campi, ai buoi, alla moglie. Tutte quelle creature a cui ti dedichi al posto di Dio, ad un certo momento mi occupano talmente che ti portano via il tempo per Dio e non hai più tempo per Dio. Quando il Signore dice “fate frutti perché altrimenti il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a coloro che porteranno frutto”.  Cosa vuol dire che il Regno di Dio ti viene tolto?  Ti viene tolta la possibilità per occuparti di Dio, ti viene tolta la disponibilità, cioè ti viene tolto il tempo, non hai più tempo per occuparti di Dio. Avere tempo per pensare Dio è grazia, saranno solo cinque minuti, ma accogli questi cinque minuti, sii fedele a quei cinque minuti perché altrimenti domani questi cinque minuti non li avrai più.

Delfina: Se abbiamo Dio come fine il tempo lo troviamo,

Luigi: Se una cosa mi sta a cuore io il tempo lo trovo sempre. Quando noi diciamo “io non ho tempo” è un paravento al fatto che ci interessa meno di altro. E' lì che si rivela il nostro cuore, la nostra fede, in ciò per cui io sono sempre disponibile, in ciò per cui ho sempre tempo. Per quello che metto prima di tutto ho sempre tempo, il resto è secondario, è un'aggiunta. Se Dio tu lo metti come un'aggiunta sei fregato, è finito. Il resto deve essere aggiunta, cornice, Lui è il quadro. Se ti convinci che devi mettere Dio prima di tutto, come centro, e tutto il resto ci può essere o non ci può essere, allora hai sempre tempo per Dio.

Delfina: Come mai quando cerchiamo di pensare Dio ci vengono i pensieri più sciocchi?

Luigi: Quello è un segno che ci fa arrivare il Signore per farci toccare con mano la nostra debolezza e la necessità di camminare; è segno che la nostra anima è ancora in balia di cose alle quali noi abbiamo sacrificato un tempo. Quello a cui io ho sacrificato qualche cosa non mi molla tanto facilmente, esige da me. Noi non siamo liberi per cui quelli sono segni di Dio per dire a noi “affrettati” a conoscere di più perché “Io ti libererò da tutto il resto”.  E' per dirmi che devo approfondire di più. Il Signore non è che si diverta ad umiliarci, piuttosto ci invita ad approfondire perché noi con facilità ci adagiamo. Per cui anche le nostre schiavitù, le nostre colpe Dio non ce le fa esperimentare per umiliarci, ma per farci impegnare di più con Lui.  Bisogna sempre guardare l'aspetto positivo, non guardare la zizzania e non impressionarci per la zizzania, ma guardare il grano perché  man mano che il grano cresce tu sei libera dalla zizzania; l'importante è far crescere il grano.

Franco: E' interiormente che si gioca la partita, tutto il resto è guidato da Dio.

Luigi: L’unico punto in cui le cose non si concludono senza di noi è soltanto la mente; tutto il resto: sentimenti, impressioni, avvenimenti, creature, tutto è opera di Dio, Regno di Dio e avviene indipendentemente da me. Dio mi accarezza, mi punge attraverso tutte le creature ma è sempre Lui che opera. L'unico punto in cui le cose non avvengono senza di me è la mente, quindi senza di me le cose non sono sacrificate a Dio, non sono riportate a Dio. Allora è lì il vero lavoro che Dio mi chiede, perché se è l'unico punto in cui le cose non avvengono senza di me (“Colui che ti ha creato senza di te non ti conduce a conoscere senza di te”) vuol dire che l'unico lavoro chiesto all'uomo è raccogliere in Lui, e tutto il resto è Dio che lo fa. Per cui Dio mi dice “non preoccuparti dei buoi, della moglie...” e se io mi preoccupo dei buoi o della moglie Lui me li toglie per convincerci che tutto è opera sua.

L'unico punto in cui le cose non avvengono senza di te è nella mente, ecco perché è questo il vero sacrificio che bisogna fare: riportare a Dio; per cui tutta la creazione, “buoi, campi, moglie”, tutte le cose arrivano a te e dentro di te gemono e piangono in attesa che tu le consacri riportandole a Dio, perché sono di Dio.

