Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho
visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io
non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai
scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho
visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.» Gv 1 Vs 32-34
Titolo: “Vidi lo Spirito fermarsi su di Lui”
Argomenti:
25/Luglio/1976
Dall’esposizione di Luigi Bracco:
È un passo che ritengo
abbastanza difficile e richiederebbe molto, comunque prendiamo solo qualche
pensiero.
I punti principali sono:
·una promessa: “…vedrai…”,
·una scoperta: “…ho visto…”,
·e quindi la conseguenza: “… rendo
testimonianza…”.
La promessa “… vedrai…”,
dice Giovanni che gli era stata fatta nel deserto e basta questo accenno per
farci capire quello che avviene nella vita dello spirito e cioè che nel
silenzio, nel deserto, nel raccoglimento, l’anima raccoglie parole di Dio che sono promesse di qualcosa
che deve verificarsi nella nostra vita.
Se noi siamo ubbidienti
alla parola di Dio, vedremo l’attuazione di queste promesse:
vedendo l’attuazione di
queste promesse testimoniamo.
Sempre su questo fondamento
che Giovanni rappresenta l’uomo, rappresenta
l’umanità, quindi il problema che incontra ogni uomo.
Nel deserto il Signore,
lo Spirito, gli aveva fatto questa promessa: “Colui su cui vedrai lo Spirito
scendere e fermarsi, questi è Colui che battezza nello Spirito Santo”.
Ora, è proprio in
conseguenza di una promessa che in noi si forma un’attesa, il desiderio, per cui se in noi c’è una fame, un’attesa, un
desiderio delle cose di Dio, è perché in noi c’è già stata una promessa, altrimenti
noi non potremmo desiderare, non potremmo aspettare qualcosa se questo qualche
cosa non ci fosse stato promesso.
Quindi nella nostra
attesa c’è già la caparra di quello che ci è stato promesso, perché se ci è
stato promesso vuol dire che Dio ce lo vuole dare.
Ci saranno delle
condizioni necessarie da compiersi, ma da parte di Dio in quanto ci ha promesso
una cosa, è perché vuole darcela; quindi la nostra fame, il nostro desiderio,
la nostra attesa di -, è una caparra di ciò che Dio ci ha promesso: la fame è
caparra del pane che Dio vuole darci.
Poi Giovanni, ubbidendo
allo Spirito, andò a battezzare e battezzando, vide quello che gli era stato
promesso; di conseguenza vide: che cosa vide?
Il Vangelo dice: “Vide lo
Spirito scendere come una colomba”, non vide una colomba, vide lo Spirito
scendere come una colomba “su Gesù e fermarsi”.
La caratteristica è
questo fermarsi; non solo lo vide scendere lo Spirito, ma lo vide fermarsi,
cioè direi che ha individuato il Messia, l’Agnello di Dio che poi segnalerà,
l’ha individuato dal fermarsi dello Spirito su Gesù, su Colui che lui stava
battezzando.
Perché le azioni dello
Spirito sono due:
- lo Spirito che va e viene
·e lo Spirito che si ferma.
Gesù dice a Nicodemo che
“lo Spirito soffia dove vuole, tu ne odi la voce (il rumore, il soffio), ma non
sai donde venga né dove vada”; qui abbiamo lo Spirito che soffia cioè che va e
viene.
L’anima lo avverte però
non lo possiede, cioè non sta.
La caratteristica di Gesù
non è tanto che lo Spirito sia sceso su di Lui, ma che Giovanni l’abbia visto
fermarsi, e dirà più avanti: “Lo sposo è colui che ha la sposa” e fa il
confronto tra lo sposo e gli amici dello sposo.
Gli amici dello sposo in
che cosa si distinguono dallo sposo?
Che gli amici possono parlare
con la sposa, la vedono, la salutano, la sentono, però vanno e vengono: la
sposa non è sempre con loro; invece lo sposo resta, ha sempre la sposa.
Anche qui ci rivela la
caratteristica di Gesù, questo fermarsi con -;
la sposa sarebbe lo Spirito, per cui quando i discepoli di Giovanni vano
da lui e gli dicono: “Guarda che colui al quale tu hai reso testimonianza
battezza, fa più discepoli di te e tutti accorrono a Lui”, Giovanni risponde:
“Niente ha l’uomo che non gli sia dato dal cielo”.
Giovanni è l’amico dello
sposo e rende testimonianza che lo sposo è colui che ha la sposa e che “é
necessario che Lui cresca ed io diminuisca”.
Come ha fatto lui a dire
a vedere questo sposo che aveva la sposa?
Proprio perché ha visto
lo Spirito fermarsi sopra Gesù.
Però c’è un fatto
caratteristico in questo passo, e cioè che lui dice: “Io non lo conoscevo”, ma
quando vide lo Spirito che gli era stato promesso scendere e fermarsi, allora
“ho visto e ho capito che costui era il Figlio di Dio e rendo testimonianza che
costui è il Figlio di Dio”.
Lui dice che non lo
conosceva, però c’è un passo nel Vangelo in cui si dice che Gesù quando si
presentò a Giovanni per essere battezzato, Giovanni lo dissuadeva dicendogli:
“Sono io che devo essere battezzato da te e tu vieni a me?” e allora come lo
mettiamo d’accordo?
Perché se lui dice: “Sono
io che devo essere battezzato da te” vuol dire che lo conosceva e lo conosceva
come più grande di sé altrimenti non avrebbe detto: “Sono io che devo essere
battezzato da te!”
Gesù a quel punto
risponde: “Lascia fare perché è necessario compiere ogni giustizia” e allora
Giovanni lo battezza; battezzandolo vede, ma quello che vede gli fa scoprire
che quello che conosceva non lo conosceva, mi sono spiegato?
Che cos’è che conosceva e
che cos’è che non conosceva di Gesù?
