"In
verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle
pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Primo tema.
Titolo: La porta dell'ovile
delle pecore. Dalla verità in sé alla verità per sé. Dal fideismo alla
fede pensata.
Argomenti: I falsi profeti - Il seme, la Parola e il frutto, la Conoscenza
di Dio – La proposta del fine - Fattore visibile e
invisibile dei segni di Dio - Mente
e memoria - I tre significati della porta: mente/Pensiero di Dio/Dio – La chiave della
scienza – La noia – I fini diversi dalla conoscenza di Dio – La porta
rappresenta il Fine -
4/Giugno/1989 Casa di preghiera
Fossano.
Dall’esposizione di Luigi Bracco.
È parola di Gesù, Parola di Dio e anche qui dobbiamo chiederci
quale lezione e quale significato per la nostra vita personale hanno queste
parole di Gesù.
Sopratutto che cosa Dio ci vuole insegnare di Sé.
Perché in tutte le cose, Dio parla di Sé a noi, per
renderci partecipi di quello che Lui è.
La vita è partecipazione, è comunione, quindi Dio parla
per dare a noi la possibilità di partecipare alla sua vita.
Qui Gesù dice: "Colui che non entra per la porta
nell'ovile delle pecore".
La prima domanda che si affaccia è con chi ce l'abbia, a
chi vuole alludere?
Non possiamo fare a meno di collegare questo con quello
che aveva detto prima.
Prima, ai farisei che avevano detto:"Saremmo anche
noi forse dei ciechi?", Gesù aveva detto:"Se foste ciechi non sareste
in colpa, invece voi dite di vedere, il vostro peccato rimane".
Dopo aver detto questo Lui si rivolge a tutti e
dice:"In verità, in verità vi dico: colui che non entra per la porta
dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un
assassino", cioè, non viene che per rubare e per uccidere.
Con chi ce l'ha?
Evidentemente se aveva detto ai maestri d'Israele:
"Il vostro peccato rimane", il rapporto con i farisei è evidente.
E allora qui ci troviamo con un discorso che continua.
Siamo passati dal capitolo nono al decimo ma il discorso
continua.
Perché Gesù dice questo?
E lo dice a tutti.
Perché?
Se dice: "Chi vi sale da altra parte è ladro e
assassino", è un annuncio, è un ammonimento, è un avviso che Lui vuole
dare a tutti.
Se lo vuol dare, evidentemente è perché gli uomini si trovano
nel rischio di subire il danno di colui che non passa per la porta dell'ovile
delle pecore, ma vi sale da altra parte.
Cioè, gli uomini si trovano nel rischio di essere
sedotti.
Gesù stesso ammonisce negli altri Vangeli: "State
attenti a non lasciarvi sedurre dagli uomini".
L'uomo
può essere sedotto dai suoi simili.
Sedurre cosa vuol dire?
Sedurre vuol dire portare dietro di sé.
L'uomo può lasciarsi trascinare dietro le cose che dicono
gli altri.
Ma allora c'è da chiedersi come può l'uomo evitare questo.
D'altronde se Gesù dice: "Colui che non entra per la
porta dell'ovile, ma vi sale da altra parte", dà un certo segno.
Come può l'uomo evitare di lasciarsi sedurre?
Ma questa "porta" cosa significa?
E da cosa ci accorgiamo che uno viene per sedurre?
Apparentemente il paragone è semplice.
Parla dell'ovile, parla della porta che introduce
nell'ovile, parla di coloro che non passano attraverso questa porta.
Ma noi come possiamo avere un criterio per giudicare la
porta e giudicare se uno non vi passa da questa porta?
Le Parole di Dio quando non sono chiare, devono essere
sempre commentate con altre Parole di Dio.
Per capire il significato di questa porta e sopratutto
per capire il criterio per riconoscere coloro che possono venire e sedurre la nostra anima, noi andiamo a
cercare un'altra parola del Signore, quando Lui dice: "Guardatevi dai
falsi profeti".
E qui ci dà un altro criterio.
Perché quando ci dà un ammonimento, ci deve dare un
criterio per poter capire, in modo da poter distinguere, riconoscere.
Il criterio dice: "Li riconoscerete dai loro
frutti".
Qui ci dice che li riconosceremo per il fatto che non
passano per la porta delle pecore, ma il discorso qui (pur essendo una parabola
è oscuro), là ci dice che i falsi profeti li riconosceremo dai loro frutti.
Anche qui il termine frutto dovrebbe essere chiaro per
noi se riferito a un albero, ma riferito a un profeta, a un uomo che parla con
noi è ambiguo.
Generalmente si dice che i frutti sono le opere buone ma
poi abbiamo San Paolo che ci dice che se anche uno donasse tutto ai poveri,
questo non è sufficiente, se uno si sacrificasse o rinunciasse al suo corpo,
questo non è sufficiente, perché può essere ambizione o orgoglio.
Cosa dobbiamo intendere per questi "frutti"?
Anche qui abbiamo la Parola di Dio, perché se noi siamo
attenti, la Parola di Dio non ci lascia mai a metà strada.
E quando Gesù parla del frutto, lo presenta come la
conclusione del seme.
Il seme che porta frutto.
Qui abbiamo già un'apertura, perché: "Terreno buono
è quello che giunge al frutto".
E quando dice:"Quello che giunge al frutto", ci
dice:"Sono coloro che pongono mente al seme", ma il "seme",
ce lo dice ancora Lui, è la Parola di Dio.
Allora, ponendo mente alla Parola di Dio si giunge al
frutto.
Si giunge alla conoscenza.
Qual è il frutto della Parola di Dio?
Dio parla per farsi conoscere.
Il frutto della Parola di Dio è la conoscenza di Dio.
Questo è il fine per cui Dio ha creato e crea tutte le
cose.
Noi abbiamo avuto l'esistenza per conoscere Dio.
Ed è Gesù, ancora la Parola di Dio che ce lo
dice:"La vita eterna sta nel conoscere Te Padre".
Dio ci ha creati per la vita eterna.
La vita eterna sta nel conoscere Dio.
Qui abbiamo il compimento.
Qui abbiamo il fine.
Qui abbiamo il frutto.
Qui abbiamo la possibilità, adesso di capire.
Quando dice: "Li riconoscerete dai frutti"
significa che li riconoscerete dal fine che vi propongono.
Quindi i falsi profeti li riconoscerete dal fine che vi
propongono.
Ogni parola è sempre una proposta.
Quindi tutti coloro che arrivano a noi, arrivano a noi
dicendoci sempre qualche parola, facendoci qualche proposta.
Però il più delle volte queste proposte sono nascoste e
noi possiamo restare ingannati.
Dice: "Guardatevi da coloro che vengono a voi con il
vestito di pecora e poi sotto sono dei lupi".
Noi possiamo essere ingannati, perché fintanto che siamo
in cammino, noi non abbiamo in noi la luce sufficiente per riconoscere lo
spirito delle cose e il più delle volte ci fermiamo all'apparenza.
L'apparenza è la pecora e quando ci accorgiamo del lupo è
troppo tardi.
Il Signore ci dice che li riconosceremo da quello che ci
propongono.
Il fine è conoscere Dio, se qualcuno vi propone un fine
diverso, qui abbiamo un falso profeta: state attenti.
È Parola di Dio.
Allora qui possiamo arrivare al concetto di porta.
Abbiamo fatto riferimento ai falsi profeti, appunto
perché avevamo bisogno di capire che cosa s'intende per colui che non entra
nell'ovile per la porta.
La
porta rappresenta il fine e il fine è la conoscenza di Dio.
Colui che entra nella vostra vita proponendovi altro dal
fine per cui Dio vi ha creati, cioè proponendovi altro dalla conoscenza di Dio,
è un ladro ed è un brigante, non viene che per rubare e per uccidere.
Ecco il collegamento capitolo nono e decimo.
I farisei, i maestri d'Israele si vantavano di avere la
chiave della scienza.
Gesù dice: "Guai a voi, scribi e farisei che vi
siete impossessati della chiave della scienza, voi non siete entrati e avete
impedito agli altri di entrare".
Ecco le parole dure per cui Gesù viene mandato a morte.
Quanto però sono vere.
Sono Parole di Dio che Dio dice a noi per darci la
possibilità, fintanto che siamo in cammino, di evitare l'inganno, la delusione,
la dispersione della nostra vita, per evitare a noi l'esperienza di morte.
Perché se ci lasciamo deviare verso un fine diverso da
quello per cui Dio ci ha creati (conoscenza di Dio), non possiamo far altro che
giungere a fare esperienza di morte, poiché la vita sta nel conoscere Dio.
Sono molti quelli che fanno esperienza di questo vuoto.
E un segno di questo vuoto nella vita dell'uomo è la
noia.
Quanti fanno esperienza della noia nella loro vita,
conseguenza del fatto che hanno trovato il vuoto.
Che non hanno più la vita dentro di sé.
Conseguenza del fatto che si sono lasciati orientare
verso un fine diverso da quello per il quale Dio ci ha dato l'esistenza: la
conoscenza di Dio.
Con ciò Dio fa piazza pulita attorno a noi di tutti i
fini diversi.
Perché l'unica via per entrare nella vita è questa porta
dell'ovile.
Abbiamo capito che la porta rappresenta il fine.
Perché è attraverso la proposta del fine che si entra
nella vita degli uomini.
Anche Dio entra nella nostra vita proponendoci il suo
fine.
Abbiamo Dio che ci propone il suo fine e gli uomini che
ci propongono il loro fine.
Gli uomini non passano per la porta, Dio passa per la
porta.
Gesù fa piazza pulita su tutti gli altri fini.
Quindi dà a noi la possibilità di riconoscere, se
vogliamo, qual è la condizione per entrare.
Ovile delle anime, lo vedremo poi in seguito è il luogo
di pace e di riposo.
Significa il sabato di Dio, quel riposo di cui San Paolo
stesso dice: "Quando udite una Parola di Dio, affrettatevi a entrare nel
suo riposo, nella sua pace".
"Affrettatevi, affinché non avvenga come al popolo
ebreo che fu costretto a vagare nel deserto per quarant'anni, fino
all'estinzione di tutta quella generazione che non si affrettò a entrare nella
terra promessa".
Ed è tutto segno di Dio per la nostra vita, per ognuno di
noi.
Sgombrato il terreno dai falsi profeti, cioè da coloro
che entrano da "altra parte" e qui ci fa capire che sono coloro che
dicono: "Noi ci vediamo".
Perché collegandolo con la frase precedente, Gesù aveva
concluso dicendo: "Voi dite di vedere quindi il vostro peccato
rimane".
Quindi costoro tendono a entrare nell'ovile per un’altra
porta.
Ci fa capire che per la vera porta entrano coloro che non
vedono, coloro che sono ciechi.
Ma abbiamo già visto che colui che è cieco è uno che
cerca la luce, allora entra per la porta dell'ovile colui che cerca la luce,
non colui che dice di vedere.
Perché quando uno dice di vedere, allora tende a imporre
quello che lui vede.
Mentre invece colui che non vede, tende a capire quello
che non vede.
La grande differenza sta lì.
Come c'è una grande differenza nella ricerca
dell'Assoluto.
Abbiamo detto che l'uomo è caratterizzato da questo.
L'uomo è passione d'Assoluto.
Creato per Dio, l'uomo ha la passione per Dio.
Creato per l'Assoluto e l'infinito, subisce la passione dell'Assoluto
e dell'infinito.
Però proprio perché porta con sé la passione
dell'Assoluto e dell'infinito, lui corre il rischio di informare di sé le cose
che non sono assolute, che non sono infinite.
Di informare di questa sua passione d'Assoluto le cose.
Cioè, tende a voler trasformare in Assoluto quello che
Assoluto non è, a rendere eterno quello che eterno non è.
E il problema non sta lì.
Il problema non sta in questa fatica dell'uomo per
rendere Assoluto quello che non è Assoluto.
Il problema sta nel capire che cosa è l'Assoluto, non nel
voler trasformare in Assoluto quello che è relativo.
Tutto quello che non è Assoluto, Dio lo presenta
all'uomo, non perché l'uomo abbia a faticare e sudare per cercare di renderlo
Assoluto, perché è già fallito subito in partenza.
Dio presenta all'uomo segni di Sé.
Tutti i segni della creazione di Dio, sono caratterizzati
dal fatto di non essere assoluti.
Perché sono segnalazioni e la segnalazione non è mai il
segnalato.
Come noi facciamo l'errore di tendere a trasformare in
Assoluto quello che Assoluto non è, così noi possiamo fare anche questo errore
qui.
Tutti i segni che Dio ci presenta, hanno la
caratteristica di:
-Essere mutevoli (soggetti al tempo).
-Essere dipendenti (tutte le creature dipendono da
qualcosa di altro da se).
-Essere finiti.
Capiamo subito che questi segni sono contrapposti all':
-Eterno.
-Assoluto
-Infinito.
Ora proprio perché c'è questa contrapposizione fra le
creature (finite, relative, mutevoli) e il Creatore (infinito, Assoluto,
eterno), tutte le creature, quindi tutti i segni di Dio sono una sollecitazione
alla nostra anima a cercare.
Quindi non dobbiamo cercare di trasformarli in Assoluto
eterno infinito poiché essi sono una sollecitazione a cercare che cosa è
l'Assoluto, l'infinito e l'eterno, a cercare che cosa è Dio.
Tutti i segni di Dio sono composti da questi due fattori:
-Il fattore sensibile, sentimentale, quello che si fa
vedere e toccare da noi, la parte visibile, quindi ogni segno ha una parte
visibile.
- Il fattore invisibile che è questa sollecitazione,
quest'istanza all'Assoluto, all'infinito, all'eterno a Dio, che il segno
provoca giungendo a noi.
Ogni segno è una parola e una Parola di Dio.
In quanto è una Parola di Dio ci sollecita a cercare.
Per questo ogni segno va considerato nella sua globalità
e nella sua totalità e non va analizzato.
Considerarlo nella sua totalità, significa considerarlo
per la parte sensibile che arriva a noi ma sopratutto vuol dire mantenerlo
presente per la parte invisibile.
Cioè per quello che sollecita da noi.
Per quello che chiede a noi.
Il segno chiede a noi qualcosa, è una proposta.
Il segno chiede a noi l'individuazione dell'Assoluto,
dell'infinito e dell'eterno.
Ora, abbiamo detto che la parte visibile dei segni di Dio
noi la vediamo con gli occhi, la tocchiamo con le mani, è quello che giunge a
noi attraverso i sensi.
Ma la parte che c'è nei segni di Dio, questa istanza
d'Assoluto, noi non la vediamo con gli occhi.
Questa parte invisibile noi la troviamo soltanto dentro
di noi.
Ecco per cui tutti i segni di Dio che arrivano a noi, se
noi li vogliamo considerare nella loro totalità, li dobbiamo interiorizzare e
li dobbiamo portare dentro di noi, sull'altare della nostra mente.
Anche questo è un segno della porta.
Prima abbiamo visto la porta come un segno negativo per
escludere tutto ciò che non dobbiamo lasciare entrare, adesso vediamo che cosa
ci significa questa porta come aspetto positivo.
Il primo segno di questa porta è questo: la mente.
La mente dell'uomo,
questo è il passaggio per entrare nell'ovile.
Ogni segno di Dio che arriva a noi deve essere portato
nella nostra mente.
Sull'altare della nostra mente, dice Sant Agostino,
"Perché è lì che si celebrano i veri sacrifici, si fanno le vere offerte a
Dio".
Le vere offerte a Dio.
Quando diciamo mente, dobbiamo evitare di confonderla con
la memoria.
La memoria non è mente.
La mente considera ciò che non si vede con gli occhi e
ciò che non si tocca con le mani.
Invece nella memoria c'è quello che noi vediamo con gli
occhi e tocchiamo con le mani.
La memoria custodisce ciò che noi abbiamo visto e abbiamo
toccato.
La mente è un’altra cosa.
Nella mente opera il pensiero.
Il pensiero si rivolge a ciò che noi non vediamo con gli
occhi e non tocchiamo con le mani.
Si applica il pensiero per arrivare a capire quello che
non si vede e non si tocca.
Perché le cose che vediamo e tocchiamo sono apparenti ma
non sono trasparenti.
Non sono intellegibili e noi siamo fatti per intendere e
s'intende con il pensiero, con la mente.
Con
la mente si considerano le intenzioni, perché l'intenzione dà la
luce.
Ogni segno è costituito da una parte sensibile e da una
parte d'infinito che s'annuncia a noi.
È Dio che parla con noi ed è qui che s'illumina il segno.
È l'Intenzione di Dio che m'illumina il segno.
Ma io l'intenzione non la vedo con gli occhi.
Ecco per cui siamo ingannati dai falsi profeti.
Perché noi ci fermiamo a quello che vediamo con gli occhi
e tocchiamo con le mani.
Ci fermiamo all'apparenza e l'intenzione ci sfugge.
Perché l'intenzione si coglie con la mente non con gli
occhi o le mani.
Ed è qui nella mente, nel pensiero che bisogna portare i
segni di Dio.
Quindi portare i segni di Dio nella mente, vuol dire
portarli nell'Intenzione di Dio.
Nel Pensiero di Dio.
Ma l'Intenzione di Dio viene da Dio.
E solo da Dio.
L'intenzione di un essere viene da ciò che un essere è.
L'Intenzione di Dio e il Pensiero di Dio, vengono da ciò
che Dio è.
Allora noi possiamo cogliere quest'intenzione soltanto
guardando dal punto di vista di Dio.
Ecco perché abbiamo il pensiero.
Noi col pensiero usciamo dal nostro mondo, dalla
situazione in cui ci troviamo e possiamo portarci a osservare le cose dal punto
di vista di un altro.
Secondo l'intenzione di un altro.
L'Intenzione di Dio si coglie soltanto con il Pensiero di
Dio.
Ecco perché noi uomini siamo portatori di Dio.
Solo con il Pensiero di Dio, abbiamo la possibilità di
guardare dal punto di vista di Dio.
Guardare le cose nell'Intenzione di Dio, questo vuol dire
portare i segni nella mente.
Se noi facciamo attenzione, il primo segno della porta
che introduce nell'ovile (conoscenza di Dio) rappresenta il passaggio della
prima notte.
Dal mondo esterno all'interno.
Passaggio dal segno esteriore alla mente.
Ma adesso bisogna precisare che mente, significa
considerare i segni di Dio secondo l'Intenzione di Dio, secondo il punto di
vista di Dio.
Evidentemente Dio è un essere che non si confonde con
nessuna creatura e con nessuno dei suoi segni.
Qui abbiamo il secondo passaggio, il passaggio dal nostro
pensiero al Pensiero di Dio.
Ma passare al Pensiero di Dio, cioè guardare le cose dal
Pensiero di Dio, nel Pensiero di Dio vuol dire dimenticare tutto il resto, perché
Dio non si confonde con nessun'altra cosa.
Anche tutti i segni.
Quindi vuol dire dimenticare anche tutto quello che
portiamo nella memoria, per vedere la novità da Dio.
Allora noi abbiamo il secondo aspetto della porta che è
il Pensiero di Dio.
Ma se noi andiamo ancora più a fondo noi ci accorgiamo
che questa porta diventa Dio stesso.
Dio stesso diventa la porta, Dio stesso diventa l'ovile.
È la porta attraverso la quale si entra nell'ovile, Dio è
Colui attraverso il quale si conosce Dio.
Noi annunciamo la verità in sé ma quando si è annunciata
questa verità qui in sé, questo è affinché divenga verità per ognuno di noi.
Perché abbiamo detto che questo è il passaggio obbligato.
Quando si parla di mente e di pensiero e di Dio, qui si
parla di un rapporto essenzialmente personale.
Intimo e personale.
Tanto intimo e tanto personale da richiedere
l'annullamento di tutto ciò che noi portiamo nella nostra memoria.
E tutto ciò che noi portiamo nella nostra memoria è
quello che forma il pensiero del nostro io.
Quando parliamo di pensiero del nostro io, parliamo di
qualcosa veramente intimo e personale.
A questo punto ciò che è la vita è in sé, deve diventare
la vita di ognuno di noi.
Ciò che è vero in sé, deve diventare il nostro vero.
Ciò che è Dio deve diventare il nostro Dio.
Quello che è la verità in sé, deve diventare la mia
verità.
Soltanto a questa condizione qui noi entriamo per questa
porta, entriamo nell'ovile, entriamo nella conoscenza di Dio.
Noi diciamo che "la vita è Dio", ma fintanto
che io non posso dire che "la mia vita è Dio", io non vivo.
E questa "mia vita è" c'è soltanto quando
coincide con ciò che la vita è in Sé, altrimenti io non ho ancora incominciato
la mia vita.
Perché la vita s’incomincia soltanto quando ciò che è
vero in sé diventa ciò che è vero per me.
Ciò che è vita in sé, diventa vita per me.
Ciò che è luce in sé, diventa luce per me.
Soltanto a questa condizione noi incominciamo a scoprire
qual è veramente la porta per entrare nell'ovile della vita, cioè incominciamo
a scoprire la vita vera.
A.: È facile lasciarsi sedurre....
Luigi: Se non fosse facile non direbbe
questo.
L'uomo corre il rischio di fermarsi a ciò che gli si
presenta.
Infatti, Gesù parlando dei falsi profeti dice di stare attenti
perché arrivano a noi con un abito da pecora mentre dentro sono dei lupi.
Quando uno è in cammino cosa succede?
Succede che si ferma all'abito.
Si ferma all'apparenza, all'esteriorità, cioè si ferma
alle parole che uno dice.
In quanto essendo in cammino non ha ancora la luce e non
avendo ancora la luce c'è questo rischio.
Quindi il rischio c'è fino a quando uno è in cammino.
A.: Difficile è distinguere una pecora buona da
una cattiva....
Luigi: Il Signore dice che li
riconosceremo dai frutti.
Poi ci fa capire che il frutto è il fine, quindi dobbiamo
stare attenti al fine che ci propongono.
Cioè, uno che ti propone come fine un istituto, una
regola o un dovere, tutto questo non è Dio e non si confonde con Dio.