Franco: Tutto il resto avviene senza di me...

Luigi: Basta capire che tutto nella tua vita avviene senza di te, perché è Dio il Creatore. E' inutile che tu ti impegni a far crescere un albero; tu pensa Dio e Dio lo fa crescere. Sia chiaro che anche e proprio in quel punto non possiamo fare niente senza Dio, però è l'unico punto in cui possiamo fare qualcosa, perché tutto il resto lo fa Lui.

Franca: Però anche in quel punto non possiamo conoscere Dio o almeno ci accorgiamo di non conscerLo.

Luigi: Direi che è proprio in quel punto che si conosce Dio. Tutto è opera di Dio, ma è in quel punto lì che tu prendi contatto con Dio, con Colui che si fa conoscere. Perché Dio ti invita a prendere contatto con Lui? Perché la luce viene da Lui. L'infinito tu lo conosci soltanto per mezzo dell'infinito, allora cosa succede? Se tu non fai il salto nell'infinito non conoscerai mai l'infinito, però la conoscenza dell'infinito dipende dall'infinito, soltanto se tu guardi l'infinito. Certo, è il sole che ti fa diventare nera, ma fintanto che tu non ti metti al sole tu non diventi nera; così è lo stesso: Dio opera su di noi in quanto Lo guardiamo e tu lo puoi guardare solo con il pensiero. Se tu guardi Dio con il pensiero, Dio forma il tuo pensiero; se tu Lo guardi è Lui che ti fa prendere consapevolezza che quando tu guardi Lui tu guardi Lui con il suo Pensiero, è Lui che ti convince di questo. Senza di Lui nessuno ti convince perché dici "sono io che penso", ma se tu guardi Dio ti accorgi che tu stai guardando Dio con il Pensiero di Dio. Questo ti fa capire che Dio ti forma, ti convince nella misura in cui tu Lo guardi. Certamente viene da Dio, è logico, è lì la meraviglia perché guardando a- tu sei formata da-. Quindi la cosa ti viene da Dio non per capriccio, nel senso che devi aspettare il suo capriccio, anzi è tutt'altro che capriccio di Dio. Piuttosto se tu guardi Dio, Dio già crea in te quella purificazione di pensiero a quel punto tale da poterlo conoscere, perché quello che ti impedisce di conoscerLo non è Dio che non vuole. Devi essere convinta che se Lui si fa aspettare, è perché mentre tu Lo guardi Lui sta già purificando.

Perché noi non vediamo Dio che è già presente in noi, Padre, Figlio e Spirito Santo? Perché il nostro pensiero è inquinato, è confuso. Chi ci purificherà il pensiero? Soltanto Colui che è semplice, soltanto Colui che è uno. Quindi soltanto nella misura in cui guardo Dio, Dio opera già in me la purificazione del pensiero. Colui che è puro, trasparente, ha bisogno del mezzo trasparente per comunicarsi, allora questa trasparenza di mente, di pensiero in noi è Lui che ce la forma se guardiamo Lui e nella misura in cui guardiamo Lui. Quando in noi il pensiero è diventato tanto trasparente da lasciar passare la sua luce qui si avrà la conoscenza. Ma chi ci forma il pensiero capace di conoscerLo, cioè che forma in noi suo Figlio è il Padre, nella misura in cui Lo guardiamo. È lì la grandezza del dono di Dio: se Dio ci dà la grazia di guardarLo, dà a noi la possibilità di stare con Lui fintanto che Lui ha fatto di noi quella trasparenza tale da poter vedere la sua Presenza. Quindi non dire “è capriccio suo, stò nel suo pensiero ma Lui non si svela...”; stai tranquilla che Lui non si fa aspettare un secondo di più di quello che è necessario. Se si fa aspettare è perché il pensiero in te è inquinato, è sporco, è opaco e non ha quella capacità di trasparenza, ma se tu Lo guardi Lui già stà operando quella trasparenza. Per questo ci dice di vegliare fintanto che arriva il padrone e se Lui tarda a venire non devi rinunciare perché quella veglia è assolutamente necessaria per la tua purificazione, per formare in te la capacità di conoscerLo.