Questo confronto ci
evidenzia che abbiamo due conoscenze e notiamo ancora che queste due conoscenze
sono ancora in Giovanni, il quale pur essendo il più grande tra i nati di donna
è il più piccolo tra i figli del Regno per cui i figli del Regno hanno una
conoscenza più grande di quelle due conoscenze che ottenne Giovanni nei
riguardi di Gesù per arrivare a segnalare: "Questi è l’Agnello di Dio”:
il Messia!
Quindi abbiamo una
conoscenza che ci conduce a scoprire Gesù come Messia, cioè come salvezza di
Dio e abbiamo una conoscenza successiva.
Infatti Gesù dirà ai suoi
discepoli: “Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete, beati gli
orecchi che odono quello che voi udite, perché molti profeti e re desiderarono
vedere quello che voi vedete e non lo videro e udire quello che voi udite e non
lo udirono”; i profeti sono coloro che desiderarono vedere perché c’era la
promessa, ma non poterono vedere.
Quindi abbiamo un’altra
conoscenza che ci fa beati, che si realizza con Gesù e che introduce nel Regno
e poi avremo ancora un’altra conoscenza che è quella dello Spirito Santo,
Pentecoste che è il possesso della presenza di Dio in noi, della Verità del
Padre e del Figlio.
Qui si verifica quello
che in Giovanni fu come segno, perché Gesù promette: “Noi verremo a lui e
faremo la nostra abitazione”, ecco lo Spirito che abita e che Giovanni vide
scendere e restare su Gesù.
Gesù al termine della sua
vita promettendo la venuta della Pentecoste, la venuta del Padre e del Figlio
dice: “ I figli restano sempre nella casa del Padre, invece i servi non restano
per sempre”, (non possono restare per sempre)e ritroviamo che chi può restare,
che ha la sposa è quello che è tutto di -, che appartiene a -, per cui lo
Spirito si ferma là nelle cose sue.
Quand’è che noi ci
fermiamo?
Ci fermiamo quando
siamo in casa nostra; a casa nostra ci
fermiamo e ci riposiamo, invece dov’è
che andiamo e usciamo? È là dove non siamo a casa nostra.
Dov’è che lo Spirito si
riposa?
Lo Spirito si riposa là
dove è casa sua perché l’anima è tutta di -, ed è la caratteristica
dell’Agnello.
Quando avevamo parlato
dell’Agnello ho detto che l’Agnello è la creatura tutta di -, è la prediletta,
è tutta soltanto di Dio, per cui Giovanni vide in Gesù, che pur conosceva
umanamente, o lo conosceva per sentito dire, qui ha avuto la conferma della
promessa, ha visto la realizzazione della promessa, quindi ha fatto una
scoperta nuova e quella scoperta nuova che lui ha fatto gli ha fatto dire: “Io
non lo conoscevo!”
Molte volte noi crediamo
di conoscere una persona perché la conosciamo esteriormente, ma quando poi
scopriamo qualcosa di quella persona, questa scoperta ci fa dire: “Io non lo
conoscevo!”
Quindi abbiamo conoscenze
diverse, progressive; se Giovanni fosse poi entrato con i discepoli di Gesù,
quando avesse sentito parlare Gesù dei segreti del Regno di Dio, avrebbe ancora
detto: “Ma io non lo conoscevo!”
E alla vigilia della
Pentecoste Gesù dirà ai suoi discepoli: “Fin ora non mi avete conosciuto!”,
eppure prima aveva già detto: “Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete
…”: quindi abbiamo tutta una conoscenza progressiva fino ad arrivare a quella
vetta della Pentecoste.
Per cui a Pentecoste, gli
Apostoli diranno: “Noi prima non lo conoscevamo!”: eppure lo conoscevano!
Man mano che la
conoscenza si fa in noi, noi scopriamo che quello che noi credevamo fosse
conoscere non era conoscere (fintanto che non si arriva all’anima delle cose).
Ora qui è detto: “Io ho
visto lo Spirito scendere!”
Cosa vuol dire questo? Perché
noi dobbiamo sempre pensare che in tutte le cose che il Signore ci mette
davanti agli occhi sono messaggi per la nostra vita spirituale: che cosa ci
dice questo messaggio di Giovanni : “Io ho visto lo Spirito scendere”?
Lo Spirito scendendo e
restando l’ha illuminato.
Lo Spirito scende in
quanto viene dall’alto; Gesù stesso prima di ascendere raccomanda ai suoi
discepoli di fermarsi in preghiera, in Gerusalemme, fino a quando non siano
investiti dello Spirito “dall’alto”.
Cosa vuol dire questo?
Che messaggio reca per ognuno di noi questo fatto?
Lo Spirito che illumina
segnala, ci fa scoprire qual è il Messia (Messia vuol dire la salvezza di Dio),
la nostra salvezza.
Perché noi vivendo nel
mondo, vedendo la realtà o realtà diverse, chiamiamo “mia salvezza” altro da
Dio, magari il denaro, la creatura, il posto di lavoro, gli affari.
Quand’è che noi arriviamo
ad individuare: “Dio è la mia salvezza!”?
Allora noi possiamo dire:
“Gesù”, nessuno può dire: “Gesù”, Gesù vuol dire “salvezza di Dio”, ” la mia salvezza
è Dio”.
Nessuno può dire: “La mia
salvezza è Dio se non per mezzo dello Spirito Santo”, dice S. Paolo.
Noi possiamo cioè dire
Gesù come nome, ma non possiamo dire “Dio è la mia salvezza” se non per opera dello Spirito Santo.
Giovanni vide la salvezza
di Dio, vide Gesù, l’Agnello di Dio, per opera dello Spirito Santo, ma questo
Spirito scende dall’alto.
Quello che vide Giovanni,
è quello che ognuno di noi deve vedere perché Giovanni rappresenta l’uomo, la
sintesi dell’Antico Testamento verso la quale stiamo camminando per arrivare ad agganciarci al Cristo.