Il fine è la conoscenza di Dio.
A.: Sembrano fini buoni...
Luigi: Apparentemente.
Apparentemente c'è l'abito da pecora: il prossimo, il
sacrificarsi per gli altri, i doveri sociali.
Evidentemente il prossimo, gli istituti, le regole, gli
affari sociali e la politica non sono Dio.
Invece il fine deve essere Dio e allora il Signore ci
dice di stare attenti.
L'abito è di pecora e invece la sostanza è di lupo:
"Non viene che per portare via e distruggere" e quindi per farti
esperimentare il vuoto e la morte.
Se dice questa parola è perché l'uomo corre questo
rischio, altrimenti non lo direbbe mica.
Infatti, Gesù rimprovera i farisei: "Guai a voi,
perché vi siete appropriati della chiave della scienza" e avete detto che
tutto dipende da quello che dite voi e "Poi voi non siete entrati e avete
impedito agli altri di entrare", il peccato più grave è quello di aver
impedito di entrare a quelli che cercavano di entrare.
Perché?
Perché li avete resi succubi e schiavi di altri impegni e
di altre finalità.
Come s’impedisce di entrare? In quanto lo faccio servire
ad altro.
Questo ci illumina bene per cosa intende per
"porta".
"State attenti perché chi non entra per questa
porta", cioè non vi propone la conoscenza di Dio come fine è un falso
profeta.
B.: Questa porta a seconda del punto del
cammino in cui si è, ha altri aspetti....
Luigi: Certo ha altri aspetti, l'ultimo
aspetto è Dio stesso.
Il primo passaggio è la mente, la Parola di Dio va
intelletta nell'intenzione e chi ti dà la possibilità di cogliere l'intenzione
è soltanto la mente.
Per cui abbiamo il passaggio dall'esterno all'interno,poi
dalla mente al Pensiero di Dio, dal Pensiero di Dio al Padre.
A un certo momento Dio stesso diventa la porta.
Ora siccome Dio non si confonde con nient'altro è
necessario superare tutto quello che porti con te come memoria per ricevere
solo da Dio, Dio stesso diventa il passaggio.
C.: Per arrivare a cogliere questa parte
invisibile del segno....
Luigi: Se non accolgo la parte invisibile
io sono nel peccato.
Perché se io considero solo il segno per la parte
visibile, cioè per quello che arriva a me, io sono in peccato, sono in colpa.
Perché allora io ritengo di vedere, cioè, la cosa è vera
perché io la vedo.
Quindi la riferisco al mio io, non la collego mica al
Pensiero di Dio.
Non cerco l'Intenzione di Dio e quando non cerco
l'Intenzione di Dio io sono in colpa.
Perché separo le opere di Dio da Dio, cioè separo le
opere di Dio dall'Intenzione di Dio.
E come se ascoltassi una persona e anziché cercare di
capire l'intenzione con cui lei mi parla, rivestissi le cose che mi dice della
mia intenzione: io sono in colpa verso quella persona, offendo quella persona,
perché attribuisco a quella persona la mia intenzione anziché cercare la sua
intenzione.
Con Dio è lo stesso.
Tutto è Parola di Dio, natura e avvenimenti.
Se tutto è opera di Dio, io debbo considerare tutto
secondo l'Intenzione di Dio, non secondo le mie intenzioni.
Se attribuisco le mie intenzioni alle opere di Dio io
sono in colpa.
Rubo a Dio perché proietto sulle cose di Dio il mio
interesse, la mia intenzione.
Le cose non sono io che le ho fatte, è un altro che le ha
fatte.
Il semplice fatto di sapere che è un altro che le fa,
m’impegna per giustizia.
Notiamo bene che già nell'antico testamento il libro
della sapienza diceva che la pienezza della giustizia sta nel conoscere Dio.
Quindi mi devo impegnare per giustizia a cercare e a
conoscere Dio.
Se io non tengo conto di Dio nel segno, non tengo cioè
conto della parte spirituale del segno, io entro nel peccato, nella colpa.
La colpa sta nel separare le cose dall'Intenzione di Dio.
Anche i miei pensieri possono diventare i ladri e gli
assassini di cui si parla qui.
Pensieri che non entrano per la porta dell'ovile e
cercano di passare da un’altra parte.
C.: Cercare l'Intenzione di Dio va bene ma trovarla
è difficile...
Luigi: Per capire cosa debbo fare?
Devo passare alla mente, perché è soltanto nella mente
che collego le cose con l'intenzione.
Quando pensi cosa fai?
Pensando non fai altro che cercare di unire un segno che
ti è arrivato, con un’intenzione.
Cerchi di unire il segno con l'intenzione.
Quando riesci a vedere il segno nell'intenzione, la cosa
è capita, giustificata secondo quell'intenzione lì.
L'intenzione tu l'hai soltanto nella mente, tu non la
vedi mica con gli occhi.
Ecco per cui noi possiamo restare ingannati
dall'apparenza, perché con gli occhi noi vediamo il vestito, non vediamo le
intenzioni, le intenzioni le abbiamo soltanto nella mente.
Dio abita dentro di noi, non lo vediamo fuori, allora se
voglio cogliere l'Intenzione di Dio, io debbo portare i segni che Dio mi fa
arrivare nella mente, cosa vuol dire?
Debbo unire i segni di Dio all'Intenzione di Dio.
Ma come faccio a sapere l'Intenzione di Dio?
L'Intenzione di Dio la deduco da Dio.
Perché l'Intenzione di Dio mi viene solo da Dio, ecco che
Dio diventa la porta che mi fa entrare.
Per cui pensando Dio capisco che Dio opera tutte le cose
unicamente per far conoscere Se Stesso, non ha un altro fine, perché Lui solo
è.
L'Intenzione di Dio è Lui stesso.
Quindi Dio non ha altro fine se non quello di farsi
conoscere, non c'è un altro fine per Dio.
Dio non opera per la nostra salute, per la società o per
le istituzioni, Dio non ha altri fini all'infuori di Sé, perché Lui solo è.
Tutto, istituzioni e regole comprese sono unicamente
mezzi per condurre le anime a Lui.
Lui è il fine e tutto il resto è mezzo.
Quindi l'intenzione è Lui stesso. Per cui soltanto
pensando Dio e soltanto con il Pensiero di Dio cogliamo questo.
Cogliamo che l'Intenzione di Dio è Lui stesso è fare conoscere
Se Stesso a noi.
E allora devo superare quello che è chiamato fideismo:
"Io credo perché me lo dicono".
Devo arrivare alla fede vera e la fede vera è vera solo
quando è fede pensata.
Pensata quando io collego personalmente i segni di Dio
con Dio, con il Pensiero di Dio.
Cioè cerco di vedere che cosa Dio mi dice di Sé in quel
segno che mi presenta.
E questo avviene soltanto nel segreto della mente.
D.: E che differenza c'è tra mente e memoria?
Luigi: Nella memoria tu porti tutto ciò
che hai visto e incontrato.
Tu nella memoria porti ciò di cui hai fatto esperienza.
Porti tutto quello che si riferisce a te.
Quello lo porti come memoria.
Ma la memoria non ha niente a che fare con la mente.
Ci possono essere degli animali che hanno più memoria di
noi.
Questa non è mica la mente.
Arriva un certo momento in cui noi stessi dobbiamo
superare tutto quello che abbiamo nella memoria.
Il nostro io è fatto di memoria.
Se noi potessimo cancellare tutto quello che portiamo
nella memoria, noi non sapremmo più chi siamo.
Se non nasciamo da Dio....
Quindi il nostro vero essere nasce dalla mente, non nasce
dalla memoria.
L'io che portiamo adesso noi nasce dalla memoria quindi
nasce dall'abisso.
Ma l'io nuovo che dobbiamo trovare, cioè il Figlio di Dio,
non nasce più dalla memoria.
Nasce dalla mente, cioè nasce dalla mente di Dio.
Il nostro io lavora con la memoria.
Il tuo io è fatto di cose passate, ecco per cui noi
pensando a noi stessi facciamo vecchie tutte le cose, perché le confrontiamo
con le cose passate: "Questo l'ho già visto", avendolo già visto
quello non ti dà più vita.
Ma le cose fatte vecchie ti fanno vecchia.
Ti portano via la vita.
Invece se tutte le cose che ti arrivano, tu non le fermi
alla tua memoria, ma cerchi di associarle al Pensiero di Dio, all'Intenzione di
Dio, quello ti porta la vita.
Quindi la vita viene attraverso la mente, non attraverso
la memoria.
E.:Ma Sant Agostino.....
Luigi: Sant Agostino diceva che Dio abita
nella memoria.
F.: Ladri e assassini sono coloro che ci allontanano
dalla conoscenza di Dio, ma hai detto che può essere anche un nostro pensiero
ad allontanarci da Dio...
Luigi: Certo, può essere un tuo
interesse, una tua intenzione che ti distoglie da Dio e ti fa vivere per un
fine diverso da Dio.
Allora quest'interesse diventa un ladro e un assassino.
F.: Però il ladro e l'assassino hanno
l'intenzione di esserlo.....
Luigi: No, perché anche il falso profeta
tende a sottomettere a sé, tende a strumentalizzare.
L'intenzione è quella dell'io, se c'è invece l'Intenzione
di Dio, l'Intenzione di Dio non ti sottomette mai a Sé, anzi il vero profeta
non strumentalizza mica l'altro a sé, ma serve l'altro per aiutarlo a prendere
lui direttamente contatto con Dio.
Il vero profeta non si mette al posto di Dio, non si fa
maestro.
Si fa servo del Maestro e allora ti aiuta a guardare il
Maestro.
"Io non sono il Maestro, guarda il Maestro, perché
la luce ti viene dal Maestro".
Ecco la funzione del vero profeta: è quella di aiutarti a
guardare alla sorgente, ad attingere tu personalmente alla sorgente.
È quello che fa Cristo che a un certo momento si ritira,
Giovanni Battista che si ritira.
Cristo si ritira dicendo: "Vi affido al Padre".
"Perché lo Spirito di Verità viene dal Padre e se Io
non vado al Padre.....", quindi si sottrae a noi, vedi che non si mette in
mezzo?
Invece il nostro io, tende sempre a mettersi al centro.
Quindi l'io tende a far servire l'altro alla propria
visione, l'io tende a far servire l'altro alla "mia" istituzione,
tende a sottomette l'altro, tende cioè a farsi centro e anche centro di se
stesso: qui abbiamo il falso profeta.
E te ne accorgi dal fatto che ti propone non la
conoscenza di Dio ma ti propone (per esempio) di servire un istituto o
un’istituzione, una regola o la società, cioè ti propone altro da Dio.
Sotto questo "altro da Dio" c'è il suo io.
F.: Chiunque di noi quando è in cammino può
diventare falso profeta di un altro ma senza avere l'intenzione di essere un
falso profeta.
Luigi: Ma si capisce, tu non ti rendi
conto ma stai strumentalizzando l'altro a te, tu ti fai centro.
Ti fai centro dell'altro, non servi l'altro.
Gesù dice ai discepoli che nessuno deve cercare di essere
maggiore dell'altro, ma chi vuole essere più in alto si faccia servitore
dell'altro.
Voi siete tutti allievi, discepoli, servitori e servire
non vuol mica dire fare il padrone.
Il padrone è colui che fa servire a sé.
Nessun uomo è autorizzato a far servire l'altro a sé.
Uno non dice apertamente "Servi me", perché gli
altri si metterebbero a ridere, ti dirà di servire un’istituzione, una regola,
ti fa servire ad altro, ma è altro da Dio questo.
Non t’impegna personalmente con Dio.
Tutto il conflitto di Gesù è proprio questo: il tempio
(istituzione), il sabato (regola), Lui ti capovolge le cose e lo mandano a morte
per questo.
Lì è la grande missione del Cristo: ha riferito tutto al
Padre.
Invece gli altri tendono a mettere tra noi e Dio il
tempio, il sabato, la legge, le regole eccetera.
F.: Sostituiscono il fine con il mezzo.
Luigi: E già, soltanto che quando si
mette il mezzo al posto del fine, lì c'è il nostro io che gioca, perché al
centro di quei mezzi ci sono io.
F.: Il ladro e l'assassino sembra che siano al
di fuori dell'ovile, ma di fatto tutti viviamo nell'ovile, in Dio, nel Regno di
Dio...
Luigi: L'ovile è Dio ma noi possiamo non
vivere per Dio.
Quando io vivo per altro da Dio io mi metto fuori
dall'ovile.
Io vivo in Dio in quanto riferisco tutte le cose a Dio e
attingo tutte le cose da Dio, lì allora vivo in Dio.
Colui che ti crea senza di te, poi non t’illumina senza
di te.
Quindi c'è questa parte di partecipazione personale.
Dio non ti fa Vivere senza di te, non ti Salva senza di
te.
Per cui a un certo momento noi possiamo venirci a trovare
fuori, a bussare a una porta che non si apre.
Gesù parla di un "fuori" di "tenebre
esteriori".
Cioè, a un certo punto possiamo venirci a trovare
dominato soltanto dal mondo esterno e dentro avere soltanto il vuoto.
Quando tu dentro di te hai il vuoto e sei in balia soltanto
di avvenimenti esterni, tu non sei più dentro il Regno di Dio, tu sei fuori del
Regno di Dio.
Sei in balia dei segni e degli avvenimenti, non hai la
vita in te.
La maggior parte della vita della maggior parte degli
uomini, è tutta rivolta nelle tenebre esteriori.
Attendono la vita da fatti e creature esterni a loro.
Ma dentro hanno il vuoto.
La grande tristezza dell'uomo è perché dentro ha il
vuoto, non ha la vita e allora ha bisogno di elemosinare la vita fuori.
Ha bisogno di trovare sempre qualcosa di nuovo perché
dentro si sente morire.
E quando si fermano e fanno un po' di silenzio la sera,
sentono questa grande noia, questo grande vuoto che portano dentro di sé,
questa è la grande tristezza dell'uomo.
Ma tutto questo è segno della morte che portiamo già in
noi.
Invece chi è nel Regno di Dio ha la vita in sé e avendo
la vita in sé, non va mica a cercare le novità fuori.
Le novità le cerca dentro.
G.: Cristo è il segno per eccellenza,
guardando Lui si arriva a capire tutto dei segni di Dio, perché Lui li riassume
tutti.
Si è fatto sensibile per noi che non
vediamo altro che la realtà ma per portarci alla Realtà invisibile che non
possiamo trovare fuori di noi ma solo nel Pensiero di Dio.
H.: Questi passaggi successivi della porta sono
legati uno all'altro...
Luigi: Bisogna sopratutto capire
chiaramente che "Chi non entra per la porta" significa chi ti
presenta un fine diverso dalla conoscenza di Dio.
Quella è la base fondamentale per accettare o scartare le
proposte che ti arrivano.
Se tu hai questo ben chiaro, scarti tanto di quel mondo
dalla tua vita, per cui ti rendi molto disponibile per passare attraverso la
porta.
Perché tutti gli inquinamenti derivano dal fatto che noi
introduciamo in noi tanti di quegli altri pensieri che noi crediamo
"buoni" ma che ci paralizzano sul cammino dello Spirito.
Per cui a un certo momento ti tolgono la disponibilità
interiore per entrare nella conoscenza di Dio, quindi t’impediscono di passare
per al vera porta.
Il grande segno di stasera è questo: riconosci che non
entra per la porta colui che ti propone un fine diverso dalla conoscenza di
Dio.
Noi fintanto che non siamo nella luce piena riteniamo
tante cose giuste e buone, mentre una cosa sola è giusta e buona.
Per riconoscere ciò che è vero, tu devi avere in te la
conoscenza per riconoscerlo.
H.: Gesù quando entra nella nostra anima
sgombera il campo dai falsi valori, dai "cambiavalute". Dandoci
questo criterio della porta dà a noi stessi la possibilità di ripulire la
nostra anima da quei valori falsi che ci bloccano nel cammino.
Luigi: E quindi ci dà la possibilità di
individuare la porta.
Tu passi per la porta in quanto metti come fine della tua
vita il conoscere Dio.
H.: Il problema non è giudicare chi propone
fini errati, il problema è mio che devo rifiutare questi fini diversi da Dio.
Luigi: Certo, si capisce.
H.: Io ho sempre considerato che "Li
riconoscerete dai loro frutti" significava riconoscere nell'interlocutore
che lui era arrivato alla conoscenza di Dio e invece questo non centra nulla
con il chiarimento del frutto che tu hai dato oggi.
In realtà i loro "frutti" sono che
cosa mi propongono le loro parole, perché la parola è un seme che poi mi porta
a un certo frutto.
Fatta la giusta scelta del fine ci sono poi i
tre passaggi successivi.
Luigi: Certo, adesso abbiamo l'aspetto
positivo della porta.
Tanto che a un certo momento Cristo dice: "Io sono
la porta".
Poi Lui ci affida al Padre e il Padre stesso diventa la
porta per farti entrare nella luce.
"In
verità, in verità vi dico: colui che non entra per la
porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un
assassino". Gv 10 Vs 1 Primo tema. LUNEDI
Titolo: La porta dell'ovile
delle pecore. Dalla verità in sé alla verità per sé. Dal fideismo alla fede pensata.
Argomenti: I falsi profeti – Il frutto è la
conoscenza di Dio – Il fine proposto – Il segno non è luce ma istanza di luce – Apparenza e
intenzione – Il Pensiero e
l’Intenzione di Dio – La mente è la porta – Considerare i segni secondo l’intenzione di Dio – I tre aspetti della porta – La
preoccupazione di conoscere Dio – Il fine è la
luce su tutto – La memoria – La violenza di Dio – La purezza di
pensiero – La consacrazione nell’altare
della mente – L’impossibilità di dimenticarsi
– Dominare la mente – Concepire altro da Dio – L’intenzione illumina
-
5/Giugno/1989 Casa di preghiera
Fossano.
"In verità, in
verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile
delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un
assassino". Gv 10 Vs 1 Secondo tema.
Titolo: L'ovile delle
pecore. Dall'instabilità alla stabilità-Capacità di permanere.
Argomenti: Segni e significati
- Ovile luogo di pace - Dio abita nella nostra mente - La
condizione per restare – Sentimento e
intelletto – Mente è collegamento tra il
segno e il suo principio – I segni mutano,
sono finiti e dipendenti da altro – La passione
d’assoluto – Il significato del relativo è l’assoluto
– I segni propongono l’assoluto – Cercare l’invisibile –
La vanità della creazione – Il compimento
del sabato – La conoscenza di Dio -
11/Giugno/1989 Casa di preghiera
Fossano.
Dall’esposizione di Luigi Bracco:
Abbiamo visto domenica scorsa il significato della prima
parte di questo versetto, cioè il significato della porta dell'ovile delle
pecore.
Oggi dobbiamo soffermarci sulla seconda parte.
Il significato dell'ovile delle pecore.
Tutto è Parola di Dio.
Tutto è segno di Dio e in quanto è segno di Dio è carico
di significato e di significato per la vita essenziale per ognuno di noi.
Tutte le cose che fa Dio (tutto è opera di Dio), Dio le
fa per educarci a conoscere la verità, per educarci a vivere con Lui, poiché
conoscere Dio è vera vita e ciò che è vero trascende il tempo e lo spazio e
quindi è eterno.
Conoscere la verità è essere fatti partecipi della verità
e quindi è essere fatti partecipi della vita eterna.
Noi siamo chiamati alla vita eterna.
Fintanto che noi non conosciamo la verità, noi siamo
immersi nelle cose che passano, nelle cose che mutano, noi siamo schiavi delle
creature e quindi non siamo ancora giunti nella vita eterna.
Però la Parola di Dio ci dice di sforzarci di entrare
nella vita eterna.
Quindi è oggi che ognuno di noi deve sforzarsi per
entrare nella vita eterna, cioè per conoscere Dio.
Poiché se non ci sforziamo di entrare quando la Parola di
Dio giunge a noi, non potremmo poi entrare quando noi stessi lo vorremmo.
Poiché si entra nel Regno di Dio non per volontà o per
decisione o iniziativa nostra, si entra nel Regno di Dio su iniziativa di Dio.
Si entra nel Regno di Dio ascoltando Dio.
La porta dell'ovile è un segno, l'ovile delle pecore è un
altro segno.
Quando ci troviamo di fronte a dei segni dobbiamo passare
al significato di essi.
Ogni segno è formato da due parti.
C'è la parte che arriva a noi sensibilmente: si fa
vedere, toccare, sentire e ascoltare.
C'è invece il significato del segno che fa ancora parte
del segno.
Una cosa senza significato non è più un segno.
Un segno è tale in quanto reca a noi un significato.
Però il segno nella parte sensibile si vede, mentre nella
parte del significato non si vede.
Noi non vediamo il significato delle cose passare sulle
strade, noi vediamo i segni passare sulle strade.
Noi incontriamo i segni ma non incontriamo i significati.
Quindi i segni appartengono ai nostri occhi, alle nostre
orecchie e ai nostri sensi, i significati non appartengono ai nostri sensi.
I significati si trovano soltanto intendendoli.
I segni arrivano a noi, si fanno vedere, esperimentare,
indipendentemente da noi, anche se non li capiamo.
I segni son opera della creazione di Dio: ci sorprendono.
Tutti i giorni noi siamo sorpresi dagli avvenimenti e dai
fatti.
Gli avvenimenti, i fatti e le creature non siamo noi a
volerli.
È un Altro che li vuole ed è un'Altro che ce li fa
incontrare.
Tutti i giorni noi siamo "bombardati" da questi
segni di Dio che sono opera di Dio, creazione di Dio.
Invece i significati di questi segni non si trovano se
non intendendoli.
Quando parliamo d'intelligenza e d'intendere ci riferiamo
alla mente.
Quindi i segni noi li esperimentiamo con i nostri sensi
ma non possiamo intenderli con i nostri sensi.
Non possiamo sopratutto intenderne il significato.
Il significato lo intendiamo con la mente.
La mente è un fatto personale.