Pinuccia B.: E' nella mente la porta, è nella mente l'ovile, è nella mente dove si propongono i falsi profeti. Mi sembra questo il punto unificante i tre temi svolti.

Luigi: Si. L'errore grosso è che tanta religiosità la fondiamo sul cuore, sui sentimenti, sui nostri riti e non impegnamo la mente. Non ci rendiamo conto che il vero altare sul quale dobbiamo sacrificare è la mente. Il vero lavoro è la persona singola che lo deve fare. Diversamente tutto si svuota, anche i sacramenti, tutto quello che è mezzo perde di significato senza il nostro pensiero.

Pinuccia B.: Il fine è Dio, è la sua conoscenza.

Luigi: Allora tutto ci porta a fare quel lavoro nella mente; allora tutto ci aiuta e diventa mezzo, e come mezzo tutto è perfettamente a posto e tutto è bene, perché tutto è opera di Dio, non c'è niente da scartare; ma se tu non fai sto tutto, anche il bene diventa per te motivo di rovina perché ti crea l'abitudine, le regole, i doveri e ti spegni lì.

Pinuccia B.: Quando la porta è Dio stesso allora lì si entra nell'ovile.

Luigi: Ovile è luogo di pace, perché è la conoscenza che ti dà pace, che ti libera da tutte le paure.

Pinuccia B.: E la zona rischio?

Luigi: E' zona rischio fintanto che  tu non sei entrata nell'ovile. Entrata nell'ovile sei a posto perché lì hai la sicurezza del Padre e “il Padre è più forte di tutti” il che vuol dire che le ragioni di Dio superano tutte le ragioni del mondo. A questo punto non c'è nessuna ragione umana che ti tocchi minimamente.

Pensieri conclusivi:

Franco: “Due uomini saranno in un campo, uno sarà preso l'altro lasciato”

Domenico: “Guardate a Lui e sarete raggianti”.

Luigi: Trasparenti.

Giovanna: Chiedo al Signore che mi faccia capace di fare quel lavoro di collegare tutto con il suo Pensiero.

Luigi: Sì, perché “chi con me non raccoglie disperde”. 

Silvana: L’unico vero lavoro è questo raccogliere.

Luigi: Sì, perché se non riportiamo, disperdiamo e quindi restiamo dispersi e quando uno è disperso non può assolutamente più conoscere.  Arriva un punto in cui la conoscenza di Dio diventa impossibile. L'inferno è impossibilità di conoscere Dio.

Franca: Guardare a Lui è l'unico lavoro da fare.

Luigi: Sì, perché è Lui che fa tutto, che purifica anche la tua mente al punto da renderla capace, trasparente al punto da poter ricevere la sua luce, da poter conoscerLo, perché la conoscenza vera non si ha più con parole.  Le parole ti ammoniscono, ti insegnano, ti raccolgono in quel punto lì, ma la vera conoscenza si ha per constatazione di presenza, non per parole.

Pinuccia B.: Ladri e assassini svolgono una funzione molto importante nella nostra vita, perché i segni possono essere negativi, ma i significati sono sempre positivi.

Luigi: Ladri e assassini sono spazzini, fanno pulizia. Anche la morte è uno spazzino.

Incontro n° 1192

Lunedì  03.07.1989 (__.__.____)

 

Gv X,1-I-II-III:“In verità, in verità, Io ve lo dico: colui che non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da altra parte è un ladro ed un brigante”.


 

RIASSUNTI DEI TEMI :

1. La porta delle pecore

2. L’ovile delle pecore

3. Ladri di sale e venditori di cuscini


Pensieri tratti dalla conversazione:

Giovanna: Perché la Verità in sé diventi la Verità per me prima devo guardare la Verità in sé; cioè, se guardo la Verità in sé è già Verità per me.

Luigi: Certo.