Per arrivare al Cristo
dobbiamo scoprire che la nostra salvezza è Dio e allora solo qui, ci
trasferiamo in Gesù, ma per poter individuare questo bisogna ricevere lo
Spirito dall’alto, non lo Spirito di Pentecoste, perché Giovanni non ricevette
lo Spirito di Pentecoste.
È sempre lo stesso
Spirito, ma la conoscenza che Giovanni ebbe del Messia, è molto diversa dalla
conoscenza che ebbero gli Apostoli a Pentecoste, infatti come Lui lo segnalò,
dopo un po’ sparì dalla scena!
Il suo messaggio era
finito e si aprì alla morte!
Praticamente trasferì i
suoi discepoli a Gesù e lui ha cessato la sua missione, però per poter
individuare ricevette lo Spirito, direi il segno dello Spirito: “Come una
colomba che scende dall’alto”.
Questo è per dire a noi
che dobbiamo aspettare dall’alto, cioè fissare il nostro sguardo a Dio se
vogliamo capire, scoprire la salvezza di Dio.
Cioè per arrivare a
Cristo, per scoprire l’importanza del Cristo, come Dio sia salvezza per la
nostra vita, dobbiamo guardare a Dio perché è dall’alto che ci viene la
segnalazione dello Spirito, che ci fa capire Colui che salverà la nostra vita,
per cui potremo dire ai nostri pensieri, come Giovanni disse alla gente: “Ecco,
questi è l’Agnello di Dio. Colui che toglie il peccato dal mondo”.
Noi quando abbiamo
parlato del peccato, abbiamo specificato che Gesù non è venuto per togliere il
peccato dal mondo esterno, perché dopo duemila anni il mondo è tutt’altro che
tolto dal peccato, ma tenendo presente che Gesù dice che non c’è nulla
dall’esterno che possa infirmare l’uomo, ma che è quello che parte dall’uomo
che rende cattivo il mondo, capiamo che Gesù è venuto per togliere la fonte
avvelenata dall’interno dell’uomo.
In che cosa consiste il
peccato interiore dell’uomo?
Avevamo notato all’ora
che l’essenza del peccato sta in una omissione di riferire le cose a Dio in
quanto noi ci fermiamo alla creatura.
Per cui noi facciamo le
scelte in base al sentimento: ”Questo mi piace, questo non mi piace, questo piace
agli altri, ecc.”
Se trovo qualcuno che mi
dà la possibilità di collegarmi con Dio, di mettere Dio al centro e di riferire
le cose che arriva no a me non al pensiero del mio io, non al pensiero degli
altri, ma a Dio, ma al Pensiero di Dio, questi mi libera dal
peccato interiore.
Liberandomi dal peccato
interiore, potrei anche essere immerso nella melma del mondo senza esserne
toccato, perché dice Gesù, che per colui che ha l’occhio puro tutto è puro,
tutto arriva da Dio, quindi anche la melma
viene da Dio come opera di purificazione ulteriore, e non c’è niente che
possa farmi male.
Scoprire l’Agnello che
toglie il peccato dal mondo, è scoprire colui che ci dà la possibilità di
evitare questa omissione che noi facciamo non collegando le cose, i pensieri, i
giudizi, con il Pensiero di Dio.
Fermandoci ad altri
pensieri, noi praticamente preferiamo la creatura al Creatore, cioè seminiamo
il peccato dentro di noi; questo peccato poi dopo lavora e naturalmente ci
rende schiavi di tutte le cose che noi poi chiamiamo il peccato del mondo.
Quindi Gesù viene ad
operare questa salvezza che è una salvezza nettamente personale perché viene a
dare a noi la possibilità di conoscere il Padre e conoscendo il Padre quindi di
riferire tutto al Padre, di averlo quindi come centro di vita.
Noi già come giustizia
sappiamo che dobbiamo mettere Dio al centro, e questo è Antico Testamento; se
noi accettiamo questa giustizia, mettendo Dio al centro non è che noi togliamo
il peccato, perché non basta riconoscere che è giusto.
Facendo questo, io mi
costruisco una sfera di sogno, un ideale, ma la pratica è diversa per cui mi
accorgo che c’è una frattura per la quale io vedo il bene e faccio il male:
“Chi mi libererà da questo corpo di morte?”
Ecco il bisogno di Gesù,
la salvezza di Dio, ma chi mi farà
individuare questo Gesù?
Soltanto lo Spirito che
discende dall’alto, soltanto guardando
Dio.
In noi c’è la sfera
intellettuale, spirituale, e c’è la sfera materiale, ma fra le due c’è una
grande frattura per cui noi nel sogno, nell’intelletto, se siamo giusti,
mettiamo Dio al centro e quindi vediamo la vita come dovrebbe essere o come
sarebbe bello se si vivesse così, però la realtà è ben diversa.
Allora abbiamo bisogno di
trovare Uno in questa realtà diversa che mi faccia questo collegamento e mi
faccia trovare il Padre come realtà e questi è quello che toglie il peccato dal
mondo.
Quando Giovanni vide
questo fatto: lo Spirito che scendeva, non vide un fatto esterno, ma lo vide
solo lui interiormente perché dice: “Io vidi e adesso testimonio”, non lo
videro gli altri perché è lui che segnala, quindi gli altri non videro niente.
Evidentemente fu un fatto
personale, una individuazione interiore perché vide la realizzazione del sogno
che aveva avuto nel deserto.
Cosa vuol dire per noi questo
vedere scendere lo Spirito?
Vuol dire che ha visto
realizzato quello che nel deserto, quindi nella preghiera, nel sogno, nel
silenzio vide.
Trovandosi davanti a
Gesù, e battezzandolo, ha visto la realizzazione, ha visto il cielo scendere
sulla terra.
Se lui non avesse
accettato di battezzarlo, perché: “Sono io che devo essere battezzato da te e
tu vieni a me?”, non avrebbe visto la salvezza di Dio.