Il che vuol dire che non si passa dal segno al
significato senza la nostra partecipazione personale.
Senza la dedizione della nostra mente.
È perfettamente inutile credere di trovare la verità e il
significato delle cose attraverso i sentimenti, le cose esteriori, attraverso
il mondo, le istituzione o le creature, non si trova, perché tutte queste cose
qui sono segni.
Sono segni di Dio ma non sono significazione di Dio.
La significazione dei segni si trova soltanto nella
mente, è un fatto d'intelligenza.
Quando diciamo "mente”, diciamo collegamento tra ciò che arriva a noi come segno sensibile e il
Creatore, la Causa, il Principio.
È nella mente che si forma il collegamento tra il segno
che arriva a noi e il principio di quel segno stesso.
Tutte le cose arrivano a noi indipendentemente da noi,
quindi c'é una causa che le fa arrivare a noi.
Però questi segni sono per la parte visibile
caratterizzati da tre grandi elementi.
Tutti i segni sono soggetti al tempo, al mutamento,
cambiano in continuazione.
Tutti i segni sono finiti.
Tutti i segni sono dipendenti da altro.
Queste tre grandi caratteristiche dei segni che arrivano
a noi, sono per noi istanza di quello che è eterno, infinito, Assoluto.
Noi siamo un campo di passione d'Assoluto.
L'uomo si caratterizza per questo.
L'uomo
è essenzialmente una passione di Assoluto e tutto
ciò per cui lui vive, che lui ama, vuole che sia Assoluto.
Il grande errore che fa l'uomo è che, trovandosi di
fronte a ciò che non è Assoluto, si affatica per cercare di renderlo Assoluto.
Lui vedendo che le cose sono soggette a mutamento, si
affatica tutta la vita per cercare di renderle stabili ed eterne.
Questa è una fatica inutile e assurda, perché è
assolutamente impossibile trasformare ciò che è relativo in Assoluto.
Piuttosto bisogna capire, attraverso ciò che è soggetto
al tempo, capire che cosa è l'Assoluto.
L'uomo essendo passione d'Assoluto deve evitare questo
grande errore.
Proprio perché ha questa passione di voler trasformare in
Assoluto quello che Assoluto non è.
Il problema non è faticare e operare per rendere Assoluto
e stabile ciò che non è Assoluto e ciò che non è stabile.
Nessuna creatura sarà resa stabile da tutte le nostre
fatiche.
Il problema è capire il significato di ciò che non è
Assoluto.
Il significato di ciò che non è Assoluto è l'Assoluto.
Tutte le cose che passano ci annunciano ciò che non
passa, appunto perché arriva a noi come passione d'Assoluto.
Le cose che mutano, le cose che sono finite, le cose che
sono dipendenti da altro, arrivando in questo campo di Assoluto che è l'uomo,
in questa passione d'Assoluto che è l'uomo, gli annunciano l'Assoluto.
E lo invitano quindi a cercare di conoscere e di capire
che cosa è l'Assoluto.
E a non sprecare la sua vita per cercare di trasformare
in Assoluto quello che Assoluto non è.
In quanto gli annunciano una cosa, tutti i segni gli
propongono questa cosa.
Abbiamo detto che tutti i segni sono un’istanza.
Un’istanza è una proposta.
Se l'uomo non ubbidisce a questa proposta, a questo
invito a cercare di capire cosa è l'Assoluto, l'uomo dice "No" alla
creazione e alle creature di Dio, l'uomo dice "No" alle Parole di
Dio, perché tutto è Parola di Dio.
In quanto tutto è Parola di Dio, tutto è un invito a
cercare il Regno di Dio.
"Cercate prima di tutto il Regno di Dio, non
preoccupatevi del mangiare e del vestire".
Questo vuol dire cercare la verità.
Perché la verità è questa: Dio è Colui che regna in
tutto.
Cercare prima di tutto il Regno di Dio è cercare di
capire che cosa è l'Assoluto.
Tutto l'universo è fatto per l'uomo affinché l'uomo elevi
la sua mente a Dio per conoscere l'Assoluto, per conoscere la verità, per
conoscere Dio.
Perché la vita vera dell'uomo sta nascosta in Dio.
La Parola di Dio dice che la vita dell'uomo sta nascosta
in Dio e non lo dice mica per niente.
Perché annunciare che una cosa è nascosta è un invito a
cercare quello che è nascosto.
L'uomo è un essere invitato a cercare quello che non si
vede.
Perché?
Lo dice già San Paolo che le cose che si vedono sono di
un momento.
Sono di un istante.
Le cose invisibili sono eterne.
Ora, noi siamo fatti per le cose eterne non per le cose
che durano un istante.
L'errore grande che noi facciamo è di vivere per le cose
che durano un istante cercando di renderle eterne.
Questa è tutta una fatica sprecata e una fatica inutile,
per cui al termine del nostro cammino, noi dovremo confessare:"La mia vita
è servita a niente".
Infatti: "Senza di Me fate niente".
Il che vuol dire che se noi non cerchiamo di conoscere
Dio come senso della nostra vita, come scopo del nostro vivere, noi
vanifichiamo la nostra vita.
Noi siamo stati creati per conoscere Dio.
Noi dobbiamo mettere nella nostra vita questa
preoccupazione per conoscere Dio.
Gesù dice: "Non affaticatevi per avere il pane che
passa", nel "pane che passa" c'è il problema del lavoro, della
carriera, dello studio, c'è tutto quel vivere che noi consumiamo qui sulla
nostra terra, "Ma affaticatevi per avere il pane che non passa", il
pane che dà la vita eterna, il pane che rimane in vita eterna, ecco l'Assoluto.
Il pane che rimane in vita eterna è il pane che ci
conduce a conoscere Dio come vero Dio.
Perché la vita eterna sta nel conoscere Dio come vero
Dio.
Non soltanto ma anche la salvezza nostra.
Se noi non ci preoccupiamo di conoscere Dio come vero
Dio, noi non giungiamo alla salvezza e diventiamo schiavi delle cose che
passano.
Diventare schiavi delle cose che passano, vuol dire
inaugurare una vita di confusione, tenebre e angoscia e di morte.
Perché l'esperienza di morte è esperienza di vita vissuta
per una cosa che torna a essere niente.
Tutti i segni di Dio, arrivano a noi ma ritornano in
niente.
Ritornano in niente per noi, non perché siano niente.
"Tutto l'universo e tutta la creazione è stata
soggetta alla vanità" dice San Paolo.
Cioè a questo ritorno in niente per noi.
Per far capire a noi che cosa è il tutto.
Per far capire a noi ciò che veramente vale.
Il tema di oggi è l'ovile delle pecore.
È un segno di Dio l'ovile, come tanti altri segni.
Quindi è una Parola di Dio per noi.
Di fronte al segno, noi dobbiamo preoccuparci del
significato non del segno.
Perché nel capire il significato, sta l'essenza, lo scopo
del segno stesso.
Dobbiamo chiederci cosa Dio vuol comunicarci parlandoci
dell'ovile delle pecore.
Prima ci ha parlato della porta di quest’ovile e abbiamo
visto cosa si debba intendere per questa porta.
Oggi ci presenta questa figura: ovile delle pecore.
Ovile è un luogo di riposo, un luogo di rifugio.
Un luogo di stabilità e sicurezza per le pecore.
Come nel caso del seminatore Gesù non vuole presentarci
la figura di un agricoltore o un quadro poetico.
Questo è il segno ma Gesù, vuole comunicarci ben altro
attraverso questo.
Come nella parabola del seminatore Lui dice che il
seminatore è Dio stesso e il seme è la parola e il terreno è l'uomo, così anche
in questa parabola dell'ovile delle pecore noi, dobbiamo cercare di intendere
che cosa Dio vuol comunicare a noi di essenziale per la nostra vita essenziale
presentandoci questo segno.
Se l'ovile è il luogo di riposo, pace e sicurezza, Dio
vuole presentare a noi, per noi questo luogo di pace e di sicurezza.
Allora dobbiamo chiederci cosa è questo luogo di pace per
noi.
Le pecore hanno l'ovile.
Noi cosa
abbiamo come luogo di pace?
Quando parliamo di luogo di pace, ci sovviene
immediatamente la Parola di Dio che nella creazione presenta il sabato come il
giorno del riposo del Signore.
Il Signore dopo aver creato l'universo e tutte le
creature, il settimo giorno, il sabato si riposò.
Tutto quello che ci viene presentato nella Parola di Dio,
tutto quello che Dio fa, lo fa per noi e se dice che il settimo giorno Dio si
riposò, anche questo è un giorno per noi.
Per dire a noi che anche noi dobbiamo sforzarci di
entrare in questo riposo di Dio, in questa pace di Dio.
Avendo assistito a tutta l'opera creatrice di Dio.
L'opera dei sei giorni della creazione di Dio rappresenta
tutti i segni che Dio fa arrivare a noi indipendentemente da noi.
Dio crea indipendentemente da noi.
Le cose esistono indipendentemente da noi.
E noi siamo fatti spettatori di quest'opera, perché i sei
giorni della creazione di Dio non sono stati, sono.
Ancora oggi, tutti gli avvenimenti e tutte le creature
che giungono a noi e che noi incontriamo come segni, giungono a noi attraverso
questi sei giorni della creazione di Dio.
Ma come giungono a noi, Dio entra nel suo riposo.
Per indicare a noi che non dobbiamo accontentarci della
creazione di Dio e delle cose che arrivano a noi, non dobbiamo accontentarci di
dire che Dio è il Creatore e che tutte le cose sono fatte da Dio, non basta
questo.
È necessario certamente riconoscere che tutto è creazione
di Dio, opera di Dio ma non è sufficiente.
Dio non ci presenta la scena del mondo per divertirci,
per recitare un teatro.
Dio ci presenta la scena del mondo e tutte le creature
con una finalità ben precisa.
Non per niente l'universo si chiama uni-verso.
Tutte
le opere di Dio sono fatte per farci entrare nella sua pace.
Tutto si conclude con il riposo di Dio con il sabato e il
sabato in ebraico vuol dire compimento.
Quindi tutta la creazione di Dio volge verso un
compimento.
Però in questo compimento non si entra senza di noi.
Poiché se la creazione di Dio arriva a noi senza di noi,
nel compimento (pace, riposo) della creazione di Dio, non si entra senza di
noi.
San Paolo dice di sforzarsi di entrare in questo riposo.
Tutta la creazione di Dio si conclude nella notte tra il
sesto e il settimo giorno e si conclude con questa parola che Dio ci fa
arrivare:"Sforzati di entrare nel mio riposo".
Il compimento di tutte le cose.
E qual è il compimento di tutte le cose?
Dio opera tutte le cose per far conoscere Se Stesso, per
rendere partecipe di Sé.
Dio è la verità e si partecipa della verità conoscendola,
non c'è altra via.
Non si conosce la verità attraverso sacrifici, penitenze
o rinunce, non si giunge alla verità attraverso sentimenti, preghiere o tutto
quello che si vuole.
Tutte le nostre azioni non ci fanno giungere alla
conoscenza della verità.
La verità si attinge soltanto conoscendola, c'è una via
unica e abbiamo detto che questa è la porta dell'ovile.
Il fine di tutte le opere di Dio è di farsi conoscere.
La conoscenza di Dio è vita eterna, vita vera
contrapposta alla vita non vera che stiamo facendo noi in questo mondo.
La vita eterna non è quella che succederà con la nostra
morte.
La vita eterna è ciò che è contrapposto alla nostra vita
fasulla che facciamo vivendo per ciò che non è vero, eterno, Assoluto.
Allora l'ovile rappresenta per noi, il luogo della
conoscenza della verità.
Il luogo della conoscenza di Dio.
L'ovile delle pecore è segno di un luogo di sicurezza e
di pace.
Il nostro luogo di sicurezza e di pace è la conoscenza di
Dio.
Quindi l'ovile delle pecore rappresenta per noi la
conoscenza di Dio.
Questa conoscenza in cui dobbiamo sforzarci di entrare.
La conoscenza di Dio richiede però a noi un passaggio.
Poiché Dio non è lontano da noi.
Dio non abita in "luoghi", Dio ha un suo luogo.
Ma Dio è presente dappertutto, Dio è già presente.
Ed essendo già presente, noi dobbiamo chiederci come mai
noi non vediamo Chi è già presente.
Vediamo tutte le creature, tutte le cose che arrivano a
noi e non vediamo Colui che è presente in tutte queste cose?
Colui che opera tutte queste cose.
Colui che parla con noi in tutte queste cose.
Perché è Lui che parla con noi, tant'è che noi siamo
inquieti perché sentiamo uno che parla, ma non lo vediamo.
Tutta la nostra inquietudine e il problema esistenziale
dell'uomo è questo.
L'uomo sta ascoltando uno che gli sta parlando e non lo
vede.
Cerca a destra e sinistra e non riesce a vederlo.
Ma non riesce a vederlo perché non lo cerca nel suo
luogo..
Nel luogo in cui abita questo Dio Creatore che parla con
noi.
Noi
lo cerchiamo fuori invece Lui è dentro di noi.
Quando diciamo "dentro" non diciamo mica dentro
al nostro corpo.
Il significato di tutti i segni di Dio sta nella mente.
La mente è proprio quell'unica possibilità che abbiamo
per collegare le cose che arrivano a noi con il loro principio e il Principio è
Dio.
Allora la mente, il nostro pensiero è l'unica possibilità
che abbiamo di collegare i segni di Dio con Dio.
Allora dobbiamo dire: " Dio dove abita?".
E proprio perché abita nella nostra mente che noi abbiamo
la possibilità di collegare con la mente.
Questo è il luogo in cui abita Dio.
Dio non abita in luoghi fatti da mano di uomo, dice san Paolo.
Dio non abita nel cuore o nei sentimenti, Dio abita nella
mente.
E si giunge a Dio solo attraverso il pensiero e il
Pensiero di Dio.
Allora dobbiamo dire che Dio si fa conoscere soltanto nel
suo Pensiero.
Ed è perfettamente inutile che noi sprechiamo tutte le
nostre forze e le nostre energie per cercare Dio altrove: non lo troveremo.
Dio si rivela soltanto in suo Figlio e suo Figlio è il
suo Pensiero.
E il suo Pensiero abita in noi.
Per questo abbiamo la grande rivelazione del Cristo.
Cristo è il segno del Dio con noi.
È il segno del Pensiero di Dio con noi.
La porta per entrare in quest’ovile è il Pensiero di Dio
che portiamo in noi, perché Dio si conosce solo per mezzo di Dio.
E il Pensiero di Dio è il Figlio.
E questo Figlio abita nella nostra mente, soltanto nella
nostra mente.
Perché è soltanto con il pensiero che noi possiamo uscire
dal nostro mondo di sentimenti, di creature, di cose che passano: mondo finito,
relativo, dipendente, mondo che giunge a noi indipendentemente da noi e che
termina in niente.
Soltanto attraverso il pensiero noi possiamo uscire dalla
creazione di Dio, da questa casa in cui noi ci troviamo ad abitare, per entrare
nella casa di Dio.
L'unico punto attraverso cui noi abbiamo la possibilità
di passare è il pensiero.
Perché con il pensiero noi abbiamo la possibilità di
evadere dalla situazione in cui i nostri sensi ci tengono legati per collegarci
con ciò che ancora non vediamo.
L'invisibile e l'eterno si trovano soltanto qui.
L'eternità non si trova nelle cose che mutano o nelle
cose che vediamo con gli occhi.
L'eternità sta nelle cose invisibili.
Ma come noi possiamo accedere alle cose invisibili?
Soltanto attraverso il pensiero.
Se questo pensiero accoglie la proposta che Dio gli fa
arrivare attraverso i segni di Sé.
Quindi attraverso le parole che Dio fa arrivare a noi, se
noi le crediamo, abbiamo la possibilità, con il pensiero, di cercare quello che
è invisibile ai nostri occhi ma che è presente nella nostra mente.
È soltanto quando noi nella mente cercheremo Dio con
quella purezza di pensiero che è il Pensiero di Dio, qui noi troveremo la
trasparenza di Dio perché Dio è trasparente soltanto a suo Figlio.
Dio è trasparente soltanto nel suo Pensiero.
E allora dobbiamo dire che è proprio questa trasparenza
di Dio (che si attinge nel Pensiero di Dio) che dà noi la capacità di restare
nell'ovile, di restare nella casa di Dio.
Gesù dice che possono restare nella casa di Dio solo i
figli di Dio, i servi non possono restare sempre.
Il problema di oggi è questo restare.
Cos'è
che rende noi capaci di restare nella casa di Dio?
Si può anche entrare nella casa di Dio ed essere cacciati
fuori.
Gesù dice che il tralcio che non porta frutto viene
tagliato.
Il frutto, l'abbiamo visto domenica scorsa è la
conoscenza.
Dio fa arrivare a noi il seme, però questo seme deve
giungere a un frutto.
E il frutto è soltanto il terreno profondo che lo porta a
maturazione, tutti gli altri terreni lo perdono.
Abbiamo visto che Gesù stesso dice che il terreno
profondo rappresenta: "Coloro che avendo ascoltato la Parola di Dio
pongono mente con pazienza fino ad arrivare al frutto".
Allora il tralcio che non produce frutto, rappresenta
coloro che non giungono alla conoscenza di Dio e il tralcio che non produce
frutto viene tagliato e messo a bruciare.
E qui abbiamo tutta la creazione di Dio che brucia questo
tralcio quando non è più unito alla vite.
Quindi non è un atto di volontà questo restare uniti alla
vite.
Non dipende dalla nostra volontà questo restare
nell'ovile.
Gesù dice che il tralcio che non produce frutto viene
tagliato, quindi è un atto che il tralcio subisce nolente.
Viene cacciato fuori.
E quando il tralcio è staccato dalla vite, tutto lo
distrugge (pioggia, sole, terra).
Tutti quegli elementi (opera di Dio) che sono fatti per
far portare frutto alla vite, diventano fattori negativi di distruzione per
colui che è stato staccato dalla vite.
Perché è stato staccato?
Perché non ha prodotto frutto e il frutto è la conoscenza
di Dio.
Quindi è soltanto la conoscenza di Dio che dà a noi la
possibilità di restare nell'ovile delle pecore.
In questo luogo di riposo, di pace e di sicurezza.
A.: In tutta la creazione arrivano a noi dei
segni, noi non dobbiamo fermarci al segno ma cercare di capire il significato.
Luigi: Questo significato è solo presso
Dio, perché il significato arriva dall'intenzione.
L'intenzione di colui che fa.
Soltanto presso Dio quindi, possiamo intendere il
significato delle cose che Dio fa.
Soltanto da Dio noi possiamo entrare nel significato delle
cose.
Mentre le cose arrivano a noi senza di noi, il
significato invece viene da Dio.
Ecco per cui è necessario collegarle con il Principio.
Ed è soltanto nella mente che avviene l'unione tra la
parola che arriva a noi e l'intenzione di colui che ci parla.
Ora, se questa intenzione noi non possiamo attingerla,
non possiamo assolutamente arrivare al significato delle cose.
Solo qui noi entriamo nella pace di Dio, in caso diverso
siamo instabili.
Tutte le creature sono instabili, sono soggette a
mutamento, noi vivendo per altro da Dio, subiamo le conseguenze di questo altro
da Dio.
Vivendo per ciò che muta, anche noi siamo fatti mutevoli
e perciò instabili.
Ogni creatura è instabile.
Dio solo è l'essere fedele e stabile.
Dio solo è Colui che rende stabile la creatura.
Siamo soggetti a mutamento quando viviamo per altro da
Dio, L'"altro" non essendo eterno muta e quindi anche noi mutiamo di
conseguenza.
Se io vivo per una cosa che so di dover perdere, al solo
pensiero di perderla già divento triste.
Già questo è un mutamento.
Io non posso restare senza niente devo abbarbicarmi a
qualcosa.
A.: E poi la fatica dell'uomo a cercare di
trasformare il relativo in Assoluto...
Luigi: Sì, l'uomo in un primo tempo tende
a trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto, poi si accorge del suo
faticare inutile e deve desistere.
Però dove può trovare l'Assoluto che cerca?
L'uomo non può stare senza Assoluto.
L'uomo vive in quanto ha altro da sé che lo fa vivere.
L'uomo vive in quanto ha un "tu" davanti a sé.
È quello che porto dentro di me che (se non è Dio) mi
rende instabile e volubile.
Fintanto che quello che porto dentro di me non coincide
con la Vita in sé, con l'immutabile in sé, io non sarò partecipe della vita e
dell'eternità.
È quello che portiamo dentro di noi che determina tutto.
A.: Quindi quando noi portiamo questa
conoscenza...
Luigi: È la conoscenza che ci fa entrare,
però alla conoscenza non arriviamo se non attraverso questo Pensiero di Dio.
Pensiero puro di Dio.
Fintanto che noi abbiamo il Pensiero di Dio ma anche
altri pensieri, il nostro pensiero è inquinato e il pensiero inquinato ci rende
impotenti alla conoscenza di Dio, alla trasparenza di Dio.
Dio di per sé è trasparente.
Però la trasparenza di Dio, per giungere, richiede la
trasparenza del mezzo attraverso cui si comunica.
Ora, il mezzo attraverso cui si comunica è la mente, è il
pensiero.
Anche questo pensiero deve essere trasparente, se questo
pensiero è inquinato non vede la presenza di Dio, anche se Dio è già presente
in noi.
Noi non vediamo Dio perché non abbiamo questa trasparenza
di pensiero.
Allora Dio opera per formare in noi questo pensiero puro.
La trasparenza è data dalla purezza.
Purezza cioè pensiero unico.
Pensiero unico di Dio.
Fintanto che noi abbiamo il Pensiero di Dio ma anche
altri pensieri, questi altri pensieri, questi altri amori, inquinano il nostro
pensiero e lo offuscano e quando il pensiero è offuscato non c'è la
trasparenza, per cui noi non conosciamo.
Quando non conosciamo, siamo in balia di tutto il mondo
esterno e naturalmente questo ci rende volubili.
La creatura che è volubile soffre terribilmente.