Giovanna: Ma non è stato detto che è Verità per me quando si arriva alla conoscenza?

Luigi: No, in quanto tu fai come tuo fine la Verità in sé, essa è già Verità per te. Una cosa diventa per te in quanto tu vivi per essa. Vivendo per-, ciò per cui vivi è per te. Quindi, quando cerchi la Verità in sé, già quella Verità in sé diventa la Verità per te. Deve essere una ricerca personale, perché tu puoi sentire parlare di Verità in sé, ma anche se qualcuno te ne parla non è ancora Verità per te. È quando tu incominci personalmente ad interessarti della Verità in sé, che questa diventa Verità per te. Quindi non basta che te lo dicano gli altri, non basta che te lo dica il mondo.

Soltanto quando personalmente uno si dedica a-, allora quella cosa diventa la sua cosa.

Giovanna: Quindi, quando mi impegno per capire. Prima, quando dico: “credo in Dio”, senza impegnarmi a conoscerLo…

Luigi: …non ci siamo, non è Verità per te.

Giovanna: Invece quando dedico qualcosa di mio…

Luigi: …quando dedichi la mente, cioè quando ti impegni per arrivare, per conoscere; allora diventa tua.

Giovanna: Si è detto tante volte che se parlo di Dio a un cane, il cane non può capire niente; se invece parlo di Dio a un uomo, l’uomo capisce; da questo l’uomo si distingue dall’animale. Però, se parlo di Dio a un uomo che non ha nessun interesse per Dio, questo non capisce, nonostante abbia il Pensiero di Dio in sé. Quindi anche se portiamo tutti il Pensiero di Dio in non è detto che possiamo capire.

Luigi: Certo, lui può avere un altro interesse e allora c’è il rifiuto, però lui sa ciò di cui tu parli. L’uomo può rifiutare, il cane non può rifiutare quando tu parli di Dio, perché non capisce. L’uomo invece, quando gli parli di Dio, che ha in sé il Pensiero di Dio, non può non capire, però può rifiutare, può disprezzare, può bestemmiare, può fare quello che vuole, però non può non capire.

La parola che arriva a noi è come vedere un cane, non puoi dire di non averlo visto, l’hai visto, il cane è entrato in te. Non puoi dire: “non l’ho visto”. Ecco, le cose arrivano a noi indipendentemente da noi. Ora, se in noi c’è il Pensiero di Dio, quando una Parola di Dio arriva a me io non più dire: “non l’ho vista”; l’ho vista nel Pensiero di Dio. La parola di Dio che arriva a me, proprio perché è parola di Dio, mi conduce alla presenza di Dio; io posso dire: “non ne voglio sapere”. Certo! Però non posso dire: “non l’ho visto”. La parola arriva a me indipendentemente da me, quindi se un altro mi parla di Dio, anche se io non gliel’ho chiesto mi fa pensare Dio.

La parola arriva a me indipendente da me, e mi fa pensare a ciò di cui mi parla (a meno che io sia distratto, che io sia rivolto ad altro).  Ma non è detto che, nonostante mi faccia pensare ad una cosa, che io aderisca a quella cosa; io posso anche rifiutare quella cosa che mi viene presentata, però non posso dire: “quella parola non mi è arrivata; non ho pensato a quella cosa…”. Le cose si fanno pensare indipendentemente da noi; ecco per cui non basta pensare, ma ci vuole l’adesione per pensare. Quindi il “Seminatore”  viene e parla, chi avrà ascoltato, “terreno buono”, giungerà al frutto. Quindi c’è una differenza tra colui che parla a me e l’ascolto che io dedico a ciò che mi viene detto. La parola arriva a me attraverso l’udito, indipendentemente da me, ma poi dopo non è detto che io ascolti quello che mi viene detto. Quindi, io ho sentito la cosa, do una valutazione, se dico: “non m’interessa”, non ascolto più, non mi dedico più, quindi personalmente mi separo. Se invece aderisco personalmente mi unisco. Il che vuol dire che da questo punto in avanti sono io che mi occupo di quella cosa che mi è stata presentata. Ma nel momento in cui mi viene presentata, mi viene presentata indipendentemente da me.