Vedete che abbiamo qui lo
stesso riferimento di Pietro: “Io non mi lascerò lavare i piedi da te, mai!”, e
Gesù: “Se tu non ti lasci lavare i piedi da me non avrai parte con me in
eterno!”, “Adesso non capisci, capirai dopo!”, ecco la luce che scatta.
Per cui Giovanni sapeva
che Lui era più grande, ma era una conoscenza umana, forse intuitiva, tant’è
vero che quando dopo vide, per opera dello Spirito, disse: “Io non lo
conoscevo!”, non lo conosceva così.
Soltanto battezzandolo,
cioè accettando quello che per lui era assurdo, ricevette l’illuminazione, vide
il disegno di salvezza di Dio, vide Gesù.
Ha visto che Dio salva
mettendosi nelle nostre mani, sottomettendosi a noi ed abbiamo la conferma di Gesù che lava i piedi a
Pietro.
Lasciandosi lavare ha poi
dovuto capire, quindi abbiamo apparentemente un assurdo perché Dio dovrebbe
essere servito invece Dio viene a sottomettersi alla creatura e la salva
servendola.
È lì che scatta la
folgorazione perché ha visto una cosa che prima non vedeva, prima predicava ed
insisteva dicendo: “Fate frutti degni di penitenza perché il Regno di Dio è
vicino”, cioè prima voleva fare l’uomo degno di Dio, mentre qui ha scoperto che
Dio viene a salvare l’uomo indegno.
È lì la scoperta della
salvezza di Dio, per cui Gesù poi dirà: “Io sono venuto per i peccatori, per i
malati, non per i giusti”, cioè Dio salva l’uomo sottomettendosi a lui e qui
abbiamo tutta la visione di come Dio regna nel mondo, la problematica del
peccato, perché Dio salva umiliandosi fino a lasciarsi uccidere e salva proprio
attraverso questo.
Non so se ho reso la
folgorazione che ebbe Giovanni battezzando: battezzando lui afferma un’autorità
perché il suo battesimo era per rendere degno l’uomo a ciò che è superiore,
adesso non poteva battezzare Gesù che riconosceva superiore.
Eppure, accettando il
battesimo di Gesù, vide che il superiore
è inferiore nel disegno di salvezza di Dio, capì il disegno di salvezza di Dio.
Dio salva sottomettendosi
all’uomo, Giovanni lo capisce e lo segnala all’umanità.
Ha visto l’umiliazione,
la croce di Gesù in Gesù che si sottometteva a lui, e che gli diceva: “È necessario compiere ogni
giustizia”.
Compiendo la giustizia la
luce scatta.
Pensieri tratti dalla conversazione
Eligio: Potresti precisare in che modo Gesù ci salva
sottomettendosi a noi?
Luigi: Qui ci trasferiamo al problema della
croce: lasciandosi uccidere ci fa toccare con mano quello che portiamo dentro
di noi.
Eligio: Il Battista lo conosce e Lui si sottomette al
Battista?
Luigi:Sì, il Battista lo conosce come superiore…
Eligio: L’atteggiamento del Battista, che rappresenta
tutta l’umanità, non è l’atteggiamento di tutti gli uomini, perché Lui si
sottomette a tutti gli uomini…
Luigi:Gesù si sottomette a tutti gli uomini e in
Giovanni Battista abbiamo tutti gli uomini, abbiamo tutta l’umanità, in lui
abbiamo l’ultimo dei profeti, il più grande dei profeti, quindi abbiamo l’uomo
giusto, e proprio perché era giusto dice: “No, sono io che devo essere
battezzato da te, non tu da me!”
Sia perché abbiamo in sua
madre l’azione dello Spirito Santo, sia perché abbiamo l’incontro con Maria,
sia perché ne aveva sentito parlare, poi lui stesso è un asceta, ha avuto
l’intuizione, eppure disse: “Io non lo conoscevo!”.
Non conosceva certamente
questa luce: di come Dio salva; per cui come ha visto “come Dio salva”, lo
ha segnalato: “La salvezza sta lì!”
Per cui Dio si umilia, si
umilia anche nelle cose di peccato, le più umili, le più povere, si mette a
nostro servizio, si lascia fare da noi quello che noi vogliamo, perché proprio
facendo quello che noi vogliamo su di Lui, “Ecco l’uomo!”, dirà Pilato, prendiamo coscienza del male che facciamo.
Eligio: Si umilia in quello che è umano, perché Dio è
trascendente!
Luigi:Direi che Giovanni ha scoperto che non è
l’uomo che deve salire a Dio per diventare degno di Dio, per conoscere Dio, ma
è Dio che scende al piano dell’uomo peccatore, ed è lì la tragedia, e lo
salva abbassandosi, annientandosi.
Giovanni ha visto questo:
ha visto che la salvezza di Dio sta li e allora l’ha segnalata! “Ecco la
salvezza di Dio!”
Eligio: Ecco Giovanni rappresenta l’umanità giusta
che mette Dio al centro, benché direi che nelle varie fasi della sua vita, ad un certo momento incontra Gesù che viene a
chiedergli il battesimo….
Luigi:Come uomo giusto non accetta…
Eligio: Puoi spiegare il significato del battesimo,
il significato dell’incontro con Gesù e il significato della richiesta di Gesù
ad essere battezzato da Giovanni….
Luigi:Il battesimo non è il nostro battesimo, ma è
il battesimo di Giovani il Battista! Sia ben chiaro!
Battezzare vuol dire dare
un nome. Gesù che si presenta a noi chiedendoci: “Quale nome mi dai?”
Eligio: Sarebbe allora la stessa richiesta che fa ai
discepoli: “Voi chi dite che io sia?”, “E tu, chi dici che io sia?”
Luigi: Dio viene alla creatura, si abbassa e le dice:
“Che nome mi dai tu?”, cioè: “Quale prezzo dai a me?”, quale amore, in quale
punto della tua vita tu mi poni e a seconda del nome che tu mi dai riveli il
tuo cuore.