È solo nella conoscenza di Dio che noi abbiamo questa
pace, questo riposo.
Perché la pace deriva dal raggiungimento di un fine.
Quando noi andiamo verso quel luogo, siamo inquieti
fintanto che non arriviamo a quel luogo.
Quando arriviamo in quel luogo noi, siamo in pace.
Noi siamo tutti in cammino verso una finalità, verso un
fine.
Solo arrivando a quel fine noi troviamo la pace.
Qual è questo fine?
Dio ti ha creato per conoscere Lui.
B.: Cos'è che ci impedisce di arrivare a questo
fine, l'orgoglio?
Luigi: L'orgoglio ti scoraggia, perché
uno cerca Dio non in quanto ha la possibilità ma perché fa conto su Dio.
Se Dio ci ha creati per raggiungere un certo luogo, Dio
non ci prende in giro e vuol dire che lui ci dà tutte le possibilità e le
capacità per arrivare in quel luogo.
Siamo solo noi, nel pensiero del nostro io che possiamo
impedircelo.
Quindi noi dobbiamo cercare Dio facendo conto su Dio, non
sulle nostre capacità.
Dio mi ha detto: "Cercami" e allora io faccio
conto sulla Parola di Dio e m'impegno, non in quanto faccio conto su di me, ma
in quanto faccio conto su di Te.
Si entra nel Regno di Dio, nell'ovile di Dio, nella pace
di Dio, facendo conto su Dio.
Facendo conto su quello che Lui ci assicura, non su
quello che noi possiamo assicurare.
C.: La conoscenza di Dio passa attraverso il
Pensiero di Dio che è presente dentro di noi, restare nell'ascolto di questo
pensiero è l'unico lavoro che siamo chiamati a fare...
Luigi: Non arriverai però a questa
stabilità fintanto che Dio non ti condurrà a conoscere come (come!) Lui è
presente in te.
Quello che rende noi instabili non è Dio in sé ma è il
Dio per me.
Quello che dà stabilità non è la verità in se ma è la
verità quando è la mia verità.
Fintanto che per me, il mio fine, la mia vita, la mia
verità non coincide con il fine, la vita e la verità di Dio io sono instabile.
Ognuno di noi appartiene a un ovile.
L'ovile è il suo credo, ciò che per lui è verità, per cui
ognuno di noi appartiene a un ovile.
C'è chi ha per ovile un’istituzione, un’autorità, la
televisione eccetera, sono centri d’informazione.
Da cui tu attingi le tue sicurezze, le tue scelte, i tuoi
giudizi, i tuoi valori.
Questo è l'ovile cui ognuno di noi appartiene.
C'è chi appartiene a un giornale, chi appartiene a un
partito e chi appartiene a un' autorità.
C'è anche chi appartiene a Dio.
Ma quando?
Quando Dio diventa la tua verità.
Quando ciò che è vita in sé diventa la tua vita.
Quindi il fatto è personale.
Fintanto che ciò per cui tu vivi, non coincide con ciò
che Dio è in sé, tu non hai come meta Dio.
Fintanto che tu non giungerai, per grazia di Dio a vedere
come Dio in sé è presente in te, tu non sarai stabile.
Gesù ci fa pregare: "Come in cielo e così in
terra", la terra siamo noi e quel "come" significa capire come
la verità che è in cielo è presente in te e fintanto che tu non vedi questo
"come", tu non entri in questo ovile.
C.: Questo "come" è la scoperta
oggettiva del Pensiero di Dio?
Luigi: No, è una conseguenza della
conoscenza del Padre e del Figlio, del rapporto tra Padre e Figlio.
Bisogna che quello che è la verità in sé, diventi la tua
vita, la tua verità, il tuo fine.
C.: Ma questa stabilità non deriva da me...
Luigi: No, deriva da Dio.
L'elemento che ti rende stabile non è Dio in Sé, ma è Dio
in te.
Fintanto che tu in te hai altro da Dio, Dio non ti può
rendere stabile.
Perché quello per cui tu vivi che porti dentro di te
determina la tua stabilità (se è Dio) o la tua instabilità (se non è Dio).
Noi siamo informati da ciò per cui noi viviamo.
Fintanto che ciò per cui tu vivi non coincide con quello
che Dio è in Sé, tu non giungi in questo ovile e non entri in questa stabilità,
in questa pace.
Ecco per cui il Signore si ritira.
La costruzione dell'ovile non fa parte dei sei giorni
della creazione di Dio.
Fa parte del riposo di Dio.
È la scoperta di "come" Dio è presente in noi
che ci dà questa pace.
D.: Uno potrebbe avere tanti "ovili".
Luigi: Ma i tanti ovili diventa un
disastro.
L'ovile è il centro d'informazione per cui io vivo.
Io posso avere un interesse principale al di sopra di
tutto ma posso avere anche tanti interessi.
Ma qui diventa uno strazio perché la mia anima è divisa,
la mia vita è divisa.
Gesù dice che ogni regno o casa divisa non può stare su.
Io posso avere tanti amori ma questi tanti amori mi
distruggono.
L'amore unico ti edifica.
La molteplicità di amori ti distrugge, ti annulla.
La morte è moltiplicazione di amori, d’interessi.
È l'amore unico che ti dà la vita.
E.: Posso avere Dio come fine pur non essendo
ancora arrivata allo Spirito Santo...
Luigi: Tu Dio come fine lo devi avere,
altrimenti fallisci tutta la tua vita.
Ma avere Dio come fine non vuol dire aver conosciuto Dio
o conoscere Dio.
Quando tu ti proponi di arrivare sulla cima del monte
Bianco, non è che sei arrivata sulla cima del Monte Bianco.
Tra il tuo proposito e l'arrivare sulla cima del Monte
Bianco ce ne passa.
Che tu abbia Dio come fine va benissimo, vuol dire che tu
hai capito qualche cosa, ma non vuol dire che tu sia arrivata a conoscere Dio,
alla stabilità e nel suo ovile.
La conoscenza di Dio certo è il fine.
"Lo Spirito di Verità resterà sempre con voi",
ecco quello che dà stabilità.
Lo Spirito che resterà sempre con voi, non è la
conoscenza del Padre, non è la conoscenza del Figlio, è lo Spirito Santo che è
la conoscenza del rapporto tra Padre e Figlio.
Che è conoscenza del "come" Dio è presente in
te.
Infatti lo Spirito santo è lo Spirito della presenza in
te del Padre e del Figlio.
Ma questa scoperta del "come" Dio è presente in
noi, deriva dalla conoscenza del Padre e del Figlio.
Ed è questo che dà stabilita: lo Spirito che resterà
sempre.
Ciò che dà stabilità a noi è ciò che resta sempre.
Noi siamo mutevoli in quanto ci accompagniamo o viviamo
per delle cose che non restano sempre con noi.
È questo che ci rende inquieti e instabili.
D.: Noi per il momento possiamo aspirare a
questo...
Luigi: No, le cose vengono dette in
quanto solo se vengono dette ci sono proposte.
Quando una cosa ti è proposta tu hai la possibilità.
Se la cosa non ti viene proposta tu non hai nessuna
possibilità.
Se uno non ti invita a pranzo, tu non hai la possibilità
di andare a pranzo.
Se uno ti invita a pranzo, hai la possibilità di andare.
Non è detto che tu vada, ma hai la possibilità.
Chi ti dà la possibilità è chi ti fa la proposta.
Quindi le cose ci vengono annunciate per proporci quello
a cui dobbiamo tendere, proponendocelo ci danno la possibilità, non è detto
che...però abbiamo la possibilità.
Noi possiamo sempre dire che abbiamo i campi e la moglie
e non possiamo andare, però la possibilità l'hai avuta.
L'iniziativa viene da Dio, se Lui non mi fa la proposta
io non posso minimamente immaginarmelo di impegnarmi in certe cose.
Avendomi fatto la proposta, io non posso ignorare che Dio
mi ha fatto la proposta.
"Cerca prima di tutto il Regno di Dio", io non posso
ignorare questa proposta.
Gli uomini mi propongono tante cose: la politica, la
società, la carriera, i soldi, Dio mi propone questo.
Facendomi questa proposta mi ha dato la possibilità, ma è
solo una possibilità.
D.: Tutti gli uomini vorrebbero a un certo
punto questa pace....
Luigi: Tutti gli uomini sono dei
terribili cercatori di Dio e dell'Assoluto.
Ma c'è chi lo cerca nella casa, nella famiglia, in
un’istituzione, in una carriera, tutti gli uomini sono dei cercatori
d'Assoluto, quindi sono dei cercatori di Dio: ma sbagliano luogo, cercano
l'Assoluto dove l'Assoluto non c'è.
Tutti gli uomini (l'ho detto mille volte) salgono su un
abete a cercare mele, tutti i giorni, sbagliano luogo: le mele vanno cercate
sul melo e non sull'abete.
Noi sbagliamo luogo, ma tutti stiamo cercando delle mele,
cioè tutti stiamo cercando l'Assoluto.
L'Assoluto non è fuori ma è dentro.
Non soltanto dentro ma nella mente.
Non soltanto nella mente ma nel Pensiero di Dio.
Va cercato nel Pensiero di Dio, Dio si trova soltanto lì.
E.: Dio è presente nella nostra mente in
maniera oggettiva, indipendentemente da noi.
Luigi: Indipendentemente da noi ma non si
attinge senza di noi.
E.: Ma allo stesso tempo c'è un Dio che si sta formando
in noi, cioè quel "Dio per me".
Luigi: Certo, il "Dio per me" è
ciò per cui io vivo e Dio sta operando perché questo "mio Dio"
coincida con quello che Dio è in Sé.
Deve coincidere.
Dio è presente in me, ma non lo attingo senza questa mia
dedizione.
Io vivo per qualcosa e questo qualcosa deve essere Dio e
fintanto che non è Dio io, ne subisco tutte le conseguenze.
La mia pace, il mio riposo, la mia luce, la mia felicità,
è in Dio.
Fintanto che io non vivo per quello che Dio è in Sé, io
non posso conoscere Dio.
Solo che tutto l'"altro" da Dio per cui io
vivo, non essendo Dio ed essendo io fatto per Dio, questo "altro" mi
crea delle sofferenze a non finire.
Siamo noi che ci creiamo le sofferenze: noi siamo fatti
per l'Assoluto e non viviamo per l'Assoluto.
È come se tu volessi trasformare un gatto in un cane, ti
crei delle sofferenze a non finire.
Noi per tutta la vita non facciamo altro che voler
trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è.
Non pretendere che la creatura sia assoluta, perché la creatura
non può essere assoluta, ma cerca di capire cosa Dio ti dice attraverso questa
creatura.
Tutte le creature sono delle segnalazioni stradali per
Torino, ma nessuna segnalazione stradale è Torino, né ti può dare Torino, tu se
vuoi trovare Torino devi andare a Torino.
E.: L'uomo generalmente pensa a ciò a cui ha
interesse.
Luigi: È logico.
E.: Però il cuore è il centro degli interessi e
la mente è il centro dei pensieri. Allora i pensieri dell'uomo nascono in base
ai suoi interessi, ma se i suoi interessi sono nel cuore....
Luigi: È tutto sfasato.
Se tu hai come centro d'interessi il cuore, vuol dire che
al centro dei tuoi interessi c'è il pensiero del tuo io.
C'è il sentimento e il pensiero del tuo io: è come se tu
dicessi di vivere per i buoi, i campi e la moglie.
Il cuore è quell'insieme di sentimenti, quindi di memoria
delle cose che sono arrivate a te.
Alle quali tu ti puoi affezionare, perché è l'insieme di
tutta la creazione e le creature che arrivano a te nel pensiero del tuo io.
Il tuo cuore è legato al tuo io, è il centro dei
sentimenti.
Al centro dei sentimenti c'è il pensiero del tuo io.
E.: Ma il primo comandamento è di amare il
Signore con tutto il cuore e la mente...
Luigi: Vuol dire con tutto te stesso.
Non sottrarre niente a Dio, né i tuoi sentimenti, né i
tuoi interessi.
Devi far coincidere tutto in Dio.
Non dire che Dio appartiene alla mente e poi i miei
interessi sono altrove.
I tuoi interessi devono essere in Dio.
Il tuo mondo e il tuo tempo devono essere in Dio.
Ama Dio con tutto il tuo tempo, con tutta la tua vita,
con tutto te stesso.
Devi raccogliere tutte le tue forze e le tue facoltà in
quello.
Però tu puoi pensare Dio solo con il Pensiero di Dio, non
puoi pensare Dio in modo diverso.
E.: Mi sembra che gli interessi siano qualcosa
al di fuori della mente...
Luigi: No.
Certo per noi sì, ma è lì l'errore che noi facciamo.
Noi pieghiamo la mente, addirittura il Pensiero di Dio,
per prostituirlo ai nostri interessi.
Io non devo piegare la mente ai miei interessi, devo
piegare gli interessi alla mente.
E.: A Dio...
Luigi: Si capisce.
Non devo far servire la parte più nobile che ho agli
interessi del mondo.
Il tesoro più grande che Dio ha dato all'uomo è di
poterLo pensare.
Questo è il tesoro nascosto e quando tu lo trovi vendi
tutti i tuoi interessi, per possedere questo campo che è il campo del pensiero,
perché a Dio si arriva con l'intelligenza.
Dio è Spirito e vuole adoratori in Spirito e Verità.
E.: Ma io devo amarlo per mettermi in
cammino...
Luigi: L'amore ti viene dalla conoscenza.
Tu non puoi amare una cosa che non conosci.
Non facciamo del sentimento!
Altrimenti noi chiamiamo amore quella che è soltanto
passione di possesso del pensiero del nostro io.
L'amore vero è lo Spirito Santo che è Spirito di verità e
di conoscenza.
Questo è l'amore.
L'amore è conoscenza.
Tutto il resto che noi chiamiamo amore è solo
un'affermazione del nostro io che vuole possedere.
F.: La mente è il
collegamento fra ciò che Dio ci manda e Dio?
Luigi: È
il luogo in cui avviene questo collegamento.
Scusami il temine luogo.
La mente è il luogo in cui
c'è presente Dio, indipendentemente da noi e giungono i segni di Dio.
La mente dice Sant Agostino
è l'altare su cui si compiono i veri sacrifici a Dio.
Non voglio fare appello
all'autorità di Sant Agostino, è la verità che dà autorità.
Il che vuol dire che ogni
cosa che arriva a noi (segni, parole) vanno portati su quest'altare, offerti a
Dio.
Ma come puoi offrirli a Dio
se Dio non fosse presente?
Nella mente Dio fa suo
quello che tu gli offri.
E se tu gli offri il tuo
pensiero, Dio fa suo il pensiero che tu gli offri.
E li scopri la meraviglia:
quello che tu credevi tuo pensiero è pensiero di (DI) Dio.
"In verità, in
verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile
delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un
assassino". Gv 10 Vs 1 Secondo tema.
Titolo: L'ovile delle
pecore. Dall'instabilità alla stabilità-Capacità di permanere.
Argomenti: Il significato nasce dall’Intenzione di Dio – L’intenzione deriva da ciò che un essere è – L’interesse per conoscere Dio – Il crollo
della fede – Michael Chang al
Roland Garros – Il fico maledetto – L’eucarestia – Buttarsi in Dio – Cercare Dio per ciò che Dio è in Sé – La purezza
del pensiero – Figli delle nostre
opere – Il TAU -
"In verità, in
verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Terzo tema.
Titolo: Ladri
e assassini. Ladri di sale e venditori di cuscini, coloro che propongono altro
dalla conoscenza di Dio.
Argomenti: Solo presso Dio troviamo il vero
significato delle cose. Ogni cosa ha la sua ragione
solo in Dio. Il significato di ladri e
assassini. Il significato delle cose è
relativo al fine. La volontà dipende dai
valori. Il nostro fine deve coincidere con il
Fine di Dio. Ladri e assassini nel campo della
mente.
18/Giugno/1989 Casa di preghiera Fossano.
Dall’esposizione
di Luigi Bracco.
Restiamo ancora nel versetto uno.
Abbiamo già visto le due prime parti: la porta dell'ovile
e l'ovile delle pecore.
Ci rimane adesso la terza parte, cioè il significato dei
ladri e degli assassini.
Parlando della porta dell'ovile, abbiamo visto che ladri
e assassini rappresentano coloro che entrano o cercano di entrare nella vita
dell'uomo proponendo un fine diverso dalla conoscenza di Dio.
L'uomo è stato creato per la vita eterna.
Gesù dice che la vita eterna è conoscere Dio come vero
Dio.
Entrare nella vita dell'uomo proponendogli un fine
diverso è essere ladri e assassini.
Abbiamo visto il concetto, oggi dobbiamo vedere il
significato di questi ladri e assassini.
Perché se esistono questi ladri e questi assassini c'è un
motivo.
Tutto ciò che esiste ha un significato.
Nulla accade senza significato perché Dio è il Creatore
di tutto.
Mentre i concetti e gli esistenti possono essere positivi
o negativi, i significati sono sempre positivi.
Noi oggi dobbiamo cercare di capire cosa ci stanno a fare
nella vita di ognuno di noi e dentro di noi questi ladri e assassini.
Gesù dice: "Non abbiate paura di chi può uccidere il
corpo, ma di chi può mandare la vostra anima all'inferno".
Evidentemente "ladri e assassini" non va
riferito al mondo esteriore e materiale.
Il concetto ci è già stato delimitato dal fine.
I significati delle cose, di per sé sono sempre ambigui.
Solo
presso Dio noi troviamo la singolarità e quindi l'univocità.
Ma quanto più noi ci allontaniamo da Dio, tanto più noi
cadiamo nell'ambiguità e le cose diventano equivoche.
Vuol dire che noi possiamo fraintendere il significato
delle cose, noi possiamo rivestire le cose, i segni e le parole di intenzione
diverse.
Allora il problema diventa dove, come e chi ci dà la
possibilità di intendere il vero significato delle cose.
Dove noi possiamo trovare quella sicurezza, quella
certezza da cui trarre il vero significato delle cose.
Ed evitare di trovarci nell'ambiguità di ritenere che
siamo noi che attribuiamo il tale significato al tale segno.
Chi mi assicura che il significato di una cosa sia
veramente quello che io attribuisco alla cosa?
Quante volte noi, magari di fronte a delle disgrazie o
dei dolori, sentiamo significati diversi dai diversi interlocutori con cui
parliamo.
Chi lo attribuisce a una causa chi a un'altra.
Ogni persona è un centro di distribuzione di significati.
Ma appunto questo ci pone di fronte a questo problema.
Dove trovare il vero significato?
Già parlando dell'ovile abbiamo visto che l'ovile è un
luogo di sicurezza, di pace, di stabilità.
Luogo in cui l'anima si riposa.
Abbiamo visto che quest’ovile rappresenta il sabato senza
sera di Dio, in cui, dopo aver compiuto tutta la sua creazione, Dio si riposa.
Segno del luogo in cui noi possiamo trovare il nostro
riposo, la nostra sicurezza, la nostra certezza.
Perché ha in Se Stesso la sorgente di Sé.
Tutto ciò che non è Dio, proprio perché non è Dio, si
caratterizza per questo: non ha in se stesso la sorgente di sé, ma l'ha
altrove.
E avendo altrove la sorgente di sé, non è un luogo di
riposo.
Quindi nessuna creatura, nessun angelo, nemmeno la
Madonna, è luogo di riposo.
Dio solo è luogo di riposo perché Lui solo ha in Se
Stesso la ragione di Sé, la sorgente di Sé.
Non soltanto.
Ma ha anche in Sé la ragione di tutte le sue opere, di
tutte le creature, di tutto ciò che esiste.
Anche di tutte le parole.
Anche questi "ladri e assassini" hanno la loro
ragione in Dio e solo in Dio.
Per cui questo entrare nel sabato da parte del Dio Creatore,
è significazione a noi di qualcosa per la nostra vita essenziale.
Il che vuol dire che alla conclusione di tutte le opere
di Dio, noi troviamo questo Dio che si ritira nel suo riposo e quindi troviamo
questo segno di Dio per noi e quindi questa voce di Dio che invita noi a
entrare nel suo riposo per giungere al compimento di tutte le cose.
La conoscenza di Dio essendo il fine per cui l'uomo è
stato creato, è l'ovile per ogni uomo, questo è il luogo di riposo per ogni
uomo.
Ma dicendo"conoscenza di Dio" evidentemente noi
già escludiamo, come interpretazione di ovile ogni fatto esteriore all'uomo, la
conoscenza è essenzialmente interiore all'uomo.
Ed è essenzialmente personale.
Come il mangiare non si può comunicare all'altro, come
non si può amare al posto di un altro, così anche l'intendere.
Sopratutto l'intendere, perché il mangiare e l'amare sono
ancora segni di questo intendere, della conoscenza.
Sopratutto l'intendere e la conoscenza, sono fatti
personali.
Personale e interiore.
L'ovile è un fatto interiore all'uomo.
Per cui si entra nell'ovile, abbiamo visto attraverso la
mente.
Ecco come, a poco per volta i significati si precisano.
Abbiamo visto, parlando della porta che poiché questa
rappresenta il fine, si entra nella vita dell'uomo proponendo un fine.
Abbiamo già visto, molto definito, il campo di questi
"ladri e assassini".
Dobbiamo escludere come "ladri e assassini"
tutto ciò che riguarda fatti esterni, umani di mondo.
Ladro è certamente uno che ruba e assassino è certamente
uno che uccide, però questo non si riferisce al corpo o al mondo sensibile.
Perché se l'ovile riguarda un fatto interiore all'uomo,
riguarda la conoscenza di Dio e se le porta di questo ovile è la mente ed entra
nell'ovile solo colui che parla alla mente e alla mente propone una finalità,
evidentemente il concetto di "ladri e assassini " va riferito
soltanto qui, per cui il campo è molto definito.
Esclude tante altre interpretazioni.
Però dobbiamo giungere a capire il significato per la
nostra vita essenziale, poiché tutto ciò che Dio ci presenta serve per la
nostra vita essenziale e in quanto serve è positivo.