Giovanna: Posso accettarla o posso rifiutarla.

Luigi: Accettare, dire sì vuol dire aderire a quello che mi viene proposto. Il che vuol dire impegnarmi personalmente a pensare a ciò che mi è stato detto. È qui che incomincio: quando mi dedico a ciò che mi è stato detto. Mentre posso anche dire: “ho altro da fare”. Però la cosa mi è arrivata. Quando sono invitato, l’invito arriva a me indipendentemente da me, poi se do la risposta: “io ho altro da fare”, non potrò poi dire: “l’invito non mi è stato dato”. Per cui, quando mi lamenterò dicendo: “io non sono arrivato là”, non potrò dire: “nessuno mi ha invitato”, ma dovrò dire: “sono stato invitato, ma io avevo altro…”.

Silvana: È soltanto la ricerca e la conoscenza di Dio che ci permette di superarci; perché qualunque altra cosa che io faccio per Dio, per esempio i poveri, in qualche misura c’è sempre l’io, “sono io che faccio” anche se è un aiuto per il superamento.

Luigi: Certo, perché chi mi da la possibilità di superare il pensiero del mio io è una Persona, è un Altro. Non posso pensare contemporaneamente a due persone; invece pensando ai poveri penso a me: “faccio questo così la gente mi dice che sono buono”, e qui c’è il pensiero del mio io. Soltanto se c’è un'altra Persona posso superarmi; è il pensiero dell’altra persona che mi dà la possibilità di superarmi perché l’interesse per conoscere l’altra persona non fa pensare a me. La persona assorbe, perché la persona è una; quindi la persona ti assorbe.

Silvana: Solo cercando Dio si è alla presenza di Dio, e per quanto si è in quel fine non si è in se stessi, altrimenti si ricade a pensare a sé.

Luigi: Certo; per cui se tu hai un altro fine, per quanto buono possa essere, quello non ti libera dal pensiero del tuo io. Solo Dio ti libera dal pensiero del tuo io.

Silvana: Quindi si sarà superato l’io solo quando si arriverà.

Luigi: No, già in quanto tu ti dedichi ti superi; già nell’interesse per Dio c’è un superamento dell’io, perché se tu pensi Dio non puoi pensare a te. Ecco perché la grazia ti viene da una persona che parla a te, perché parlando a te ti da la possibilità di fare attenzione a quello che l’altra ti dice, e in quel punto ti dimentichi. Altrimenti noi da soli non possiamo dimenticarci.

Tutta la gente deve correre per il mondo perché è terribilmente annoiata, ha bisogno di cambiamenti; ma questo perché non può superare il pensiero del proprio io. Quindi soltanto se l’altro parla con me, da a me la possibilità di superarmi.

E noi ci accorgiamo che superandoci noi proviamo della liberazione; mentre invece il pensiero del nostro io, ad un certo momento diventa ossessivo. Ma noi da soli non possiamo superarci.

Pinuccia A.: Hai detto che tutto l’universo si fa frutto; vuol dire che, se siamo attenti, attraverso la creazione possiamo arrivare alla conoscenza di Dio.

Luigi: No! Non è che la creazione diventi frutto, la creazione ci sollecita, è un messaggio, un annuncio che ci invita. Però al frutto non arriviamo senza di noi. Il frutto avviene soltanto nel pensiero. Tutta la creazione attraverso me diventa pensiero e quindi frutto. Ma non la creazione in sé. Tutta la creazione passa attraverso il pensiero e qui si arresta, perché non posso portare il frutto. Il frutto è la conoscenza di Dio. Ora, Dio non si conosce se non per mezzo di Dio; quindi tutta la creazione diventa in me un supporto per occuparmi di Dio, una sollecitazione. Infatti, ci domandiamo: “chissà cosa vuol dire questa parola?”. Ecco, il Verbo “parlare” diventa un supporto perché io possa pensare a Dio per capire cosa vuol dire “parlare”. Quindi il frutto si ha nel pensiero, e fintanto che non arrivo a capire che cosa vuol dire il verbo “parlare” , io non sono arrivato al frutto. Ecco che allora ci vuole la dedizione della mente, con pazienza, per arrivare ala maturazione del frutto.