Lui si sottopone alla
creatura in quanto si presenta alla creatura e lascia che la creatura gli dia
il valore, gli dia la stima.
In effetti Dio si presenta a noi ogni giorno e chiede di essere stimato (“Mi
stimarono per trenta monete d’argento”).
Noi, nella nostra vita,
continuamente diciamo l’importanza che diamo a Dio e che cosa preferiamo a Lui:
il dramma è tutto lì!
È Dio che si sottomette
alla creatura!
Pinuccia: Ma il battesimo non vuol dire ”
illuminazione”?
Luigi: L’illuminazione è una conseguenza! Il
battesimo è un’immersione in -, infatti Giovanni partì con questo battesimo,
partì con: “Fate penitenza”, che vuol dire: “Rendetevi degni, mettete Dio al
centro!”: questa è la giustizia fondamentale, perché è la condizione per poter
-. Poi ad un certo momento scopre, direi che è stata una cosa improvvisa, lui
attraverso il battesimo, tendeva a rendere l’uomo degno di Dio, invece ha scoperto
che Dio salva sottomettendosi all’uomo indegno.
Pinuccia: Il vero battesimo sarebbe poi questo?
Luigi:No, il vero battesimo è sempre immersione
nella giustizia; ed è proprio in questa preoccupazione di mettere Dio al
centro, lui ha la grande rivelazione: che non è direi una contraddizione. Certo
l’argomento è difficile per cui bisognerebbe poterne parlare a lungo. Giovanni
scopre la salvezza di Dio!
Pinuccia: Non riesco a mettere insieme questi due
concetti di battesimo. Battesimo vuol dire dare un nome e illuminare: dare un
nome a Dio sarà la conseguenza dell’illuminazione, cioè lì scopro Dio che mi
chiede che io gli dia un nome, che si sottomette a me…
Luigi:No, in quanto si sottomette a me, lo fa a me
che sono ingiusto, indegno, per cui gli do un nome, e chissà che nome gli do,
perché magari lo metto in un angolo, preferisco i trenta denari.
Pinuccia: Allora il battesimo è illuminazione o è dare
un nome a Dio?
Luigi:Ma, non so dirle!
Eligio: Luigi, non pensi che siano le due cose
insieme?
Luigi: Proviamo ad approfondirlo!
Pinuccia: Da come ha spiegato mi pare che questa sia
una conseguenza e che si collegano così, cioè prima c’è il battesimo come
predicazione della giustizia essenziale, facendo questo c’è l’illuminazione:
Gesù mi salva sottomettendosi a me…
Luigi: No, un momento! Giovanni è stato illuminato,
non gli altri sono stati illuminati, Giovanni ha fatto la scoperta e Giovanni
ha segnalato.
Eligio: E di fatti lo battezza, dà il nome che gli
compete, ecco perché l’illuminazione e il battesimo, il dare il nome sono
strettamente collegati.
Luigi: Sì,
il battesimo di Giovanni è un’immersione nella giustizia di Dio, quindi
predica già un’illuminazione perché invita gli uomini a fare la giustizia
essenziale; e gli uomini non potrebbero fare questa giustizia essenziale se
non ci fosse questa luce prima.
Perché noi abbiamo una
prima manifestazione di Dio: che Dio è il Creatore, che è Dio che fa tutto. In
base a questa prima manifestazione, noi siamo tenuti a dare una prima risposta, a fare una prima
giustizia.
Il battesimo del Battista
è ancora nell’Antico Testamento, cioè non è altro che la risposta alla prima
manifestazione di Dio: “Io sono il Creatore, il Signore Dio tuo! Quindi mettimi
al centro della tua vita!”
Eligio: Questo viene considerata un’illuminazione da
parte del Battista.
Luigi: Battesimo come immersione, come giustizia
nella Verità di Dio: per cui, mettendo Dio al centro, ci prepariamo
all’incontro col Cristo.
Eligio: Ci prepariamo al secondo battesimo: al
battesimo che il Battista fa al Cristo.
Cioè al nome che la
creatura, che ha fatto questo atto di giustizia di mettere Dio al centro, dà al
Figlio di Dio per stabilire poi questo rapporto personale.
Luigi: Sì.
Eligio: E quindi non sono automaticamente collegati?
Pinuccia: No, perché lui fa la differenza tra il
battesimo che Giovanni praticava e il battesimo che dà a Gesù.
Eligio: E già, c’è una differenza! È molto diverso,
Giovanni non poteva mica dare a Gesù lo stesso battesimo che dava ai suoi
discepoli! Non poteva mica dire a Gesù: “Metti Dio al centro della tua vita!”
Pinuccia: Come rito esteriore è uguale, ma come
significato è diverso!
Luigi: Gesù viene per essere battezzato, cioè per
sottomettersi a Giovanni e dice: “Lascia fare perché è necessario così compiere
ogni giustizia”.
Pinuccia: Cosa vuol dire questo?
Luigi: “… perché si compia ogni giustizia” perché
non c’era bisogno che Gesù si sottomettesse a Giovanni! Ma perché lo fece?
Abbiamo detto che qui abbiamo la sottomissione del Creatore alla creatura e
Giovanni era la creatura, era l’Antico Testamento: abbiamo la sottomissione del
Nuovo Testamento all’Antico Testamento! E Gesù dice che questo è necessario:
" … compiere ogni giustizia”! Cioè è Gesù che si offre ad essere
riconosciuto dall’Antico Testamento, perché Lui stesso dirà: “Scrutate le
Scritture, parlano di me!”.
Lui, venendo, si presenta
ad essere riconosciuto dall’Antico Testamento.
Giovanni rappresenta la
sintesi dell’Antico Testamento: ecco che Gesù si sottomette a Giovanni e
Giovanni lo riconosce perché si è sottomesso.