Dobbiamo cercare quindi l'aspetto positivo di questi
"ladri e assassini".
Se ci sono servono.
Noi dobbiamo cercare a cosa servono e a cosa devono servire
alla nostra vita essenziale.
La nostra vita essenziale sta nel cercare e nel conoscere
Dio e devono servire quindi a farci cercare e a conoscere Dio, altrimenti non
esisterebbero.
Anche il demonio è servo di Dio e anche nel demonio
dobbiamo cercare il significato positivo, perché tutto ciò che esiste, in
quanto esiste serve a Dio, volente o nolente.
Noi dobbiamo arrivare qui.
Certo se Gesù ci dice che "Ladri e assassini sono
coloro che cercano di entrare nell'ovile per altra parte e non per la
porta" evidentemente è un ammonimento, un avviso.
Se è un avviso, è perché noi corriamo il rischio di
essere derubati e uccisi.
C'è questo rischio sulla vita essenziale di ogni uomo.
Gesù lo dice per evitarcelo.
Dopo aver visto qual è il significato di questi "ladri
e assassini", dobbiamo anche definire la zona di rischio, in cui l'uomo
può venirsi a trovare, per essere preda di questi "ladri e
assassini".
C'è una Parola di Dio che dice a noi che viene per noi un
certo tempo in cui: "Più nessuno vi potrà portare via la vostra certezza,
la vostra luce, la vostra gioia, perché il Padre è più grande di tutti".
Dicendo "In quel giorno, nessuno vi potrà portare
più via" esclude il campo ai ladri e agli assassini.
Se c’è un luogo in cui "ladri e assassini" non
possono entrare, evidentemente c'è una zona a rischio in cui, per ognuno di
noi, questi ladri e questi assassini possono entrare.
Allora c'è la necessità di arrivare anche a definire
questa zona di rischio e quand'è che noi veniamo a trovarci in questa zona di
rischio e perché, e qual è il significato.
Abbiamo detto che i ladri e gli assassini sono già stati
molto definiti quando li abbiamo raffrontati con il fine.
Fine dell'uomo è conoscere Dio come vero Dio e questa è
vita eterna.
L'assassino evidentemente è in rapporto in rapporto alla
vita, cioè è uno che toglie la vita.
Il ladro è uno che ti porta via i mezzi per arrivare a
questa vita.
Quindi rapportando il concetto di "ladri e
assassini" al fine, abbiamo potuto scoprire il concetto di questi
"ladri e assassini": sono coloro che cercano di proporre all'uomo una
finalità diversa dalla conoscenza di Dio.
Tutti coloro che propongono all'uomo o che sollecitano
l'uomo a non occuparsi di Dio,oppure che dicono che è impossibile giungere a
conoscere Dio, sono tutti ladri e assassini, anche se arrivano da noi con il
vestito della pecora, dentro sono dei lupi.
Rapportando al fine, abbiamo potuto definire il concetto
di "ladri e assassini" e questo ci fa capire che il significato delle cose è
relativo al fine.
Noi possiamo avere tanti fini e a seconda dei fini che
abbiamo le cose, per noi, acquistano un significato piuttosto che un altro.
Faccio il solito esempio: Se io ho come fine l'andare a
Torino, diventano significative quelle strade che mi conducono a Torino e per
me, diventano non più significative le strade che mi conducono altrove.
Tutto questo per farci capire che il concetto di
"significato" è dipendente, quindi è relativo al fine.
Ma quando diciamo "fine", evidentemente diciamo
una cosa che è essenzialmente personale ad ognuno di noi.
Ognuno di noi ha un suo fine.
Vivere vuol dire tendere a un fine.
Il fine è essenzialmente un fatto personale e intimo.
Ecco perché i significati possono essere molto vari tra
persona e persona.
Ma anche è altrettanto vero che, a un certo momento, ogni
uomo esperimenta che ciò che per noi aveva molto valore un tempo non vale più.
Ciò che per noi aveva molto significato o ha significato
molto per la nostra vita a un certo momento non ci dice più niente: questa è
una esperienza esistenziale che ogni uomo fa.
Per cui i valori mutano.
Quando i valori scadono, anche la vita scade, non ha più
senso noi diciamo.
Ciò che non ha valore, non determina più la nostra
volontà, perché la nostra volontà si muove soltanto sui valori.
E non determinando più la nostra volontà, ci rende
impossibile il vivere.
Quindi lo scadere dei valori, la perdita dei
significati....Quante volte sentiamo dire:"Sono soltanto parole", è
vero, arriva un certo momento in cui le parole per noi o certe parole, per noi
sono soltanto parole, non dicono più niente.
E così tante cose che per noi sono state molto importanti
nella nostra vita, a un certo momento non valgono più niente.
Ora questo non dipende mica dalla mia volontà, anche se
io dicessi che voglio che la tal cosa valga molto, se quella cosa per me è
scaduta non c'è nulla da fare, perché il valore è più forte della mia volontà.
La mia
volontà dipende dai valori, non sono i valori che dipendono
dalla mia volontà.
È un errore ritenere che i valori dipendano dalla nostra
volontà.
Non sono i valori che dipendono dalla nostra volontà, ma
è la nostra volontà che dipende dai valori.
Per cui quando i valori scadono, quando una cosa perde di
significato per noi, noi non possiamo più volerla e non potendo più volerla la
nostra vita non è più sopportabile.
Abbiamo detto che la vita dipende da questo volere,
volere un fine, però la nostra volontà dipende dal valore e dai significati
delle cose e i significati dipendono dal fine.
Ora, evidentemente, quando noi abbiamo per fine altro da
Dio, cioè altro dal vero fine per cui siamo stati creati (conoscere Dio), noi
certamente seminiamo nella nostra vita qualcosa di finito, di relativo e che
quindi scadrà e che nel suo crollo porterà con sé tutti i valori, tutti i
significati, tutta la nostra volontà e tutta la nostra vita.
Ci sarà un crollo completo.
Evidentemente solo se noi abbiamo come nostro fine
personale, il fine per cui Dio ci ha voluti (conoscenza di Dio), noi abbiamo un
fine eterno, non soggetto a mutamento, soltanto così noi eviteremo di assistere
al crollo dei significati, al crollo dei valori, al crollo della nostra
volontà, al crollo della nostra vita.
Solo così!
E se qualcuno semina nella nostra vita fini diversi dal
fine eterno (conoscere Dio) certamente semina in noi questa distruzione e
questa rovina e noi assisteremo a questa rovina.
Ecco perché "ladri e assassini": coloro che ti
distolgono dalla ricerca e dalla conoscenza di Dio.
Ecco per cui Gesù ammonisce e se lo dice, lo dice per
evitarci questo danno.
Ma abbiamo detto che se ci sono hanno un significato.
Significato positivo, perché i significati sono sempre
positivi.
Qual è il significato di questi "ladri e
assassini" che rubano, distruggono e uccidono?
Possiamo essere noi stessi "ladri e assassini"
nella nostra vita, in quanto ci orientiamo a un fine diverso da quello che Dio
ha voluto per noi, ci orientiamo ad altro dal cercare e dal conoscere Dio.
Ora, se, quando noi seminiamo un fine diverso da Dio, noi
ci condanniamo a questa esperienza di crollo di significati e di valori, questo
ci porta a scoprire una cosa molto importante.
L'assistere al non più significato delle cose, al non
valore delle cose, ci porta a scoprire che il significato delle cose e il
valore delle cose dipende da un fine essenzialmente personale di ognuno di noi.
Non c'è nessuno che possa vivere per noi il fine.
Solo se il fine in sé che c'è in tutta l'opera di Dio
diventa fine per me, se soltanto quello che il Dio è in Sé, diventa il
principio per me, soltanto qui noi seminiamo un principio di significazione
delle cose, di valore delle cose, non soggetto a tramonto, non soggetto a
mutamento.
E se non è soggetto a tramonto e non è soggetto a
mutamento, qui abbiamo il vero significato delle cose, perché ciò che è vero è
eterno.
Soltanto ciò che non è vero, non è eterno.
Se noi assistiamo alle cose che mutano, è perché queste
cose non sono vere.
La verità in quanto tale, non è soggetta né al tempo, né
allo spazio, trascende, appartiene al mondo delle cose trascendenti, cioè
appartiene al cielo di Dio.
Quindi quando non è soggetta a tempo e a spazio, non è
soggetta a mutamento, quindi non ti delude.
Qui
noi troviamo quello che dicevamo in principio: la sorgente dei veri significati
delle cose.
Qui abbiamo la certezza.
Quello che illumina è il fine ma bisogna che questo fine
coincida con il fine voluto da Dio.
Ma che questo fine sia intimo e personale a ognuno di
noi.
Non basta il sentito dire, non basta sentire la
parola:"Tu uomo sei stato creato per conoscere Dio".
Fintanto che io sento la parola questa è esterna a me,
questa è la verità in sé, certo io non la posso annullare, non la posso
infirmare, però posso non farla mia.
La verità può essere in sé e non essere la verità per me.
Per me un'altra può essere la verità.
Quindi io posso avere un altro fine.
Certamente le cose hanno un valore di per sé.
Certamente tutte le parole hanno un significato di per
sé.
Ma questi valori "di per sé" e questi
significati "di per sé" sono quelli che Dio ha messo nelle cose.
Tutte le cose essendo opera di un Dio Creatore, portano
in sé un pensiero ed è il Pensiero del Creatore stesso, il Pensiero di Dio.
Tutte le cose di per sé hanno un valore e hanno un
significato.
Il valore è determinato da che cosa questo mi serve per
il fine.
Anche il significato: una cosa è significativa in quanto
serve per il fine.
Quindi le cose di per sé hanno un valore e un significato
in Dio, se però in noi c'è un fine diverso dal fine per cui Dio ha creato e
crea tutte le cose, certamente noi seminiamo valori e significati falsi.
Essendo valori e significati falsi diventano soggetti a
mutamento, devono cambiare e qui naturalmente portano via a noi la vita.
Qui abbiamo i ladri e gli assassini.
Ma
"ladri e assassini" nel campo della mente.
Poiché il fine dell'uomo, avviene soltanto nella mente
dell'uomo.
Appartiene al campo del pensiero dell'uomo.
Tutto ciò che non è mente, che non è pensiero, è tutto
determinato.
La nostra vita fisica, i nostri comportamenti, il mondo
attorno a noi, tutto quello è determinato e infatti va come va e non siamo noi
a farlo.
Noi assistiamo e siamo continuamente sorpresi appunto
perché gli avvenimenti non sono come li vogliamo noi, non siamo noi a
determinarli.
C'è un punto solo in noi in cui siamo noi a determinarli
ed è il pensiero, la mente.
Solo nel pensiero noi abbiamo la possibilità di
orientarci a una cosa piuttosto che a un altra.
Di vivere per una cosa piuttosto che un altra, perché?
Perché nel nostro pensiero c'è Dio, nella nostra mente
c'è Dio e là dove c'è Dio c'è la libertà, ma solo in quel punto lì c'è la
libertà.
Quindi il fine si determina soltanto nel pensiero, nella
mente, tant'è vero che se noi tendiamo a un fine, è perché non l'abbiamo
presente fuori ma l'abbiamo presente solo nella mente.
E con la mente che noi pensiamo a una cosa che non
abbiamo e poi tendiamo con tutte le nostre fatiche a cercare di raggiungere
quello che già portiamo presente nella nostra mente.
Però solo se nella nostra mente (intimamente) noi abbiamo
come fine il vero fine, la verità (eterno) noi qui abbiamo un punto di
Assoluto.
Ma l'Assoluto si determina in quanto sposiamo la nostra
mente, il nostro pensiero con ciò che è vero in sé.
Ecco per cui dico che solo se noi passiamo dalla verità
in sé (oggettiva), alla verità per me (soggettiva), allora la verità in sé
diventa il mio fine e diventa dunque quella che dà il vero significato e il
vero valore alle cose.
Se quello per me e in me quello che dà valore e
significato alle cose è la verità, è Dio, questo è il vero significato delle
cose, questo è il vero valore delle cose, questo è il vero nome delle cose.
Ladri e assassini ci portano via tutti quei fini fasulli,
diversi da Dio che noi possiamo portare la nostra mente.
Dobbiamo arrivare a definire la zona di rischio in cui
ladri e assassini operano.
Per poter definire quella zona in cui ladri e assassini
non possono operare ed entrare.
Ladri e assassini possono entrare soltanto là, dove noi
abbiamo un fine diverso da Dio, cioè là dove noi, nella nostra mente coltiviamo
un fine diverso da quello cui siamo stati destinati.
Allora se ladri e assassini possono entrare là dove noi
abbiamo messo un fine diverso da Dio, stanno facendo una grande pulizia, stanno
operando secondo Dio.
Portandoci via tutto ciò che è diverso da Dio, ci stanno
dicendo che il nostro destino, il nostro fine, sta solo in Dio.
A.: I ladri e gli assassini sono quelli che
propongono fini diversi da Dio, solo se l'uomo è unito a Dio non corre questo
rischio...
Luigi: Cioè l'uomo si trova in una zona a
rischio, fintanto che ha un fine diverso da Dio.
Allora "ladri e assassini" servono a qualche
cosa.
I ladri e gli assassini portano via, quindi annullando
ogni valore e ogni significazione della vita, fanno capire dove sta la vera
vita.
Attraverso la negatività si scopre la positività.
Ci fanno capire che in noi, abbiamo una finalità diversa
dalla vera.
La finalità diversa dalla vera a un certo punto deve
crollare.
I ladri e gli assassini facendola crollare, ti danno la
possibilità di scoprire il vero.
Il fine di Dio non viene in noi automaticamente, perché
appartiene al campo del pensiero.
L'abbiamo già visto nell'"ovile", l'ovile
rappresenta proprio il campo del pensiero, la conoscenza di Dio.
La conoscenza è un fatto essenzialmente personale, però
presuppone in noi l'avere la conoscenza di Dio come fine.
Fintanto che noi abbiamo altri fini ci troviamo in questa
zona rischio, in cui i ladri e gli assassini operano.
Operano in che nodo?
Ci annullano i motivi di vita.
Quei motivi di vita per cui noi viviamo ce li annullano.
Il ladro ti porta via i valori, per cui una cosa, quando
per te non ha più valore, non puoi volerla, quindi il ladro ti impedisce di
volerla.
L'assassino è quello che portandoti via il tuo fine ti
toglie la vita, ma intanto ti fa scoprire qual è la vera vita.
L'argomento di oggi era la scoperta del significato dei
ladri e degli assassini.
Non il concetto, perché il concetto l'abbiamo già visto
l'altra volta.
I significati sono sempre positivi.
I significati sono presso Dio.
Noi vediamo l'aspetto esteriore delle cose, per cui una
creatura che mi uccide o mi ruba qualche cosa mi fa male, però i significati
presso Dio, sono sempre positivi e noi dobbiamo cercare questi.
B.: Il tempo quando "Nessuno vi potrà più
portare via" è quando abbiamo scoperto il vero fine...
Luigi: Certo, lì non operano più i ladri
e gli assassini, perché il Padre è più forte di tutti e là dove i beni sono
costituiti da uno che è più forte di tutti, non c'è nessuno che possa operare.
Nei riguardi di Maria, non c'è nessuno che possa rubarle
qualche cosa, perché lei ha un amore unico, verginale e non c'è nessuno che la
possa toccare.
C'è un punto in noi in cui non può entrare né il mondo,
né il demonio, né il pensiero del nostro io.
Ed è il Pensiero di Dio, lì nessuno può operare.
Se noi abbiamo questo come fine, noi lì siamo liberi da
ogni azione di ladri e assassini.
Ladri e assassini operano in quella zona di rischio che è
nell’intimo nostro, non in quanto sono fuori di noi.
Gli assassini sono dentro noi, ma entrano in noi in
quanto coltiviamo un fine diverso dalla conoscenza di Dio.
Quando il vero fine: Dio, diventa il mio fine, qui non
c'è nessuno che mi possa toccare.
Quando io determino come mio fine un istituto,
un’istituzione, un ordine religioso o un’autorità, evidentemente qui mi offro a
essere preda di ladri e assassini, perché ho un fine diverso da Dio.
Eccole le zone a rischio: se io vado a cercare la mia
sicurezza in un’autorità o in ciò che dicono gli altri, qui siamo in zona a
rischio, qui divento preda di quelli che si presentano a me vestiti da pecore
ma che dentro sono lupi.
E Dio mi avvisa.
Quando pongo come mio fine: l'ubbidienza o una virtù o un
comportamento, o qualunque cosa diversa di Dio, qui è zona a rischio.
Qui mi offro all'azione di ladri e assassini.
Ma quando mi rivolgo ad avere come fine la conoscenza di
Dio e mi assumo la responsabilità personale di questa ricerca (quello gioca
tutto), qui sono fuori da ogni rischio.
Qui abbiamo il Padre che è più forte di tutti, nessuno ci
potrà portare via la nostra luce e la nostra gioia.
Questa è Parola di Dio.
Quindi c'è questa zona di sicurezza che non può essere
toccata da nessuno.
Questo è l'ovile, in cui nessuno può entrare se non per
mezzo della porta.
C.: Prima abbiamo visto i ladri e gli assassini
sono coloro che mi propongono fini diversi da Dio, mentre oggi abbiamo visto
che sono coloro che mi portano via i fini diversi da Dio?
Luigi: Certo, per farmi capire che il
fine è personale, intimo, che lo trovo solo nella mia mente, che lo devo volere
personalmente.
Fintanto che non entro in questa convinzione, io sarò
sempre soggetto all'azione dei ladri e degli assassini.
Dio è Spirito e come la verità lo si trova solo
conoscendolo, per conoscerlo debbo dedicarmi a questo, la vita eterna sta nel
conoscere Dio.
In quanto me lo dice me lo propone e quindi devo
impegnarmi personalmente in questo.
Ma fintanto che io vado a cercare la sicurezza in altri
(fosse anche un papa, un vescovo o un’autorità qualsiasi) io mi espongo al
rischio.
Anche il papa è un servo, anche i vescovi sono dei servi.
Servi per che cosa?
Servi per questa mia responsabilità personale verso Dio.
C.:Possono essere mezzi...
Luigi: Ma il mezzo è un servo, un mezzo è
mezzo in quanto io ho un fine dentro di me.
Tu adoperi una cosa come mezzo in quanto sai quello che
vuoi.
Sapendo quello che vuoi, hai il tuo fine personale, tu
allora adoperi dei mezzi per realizzare quel fine.
Allora tutte le cose ti aiutano benissimo.
Tutte le cose sono ottime servitrici.
Non sono ladri e assassini.
Tutte le cose servono bene, se tu però sai quello che
vuoi.
Cioè se tu hai come fine tuo Dio e te ne assumi la
responsabilità personale.
Perché nel mangiare, nell'amare e nel conoscere, se non
ti assumi la responsabilità personale, non realizzi niente.
Tu puoi dire all'altro di mangiare per te, l'altro mangia
e tu muori.
E sono dei segni per dirti che con la verità, ti devi
assumere la responsabilità personale.
Fintanto che non arrivi a questa convinzione, ecco che ti
troverai sempre esposta all'azione di ladri e assassini: sempre.
Anche nell'inferno sia chiaro, perché nell'inferno saremo
solo preda di ladri e assassini.
Che ti portano via quello che tu hai messo al posto di
Dio.
C.: Quello che non è mente e pensiero è
determinato, ma tutto dipende poi dal pensiero....
Luigi: Tu vuoi vivere duecento anni?
Prova a vivere duecento anni...se dipende dal pensiero...
C.: Questo sì...
Luigi: Allora se questo è sì, tutto sì,
non c'è niente da fare.
C.: Volevo dire che ciò che Dio mi presenta
fuori, me lo presenta secondo ciò che io penso..
Luigi: È Parola di Dio per me.
Anche i ladri e gli assassini sono Parola di Dio per me.
Per dirmi: "Amico mio, tu non stai cercando quello
per cui Io ti ho creato", tutto è opera di Dio per me.
Ma non dipende dal mio pensiero, appunto perché è opera i
Dio per me: le cose ti sorprendono.
Tu vuoi una cosa e resti sorpresa che te ne arriva un
altra.
C.: Sì ma Dio opera a seconda della mia
vicinanza o lontananza da Lui no?
Luigi: Non dipende dal tuo pensiero, Dio
dialoga con il tuo pensiero, per cui se tu, nel tuo pensiero, coltivi un fine
diverso da Dio, Dio dialoga con questo tuo errore e ti manda magari i ladri e
gli assassini e la polizia a farti la multa, ma è Lui che fa.
C.: Sì ma fa a seconda di come io mi comporto
nei suoi confronti...
Luigi: Certo, ma lo fa per salvarmi,
perché mi sta pensando, vuole evitare che io mi perda.
Se mi manda i ladri e gli assassini non è per farmi
perdere.
Per questo dico che c'è un significato positivo.
È per farmi capire che sto vivendo per un fine sbagliato
e che ho impostato la mia vita in un modo sbagliato.
Allora mi annulla tutto, prima che succeda il crollo di
tutto.
E.: Nella purezza del fine c'è la trasparenza
del Padre..
Luigi: Certo ma la purezza del fine la
ottieni in quanto, prima di tutto hai un fine (Dio) e ti mantieni unito al fine
e per mantenerti unito al fine devi sottomettere tutto (tutto!) a questo fine.
Tu capisci che quello è un lavoro che fai soltanto con la
mente?
Il fine devi averlo nella mente.
Tutto è già sottomesso al fine.
L'universo è sottomesso al fine, tutto è opera di Dio,
quindi tutto è già sottomesso al fine.
Dove non è sottomesso al fine?
Nella mia mente, soltanto lì.
"Venga il tuo regno", ma dove venga? Solo nella
mia mente.
Perché tutto è già Regno di Dio, tutto è già sottomesso a
Dio ma nemmeno una formica sfugge a questo Regno di Dio.
Cristo venendo a noi cosa ha fatto?
È venuto a predicare il Regno di Dio.
A dire cioè agli uomini: "Signori miei, chi regna è
Dio, non siete voi".