Quindi il frutto matura soltanto dentro di noi, ma il fuori serve per sollecitarci a giungere a questa maturazione.

Pinuccia A.: Il crollo di tutto mi evidenzia quello che è eterno, ma la maggioranza degli uomini vive per le cose che passano anche senza averle come fine accontentandosi soltanto del piacere che queste cose possono dare.

Luigi: Ma questo è un fine. Vivere per- è avere un fine. Noi come facciamo a rendere eterna una cosa che è finita? Ripetendo; e questo diventa il fine.

Pinuccia A.: Questo lavoro di eternizzare è questo di ripetere?!

Luigi: Certamente, non potendo arrivare a ciò che è eterno, cerco di rendere eterno ciò che muta. Però, cosa succede? Più mi ripeto e più le cose mi annoiano; perché a ogni ripetizione io sono più stanco. Sono più stanco nel senso che l’ho già visto, perché l’ho già gustato. Allora, anziché mangiare a casa devo andare a mangiare al ristorante, poi dovrò andare in Liguria, e poi a Venezia, ecc.; ma ad un certo momento tutte le cose mi annoiano.

La noia è più grande di noi.

Pinuccia A.: Invece se abbiamo per fine qualche cosa di eterno, veramente eterno non restiamo annoiati…

Luigi: No, perché è novità, in Dio c’è una novità eterna; non c’è ripetizione. La ripetizione c’è soltanto nelle cose finite. Le cose finite sono ripetitive fino all’esaurimento, fino alla noia; per cui tu non sopporti più la cosa. Ecco perché per vivere, per superare la nostra noia (che diventa poi la nostra morte), dobbiamo lanciarci nella conoscenza di Dio, perché lì troviamo la novità per noi e per gli altri. Per cui, chi lavora per sé, lavora anche per gli altri perché offre novità. In un modo che sta morendo di noia, se tu cerchi Dio offri novità.

Pinuccia A.: Perché oltre a liberarci dal nostro io ci libera proprio da tutte queste cose inutili.

Luigi: Certo, andare in profondità costa molta fatica, è logico; mentre mangiare, anche se mi sposto da un ristorante all’altro, si fatica meno. E il segno della noia o della ripetizione è un messaggio di Dio che ci invita ad approfondire.

Pinuccia B.: Approfondendo il segno “porta” siamo arrivati a capire che la porta è Dio stesso…

Luigi: In Dio è Dio stesso. Per noi la prima porta è la parola, poi diventa la mente, e man mano che si sale la porta diventa quel passaggio che tu devi fare; in ultima la porta diventa il Pensiero di Dio e poi il Padre.

Pinuccia B.: In principio la porta è il fine, l’orientamento a ciò per cui sono stata creata, e di lì inizia il vero lavoro della mente, fino ad arrivare al Padre. È praticamente un anticipo di quello che Gesù ci dirà, perché tra alcuni versetti dirà: “Io sono la porta”. Però non è ancora neppure la porta vera, perché si è detto che i passaggi sono dall’interno all’interno, dall’interno al Pensiero di Dio e dal Pensiero di Dio al Padre. Questo “Io sono la porta”, è l’Io del Figlio?!

Luigi: Certo, “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me” (Gv 14,6).

Pinuccia B.: Ma è l’ultima porta?

Luigi: Nel Padre diventa porta e ovile nello stesso tempo.

 

Pinuccia B.: Se noi siamo ben orientati al fine, cioè se abbiamo ben chiaro che l’unica cosa che dipende da noi è cercare Dio e che l’esterno è Dio a farlo dialogando con questo lavoro interiore che noi facciamo, noi possiamo sperimentare la Verità della parola di Gesù “cerca prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto ti sarà dato” (Mt 6,33). Se Gesù ci promette “tutto il resto” a maggior ragione ci promette la realizzazione del fine.