In Giovanni abbiamo il
più grande dei profeti, dove abbiamo la voce di tutti i profeti, ma i profeti
parlavano di Gesù; proprio Gesù, venendo e sottomettendosi a Giovanni, in lui
tutti i profeti lo riconoscono: “Era quello di cui noi parlavamo”.
Per cui: “Io sono venuto
a battezzare nell’acqua affinché fosse
manifesto!”
Tutti i profeti dicono:
“Noi abbiamo parlato, abbiamo profetato,
per segnalare Lui!”
Ma come lo
riconoscerebbero se Gesù non fosse venuto a farsi battezzare, cioè a sottomettersi?
È sottomettendosi che
l’uomo scopre, altrimenti l’uomo non può scoprire quello che è al di sopra, è
quando lui si mette sotto, quindi conferma la giustizia di Giovanni e quindi
conferma anche tutto l’Antico Testamento: “Scrutate le scritture, parlano di
me!”
Allora loro lo
riconoscono, Giovanni lo riconosce, ma lo riconosce proprio perché Lui si è
sottomesso.
Essendo l’uomo giusto lui
non voleva che Gesù si sottomettesse, ma se Gesù non si fosse sottomesso, lui
non l’avrebbe riconosciuto come “salvezza di Dio”.
Ecco a questo punto
capisco che c’è ancora qualcosa da approfondire, però a me sembra che fosse
necessaria questa sottomissione al battesimo di giustizia, sottomissione
all’Antico Testamento.
Lui che è il Nuovo Testamento,
si doveva sottomettere all’Antico Testamento per compiere la giustizia; perché
l’Antico Testamento dicesse: “È lui!”.
Perché altrimenti
l’Antico Testamento non avrebbe potuto segnalarlo se Lui non si fosse offerto
alla “misura” dell’Antico Testamento.
Per cui Gesù dice:
“Lascia fare perché è necessario compiere ogni giustizia”, allora in che cosa
consiste questo “compiere ogni giustizia”?
Il compiere ogni
giustizia di tutto l’Antico Testamento era proprio questo convergere verso di
Lui.
Ora, la giustizia sta nel
segnalare la meta verso cui stiamo andando: allora come avrebbe potuto
segnalare se Lui non si fosse sottomesso a questo.
Sottomesso, riconosciuto,
lui parte come nuovo, ormai ha avuto il battesimo dell’Antico Testamento.
L’Antico Testamento ha riconosciuto il suo Messia; ha riconosciuto colui di cui
tutto parlava.
Eligio: Hai detto che battezzare vuol dire “dare un
nome” e che Gesù si presenta dal Battista per questo rito, però dato che Gesù
come Figlio di Dio si sottomette ad ogni creatura, sia a quella giusta che a
quella meno giusta, quindi Gesù chiede questo battesimo ad ogni creatura.
Luigi: Certo, ed è lì la scoperta che ha fatto il
Battista. Perché il Battista riteneva di fare secondo il processo dell’Antico
Testamento che è “Convertitevi, fate penitenza! Ascoltate la legge! Mettete Dio
al centro perché Dio è il compimento di ogni giustizia!”
Quindi tutto l’Antico
Testamento è impostato su rendere la creatura degna di Dio, giusta secondo Dio,
fare la creatura giusta: la salvezza di Dio si rivela nel sottomettersi alla
creatura ingiusta! “Io sono venuto a salvare l’uomo peccatore!”
Ma cosa succede? Che
scoprendo quello lui scopre tutto il Regno di Dio è ormai alla soglia del Regno
di Dio, perché scopre tutta la problematica che c’è nell’universo; tutto
l’universo, praticamente, è Dio che si sottomette alla creatura.
Qui si apre un sipario!
Ora Giovanni Battista è arrivato a questo limite qui, cioè in questo Gesù che
si sottometteva al suo battesimo, lui ha visto tutto l’universo, tutte le
creature, tutta l’opera di Dio nell’universo per salvare l’uomo.
Eligio: Quindi Giovanni è l’uomo che è arrivato più
vicino all’opera di Dio, alla scoperta dell’opera di Dio.
Luigi: Certo! Ha visto la salvezza di Dio! Ma non
diciamo “salvezza di Dio” = Cristo; diciamo “la salvezza di Dio nell’universo, cioè
come Dio opera per salvare gli uomini:
sottomettendosi, che poi dopo di sintetizza nella croce di Cristo.
Per cui Cristo morto
rivela a tutti la salvezza di Dio già annunciata dal Battista.
Per cui c’è un’intuizione
già in questo: in Gesù sottomesso al battesimo del Battista, c’è già, da parte
del Battista, l’intuizione della croce. Abbiamo la creatura che prevale sul
Creatore, ma in quanto il Creatore si sottomette! Prima abbiamo la creatura che
tende ad elevarsi per diventare giusta, per diventare secondo Dio, fedele a
Dio, e scopre che Dio si abbassa al punto tale per cui la creatura indegna
uccide il suo Dio.
E allora scopre la chiave
del problema dell’assenza di Dio; dell’uomo che può spadroneggiare, che ritiene
di essere Dio, e di Dio che non risponde.
È tutta questa
sottomissione di Dio all’uomo per - , “Ah, ho visto l’opera di salvezza di Dio
attraverso questa sottomissione di Dio all’uomo!”
Quando si dice: “Dio
tace!”, è Dio che prende su di sé i nostri mali i nostri peccati, ci fa fare
certe azioni, per cui se ho dentro di me un pensiero cattivo, Dio mi dà la
possibilità di esternarlo, di farlo quindi lo prende su di sé; perché se Lui
non lo prende su di sé io non posso farlo! In quanto l’ho fatto, Lui lo
attribuisce a sé.
Eligio: In che modo lo prende su di sé, perché se io
faccio un’azione cattiva e la subisci tu, in che modo Cristo prende su di sé la
conseguenza?
Luigi: Perché la creatura, anche se subisce su di sé
l’azione cattiva dell’altro, la deve prendere da Dio, la deve ricevere da Dio!