Non è il denaro, non è la bellezza, non è la figura, non
sono i governi, è Dio che regna in tutto.
Tutta la gente lo ascoltava perché parlava del Regno di
Dio.
Cosa vuol dire parlare del Regno di Dio?
Faceva capire che tutto è opera di Dio.
Se lo faceva capire è perché non si capisce: nella mente
degli uomini non si vede Dio regnare in tutto.
Gli uomini che non vedono, hanno bisogno del Cristo che
venga e faccia vedere a quelli che non vedono (con la mente) che Dio regna in
tutto.
"Guariva tutti predicando il Regno di Dio".
E.: Là dove qualcosa del mio pensiero non è
sottomesso a Dio, lì c'è l'opera dei ladri e degli assassini..
Luigi: Certo, zona a rischio…
E.: Però è ancora un aiuto di Dio.
Luigi: Certo, i ladri e gli assassini
sono negativi evidentemente ma i loro significati sono positivi.
E.: Perché mi portano via una cosa inutile.
Luigi: No, non inutile, mi rivelano che
io sto vivendo per un fine sbagliato.
O che non mi assumo la responsabilità personale di quel
fine.
Perché a Dio si giunge assumendosi la responsabilità
personale dell'amore a Dio.
Il
tema di oggi era "Ladri di sale e venditori di cuscini",
Gesù dice:"Voi siete il sale della terra", perché?
Se tu hai come fine (il fine è il sale) Dio, tu dai senso
e significato a tutte le cose.
I ladri ti portano via questo sale, a un certo punto più
niente ha significato.
E al posto del sale ti vendono i cuscini: "Non è
necessario che tu ti affretti a conoscere Dio, non preoccuparti di conoscere
Dio, basta che tu ubbidisca, che tu sia sottomesso, umile"...ti vende dei
cuscini per dormire.
F.: Il pensiero che Dio ci dà, staccato da Dio
diventa prima ladro e poi assassino...
Luigi: Certo ti porta via la vita, siamo
noi stessi che, dentro di noi possiamo essere ladri e assassini della nostra
stessa vita.
Se tu hai Dio come fine, qui non hai nessun ladro e
nessun assassino che ti possa toccare.
Assolutamente.
Tutto dipende da quello che tu porti nella tua mente.
...È il fine che mi dà significato.
È il fine che noi portiamo in noi che dà significato e
gusto alle cose.
Però Gesù dice: "Se questo sale (fine) si guasta,
tutto si guasta", cioè a un certo momento ti accorgi che la tua terra, il
tuo mondo non ha più significato, non ha più gusto, non ha più sapore, non ti
dice più niente.
A quel punto lì muori o ti uccidi perché non puoi
sopportare una vita senza significato.
G.: Noi alla fine siamo responsabili.
Luigi: Personalmente responsabili
G.: Prima che vengano i ladri e gli assassini
noi, possiamo sapere se il nostro fine crollerà o meno.
Alla fine la responsabilità della scelta del
fine è nostra.
Il ladro e l'assassino in senso umano è
negativo, perché ci porta via quello per cui siamo vissuti e ci lascia senza
niente, ma nello Spirito di Dio questi ladri e assassini ci liberano da ciò che
ci impedisce di scegliere Dio.
Se noi ci attacchiamo a Dio, superiamo la
nostra morte.
Siamo noi stessi ad attribuire dei falsi valori
alle cose, perché Dio dà un suo valore alle cose e noi dovremmo dare lo stesso
valore alle cose.
Luigi: Ma il falso valore lo diamo in
quanto abbiamo un fine sbagliato.
Il valore è una funzione del fine.
È inutile che io cerchi di correggere i valori delle
cose, devo correggere il mio fine.
G.: Se diamo un falso valore alle cose è
proprio perché in noi c'è la confusione mentale sui valori...
Luigi: Sui fini, il valore dipende dal
fine.
G.: Il valore è il fine, noi viviamo per
qualcosa che per noi ha valore...
A seconda di ciò per cui io vivo, io valuto le
cose importanti o meno a seconda se mi aiutano a raggiungere il mio fine.
Luigi: .......Là dove c'è un perché, c'è
la possibilità di sopportare qualunque cosa.
Quello che mi dà significato alle cose, è un fine che
m'illumina le cose.
Là dove io vivo abbandonato alle cose, lì non ho più la
capacità di sopportare niente, perché non c'è più un significato nelle cose.
H.: L'altra volta si sono presentati i ladri e
gli assassini come coloro che non entrano per la porta, cioè ci propongono un
fine diverso dalla conoscenza di Dio.
Adesso ci è stato presentato il significato di
questo.
Praticamente i ladri e gli assassini sono
coloro che annullano i nostri motivi di vita.
È proprio proponendomi un fine diverso dalla
conoscenza di Dio che mi annullano la vita...
Luigi: Si capisce.
H.: Non è che vogliano annullarmi i miei motivi
di vita, ma mi evidenziano che sono fasulli.
Luigi: Io non mi faccio toccare da ladri
e assassino solo quando il "Dio in Sé" è il Dio per me".
I loro motivi per cui loro mi propongono un fine diverso
da Dio, sono infinitamente inferiori al motivo per cui io vivo per Dio: quello
è più forte di tutti.
Quando mi dicono "Tutti fanno in modo diverso da
te", quella è infinitamente lontana come motivazione da quella che è la
motivazione di Dio.
Per cui non ti convince affatto, per cui non ti può
minimamente toccare.
Non ti convincono. Tu ti lasci convincere se hai un fine
diverso da Dio.
È facile qui lasciarti portare via, perché entrano in te
con certe motivazioni che per te sono valide.
"In verità, in
verità vi dico: colui che non entra per la porta dell'ovile delle pecore ma vi
sale da altra parte, è un ladro ed un assassino". Gv 10 Vs 1 Terzo tema.
Titolo: Ladri e assassini.
Ladri di sale e venditori di cuscini, coloro che propongono altro dalla
conoscenza di Dio.
Argomenti: Il valore delle cose è dentro di noi – La funzione
positiva di ladri e assassini – La trasparenza
è semplicità – L’anima dei valori e
dei significati è il fine – Il demonio lavora per
Dio – Tutti glorificano Dio – Dio solo è, noi siamo in quanto partecipiamo a Lui – Prendere coscienza del regno di Dio -
19/Giugno/1989 Casa di preghiera
Fossano.
1. La porta delle
pecore
2. L’ovile delle
pecore
3. Ladri di sale
e venditori di cuscini
I TEMA: LA PORTA DELLE PECORE
Gesù ci dice questo perché gli uomini corrono il rischio
di venire sedotti da coloro che non entrano per la porta: “state attenti a non
lasciarvi sedurre dagli uomini”. Gesù vuole renderci capaci di riconoscere
coloro che possono entrare e sedurre la nostra anima: ladri e briganti.
"Guardatevi dai falsi profeti, li riconoscerete dia
loro frutti" e qui completa dicendo “li riconoscerete perché non passano
per la porta”.
Le parabole di Gesù usano un linguaggio accessibile a
tutti, e infatti sono semplici concetti: frutto, porta, ovile, ladri. La
difficoltà inizia quando cerchiamo di cogliere il messaggio spirituale delle
parabole di Gesù.
Per capire dobbiamo sempre appoggiarci ad altre parole di
Gesù, perché il .suo parlare illumina.
Gesù ci rivela nella parabola del seminatore che il
frutto, al quale giunge colui che pone mente alla Parola, è la conoscenza.
I frutti degli uomini non sono le opere buone,
l'altruismo, o i miracoli fatti, ma è la Carità di cui parla S. Paolo. Carità
che è poi conoscenza di Dio come coronamento alla fede e alla speranza.
Frutto è anche ciò che si mangia, nel campo dei segni:
ogni albero ci propone un frutto, e noi mangiamo il frutto, non l'albero.
Ogni uomo è come un albero che arriva a noi con un
frutto: parlando ci propone qualche cosa. A noi non deve interessare chi è che
porta a noi un frutto: Gesù ci dice di non giudicare. Dobbiamo però stare
attenti al frutto che ci propone: può essere frutto di vita o di morte. E Gesù
dice: “perché non giudicate da voi stessi quello che è giusto?”.
La vita sta in quella parola che ci propone la conoscenza
di Dio come vero Dio.
La vita è Una. Il frutto buono è Uno. Capiamo anche il
concetto di porta: la porta è Una. “lo sono la Porta” dirà poi Gesù.
Fintanto che siamo in cammino possiamo essere sedotti e
ingannati da falsi profeti, proprio perché non abbiamo in noi la luce per
riconoscere lo Spirito delle cose.
Il più delle volte ci fermiamo all'apparenza e non ci
accorgiamo che sotto la pelle di pecora c'è il lupo.
Gesù in questo versetto ci dà il metro per riconoscere i
falsi profeti: “non entrano per la porta”, cioè vi propongono altro dalla
conoscenza di Dio.
Capiamo che questo versetto è collegato a tutta la
disputa avvenuta tra Gesù e i Giudei nei precedenti capitoli. I Giudei avevano
concluso dicendo: “noi ci vediamo”.
Gesù rivela che proprio questa è l'anima che non ci rende
possibile la conoscenza, perché chi crede di vedere, non può ricevere la luce.
Gesù opera con parole e fatti per portarci a conoscere
Dio, ed è necessario che faccia piazza pulita in noi, da tutti I ladri, i
cambiavalute e dai venditori di colombe.
Gesù con questa frase ci sollecita a fare pulizia in noi,
dicendoci: “colui che non entra per la porta è un ladro”. La porta è il fine.
Dio ci propone il suo fine, gli uomini possono proporcene
altri: a noi valutare secondo Verità.
C'è solo Una porta che conduce all'ovile. La Porta è
tendere alla conoscenza di Dio, l'Ovile rappresenta la conoscenza che si
realizza e qui abbiamo il riposo dell'uomo che è fatto per la conoscenza: qui
c'è la stabilità.
Due sono gli aspetti della porta. Fin qui abbiamo visto la possibilità di
escludere tutto ciò che non ci propone la conoscenza di Dio: che è l'unica
porta; adesso vediamo l’aspetto positivo della porta: se l'ovile è la
conoscenza di Dio, la porta è il mezzo per entrarci: parlando di conoscenza di
cose invisibili, non ci resta che il pensiero.
La Mente dell'uomo è il passaggio per entrare nell'ovile.
La mente non è da confondere con la memoria, perché la
memoria conserva tutto ciò che si vede od un concetto acquisito. Mentre Dio è
novità e la mente è la possibilità di collegarci con ciò che non si vede, o non
si conosce.
La mente diventa un Altare su cui offrire ogni segno che
Dio ci dà: “dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane…” dice la S. Messa,
offrire a Dio stesso per riceverne il significato, che è vita: offertorio –
consacrazione - comunione. “Vivrai di
ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.
L'uomo può fare questo lavoro interiore, in grazia del
Pensiero di Dio, che Dio ha posto in noi perché solo così l'uomo può guardare
le cose nell'intenzione di Dio.
Questo è il vero pensare, cioè portare le cose nella
mente per riferire ogni cosa al Principio.
La Porta rappresenta il 1° passaggio dal mondo esterno al
mondo interiore, alla mente. Ma rappresenta anche il 2° passaggio, al Pensiero
di Dio, perché nella mente troviamo il Pensiero di Dio al quale tutto riferire.
Ma qui e sempre in questa mente che è Porta, ci é proposto il 3° passaggio per
arrivare a Dio che è l'oggetto di questo Pensiero.
La porta dell'ovile per noi diventa la mente in cui si fa
il passaggio dai segni di Dio a Dio, dal visibile all'invisibile. Passati al
mondo interiore, la porta diventa Dio stesso, perché Dio si conosce solo
attraverso Dio.
Dio è l'ovile di riposo, ma è anche la porta.
La porta presentandosi nella mente dell'uomo si presenta
come proposta essenzialmente personale.
Noi passiamo per la Porta quando la Verità in sé diventa la Verità per
noi, nella nostra mente.
Solo a questa condizione imbocchiamo la via della vita,
che è personale, come il mangiare, come l'amare, perché la vita vera è
conoscere personalmente il Dio vero.
II TEMA:
L’OVILE DELLE PECORE
Per entrare in questo luogo di stabilità. di riposo (il
gias) c'è una porta da attraversare: abbiamo visto che è personale perché è
nella mente dell'uomo. Non sì entra
nell'Ovile delle pecore In altro modo che con l'intelligenza.
L'intelligenza delle cose è il passaggio dai segni al
significato dei segni e richiede la nostra presenza a Dio, come Lui è presente
in noi.
I segni arrivano a noi come istanza di Assoluto, perché
hanno tre caratteristiche: sono temporanei – finiti – relativi. L'uomo può fare
l'errore di volerli trasformare in eterni – infiniti - assoluti.
Ma è un fine destinato al fallimento. Il fine possibile e
che Dio vuole per noi è quello di capire perché non sono assoluti e di capire
cosa è l'Assoluto. E' perfettamente inutile voler capire il significato delle
cose attraverso i sentimenti, il mondo, le istituzioni: la significazione delle
cose si trova soltanto nella mente, perché solo qui può esserci il collegamento
con il loro Creatore, e la causa di una cosa noi la troviamo solo nel suo Principio.
Se non arriviamo a questa conoscenza che è stabilità e
certezza. tutto il resto ci viene portato via perché “le cose visibili sono di
un istante”, infatti “tutto l'universo è soggetto alla vanità” per farci capire
ciò che realmente vale: ma allora bisogna dedicarci alle cose invisibili perché
queste sono eterne. e la mente è l'unico mezzo per trovare le cose invisibili
che sono assolute, eterne.
Questo è l'unico lavoro, l'unica preoccupazione
dell'uomo, perché l'uomo si riposa solamente nelle cose stabili.
L'ovile delle pecore rappresenta proprio questo luogo di
stabilità al quale ogni anima anela.
Tutta la creazione è instabile, soggetta a vanità ma “per
farci capire ciò che vale e che non si vede” dice S. Paolo. Il nostro lavoro, per grazia dì Dio, deve
portarci in questo ovile perché nel compimento non si entra senza di noi.
La Bibbia ci presenta il Sabato come giorno di riposo e
Sabato in ebraico significa compimento.
Tutta la creazione giunge all'uomo e si conclude nella
notte tra il venerdì e il sabato e Dio dice a noi: “sforzatevi oggi di entrare
nel mio riposo, affinché non dobbiate anche voi vagare per 40 anni nel
deserto”.
E' necessario il nostro lavoro perché nel riposo di Dio
non si entra senza di noi, infatti abbiamo visto che la porta è proprio la
mente e cioè l'averne preso su di sé il fine che Dio propone ad ogni uomo.
E' un lavoro personale ed interiore perché richiede
l'assimilazione dì tutto l'universo per arrivare a questa Unità nella quale e
per la quale ogni cosa è creata.
Dio opera in ogni cosa per renderci partecipi di sé e Dio
è Verità: si può partecipare della Verità solo conoscendola, non c'è altra via.
La Porta è Unica, e il capire è un fatto personale: come
il mangiare, come l'amare.
Si entra nell'ovile sforzandoci di passare per la porta
stretta che non é altro che il superamento del proprio io e quindi della parte
visibile, relativa del segno, per vedere il significato eterno scritto in ogni
segno. Ci è richiesto un passaggio: dal pensiero del nostro io al Pensiero di
Dio. E questo passaggio si fa dentro di noi. nel la nostra mente. E' l'unica
possibilità di collegare il mondo sensibile con il suo Creatore. “Dio non abita
in luoghi costruiti da mano d’uomo: Dio abita nella vostra mente: voi siete
tempio dello Spirito” dice S. Paolo
Dio abita nella nostra mente. Per questo la via è unica: il pensiero. Non
il cuore, non i sentimenti, non i riti, non le regole, ma unicamente il
Pensiero di Dio: il Figlio di Dio presente in ognuno di noi. “Nessuno viene al
Padre se non per mezzo di Me”.
Gesù é segno dell’Emmanuele, il Dio con noi.
La Parola di Dio viene nel nostro mondo di cui siamo
schiavi, per proporci ciò che ancora non vediamo: l'invisibile.
Il Cristo è tra noi per farci pensare il Padre e se
restiamo con Lui, Egli purifica ed unifica tutto di noi, fino a quella purezza
che è trasparente del Padre.
E' solo questa trasparenza di pensiero che ci permette di
rimanere nell'Ovile. Gesù ci dice che “solo i figli possono rimanere sempre in
casa del Padre. I servi non ne sono
capaci”.
Ovile è dunque il luogo di riposo, la permanenza nella
casa del Padre: il rimanere sempre alla sua Presenza, perché si vede in tutto
il suo Pensiero.
Solo conoscendo una persona si capisce quello che fa
quella persona.
Allora è soltanto la conoscenza di Dio che dà a noi la
possibilità di restare nell'ovile delle pecore. Infatti: “il tralcio che non
porta frutto viene tagliato”.
Il frutto è la conoscenza. Solo ponendo mente si arriva
al frutto, per cui se non si pone mente, si viene cacciati fuori: si subisce la
separazione, perché non si può
partecipare di ciò che Dio fa.
In questa situazione tutto concorre a distruggere e
disorientare colui che è stato tagliato perché non cercava Dio, non poneva
mente per cercare di capire: non portava frutto.
Infatti dice S. Paolo: “tutto concorre al bene di coloro
che amano Dio”.
Si è cercato di capire in questa ottica il significato di
ladri e briganti nel seguente 3° TEMA:
III TEMA: LADRI DI SALE E VENDITORI DI CUSCINI
Il bene per gli uomini è cercare di conoscere Dio. Eppure
i ladri di sale portano proprio via questo interesse, che è sale della vita:
“voi siete il sale della vita, ma se il sale perde il suo sapore...”. La
domanda che ci siamo fatti è questa: come possono fare il nostro bene, coloro
che ci portano via l'impegno a conoscere Dio e ci vendono dei cuscini su cui
adagiarci?
Perché questo è quello che succede quando gli uomini
propongono a noi altro dal fine di conoscere Dio.
Rapportando la parola ladri al fine di arricchirsi,
capiamo che ladri sono coloro che ci rubano il denaro o che ci distolgono dal
fine di arricchirci.
Questo ci fa capire che una parola, quindi un segno, ha
significato diverso a seconda del fine che ha chi lo riceve. Lo stesso segno,
infatti, può prendere significati diversi. Abbiamo fatto l'esempio della strada
che prende diverso significato e valore a seconda del luogo in cui vogliamo
andare. Per cui, a secondo del fine che abbiamo, una cosa assume molto
significato o significa poco, se non ci serve nel nostro fine.
E' anche vero che i valori mutano. Ogni uomo ne fa
esperienza: da bambino Il giocattolo vale molto e poi lascia il posto ad altro
più importante.
Che cosa ci insegna tutto questo?
Ci fa capire che la nostra volontà dipende dai valori; la
nostra volontà non è libera. Quando i valori scadono, noi non possiamo più
volere.
La vita stessa è un volere, un tendere ad un fine. Quando
questo fine per cui vivo mi delude, non posso più volere e crolla la mia stessa
vita.
L'unico fine che non delude è Dio, tutto il resto passa,
e allora se noi abbiamo un fine diverso da Dio, noi seminiamo nella nostra vita
qualcosa che non è eterno e che ci deluderà.
La zona rischio in cui operano ladri e assassini è quando
noi abbiamo un fine diverso da Dio: “là dove c'è un fine di morte, là si
radunano gli avvoltoi”; i ladri operano solo là dove in noi non è ben
evidenziato il vero fine della vita. Solo là ì falsi profeti possono sedurre.
Solo se noi abbiamo come Fine la conoscenza di Dio, come
vero Dio, quindi un fine eterno, solo così noi eviteremo di assistere al crollo
di valori, di volontà e della nostra stessa vita.
Avendo definito la zona rischio, allora possiamo per
contrasto definire quella che è l'area della certezza. Perché “viene un
momento, e ce lo dice Gesù, in cui più nessuno vi potrà portare via la vostra
gioia, perché il Padre è più grande di tutti”.
Ci sono due luoghi nel campo dello spirito: c'è una zona rischio come
c'è una zona sicura. E' un fatto personale perché dipende dal pensiero, dal
fine: possiamo avere fini diversi.
C'è un punto in noi che é immacolato: che conosce solo
Dio, come Maria è la tutta Immacolata. A Maria nessuno può rubare qualche
cosa. Questo punto in noi è il Pensiero
di Dio che incessantemente grida: “Abbà, Padre”.
Questa è l'area della certezza, la zona sicura in cui
ladri e briganti non possono operare, perché in questo fine vero, ogni cosa
acquista il suo vero valore che non cambia perché la Verità non subisce
mutamenti.
Per entrare in quest'area è necessario un passaggio interiore:
dalla Verità in sé alla Verità per me, perché le cose sono fatte in un Pensiero
di per Sé (“tutto è fatto nel Pensiero di Dio”), ma acquistano significato per
me solo quando il Fine in sé diventa il Fine per me. Dio in Sé diventa “mio
Dio”.
Il nostro fine personale ed intimo deve coincidere con il
Fine voluto da Dio e scritto in tutta la creazione.
Fuori di questa zona, qualunque sia Il mio fine, mi apro
all'azione di ladri e assassini; cioè se non ho ben presente il fine, ad ogni
bivio rischio di perdermi.
Ladri è briganti mi possono dire che il fine è un altro,
di riposarmi che la vita va vissuta per altro, perché Dio non si può conoscere,
ma ogni altro fine che mi propongono mi farà inevitabilmente crollare tutte le
mie costruzioni: “non resterà pietra su pietra”. Però questo crollo, questa
fine dei tempi, questi ladri e assassini sono ancora una parola di Dio per
orientarmi al vero fine.
Ladri e briganti ci portano via solo ciò che non è vero,
quindi hanno un significato positivo: fanno una grande pulizia e ci dicono che
l'unico fine che resta e che ci può dare vita è solo Dio.