Luigi: “Conoscerete la Verità” (Gv 8,32).

 

Pinuccia B.: Di fronte ad ogni prova che può essere “ladri o assassini” che ci orientano ad altri fini, che possono essere persone o sollecitazione esterne, diventano banco di prova se noi vogliamo veramente il fine giusto. Perché oltre a essere gli spazzini (nel senso che se noi aderiamo a loro necessariamente esperimentiamo il crollo dei valori, quindi si evidenzia il vero valore) nel momento in cui si avvicinano a noi sono banco di prova. Già lì si rivela il nostro cuore. Ecco, se noi abbiamo ben chiaro il fine ci accorgiamo di loro, per cui superando la prova siamo più legati al fine.

Il nocciolo di questi tre argomenti mi sembra sia l’invito ad afferrarci al fine, perché questa è la porta che ci introduce nell’ovile e che ci fa fare questo lavoro di mente, di questi tre passaggi, e ci difende dai ladri e gli assassini. Il fine va messo in principio.

Luigi: Il fine è la prima cosa da mettere.


Alcuni pensieri conclusivi:     

Franco: “La dove è il tuo tesoro lì sarà il tuo cuore” (Mt 6,21)

Domenico: Il fine giustifica i mezzi.

Giovanna: Se ho ben presente il fine mi è facile distinguere le segnalazioni.

Luigi: Certo, se tu sai dove devi andare sfrutti a dovere le segnalazioni. Questo fa capire che ciò che rende significativa una cosa è il fine che tu persegui. Ma se manca il fine tutte le cose sono senza significato.

Silvana: Solo se cerco Dio ho presente Dio.

Pinuccia A.: Dio mi propone l’ovile e mi indica la porta per entrarci, però solo con la mia partecipazione posso entrare.

Pinuccia B.: Siamo fatti per entrare nell’ovile e per rimanere nell’ovile.

Luigi: È difficile imparare a entrare e a restare.

Pinuccia B.: Mi è piaciuto molto il pensiero di stamattina: il rapporto con Dio non è una questione di morale o di comportamento, ma è una ricerca di fine; perché allora tutti i segni, se sono orientati lì sono buoni.

Di per sé i segni sono ambigui.

Luigi: Sì perché possono essere rivestiti di tante intenzioni.

Pinuccia B.: Io posso fare la stessa cosa che fa un’altra persona con tutta un’altra intenzione.

Luigi: L’intenzione è propria.

Pinuccia B.: L’intenzione vera viene solo da Dio.

Luigi: E siccome l’intenzione di Dio è una sola, perché Dio è uno solo, quell’intenzione non è più ambigua.

Pinuccia B.: Per cui due persone che fanno la stessa cosa ma con l’intenzione di Dio hanno la stessa intenzione.

Luigi: Certo. È Dio che unisce, non sono i nostri propositi, i nostri impegni. Allora, guardando a Dio, se tu hai lo stesso fine che ha un altro quel fine vi unisce, in caso diverso no!

Pinuccia B.: E per ricevere l’intenzione da Dio non è che sia sufficiente la volontà sincera di voler solo quello che vuole Lui. Quella può essere una preparazione però…

Luigi: La volontà è un’altra cosa. È il pensiero. Tu non puoi pensare contemporaneamente a due cose. Tu come volontà puoi essere molto ambigua. Tu puoi dire: “io voglio”, poi mentre lo dici pensi ad altro. Quello che gioca è il pensiero. Tu non puoi pensare contemporaneamente a due cose. Allora, quando pensi una cosa, tu puoi pensare solo  quella cosa, e lì sei sincera.

Pinuccia B.: Allora l’intenzione si identifica col pensiero?

Luigi: Certamente.

Pinuccia B.: Invece molte volte identifichiamo l’intenzione con la volontà.

Luigi: No! Quando tu dici “io voglio”, già scappi

Pinuccia B.: Allora non devo dire “voglio Dio”?

Luigi: No, devi pensarlo. Ogni parola è sempre ambigua, va sempre cercata nello Spirito di Dio.