Tutto quello che noi riceviamo, non per opera nostra, dobbiamo prenderla dalle
mani di Dio, perché tutto quello che accade è per opera di Dio. Allora la creatura che riceve da un’altra
creatura un’opera malvagia, deve prendere quest’opera dalle mani di Dio e
certamente è buona, per questa creatura che la subisce! Es. del piede pestato!
Se uno riceve questo dalle mani di Dio, se prendo questa lezione da Dio, mi
ritorna in bene.
Eligio: Mi è difficile capire come Dio subisca il
pestaggio del piede! Come si ripercuota su Dio!
Luigi: Perché se Dio non prendesse su di sé la mia
malvagità, mi direbbe certamente di fare questo! In quanto prende su di sé la
mia malvagità, per cui Lui mi fa fare un’azione cattiva verso un altro, per cui
l’altro, innocente, subisce…
Eligio: Mi fa fare………è difficile da mandare giù…
Luigi: Tu non potresti farlo se Dio non te lo facesse
fare, capisci?
Eligio: Se Dio non me lo permettesse…Dio non mi
insegna di pestarti un piede!
Luigi: Certo, Dio non insegna così, però se io ho un
pensiero cattivo dentro di me, se ho dimenticato Dio, avendo dimenticato Dio
faccio il male, però il male esterno non lo posso fare, se Dio non me lo fa
fare.
Dio vuole che noi
pensiamo a Lui, che noi restiamo uniti a Lui, se noi restiamo uniti a Lui ne
consegue del bene e tutto quello che facciamo è per opera sua, questo è chiaro
no? Tutto quello che facciamo è per opera sua! Però le azioni sono buone perché
siamo uniti a Dio, però le azioni sono di Dio. Se qualcuno dicesse: “Questo
uomo opera perché è santo!”, sbaglierebbe di molto, perché l’azione è di Dio!
Io non sono unito a Dio,
non essendo unito a Dio sono in una situazione di peccato, il peccato lo porto dentro
di me, ma fintanto che lo porto dentro di me non me ne accorgo del male che
porto, se non lo esteriorizzo.
Io posso portare il
delitto dentro di me ma non me ne accorgo del male che porto dentro di me
finché non uccido! È soltanto esteriorizzando che prendo coscienza della cosa;
quindi io potrei andare difilato all’inferno se Dio mi impedisse di prendere
coscienza del male che porto dentro di me. Come faccio a prendere coscienza del
male che porto dentro di me?
Eligio: Come farebbe ad essere male se non ne sono
cosciente?
Luigi: In quanto io sono staccato da Dio, io la
coscienza ce l’ho solo con Dio, staccato da Dio scambio il male per bene,
lontani dalla luce, nelle tenebre, c’è la confusione; per vedere il male io
devo essere nella luce, per vedere il mio errore io devo essere con la luce, ma
lontano dalla luce io non vedo nemmeno il mio errore. Per cui Gesù dice: “Vi
manderanno a morte credendo di rendere gloria a Dio e ciò fanno perché non conoscono
il Padre!”. Quindi ci fa capire che l’anima che è lontana da Dio, non
s’accorge del suo peccato, non può prendere coscienza, perché per prendere coscienza deve essere con la
luce!
Eligio: E come può essere responsabile se non ne ha
la coscienza?
Luigi: Tu capisci che la responsabilità sta in
questo: che l’uomo che è egoista fa un’opera di ingiustizia; in quanto noi non
siamo uniti alla luce, noi non prendiamo coscienza di quello, a meno che Dio ci
dia la possibilità di esternare, di materializzare, di farlo questo errore, una
volta che l’ho fatto (in sintesi, il punto estremo è l’uomo che uccide il
Cristo!); prima di uccidere il Cristo, l’uomo non pensava nemmeno di ucciderlo,
infatti abbiamo tutta una discussione con i Farisei, e Gesù che dice: “Voi
cercate di uccidermi!”, e loro: “Ma tu sei pazzo, chi cerca di ucciderti?”,
“Voi cercate di uccidermi perché le vostre parole non penetrano in voi!”.
All’ultimo che ha avuto ragione è stato Gesù, effettivamente l’hanno ucciso
perché le sua parole non sono penetrate; ma loro quando Gesù dice: “Voi cercate
di uccidermi!”, loro erano convinti di non volerlo uccidere! Eppure lo
uccidevano! Noi diciamo che uccidiamo Dio non tenendo conto di Lui dentro di
noi, ma chi si rende conto che noi uccidiamo Dio dentro di noi?
Ecco, non ce ne rendiamo
conto! Come mai non ce ne rendiamo conto?
Perché è un fatto
interiore; quando però l’hanno messo in croce, l’hanno ucciso, allora sì: ecco
il corpo del delitto! Tu capisci però che questo corpo del delitto non avviene
se Dio non prende su di sé, e Cristo ha preso su di sé il nostro peccato, per
questo si è lasciato uccidere; se non si lasciava uccidere … ho reso l’idea?
Pinuccia: Prendere su di sé vuol dire che è lui che ce
lo fa fare…
Luigi: Certo! Perché per darci la possibilità di
farlo, intanto facendolo noi prendiamo coscienza, del male che portiamo dentro
di noi; io sono egoista, sono orgoglioso per cui non mi rendo conto che uccido
i miei fratelli, ma il giorno che io, seguendo il mio orgoglio, arrivo ad
uccidere materialmente il mio fratello, io prendo coscienza di quello che
portavo dentro di me: “Ma è possibile che io abbia fatto questo?”, perché
ragiono nel pensiero del mio io, quindi ho bisogno che questo mio io possa fare
qualche cosa, cioè fare il male.
Pinuccia: Il male è uno solo: sarebbe quello di non
tenere conto di Dio, ora se io non tengo conto di Dio, non ho coscienza di
questo mio male?
Luigi: Sì, io la coscienza ce l’ho in questo senso:
che l’essere egoista è sempre continuamente contraddetto perché sa che essendo
egoista….