Nel campo dello spirito la negatività è orientamento al
positivo: l'assenza è testimonianza di presenza e il crollo di tutti i valori è
per evidenziare ciò che non crolla.
Solo Dio è la sorgente della vita, dei veri valori e del
senso di ogni cosa.
Tutto ciò si presenta come un fenomeno interiore e
personale: “non passerà questa generazione che tutte queste cose si
avvereranno” dice Gesù.
È interiormente che si gioca la partita, perché tutto
l'esterno è guidato da Dio: ogni fatto, ogni scelta, tutto.
C'è un solo punto in noi che siamo noi a determinare ed è
il Fine: soltanto nel pensiero possiamo orientarci ad una cosa piuttosto che ad
un'altra.
Questo perché nella nostra mente è presente Dio e presso
Dio c'è libertà.
Dio si propone per essere scelto.
Tutto il resto diventa conseguenza di questa libera
scelta: l'unica che l'uomo può fare, e può farla in grazia di Dio che si rende
presente a noi e ci dice di dedicarci a conoscere Lui.
Da questa scelta si determina tutto nella nostra vita.
Pensieri tratti dalla conversazione:
Silvana: Quando si ha ben presente
il fine si individua molto facilmente il vero o meno nelle proposte che ci
fanno
Luigi: Sei in zona rischio in
quanto non sai veramente quello che tu vuoi, non hai un fine ben preciso,
allora naturalmente sei aperta a tutte le proposte, ma quando tu sai veramente
quello che vuoi qualunque altra proposta non la segui. Però abbiamo precisato
che il fine vero per cui siamo stati creati non è da scegliere liberamente. Noi
nascendo abbiamo un fine ben preciso da realizzare. Dio non ci ha creati
dicendoci scegli il fine che vuoi; Dio ci ha creati e ci ha destinati. Noi
nasciamo con un fine ben preciso; Lui ci dice “Io sono la tua vita”; “la nostra
vita è nascosta in Dio”. La Parola di Dio ti dice “vivi”, non morire. Ti dice:
“se Io sono la tua vita” evidentemente ti dà come fine Lui stesso. Creandoci
Dio ha fatto di Sé il nostro fine, è lì la meraviglia dell'uomo. Dio ha detto
all'uomo “ti occuperai di Me” perché “vivendo per Me tu troverai la tua vita”,
quindi Lui ci ha destinati alla vita e non soltanto in senso generico, ma ha
precisato che la vita è Lui, è conoscere Lui. La vita vera, la vita eterna sta
nel conoscere Lui; per cui Dio ha dato a noi il fine e ha detto “tutti coloro
che vi proporranno un fine diverso sono ladri e assassini”, non passano per la
porta. La porta è quello che Lui ci ha proposto, è il suo Verbo che ci propone
questo ed ha escluso ogni altro fine. Tra tutti coloro che ci propongono altro
può anche esserci il nostro io; possiamo essere noi stessi che proponiamo a noi
un fine diverso da quello che Dio ci ha proposto e allora noi stessi diventiamo
ladri ed assassini di noi stessi. Possiamo anche essere noi stessi quell'uomo
che seduce noi stessi e ci tradisce in quanto ci distoglie dal cercare Dio come
nostro fine. Fintanto che noi non abbiamo aderito, ecco la fede, a questa
finalità noi siamo a rischio, ma aderire ad una finalità, da parte di un essere
intelligente, vuol dire organizzarsi per arrivare a quel fine. Aderire non vuol
dire “si”, ma vuol dire organizzarsi per raggiungere quel fine; bisogna
mettercela tutta, “tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, tutte le tue forze”,
tutta la tua vita, tutti i tuoi mezzi, tutte le tue possibilità, per arrivare a
quel fine e allora in questa organizzazione per-, si realizza quel fine.
Fintanto che noi non abbiamo aderito a questo fine per il quale Dio ci ha
destinati, siamo in balia di chiunque altro ci ponga altri fini. E
naturalmente, se noi non abbiamo ben presente l'essenziale, succede che a
seconda degli interessi che portiamo dentro di noi, siamo deboli verso le
proposte di altri fini; cioè, se io penso a me stesso, alle mie ambizioni,
evidentemente apro la mia porta a chi mi fa delle proposte che allettano le mie
ambizioni e allora incomincio a dedicarmi a questo. E prima che io scopra che
questo è stato un ladro e un assassino, hai voglia!
Se tengo presente la Parola di Dio lo scopro, ma
altrimenti io ho presente altro, che può essere l'ambizione del mio io. Secondo
gli interessi che coltivo dentro di me, io offro la mia debolezza ad altre
proposte che naturalmente mi porteranno alla perdita della vita.
Giovanna: La nostra mente è l'altare
su cui si offre il sacrificio, quindi la nostra mente è quella che cerca di
capire...
Luigi:...in Dio. Precisiamo il
termine mente, perché noi usiamo tante parole senza comprenderne il
significato: mente è la possibilità che Dio dà a noi di trasferire il nostro
pensiero in altro. E' l'unico punto in noi attraverso cui noi possiamo superare
quello che noi abbiamo sensibilmente presente, che è dato a noi, la creazione,
il mondo, il luogo in cui ci troviamo. E' solo con il pensiero che tu puoi in
questo momento andare a Frabosa, a Entracque, a Cuneo e uscire dal luogo in cui
ti trovi. Solo con il pensiero noi possiamo trasferirci in Dio.
La mente rappresenta questa occupazione in altro da ciò
che abbiamo sensibilmente presente; per cui io mi immergo in un altro pensiero,
in un altro da me. Se questo altro da me è Dio, ecco che io sto offrendo il mio
pensiero a Dio, per cui con la mente si fa il collegamento, ed è l'unico luogo
in cui possiamo collegare i segni, le opere, le parole che arrivano a noi che
non sono capite. La maggior parte delle parole noi non le capiamo, o meglio le
capiamo solo per impressione, ma per poco che noi andiamo a fondo capiamo di
non capire. Con la mente noi non facciamo altro che portare queste parole che
arrivano a noi alla presenza di Dio. Evidentemente se Dio non fosse presente
noi non potremmo fare questo lavoro, e allora ci chiediamo: “dov'è Dio?”. E'
nella mente, solo nella mente; non posso fare questo lavoro con i sentimenti,
con sacrifici o rinunce.
La mente vuol dire poter collegare un avvenimento, un
fatto, un segno, una parola con il Principio. Ecco il luogo in cui posso
collegare. Da questo collegamento delle cose nasce la luce: i due poli
avvicinandosi fanno scattare la scintilla. I due poli sono: Dio è il polo
positivo, il Principio e poi abbiamo il segno di Dio, la parola che è il polo
negativo, però i due non si avvicinano senza la nostra mente, ecco il
sacrificio. Se noi li avviciniamo scatta la luce e allora capiamo, lì c'è la
conoscenza. Attraverso il sacrificio si arriva alla conoscenza, attraverso la
croce alla luce, ma bisogna capire cosa vuol dire sacrificio. Sacrificio vuol
dire “fare sacro”, portarlo a contatto con Colui che abbiamo presente nella mente. Se io ho nella mente una
persona cara, una creatura, ed ho un avvenimento cosa faccio? Collego
l'avvenimento che mi capita con questa persona che ho presente, l’avvicino
cercando di vedere il rapporto che passa tra quell'avvenimento e la persona.
Con la mente si fa questo lavoro. E questo è quello che bisogna fare con Dio.
Giovanna: Però nella mia mente posso
collegare con altro da Dio.
Luigi: Certo, se io ho presente
nella mia mente altro da Dio, una creatura, evidentemente cerco di riferire le
cose a questa creatura; per questo noi possiamo deviare molto e così a seconda
di quello che portiamo dentro di noi come punto di riferimento, noi raccogliamo
le cose in quel fine, perché noi dobbiamo stabilire dei rapporti con quel fine
che noi abbiamo presente. Però soltanto con Dio noi abbiamo la sorgente della
vera luce, della vera conoscenza quindi della vera vita. Invece ogni altro
collegamento ad un certo momento è soggetto alla confusione, alla distruzione,
all'annullamento perché tolto Dio, anche gli angeli, anche i santi, anche le
creature perfette, tutto è soggetto a mutamento. Dio li assoggetta a mutamento
per evidenziare che Lui solo è l'immutabile. Dio solo è l'eterno e noi dobbiamo
cercare l'immutabile, non dobbiamo fermarci alle cose che mutano. Tutto muta
eccetto Dio; perché muta? Appunto perché
mutando mi dice “noi non siamo l'immutabile, un altro è l'eterno, cerca la cosa
eterna”. Soltanto se noi troviamo ciò
che è eterno noi troviamo la nostra pace. Noi siamo inquieti perché abbiamo
come punto di riferimento delle cose che non sono eterne e allora noi siamo
dominati da paura perché domani questa cosa non ce l'avrà più. Tutto quello che
noi diciamo “paura” è questa sensazione di morte che domina in tutto; ma noi
abbiamo questa sensazione di morte perché abbiamo come punto di riferimento
qualche cosa dì diverso da Dio. Ma se noi avessimo come punto di riferimento
Dio, la cosa sarebbe risolta, perché Dio non possiamo minimamente, lontanamente
immaginarlo come mutevole; Lui è!
Allora tutto quello che riferiamo a Dio ci dà stabilità,
ci dà pace; ecco perché diventa ovile, luogo di pace, di stabilità. E' Dio che
ci rende stabili, ma ci rende tali nella misura in cui raccogliamo in Dio,
riferiamo le cose a Lui. Ma se io riferisco le cose a qualcosa che è soggetto a
mutamento, io subisco il danno perché subisco la paura. La paura è una
conseguenza di questo. Quando io ho paura è già implicito il fatto che io
faccio dei riferimenti con qualcosa che è soggetto a morte, a cambiamento. Direi che la paura è il semaforo che mi
denuncia: "guarda che tu stai facendo riferimento a cose che non sono Dio,
che sono soggette a mutamento”.
Giovanna: Dio ci dà questa
possibilità nel suo Pensiero?
Luigi: Se tu non avessi il
Pensiero di Dio non te lo potresti minimamente immaginare. Un cane, ad esempio:
puoi parlargli di Dio da mattina a sera, ma certamente non si può immaginare
quello che tu gli comunichi. Noi diciamo
delle parole, ma queste parole valgono, chi dà valore a queste parole (e noi
stiamo parlando di Dio) è il Dio che portiamo in noi, perché ripeto: io posso
fare un discorso su Dio lunghissimo ad un cane, ad un animale, e non comunico
assolutamente niente all'animale. Se gli do una carezza capisce qualche cosa e
mi risponde secondo la carezza che gli ho dato, perché quello è un fatto
sentimentale, ma se gli parlo di Dio non può capire perché non ce l'ha dentro.
Ora, anche l'animale serve per noi, per dire a noi “guarda che differenza c'è
tra te ed un animale”. Così ti fa capire che porti Dio dentro di te: se puoi
pensare Dio, se senti parlare di Dio e capisci e magari Dio ti mette in crisi è
perché Dio è dentro di te. Allora se è
presente dentro di te, non trascurarlo, perché trascureresti la tua vita,
trascureresti quel punto di eternità che Dio ha posto dentro di te per la tua
pace. Infatti la pace deriva dal fatto che noi possiamo riferire le cose a ciò
che è eterno, a ciò che non è soggetto a mutamento. San Paolo ci dice “sforzati di entrare in
questa pace, in questo luogo eterno, oggi non domani perché domani non entrerai
più” perché se tu oggi raccogli ciò che non è eterno, quello che hai raccolto
ti impedirà domani di entrare nell'Eterno, ti assoggetterà a questa paura.
Quando uno ha paura non riesce più; quando sei sotto esame non riesci più a
rispondere e a non aver paura.
Giovanna: Bisogna affrettarsi.
Luigi: Sì, bisogna affrettarsi
quando ti arriva la Parola di Dio che ti invita ad entrare in quel luogo: “se
oggi tu senti la Parola di Dio affrettati ad entrare nella pace” cioè
affrettati a riportarla a Dio in modo da capirla in relazione a Dio e non
riferirla ad altro.
Giovanna: E' in questo momento che
Lui mi libera da altre cose e che mi dà la possibilità di passare.
Luigi: Mi dà la possibilità in
quanto mi fa arrivare la sua parola. È soltanto quando mi arriva la Parola di
Dio che mi dà la possibilità. Ma se io sento parole di altri, del mondo,
evidentemente queste mi fanno riferire ad altro da Dio. Se apri un giornale
trovi parole che ti riferiscono le cose a ministri, a politici, ad uomini
importanti e ti fanno riferire le cose ad altro da Dio; quindi questa non è
Parola di Dio. La Parola di Dio si caratterizza in questo: ti fa pensare a Dio.
Quando arriva a te qualcosa che ti fa pensare a Dio, ecco, affrettati perché
hai l'occasione per pensare Dio. Quando
dopo ti parleranno di uomini allora avrai molta difficoltà a collegare le cose
degli uomini con Dio.
Cristo ti libera, ma ti libera proprio in quanto ti dice
di non preoccuparsi di niente, del mangiare, del lavoro e ti collega le tue
preoccupazioni con il Padre. Ma Lui solo può dirti queste parole, perché
soltanto il Creatore ti può dire: “non preoccuparti del mangiare, perché ci
penso Io”. Se me lo dice il Creatore io
mi fido perché se Lui mi ha creato dal nulla mi può garantire la sua promessa.
Me lo garantisce su se stesso: “Io sono il Creatore”, quindi mi dà la
possibilità; ma per poco che mi scosti da Dio, io perdo continuamente questo
dato, e allora resto dominato dalle potenze del mondo, perché ho paura. E
quando ho paura mi debbo dare da fare per ottenere quelle cose di cui sento il
bisogno, ed è finito, a quel punto sono schiavo, non posso più alzare gli occhi
al Cielo, mi trovo nella impossibilità di conoscere Dio.
Rina: Magari Lo penso un attimo,
ma riportare tutto ...
Luigi: “Sarete veri miei
discepoli se resterete nelle mie parole”.
Rina: Ma il riportare a Dio è un
lavoro, quindi una interpretazione personale.
Luigi: E' personale, ma non è
un'interpretazione soggettiva, secondo quello che mi può sembrare; devo cercare
quello che sembra a Dio. Quando penso a Dio non penso a me, penso a Dio. Io non
sono Dio. E quando penso a Dio penso a Dio creatore. Quando sono nel Pensiero
di Dio tutte le mie categorie scadono, non posso più sostenerle. Non posso dire
“se non faccio questo lavoro, se non penso a me chi penserà a me?”. Queste sono
categorie umane che con Dio scadono, Lui me le annulla perché ci dice “sono Io
il Creatore”. E' Lui Colui che è, quindi
quando ci troviamo di fronte a Dio ci troviamo di fronte ad un fuoco che brucia
tutti i nostri argomenti, le nostre ragioni, le nostre giustificazioni. Davanti
a Dio non possiamo dire “ho i campi, i buoi, la moglie”; lo possiamo dire
davanti al mondo "io ho il lavoro" e il mondo mi dice "hai
ragione", perché senza lavoro non si vive. Ma se lo dico davanti a Dio non
sono giustificato perché Lui mi dice “ci penso Io”, e se me lo dice Lui sono
con le spalle al muro, perché Lui è il Creatore. E' Lui che crea “campi, buoi e
moglie” e se li crea li può anche mantenere, quindi non sono giustificato a
doverli mantenere. Per cui Dio mi annulla tutte quelle giustificazioni che il
mondo invece mi accetta. Ecco come mi libera.
Delfina: Per arrivare alla
trasparenza ci vuole tanto cammino alle spalle.
Luigi: E' per quello che bisogna
darsi tanto da fare, perché ad un certo momento la cosa diventa impossibile. Ad
un certo momento diventa impossibile conoscere Dio; il tempo ti scade, ti
brucia, quindi non è che puoi dire “cerco Dio quando avrà tempo”; ad un certo
momento il tempo tu non lo avrai più perché dovrai correre dietro ai campi, ai buoi,
alla moglie. Tutte quelle creature a cui ti dedichi al posto di Dio, ad un
certo momento mi occupano talmente che ti portano via il tempo per Dio e non
hai più tempo per Dio. Quando il Signore dice “fate frutti perché altrimenti il
Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a coloro che porteranno frutto”. Cosa vuol dire che il Regno di Dio ti viene
tolto? Ti viene tolta la possibilità per
occuparti di Dio, ti viene tolta la disponibilità, cioè ti viene tolto il
tempo, non hai più tempo per occuparti di Dio. Avere tempo per pensare Dio è
grazia, saranno solo cinque minuti, ma accogli questi cinque minuti, sii fedele
a quei cinque minuti perché altrimenti domani questi cinque minuti non li avrai
più.
Delfina: Se abbiamo Dio come fine
il tempo lo troviamo,
Luigi: Se una cosa mi sta a cuore
io il tempo lo trovo sempre. Quando noi diciamo “io non ho tempo” è un
paravento al fatto che ci interessa meno di altro. E' lì che si rivela il
nostro cuore, la nostra fede, in ciò per cui io sono sempre disponibile, in ciò
per cui ho sempre tempo. Per quello che metto prima di tutto ho sempre tempo,
il resto è secondario, è un'aggiunta. Se Dio tu lo metti come un'aggiunta sei
fregato, è finito. Il resto deve essere aggiunta, cornice, Lui è il quadro. Se
ti convinci che devi mettere Dio prima di tutto, come centro, e tutto il resto
ci può essere o non ci può essere, allora hai sempre tempo per Dio.
Delfina: Come mai quando cerchiamo
di pensare Dio ci vengono i pensieri più sciocchi?
Luigi: Quello è un segno che ci
fa arrivare il Signore per farci toccare con mano la nostra debolezza e la
necessità di camminare; è segno che la nostra anima è ancora in balia di cose
alle quali noi abbiamo sacrificato un tempo. Quello a cui io ho sacrificato
qualche cosa non mi molla tanto facilmente, esige da me. Noi non siamo liberi
per cui quelli sono segni di Dio per dire a noi “affrettati” a conoscere di più
perché “Io ti libererò da tutto il resto”.
E' per dirmi che devo approfondire di più. Il Signore non è che si
diverta ad umiliarci, piuttosto ci invita ad approfondire perché noi con
facilità ci adagiamo. Per cui anche le nostre schiavitù, le nostre colpe Dio
non ce le fa esperimentare per umiliarci, ma per farci impegnare di più con
Lui. Bisogna sempre guardare l'aspetto
positivo, non guardare la zizzania e non impressionarci per la zizzania, ma
guardare il grano perché man mano che il
grano cresce tu sei libera dalla zizzania; l'importante è far crescere il
grano.
Franco: E' interiormente che si gioca la partita, tutto
il resto è guidato da Dio.
Luigi: L’unico punto in cui le
cose non si concludono senza di noi è soltanto la mente; tutto il resto:
sentimenti, impressioni, avvenimenti, creature, tutto è opera di Dio, Regno di
Dio e avviene indipendentemente da me. Dio mi accarezza, mi punge attraverso
tutte le creature ma è sempre Lui che opera. L'unico punto in cui le cose non
avvengono senza di me è la mente, quindi senza di me le cose non sono
sacrificate a Dio, non sono riportate a Dio. Allora è lì il vero lavoro che Dio
mi chiede, perché se è l'unico punto in cui le cose non avvengono senza di me
(“Colui che ti ha creato senza di te non ti conduce a conoscere senza di te”)
vuol dire che l'unico lavoro chiesto all'uomo è raccogliere in Lui, e tutto il
resto è Dio che lo fa. Per cui Dio mi dice “non preoccuparti dei buoi, della
moglie...” e se io mi preoccupo dei buoi o della moglie Lui me li toglie per
convincerci che tutto è opera sua.
L'unico punto in cui le cose non avvengono senza di te è
nella mente, ecco perché è questo il vero sacrificio che bisogna fare:
riportare a Dio; per cui tutta la creazione, “buoi, campi, moglie”, tutte le
cose arrivano a te e dentro di te gemono e piangono in attesa che tu le
consacri riportandole a Dio, perché sono di Dio.
Franco: Tutto il resto avviene
senza di me...
Luigi: Basta capire che tutto
nella tua vita avviene senza di te, perché è Dio il Creatore. E' inutile che tu
ti impegni a far crescere un albero; tu pensa Dio e Dio lo fa crescere. Sia
chiaro che anche e proprio in quel punto non possiamo fare niente senza Dio,
però è l'unico punto in cui possiamo fare qualcosa, perché tutto il resto lo fa
Lui.
Franca: Però anche in quel punto
non possiamo conoscere Dio o almeno ci accorgiamo di non conscerLo.
Luigi: Direi che è proprio in
quel punto che si conosce Dio. Tutto è opera di Dio, ma è in quel punto lì che
tu prendi contatto con Dio, con Colui che si fa conoscere. Perché Dio ti invita
a prendere contatto con Lui? Perché la luce viene da Lui. L'infinito tu lo
conosci soltanto per mezzo dell'infinito, allora cosa succede? Se tu non fai il
salto nell'infinito non conoscerai mai l'infinito, però la conoscenza
dell'infinito dipende dall'infinito, soltanto se tu guardi l'infinito. Certo, è
il sole che ti fa diventare nera, ma fintanto che tu non ti metti al sole tu
non diventi nera; così è lo stesso: Dio opera su di noi in quanto Lo guardiamo
e tu lo puoi guardare solo con il pensiero. Se tu guardi Dio con il pensiero,
Dio forma il tuo pensiero; se tu Lo guardi è Lui che ti fa prendere
consapevolezza che quando tu guardi Lui tu guardi Lui con il suo Pensiero, è
Lui che ti convince di questo. Senza di Lui nessuno ti convince perché dici
"sono io che penso", ma se tu guardi Dio ti accorgi che tu stai
guardando Dio con il Pensiero di Dio. Questo ti fa capire che Dio ti forma, ti
convince nella misura in cui tu Lo guardi. Certamente viene da Dio, è logico, è
lì la meraviglia perché guardando a- tu sei formata da-. Quindi la cosa ti
viene da Dio non per capriccio, nel senso che devi aspettare il suo capriccio,
anzi è tutt'altro che capriccio di Dio. Piuttosto se tu guardi Dio, Dio già
crea in te quella purificazione di pensiero a quel punto tale da poterlo
conoscere, perché quello che ti impedisce di conoscerLo non è Dio che non
vuole. Devi essere convinta che se Lui si fa aspettare, è perché mentre tu Lo
guardi Lui sta già purificando.
Perché noi non vediamo Dio che è già presente in noi,
Padre, Figlio e Spirito Santo? Perché il nostro pensiero è inquinato, è
confuso. Chi ci purificherà il pensiero? Soltanto Colui che è semplice,
soltanto Colui che è uno. Quindi soltanto nella misura in cui guardo Dio, Dio
opera già in me la purificazione del pensiero. Colui che è puro, trasparente,
ha bisogno del mezzo trasparente per comunicarsi, allora questa trasparenza di
mente, di pensiero in noi è Lui che ce la forma se guardiamo Lui e nella misura
in cui guardiamo Lui. Quando in noi il pensiero è diventato tanto trasparente
da lasciar passare la sua luce qui si avrà la conoscenza. Ma chi ci forma il
pensiero capace di conoscerLo, cioè che forma in noi suo Figlio è il Padre,
nella misura in cui Lo guardiamo. È lì la grandezza del dono di Dio: se Dio ci
dà la grazia di guardarLo, dà a noi la possibilità di stare con Lui fintanto
che Lui ha fatto di noi quella trasparenza tale da poter vedere la sua
Presenza. Quindi non dire “è capriccio suo, stò nel suo pensiero ma Lui non si
svela...”; stai tranquilla che Lui non si fa aspettare un secondo di più di
quello che è necessario. Se si fa aspettare è perché il pensiero in te è inquinato,
è sporco, è opaco e non ha quella capacità di trasparenza, ma se tu Lo guardi
Lui già stà operando quella trasparenza. Per questo ci dice di vegliare
fintanto che arriva il padrone e se Lui tarda a venire non devi rinunciare
perché quella veglia è assolutamente necessaria per la tua purificazione, per
formare in te la capacità di conoscerLo.
Pinuccia B.: E' nella
mente la porta, è nella mente l'ovile, è nella mente dove si propongono i falsi
profeti. Mi sembra questo il punto unificante i tre temi svolti.
Luigi: Si. L'errore grosso è che
tanta religiosità la fondiamo sul cuore, sui sentimenti, sui nostri riti e non
impegnamo la mente. Non ci rendiamo conto che il vero altare sul quale dobbiamo
sacrificare è la mente. Il vero lavoro è la persona singola che lo deve fare.
Diversamente tutto si svuota, anche i sacramenti, tutto quello che è mezzo
perde di significato senza il nostro pensiero.
Pinuccia B.: Il fine è
Dio, è la sua conoscenza.
Luigi: Allora tutto ci porta a
fare quel lavoro nella mente; allora tutto ci aiuta e diventa mezzo, e come
mezzo tutto è perfettamente a posto e tutto è bene, perché tutto è opera di
Dio, non c'è niente da scartare; ma se tu non fai sto tutto, anche il bene
diventa per te motivo di rovina perché ti crea l'abitudine, le regole, i doveri
e ti spegni lì.
Pinuccia B.: Quando la
porta è Dio stesso allora lì si entra nell'ovile.
Luigi: Ovile è luogo di pace,
perché è la conoscenza che ti dà pace, che ti libera da tutte le paure.
Pinuccia B.: E la zona
rischio?
Luigi: E' zona rischio fintanto
che tu non sei entrata nell'ovile.
Entrata nell'ovile sei a posto perché lì hai la sicurezza del Padre e “il Padre
è più forte di tutti” il che vuol dire che le ragioni di Dio superano tutte le
ragioni del mondo. A questo punto non c'è nessuna ragione umana che ti tocchi
minimamente.
Pensieri conclusivi:
Franco: “Due uomini saranno in un
campo, uno sarà preso l'altro lasciato”
Domenico: “Guardate a Lui e sarete
raggianti”.
Luigi: Trasparenti.
Giovanna: Chiedo al Signore che mi
faccia capace di fare quel lavoro di collegare tutto con il suo Pensiero.
Luigi: Sì, perché “chi con me non
raccoglie disperde”.
Silvana: L’unico vero lavoro è
questo raccogliere.
Luigi: Sì, perché se non
riportiamo, disperdiamo e quindi restiamo dispersi e quando uno è disperso non
può assolutamente più conoscere. Arriva
un punto in cui la conoscenza di Dio diventa impossibile. L'inferno è
impossibilità di conoscere Dio.
Franca: Guardare a Lui è l'unico
lavoro da fare.
Luigi: Sì, perché è Lui che fa
tutto, che purifica anche la tua mente al punto da renderla capace, trasparente
al punto da poter ricevere la sua luce, da poter conoscerLo, perché la
conoscenza vera non si ha più con parole.
Le parole ti ammoniscono, ti insegnano, ti raccolgono in quel punto lì,
ma la vera conoscenza si ha per constatazione di presenza, non per parole.
Pinuccia B.: Ladri e
assassini svolgono una funzione molto importante nella nostra vita, perché i
segni possono essere negativi, ma i significati sono sempre positivi.
Luigi: Ladri e assassini sono
spazzini, fanno pulizia. Anche la morte è uno spazzino.
Incontro
n° 1192
Lunedì 03.07.1989 (__.__.____)
Gv X,1-I-II-III:“In verità, in verità, Io ve lo dico:
colui che non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da altra
parte è un ladro ed un brigante”.
RIASSUNTI DEI
TEMI :
1. La porta
delle pecore
2. L’ovile
delle pecore
3. Ladri di
sale e venditori di cuscini
Pensieri
tratti dalla conversazione:
Giovanna: Perché la Verità in sé
diventi la Verità per me prima devo guardare la Verità in sé; cioè, se guardo
la Verità in sé è già Verità per me.
Luigi: Certo.
Giovanna: Ma non è stato detto che è
Verità per me quando si arriva alla conoscenza?
Luigi: No, in quanto tu fai come
tuo fine la Verità in sé, essa è già Verità per te. Una cosa diventa per te in
quanto tu vivi per essa. Vivendo per-, ciò per cui vivi è per te. Quindi,
quando cerchi la Verità in sé, già quella Verità in sé diventa la Verità per
te. Deve essere una ricerca personale, perché tu puoi sentire parlare di Verità
in sé, ma anche se qualcuno te ne parla non è ancora Verità per te. È quando tu
incominci personalmente ad interessarti della Verità in sé, che questa diventa
Verità per te. Quindi non basta che te lo dicano gli altri, non basta che te lo
dica il mondo.
Soltanto quando personalmente uno si dedica a-, allora
quella cosa diventa la sua cosa.
Giovanna: Quindi, quando mi impegno
per capire. Prima, quando dico: “credo in Dio”, senza impegnarmi a conoscerLo…
Luigi: …non ci siamo, non è
Verità per te.
Giovanna: Invece quando dedico
qualcosa di mio…
Luigi: …quando dedichi la mente,
cioè quando ti impegni per arrivare, per conoscere; allora diventa tua.
Giovanna: Si è detto tante volte che
se parlo di Dio a un cane, il cane non può capire niente; se invece parlo di
Dio a un uomo, l’uomo capisce; da questo l’uomo si distingue dall’animale.
Però, se parlo di Dio a un uomo che non ha nessun interesse per Dio, questo non
capisce, nonostante abbia il Pensiero di Dio in sé. Quindi anche se portiamo
tutti il Pensiero di Dio in non è detto che possiamo capire.
Luigi: Certo, lui può avere un
altro interesse e allora c’è il rifiuto, però lui sa ciò di cui tu parli.
L’uomo può rifiutare, il cane non può rifiutare quando tu parli di Dio, perché
non capisce. L’uomo invece, quando gli parli di Dio, che ha in sé il Pensiero
di Dio, non può non capire, però può rifiutare, può disprezzare, può
bestemmiare, può fare quello che vuole, però non può non capire.
La parola che arriva a noi è come vedere un cane, non
puoi dire di non averlo visto, l’hai visto, il cane è entrato in te. Non puoi
dire: “non l’ho visto”. Ecco, le cose arrivano a noi indipendentemente da noi.
Ora, se in noi c’è il Pensiero di Dio, quando una Parola di Dio arriva a me io
non più dire: “non l’ho vista”; l’ho vista nel Pensiero di Dio. La parola di
Dio che arriva a me, proprio perché è parola di Dio, mi conduce alla presenza
di Dio; io posso dire: “non ne voglio sapere”. Certo! Però non posso dire: “non
l’ho visto”. La parola arriva a me indipendentemente da me, quindi se un altro
mi parla di Dio, anche se io non gliel’ho chiesto mi fa pensare Dio.
La parola arriva a me indipendente da me, e mi fa pensare
a ciò di cui mi parla (a meno che io sia distratto, che io sia rivolto ad
altro). Ma non è detto che, nonostante
mi faccia pensare ad una cosa, che io aderisca a quella cosa; io posso anche
rifiutare quella cosa che mi viene presentata, però non posso dire: “quella
parola non mi è arrivata; non ho pensato a quella cosa…”. Le cose si fanno
pensare indipendentemente da noi; ecco per cui non basta pensare, ma ci vuole
l’adesione per pensare. Quindi il “Seminatore”
viene e parla, chi avrà ascoltato, “terreno buono”, giungerà al frutto.
Quindi c’è una differenza tra colui che parla a me e l’ascolto che io dedico a
ciò che mi viene detto. La parola arriva a me attraverso l’udito,
indipendentemente da me, ma poi dopo non è detto che io ascolti quello che mi
viene detto. Quindi, io ho sentito la cosa, do una valutazione, se dico: “non
m’interessa”, non ascolto più, non mi dedico più, quindi personalmente mi
separo. Se invece aderisco personalmente mi unisco. Il che vuol dire che da
questo punto in avanti sono io che mi occupo di quella cosa che mi è stata
presentata. Ma nel momento in cui mi viene presentata, mi viene presentata
indipendentemente da me.
Giovanna: Posso accettarla o posso
rifiutarla.
Luigi: Accettare, dire sì vuol
dire aderire a quello che mi viene proposto. Il che vuol dire impegnarmi
personalmente a pensare a ciò che mi è stato detto. È qui che incomincio:
quando mi dedico a ciò che mi è stato detto. Mentre posso anche dire: “ho altro
da fare”. Però la cosa mi è arrivata. Quando sono invitato, l’invito arriva a
me indipendentemente da me, poi se do la risposta: “io ho altro da fare”, non
potrò poi dire: “l’invito non mi è stato dato”. Per cui, quando mi lamenterò
dicendo: “io non sono arrivato là”, non potrò dire: “nessuno mi ha invitato”,
ma dovrò dire: “sono stato invitato, ma io avevo altro…”.
Silvana: È soltanto la ricerca e la
conoscenza di Dio che ci permette di superarci; perché qualunque altra cosa che
io faccio per Dio, per esempio i poveri, in qualche misura c’è sempre l’io,
“sono io che faccio” anche se è un aiuto per il superamento.
Luigi: Certo, perché chi mi da la
possibilità di superare il pensiero del mio io è una Persona, è un Altro. Non
posso pensare contemporaneamente a due persone; invece pensando ai poveri penso
a me: “faccio questo così la gente mi dice che sono buono”, e qui c’è il
pensiero del mio io. Soltanto se c’è un'altra Persona posso superarmi; è il
pensiero dell’altra persona che mi dà la possibilità di superarmi perché
l’interesse per conoscere l’altra persona non fa pensare a me. La persona
assorbe, perché la persona è una; quindi la persona ti assorbe.
Silvana: Solo cercando Dio si è
alla presenza di Dio, e per quanto si è in quel fine non si è in se stessi,
altrimenti si ricade a pensare a sé.
Luigi: Certo; per cui se tu hai
un altro fine, per quanto buono possa essere, quello non ti libera dal pensiero
del tuo io. Solo Dio ti libera dal pensiero del tuo io.
Silvana: Quindi si sarà superato
l’io solo quando si arriverà.
Luigi: No, già in quanto tu ti
dedichi ti superi; già nell’interesse per Dio c’è un superamento dell’io,
perché se tu pensi Dio non puoi pensare a te. Ecco perché la grazia ti viene da
una persona che parla a te, perché parlando a te ti da la possibilità di fare
attenzione a quello che l’altra ti dice, e in quel punto ti dimentichi.
Altrimenti noi da soli non possiamo dimenticarci.
Tutta la gente deve correre per il mondo perché è
terribilmente annoiata, ha bisogno di cambiamenti; ma questo perché non può
superare il pensiero del proprio io. Quindi soltanto se l’altro parla con me,
da a me la possibilità di superarmi.
E noi ci accorgiamo che superandoci noi proviamo della
liberazione; mentre invece il pensiero del nostro io, ad un certo momento
diventa ossessivo. Ma noi da soli non possiamo superarci.
Pinuccia A.: Hai detto
che tutto l’universo si fa frutto; vuol dire che, se siamo attenti, attraverso
la creazione possiamo arrivare alla conoscenza di Dio.
Luigi: No! Non è che la creazione
diventi frutto, la creazione ci sollecita, è un messaggio, un annuncio che ci
invita. Però al frutto non arriviamo senza di noi. Il frutto avviene soltanto
nel pensiero. Tutta la creazione attraverso me diventa pensiero e quindi
frutto. Ma non la creazione in sé. Tutta la creazione passa attraverso il
pensiero e qui si arresta, perché non posso portare il frutto. Il frutto è la
conoscenza di Dio. Ora, Dio non si conosce se non per mezzo di Dio; quindi
tutta la creazione diventa in me un supporto per occuparmi di Dio, una
sollecitazione. Infatti, ci domandiamo: “chissà cosa vuol dire questa parola?”.
Ecco, il Verbo “parlare” diventa un supporto perché io possa pensare a Dio per
capire cosa vuol dire “parlare”. Quindi il frutto si ha nel pensiero, e
fintanto che non arrivo a capire che cosa vuol dire il verbo “parlare” , io non
sono arrivato al frutto. Ecco che allora ci vuole la dedizione della mente, con
pazienza, per arrivare ala maturazione del frutto.
Quindi il frutto matura soltanto dentro di noi, ma il
fuori serve per sollecitarci a giungere a questa maturazione.
Pinuccia A.: Il crollo
di tutto mi evidenzia quello che è eterno, ma la maggioranza degli uomini vive
per le cose che passano anche senza averle come fine accontentandosi soltanto
del piacere che queste cose possono dare.
Luigi: Ma questo è un fine.
Vivere per- è avere un fine. Noi come facciamo a rendere eterna una cosa che è
finita? Ripetendo; e questo diventa il fine.
Pinuccia A.: Questo
lavoro di eternizzare è questo di ripetere?!
Luigi: Certamente, non potendo
arrivare a ciò che è eterno, cerco di rendere eterno ciò che muta. Però, cosa
succede? Più mi ripeto e più le cose mi annoiano; perché a ogni ripetizione io
sono più stanco. Sono più stanco nel senso che l’ho già visto, perché l’ho già
gustato. Allora, anziché mangiare a casa devo andare a mangiare al ristorante,
poi dovrò andare in Liguria, e poi a Venezia, ecc.; ma ad un certo momento
tutte le cose mi annoiano.
La noia è più grande di noi.
Pinuccia A.: Invece se
abbiamo per fine qualche cosa di eterno, veramente eterno non restiamo
annoiati…
Luigi: No, perché è novità, in
Dio c’è una novità eterna; non c’è ripetizione. La ripetizione c’è soltanto
nelle cose finite. Le cose finite sono ripetitive fino all’esaurimento, fino
alla noia; per cui tu non sopporti più la cosa. Ecco perché per vivere, per
superare la nostra noia (che diventa poi la nostra morte), dobbiamo lanciarci
nella conoscenza di Dio, perché lì troviamo la novità per noi e per gli altri.
Per cui, chi lavora per sé, lavora anche per gli altri perché offre novità. In
un modo che sta morendo di noia, se tu cerchi Dio offri novità.
Pinuccia A.: Perché
oltre a liberarci dal nostro io ci libera proprio da tutte queste cose inutili.
Luigi: Certo, andare in
profondità costa molta fatica, è logico; mentre mangiare, anche se mi sposto da
un ristorante all’altro, si fatica meno. E il segno della noia o della
ripetizione è un messaggio di Dio che ci invita ad approfondire.
Pinuccia B.:
Approfondendo il segno “porta” siamo arrivati a capire che la porta è Dio
stesso…
Luigi: In Dio è Dio stesso. Per
noi la prima porta è la parola, poi diventa la mente, e man mano che si sale la
porta diventa quel passaggio che tu devi fare; in ultima la porta diventa il
Pensiero di Dio e poi il Padre.
Pinuccia B.: In
principio la porta è il fine, l’orientamento a ciò per cui sono stata creata, e
di lì inizia il vero lavoro della mente, fino ad arrivare al Padre. È
praticamente un anticipo di quello che Gesù ci dirà, perché tra alcuni versetti
dirà: “Io sono la porta”. Però non è ancora neppure la porta vera, perché si è
detto che i passaggi sono dall’interno all’interno, dall’interno al Pensiero di
Dio e dal Pensiero di Dio al Padre. Questo “Io sono la porta”, è l’Io del
Figlio?!
Luigi: Certo, “Nessuno viene al
Padre se non per mezzo di Me” (Gv 14,6).
Pinuccia B.: Ma è
l’ultima porta?
Luigi: Nel Padre diventa porta e ovile nello stesso
tempo.
Pinuccia B.: Se noi
siamo ben orientati al fine, cioè se abbiamo ben chiaro che l’unica cosa che
dipende da noi è cercare Dio e che l’esterno è Dio a farlo dialogando con questo
lavoro interiore che noi facciamo, noi possiamo sperimentare la Verità della
parola di Gesù “cerca prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto ti sarà
dato” (Mt 6,33). Se Gesù ci promette “tutto il resto” a maggior ragione ci
promette la realizzazione del fine.
Luigi: “Conoscerete la Verità”
(Gv 8,32).
Pinuccia B.: Di fronte
ad ogni prova che può essere “ladri o assassini” che ci orientano ad altri
fini, che possono essere persone o sollecitazione esterne, diventano banco di
prova se noi vogliamo veramente il fine giusto. Perché oltre a essere gli
spazzini (nel senso che se noi aderiamo a loro necessariamente esperimentiamo
il crollo dei valori, quindi si evidenzia il vero valore) nel momento in cui si
avvicinano a noi sono banco di prova. Già lì si rivela il nostro cuore. Ecco,
se noi abbiamo ben chiaro il fine ci accorgiamo di loro, per cui superando la
prova siamo più legati al fine.
Il nocciolo di questi tre argomenti mi sembra sia
l’invito ad afferrarci al fine, perché questa è la porta che ci introduce
nell’ovile e che ci fa fare questo lavoro di mente, di questi tre passaggi, e
ci difende dai ladri e gli assassini. Il fine va messo in principio.
Luigi: Il fine è la prima cosa da
mettere.
Alcuni pensieri conclusivi:
Franco: “La dove è il tuo tesoro
lì sarà il tuo cuore” (Mt 6,21)
Domenico: Il fine giustifica i
mezzi.
Giovanna: Se ho ben presente il fine
mi è facile distinguere le segnalazioni.
Luigi: Certo, se tu sai dove devi
andare sfrutti a dovere le segnalazioni. Questo fa capire che ciò che rende
significativa una cosa è il fine che tu persegui. Ma se manca il fine tutte le
cose sono senza significato.
Silvana: Solo se cerco Dio ho
presente Dio.
Pinuccia A.: Dio mi
propone l’ovile e mi indica la porta per entrarci, però solo con la mia
partecipazione posso entrare.
Pinuccia B.: Siamo
fatti per entrare nell’ovile e per rimanere nell’ovile.
Luigi: È difficile imparare a
entrare e a restare.
Pinuccia B.: Mi è
piaciuto molto il pensiero di stamattina: il rapporto con Dio non è una
questione di morale o di comportamento, ma è una ricerca di fine; perché allora
tutti i segni, se sono orientati lì sono buoni.
Di per sé i segni sono ambigui.
Luigi: Sì perché possono essere
rivestiti di tante intenzioni.
Pinuccia B.: Io posso
fare la stessa cosa che fa un’altra persona con tutta un’altra intenzione.
Luigi: L’intenzione è propria.
Pinuccia B.:
L’intenzione vera viene solo da Dio.
Luigi: E siccome l’intenzione di Dio
è una sola, perché Dio è uno solo, quell’intenzione non è più ambigua.
Pinuccia B.: Per cui
due persone che fanno la stessa cosa ma con l’intenzione di Dio hanno la stessa
intenzione.
Luigi: Certo. È Dio che unisce,
non sono i nostri propositi, i nostri impegni. Allora, guardando a Dio, se tu
hai lo stesso fine che ha un altro quel fine vi unisce, in caso diverso no!
Pinuccia B.: E per
ricevere l’intenzione da Dio non è che sia sufficiente la volontà sincera di
voler solo quello che vuole Lui. Quella può essere una preparazione però…
Luigi: La volontà è un’altra
cosa. È il pensiero. Tu non puoi pensare contemporaneamente a due cose. Tu come
volontà puoi essere molto ambigua. Tu puoi dire: “io voglio”, poi mentre lo
dici pensi ad altro. Quello che gioca è il pensiero. Tu non puoi pensare
contemporaneamente a due cose. Allora, quando pensi una cosa, tu puoi pensare
solo quella cosa, e lì sei sincera.
Pinuccia B.: Allora
l’intenzione si identifica col pensiero?
Luigi: Certamente.
Pinuccia B.: Invece
molte volte identifichiamo l’intenzione con la volontà.
Luigi: No! Quando tu dici “io
voglio”, già scappi
Pinuccia B.: Allora
non devo dire “voglio Dio”?
Luigi: No, devi pensarlo. Ogni
parola è sempre ambigua, va sempre cercata nello Spirito di Dio.