Pinuccia: Non basta questa coscienza che io non sto
mettendo Dio al primo posto perché è difficile…
Luigi: Non mi rendo conto perché io ho altri valori
che mi giustificano: “Abbimi per giustificato! Io ho il lavoro, io ho i campi,
io ho la moglie, io ho la casa, abbimi per giustificato”, quindi è necessario
battere il naso, è necessario compiere il delitto; ma questo compiere il
delitto noi non lo possiamo fare se Dio non ce lo fa fare. Ora, per farcelo
fare, vuol dire che prende su di sé il nostro peccato, cioè sotto un certo
aspetto assume su di sé la responsabilità di quella stupidità che noi siamo, e
dice: “Guarda che l’ho fatto io.
Altrimenti noi, in
Cristo, non avremmo la salvezza! Avremo soltanto il biasimo eterno del nostro
delitto e invece ad un certo momento incontriamo Cristo che ci dice: “Sono io
che sono venuto a morire per salvarti!”.
Il Padre dice: “Sono io,
per salvarti!”
Pinuccia: …………..la misericordia…
Luigi: Ora tu capisci che in Cristo noi abbiamo la
sintesi di tutta l’opera di Dio, in tutte le cose, anche le cose più piccole della nostra vita, Cristo è la
pienezza del tempo.
Cosa vuol dire “pienezza
del tempo”?
È Colui in cui si
riassume tutto il Regno di Dio, cioè tutto il modo di operare di Dio con gli
uomini.
Regno di Dio vuol dire
“modo di operare” che ha Dio con gli uomini!
Allora se in Cristo
certamente noi abbiamo uno che ha preso si di sé le nostre colpe, ed è
evidentissimo, ha preso su di sé i nostri mali, perché Lui è innocente perché
quando lo uccidiamo non troviamo la colpa, perché quando muore un delinquente
io dico: “Beh, una parte di colpa ce l’aveva!”, in Cristo invece non posso
trovare una colpa!
Quindi abbiamo un
innocente che soffre, che quindi ha preso su di sé.
In Cristo noi abbiamo
questa grande rivelazione che già ha intuito il Battista nel vedere il Cristo
che si sottometteva al suo battesimo, ha intuito, ha visto per cui l’ha gridato
come Dio fa per salvare gli uomini.
Questa sottomissione,
questo prendere su di sé è una
problematica molto profonda che ci apre a capire tutta l’opera di Dio.
Dio che fa perché prende
su di sé, prende su di sé il nostro peccato, prende su di sé i nostri mali,
prende su di sé quello che noi siamo per cui abbiamo gli innocenti che
soffrono, è Dio che li fa soffrire ma per salvare!!
Per cui per ogni uomo
orgoglioso c’è un innocente che soffre per lui, perché è Dio che glielo mette
lì davanti, perché è Dio che prende su di sé il suo peccato per salvare
l’orgoglioso.
Per cui per ogni ricco
abbiamo un povero che soffre, ma il povero è Dio che prende su di sé il peccato
di questa ricchezza.
Sono temi che
bisognerebbe approfondire molto, parlarne molto, bisognerebbe andare in
montagna!!!
Comunque se abbiamo
intuito questa scoperta del Battista………….
Pinuccia: Mai più avrei immaginato che il Battista ci
avesse ….
Io pensavo che questo:
“Ho visto lo Spirito scendere come una colomba che si fermò su di Lui”, fosse
un segno che Dio gli aveva dato, !A quel segno lo riconoscerai!”, però un segno
è sempre qualcosa di sensibile; invece come tu l’hai presentato è diverso…
Luigi: E no, perché se fosse stata una colomba
l’avrebbero vista tutti…
Pinuccia: No, non dico la colomba! Ma un altro segno…
Cina: Intanto ha creduto alla sua parola….
Luigi: Certo!
Pinuccia: Ecco, ma come ha fatto….
Luigi: Ci sono anche dei paralleli col Cristo,
conferme! Il fatto che Giovanni dice: “No, io non devo essere battezzato da
te!” e Pietro che dice: “No, tu non mi laverai i piedi!” è evidente che la luce
viene dopo, però è accettando su di noi questa umiliazione di Dio, questo è
importante, accettando su di noi questa umiliazione di Dio, che la luce si fa:
“Capirai poi, adesso lasciati servire!”, bisogna lasciare che Dio ci serva
anche nel nostro peccato, anche nei nostri mali, capisci?
È lì che capiamo poi dopo
chi vince, per cui: “Capirai poi dopo!”
Eligio: Sto pensando che in questo atteggiamento che
potrebbe sembrare di umiltà di Giovanni o di Pietro, quando questo
atteggiamento è ripetuto da noi, potrebbe esserci una forma sottilissima di
orgoglio per cui uno dice: “No, io sono una creatura!”, cioè di non accettare
il nostro stato di creatura..
Luigi: Sì, bisogna che lasciare che Dio ci lavi i piedi
mentre noi vorremo essere noi a glorificare Dio….
Pinuccia: In concreto come posso lasciare che Dio mi
serva? Accettando anche le mie debolezze!
Luigi: Sì, perché proprio attraverso questa
umiliazione nel peccato, nel male, questa povertà che Dio smonta (perché c’è
anche tanto orgoglio nel dire: ”Io servo il Signore!”, “Io sono pura!” ecc.),
ecco che accettando questa umiliazione dalle mani di Dio si smonta prima di
tutto l’orgoglio che è l’elemento fondamentale per poter aprirci a conoscere la
Verità. Perché quando Pietro dice: “No, tu non mi laverai i piedi in eterno!”,
sotto-sotto, c’è orgoglio anche se sembra umiltà e direi che chiede più
umiliazione il fatto di lasciarsi lavare i piedi dal suo Maestro, mentre invece
per Pietro sarebbe stato un onore lavare i piedi al suo Maestro!
Ci sono delle lezioni
profonde che meritano di essere approfondite……….